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Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o luoghi e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

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Academic year: 2022

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Il dondolo di legno

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Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o luoghi e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

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Maria Pia Garofalo

IL DONDOLO DI LEGNO

Racconto

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www.booksprintedizioni.it

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Copyright © 2021 Maria Pia Garofalo Tutti i diritti riservati

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Introduzione

Era l’autunno di un anno a noi sconosciuto quando si scoprì la verità. Il tempo e lo spazio erano solo un triste ricordo di chi non conosce attimi di tregua dinanzi agli strani casi della vi- ta. Tutto il creato per qualche istante si era na- scosto dietro un margine d’ombra, un velluto…

Dimostrazione che la natura non è complice della follia umana. Esiste il libero arbitrio, sì, ma quanto può essere vero che si può scegliere?

In tutti i casi noi possiamo scegliere da che par- te stare?

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Nella vecchia casa dei Cratar tutto era rimasto intatto e perfettamente immacolato, il tempo evidentemente era troppo stanco per far emer- gere i suoi segni, o non aveva il coraggio di in- taccare quell’intonaco e quella mobilia meravi- gliosa. Il proprietario, Mr. Cratar, aveva deciso di mettere in vendita l’antica tenuta di famiglia dove trent’anni prima si verificò un terribile av- venimento, ovvero la cugina di Mr. Cratar, la piccola Sophie sparì nel nulla misteriosamente in un pomeriggio d’estate. L’ultima volta fu vista su un dondolo di legno nel cuore della tenuta, e vane furono le ricerche in quel periodo.

«È sicuro di quello che sta per fare, Mr. Cra- tar?» esclamò con tono titubante l’agente im- mobiliare.

«Certo, questa tenuta ha rappresentato grandi gioie per la mia famiglia, ma allo stesso tempo

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l’ha distrutta. Non sapremo mai la verità, è pas- sato troppo tempo, e credo che questa sia la de- cisione migliore per ricominciare la mia vita in un’altra città. D’altronde i miei genitori e mio zio sono morti, è rimasta solo la zia Gertrude che verrà in settimana a riprendere le ultime cose dello zio.»

A queste parole l’agente immobiliare, allonta- nandosi in silenzio, lasciò Mr. Cratar da solo nei suoi pensieri, e con delicatezza e un cenno di consenso come per supportarlo chiuse la porta e andò via.

«Sophie, dove sei finita? Ovunque io volga il mio sguardo, rivedo noi due giocare a nascon- dino. Noi due complici, migliori amici, la terra non può inghiottire le persone» e scoppiando in un pianto liberatorio, all’improvviso squillo il telefono.

Drinnnn!

«Caro Cris, sono zia Gertrude. Vorrei dirti che, se per te non è un problema, vorrei arrivare nel pomeriggio e fermarmi per una settimana.

Ci tengo particolarmente a dare un ultimo salu- to alla tenuta che mi ha visto crescere.»

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«Certo zia cara, sarai la benvenuta, attenderò con ansia il tuo arrivo e darò ordine di prepara- re la tua stanza ai domestici.»

Dopo aver finito di parlare con sua zia, Mr.

Cratar silenziosamente prese un album di foto e iniziò dolcemente a sfogliarlo come se fosse sta- to un volto umano, e sfogliando c’era lei, la pic- cola Sophie dagli occhioni verdi e dai capelli lunghi e folti. Aveva otto anni quando sparì.

Singhiozzando fra una lacrima e un’altra, a un certo punto Mr. Cratar sobbalzò dalla sedia, così da far cadere a terra l’album di foto.

Si rese conto che l’inchiostro della data copri- va un volto in una foto, ed era quello di Cindy, la madre di Sophie, una donna molto avara e severa con la bambina all’epoca.

Cindy non era una di quelle persone che amava la compagnia, era una donna solitaria, amava l’ordine e la disciplina e per questo era esigente con sua figlia: pretendeva molto da lei, ma allo stesso tempo a detta di molti sembrava quasi come se odiasse sua figlia. Lo sguardo che aveva era talmente pieno di odio e di irriverenza nei confronti della bambina che a volte sembra- va strano che l’avesse partorita proprio lei.

Quando Sophie sparì, infatti, lei si gettò in un pianto disperato e senza tregua, non superò mai l’accaduto tanto che la dovettero rinchiudere in

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un manicomio perché perse la ragione; il nonno di Mr. Cratar, William, architetto della tenuta, prima di morire non faceva altro che urlare che Cindy nascondesse un terribile segreto.

La polizia indagò per anni, ma non uscì mai nulla, non fu trovata nessuna impronta, nessu- na traccia.

Sophie era sparita, e solo il cielo è testimone di cosa accadde quel giorno.

Nulla è come sembra.. Dobbiamo fidarci di quello che sentiamo…

Non appena il tramonto sembrò avvolgere la tenuta in un abbraccio, i cancelli si aprirono per accogliere l’arrivo di Gertrude. Gertrude era una donna bellissima, nonostante la sua età: da gio- vane, infatti, faceva l’attrice. Dal carattere forte e indomabile, aveva tenuto testa a tanti uomini d’affari che volevano per forza sposarla, trat- tandola quasi come un oggetto, e solo la dolcez- za e l’eleganza di un Cratar la convinse a convo- lare a nozze.

Mr. Cratar la salutò: «Benvenuta zia Gertru- de, sono felice di vederti e di trascorrere questi ultimi giorni con te, mi sembra quasi di tornare

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