Giornata della memoria e dell’impegno
Il 21 marzo è la giornata nazionale
della memoria e dell’impegno, in
ricordo delle vittime innocenti della
mafia. Dal 1996 l’associazione Libera
celebra questa giornata per non
dimenticare il dolore di una mamma
che ha perso il figlio nella strage di
Capaci. Questa giornata è un
momento di riflessione, di racconti e
testimonianze attorno ai familiari
delle vittime, ma anche un momento
in cui dare spazio alla denuncia della
presenza delle associazioni criminali
mafiose.
Lo slogan di Libera
“A ricordare e rivedere le stelle” è lo
slogan scelto per questo 21 marzo,
che racchiude molti significati. A
ricordare sta nel richiamare coloro
che hanno perso la vita per mano
mafiosa, Rivedere le stelle e di
uscire da questo virus, dopo un
anno di pandemia è il desiderio di
tutti i cittadini. Desiderare è
avvertire la mancanza di stelle,
quindi di luce che ci illumina.
PIERSANTI MATTARELLA
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Piersanti Mattarella nasce il 24 maggio
1935 in provincia di Trapani. A causa
del lavoro di ministro di suo padre
Bernardo, nel 1948 si trasferisce
insieme alla famiglia a Roma dove
frequenta la scuola cattolica “San
Leone Magno” e guida il gruppo di
azione cattolica. Il suo cuore rimane in
Sicilia dove all’inizio del 1958 si
fidanza con Irma Chiazzese, figlia del
rettore dell’università di Palermo. Il 25
ottobre dello stesso anno i due si
sposano e pochi anni dopo nascono i
loro due figli: Bernardo e Maria. Il 9
febbraio 1978, dopo altri incarichi
viene eletto presidente della regione
siciliana.
I successi normativi
Per Piersanti Mattarella i nemici erano due: il sottosviluppo e la presenza mafiosa. Sapeva che la strada per la redenzione della Sicilia passava per il risveglio della coscienza dei siciliani, ma sapeva anche senza l’aiuto dello stato centrale ogni sforzo contro la mafia era vano. Per questo si recò a Roma a sollecitare l’attenzione all’intervento del governo e del parlamento.
L’elenco dei provvedimenti che Mattarella riuscì a far approvare:
1)rafforzamento dei poteri del presidente della regione a scapito degli assessori;
2)legge sulla programmazione economica che rende la spesa pubblica ordinata;
3)legge urbanistica che abbassa notevolmente gli indici di edificabilità dei terreni e che costituisce un vero colpo agli interessi mafiosi;
4)le ispezioni e i controlli disposti sui
collaudatori delle opere pubbliche e
sugli appalti
Per cosa ricordiamo oggi Piersanti Mattarella
Oggi ricordiamo Piersanti come servitore dello Stato che 41 anni fa pagò con la vita la sua ribellione alla mafia, la sua battaglia contro la corruzione, la sua volontà di amministrare per il bene di tutti e non per l'interesse dei pochi. Piersanti Mattarella voleva cambiare la Sicilia, la sua terra, riaffermando il valore della legalità.
Inoltre lo ricordiamo per le innumerevoli azioni che ha compiuto come:
● Nel 1979 dopo una breve crisi politica dovuta al Partito Comunista, formò un secondo governo. Il programma di riforme continuò con l'attuazione del Piano di sviluppo per la Sicilia frutto del Comitato della programmazione, il nuovo piano di ammodernamento agricolo, l'istituzione delle unità sanitarie locali e una riforma degli enti economici siciliani che introducevano criteri di efficienza e trasparenza oltre che norme che prevedono incompatibilità e limiti di durata degli incarichi dirigenziali.
● In quegli stessi anni Piersanti Mattarella si fa largo nella DC provinciale e regionale, grazie al sostegno di Aldo Moro e della sua corrente, favorendo l'elezione di Giuseppe D'Angelo alla segreteria regionale del partito.
L'azione moralizzatrice di D'Angelo farà approvare al congresso regionale due ordini del giorno: il primo in merito al contrasto degli esattori privati dei tributi pubblici e il secondo riguardante un impegno più duro contro la mafia.
● propose una riforma elettorale con collegi più ampi di quelli provinciali il cui proponeva una soluzione con il taglio degli assessorati da dodici ad otto e delle commissioni legislative da sette a cinque, chiedendo di prevedere per l'ufficio di presidenza la nomina di due soli vice, un segretario e un questore. Mattarella chiedeva inoltre l'introduzione di criteri di rotazione degli incarichi a cui fossero posti anche dei limiti temporali.
LA MAFIA INFILTRATA NELLO STATO
È il 1978 quando Piersanti Mattarella diviene presidente della regione Sicilia. È l’inizio di una nuova stagione politica per la Sicilia, col nuovo presidente si inizia a lottare contro la mafia dal primo istante.Mattarella cerca appoggi in Sicilia ma anche a livello nazionale, dialogando con il ministro dell’interno Francesco Cossiga. Da presidente regionale riesce a fare approvare, malgrado
le resistenze, diversi provvedimenti, quali ad esempio il ridimensionamento degli assessori regionali, la legge sulla
programmazione economica, la legge urbanistica e le ispezioni e i controlli sui collaudatori delle opere pubbliche e sugli appalti.
Quando Moro viene sequestrato e ucciso, l’inquietudine di Mattarella cresce. Intanto, si interrompono del tutto i dialoghi tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista, a livello nazionale ma anche locale, tanto che, quando nel 1979 il presidente siciliano
presenta la nuova giunta, non gode più dell’appoggio del Partito Comunista Italiano. Lo scontro con la mafia si fa sempre più duro, con Cosa nostra che il 9 marzo 1979 uccide a colpi di pistola Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana. Mattarella reagisce chiedendo unità nella lotta alla criminalità organizzata. Cosa nostra, però non ha intenzione di fermarsi, ed uccide a luglio Boris Giuliano, capo della squadra mobile palermitana, a settembre Cesare Terranova, capo dell’ufficio istruzione (ucciso assieme al maresciallo Mancuso, che gli fa da scorta). Il presidente della regione si espone ancora, invitando in
Sicilia il Presidente della Repubblica Sandro Pertini per far sì che egli testimoni la solidarietà dello Stato verso una terra che continua la sua lotta contro la criminalità. Piersanti Mattarella è sempre più preoccupato, e confida ai propri più stretti collaboratori, oltre che a Virginio Rognoni, successore di Cossiga al Viminale, di avere la sensazione che stia per accadergli qualcosa di brutto, soprattutto a causa del ritorno sulla scena politica siciliana di un individuo come Vito Ciancimino. Il 5 gennaio 1980, il presidente siciliano afferma, in un’intervista al Giornale di Sicilia, che i rapporti tra mafia e politica vanno troncati dove essi
nascono, ovvero nelle inefficienze della pubblica amministrazione. Sarà la sua ultima intervista, in quanto il giorno seguente verrà assassinato, a soli 44 anni.