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IRAN: la sopravvivenza della teocrazia e il delicato equilibrio mediorientale

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Academic year: 2021

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Candidato: Gabriele Bisso

Relatore: Chiar.mo Prof. Maurizio Vernassa

IRAN:

la sopravvivenza della teocrazia e il delicato equilibrio mediorientale

Il presente elaborato ha lo scopo di fornire una fotografia della Repubblica Islamica dell’Iran dalla morte del carismatico ayatollah Ruhollah Khomeyni ai giorni nostri. Dall’ascesa di 'Alì Khamene’i alla carica di Guida Suprema, lo scenario politico della teocrazia entrò in una nuova fase di fermento politico dovuto al dissolversi del romanticismo rivoluzionario e alla necessità di garantire la sopravvivenza del regime. Alla spiritualità si sostituì il calcolo politico di forze coinvolte in una lotta serrata per il controllo degli ingranaggi che vanno a formare il contorto apparato istituzionale che caratterizza la “mullahcrazia”. La struttura di potere della Repubblica Islamica appare infatti indistinta e spesso non è chiaro chi realmente tracci la direzione da prendere. Dal 2002, con la rilevazione del programma di arricchimento dell’uranio, l’Iran ha poi assunto un ruolo di primo piano nel dibattito riguardo il futuro del Medio Oriente e anche in merito a tale questione è riemersa una confusa percezione del fulcro decisionale iraniano.

L’obiettivo è quindi arrivare a capire quali sono le dinamiche insite alla Repubblica Islamica che ne determinano l’agire sia al proprio interno che nell’arena internazionale. Il conflitto tra sovranità divina e sovranità popolare, ad esempio, si riflette nel duello al vertice tra il Rahbar e i presidenti della repubblica che si sono avvicendati nelle ultime due decadi, una competizione finora sempre risolta con il prevalere di un inossidabile Khamene’i. Una dimostrazione di come gli sviluppi degli scontri intestini si ripercuotano poi all’esterno della teocrazia si evince prendendo a riferimento alcuni pilastri della politica estera iraniana, di diretta derivazione dall’era khomeynista, quali l’ostilità agli Stati Uniti d’America e a Israele. L’immutabilità di tali linee è ancora frutto del successo della Guida Suprema, prima sul pragmatico Rafsanjani e poi sul riformista Khatami, inclini a un cauto riavvicinamento con Washington.

Per riuscire a fornire il quadro generale di una realtà complessa quale è quella iraniana si è proceduto con la disamina di singoli aspetti e avvenimenti tramite il vaglio e l’analisi dei contenuti di più pubblicazioni, perlopiù straniere e tra le quali molte di autori iraniani, per riuscire a rilevare più sfaccettature e ricostruire infine una visione d’insieme. Cercando di tracciare il profilo storico dell’Iran, il lavoro cerca quindi di individuare quei meccanismi che ne vanno a delineare una sorta di profilo psicologico e coglierne quella natura razionale che ha permesso al regime degli ayatollah di consolidarsi e divenire un elemento chiave nelle vicende dello scacchiere mediorientale.

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