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1 P E N S I E R I N I 4

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Academic year: 2022

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P E N S I E R I N I

Settembre 2020 Ideatore

Ugo Coppari Progetto grafico

Valerio Compagnone Traduzioni

Katy Svec Audioletture

Silvia del Principe

Si ringraziano: Linda Riolo, Enrico Serena,

Francesca de Luca, Daniel Bellissimo, Carmelo Averna, Paola Pallini, Anna Holt, Cristiana Furlan, Delia Malgari, Clara Timitilli, Sara Bertucci, Ilaria Capatti,

Beatrice Rallo, Linda Cattelan, Lucrezia Amendolara, Paola Minieri, Roberta Barazza, Tommaso Manuali, Erika Zedda, Justine Strube, Susanne Hecht,

Vincenzo Todisco, Paolo Balboni, Stefania Spina, Barbara Lachi, Ayumi Makita, Fabrizio Scrivano, Emiliano Poddii,

Davide W. Pairone, Josè Nestola.

www.italstudio.nl

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Due anni fa nasceva Pensierini. Nel settembre del 2018 abbiamo pubblicato il primo

racconto nel nostro blog. L’idea era quella di far raccontare il mondo con gli occhi di chi lo viveva in prima persona. Gli studenti stranieri avrebbero così imparato l’italiano attraverso la scrittura, permettendo ai lettori italiani di conoscere il mondo più da vicino.

Poi, nel 2019, è nata la rivista, Pensierini Magazine, grazie a una campagna di

crowdfunding con cui in tanti hanno mostrato di credere nel nostro progetto: studenti,

autori e lettori che sono poi diventati parte integrante della nostra comunità, questa grande classe diffusa. In questo numero troverete 30 testi scritti da 30 studenti, due dei quali – Tim e Irene - hanno scelto di

2 years ago the Pensierini project was born.

In September 2018 we published the very first story on our blog. The idea was to have people describe the world as they lived it. In this way, our foreign students would learn Italian through writing, while giving our Italian readers a glimpse of the world through their eyes.

Then in 2019 we created the Pensierini Magazine, thanks to a crowd-funding

campaign, where so many individuals shared their belief in our project: students, writers, and readers, who have since become an integral part of our community, our far-flung classroom. In this issue you will find 30 essays written by 30 different students, two of whom – Tim and Irene – have chosen to

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proporre riflessioni metalinguistiche. Prosegue la rubrica "In fondo in fondo", dove sono

elencate nuove espressioni tipiche del parlato, raccolte sul campo da Parry.

Le novità di quest’anno, invece, sono due. La prima riguarda l’avvio delle lezioni di italiano online, che permettono agli studenti di

sviluppare la loro competenza comunicativa in italiano, di approfondire la conoscenza della grammatica per via induttiva e di arricchire il lessico attraverso letture di testi estratti da quotidiani, riviste, libri e dal nostro blog.

La seconda novità ha a che fare con un progetto didattico e letterario molto

ambizioso, una classe di traduzione riunita su Google Classroom (pp. 7 - 12) in cui una trentina degli studenti più volenterosi è stata invitata a tradurre i racconti di una mia

raccolta, intitolata "Come si dice"; 25 racconti, tradotti in 10 lingue, che parlano della loro vita o delle storie che mi hanno raccontato durante le nostre lezioni, e di cui ne presentiamo un estratto in questo numero, rimandandone la pubblicazione integrale al prossimo anno.

share some metalinguistic reflections. The column In fondo in fondo continues with a list of typical spoken expressions, collected in the field by Parry.

There are however two new pieces of news this year. The first concerns the start of online Italian lessons, which will allow students to develop their communicative skills, to inductively deepen their knowledge of grammar, and to enrich their vocabulary through articles taken from newspapers, magazines, books, and our blog.

The second piece of news has to do with an ambitious educational and literary project, a translation class to be held on Google

Classroom, in which roughly thirty of my most eager students have been invited to translate the stories from one of my collections, called Come si dice; 25 stories, translated into 10 languages, that talk about their lives or the stories they have told me during our lessons together, of which we will be presenting

a short excerpt in this issue, with the full publication to come next year.

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Nel 2021 sarà la volta del festival Pensierini, durante il quale gli studenti si ritroveranno nelle Marche, per seguire corsi itineranti di italiano. In una settimana dedicata

all’apprendimento della lingua italiana e alla meraviglia (in latino stupor), affronteremo un viaggio attraverso le peculiarità di questa regione, scelta di recente da Lonely Planet come una delle dieci migliori regioni da visitare nel mondo. A Fabriano faremo con le nostre mani la carta su cui prenderemo gli appunti di viaggio; a Genga scenderemo nelle Grotte di Frasassi e scopriremo chiese, tempi e monasteri immersi nella natura;

a Jesi - città natale di Federico II di Svevia (anche detto stupor mundi), noto per il suo contributo alla nascita della lingua italiana – impareremo a conoscere uno dei migliori vini italiani, il Verdicchio, e impareremo a cucinare i piatti tipici della zona; a Sirolo potremo ammirare uno dei tratti di mare più belli dell’Adriatico. Il tutto facendo lezioni di italiano in spazi diffusi e metodi sperimentali.

Se è vero che il mondo continua a essere afflitto da problemi che ci mettono a dura prova, noi di Pensierini proviamo a mostrarlo da diverse angolature, mettendo in connessione persone lontane tra loro e soffermandoci sulla bellezza che ogni lingua sa esprimere a suo modo, e che qui lasciamo trasudare nell’italiano.

Ugo Coppari

In 2021 will we celebrate the Pensierini

Festival, during which students will be invited to Le Marche to take part in a traveling Italian class. In a week dedicated to studying the splendor of the Italian language and the magnificence of its countryside, we will undertake a journey through the hidden features of a region that the world is just starting to get to know and love: Le Marche, named one of the top 10 regions in the world to visit in 2020 by Lonely Planet. In Fabriano we will hand make the paper for our journals;

in Genga we will descend into the depths of the Frasassi Caves, and explore churches, temples, and monasteries nestled into the landscape; in Jesi, the birthplace of the Holy Roman Emperor Frederick II (named a wonder of the world) known for his contributions to the creation of the Italian language, we will learn to cook the typical dishes of the region; in Sirolo, we will enjoy one of the most beautiful coastlines on the Adriatic. And of course we will have innovative Italian lessons spread throughout this gorgeous scenery.

If it is true that the world will continue to be plagued by these times that are putting us to the test, we at Pensierini will try to show it from a different angle, connecting people from across the globe and focusing on the beauty that every language expresses in its own way, and that here we give voice to in Italian.

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Estate

Guy, Campi di grano Dora, Azzurro

Mercedes, Sole e caldo Elizabeth, Una pesca Nahide, Mar Egeo

David, Un’estate particolare Klaus, Le quattro stagioni Karina, Le accezioni dell’estate Mathieu, Troppo caldo

Nursen, Mare

Tatsuki, Fuoco e ghiaccio Sofia, Fengshui

Camila, L’italia dei sogni Antonio, La misura del tempo Jan, Casa di riposo

Lucia, Terra di nessuno

14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29

30 32 33 34 36 37 38

40 41 43 44 45

46 53 55

Libertà

Kehinde, Passato remoto

Soumaila, Non avrei mai pensato Maria, Il sogno americano

Jim, Privilegio bianco Patrick, New York

Ramalha, Quaranta giorni Iain, Quale futuro

Chi sei

Aliou Mar Diego Josè Leila

Parole magiche Approfondimenti

Tim, Una lingua in tilt Irene, In altre parole

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che diventano farina, farina che si fa pane e pasta, pane e pasta che danno sostentamento al corpo. Tornando verso casa abbiamo anche ritrovato la carcassa di un serpente che qualche giorno prima era strisciato a pochi passi dai piedi di mia figlia. C’è un serpente, mi sono detto quel giorno, azione reazione, e prendi tua figlia al volo e la porti via dal pericolo. Riconoscere l’odore di un finocchio, riconoscere la

commestibilità del grano, evitare il morso di un serpente.

È così, che in questi giorni e in queste notti, mentre scendo in cucina a mangiare una pesca di notte, questi giorni di caldo afoso e pandemia, sì, è il 2020, solo in questo periodo capisco cosa significhi fare arte, questo stare in ascolto del mondo. Perché uno pensa che significhi esprimere quanto si prova, bella questa poesia, bello questo quadro, bello questo video, e invece è

piuttosto riconoscersi parte integrante di un tutto più grande, uno stare con la testa fuori dall’acqua per riconoscere l’odore di un erba selvatica: zero google, solo naso, software incorporato.

Me lo ero dimenticato.

I

n apnea. È come se avessi tirato fuori la testa dall’acqua dopo un tempo indefinito, immersi come siamo nelle incombenze del quotidiano. Una

costante rendicontazione sul da farsi. I soldi, sapere come trovarli e come spenderli. Le persone, come prendersene cura. Il tempo, come non buttarlo. E poi il lavoro e tutto quello che si porta dietro. E intanto i

capelli ingrigiscono, le energie calano e noi scoloriamo nello sfondo.

Poi, giorni fa, mentre camminavo lungo una strada di campagna, mi sono chiesto se avrei potuto raccogliere il finocchio selvatico che cresceva lungo un dirupo, come avrei fatto a riconoscerlo. Da tempo mi dico di farci un liquore, me lo aveva insegnato un coinquilino, si chiamava Carlo, studiava medicina, a volte studiava tutta la notte:

lo immergi per un paio di giorni nell’alcol puro e via. E mentre me ne stavo lì a

pensare a come avrei potuto riconoscerlo, ho allungato una mano per raccoglierne un rametto e l’ho annusato. Un profumo stridulo: sì, è finocchio. Bastava annusarlo.

E poco più in là un campo di grano, un mare di spighe mosse dal vento, spighe

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Estar en el mundo

E

n apnea, como si hubiese retirado la cabeza fuera del agua después de un tiempo indefinido, inmersos como estamos en las tareas

cotidianas. Una notificación sobre lo que tenemos que hacer. El dinero, saber cómo encontrarlo y cómo gastarlo. Las personas, cómo cuidarlas. El tiempo, cómo no tirarlo.

Y luego el trabajo y todo aquello que hay detrás. En tanto los cabellos se vuelven grises, las energías bajan y nos decoloramos en el fondo.

Luego, hace días, mientras caminaba a través de una calle rural, me pregunté si habría podido recoger el hinojo selvático que crecía a lo largo de un acantilado, cómo habría hecho al reconocerlo. Desde hace tiempo, me digo a mi mismo que haga un licor, me lo había enseñado un compañero de habitación, se llamaba Carlo, estudiaba medicina, algunas veces estudiaba toda la noche: lo sumerges por un par de días en el alcohol puro y listo.

Y mientras me quedaba allí a pensar cómo habría podido reconocerlo, estiré una mano para recoger un ramo y olerlo. Un perfume fuerte: sí, es hinojo. Bastaba olerlo. Y un

poco más allá, un campo de grano, un mar de mazorcas movidas por el viento, mazorcas que se vuelven harina, harina que se hace pan y pasta, pan y pasta que dan sustento al cuerpo. Regresando a casa encontramos también el cuerpo de una serpiente que hace algunos días se arrastraba a pocos pasos de los pies de mi hija. Hay una serpiente, me dije ese día, acción y reacción, tomas a tu hija y la sacas del peligro. Reconocer el olor de un hinojo, reconocer lo comestible del grano, evitar la mordedura de una serpiente.

Y así, que en estos días y estas noches, mientras bajo a la cocina a comer un durazno, estos días de calor sofocante y

pandemia, sí, es el 2020, solo en este periodo entiendo qué significa hacer arte, estar en escucha del mundo. Porque uno piensa que significa expresar cuanto se siente, hermosa ésta poesía, hermoso éste cuadro, hermoso éste vídeo, y en cambio es más bien reconocerse parte integral de un todo más grande,uno está con la cabeza fuera del agua para reconocer el olor de una hierba selvática: cero Google, solo nariz, software incorporado.

Me lo había olvidado.

(9)

E

m apneia. É como se eu houvesse tirado a cabeça fora d’água depois de um tempo indefinido, imersos que estamos nas incumbências quotidianas. Uma constante prestação de contas a fazer. O dinheiro, saber como ganhá-lo e como gastá-lo. As pessoas, como cuidá-las. O tempo, como não desperdiçá-lo.

E então, o trabalho e tudo que ele traz. E, enquanto isso, os cabelos ficam grisalhos, as energias diminuem e nós nos esmaecemos ao fundo.

Há alguns dias, enquanto caminhava ao longo de uma estrada no campo, perguntei- me se poderia colher a erva-doce silvestre que crescia ao longo de uma ribanceira, como faria para reconhecê-la. Há algum tempo quero fazer um licor que me havia ensinado um colega de moradia que se chamava

Carlo, estudava Medicina e às vezes estudava a noite toda: basta imergi-lo por uns dias em álcool puro e pronto. Enquanto estava ali pensando em como poderia reconhecê-lo, estiquei a mão para colher um raminho e o cheirei. Um perfume penetrante: sim, é erva- doce. Bastava cheirá-la

E, pouco além, um campo de cereais, um

mar de espigas dançando ao vento, espigas que se tornarão farinha, da qual se faz pão e pasta que, por sua vez, dão sustento ao corpo. Voltando para casa também reencontramos a carcaça de uma serpente que alguns dias antes rastejara a poucos passos dos pés da minha filha. É uma serpente, disse a mim mesmo naquele dia, ação e reação, e peguei minha filha voando e a removi do perigo. Reconhecer o aroma da erva-doce, reconhecer um cereal comestível, evitar a picada de uma serpente.

É assim, que nestes dias e noites, enquanto desço para a cozinha para comer um

pêssego à noite, nestes dias de calor abafado e pandemia, sim, é 2020, somente neste período compreendo o que significa fazer arte, estar na escuta do mundo. Porque pensa-se o que significa exprimir aquilo que se experimenta, bela esta poesia, belo este quadro, belo este vídeo, ao invés de se reconhecer como parte integrante de um todo maior, estar com a cabeça fora d’água para reconhecer o aroma de uma erva

silvestre: nada de Google, somente nariz, software incorporado.

Eu tinha esquecido.

(10)

Μένω στον κόσ ο

Μ

ε κο ένη την ανάσα Σαν να έχει τραβηχτεί το κεφάλι α ό το νερό ετά α ό μμ . π μ π αόριστο χρόνο βυθισ ένοι καθώς εί αστε στα καθήκοντά της καθη ερινής ζωής , μ μ μ . Μια αδιάκο η λογοδοσία για το τι ρέ ει να γίνει Τα χρή ατα γνωρίζω ως να τα π π π . μ , π βρω και ως να τα ξοδέψω Τους ανθρώ ους ως να τους φροντίσω Τον χρόνο π . π π . , π μ . μ , μ . ως να ην τον ξοδέψω Και ετά η εργασία και όλα όσα φέρνει αζί της Και εν το μ μ , μ μ εταξύ τα αλλιά γίνονται γκρι η ενέργεια ελαττώνεται και ε είς ξεθωριαζου ε στο φόντο .

Τότε ριν α ό έρες ενώ ερ ατούσα κατά ήκος ενός ε αρχιοτικου δρό ου , π π μ , π π μ π μ αναρωτηθηκα αν θα ορούσα να είχα αζέψει τον άγριο άραθο ου εγάλωνε μπ μ μ π μ κατά ήκος ενός γκρε ού ως θα ορούσα να τον έχω αναγνωρίσει Εδώ και μ μ , π μπ . καιρό λέω στον εαυτό ου να ας φτιάξει λικέρ ένας συγκάτοικος ου ου το είχε μ μ , μ μ μ , , π , μ μ : άθει τον έλεγαν Κάρλο σ ούδαζε ιατρική ερικές φορές ελετούσε όλη τη νύχτα τον ουλιαζεις τον άραθο για ερικές έρες σε καθαρό οινό νευ α και τέλος Και μ μ μ μ π μ . ενώ στεκο ουν εκεί να σκεφτώ ως θα ορούσα να τον αναγνωρίσω ά λωσα το μ π μπ , π χέρι για να κόψω

ένα κλαδάκι και το ύρισα Ένα άρω α δια εραστικό ναι είναι μ . μ π : , μ . μ . άραθο Αρκούσε να το υρίσω Και λίγο ιο έρα ένα χωράφι σιταριού ια θάλασσα α ό στάχυα ου

κινείται α ό π π , μ π π π τον άνε ο στάχυα ου γίνονται αλεύρι αλεύρι ου ετατρέ εται σε ψω ί και μ , π , π μ π μ ζυ αρικά ψω ί και ζυ αρικά ου στηρίζουν το σώ α Ε ιστρέφοντας στο σ ίτι μ , μ μ π μ . π π βρήκα ε ε ίσης το κουφάρι ενός φιδιού ου λίγες έρες νωρίτερα είχε συρθεί μ π π μ μ μ π π μ . π , π μ ερικά βή ατα α ό τα όδια της κόρης ου Υ άρχει ένα φίδι εί α στον εαυτό ου εκείνη τη έρα δράση αντίδραση και σηκώνεις την κόρη σου ψηλά και την μ , α ο ακρύνεις α ό τον κίνδυνο Αναγνωρίζω την υρωδιά του άραθου π μ π . μ μ , αναγνωρίζω την βρωσι οτητα του σίτου α οφεύγω το δάγκω α ενός φιδιού μ , π μ .

Έτσι είναι αυτές τις έρες και αυτές τις

νύχτες ενώ ηγαίνω στην κουζίνα για να , μ , π φάω την νυχτερινή ψαριά αυτές τις έρες της α ο νικτικης ζέστης και ανδη ίας , μ π π π μ , ναι είναι το όνο αυτήν την ερίοδο καταλαβαίνω τι ση αίνει να κάνω τέχνη , 2020, μ π μ , να αφουγκραζο αι τον κόσ ο Γιατί ιστεύει κανείς ότι ση αίνει να εκφράζει ως μ μ . π μ π αισθάνεται ό ορφο αυτό το οίη α ό ορφο αυτό το κάδρο ό ορφο αυτό το , μ π μ , μ , μ βιντεο και αντίθετα είναι άλλον να αναγνωρίζεις τον εαυτό σου ως έρος ενός , μ μ μ , π π μ μ π εγαλύτερου συνόλου κά οιος ου ένει ε το κεφάλι έξω α ό το νερό για να αναγνωρίσει την υρωδιά ενός άγριου βοτάνου Καθόλου όνο ύτη μ . google, μ μ , ενσω ατω ένο λογισ ικό μ μ μ . Το είχα ξεχάσει

(11)

A

pnea. It is as if I had lifted my head out of water after a some time. We are all immersed in our everyday tasks, constantly having to give an account of ourselves.

Money – knowing how to make it and how to spend it; people – how we relate to them;

time and how not to waste it. Then there’s work and all it brings with it. All this while our hair becomes greyer, our energy drains away and we fade into the background.

Then, a few days ago, while I was walking along a country lane, I found myself asking if I could pick some of the wild fennel

growing along the bank, and even whether I could recognise it. For some time I have been thinking of brewing a liqueur. A neighbour, Carlo, had taught me how. He was a medical student, and at times used to study the whole night through. He immersed the fennel in pure alcohol for a couple of days - and there it was!

While I stood there wondering how I would recognise fennel I stretched out my hand, broke off a bunch and sniffed it.

A pungent smell: oh yes, this was fennel!

Sniffing was enough. Then a little later in a wheatfield there was a sea of stalks blown

by the wind: stalks which become flour, flour which becomes bread and pasta, bread and pasta which give nourishment to the body. Turning towards home we found the remains of a snake which a few days before had been slithering around near my daughter’s feet. Reacting immediately that day, I said to myself ‘It’s a snake!

Grab your daughter and get her out of danger!’. To recognise the scent of fennel, the nourishing properties of wheat and avoiding a snakebite.

This is how it is in these days and nights, when I go down to the kitchen at night to grab a peach, in these these days of sultry heat and the pandemic. Yes, it’s 2020 and it is only now that I understand what creating art means: it means listening to the world. It might be thought that to give expression to everything you feel you need this beautiful poem, that beautiful picture or this beautiful video. But no, it is to see oneself as part of a greater whole, to be with one’s head out of the water so that one can recognise the scent of a wild herb:

no google, only a nose, our own built-in software.

I had forgotten this.

(12)

In dieser Welt leben

A

pnoe – atemlos. Es ist, als hätte ich nach unbestimmter Zeit meinen Kopf aus dem Wasser gezogen, versunken in den alltäglichen Aufgaben. Ständig sich rechtfertigen müssen, was zu tun ist. Das Geld, zu wissen, wie man es sich verdient, und wie man es ausgibt. Menschen, wie man mit diesen umgeht. Zeit, wie man sie nicht vergeudet. Und dann die Arbeit und alles, was damit einhergeht. Und währenddessen werden die Haare grau, die Energie lässt nach und wir verblassen immer mehr im Hintergrund.

Dann, vor einigen Tagen, als ich eine Landstraße entlanglief, fragte ich mich, ob ich den wilden Fenchel, der an einer Klippe wächst, pflücken könnte, ob ich ihn erkennen würde. Schon seit langem sagte ich mir, ich sollte mir einen Likör zubereiten, ein Zimmergenosse hatte mir das beigebracht, er hieß Carlo, er studierte Medizin, manchmal die ganze Nacht lang:

Man taucht ihn für ein paar Tage in reinen Alkohol - und schon kann es losgehen.

Und während ich dort stand und darüber nachdachte, wie ich ihn erkennen könnte, streckte ich meine Hand aus, um einen Zweig davon abzubrechen und roch daran.

Ein schriller Duft. Ja, es war Fenchel. Man musste es nur riechen.

Und etwas weiter auf einem Weizenfeld,

ein Meer von Weizenähren, die vom Wind bewegt werden, Ähren, die zu Mehl werden, Mehl, das zu Brot und Nudeln wird, Brot und Nudeln, die dem Körper Nahrung geben. Als wir nach Hause zurückkehrten, fanden wir auch den Kadaver einer Schlange, die ein paar Tage zuvor ein paar Schritte vor die Füße meiner Tochter gekrochen war. Es gibt eine Schlange, sagte ich mir an diesem Tag, meine Reaktion: zieh‘ deine Tochter sofort weg von der Gefahr. Erkenne den Geruch des Fenchels, erkenne die Genießbarkeit von Getreide, vermeide den Schlangenbiss.

Es ist so, dass in diesen Tagen und

Nächten, während ich nachts in die Küche hinuntergehe, um einen Pfirsich zu essen, in diesen Tagen der schwülen Hitze und der Pandemie, ja, es ist 2020, nur in dieser Zeit verstehe ich, was es bedeutet, als Künstler tätig zu sein, dieses in die Welt hineinhorchen. Man denkt, dass es bedeutet, das auszudrücken, was man fühlt, schön diese Poesie, schön dieses Gemälde, schön dieses Video, aber stattdessen geht es eher darum, sich selbst als integralen Teil eines größeren Ganzen zu erkennen, den Kopf über dem Wassers zu lassen, um den Geruch wilden Grases zu erkennen:

Kein Google, nur die eigene Nase benutzt, einverleibte Software.

Das hatte ich vergessen.

(13)

L

’estate è sempre stata sinonimo di vacanze per me. Mi ricordo le mie estati tra i cinque e i quindici anni. Da piccolo andavo in estate da mio nonno per le vacanze. Era il periodo in cui i campi imbiondivano e i contadini mettevano mano alla falce, per raccogliere il grano, lasciare seccare la paglia e il

fieno da imballare in vista dell’inverno.

Mio nonno aveva un’impresa agricola con delle mietitrici e dei trattori per aiutare i contadini per alleviare il lavoro che prima si faceva a mano. Da bambino mangiavo a bocca aperta di fronte ai mastodonti che erano queste macchine. Andavo con mio nonno nei campi per controllare il lavoro. Di frequente mio nonno faceva

anche qualche chiacchiera con i contadini e durante questo tempo potevo arrampicarmi sulle macchine accanto all’autista. Il rombo del motore non permetteva di parlare con lui ma quella gioia! I figli dei contadini erano spesso sui campi e giocavo con loro nella paglia. Dopo una giornata all’aria

aperta seguiva la doccia e la cena prima di addormentarmi in fretta. E così trascorrevo gran parte delle vacanze. Quando i miei genitori erano in vacanza andavo con loro al mare, sempre nello stesso posto.

In questo tempo non andavano all’estero, restavano in Belgio, nel Mare del Nord. Era anche un momento piacevole. Ho sempre amato il mare. E così sono passate le mie estati. Mio nonno ha smesso di lavorare, due fratelli si sono aggiunti alla famiglia e la vita è cambiata. L’estate è stata sinonimo di vacanze anche se i due mesi sono

diventati tre settimane. L’aereo ha sostituito la mietitrice, nessun agricoltore ma turisti, anch’io. Oggi ho smesso di lavorare e sono pensionato. L’estate non è più sinonimo di vacanza, l’estate è la stagione che preferisco perché posso vivere all’estero, sognare,

leggere, incontrare amici e chiacchierare con loro e dimenticare lentamente i tempi brutti vissuti. Con il sole la vita è più piacevole.

(14)

C

osa significa l’estate per me?

Faccio un respiro profondo, indosso le pinne e comincio a farmi trasportare dall’azzurro del cielo, a sentire sulle mie guance il soffio dolce del vento nel giorno più caldo dell’estate.

Le cose importanti che mi avevano tormentato fino a ieri ora sono gocce di rugiada in rilievo sulla mia pelle accaldata, mentre man mano che la giornata avanza il mio buonumore aumenta. La musica è forte e il mio corpo si scioglie interiormente con ritmi festosi. La notte diventa giorno.

Terrazze,cieli limpidi, mare infinito e un dono di molte albe che creano una tavolozza colorata per sempre nella mia memoria. E di nuovo un cielo stellato. E di nuovo, dall’inizio.

Sapore di mare, sapore di sale, discussioni notturne trasformate in cicatrici di piacere e di nostalgia incise nell’anima. Pelle

che brucia, capelli scossi dal sole, occhi luccicanti, sorrisi che spuntano sulle labbra.

Passeggiate in vicoli pittoreschi, escursioni in nuove strade dentro di me. Ogni

momento è una nuova avventura, un’estate indimenticabile che ricorderò per sempre.

Dora, Nata in Grecia, Vive ad Atene

Azzurro

(15)

V

ivo nella regione centro-costiera del mio Paese, quindi l’estate per me dura tutto l’anno.

L’estate venezuelana significa sole e caldo. Ma per parlare davvero

dell’estate, devo pensare alla mia infanzia, quando le cose non andavano così male nel mio Paese, e durante le vacanze scolastiche l’estate era sinonimo di Cata (una bellissima spiaggia vicino a dove vivo).

L’estate era il nervosismo di percorrere una complicata strada di montagna, per arrivare a un piccolo paese costiero che visitavi

solo una o due volte all’anno, ma che

sentivi tuo. L’estate era quella sensazione di anticipazione nervosa quando i tuoi piedi scalzi toccavano la sabbia calda per la prima

volta nel giorno. L’estate era quel colpo di sole, calore e freschezza che ti riceveva quando entravi in acqua.

L’estate era la sensazione piacevole di fare il bagno con acqua dolce per lavare via la sabbia e l’acqua salata, prima di

iniziare il viaggio di ritorno a casa. L’estate era composta da quell’odore di torta di mais, torta di banane e conserve di cocco appena fatte, che impregnavano tutto il paese dopo le 16:00. L’estate era il freddo contraddittorio della montagna mentre scendevi sulla stessa strada. L’estate era tornare a casa già di notte, con la pelle bruciata dal sole e molto stanca. L’estate era sdraiarsi sul letto, chiudere gli occhi e ascoltare il suono delle onde del mare.

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