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Violenza domestica in crescita

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Academic year: 2022

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GIOVEDI’ 04 MARZO 2021 - ANNO 39 N. 2 - EURO 0,20

L’industria piacentina regge Rolleri:”Rilancio possibile”

CONTINUA A PAGINA 8

Pubbliche assistenze in prima linea contro la pandemia

A PAGINA 8

Ritorno al cinema con il Premio Cat

CULTURA E SOCIETÀ

Fiorenzuola d’Arda - Tel 0523982044

DI ANTONELLA LENTI

Si fa presto a dire ridiamo spessore, vitalità, progettualità a questa città che sembra non solo languire ma spegnersi sotto il peso del già visto e della sua stanca demografia.

Si fa presto a dire rilanciamo.

Ci sono due scogli da superare per chi vuole lavorare politicamente.

Il primo inizia da una domanda: disposti a mettere in campo se stessi? Sostanziale, dato che non sempre l’impegno promesso in partenza si traduce nell’impegno misurato a conti fatti.

Il secondo riguarda il terreno su cui costruire.

Un’altra domanda. Siamo certi che il terreno sia fertile per coltivare un sogno di rinascita?

Piacenza possiede quel genius loci per far partire un’idea che diventi progetto generale?

A un anno dalle elezioni (stile già visto) torna alla ribalta l’interrogativo degli interrogativi:

che si vuole fare di questa città? Le risposte sono le più varie e distanti tra loro.

“Ripartiamo facendo rete investendo sui giovani”

“Crescono gli ordini: grazie ai vaccini, stabilità

politica e fondi europei” Corvi: “Serve una regia territoriale forte

per una nuova progettualità“

Violenza domestica in crescita

Aumentano le segnalzioni da terzi

Donatella Scardi, presidente del Centro Antiviolenza Piacenza “La città delle Donne”: “Purtroppo ancora tante situazioni restano sommerse”

Osare, la ricetta per chi vuole governare

Intere famiglie sfasciate dal covid

Rebecchi:”Non tollero i troppi negazionisti”

A PAGINA 2

A PAGINA 3 A PAG. 4

Durante il lockdown aumentate sensibilmente le chiamate di emergenza

Si dice spesso che i giovani d’oggi, compli- ce la pervasività di una Rete che tutto mette in circolo, ma niente trattiene, siano disabi- tuati a pensare; poco inclini a impegnarsi in attività che li chiamino seriamente in gioco.

Il “Premio Cat”, progetto culturale ed editoria- le piacentino di critica cinematografica rivolto ai ragazzi dai 16 ai 25 anni nato come omaggio all’importante figura di Giulio Cattivelli.

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DI FEDERICO TANZI

“Una donna che subisce vio- lenza non va mai giudicata”

Donatella Scardi è presiden- te del Centro Antiviolenza di Piacenza “La Città delle Donne”. Nel secondo seme- stre 2020 crescono le segna- lazioni da terzi “Finalmente le persone stanno smettendo di farsi gli affari propri”

Nel 2019 - la fonte è il database Istat, recentemente aggiorna- to, relativo ad autori e vittime di omicidio - in Italia sono sta- ti 79 gli omicidi commessi da partner o ex partner della vitti- ma. In 68 casi la persona ucci- sa era una donna. Se si stringe il campo all’Emilia Romagna, le donne uccise sono state 14, in 9 casi (il 64,3%) per mano del compagno o dell’ex. A Piacenza negli ultimi dieci anni sono state nove le donne che hanno perso la vita a causa di uomini violenti. L’ultima, in ordine di tempo, la 28enne Elisa Pomarelli, uccisa il 25 agosto del 2019 da Massimo Sebastiani, l’uomo che, fino a quel tragico giorno, la giova- ne aveva sempre considerato come un amico.

“Ci sono ancora tante situa- zioni sommerse”

Quando si parla di violenza di genere i numeri dicono tanto, ma non tutto. “L’unico dato certo è quello sulle morti: ma al di là delle statistiche esi- stono ancora tante situazioni sommerse, estremamente ra- dicate, che ancora oggi fanno fatica ad emergere”. Dal 1994, anno della fondazione, l’av- vocato Donatella Scardi è una figura di riferimento dell’as- sociazione “La Città delle Donne” - Centro Antiviolenza Piacenza. Oggi presidente, in poco più di un quarto di secolo è stata testimone dei cambia- menti e delle trasformazioni di un fenomeno complesso, la cui evoluzione si lega a doppio filo ai mutamenti generali del- la società. “Rispetto a quando ho iniziato - spiega Scardi -, oggi al centro dell’attenzio- ne c’è la violenza domestica, tant’è che il 90% dei casi di cui ci occupiamo si riferisco- no al contesto familiare - spie- ga Scardi -. Ciò non significa che prima non esistesse, sem- plicemente non se ne parlava e rimaneva confinata dentro le mura delle abitazioni: era qualcosa di culturalmente ac-

cettato. La donna maltrattata magari si confidava con l’ami- ca al parco, poi tornava a casa e nuovamente veniva picchia- ta. Adesso fortunatamente c’è una coscienza diversa, le stes- se dinamiche si affrontano in maniera differente”.

“Ogni donna ha i suoi tem- pi”Ascolto, accoglienza, assisten- za psicologica e legale, soste- gno nel cercare un lavoro, pre- venzione e sensibilizzazione.

L’attività e i servizi del Centro Antiviolenza mirano ad in- tervenire in maniera ampia e

trasversale, integrando saperi, buone prassi consolidate nel tempo e un’attitudine nei con- fronti della donna che chiede aiuto fondata su alcuni pilastri ben definiti. “Quando veniamo chiamati in causa cerchiamo di avere un atteggiamento rassi- curante, che non giudica: ogni donna ha bisogno dei suoi tempi - sottolinea Donatella Scardi -. Qualsiasi sia l’iter che intende intraprendere, noi cerchiamo di informarla su tutti gli scenari possibili a cui andrà incontro, assecondando- la nelle decisioni. Non ci stia- mo rapportando a qualcuno

che è malato o incapace, bensì a una persona che sta vivendo un dramma. Un dramma che va rispettato”.

“La violenza psicologica è più insidiosa”

Per Scardi la violenza sulle donne è un fatto che non cono- sce differenze di ceto sociale, nazionalità o livello culturale.

“E’ qualcosa di tragicamente

‘democratico’ - rileva -, può riguardare chiunque. Il pri- mo passo fondamentale per chi la subisce è riconoscerla:

nei casi che ci troviamo ad affrontare, questo è spesso il momento più doloroso, perché implica che una donna debba ammettere che un matrimo- nio, un fidanzamento o una relazione, su cui ha investito tempo ed energie, ha fallito.

È necessario però lasciare da parte ogni giustificazione nei confronti dell’uomo violento e denunciare il prima possibile.

Spesso alla violenza fisica si accompagna quella psicologi- ca - continua -, che può esse- re anche più insidiosa, perché consuma lentamente ed è mol- to più dura da dimostrare”.

“Durante il lockdown au- mentate le chiamate di emer-

genza”

Il confinamento forzato vis- suto nell’anno della pandemia ha acuito e moltiplicato liti fa- miliari e tensioni tra coniugi.

In alcuni casi, situazioni già al limite sono letteralmente

“detonate”; in altri, al con- trario, violenze ed angherie sono cadute sotto una coltre di silenzio e paura, cementata dall’impossibilità della donna di rimanere sola e denunciare il proprio aguzzino. “Ciò che abbiamo avuto modo di notare durante il lockdown è stato un crollo dei colloqui telefonici ordinari - spiega la presiden- te del Centro Antiviolenza -.

Mentre, dall’altra parte, sono aumentate in maniera evidente le segnalazioni di emergenza (esiste un numero sempre at- tivo, ndr). Si può immaginare, quindi, che molti episodi non venivano alla luce perché era notevolmente ridotta la pos- sibilità di fare chiamate senza essere scoperti dal convivente violento; poi, quando si arri- vava ad un culmine insoste- nibile, ecco allora che scatta- va la chiamata d’emergenza, con la fuga della donna da casa e l’intervento delle forze dell’ordine”.

In questo quadro, Donatella Scardi rileva, positivamente, come il fenomeno della violen- za sulle donne stia diventando sempre più un fatto di inte- resse pubblico. “Nel secondo semestre del 2020 - informa - su 105 colloqui complessivi svolti dalle nostre operatrici, 24 sono stati realizzati in se- guito a segnalazioni di perso- ne terze, come amici, familiari o vicini di casa della donna maltrattata. In passato questo avveniva al massimo un paio di volte all’anno, segno che la gente finalmente sta smetten- do di farsi gli affari propri”.

Un cambio di mentalità che affonda le radici nell’impor- tante lavoro di prevenzione ed educazione che il Centro An- tiviolenza porta avanti da anni sul territorio provinciale. “A Piacenza siamo stati tra i primi ad entrare nelle scuole a par- lare di queste tematiche. Tutto parte da lì: è una questione di rispetto di genere”.

ATTUALITÀ

Donatella Scardi, presidente del Centro Antiviolenza Piacenza “La città delle Donne”: “Ancora tante situazioni restano sommerse”

Violenza domestica in crescita

“Una donna che subisce violenza non va mai giudicata”

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L’industria piacentina regge 3

“Crescono gli ordini: grazie ai vaccini, stabilità politica e fondi europei i segnali di ripresa potrebbero

aumentare presto. Ora occorre investire”

Di FEDERICO TANZI Nonostante il covid, l’in- dustria piacentina regge il colpo “Nel 2021 il rilancio grazie a vaccini, stabilità po- litica e fondi europei”

Lo tsunami covid è stato tra- volgente quanto imprevisto, ma l’industria piacentina ha saputo riorganizzarsi e nella seconda metà del 2020 si ini- ziano ad intravedere i primi spiragli di ripresa. È questa la buona notizia che emerge dalla tradizionale indagine congiunturale di Confindustria Piacenza, presentata nei giorni scorsi dal presidente France- sco Rolleri, il direttore Luca Groppi e dal membro del Cen- tro Studi Giulia Silva. L’ana- lisi, realizzata a partire dai dati forniti da un campione altamente significativo di im- prese del territorio - che met- tono insieme circa 3 miliardi di fatturato e 8mila dipendenti - ha messo in luce le variazio- ni economiche del secondo semestre dell’anno appena terminato rispetto allo stesso periodo del 2019, sviluppan- do inoltre una parte dedicata alle previsioni per il primo se- mestre 2021. E se è vero che molti indicatori presentano ancora il segno meno davan- ti, il miglioramento rispetto al quadro disastroso conseguente al primo lockdown è evidente.

Nel dettaglio, il fatturato com- plessivo si attesta sul -1,14%

(nel primo semestre era sceso del 13,87%), mentre l’occu- pazione cala del 0,91%. Tiene bene il mercato interno, con un dato positivo per il fattura- to domestico (+1,78%), men- tre quello estero rimane, come nella precedente rilevazione, in terreno negativo (-4,69%).

SETTORE MECCANICO SEMPRE PIÚ GIÚ, BENE L’ALIMENTARE

L’indagine si focalizza poi sui singoli comparti. Il settore meccanico, quello maggior- mente rappresentativo della nostra provincia, è l’unico che segnala dati negativi per

tutti gli indicatori rilevati:

cala il fatturato complessi- vo (-5,70%), peggiore nella componente estera (-6,83%) rispetto a quella domestica (-2,77%). Un rallentamento - evidenzia lo studio - che non si lega esclusivamente al conte- sto emergenziale: dall’autun- no del 2019, il settore stava in- fatti risentendo di un contesto internazionale non favorevole, dovuto alle difficoltà del set- tore automotive, specialmente in Germania, alle tensioni ge- opolitiche tra Cina, USA, Rus- sia e conseguenti adozioni di misure daziarie e barriere non tariffarie, alle incertezze sui mercati energetici, in partico- lare dell’Oil&Gas. Su questo settore incide, inoltre, la di- namica degli investimenti che presenta una forte contrazione nelle ultime due rilevazioni (nel 2020, per l’intero compar- to manifatturiero, gli investi- menti sono calati del -19,21%

rispetto all’anno precedente, nel 2019 del -11,59%).

Bene invece l’alimentare, con dati positivi sia nel fatturato (+1,98%) che nell’occupazio- ne (+0,44%). Anche in questo settore, il dato delle vendite domestiche (+2,99%) supera quelle estere, che sono in ne- gativo (- 1,31%). Il dato com- plessivo del comparto - pun- tualizza l’indagine - nasconde la grande variabilità tra azien- de: a risentire maggiormente della congiuntura negativa sono state, infatti, le aziende alimentari che distribuiscono i loro prodotti nel canale Ho.Re.

Ca. (hotel, restaurants e cate- ring), uno dei più colpiti dalle

misure restrittive. Hanno per- formato meglio, al contrario, le aziende che hanno potuto lavorare con il canale della GDO (Grande Distribuzione Organizzata).

La miglior performance, per quanto riguarda il fatturato, viene registrata dal settore dei materiali edili (+5,74%).

È però importante ricordare come questa crescita si inse- risca in un lungo periodo di crisi del comparto, che ha vi- sto negli ultimi 10 anni il pro- prio fatturato sostanzialmente dimezzarsi. Il settore delle imprese varie, che raggruppa tessile, arredamento, legno, chimica/plastica ed altri, ri- mane stabile nel complesso (+0,11%), confermando il dato migliore sulle vendite do- mestiche (+4,38%) rispetto a quelle estere (-3,01%).

OCCUPAZIONE E INVE- STIMENTI IN CALO - Dopo anni di crescita, l’oc- cupazione complessiva, come detto, cala del 0,91%, risen- tendo dell’incertezza econo- mica generale: in una situa- zione in cui è ancora in vigore il blocco dei licenziamenti, i flussi fisiologici di uscita dal mercato del lavoro (ad esem- pio, pensionamenti) non sono stati, per ora, sostenuti da nuo- vi ingressi. Anche in questo caso, il settore alimentare si è contraddistinto per un risultato positivo (+0,44%), condiviso anche dal settore dei materiali edili (+0,66%). Male, ancora una volta, il settore meccanico (-1,37%).

Particolarmente negativo è il dato sugli investimenti, che nel 2020, per l’intero com- parto manifatturiero, hanno registrato una variazione del -19,21% rispetto all’anno pre- cedente (in cui erano già calati rispetto al 2018 del -11,59%).

L’unico settore che si confer- ma in terreno positivo è quel- lo delle imprese alimentari (+6,20% nel 2019 e +1,94%

nel 2020). A riportare il se- gno meno sono sia il settore meccanico (-2,50% nel 2019

e -5,79% nel 2020) che quello delle industrie varie (-26,81%

nel 2019 e -20,25% nel 2020).

LE CONDIZIONI PER RI- PARTIRE

Dopo un anno estremamente duro, le industrie piacentine guardano al 2021 con ottimi- smo. “Le condizioni perché si concretizzi l’atteso rimbalzo ci sono - il commento dei vertici di Confindustria -: la campa-

gna vaccinale, il vero punto di svolta per l’evoluzione positi- va della situazione, è partita, seppur con qualche ostacolo, ed il contesto politico e macro- economico sia internazionale che nazionale, sembra stabi- lizzarsi, favorito anche dalle potenzialità dei fondi della Next Generation EU. Oltre che dalle buone aspettative sul contesto, la fiducia nel rilancio arriva in ogni caso anche dal- la consapevolezza che, come

più volte successo in passato, l’industria piacentina, grazie alla sua resilienza e flessibi- lità, saprà adattare il proprio modello di business alle mu- tate condizioni economiche”

Giulia Silva, Francesco Rol- leri e Luca Groppi durante la presentazione del report se- mestrale 2020

Rolleri:”Coraggio, durante quest’anno rilancio possibile”

PRIMO PIANO

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4 ECONOMIA E LAVORO

“Per ripartire è necessario cambiare passo”. Nicoletta Corvi, direttore di Confcoo- perative affronta il tema del ri- lancio e delle nuove sfide che attendono il territorio nell’im- mediato futuro, individuando tre strategie di intervento: ri- pensare il territorio attraverso

“una rete di sistema” , pun- tare su una “regia territoriale forte”, capace di superare la crisi causata dalla pandemia e – terzo punto - “investire sui giovani” e sulla promozione di nuove idee imprenditoriali.

Costruire in rete - “Solo attra- verso una progettazione inte- grata possiamo far ripartire insieme il territorio. Il periodo che stiamo vivendo – afferma Nicoletta Corvi - impone il su-

peramento di logiche antiche (legate a singoli settori, siano essi pubblici o privati), e la co- struzione di un nuovo approc- cio di sistema”. Perché ciò sia possibile - secondo il direttore di Confcooperative – si rende necessaria “una regia territo- riale forte, in grado di consen- tire a Piacenza di fare un salto in avanti”.

Approccio cooperativo – Se- condo il direttore di Confco- operative, l’ “approccio co- operativo” offre già – al suo interno - la strada da percor- rere: “La partecipazione e il

“fare rete” sul territorio sono fondamentali per affronta- re le sfide future”, afferma Corvi evidenziando come la co-progettazione tra più sog-

getti (pubblico-privato) sia divenuta imprescindibile oltre che trasversale a tutti i setto- ri: dall’edilizia al sociale, dal welfare al turismo. “Le esigen- ze odierne impongono di agire con nuove modalità di inter- vento – veloci e flessibili – al fine di individuare soluzioni innovative a vecchie e nuove situazioni: diventa necessario – spiega Corvi – riuscire a co- niugare la programmazione “a breve termine” (che permette di far fronte alle urgenze) con una pianificazione di medio- lungo periodo, che possa dare fiducia – e futuro – all’econo- mia territoriale, al welfare e complessivamente al benesse- re delle persone e allo svilup- po delle imprese. Al nostro in-

terno, stiamo approfondendo i temi dell’abitare, (coincidente in uno sviluppo sostenibile e nell’offerta di nuovi servizi alla collettività) e del ‘wel- fare aziendale’ (politiche del lavoro e benessere delle per- sone): come Confcooperative – afferma il direttore - siamo a disposizione per esportare il modello cooperativo anche ad altre realtà aziendali, come già accade per i servizi alla perso- na”. Il settore socio-assisten- ziale sta reggendo – pur con fatica - alla crisi, ma emergo- no nuove esigenze sul territo- rio: “Come Confcooperative – afferma Corvi - auspichia- mo lo sviluppo di un model- lo - sempre più integrato tra pubblico e privato -, in grado

di mantenere e di sviluppare il sistema sussidiario di servizi costruito dalla cooperazione sociale e particolarmente ri- levante (quantitativamente e qualitativamente) nella storia della nostra città e della nostra provincia”. Da ultimo, la valo- rizzazione turistica: “Solo at- traverso progetti intersettoriali – aggiunge Corvi - possiamo progettare insieme il territo- rio e contribuire – con l’aiuto di più soggetti - allo sviluppo di quelle aree interne – come l’Appennino e la Bassa pia- centina - che sono rimaste sole per troppo tempo”. A tale pro- posito il direttore di Confcoo- perative evidenzia la formula della Cooperativa di Comu- nità “come esperienza capace di sviluppare nuove sinergie sul territorio e di coinvolgere giovani talentuosi con idee in- novative”.

Giovani - “I principi fonda- mentali su cui si fonda la co- operazione – evidenzia Corvi – coincidono con la mentalità

giovanile del “fare impresa”.

I temi della partecipazione democratica, responsabilità sociale e sostenibilità, consen- tono alla formula cooperativa di essere maggiormente attrat- tiva per le nuove generazioni:

per questi motivi – conclude il direttore Corvi – ci rivol- giamo ai giovani che hanno un’idea imprenditoriale of- frendoci come supporto per la realizzazione di nuovi proget- ti d’impresa”. Recentemente Confcooperative ha rifondato il Gruppo Giovani Cooperatori e sta investendo molto - anche in ambito regionale – nell’of- ferta di nuove progettualità per sostenere le cooperative socie a ricollocarsi sul mercato con approcci innovativi.

Nicoletta Corvi (Confcooperative): “Serve una regia territoriale forte per una nuova progettualità di sistema per superare logiche antiche”

“Ripartiamo facendo rete investendo sui giovani”

Il Gruppo Giovani di Confco- operative Piacenza – che si è costituito a fine anno – coin- volge al suo interno 13 coo- peratori piacentini tra i 20 e i 40 anni provenienti da tutti i settori del comparto coope- rativo. La presidente è Elena Marsiglia, (referente della co- operativa di comunità “Isola dei Tre Ponti” di Monticelli d’Ongina): “Il nostro obiet- tivo è formare i giovani sulle opportunità che il modello cooperativo offre, portando le nostre esperienze di coopera- tori ai coetanei che intendano sviluppare un progetto d’im- presa”. La coordinatrice Ele- na Marsiglia rappresenta la cooperazione piacentina nel consiglio regionale dei Giova- ni di Confcooperative Emilia Romagna: “Mi impegnerò a portare in consiglio regionale la voce dei giovani coopera- tori piacentini, occupandomi prevalentemente degli ambiti

“formazione” e “sviluppo”,

al fine di sostenere nuovi per- corsi innovativi da suggerire anche al ‘mondo senior’ delle cooperative”.

Insieme a Elena Marsiglia, costituiscono il Gruppo Gio- vani Cooperatori di Piacenza:

Davide Sesenna (che insieme a Marsiglia fa parte della co- operativa “Isola dei tre ponti”

di Isola Serafini), Samuele Bortolotto e Francesco Buo- nocore (referenti della coope- rativa piacentina ‘Brainfarm’), Cristian Sileo e Mirco Dado- mo (rappresentanti ‘L’Arco’, di Piacenza), Arianna Guar- nieri (per ‘Aurora Domus’ di Piacenza), Alessia Cogni e Andreina Moia (di ‘Eureka’, Piacenza), Samuele Risoli (referente della cooperativa

‘Comunità Val Nure’, Ponte dell’Olio) e Gabriele Gioia (‘Magnifica Università Val Nure’ di Farini).

Gruppo Giovani,

Elena Marsiglia

in Consiglio regionale

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Intere famiglie

sfasciate dal covid

È davvero difficile descrivere l’anno che abbiamo vissuto.

Sicuramente è stato un pe- riodo durissimo, sia a livello fisico che psicologico: un’e- sperienza che mi ha segnato profondamente”. In oltre 20 anni di servizio nelle Pubbli- che Assistenze, Paolo Rebec- chi - coordinatore delle tredici organizzazioni provinciali di Anpas, oltre che membro del direttivo regionale e di quel- lo nazionale - ha fronteggiato in prima persona numerose emergenze. Ma, giura, “niente di tutto ciò è paragonabile agli ultimi trecentosessantacinque giorni di pandemia. Ricordo nitidamente lo scorso 23 feb- braio - racconta -, il giorno che per Anpas Piacenza ha coinci- so con l’inizio di un impegno straordinario. Quella sera i nostri volontari allestirono in tempi record, nella zona anti- stante l’ospedale cittadino, il Posto Medico Avanzato che aveva funzione di triage ospe- daliero di Pronto Soccorso: da quel momento non ci siamo mai fermati. Sin da subito -

prosegue - abbiamo dovuto cambiare le nostre modalità d’intervento ed adeguarle al nuovo contesto, stravolgendo i protocolli ordinari ormai con- solidati da anni. Per ragioni di sicurezza, gli equipaggi sono stati ridotti ad un massimo di tre persone; inoltre, anche il percorso formativo è stato completamente ripensato: non potendo più radunare le perso- ne in un’aula abbiamo dovuto organizzarci online”.

NEL 2020 CIRCA 45MILA SERVIZI

Rebecchi ripercorre con la mente i mesi più duri dell’e- mergenza. “Soprattutto nella scorsa primavera - ricorda -, le Pubbliche Assistenze sono state a disposizione di qual- siasi richiesta, ricevendo, al contempo, un grandissimo supporto. Persone, enti ed aziende ci hanno aiutato eco- nomicamente e nelle necessità materiali - come il reperimen- to dei dispositivi di protezione individuale - ma anche a livel- lo morale in tanti ci sono stati

vicino, sommergendoci di let- tere e messaggi di solidarietà”.

Con le sue tredici organiz- zazioni territoriali, nel 2020 Anpas Piacenza ha portato a termine più di 18mila servizi in emergenza e oltre 26mila servizi ordinari, percorrendo in tutto più di un milione e 600mila chilometri sulle stra- de provinciali con la propria flotta che, tra ambulanze, pul- mini, fuoristrada e auto, mette insieme più di cento mezzi. Un dispiego di forze ecceziona- le, che ha visto coinvolti oltre 1500 volontari e una cinquan- tina di dipendenti. Prestando servizio in prima linea, tanti di loro si sono ammalati, altri non ce l’hanno fatta. “Perso- nalmente - confida Rebecchi - non posso non ricordare, anco- ra con le lacrime agli occhi, la scomparsa del dottor Ubertino Testa, ex anestesista e prima- rio all’ospedale di Fiorenzuola D’Arda, da più di 15 anni di- rettore sanitario della Pubbli- ca Assistenza Croce Bianca, punto di riferimento per ogni nostro volontario e per l’asso-

ciazione. Abbiamo perso un uomo di grandissimo valore”.

“INTERE FAMIGLIE SF SCIATE DAL COVID, NON TOLLERO I NEGAZIONI- STI”In un anno di covid, Anpas Piacenza ha saputo riorganiz- zarsi e ridefinire, in relazione al quadro emergenziale, in maniera più strutturata la pro- pria attività operativa. Tanti passi avanti sono stati fatti ma, nonostante ciò, rimane vietato abbassare la guardia.

“Personalmente non credo sia corretto parlare di prima e se- conda ondata - afferma Paolo Rebecchi -. L’andamento della epidemia mi sembra piuttosto abbia avuto, fino ad adesso, un moto di tipo sinusoidale, in cui a picchi più intensi si sono al- ternati momenti di relativa, ma mai totale, tranquillità. Sicura- mente oggi siamo più pronti a gestire quest’emergenza - la sua considerazione -: l’espe- rienza ci ha aiutato a com-

prendere meglio come reagire, oltre a farci acquisire tutta una serie di attenzioni che all’ini- zio, ovviamente, non poteva- no esserci. A livello generale - continua -, i vaccini e il gran numero di persone contagia- te e guarite costituiscono una barriera ulteriore contro il vi- rus; bisogna però capire come evolverà il tema delle varianti, ma soprattutto mi preme che passi un messaggio: l’attenzio- ne nella nostra condotta di vita deve essere ancora massima, perché il contrasto alla diffu- sione del contagio dipende so- prattutto da noi. È un messag- gio duro - ammette Rebecchi -, me ne rendo conto, poiché la voglia di socialità e la necessi- tà di tornare a lavorare, senza il peso delle restrizioni, è tan- ta. Purtroppo, però, non si può ragionare per compartimenti stagni”. Una presa di posizio- ne forte contro atteggiamenti superficiali o, peggio ancora, negazionisti. “Non tollero chi sostiene che il virus non esiste

- rimarca il coordinatore pro- vinciale Anpas -. Sono cose che non concepisco, davvero:

quest’anno abbiamo visto tan- te persone care andarsene, la sofferenza di intere famiglie sfasciate dal covid”.

GLI INSEGNAMENTI DELLA PANDEMIA

In questo drammatico affre- sco, sono pochi, ma preziosi, gli spiragli di luce. “Se mi guardo indietro - riflette Re- becchi -, faccio fatica a trovare qualcosa di positivo nell’anno appena passato. Sicuramente ci sono però degli insegna- menti: abbiamo capito il va- lore e l’importanza di lavorare insieme, mettendo da parte gli interessi particolari. E poi ab- biamo avuto la dimostrazione che in questo mondo ci si vuo- le ancora bene, che sappiamo ancora prenderci cura della gente che soffre, con gesti sen- sibili e umani”.

STORIE DI COVID

Pubbliche Assistenze in prima linea da subito contro l’emergenza pandemia coronavirus

Rebecchi:”Non tollero

i troppi negazionisti”

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6 TERZA ETÀ MOTORI

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Veicoli ibridi: risparmio consumi ed emissioni

L’ibridazione dei comuni veicoli a motore termi- co nasce dall’esigenza dei costruttori di voler in qualche modo ridurre i consumi di carburante e di conseguenza le emissioni inquinanti. E’ noto che i motori termici non brillano sicuramente per efficienza, in particolare in alcuni punti del loro funzionamento, e i loro rendimenti a ma- lapena fanno segnare valori del 35%. Mentre i motori elettrici sono famosi per la loro elevata efficienza, garantiscono rendimenti anche al di sopra del 90%, sono caratterizzati da una curva di coppia massima fin da zero giri motore, non necessitano di trasmissioni e possono facilmen- te funzionare sia da motori che da generatori.

Infatti, se alimentati a energia elettrica questi motori forniscono potenza meccanica, se ali- mentati da energia meccanica (cinetica) fun- zionano da generatori fornendo potenza elet- trica. Ogni qualvolta noi andiamo a frenare una vettura da un certa velocità (che ha quindi accumulato una certa energia cinetica a spe- se di un determinato consumo di carburante) trasformiamo dell’energia cinetica in energia termica (calore) che viene dispersa nei freni.

Quest’ultima caratteristica è esattamente quel- la che ha permesso l’introduzione della frenata rigenerativa nella quale i motori elettrici in fase di rilascio o in fase di frenatura funzionano da generatori andando a ricaricare il pacco batterie con un’energia che altrimenti andrebbe persa.

Considerando il grado di ibridazione si possono

definire tre diversi tipologie di ibrido:

Vetture full hybrid o a ibridazione piena — Questo tipo di vetture ibride adottano il classi- co motore termico, benzina o diesel, uno o più motori elettrici di potenza piuttosto elevata, un impianto elettrico a 400 Volt e batterie di capa- cità tale da consentire alla vettura di percorre qualche chilometro in modalità puramente elet- trica cioè a emissioni zero.

Vetture plug-in hybrid sempre a ibridazione piena

Questo tipo di vetture ibride rispecchia in pieno quelle appena descritte (full hybrid) con la sola differenza che aggiungono una presa di corren- te per la ricarica del pacco batterie tramite rete elettrica (casalinga o colonnina) e un pacco bat- terie di maggiori capacità consentendo in que- sto modo alla vettura ibrida di poter percorrere una distanza maggiore in modalità puramente elettrica cioè a emissioni zero.

Vetture mild hybrid o a ibridazione leggera — Questo tipo di vetture ibride adottano il classico motore termico, benzina o diesel, un motore/ge- neratore elettrico di modesta o ridotta potenza (sostituto del classico alternatore), un impianto elettrico a 48 Volt e batterie agli ioni di litio di minore capacità, separate dal resto dell’impian- to elettrico, che consentono alla vettura limitati percorsi con la sola trazione elettrica.

La tecnologia in aiuto

agli anziani ospiti delle RSA

La popolazione italiana sta velocemente invec- chiando e le case di riposo diventano sempre più necessità per far fronte alla crescente richie- sta di cure. In Italia attualmente sono 190mila le persone ricoverate negli ospizi e strutture socio sanitarie. I dati dicono che oltre 3 su 4 sono donne e 4 su 5 sono persone non autosuf- ficienti. “L’Isolamento sociale è condizione oggettiva di carenza di relazioni con altre persone mentre la solitudine è la discrepanza (indesiderata) tra le relazioni sociali che si han- no e quelle che si vorrebbero avere”. E prima che si facciano facili analisi è bene precisare che “secondo diversi studi e ricerche il senso di solitudine è più frequente tra chi è ricoverato in strutture residenziali rispetto a chi risiede a domicilio”, spiega detto il Giovanni Lamura, direttore del Centro Studi e ricerche economico sociali per l’invecchiamento della Irca Irccs, in- tervenendo al convegno “MySOLI: tecnologie di contrasto alla solitudine. Pratiche e riflessio- ni sugli anziani in case di riposo e rsa”, ripreso da Redattore sociale.

Il dato interessante è che l’Italia è il secon- do Paese al mondo, dopo il Giappone, per numero di anziani rispetto al totale della popolazione.”Questo ci dice che nel nostro pa- ese c’è un calo della natalità ma anche che la speranza di vita è più lunga. Dobbiamo dunque interrogarci su come far fronte all’assistenza di

una popolazione che invecchia”, ha sottolinea- to il professore ponendo mano a un problema reale che investirà sempre di più il bilancio del- lo Stato.

La tecnologia in aiuto degli anziani

Anche perché fino a ora per almeno l’80 per cento dei casi a occuparsi degli anziani sono soprattutto parenti prossimi, coniugi, figlie o figli, altri familiari e in altri casi amici o vicini di casa. “Questo supporto informale e familia- re va aiutato e soluzioni digitali come mySOLI possono essere importanti - spiega Lamura -.

Non devono sostituire gli incontri di persona ma devono servire da integrazione per aiutare il rapporto continuativo tra ospite e famiglie.

Questo è possibile solo se si fa riferimento a informazioni affidabili in un ambiente protetto anche in termini di privacy”.

Insomma la tecnologia può essere un aiuto per gli anziani costretti a vivere dentro strut- ture nelle quali, spesso, non hanno deciso di trasferirsi. Servono però “adeguati investimenti nella formazione digitale sia del personale di cura, sia dei familiari degli anziani in struttu- ra; un’integrazione strutturale delle tecnologie digitali nei servizi offerti agli anziani ed alle loro famiglie, e quindi nella pianificazione del- le risorse (umane, organizzative, finanziarie) da impiegare”, dice Lamura.

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GIARDINAGGIO 7

Orto in casa facile e utile

con le piantine aromatiche

Divertente e comodo coltivare 5 aromatiche in vaso basilico, menta, prezzemolo, salvia e origano

Si parla spesso dell’orto sul balcone come alternativa al classico pezzetto di terra ac- curatamente coltivato, ma chi non ha né un orto, né un ter- razzo e tanto meno un giardi- no, deve davvero rinunciare al piacere di coltivare almeno un po’ del proprio cibo? In realtà non è così. Con qualche strat- tagemma possiamo creare un piccolo orto anche tra le mura di casa, oppure in ufficio. Cer- to, non sarà esattamente come prendersi cura di un orto vero e proprio. Questa attività non ci ricompenserà con il più abbondante dei raccolti, ma coltivare qualche piantina aro- matica e qualche ortaggio sarà comunque un piacere.

L’importante è avere a dispo- sizione una zona della casa che sia abbastanza illuminata.

Scegliamo la stanza più lumi- nosa per posizionare le nostre piantine. Quando possiamo apriamo le finestre per fare

circolare l’aria. E durante la bella stagione, se la struttura della nostra casa lo permette, spostiamo qualche vaso sul davanzale: basilico, salvia e peperoncini faranno la loro fantastica figura

sostituendo i classici fiori.

Il modo più semplice per col- tivare un piccolo orto in casa è quello di trovare uno spazio in cucina per le piante aro- matiche che utilizzate di più come condimento oppure per preparare degli infusi. Potrete coltivare nei vasetti in cuci- na diverse qualità di basilico, il prezzemolo liscio e riccio, l’origano e la maggiorana, una piantina di peperoncino, la salvia, il rosmarino e tutte le piantine aromatiche di piccole dimensioni che preferite.

CINQUE AROMATICHE DA COLTIVARE IN VASO Tra varietà più semplici da col-

tivare in vaso troviamo basili- co, salvia, prezzemolo, menta e origano. Preferite sempre piantine e sementi biologiche al momento dell’acquisto.

Per quanto riguarda il basilico, da tenere a mente che si trat- ta di una pianta annuale: con l’arrivo dei primi freddi con- cluderà il suo ciclo di vita. La salvia è una pianta semprever- de appartenete alla famiglia delle Lamiaceae. La specie più diffusa in orti e giardini è la Salvia officinalis. Questa aromatica ama particolarmen- te l’esposizione al sole e non necessita di eccessive atten- zioni nel momento in cui si decida di coltivarla in vaso.

L’aspetto però a cui è neces- sario badare riguarda le di- mensioni della pianta. Se non si possiede un giardino in cui poterla trasferire e si desidera averla a portata di mano in un vaso sul balcone o sul davan- zale, si dovrà porre attenzione a potare regolarmente i rami in modo che la pianta non cresca eccessivamente.

Coltivare il prezzemolo ri- chiede maggiore pazienza in quanto i tempi di germinazio- ne sono circa quattro o cin- que settimane. Per questo, sia che optate per il prezzemolo comune o per quello riccio dovrete munirvi di terriccio e semenziaio.

La menta invece è una pianta erbacea aromatica ed officina- le. La specie più comune per

usi alimentari ed erboristici è la menta piperita facilmente coltivabile in vaso. La fioritu- ra della menta è estiva e prose- gue fino all’autunno.

Il rosmarino teoricamente ri- chiede semplicemente un cli- ma mite. Coltivarlo in vaso all’interno di una abitazione permetterà di averlo a dispo- sizione per tutto l’anno per i profumi e i sapori della cucina.

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8 CULTURA E SOCIETÀ

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Osare, la ricetta per chi vuole

governare

DALLA PRIMA PAGINA O forse lo sono solo all’ap- parenza poiché forte è la convinzione che lo stereo- tipo del politico piacentino deve rispondere a caratteri- stiche standard da cui non di- scostarsi troppo perché non coglierebbe i favori di una città-territorio molto poco incline alle novità. Non so se sia realmente così e ciascuno dei contendenti (o recitanti la parte) resta convinto di avere la ricetta buona.

Tante volte si è poi verificato che il non avere in tasca una ricetta era il vero jolly vin- cente, ovvero tenere il carro in carreggiata e nulla più. In una parola: ordinaria ammi- nistrazione (o anche meno).

Non credo che sia sufficien- te darsi “una sistemata”.

Occorre ben di più, occorre ben di meglio del cambiarsi d’abito per essere adeguati all’occasione.

In un territorio non esiste solo la città capoluogo. Ci sono decine e decine di co- munità che alimentano i loro singoli sogni e cercano di realizzarli. C’è l’intero territorio alle prese con una trasformazione come quella che stiamo vivendo da anni e soprattutto di fronte a una trasmutazione della realtà a cui ci costringe obtorto collo la pandemia che ha scompa- ginato i tasselli del puzzle, mischiate le carte, creato incertezza totale su salute, lavoro, ambiente, economia.

Ecco, se lo scenario del terri- torio è questo (e credo lo sia) servono scelte chiare, intelli- genti e che soprattutto osino.

Osare. La parola chiave che a Piacenza (a osservare la storia passata e recente) non è mai piaciuta tanto. Come se osare potesse essere sinoni- mo di cattive azioni incapaci di andare a segno.

Può essere esattamente il contrario.

Sono trascorsi decenni ormai anche se nel nostro intimo li consideriamo ancora pochi anni dietro l’angolo (prigio- nieri del vezzo di non voler invecchiare più di tanto).

Parlo degli anni ‘90-2000 in cui si è tentato di superare il dilemma (autobloccante ben più dei masselli stradali) del

“si potrebbe ma non oso”

e si sono costruiti progetti (una cesura fu rappresentata dall’esperienza della giunta Vaciago) per uscire dal gri- gio cortile nel quale siamo ripiombati nel giro di pochi anni.

Il punto è che non si osa ab- bastanza. Il punto è che non ci sono gli argomenti su cui organizzarsi per osare. Il punto è che mancano idee (se

ci sono restano ben nascoste) su cui azzardare progettuali- tà.E quand’anche queste idee ci fossero, come farle cammi- nare? Per le idee ci vogliono gambe capaci di stare al pas- so. Gambe capaci di cimen- tarsi sull’impervio e una vi- sione capace di andare oltre il già noto e il già visto.

Ogni volta che sento affer- mare “dobbiamo prepararci per le amministrative del prossimo anno” mi viene spontanea una domanda e purtroppo è la stessa da qualche manciata di decenni

“Prepararsi per fare cosa?

Organizzarsi per quale pro- getto?

Cercare persone che possano essere in prima fila per quale obiettivo?”

Domande sempre inevase vi- sto che quel salto di qualità di volta in volta promesso resta lo stesso cinque anni dopo, esattamente e sempre di là da venire. Ma niente paura c’è sempre la prossima tornata.

Eh no, ora non più! In que- sti mesi ce lo hanno detto, ripetuto in continuazione che il mondo è cambiato, che i cliché con cui ci siamo cro- giolati fino a qui non reggono più. Ancora una volta questa pandemia (chissà mai se fini- rà) ci dice tante cose a voler- le ascoltare. A volerle capire.

Ma siamo disponibili a ca- pire se capire quei messaggi vuol dire cambiare radical- mente l’approccio consueto?

Ecco la domanda delle do- mande. Che evoca una strut- tura sociale nuova fatta della ricerca di funzioni cambiate:

dal sistema di tanto lavoro a tavolino che si è smateria- lizzato (con buona pace dei grandi edifici direzionali che dominano lo skyline di tante città), a quello dei trasporti (una testa un’auto) che sta fa- cendo acqua da tutte le parti fino al punto centrale di tutto l’impianto umano dei prossi- mi anni: l’importanza della salubrità dell’ambiente in cui viviamo.

Sarebbe bene che un proget- to alla base dell’ambizione di governare una città avesse al centro una riflessione su quello che siamo (stati) e su quello che dovremo diven- tare. Altrimenti sarebbe solo un gesto rituale: ci sono le elezioni, bisogna partecipare e quindi eccoci qua. Non ba- sta. Da dove cominciare? C’è l’imbarazzo della scelta se si volesse osare.

DI ANTONELLA LENTI

Ritorno al cinema con il Premio Cat

Si dice spesso che i giovani d’og- gi, complice la pervasività di una Rete che tutto mette in circolo, ma niente trattiene, siano disa- bituati a pensare; poco inclini a impegnarsi in attività che li chia- mino seriamente in gioco.

Il “Premio Cat”, progetto cultu- rale ed editoriale piacentino di critica cinematografica rivolto ai ragazzi dai 16 ai 25 anni , nato come omaggio all’importante figura di Giulio Cattivelli per il ventennale dalla morte, ci dimo- stra chiaramente che così non è : molti giovani vogliono essere protagonisti del proprio presente e costruttori proprio futuro.

Il “Premio Cat” ha da poco su- perato la sua quarta edizione e quest’anno, per la prima volta, si può tenere tra le mani in tutto il suo sviluppo, seppur in tiratura limitata: ha la forma ibrida tra li- bro celebrativo e catalogo da con- sultazione che la ventiquattrenne Francesca Imbesi, grafica di pro- fessione e associata di Cinema- niaci Piacenza, ha impaginato con cura fin dalla morbida copertina, accostando sapientemente - tra un’edizione e l’altra- illustrazioni e testi e avvalendosi del prezioso aiuto dei collaboratori Cinema-

niaci.

È stata una bella sfida riuscire a collegare tutti i pezzi del puzzle di un lavoro durato 4 anni, tra articoli di giornale, recensioni premiate, immagini e stralci di workshop, ma alla fine ci siamo riusciti”- racconta Francesca, feli- ce per il suo primo libro mandato in stampa-.

Già da queste parole si intuisce come quel volume di 124 pagine dischiuda un mondo ampio di vite, fatiche, di bellezza e di emozioni, tutto da scoprire: un universo che vive innanzitutto dell’intuizione e dell’impegno costante di Piero

Verani, presidente Cinemaci Pia- cenza e ideatore del concorso Cat.

“Abbiamo deciso di fissare in un libro la bellezza e lo sforzo di questi quattro anni perché possa- no rimanere nel tempo,sperando di portarli avanti”- dice lui-.

È infatti Verani, come lui stesso spiega nel libro, che ”si innamo- ra del cinema fin da giovanissimo guardando in sala Iris “Rocco e i suoi fratelli”, Il Gattopardo e Il Vangelo secondo Matteo in una rassegna dedicata proprio a Giu- lio Cattivelli”, critico cinema- tografico di riferimento locale e nazionale che il ragazzo conosce

sia attraverso i giornali sia, poi, tramite “Al cinema con Cat” (edi- zione Berti): volume curato da Stefano Pareti e Mauro Molinaro- li nel quale molti validi colleghi di Cattivelli l’hanno ricordato con ammirazione.

Dalla passione per il cinema e dall’importanza di Cattivelli per Piacenza nasce quindi la scom- messa del presidente di Cinema- niaci: istituire un concorso e pre- mi di critica qualificati in ricordo del Cat, rivolti alle giovani gene- razioni; non solo per imparare a scrivere recensioni di film e ma- gari farne un mestiere, ma anche per acquisire un pensiero critico autonomo favorito da percorsi di approfondimento tematico con esperti di settore. Un progetto sostenuto con la collaborazione attiva del liceo Gioia e con quel- la dell’editoriale Libertà e della Fondazione Piacenza e Vigevano;

oltre che grazie all’insostituibile contributo degli altri associati Ci- nemaniaci.

INVITIAMO IL LETTORE A COMPLETARE LA LETTU- RA SUL SITO corriere padano.

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