ORAZIONE FUNEBRE
IN LODE
DELL' AUGUSTISSIMO IMPERATORE
FRANCESCO PRIMO
DUCA DI LORENA E DI BAR
GRAN-DUCA DI TOSCANA &c.&c.&c.
RECITATA DAL
M. R. P.MAESTRO
ANTONIO MARIA NEGRI
DEFINITORE PERPETUO
nell'
ordine
de'padri minori conventuali
NELLE SOLENNI ESECLUIE
CELEBRATE
NEL DUOMO DI FIRENZE
IL
DÌ
V,NOVEMBRE
CHDCCLXV.IN FIRENZE V ANNO MDCCLXV.
NELLA STAMPERIA
DI S. A. R.^s* (
O
^s*.^
'acerbo
voftro dolore ,o Reali-
Altezze,
lacomune
defolazio-ne
, laprofonda
triftezza di tutti noi , e la funereafuperba pom-
pa
di quelle facre pareti , ilme-
llo chiarore delle pallide faci , le reali divife di
queir
eccelfaAugufta mole
, e quefte nere gra- maglie , e quefto flebil canto , e quefti ultimi ufi- cj di Religione , fontroppo
chiariargomenti
dell' alta luttuofifiima perdita , che infiem'
con
noi fecero ilRomano imperio
, la Santa Chiefa , ilMondo
tutto , in quella sì tetra orrida notte , inA
cui^^S» ( 2 ) ^s»
cui dalla giurata
nemica
e diftruttrice dell'uman
genere
, inflellibile , ineforabile alle voci dellaReal
dignità , del pubblicobene
, e dell'amor
delle genti , in
mezzo
alle più fplendideNozze
che mai
vedefTe 1'Europa
,malgrado
la più fin-cera univerfale allegrezza , tra le braccia di
un
amantiilimo Figlio, colpito
venne
tutt'improv-
vifo , e giù ftefo a terra pallido e freddo, il
vo-
ftro
Gran Duca o Tofcani
, il voftro Softegnoo
Santa Chiefa , il voftroOracolo
o Magiftrati , ildolce voftro amabilifTimo
Padre o
Principi , ilDuca
dellaLorena
e diBar, FRANCESCO STEFANO,
Piofempre,
Felice, AuguftillimoImperador
de'Romani
; Principe , di quanti cin- ferCorona
,Ottimo malTimo
, della virtù piùche
della gloria de' fuoiMaggiori
,magnanimo emu-
latore , Specchio
ed Imagine
di quella invifibileDivinità , di cui fuUa terra le
prime
veci glorio-famente
foftenne.Ed
ahi delle inftabiliumane
vi-cende
, dellafempre
vegghiante divina condot-ta , e dei
tremendi
giudizj fuoi , l' alto , ilmemo-
rando efcmpio
!Chi
dirà più , che ilDio
noftro a di-^^
{ 3 ) ^^•diporto fen
vada
ed a pafTeggio fovra i cardini del Cielo , di noi , e delle cole noftre affatto nul-la curante , (") fé , quand'
anche
mancalTero le tanteprove
,con
che ilDio
de' Padri noftri fi diepalefemente
avedere
, Egli folo delle fortune,
delle vite , dei
Regni
, e di tutte le vicende no-ftre , affoluto , indipendente difponitore , ora fe-
gnando
fuUa parete la partiziondegflmper)
(*),or dalF
armento
alzando alTrono
i PaftoriW,
ed
or dalTrono
balzando alla felva iMonar^
chi C»') ,
V amaro anche
folo , e lagrimevol faro,
che traffe dai cuori noftri in sì
gran
copia 1' affanno , ad evidenza ci moftra quale abbia Iddio di noi , e delle cofe noftre penflero e ragiondi
governo
.Ma farem
noi , o alle fovrane di- fpofizioni sì ripugnantied
oppofti ,ovver
delle Glorie diFRANCESCO
sìpoco
intefied
e-fperti , che vogliafi in noi durevole, e
fermo per
la di lui perdita quel dolore ifleffo , che folo dicevoi farebbe qualora o nato Egli foffe im-.
A
2mor-
(d) Quid enim novit Deus ••. nuhes latibuhim eius , net nolìr» confiierut
,
&
(ÌTca eardinet Caelt perami'ulat . Job. 21. 14. (b) Dan. 5. IJ. (f; PrimOs Reg, iC. 15. [dj Dan. 4.. jo.^&^ (
4
) ^5»mortale ,
o meno
chiara e luminofa lafciafle di fé la ricordanza?Ah troppo
ne rimarrebbe offe-fa,©
Principi , quella innataReale
Voftra Virrude, che qual dalla cote il ferro , tragge dalle per-cofle di avverfa forte
maggior fermezza
e vigo- re ;né
farebbeFirenze
la faggia , la religiofa,
la
bene avveduta
che Ella è , fémoderato
infie-me
,ed
al divino configlio ubbidientenon
foffein tutti il
rammarico
,ed
il dolore .Da
tale fi-danza
, e dalReale
inafpettato Voftrocomando
,
Clementiifmio
P
r in
e i p e, fatto iomaggior
dime
Hello , di
un
novello ignoto fpiritocolmo
e ri-dondante
, entro a giuftificare infieme e atempe-
rare ,
ovunque
giungerà il rauco fuono della po-vera Orazion mia
, l' univerfale ragionevol cor- doglio , col folo dipingereP
Auguftilfimo defontoCesare
nelP aria e nelvero
fuo profpetto diun ottimo Principe , a fomigltanza , e imagine di
Dio
, /a cui Maefìa , come in tcrfo crijlallo viva-mente
mojlrò , della cui bontàfu
Imagine vera , e fedele : Speculum ,giuda
VOracolo
della Sapienza (") SpeculumDei
Maieftatts ,& Imago
Bonitatis illius .Almo
{») Sap. 7.
^&^ ( 5 )
^^
Almo
divinoGenio
, chedopo
aver paflb paflb guidata, e cuftodita, e difefa nelle intri- cate fpinofe vie del cortoumano
pellegrinaggio quellaGrand* Anima
, ivi già forfè lieto e giu- livo la rimettefte, d'onde
vivenne
laprima
vol- ta affidata ,deh
voi in circoftanze così luttuofe,
in
un
confefTo così rifpettabile , inun cimento
di tutt' altri piùdegno
, lamente
, ilcuore
, il lab- bro del mefchiniifimo Dicitore reggete , voi av- valorate in guifa , chead
imitare le gefta dell*Immortale Defonto ognun
s'accenda
ed impari,
che
è il bel tutto in fomiglianti incontri voluto dalla noftra fantiffima Religione .TAle
eflendo della natura noftra la innataforza e la legge , di fottrarfl a tutti que' mali , che al
danno
, al guafto dell' efTer noftrocongiurano
, e di ufare ognimezzo
al confegui-mento
di tutti que' beni, chead una
vitailcura, tranquilla , agiataconducono
, fu meftieri agli an-tichi
Maggiori
noftri di raunare e infiem rac- corre le lor private e folitarie famiglie , acom-
por-
*2&^ ( <^ ) *^^
porre
un popolo
,una
gente ,un corpo
, dal vin- colo della civile focietà ftretto econgiunto,
af- finchè dandofìmano
a vicenda ebellamente
aiutandofi , venifle lor fatto ilgodere quaggiù
diuna
collante ecomune
felicità ,con
quel di piùche pubblico
bene
fi appella ;ma
fciolto alungo
andare
il dolcenodo
, e , dalla inoflervanza dei patti , dal livor , dall' invidia , pofta in rivolta e foflopra la civil focietà , ergerconvenne
e ùa.^bilire
una
certamaniera
e ragion digoverno, una
poteftà ,un
imperio , cui afsoggettare la li- bertà e la indifferenza nativa delleumane ope-
razioni , affinchè al folo
bene
univerfale ,ed
allacomune
felicità determinate e dirette , fua bella-meta
ottenefTero i diritti e le leggi della natura.E
perchè sì fatte leggi e que' dirittivennero
in noi dalSupremo Divin
Facitore , che dal più alto de' cieline
vegliafempre
al perfetto adempi-rmento
, perciò accordata all'uomo
la facoltà di eleggerfiun
Superiore ,un Sovrano
,un Capo
,
gli fece
dono
, ecome
a parte loammife
dellafuprema
fua autorità , in guifa che collocato iq So"^^>
( 7 )^>
Soglio , tenga per
man
diNatura
e diDio
, dei diritti , e delle leggi l' afToluto potere , dei pre-mj
, e dellepene
ilgiudo compartimento. Dal
che
ognun vede
eflere di chi nafce al Soglio ,non
men ventura
che debito ,V
oiTervare efattamente idettami , i voleri della
Natura
, e diDio
, nel pro- curare a tutta pofTa il publicobene
, nelcooperare
alla
comune
felicità , che fono i caratteri più lumi- noli ,con
che la maeftà di quelfupremo Sovrano
il appalefa , del quale partecipaF
autorità ;onde quel
folo , a tutto fior di difcorfo , abbia a dirfi ot-timo
Principe , nelle di cui operazioni ,come
interfo criftallo , chiara li
vegga
e palefe lamae-
U
dell' Altiifimo.Non
è poi altro, al dotto fentirde
Pa- dri , e dei più accreditati FilofofiW
quella che inDio chiamiam Maellà
, fénon
féuna
cer- tanube
,un apparato
,un
treno ad ingerire ne-gli animi noftri le giulle veraci idee di
provido
,
di
amorevole
, di gloriofo Signore , e quindi afar che forgano in noi
movimenti ed
impulfi di eftimazione , dibenevolenza
, di lode , a miiura delmol-
(«) Fiat, de regno
,
^b
( 8 )^^
molto bene
, della felicità e falute , che in noi fcen-de
e deriva .Tanto mi penfo
io additar vogliano ifanti Profeti col darci a
vedere
Iddio fedente in trono , ora chiaro e luminofo ,ed
ora di bel- la graziofa Irideadorno
in fegno di pace , diprovidenza
, e d'amore
;né
d' altro intefe par- lare il dotto Platone (") ,ove
aiferì dagli Dii do- verfi afpettarc il bello , e ilmeglio
della vitamortale
.Ciò
^abilito , riandate orapur
colpen-
fiero il virtuofo tenor di vita di quell'
Augu- stissimo Cesare,
di cuideploriamo
la per- dita , e poimi
dite , fécome
inuno
fpecchio inlui
non
veggiate laMaellà
del Signore . SpcculmnDei
Maieflatts,
Scefa dalla più erta parte del cielo
V Ani-
ma Grande,
quafi direi dinon
volgare ecomune,
ma
di altra più nobile eletta foftanza , a genio e talento del cuor diDio
formata , e di nobililfimo impailo coperta , entrò laprima
volta nelmon^
do
fui terminare dell'anno
ottavo di quello , che oramai
volge al fuo fine , dallaumana
riparazio^ne
Secolo diciottefimo,
E
qui(*)Fiat, in Tymaeo
.
«^
( 9 )^^
E
quinon
v' afpettate che fia ioper
dilun-garmi
fovcrchio nel ricordare i molti pregi di c]ueldoppio
fangue che gli fcorreva sì limpido entro levene
, fpiccatofi l'uno
daGerardo
d' Alfazia , e fcorfo giù per levene
dì tantiMo-
narchi ,
ed
Eroi , quantiper
fette interi fecoline ammirò
laLorena
, diramato 1' altro dall' inclitaBoRBONiA Gente
, econ
fratellevolnodo
congiun- to a quel di Luigi ilquartodecimo Re
delle Gallic .Imperciocché
ficcome gli fconci del cor-po
dal fenomaterno
portati , fon difetti di nafci- ta enon
di colpa, così i pregi del fangueopra
fono della forte, enon
del merito.Ad
efTereun
ottimo Principe ,
non
bafta vederi! all' intorno fuprimi albori del nafcere , la nobiltà , la figno- ria, e la ricchezza in atti di profondere adora- zioni ,
ed omaggi
;non
bafta chiudere entro le ve-ne un
fangue per lolo merito altrui chiaro , e lu-minofo
;non
baftauna
ereditaria fucceffione digoverno
e dicomando
;ma uopo
è imitare , e vincereben anco
, e forpaflarecon
virtuofeope-
razioni , la gloria , il pregio , e lo fplendore de-
B
gli^&» ( IO )
^^
gli
Avi
;uopo
è porre a traffico , ed a lavoro idoni , i
mezzi
,con
che la grazia , la natura , e l'arte , a garaed
a vicenda loportano
all'eroifmo ; e a dirlo in bricve ,
uopo
è al par diFRANCESCO Pkimo
copiare in fé fteffo, e moftrare al vivo laMaeftà
dell' Altiifimo.
Sviluppata in fatti, e fuor d'ogni ufo e coftu-
me
aflai di buon' ora dalle leggi della materia e del fango fciolta in lui la ragione , leprime
idee che ilformò
nellamente
, d'onde
poi tutto di-pende
il tenore diuna buona
, o biafimevol con- dotta , leprime
vie che additò allo fpirito , d'onde
onon mai
, o agrande
ftento più fi dipar- te ,furono
di pace , di ficurezza , di pubblica fe- licità e falute , che fon quelleappunto
, d' on-de appo
noi laMaeftà
dell' Altiffimopompeg-
gia il meglio , e rifplende
.
Popoli della
Lorena
,quanto
gioir dovefteal
vedere
il voftro Principe inuna
età per iftra-nio bollor di fangue , per affluenza di
comodi
,
per
natio genioed
iftinto, più di tenera pian- ticella in colto giardino alvano
luiTureggiare difron-
( II ) ^s*
frondi inutili e verdi
chiome
, al foUazzo , alpiacere, al fafto , fpinta e portata, vederlo sboc- ciar ne' fiori
un
gratoodore
di foavità , e collacopia di tante
mature
frutta di rettitudine , dionore
, di oneftà , onta fare ed invidia alle pian- te ancor più robufle?Che
trafporti diammira-
zione all' udirlo retto e lincerò nel giudicare,
profondo
e fottil nel difcorrere ,pronto
e fi-curo
nel dar contezza degli antichi fatti e coftu-mi
, e della patria floria , delcomun
diritto , dellegermaniche
leggi fenfatamente parlare ?Che
dolci fperanze al vederlo
magnanimo
fenza alte-rezza ,
manfueto
fenza viltà , fevero fenza ira-condia ,
neppur
diun guardo degnando
quelmolto
, che all' appetito , o piace ,o
ferve , fta-bilire , a
norma
dell' ottimo Iddio , ilmaggior
be-ne
, e 1' altruicompiuta
felicità .Egli è il
vero,
e follo anch'io, che a for-mare
,ad imprimere
inun
talGiovine
leprime
linee della divina invifibile
Maeftà
, vi concorfer efempio
diLeopoldo Primo
detto ilGrande,
Principe dei
tempi
fuoi il più illuminato e faggio,
B
2 e di^ìlt { Il )
^M
e dì
Elisabetta Carlotta
d' Orleans, Prin-cipefsa d' ogni virtù
adorna
e fornita , quali ,ben
lungi dal recarli a noia , ed a vile , il diroz- zare , il dirigere , il foftenere le nafcenti inchi- nazioni etendenze
della lor Prole , poiero an-zi ogni ftudio e
premura
nel coltivarne coli' in-fegnamenro
, e coli'opra
, l'animo
infieme , e lo fpirito .Vero
,che
vi concorfe il faggio ,V avve-
dutilfimoConte
diNaiberch
, nel fecondare atem- po
, econ metodo
i femi diuna
fchictra virtu-de
, affinchè fuoriufcendo
da' fuoi confini , ad al- trui vantaggio fi difibndeife , nel formarlo a nor-ma
del fuoGrand' Avo
^^^ che tantooperò
coifenno
e collamano
all'acquilo
, alla difefa di quell'Imperio
, e di quegli Stati ifteifi , di cuiFRANCESCO
fuo piccol Figlio efierdovea
Capo
, eSovrano
;ma
nellamaniera
ifteflacon
che fiadopra
invano
il provido coltivatore nelrender
fertile ,ed
ubertoioun
terreno di lua natura pietrofo ,maligno
, ed infecondo , così ,per quanto
lodevoli fieno ,nò unquemai
da ometterfiaiegli animi giovanili le fom.iglianti colture ,
non mai
pe-(«) Carlo V. Duca di Lorena .
^>
( 15 ) ^5fperò
, oben
di rado , il defiato frutto rapporta-no
,ove
a talgrado
di fignoria la ragion loronon
falga , da tener giùed
a freno ilpopol
vile delle indegne lor voglie e palTioni ,ove
, dal per- fettoconofcimento
di ciò che fono in fc ftelli , di ciò chedebbono
agli altri ,non
forga in eiTi , e fiaccenda
il foleamor
del diritto e dell' onefto , la fola ardentebrama
di rendere altrui nell' efl'erfuo, tranquillo
appieno
, e beato .Ma deh
! qual dogliofo femminil piantoed
affanno ora quimi
fconcerta , emi
conturba ?All' udir la
Lorena
ilcome
, fciolto il triplicefamofo nodo
, trattafi e fortemente di torle ilnativo , amabiliifimo , ed ottimo fuo
Sovrano
per darlo ad altra flraniera fortunatilfimaDonna
,da
varj affetti e palfioni , d'amore
, d' intereffe , d' invidia , fcofla in cuor fuo , sbattuta , emacera-
ta , fciolte le treccie, fnudato il feno, in
povera modefla gonna
ravvolta , pallida , mella , fparu- ta, appiè diFRANCESCO
novello fuoDuca,
proftrata e china ,
imprende
a dirgli così .Mio
Rè
,mio
Signor ,mio
Padre , e avrai tu cuordi
^ìf^ (
H
) ^&^di ridurmi alla difgrazia eftrema di perderti ? cuo- re avrai di
abbandonarmi
in braccio alla defola- zione , allo fvpallore , al lutto?Ma
fonpur
Io , che aTe
, agliAvi Tuoi,
diedi la Patria, il So- glio , ilNome
; Io ti accolfibambino
; Io ti alle- vai perme
, eperduto appena
il tuoGerma-
no
^"^ permio Gran
Principe Io ti adorai .Deh
ti
rammenta
le belleprove
, le dolci fperanze che giàmi
defti del genio , dell'amor
tuo fovra-110 -,
ed
ora vorrai lafciarmivedova
,abbandona-
ta , negletta ah
mio Rè
,mio
Signor ,mio
Padre
, pietà tiprenda
della Patria , delRegno
tuo
, dime
; pietàdomandano
quelli tuoi Figli,
che di te privi , orfani
andranno
, raminghi , e ignudi ; pietàdomandano
queftemie
lacrime ....Avrebbe
più detto, e forfè piegatoavrebbe
a favor fuo quel cuor sì mite ,ma
rinvigoritoda
quella verace fortezza , che infegna a perder di vifta il proprio ,ove
fi tratti dell' univerfalepub-
blico
bene
, la Patria , ilRegno
degliAvi
fuoi,
offrì
(a) Leofoìdum Clementem Trincipem eruditijjìmiim anno 17131 immatura mcrs rapuit. lo. Lami mcm. Ital.
«2S» ( 15 )
^^
offrì di
buon grado,
e porfe in olocaufto allaquiete, alla pace, alla tranquillità dell'
Europa.
FortunatiiTima Etruria , eccoti 1'
epoca me-
morabile del tuo cangiar di
Sovrano
.La
quiete,
la pace , la pubblica felicità . Efulta
pure
, evanne
del tuo deftino lieta e contenta , poiché alprimo por
piede che farà ne' tuoi recinti il no- vello tuo Signore , erger vedrai la polverofa fronte le nobili Arti , e le Scienze ;vegeto
più e copiofo fcorrer vedrai ne' tuoi allievi il fan-gue
: vedrai fuamercè
refpirare un' aria di li-bertà il diritto , e le leggi , da ogni
vergogno-
fo fervaggio libere , e fciolte
.
Io
non
fogno enon vaneggio
,o Tofcani
.
Sia
pur
quefto di tanti bei pregi voftri il più gloriofor
aver quicon
voi ,come
in lor fe-de
e foggiorno , dimeftiche e famigliari le belleArti
e le Scienze , dalla vivacità , dalla copia dei rari voftri talenti a talgrado
di perfezione ridotte , che ogni altra più colta nazione di qui,
come
dall' ItalicaAtene,
de' buoni ftudj le giuftc leggi attenda i lìapure
, che al par de' fecoli an-dati
,
^>
( i6 ) *^^dati , cui tanto accrebber di
nome
edecoro
iVefpucci
, i Galilei , i Buonarroti , iRedi
, iSalvini , gli
Averani
, iGrandi
, i Magliabechi,
e cento e mille altri in ogni facoltà eccellenti
,
fingolariirimi, nulla
meno
chiaro fplenda , e lumi-nolo
il iecol noftro , per quegl' inlìgniTolcani Uomini
, della LetterariaRepubblica
miglior por- zione e foftegno , i cuinomi
io taccio pernon
turbare il giocondilFimo afpctto di cjuc' chemi
fan fi gradevolcorona
intorno ;ma
chi viporfe al
grande uopo fempre
maggiori incita-menti
, emezzi
, epremj
, fénon
la provida cu- ra , il zelo incomparabile diFRANCESCO?
Sapeva ben
egli dalle moftruofe anarchie , in cui , almancar
delle fcienze ,degenerò
ilRo- mano Imperio
, fapeva chevanno
del pari , e aduna
forte ifteffa iRegni
, e le Scienze , che alcadere , o al riforgere delle Lettere ,
cadono
, ov-ver
riforgon gì'Imperj
, che le Arti belle lon le più forti e falde bafi , fu cui tutta poggia efi regge la pubblica felicità , e quindi
con
qua!generofa follccitudine
non
iladoprò
nel proteg- gere ,«St ( 17 ) ^1*
gere , nel rinnovar , nel
premiare
, e fludj , eletterati , e precettori , e licei ? Intefe
appe- na
( fiami lecito in tanta copia diprove
fce- glierper
ora fol tanto quelle che fono a voi fa- migliari ) intefeappena
dall' ottimo Prefidedell'
Atenèo
Senefe , che tanti diede alla let- teraria repubblica , alla patria , allo flato , allaChiefa
uomini per
dottrina , pergoverno
,per
configlio , per fantità chiari così ,
ed
infigni , co-me per
lo ufato deftino didecadenza
, languiva-no
in effo i principi del divino eumano Giu-
re , l' ufo delle lingue
morte
e viventi , le ana-tomiche
nozioni della corporeamacchina,
econ
elfi la dottrina de coftumi , la ftoria , la giu- rifprudenza ,
con
quel di più , che albene
della civile , o naturale vitaconduce
, e tofto gli porfela generofa
mano
a follevario, a reggerlo, a rav- vivarlo . (")Appena
vide egli ftelTo , econ fommo
giub- bilo vide , econobbe
del sìrinomato
Pifano Stu-C
dio(a] Curs quoqui diligeutìor de Athemo Senefihabitaeli , illudquereflituttim .. .
,
Cum tidem Athtnetfraeejfet Ttmpeiut Nerius, Io, Lam. ibid.
^h
( i8 )^^
dio il merito, il pregio, il valor, la virtude, e tofto lo fé r obbietto de fuoi più teneri
compia-
cimenti , lo arricchì di libri , e di fceltiirimi Pro-feflbri , e
con
magnificenzadegna
folo di lui , a bella e nobilemeta
condufle quell' ertamole
,
dall' Inclito , di eterna ricordanza
degno
e di lode, SerenifTimoGiangastone
dell' InfigneMedicea
Stirpe ultimo edegno Rampollo,
pri-mamente
eretta , alla oiTervazione dei pianeti , e a tutti gliagronomici
efperimenti .Quello
pe- ròche fembra
piùcommendabile
egli è , che ilSaggio Principe volle que' generofi ingegni
ad
ogni volo liberi e fciolti , fenza altri lacci ,o
divieti di quelli del folo ingenito
lume
, e della femplice Religione , affinchè franchi e ficuri fpiaf- feroovunque
fi afconda la verità .Ah
tolga ilCielo che
manchi unquemai
alle lettere , e a tut-ti i loro amatori
una
sì bella felicità ! (")Né
vi credefte che intefoFRANCESCO
a far rifiorire altrove gli ftudi , e le lettere perdefTe di vifta 1'
amata
fua Firenze . Parlinole
(m) Prob ! (juantorum tnalorum caujfa fuit cogercpuhlicos Profejforet fcìentiarum Magiflros adcertiaiicuiustantumPhiìofofhi ,vclTheologidollrinam tradendam
j
<à* bum vtl illum veritatit fanoner» declarare! jam fub FRAHCISCI Imperio nullae
^»
( Ip)
<>
le tante voflre celebratiirime
Accademie
, e quel-la da Luneville qui trapiantata alla coltura
de
NobiliGiovani
,ove con
tal profitto fi ap-prendon
le Arti , gli Efercizi , le Scienze ,con quanto
vi ha di più atto a rendereun Nobil Uo- mo
alla Patria, ai Magiftrati , al publicobene
utile ,
ed
operofo ; e quella de Georgofili a ren-der
più fertile ,ed
ubertofo il terreno , che è dell' interno voftrocommercio
la più feconda ra- dice ', e quella della Botanica alla cognizione dei vegetabilianco
più ignoti,ove con
tanto difpen- dio veggonfi germogliare , alberi , piante , frutti,
ed
erbe,con
quel di più, che alla profperità del cretofo impatto guida econduce
. Parlinole tante infigni voftre Biblioteche , e vi
rammen-
tino la magnificenza di
Lui
nel porle inbuon
or- dine , nel riftorarle , neir arricchirle .La
folaReal
Palatina , chepur
dal zelo , e dallo ftudio degli AmantifiìmiSovrani
voftri in ogni fua partecompita
, efigeva la lode e 1'ammirazione
d' ogni ftraniero ,
quanto
crebbe a difmifura inC
2 pre-ttuilae ohjlant a fole veritati/ nuhts: Caelum tflitftrtum
^
liquidum, Aqui'Ueoueittgeniirum libere volani .•.> quam quidem beatitatem longaevam ,imrrt9 aeternarn,fuhPrlncipt magno,faftenie,jujìe,erudito,Jìrenuo,inviOo,munifico, clemente, ctnapis v»tij a Dee Opt.Max> eriixefrec»mur, lo. Lam. mem.Ital»
( ^0 )
^^
pregio,
ed
in valore daldono
fattole daFRAN- CESCO
della sì conta, e rinomata tuaReal
Biblioteca, che alla
Medicea
unita volle, e con- giunta . Parlino i molti ProfclTori , eh' egli agrande
ftudio fcelfe echiamò
, e quelli iingolar-mente
, per copia di erudizione , profondità di fape- re , pregio diopre
, tutti e tre celebratiirimi uo- mini , della divina Scienza oracoli fuoi , e Maeftri.
Grandi
cofe fono quelle oTofcani
, edegne
di
un
Principe , la cuidominante
palfione fiail
maggior bene
, e l'amor
de' fuoi fudditi ;ma
più grandi fono quelle eh' ei
meditò
a facilitare ,ad accrefcere l' interno
ed
efteriore voftrocom- mercio
, r afportazione dei prodotti , fia dell' in- duftria , o del terreno , l' introduzione dellemer-
ci più utili alle
meccaniche
arti , e quellagene-
rale circolazione , che
dando moto
, e vigore al- lemembra-
più operofe , tiene ilcorpo
tutto ve- geto , florido , fano , e felice .A
tale oggettoquante
voltenon
pofemano
al fuo erario ad er-gere e ftabilire novelle arri , e fatture , a folle-
nere e migliorare le già llabilite ?
quante
flrade da*2> ( 21 ) ^ì^
da
prima
inacceiTibilied
afprcnon
ftudiò Egli di rendere , fénon
piane ,almeno
agiate ? quantidivieti
non formò
Egli a caftigo delcommercio
di luiTo , ed a favore dell'
economico? Con
quale magnificenzanon
s'adoprò
nel rendere più nobile , e vantaggioso il Soggiorno alle falutevoliacque
de'bagni fuUe colline di Fifa eretti,
com'
altricrede,
oltre a fette fecoli innanzi dalla
immortale
Matil-de
(")?Fu pur
Egliche ad accrefcere le forze reali, e relative di quefto Stato,pensò
all'ampiezzamag-
giore , alla total ficurezza della fua navigazione
,
fino a profondere perciò colle
Potenze anco
più barbare . Egli fu che pensò alla migliore ftruttu- ra deiLegni
, fia da guerra , o da trafporto , alla perizia,ed
allacomoda
abitazione de' marinari.Egli
D. O. M-
MATHELVlS
COMITISSAINSICNIS
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A. D. M. C. X 11. K,
MAH.
In rnirm. lapid. circa pariet.balnci.VcggafiilTratt.di Dom.di GuidoMellini
.
^^
( ^2 ) «2SfEgli fu (
oh Dio
chepena
ildover
porre in fa- fcio leprove
più luminofe ! ) Egli fu, che aprov-
vedervi a dovizia delprimo componente
di tuttii mifti ,
formò
in Groifetocon
iftupor delP arteuna
Salina delle più rare ed ubertofe . Così po-teifi io vagare alcun
poco
fuori dellaTofcana
, e additarvi i molti viaggi dai voftri giovani a di luifpefe intraprefi, le
molte
arti e le fcienze daelfi qui riportate ; così potefli additarvi i molti
Luoghi
da EiTo lui arricchiti , e fìngolarmenteun HoUifc
inUngheria,
fuamercè,
per ognigenere
di manifatture , e di arti celebre tanto , e ri-
nomato
.Ma
voi foli appello ,o Tofcani
, fénon
èquefto
un
farla daPadre
dei Sudditi nel cercar lo-ro per ogni via il
maggior bene
diuna
vita tran- quilla , ficuraed
agiata .Dite
, per eftreme che fof- fero le anguftie , cui eran ridotti gli Stati Auftria-ci , dei quali era Egli
Correggente
, e per ogni ragion di flato , di affetto , di debito guardar do-veva
e difendere ficcome fuoi ,quando
fumai che
vi gravafleanche poco
, che vi obbligaffe apor-
<^
( \? )^^
porger
loroun
qualcheopportuno
foccorfo?Nel-
le tante invafioni di armi e di armati , cui fog- giacqucro le provincie a voi confinanti ,
quando
fu
mai
che il rauco e fierofuono
dellaTromba
nemica
vi chiamalTe a battaglia , che la ingorda militar licenza del ferro oftile fcorrefle alla ftrage , al guafto ,o
della bionda meife , o del la-nuto armento
, che dagl' infernali accefi globi fcoffe vedefte , ed incendiate le patriemura
?An-
che
immerfo
in tante occupazioni , affari , e bri-ghe
, di mediazioni le più rilevanti , di guerre lepiù oftinate ,
con
qualpremura
e vigore tentò , e pofciacon
qual difpendio ,con
quale efficaciaordinò Egli
fempre
fin preiTo all' ultimo de' giorni fuoi la popolazione , la coltura , e la falu- te delle sì fertili ed ubertofe ,ma
per difetto di abitanti e terrieri , incolte , peftilenziofecam- pagne
, che dalla vicinanza almare Maremme
fi appellano, fino a fpedirvi
una ben numerofa
Colonia de' primi fuoi amatiifimi Sudditi ?Anche
tra i pericoli della guerra , e nell' atto che efpo-
neva
la preziofa fua Vita al ferro ,ed
al fuocode'
^^> (
H
) ^S»de' fuoi
Nemici
,non meno
che nelP ozio dellapace
,con
qual gelofa cautelanon
viprovvide
Eglifempre
di ottimi , e zelantiiTimi Reggitori , agrande
ftudio prefcelti a foftener quicon
voi le fue veci?con
qual paterna follecitudine vegliò EgliTempre
alla offervanza delle leggi , alla inte- grità de' tribunali , alla riforma degli abufi ,ed
alrifparmioeconomico
delle lue rendite, peraver fempre
di cheprofondere
albene maggior
de' fuoi popoli?Venga
adcfTo laGreca
,o
laRomana
eloquenza
a magnificare , a por fu le glorie , e ilnome
di que' fuperbi Defolatori , e tiranni dalla folle Antichitànomati Bravi
ed Eroi ;venga
la Stoica , e laPagana
Filofofia tutta , e cirammen-
ti il culto e r
onor
degli Altari accordato ai trapaffati per fola adulazione dei viventi . Falfe bugiarde idee di eroifmo e di gloria !Eh
che laGloria , e 1'
Eroifmo
verace fi cerca invano
,ove
a par di