Metodologia di studio
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Capitolo 2
Metodologia di studio
1. Il quadro concettuale: terminologia e metodo
L’eccellente conservazione dei reperti e delle loro superfici ha permesso di condurre un’indagine delle differenti caratteristiche a vari gradi di osservazione, a partire dall’occhio nudo, allo stereo microscopio fino al metallografico qualora non si fosse certi della natura delle tracce. I reperti sono stati oggetto di una schedatura di base effettuata utilizzando…con l’attribuzione di un numero progressivo che parte dal n.1. Sulla scheda sono stati riportati oltre ai dati archeologici (anno di scavo, taglio e quadrato), il tipo di materia prima, l’elemento anatomico e taxon di appartenenza, la tipologia del reperto, le misure e le tracce afferibili al débitage, al façonnage, al ravvivamento. L’analisi si è svolta in molteplici tappe. Si è cominciato lo studio attraverso la determinazione anatomica dei supporti e l’attribuzione dei singoli manufatti a delle categorie di prodotto via via sempre piu’ dettagliate. Lo studio è proseguito con un’analisi morfometrica dei pezzi e con una valutazione dello stato di preservazione dei manufatti, stato da cui dipendono la quantità e la qualità delle informazioni raccolte. Ciò ha interessato in un primo momento la loro frammentazione, in seguito è stato valutato lo stato di conservazione delle superfici. Lo studio tecnologico stricto sensu allora è potuto cominciare. Si è potuto tentare di identificare le modalità di débitage e di façonnage impiegate per la loro realizzazione. Per i manufatti trasformati si è cercato di individuare gli obbiettivi tecnici del façonnage a partire dalla restituzione morfologica dei supporti d’origine. Queste differenti tappe di analisi sono risultate necessarie per riunire tutte le informazioni necessarie all’identificazione delle scelte tecniche ed economiche effettuate per la realizzazione degli strumenti.
1. Acquisizione, proprietà ed identificazione delle materie prime
L’animale costituisce un indicatore economico, culturale e tecnico, pertanto, l’approccio incrociato delle specie consumate e di quelle selezionate per l’industria, consente di riconoscere ciò che deriva da uno sfruttamento faunistico usuale da ciò che rileva un’elaborazione eccezionale (Sidéra, 2012). Infatti, bisogna tener conto che “l’examen comprend l’ensemble du traitement des faunes que l’on entend comme un sous-système de l’économie de subsistance dans lequel est contenue la chaîne entière de production
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2 animale, depuis les objectifs de l’utilisation des bêtes in vivo jusqu’à la mise en valeur des produits potentiels qu’elles offrent à titre post mortem” (Sidéra, 1991).
Le materie prime animali trasformate rinvenute A Colle Santo Stefano sono: conchiglia, osso, dente e palco.
1.1. L’osso
È costituito da un insieme di più tessuti : il tessuto osseo, il periostio, la cartilagine ed il midollo osseo. Il primo è composto da una sostanza fondamentale, fibre collagene e cellule. La mineralizzazione della sua sostanza fondamentale conferisce all’osso rigidità e ne determina il suo valore meccanico (Averbouh 2000). Le fibre collagene, all’interno della sostanza fondamentale, costituiscono circa un terzo della struttura ossea. Le cellule ossee (osteociti) sono disposte, nella maggior parte dei casi, nelle lamelle ossee o nel loro spessore. Si possono distinguere tre categorie di tessuti ossei : il tessuto cartilagineo, il tessuto osseo periostio ed il tessuto osseo di havers, che rimpiazza progressivamente, attraverso ossificazione secondaria, il tessuto periostio. Del tessuto di havers, che possiede un valore meccanico importante e forma la maggior parte dell’osso, si riconoscono il tessuto compatto, a forte valore meccanico, ed il tessuto spugnoso, di aspetto alveolare e poroso. La loro importanza e localizzazione dipendono dall’architettura dei tipi morfologici dell’osso : le ossa lunghe presentano un tessuto compatto lungo il corpo attorno alla cavità midollare, mentre il tessuto spugnoso è localizzato alle estremità. Le ossa allungate, piatte e corte, presentano uno strato superficiale di osso compatto che avvolge uno spesso tessuto spugnoso (Barone 1976).
1.2. Il palco di cervide
È presente unicamente negli esemplari maschi, ad eccezione delle renne, e costituisce una vera e propria formazione ossea temporanea formata da tessuto compatto e spugnoso. Si
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3 formano e cadono su cicli annuali, variando a seconda dello stadio di crescita le proporzioni di tessuto compatto e spugnoso.
1.3. Il dente
I denti dei mammiferi si compongono di : smalto, cemento, dentina e cavità polpare.
3. Le tecniche di fabbricazione
Si dividono in tecniche di débitage e in tecniche di façonnage. Fra le prime, nella collezione di Santo Stefano sono state identificate : la percussione indiretta, la percussione diretta, l’entaillage e la scanalatura. Fra le tecniche di façonnage sono state riconosciute : l’abrasione e la raschiatura.