• Non ci sono risultati.

LUCIANI, Parole rivolte a Paolo VI nel concistoro del

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "LUCIANI, Parole rivolte a Paolo VI nel concistoro del"

Copied!
10
0
0

Testo completo

(1)

1 ANTOLOGIA DI ARTICOLI E STUDI

A CURA DI DON FLORIANO PELLEGRINI

LUCIANI, Parole rivolte a Paolo VI nel concisto- ro del 1973

1

Beatissimo Padre,

a nome di quanti, oggi, sono stati con me aggregati nel collegio dei cardinali, vi ringrazio profondamente per così grande benevolenza dimo- strataci davanti a tutta la Chiesa.

Poiché siamo tutti vescovi, siamo uniti con voi e fra di noi da uno stretto vincolo di fraternità, già fin da quando abbiamo ricevuto l’ordinazione episcopale, che ci ha configurati in modo particolarmente in- timo a Cristo maestro, sacerdote e pastore. Infatti lo Spirito di Cristo, il cui compito è di rinvigorire continuamente la struttura organica, la concordia di tutta la Chiesa, 2 mai non cessa di accendere e di alimentare nel cuore di

1 Il discorso venne fatto il lunedì 5 marzo 1973, nel concistoro per la nomina di trenta nuovi cardinali. Parlò a nome dei neo-promossi in quanto, essendo patri- arca, aveva una qualche precedenza d’onore. Il discorso è stato pubblicato nell’Opera Omnia di Albino Luciani - Giovanni Paolo I (Padova, Edizioni Mes- saggero, ed. II, 2011, ed. I nel 1989, vol. VI, pp. 40-42); le Edizioni Messaggero l’avevano preso, a loro volta, dalla «Rivista diocesana del patriarcato di Vene- zia», LVIII (1973), pp. 117-120. Il titolo ufficiale del discorso è: «Ringraziamento al Santo Padre per l’imposizione della berretta cardinalizia».

Per comodità dei lettori, e per situarlo meglio, come pure per comprendere la psicologia contorta e sofferta di papa Montini (la sua ricerca di piacere al mondo ma senza tradire la Fede è esplicita nell’omelia ed è tenendo conto di questa du- plicità psicologica che Luciani fa il suo intervento), riporto pure l’allocuzione e l’omelia da lui fatte in quel concistoro, © Copyright - Libreria Editrice Vaticana, ricavate dal sito vaticano: https://www.vatican.va/ .

Al link: https://cardinals.fiu.edu/bios1973.htm viene presentata una scheda biografica dei cardinali allora creati da Paolo VI, con, inclusi, molti link di ap- profondimento, anche su Luciani; lo consiglio.

2 Cf. Lumen Gentium, n. 22.

(2)

2

tutti i vescovi il senso della carità fraterna verso il capo e le membra dell’intero collegio episcopale. Inoltre, mediante il ministero del vostro primato, voi avete nei nostri riguardi la relazione che aveva Pietro nei ri- guardi degli altri apostoli, e al suo stesso modo siete «il visibile principio e fondamento dell’unità della fede e della comunione». 3 Ciascuno di noi, in quanto membri del collegio episcopale, per istituzione e precetto di Cristo, già eravamo tenuti ad avere una sollecitudine per tutta la Chiesa: 4 ma d’ora in poi vi saremo tenuti per nuovi motivi, cioè per la natura stessa del sacro collegio, per l’accresciuto obbligo del servizio ecclesiale e per la ne- cessità di corrispondere degnamente alla fiducia, che avete riposto in noi.

Di tale fiducia, con l’aiuto di Dio, speriamo di mostrarci sempre de- gni, spendendo tutte le nostre forze per le necessità della Chiesa e del mondo, dando buona testimonianza ai fratelli, e specialmente servendo generosamente e fedelmente a Dio.

E conseguiremo più facilmente tutto questo programma, se terremo unicamente dinanzi agli occhi il servizio che, con splendido esempio, voi prestate ogni giorno alla Chiesa con un tale fervore dell’anima, dell’attività, e della parola, quale si trova nella vita e negli scritti dell’apostolo Paolo e di sant’Agostino.

Ci sia lecito ricordare il vostro assiduo insegnamento, mediante il quale vi mostrate fedele e umile servitore sia della parola di Dio, insegnata con amore e nella sua integra purezza, sia degli uomini, ai cui problemi cercate di venire incontro con le parole e con gli scritti, tanto opportuni e pieni di quella vivacità e chiarezza, che sono richieste dal nostro tempo.

Si aggiunga l’instancabile volontà di realizzare e lo spirito e i decreti del concilio Vaticano II, certo con prudenza, quanto alla forma, ma con de- cisione ed efficacia non certo pavide, quanto alla sostanza: impresa, que- sta, davvero ardua, se è vero quanto si va dicendo qua e là, che oggi il concilio Vaticano I ha molti seguaci, e così ne ha il concilio Vaticano III, pochi invece il Vaticano II.

E fra i vari temi del concilio sappiamo che molto vi sta a cuore l’ecumenismo, perché non trascurate alcuna occasione per alimentare la sincera amicizia e gli incontri con i fratelli separati, per raccomandarne i sani principi, ed eccitare la fiducia soprannaturale e la perseveranza nello studio e nella preghiera per l’unione, da parte di tutti i fedeli.

3 Lumen Gentium, n. 18.

4 Cf. Lumen Gentium, n. 23.

(3)

3

E con ancora maggiore evidenza brilla il vostro servizio in favore della pace nel mondo. In tale settore, come tutti sanno, anche i recenti ro- mani pontefici hanno avuto le più grandi benemerenze; però gli stessi a- cattolici hanno riconosciuto che la vostra azione nel sostenere la pace con ogni sforzo, e senza trascurare alcun mezzo benché arduo e inaudito, co- stituisce un fatto inedito nella storia della «diplomazia pontificia». I catto- lici, poi, da questa vostra ininterrotta azione in favore della pace, condotta sotto gli auspici del Vangelo, imparano che essi non possono vivere inte- gralmente il Vangelo e avere una perfetta amicizia con Dio, se seriamente non portano anch’essi un contributo perché tutti gli uomini siano raccolti, con l’affetto e con l’opera, in una unica famiglia di fratelli. Infine non si possono dimenticare i nobili sforzi, che continuamente intraprendete per consolidare l’unità entro la stessa Chiesa. E ciò soprattutto avviene per il fatto che le Chiese particolari sono sostenute dal vostro ministero apostoli- co, e rese più consapevoli del dovere di conservare l’unità cattolica.

Questi pur brevi cenni dimostrano a sufficienza a quante difficoltà e fatiche voi dobbiate ogni giorno andare incontro in favore della Chiesa, e inoltre accendono nel nostro animo il desiderio veemente di darvi, secon- do le nostre forze, l’aiuto e il conforto, che siano per tutti i fedeli una te- stimonianza e un invito.

Questo conceda il Signore con la sua benevolenza!

***

ALLOCUZIONE DEL SANTO PADRE PAOLO VI DURANTE IL CONCISTORO SEGRETO

Venerabili Fratelli, Cardinali Vescovi, Preti e Diaconi della santa Chiesa Romana e Cattolica.

In nomine Domini oggi riuniti in questo Concistoro noi dobbiamo ri- volgere la nostra attenzione al venerando ceto, che le vostre stesse persone compongono, e che siamo abituati a designare col nome di Sacro Collegio Cardinalizio, al quale la storia ecclesiastica e il diritto canonico riconosco- no la funzione di circondare la persona del Papa dei suoi principali consi- glieri e collaboratori a sostegno del suo apostolico ufficio nella guida della Chiesa, costituendo quasi un Senato intorno al successore di Pietro, l’apostolo che Cristo volle «principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione» (cfr. Lumen Gentium, 18). Così che cotesto sacro Collegio può dirsi in certo modo «pars corporis nostri», come si esprimevano gli antichi documenti ecclesiastici (cfr. WERNZ, II, 459), e può assumere, nel mezzo e nel confronto del Collegio Episcopale, di cui il

(4)

4

recente Concilio ecumenico ha illustrato l’amplissima potestà in gerarchica comunione con la nostra di Pastore universale, una già nota e ora anche più precisa figura di qualificato «Presbiterio» della Chiesa Romana. E se questo organo ecclesiastico, il Presbiterio, ha avuto nello stesso Concilio un’aperta menzione nella complessa funzione pastorale del Vescovo, sem- bra a noi che ciò conferisca al nostro e vostro sacro Collegio un’indiscutibile ed organica conferma della sua ragion d’essere, della sua varia ed insieme omogenea composizione, risultante dalla libera ed esclu- siva elezione da parte del Papa; conferma perciò parimente della dignità che orna cotesto stesso sacro Collegio e delle sue proprie prerogative, pri- ma delle quali quella di eleggere, vacante la Sede Apostolica, il successore del Vescovo di Roma e perciò stesso del Romano Pontefice; nonché quella di una particolare rappresentatività delle vostre rispettive Chiese, le quali, nelle vostre persone, come i titoli cardinalizi romani a voi attribuiti lo sim- boleggiano, partecipano in modo originale ed espressivo alla unità e alla cattolicità della Chiesa universale, qui dove ella, per volere di Cristo, si at- testa «Mater et Caput».

Non sia perciò motivo di stupore, se noi, seguendo l’esempio del no- stro venerato Predecessore Giovanni XXIII, abbiamo creduto opportuno arricchire cotesto sacro Collegio Cardinalizio accrescendo alquanto il nu- mero tradizionale di nuovi degnissimi membri, dei nomi dei quali, sebbe- ne ormai già noti, noi leggeremo ben tosto l’elenco ufficiale. Dilatata e ac- cresciuta la compagine della Chiesa, giova, a decoro ed a servizio non me- no del Collegio Episcopale intero, quanto nostro, che sia rinvigorito quello Cardinalizio.

A tal fine aumentiamo oggi i membri dello stesso Collegio fino a raggiungere un numero finora mai toccato. Ma nello stesso tempo rite- niamo opportuno di stabilire una norma per quanto riguarda i Cardinali aventi diritto di prendere parte alla elezione del Papa, deliberiamo cioè che i membri del Sacro Collegio con la facoltà di partecipare a tale elezione non superino il numero di 120. Auspichiamo inoltre che questa norma, ben ponderata, abbia valore diuturno e che la vogliano tenere in vigore anche i nostri Successori.

Nell’elenco dei nuovi Cardinali, che, com’è stato detto, leggeremo fra breve, non figurano questa volta Patriarchi Orientali. Ciò è dovuto an- che al fatto che abbiamo voluto rispettare un desiderio da qualcuno di loro espresso. Troveremo, nondimeno, il modo di valerci sempre più del loro apprezzato consiglio e della loro fraterna collaborazione; ci domandiamo anzi se non convenga studiare l’opportunità di giovarci del loro contributo anche per quanto riguarda la elezione del Papa.

(5)

5

Parimente ci chiediamo se non convenga prendere in considerazione la possibilità di associare al Sacro Collegio dei Cardinali, in questa impor- tante funzione, coloro che il Sinodo dei Vescovi, emanazione dell’Episcopato mondiale, ha eletto come suoi rappresentanti e componen- ti il Consiglio della Segreteria Generale dello stesso Sinodo, non esclusi quelli che vengono designati dal Romano Pontefice.

Prima però di proclamare i nomi dei nuovi Cardinali non possiamo omettere di rivolgere per un istante la memoria a quei vostri Colleghi che, in quest’ultimo periodo, sono passati da questa vita a quella dell’eternità, tutti lasciando di sé rimpianto ed esempio, degni di grato ricordo.

Sia a noi consentito menzionare fra loro i nomi di tre Cardinali de- funti, ai quali il nostro personale pensiero è devotamente e affettuosamen- te legato: il Cardinale Eugenio Tisserant, Decano per lunghi anni di questo sacro Collegio, per tanti titoli benemerito e illustre; da lui noi ricevemmo la ordinazione episcopale; il Cardinale Giuseppe Pizzardo, ben noto per la sua infaticabile attività; da lui noi fummo chiamati al servizio della Santa Sede; e il Cardinale Angelo Dell’Acqua, nostro Vicario Generale per la Di- ocesi di Roma, morto improvvisamente durante il pellegrinaggio a Lour- des nell’agosto scorso. Ad essi ed agli altri Cardinali defunti il tributo del- la nostra riconoscente memoria e del nostro suffragio.

Un altro annuncio singolare noi dobbiamo ora proferire: vogliamo riferirci all’annuncio che demmo, nel precedente Concistoro del 28 aprile 1969, circa la creazione di due membri del Sacro Collegio che ci riservam- mo allora «in pectore».

Ci è ora gradito annunciare che il primo di essi è il ven. Fratello Ste- fano Trochta, Vescovo di Litomerice in Cecoslovacchia.

La nostra intenzione nel far ricadere su di lui la nostra scelta fu, non solo di dare solenne riconoscimento ai meriti di questo fedele e zelante Pa- store, ma di manifestare altresì il nostro affetto per la nobilissima terra del- la quale è figlio e che tanti titoli rendono a noi particolarmente cara.

Ci trattenne dal pubblicare subito il suo nome la considerazione che era allora ancora in vita - benché colpito già dal grave morbo che ne troncò poco dopo la terrena esistenza - il venerando Cardinale Giuseppe Beran, il quale, pur vivendo fuori della sua patria, conservava il titolo della arcidio- cesi gloriosa di Praga; ci trattenne soprattutto il desiderio e la speranza, né allora né in seguito abbandonate dalla Sede Apostolica, di portare avanti, nel frattempo, lo sforzo da anni in corso per avviare a normalizzazione la situazione della Chiesa nella Repubblica Cecoslovacca e il governo cano- nico di quelle diocesi.

(6)

6

Raggiunto proprio in questi giorni con la nomina e la ordinazione di quattro Vescovi di quel Paese un, sia pur iniziale ed incompleto, risultato a quest’ultimo riguardo, che confidiamo però possa avere al più presto gli auspicati sviluppi, siamo lieti di dare oggi un annuncio che, ne siamo sicu- ri, recherà gioia e soddisfazione, non solo ai cattolici, ma a tutto il Popolo Cecoslovacco.

La nostra scelta si era fermata su un altro insigne servitore della Chiesa, altamente benemerito per la sua fedeltà e per le prolungate soffe- renze e privazioni di cui essa gli fu causa; simbolo e rappresentante egli stesso della fedeltà di molti Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli della Chiesa romena di rito bizantino: il ven. Fratello Giulio Hossu, Vesco- vo di Cluj-Gherla, venuto a mancare il 28 maggio 1970.

Fu lui stesso a farci giungere - conosciuta la nostra determinazione - l’ardente preghiera di non darvi seguito: con ragioni di tale dignità, di tale edificante distacco dalla sua persona e di commovente spirito di servizio alla sua Chiesa, che ci sentimmo obbligati a rispettare il suo desiderio, al- meno nel senso di non annunciare allora la sua elevazione alla Porpora.

Essendo ora egli scomparso dalla scena del mondo, che ancora con- serva però commosso il suo ricordo, ci reputiamo quasi in dovere di far sì che la Chiesa intera, e quella romena in ispecie, conosca, a conforto e ad incoraggiamento, e quale sia stata la nostra volontà, e quali motivi per i quali essa non è stata resa nota prima d’oggi.

Ed ora abbiamo il piacere di elencare gli esimi Presuli che, per i loro meriti, abbiamo ritenuto degni di aggregare, in questo Concistoro, al vo- stro venerando Collegio.

Essi sono: Albino Luciani, Patriarca di Venezia; Antonio Ribeiro, Pa- triarca di Lisboa; Sergio Pignedoli, Arcivescovo Tit[olare]. di Iconio; James Robert Knox, Arcivescovo di Melbourne; Luigi Raimondi, Arcivescovo Tit.

di Tarso; Umberto Mazzoni, Arcivescovo Tit. di Side; Avelar Brandão Vi- lela, Arcivescovo di São Salvador da Bahia; Joseph Cordeiro, Arcivescovo di Karachi; Aníbal Muñoz Duque, Arcivescovo di Bogota; Boleslaw Komi- nek, Arcivescovo di Wrocław; Paul Philippe, Arcivescovo Tit. di Eracleo- poli Maggiore; Pietro Palazzini, Arcivescovo Tit. di Cesarea di Cappado- cia; Luis Aponte Martínez, Arcivescovo di S. Juan de Puerto Rito; Raúl Francisco Primatesta, Arcivescovo di Cordoba; Salvatore Pappalardo, Ar- civescovo di Palermo; Ferdinando Giuseppe Antonelli, Arcivescovo Tit. di Idicra; Marcelo Gonzáez Martín, Arcivescovo di Toledo; Louis Jean Guyot, Arcivescovo di Toulouse; Ugo Poletti, Arcivescovo Tit. di Cittanova; Ti- mothy Manning, Arcivescovo di Los Angeles; Paul Yoshigoro Taguchi, Arcivescovo di Osaka; Maurice Otunga, Arcivescovo di Nairobi; José Sala-

(7)

7

zar López, Arcivescovo di Guadalajara; Emile Biayenda, Arcivescovo di Brazzaville; Humberto S. Medeiros, Arcivescovo di Boston; Paulo Evaristo Arns, Arcivescovo di São Paulo; James Darcy Freeman, Arcivescovo di Sydney; Narciso Jubany Arnau, Arcivescovo di Barcelona; Hermann Volk, Vescovo di Mainz; Pio Taofinu’u, Vescovo di Apia.

Pertanto, per autorità di Dio Onnipotente, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e nostra, creiamo e solennemente nominiamo Cardinali di Santa Romana Chiesa i Presuli, di cui testé abbiam fatto i nomi.

Di essi apparterranno all’Ordine dei Diaconi: Sergio Pignedoli; Luigi Raimondi; Umberto Mazzoni; Paul Philippe; Pietro Palazzini; Ferdinando Giuseppe Antonelli.

Tutti gli altri vogliamo che appartengano all’Ordine dei Preti.

Con le dispense, deroghe e clausole necessarie e opportune. Nel Nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.

***

OMELIA DI PAOLO VI Fratelli!

Solleviamo un istante il capo curvo su l’altare e grave per le parole penetranti e solenni, che la liturgia ci fa ascoltare, e guardiamoci intorno, guardiamo specialmente a voi, Fratelli concelebranti. Lasciamo che un’onda di riverenza e di affezione corra sui nostri volti, commensali come ora siamo della mensa del Signore, e riflettiamo a quale titolo. Un vincolo originale, e profondamente ecclesiale, offre questo titolo: voi celebrate con noi ora questo santo Sacrificio, perché siete stati da noi chiamati a far parte di quel sacro Collegio Cardinalizio che è storicamente definito non solo per la sua fondamentale e peculiare posizione canonica in questa Chiesa Romana, ma altresì per la sua funzione spirituale ed operativa a voi affida- ta, quella d’essere vicini alla nostra persona, di assistere e coadiuvare la missione che a noi da Cristo deriva, di guidare cioè pastoralmente il greg- ge di Lui, Cristo, la Chiesa, ora tanto cresciuta di estensione, di bisogni, di problemi. Grazie a voi, Fratelli, e pace a voi, che accogliendo il nostro invi- to, siete venuti, e subito vi disponete d’intorno alla nostra umile persona, pronti a condividerne «la sollecitudine di tutte le Chiese» (2 Cor 11, 28), a servizio cioè ed a conforto di questa Sede Apostolica e d’un altro ben più largo Collegio, quello Episcopale, e con esso di tutto il Popolo di Dio. Qui, su la tomba dell’Apostolo Pietro, convalidiamo il comune proposito di ri- spondere insieme col cuore e con l’opera alla domanda incalzante del Si- gnore, che sì, noi lo amiamo, lo ameremo, non ameremo che Lui, solo e per

(8)

8

sempre, fino alla nostra dedizione totale: il sacro Collegio, con noi e con quanti lo compongono, dev’essere, in mezzo alla Chiesa, un focolare ar- dente di carità, luce ed amore, d’autorità e di servizio, di fedeltà al vange- lo.

Oh! Esulti il nostro cuore, esulti il vostro, in questo incontro dei no- stri sguardi e dei nostri animi! Noi vorremmo riavere sulle nostre labbra i nomi delle vostre persone e ancor più quelli delle vostre Chiese, dei vostri rispettivi Popoli; che se il tempo ci concedesse di proferirli, sembrerebbe così a noi di far eco alla pagina degli Atti degli Apostoli, che ci dà la lista variopinta dei Popoli rappresentati all’avverarsi del prodigio della Pente- coste (Cfr. Act 2, 9 ss.). Non dobbiamo noi godere come di festa nell’avvertire che le vostre singole Persone, novelli Cardinali, assurgono in questo momento a rappresentanti delle vostre Diocesi e delle vostre Na- zioni? e non possiamo noi confidarvi che codesta pluralità geografica ed etnica è stata intenzionale nella scelta delle vostre persone, e più avrebbe voluto estendersi, se ne avesse avuto possibilità? Il genio della Chiesa non è forse la cattolicità? Vogliamo anche supporre che in questa stessa ceri- monia voi, e coloro che vi assistono, anzi quanti hanno occhi limpidi per cogliere il senso di questo avvenimento, sappiano scorgere un segno di cattolicità, cioè di amore universale. Così ama la Chiesa Romana.

Ma a questo punto, cioè al confronto, che ci si prospetta davanti, di questo fatto, di questo rito, compiuto nella Basilica di S. Pietro, con il mondo che ci circonda, e in cui noi stessi viviamo, un problema sorge nel nostro spirito, e forse anche nel vostro, il problema che si chiede se noi siamo all’unisono col nostro tempo, se vi è rapporto plausibile fra la Chie- sa e il mondo, come tanto autorevolmente ci fu raccomandato dal recente Concilio ecumenico.

Chi di noi si abbandona alla visione di questo tempio, ai ricordi, alle emozioni ch’esso suscita nell’animo, commosso dal rito suggestivo che stiamo celebrando, entra in uno stato di sogno, dimentica la realtà storica e profana, teatro della nostra vita presente, e si sente trasportato in un altro mondo, fuori dell’ora attuale. Ci sembra di arretrare nei secoli, o meglio di vivere fuori del tempo. Una questione, e questione grave, tiene vigilante la nostra coscienza; ed è questa: la Chiesa vive dentro, o fuori della storia? La Chiesa, con questi suoi incantesimi tradizionali, - perché tali ci sembrano forse i suoi riti, i suoi costumi, i suoi istituti presenti -, non ci rende forse estranei alla realtà della storia? non sarebbe essa stessa un anacronismo? E questa sua superstite fedeltà a concezioni e a istituzioni d’altri tempi non ci distoglie dal movimento universale, innovatore del progresso, dell’attualità fuggente? Non ci rende timidi, e solo solleciti di conservare il passato e di frenare la corsa verso l’avvenire?

(9)

9

Il problema esiste; ed ha in questo istante una sua urgenza che po- trebbe avere due contrarie ed entrambe false risposte: quella dell’immobilismo, o quella del relativismo. Il rapporto fra Chiesa e storia non si fissa ciecamente alle forme del passato, straniando la Chiesa dal flusso della storia che si evolve e che muta, che conquista sempre mirando a mete future e escatologiche, come non concede alla Chiesa di disperdere i tesori del suo cammino nel tempo, uno soprattutto, inalienabile, la fede, per mettersi affannosamente al passo insensato di una società, che precipi- ta la sua corsa non trovando altrimenti alcun equilibrio e alcuna pace: la rivoluzione è la sua meta, e con essa la perdita della libertà. La Chiesa, in- vece, ringraziamone Iddio, quand’è fedele a se stessa, ha il duplice e si- multaneo carisma della fissità e della velocità perché possiede la Verità di- vina ed eterna, estratemporale ed ultratemporale, che, mentre la conserva nella sua vivente identità, la spinge a sempre continuo perfezionamento e rinnovamento.

Cose da voi sapute. E cose da voi oggi vissute. Perché non è vero che le strutture costituzionali e le autentiche tradizioni collaudate dai secoli siano catene che inceppino il cammino della Chiesa nel tempo; esse ne so- no insieme il sostegno e lo stimolo. Lo ricordiamo a voi, Fratelli Cardinali, a Voi, Fratelli Vescovi e Sacerdoti e Diaconi, affinché non vi facciate vitti- me di voi stessi, cioè delle dignità e delle potestà, che la Chiesa vi conferi- sce, quasi fossero pesanti fardelli, che vi obbligano a difenderne il carattere a scapito della funzione, e quasi fossero d’intralcio, per lo stile nobile e sa- cro, che esse impongono alla vostra vita raffigurata su quella di Cristo (Cfr. 1 Cor 4, 10; 1 Thess 2, 14), agli ardimenti liberi e audaci d’un più vali- do apostolato. Non pensate giammai d’essere fuori della vita vissuta, fuori della storia, per il fatto che le vostre persone e le vostre idee hanno una forma propria modellata sull’esperienza autorevole della Chiesa; pensate piuttosto come voi, così compaginati con la Chiesa di Pietro, siete all’avanguardia dei grandi movimenti, che trascinano l’umanità verso i suoi evidenti e per essa così difficili destini, vogliamo dire l’unità, la fratel- lanza, la giustizia, la libertà nell’ordine, la dignità personale, il rispetto alla vita, il dominio della terra senza rimanervi impaniati, la cultura senza ri- manervi smarriti… Ed ancora più; ci confidava, or non è molto, un alto e- sponente dello sviluppo industriale moderno: «Il mondo del lavoro, nel fondo della sua anima inquieta, avida e sofferente, oggi ha bisogno di tra- scendenza; ha bisogno di chi gliene dia l’annuncio e il segno vissuto nel proprio esempio… Perché non glieli date voi, ministri di Cristo? Perché temete? non conoscete il fascino del vostro messaggio e del vostro ministe- ro?» (Cfr. Matth 8, 26; Io. 15, 20). E quanto più convincente si fa questo di- scorso, quando pensiamo, come il Maestro ci ha insegnato, che tanto più

(10)

10

efficace sarà la testimonianza, se convalidata dall’insuccesso e dalla soffe- renza!

Ecco allora i pronostici delle buone, delle sante fortune per la causa del Vangelo e per l’incremento della Chiesa salire da questo rito nell’orizzonte dell’avvenire: quanti di voi sono oggi associati al nostro mi- nistero pontificio con questo vincolo strettissimo e peculiarissimo del Car- dinalato conforteranno tale ministero alla fermezza, al rinnovamento, alla fecondità e ne faranno proprio la testimonianza in questa Roma cattolica e fino ai confini della terra. Questo auguriamo, questo chiediamo, nel nome di Cristo e nella veste di Pietro, tutti di cuore benedicendo.

Nous saluons spécialement les Autorités et les pèlerins des pays de langue française, ici rassemblés pour tette célébration vraiment ecclésiale, et Nous comptons sur les nouveaux Cardinaux qu’ils sont venus entourer, pour Nous aider dans notre mission. A tous, Nous donnons notre Bénédiction Apostolique.

We wish to extend our greetings to the representatives and pilgrims of English-speaking nations. You have witnessed today the wonderful universality of the Catholic Church. May the memories of this historic oc- casion make you ever stronger in your faith and give you much joy in the Lord Jesus Christ. We give to all our Apostolic Blessing.

Unser herzlicher Gruss gilt in dieser Stunde den Priestern und Gläubigen aus dem Bistum Mainz, den Vertretern der staatlichen und städtlischen Autoritäten. Alle sind hierher gekommen, um dieses freudige Ereignis mit Uns und ihrem Oberhirten zu feiern. Ihnen und allen Pilgern aus den Ländern deutscher Sprache Unser Apostolischer Segen.

A las Misiones officiales, a los queridos sacerdotes, religiosos y fieles de lengua castellana, que vemos congregados en torno a los nuevos Cardenales, nuestro saludo gozoso de congratulación y el deseo de que es- te encuentro, ante la Tumba del Apóstol San Pedro, os aumente los vínculos de comunión en la misma fe, corroborada por una caridad profunda, y plasmada en un ardiente servicio a la Iglesia. Así lo invocamos del Señor, con Nuestra Bendición Apostólica.

Aos fiéis de língua portuguesa, diremos: em três palavras - alegria, pela vossa presença, congratulação, pelos vossos novos Cardeais e felicidades, para todos - levai deste encontro as lembranças do Papa, para as vossas pátrias, as vossas terras e famílias, com a nossa Bênção.

***

Riferimenti

Documenti correlati

Le sonorità infatti saranno acustiche con, al fianco di Finardi, i fidati Giovanni Maggiore alle chitarre e Paolo Gambino al pianoforte ai quali si aggiunge la

Le scuole pubbliche non hanno l’obbligo di ottenere il consenso degli studenti e delle loro famiglie – se minorenni – per il trattamento dei loro dati personali, ma devono

Andrea Michelotti, coordinatore Aiom Sezione Regione Toscana, si svolge a Pisa presso la Sala riunioni del Polo Oncologico dell’Ospedale Santa Chiara, edificio 22 piano terra

Il programma si basa sulla consolidata leadership di IEO nella comunicazione del ruolo della nutrizione nella prevenzione dei tumori e nella ricerca sui geni della longevità e

• si differenzia dalla proposta di DG-agri per la valutazione della superficie agricola totale a livello comunale (discretizzazione del territorio italiano con una griglia di

Sono 22.754 le persone che hanno ricevuto il vaccino contro il Covid comunicate oggi all'Unità di Crisi della Regione Piemonte (dato delle ore 18.30)... MARTEDÌ 13

ai governi affinché ponessero attenzione alla responsabilità dell‟uomo negli obiettivi e risultati della ricerca e della sperimentazione nel campo delle scienze della vita,

L’utilizzo di Microsoft Teams secondo le indicazioni del DGSIA nella celebrazione delle adunanze camerali civili e delle camerali penali non partecipate, de plano e presso la