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4. Analisi dello stato di fatto

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4.

Analisi dello stato di fatto

4.1.

Inquadramento del contesto

L’Ambito di studio, così come indicato nel concorso bandito dal Comune di Livorno nel 2008, risulta necessariamente caratterizzato dalla posizione all’interno del tessuto urbano. Il complesso industriale ai tempi della sua fondazione (1906) era stato inserito in una zona che ancora poteva considerarsi periferica, caratterizzata per lo più da campi e orti; già pochi anni dopo l’asse viario sul quale insisteva la facciata principale dei primi corpi di fabbrica edificati assunse un’importanza notevole all’interno della viabilità cittadina poiché rappresentava, dopo la realizzazione della nuova stazione ferroviaria, il collegamento diretto tra la Stazione Centrale di Livorno e il centro, nonché la principale via di accesso alla città dalla periferia. Questo viale, identificato ancora oggi dalla passeggiata alberata progettata dal Poccianti, individuato dall’architetto fiorentino quale futuro asse attrezzato di accesso alla città, andava a configurarsi come tale pochi anni dopo l’insediamento della S.I.C.E. con la costruzione, come già detto, della Stazione Centrale (1910), ma soprattutto degli Spedali Riuniti36 (1929). Già a partire dalla prima metà del secolo scorso, di conseguenza, lo stabilimento

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Gli Spedali Riuniti furono costruiti a partire dal 1929 per volontà del gerarca fascista Costanzo Ciano su disegno all’architetto Ghino Venturi. Inaugurari due anni più tardi, alla presenza del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena del Montenegro, l’ospedale è costituito da diversi padiglioni collegati tra loro da un corridoio coperto e disposti simmetricamente intorno ad una corte centrale con giardino, dove si trova la cappella. Di forme architettoniche non particolarmente innovative per il periodo bensì ancora di gusto classicheggiante, il corpo principale è costituito sostanzialmente da un grande blocco su un basamento, trattato alla maniera dei palazzi rinascimentali, e un frontone alla sommità di stampo neoclassico; l'edificio è raccordato alla strada antistante mediante due ali curvilinee, quasi un richiamo all’architettura barocca. Decisamente neoclassico appare l'ingresso al vecchio "Pronto Soccorso", posto su un angolo del lotto e realizzato nelle forme di un tempio circolare sovrastato da una cupola.

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industriale andò a trovarsi inserito in un tessuto fortemente urbanizzato e, successivamente, anche congestionato dal traffico veicolare.

Individuazione dell'area di studio e delle relative emergenze

Relativamente al progetto del Poccianti si ritiene opportuno, vista la minima distanza del primo e l’adiacenza del secondo al lotto oggetto della presente tesi, dare qualche informazione relativamente al fabbricato del Cisternone e al più volte citato in questa tesi Parco del Parterre.

Il Cisternone è il serbatoio costruito nella prima metà del XIX secolo per l’approvvigionamento idrico della città, atto a ricevere, immagazzinare e distribuire le acque sorgive provenienti dall’Acquedotto di Colognole. Il Cisternone è costituito da due corpi di fabbrica: un avancorpo, nel quale trovavano posto l’appartamento dei custodi e altri locali di servizio e la cui facciata costituisce il prospetto principale dell’edificio e un volume a forma di ‘T’, spoglio di ogni qualsivoglia decorazione, che ospitava la cisterna vera e propria. La facciata è scandita da un portico tuscanico, coronato al piano superiore da un terrazzo sul quale si apre la caratteristica semicupola decorata a lacunari. L’edificio è da considerarsi un importante esempio tra le architetture neoclassiche italiane e la sua semicupola è un segno architettonico importante all’interno della città grazie alla forte carica comunicativa: aprendosi verso l’esterno.

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Il Cisternone del Poccianti (Livorno)

La realizzazione del Parco del Parterre risale alla prima metà del XIX secolo e rappresenta elemento imprescindibile del progetto del Poccianti per la sistemazione dell'acquedotto cittadino livornese fino alle fonti di Colognole e del quale fa parte anche la realizzazione del citato Cisternone. Fu su richiesta specifica dell'architetto fiorentino che, successivamente all'entrata in funzione della cisterna-serbatoio, nel 1842, che gli appezzamenti limitrofi al Cisternone appositamente acquistati dal Poccianti, il Granduca di Toscana ne permise la riduzione a uso di pubblico passaggio. La definitiva formazione del giardino, su progetto dello stesso Poccianti, il quale riteneva indispensabile dotare la città di tale spazio verde, risale a pochi anni più tardi, precisamente al 1848. Nato quindi come giardino pubblico fu uno dei primi in Europa ad essere realizzato con queste precise caratteristiche. Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento era il simbolo del "decoro" borghese di Livorno, un luogo della città dove si materializzava una natura, seppur curata, rigogliosa e quasi selvaggia. Ne troviamo una descrizione dal sapore romantico negli scritti di Maria Sandonini Bobbiese:

“[..] una pace patriarcale regna nel Parterre [..] ove ogni rumore della vita cittadina giunge smorzato dai soffici cuscinetti di acacie e di alloro. [..] Pur non essendo immenso, sembra senza confini tanto i suoi limiti sono celati dall’opera sapiente degli architetti e dei giardinieri. [..] I recinti originari erano costituiti da pali incrociati e fissati con grossi chiodi. I vialetti erano coperti di ghiaia e alcuni di essi portavano ad un improvviso fitto di piante;

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altri invece erano maestosi e si affacciavano su radure aperte per i prati e le aiuole (1935, 62)”37.

Il Parco del Parterre fu adibito a giardino zoologico fin dalla seconda metà dell'ottocento. Gli animali in un primo momento di piccola taglia, volatili per di più, erano pochi esemplari e si inserivano nel contesto secondo le regole del giardino romantico. Con il passare del tempo però furono inseriti animali esotici anche di grossa taglia, affollando così il parco, non attrezzato per accogliere i nuovi ospiti con una serie di gabbie, recinti e vasche, nonché di impianti di lavaggio di quest'ultime; l'immagine complessiva del parco e il disegno del giardino, così come erano stati pensati e realizzati dal Poccianti, ne risultarono intimamente trasformati: la preesistente grande vasca dei pesci venne prosciugata e adibita a recinto per gli orsi con una robusta difesa in ferro, i percorsi vennero cambiati frammentando le aree a verde, oltretutto ridotte per l'inserimento delle nuove recinzioni. Alla vigilia della seconda guerra mondiale la condizione degli animali all'interno del Parterre era divenuta talmente critica, vista l'inadeguatezza della struttura, da renderne necessario il trasferimento nel giardino zoologico di Salsomaggiore. Durante la guerra, quando gli americani occuparono il territorio di Livorno, il giardino fu requisito da parte del comando alleato per poi essere abbandonato alla fine del conflitto: il Parterre era oramai ridotto in stato di completo degrado, il giardino una volta florido era oramai privo di vegetazione e disseminato di baracche in cui trovano rifugio i senzatetto. Solo nel 1950 tornò alla sua funzione originaria di giardino pubblico ma il rinverdimento del parco fu eseguito senza tenere conto dell'impianto verde preesistente: il rimaneggiamento fu pressoché totale, sia nelle opere di giardinaggio che negli arredi e la preoccupazione dell'amministrazione pubblica fu rivolta, più che al recupero delle forme originali del giardino, al ripopolamento delle gabbie.

Dagli anni settanta il destino del Parco del Parterre si lega indissolubilmente a quello del vicino complesso industriale della Pirelli: nel 1974, infatti, il PRG di Livorno individua per l’area occupata dalla fabbrica EX S.I.C.E. confinante con il parco del Parterre, la destinazione a verde pubblico e cinque anni più tardi la società Pirelli S.p.A. stipula una convenzione con il Comune per la cessione di 32.000 mq dell’area di sua proprietà. Il progetto di recupero dell'area occupata dal complesso industriale affidato all'architetto Ferrara e descritto nel paragrafo precedente comprendeva la progettazione

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Maria Sandonini Bobbiese, Il Parterre, fa parte di Liburni civitas: rassegna di attività municipale, A.8, n.1 (1935), p. 51-62. Citazione p.62

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di un Parco Pubblico sulla superficie concessa al comune quale estensione del Parterre nonché del restauro del giardino storico. Del progetto di Ferrara relativamente al Parco del Parterre verranno eseguiti solo gli interventi volti a riqualificare le aree a verde, le fontane e le voliere. Non sono stati realizzate la ludoteca, né la "fattoria degli animali". Relativamente a questi facciamo presente che sono rimasti solo alcuni esemplari di volatili, oche e anatre nella vasca e il pavone, che si aggira solitario nel recinto appositamente coperto da una rete.

L'ingresso al Parterre oggi Parco Pertini

Relativamente alle modalità di accesso al complesso EX PIRELLI, la cui area non coperta abbiamo visto essere andata a costituire, insieme con l'area del vicino giardino Parterre, il Parco Pertini -polmone verde e parco urbano principale di riferimento per i quartieri settentrionali della città di Livorno- è evidente che siano da preferire mezzi alternativi all'auto privata. Questo perché l'unico parcheggio disponibile è quello in prossimità dell'ingresso al Parco Pertini dall'area di sosta posta al termine di Via della Meridiana e in corrispondenza quindi dell'ingresso alle strutture dell'ospedale della città. D'altra parte l'ingresso all'area ex Pirelli è possibile anche dal Viale Carducci, attraversando quindi il giardino una volta del Parterre. Si tratta di una strada sì congestionata dal traffico veicolare ma ancora caratterizzata da un'importante alberatura -si tratta di quella prevista dal Poccianti- che crea due controviali; nella viabilità protetta adiacente al parco è un comodo percorso ciclopedonale che permette agli abitanti delle aree limitrofe di raggiungere il Parco Pertini a piedi o in bicicletta. La zona inoltre è facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici che collegano il centro alla stazione e ai quartieri nord (linea urbana ad alta percorrenza ATL n.° 1).

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4.2.

Descrizione dello stato di fatto

Del complesso EX PIRELLI sono oggi superstiti, in conseguenza delle demolizioni degli anni '80, il fabbricato ospitante in origine gli uffici e gli spazi di rappresentanza, alcuni piccoli edifici posti in prossimità del perimetro del lotto rivolto verso il Viale Carducci e i fabbricati prettamente dedicati alla lavorazione industriale e oggetti del concorso più volte citato e riportato in Appendice.

La palazzina e i manufatti perimetrali descritti sono perfettamente conservati e in uso: come già detto nel capitolo precedente la prima è sede della scuola secondaria di primo grado “Giuseppe Mazzini" mentre i piccoli fabbricati ospitano spazi destinati ad associazioni di volontariato.

La consistenza facente parte del progetto di riqualificazione, la stessa presa in esame nel progetto Ferrara del 1984 e già descritto, comprende:

Planimetria dello stato di fatto: edifici oggetto del concorso

- un primo capannone parallelo al Viale Carducci e costruito in aderenza alla palazzina di cui sopra su un unico livello: costituito da tre navate coperte con tetto a capanna si sviluppa in senso longitudinale e rappresenta il limite settentrionale all'area del Parco occupata oggi dall'Arena (1);

- un edificio sviluppato in altezza su due livelli, avendo tuttavia all'interno un unico piano, affiancato al capannone precedente sul lato meridionale dalla parte di Via della Meridiana (2);

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- un edificio a modulo triplo in altezza accanto al precedente (3);

- un accesso carrabile coperto con un tetto a doppia falda e al momento inutilizzabile perché interdetto e chiuso a mezzo di due cancelli sul lato di Via della Meridiana e dalla parte del parco (4);

- il secondo capannone affiancato al passaggio carrabile: anch'esso sviluppato in altezza su un unico modulo è costituito da nove campate che si ripetono in senso trasversale prolungandosi fino al parcheggio presso l'entrata dell'ospedale (5);

- una torre serbatoio in evidente stato di degrado strutturale speculare alla "L" costituita dagli edifici elencati rispetto all'Arena del Ferrara (6);

- tutta l'area non coperta, oggi occupata dall'Arena e in evidente stato di degrado: la vegetazione ha invaso i correnti che formano il disegno geometrico a quadri della stessa (7).

La tesi prenderà in esame in particolare il recupero del capannone sviluppato parallelamente a Via della Meridiana e l'adiacente passaggio carrabile, nonché tutta l'area compresa tra i fabbricati e facente parte del lotto su cui insisteva in origine lo stabilimento industriale.

Planimetria dello stato attuale: oggetto della tesi

Lo stato degli edifici elencati, così come sarà evidente nel rilievo architettonico e fotografico, è di forte degrado, tanto che gli stessi sono transennati per motivi di sicurezza dal 1994; per quanto riguarda un'analisi più approfondita sullo stato delle strutture si rimanda al § 7.

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4.3.

Rilievo architettonico e fotografico

Sulla base dei disegni del rilievo geometrico fornito dal Comune di Livorno in occasione del concorso del 2008 (cfr Appendice) è stato effettuato il rilievo architettonico dell'edificio oggetto della tesi, controllando sul posto le dimensioni effettive con gli strumenti canonici del rilievo geometrico. Di seguito si riportano a titolo indicativo, vista la scala ridotta, le immagini dei disegni realizzati dello stato attuale dell'area. In calce alcuni scatti del rilievo fotografico eseguito nei diversi sopralluoghi necessari alle operazioni di rilievo geometrico e alla conoscenza sul campo dell'oggetto di studio.

Stato attuale: planimetria

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Stato attuale: prospetto est

Stato attuale: pianta

Stato attuale: sezione longitudinale

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