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CAPITOLO 3: il progetto del centro didattico-interattivo

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 3: il progetto del centro

didattico-interattivo

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3.1 ANALISI DEI CHILDREN’S MUSEUMS

“I giochi dei fanciulli non sono giochi e bisogna giudicarli come le loro azioni più serie”. Già nel 1500 Montaigne pone grande attenzione al gioco, inserito nel 1989 come uno dei diritti inalienabili delle bambine e dei bambini nell’art. 31 della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Il gioco ha origini molto lontane e già nell’antichità i bambini facevano uso di giochi e giocattoli simili a quelli di oggi, creando un senso di continuità che, oltre ad abbattere i millenni e le distanze, cancella differenze di etnia, lingua e contesto storico.

Nel corso dei secoli il gioco e i giocattoli, spesso imitazione della vita reale e delle attività degli adulti, non erano però fini a se stessi, assumendo valori che andavano al di là di quello esclusivamente ludico. Nell’Egitto faraonico per esempio le bambole simboleggiavano l’infanzia delle bambine e l’atto di abbandonarle, dandole in dono alle divinità, indicava il passaggio all’età adulta. Nel Medioevo invece i giocattoli venivano spesso usati per influenzare il bambino, abituandolo a quella che sarà la sua vita futura (ad esempio un futuro prete riceveva piccoli oggetti liturgici, mentre soldatini di piombo, o spade di legno o archi con frecce erano destinati a chi doveva intraprendere la carriera militare).

Un valore educativo viene riconosciuto al gioco già dai pedagogisti del Seicento, quando il filosofo inglese John Locke pone l’attenzione sulla curiosità dei bambini come strumento di apprendimento, e del Settecento, quando Jean Jacques Rousseau sottolinea come il gioco, fonte di gioia, sia il migliore degli stimoli per l’attività del bambino. Questi concetti vengono ripresi dalla pedagogia moderna, che punta l’attenzione sul ruolo fondamentale del gioco nel processo di apprendimento e formazione del bambino.

I bambini giocano spontaneamente, perché provano una sensazione di benessere, ma attraverso il gioco imparano a capire come funzionano le cose e diventano consapevoli delle proprie capacità. I giochi si modificano con lo sviluppo del bambino, ma rimane un aspetto fondamentale in tutte le

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fasce di età, aiutandolo a sperimentare le sue capacità cognitive, a scoprire se stesso e a relazionarsi con gli altri.

È in questo contesto che nascono i Children’s Museums, strutture adeguatamente progettate per l’infanzia, dove i bambini possono imparare attraverso l’esperienza diretta. Il “museo” è un luogo dove si acquisisce il sapere, ma nei Children’s Museums l’apprendimento avviene attraverso il gioco, l’esplorazione e la sperimentazione.

La storia dei Children’s Museums inizia a Brooklyn quando nel 1899 viene fondato il primo museo dedicato unicamente ai bambini, divenendo poi un fenomeno mondiale. Nascono inizialmente grazie a piccole élite, ma è grazie anche al sostegno delle istituzioni locali che si sviluppano, fino a diventare un nuovo genere di istituzione, che garantisce un’ampia gamma di servizi, coinvolgendo insegnanti, educatori e genitori.

Il clima culturale in cui nascono influenza molto lo sviluppo di questa tipologia di musei, in quanto gli Stati Uniti hanno sempre avuto un atteggiamento di apertura nei confronti della cultura. La definizione anglo-sassone “children’s museum”, oltre a ricordare le origini di queste istituzioni, evidenzia anche le potenzialità di questo tipo di musei, limitate invece dall’utilizzo indifferenziato delle due definizioni “Musei per bambini” e “Musei dei bambini”: i primi sono spazi dedicati a mostre, installazioni, laboratori, ecc realizzati per i bambini, mentre i secondi accolgono opere varie realizzate dai bambini stessi. La tipologia di museo oggetto di questa tesi tende a unire questi due spazi, proponendo un luogo studiato per il piccolo visitatore, che però non rimane semplice spettatore, ma riveste anzi un ruolo attivo.

Quale sia l’identità dei Children’s Museums continua a essere oggetto di discussione, oltre ad essere soggetta a successive ridefinizioni. I Children’s

Museums possono assumere declinazioni diverse, concentrandosi più

sull’arte o sulla scienza, ma devono sempre mantenere al centro della loro missione il bambino e devono essere flessibili e creativi per adattarsi alle esigenze del suo pubblico. Oltre a questa caratteristica, ciò che accumuna i vari Children’s Museums è la loro unicità, in quanto ogni museo ospita

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collezioni ed exhibit allestiti in modi differenti, mostrando spesso legami con il luogo e il contesto sociale in cui nascono.

Ma il Children’s Museum può essere considerato una tipologia museale oppure no?

L’ ICOM (International Council of Museums) definisce il “museo” come un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che acquisisce, conserva, ricerca, comunica e mostra le testimonianze dell’umanità e del suo ambiente per scopi di studio, educazione e svago.

Il Children’s Museum presenta caratteristiche tipiche dei musei, in quanto è un’istituzione non-profit che impiega uno staff in modo permanente, utilizza e mostra oggetti della cui conservazione è responsabile ed è aperto al pubblico secondo un orario definito. Tuttavia le problematiche ad esso legate sono differenti da quelle del museo tradizionale, partendo dalla scarsa importanza che riscuotono le collezioni di oggetti, che non sono considerati per il loro valore di autenticità o rarità, quanto piuttosto per le riflessioni che innescano nel visitatore.

Inoltre nei musei tradizionali, proprio per preservare gli oggetti, elementi rari e di notevole pregio, vige la politica del “don’t touch!”, che si discosta notevolmente da quella dei Children’s Museums, il cui motto è “hands-on!”, dove l’interattività è un carattere dominante e strettamente connesso all’apprendimento.

METODOLOGIA DEI CHILDREN’S MUSEUM

“Se ascolto, dimentico

se vedo, ricordo se faccio, capisco”

(Antico proverbio cinese)

Le esperienze emotive e cognitive dei primi anni di vita hanno una grande importanza ed esistono varie forme di linguaggio con le quali il bambino può arricchire il proprio bagaglio di emozioni e sensazioni. I bambini

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devono essere educati non tanto verso una disciplina specifica, ma è importante educarli al pensiero autonomo e creativo, in modo che siano in grado di apprendere, elaborare e rifondare il proprio sapere.

È in questa prospettiva che si inseriscono i Children’s Museums, dove oggetti e materiali sono allestiti per attrarre il bambino e progettati per far conoscere loro le meraviglie della scienza e della tecnica, oppure altri popoli e culture.

L’approccio all’apprendimento infantile di questi musei, basato sull’uso combinato dei cinque sensi e finalizzato al potenziamento delle capacità naturali del bambino, può essere riassunto in tre concetti chiave:

• Apprendimento attraverso il fare e l’interazione, il divertimento e il gioco attivo, la scoperta e l’esplorazione, in relazione alla società, alla vita, al passato, presente e futuro

• Uso combinato del guardare e dell’interagire per “introdurre” i bambini alla realtà dei musei “tradizionali”, dove l’informazione di solito avviene attraverso il guardare e leggere

• Impegno per offrire un supporto ai genitori e alle famiglie Ma com’è strutturato un Children’s Museum?

Abbiamo già accennato alla caratteristica di unicità che caratterizza questi musei, che non permette una definizione univoca di una struttura rigida e ben definita.

Negli Stati Uniti inizialmente l’attenzione degli operatori si concentra sulla storia naturale, per poi allargare il campo delle competenze includendo temi riguardanti l’antropologia culturale, l’etnologia, ma anche la scienza e la tecnica. In Europa invece, gran parte dei Musei nasce come filiazione di istituzioni museali esistenti, con allestimenti di laboratori studiati per i bambini in spazi a loro appositamente dedicati. I Musei d’arte per ragazzi implicano una serie di problematiche legate all’utilizzo o meno di vere e proprie collezioni d’arte, che però non verranno prese in esame in questa sede.

La caratteristica che accomuna i vari Children’s Museums è la suddivisione in aree chiamate in inglese exhibits. La parola exhibit può essere tradotta in

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italiano con il termine mostra o esposizione, ma ne risulta una definizione limitante per queste realtà. Il termine “mostra” infatti rimanda a una concezione statica del museo, dove gli oggetti possono essere guardati, magari attraverso una teca o una bacheca, corredati di cartelli esplicativi. L’exhibit invece è caratterizzato da una forte interattività, che coinvolge il bambino, stimolando la sua creatività. Non ci sono indicazioni vincolanti nella progettazione di questi spazi, che troviamo organizzati in vari modi all’interno dei numerosi musei, e che sono in genere il risultato del lavoro di professionisti, il cui lavoro spazia dall’architettura alla pedagogia.

Gli ambienti vengono studiati per stimolare le molteplici intelligenze di cui sembra disporre l’essere umano. Il bambino viene coinvolto attraverso gli stimoli percettivi, non solo visivi e tattili, ma anche uditivi e talvolta olfattivi e del gusto, attraverso l’attività motoria e con strategie di natura affettiva, come l’uso di personaggi di libri o programmi televisivi familiari.

L’exhibit può diventare così la ricostruzione di un particolare ambiente, come un supermercato, un veliero, o una casa giapponese, all’interno del quale il bambino può entrare immaginando di essere realmente in quel luogo e vivendo i sentimenti e le percezioni che esso comporta. Non solo però. L’exhibit può anche essere un’isola scientifica, dotata di una vasta gamma di strumenti, da quelli tradizionali a quelli tecnologicamente più evoluti, dove il bambino può sperimentare e avvicinarsi alla fisica o alla chimica oppure trovare riprodotto una parte di ecosistema ambientale e scoprire così abitudini e comportamenti di alcune specie animali.

Questa ricchezza di stimoli che il Children’s Museum propone però potrebbe rivelarsi negativa per il bambino se non opportunamente gestita. Strumento educativo o parco divertimenti?

Nella società odierna, caratterizzata da ritmi di vita frenetici, queste strutture, con grandi potenzialità a livello educativo, rischiano di essere trasformate in una specie di “contenitori” di elevata qualità, dove i genitori depositano i figli tra un impegno e l’altro. La validità delle esperienze vissute in questi musei dipende molto dal sostegno che l’adulto riesce a offrire al piccolo visitatore.

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La tendenza generale sembra quella di lasciare il bambino libero di muoversi a suo piacimento, scegliendo la modalità e i tempi da dedicare a ogni exhibit. Non sempre però l’ambiente, con i suoi colori e le sue forme, riesce ad aiutare il bambino nel suo percorso di apprendimento. Per evitare quindi che la visita al museo si limiti a un’abbuffata di esperienze superficiali è necessario un adeguato supporto da parte di un accompagnatore, che può essere un genitore, un insegnante o un operatore del museo. Diventa necessario però trovare un giusto equilibrio tra la libertà di movimento del bambino all’interno del “suo” museo e il supporto offerto da un adulto. È da evitare infatti un accompagnamento troppo pressante, che vede adulti inclini a spiegare tutto ai bambini o che pretendono che siano fatte tutte le attività proposte dall’exhibit di turno. È consigliata invece una presenza discreta, pronta a intervenire per spiegare o stimolare il bambino, ma capace di accompagnare il piccolo senza dare risposte, permettendogli di trovarle da solo. In questo modo il

Children’s Museum diventa un luogo di incontro e di ascolto tra bambini e

adulti, dove i piccoli possono sentirsi protagonisti, mentre i grandi riscoprono cosa significa essere bambini.

ALCUNI ESEMPI DI CHILDREN’S MUSEUMS

Esistono due associazioni che sostengono il ruolo dei musei per bambini, come centri che favoriscono la curiosità e la fantasia attraverso il gioco e la cultura, mirando ad aumentarne la visibilità e un riconoscimento a livello mondiale. Queste associazioni hanno come obiettivo, oltre allo sviluppo delle norme etiche e di pratica professionale, anche il monitoraggio delle tendenze esistenti ed emergenti raccogliendo dati statistici sui musei per bambini, per un miglioramento organizzativo. Queste due associazioni sono:

- L’ACM (Association Of Children’s Museums), organizzazione internazionale nata nel 1962 che raggruppa più di 300 musei per bambini e che mette a disposizione dei suoi membri informazioni sugli iter progettuali e sulle iniziative di finanziamento, oltre a

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contribuire alla formazione professionale, diventando così un valido supporto anche per coloro che sono intenzionati ad aprire un nuovo

Children’s Museum, fornendo sostegno e assistenza tecnica.

- Hands on! Europe, invece, si occupa della situazione europea: nel

1994 alcuni direttori di musei per bambini si riuniscono in maniera informale per promuovere lo sviluppo del concetto dei Children’s

Museums. Nasce così Hands! On, che nel 1998 diventa

un’organizzazione internazionale professionale che rappresenta e sostiene le istituzioni non-profit che ne fanno parte. Oltre ad essere un valido aiuto per quello che riguarda le pratiche professionali, i finanziamenti e la gestione del personale, HO! promuove lo scambio di mostre e metodi di lavoro tra i membri associati, mantenendo contatti con organizzazioni simili come l’ACM (Association Of Children’s Museums) o l’ICOM (International Council of Museum).

LA SITUAZIONE IN AMERICA

Il primo Children’s Museum nasce a Brooklyn nel 1899. È uno dei pochi musei nel mondo con una collezione permanente, con quasi 27000 pezzi, comprendente oggetti culturali sia antichi che attuali (strumenti musicali, scultura, mascherine, ornamento del corpo e bambole, oltre a articoli personali, come cestini e pettini) ed esemplari di storia naturale, come rocce minerali e fossili, oltre a uccelli, mammiferi, insetti. Nel corso degli anni, gran parte della collezione è stata inaccessibile al pubblico semplicemente a causa delle limitazioni dello spazio, problema questo che verrà però superato con l’espansione del museo. Il Children’s museum di Brooklyn mette a disposizione nove gallerie permanenti e uno spazio per le mostre temporanee.

La storia moderna dei Musei dei bambini inizia però quando nel 1962 Michael Spock diventa direttore del Children’s Museum di Boston, introducendo mostre interattive basate sull’idea che un accesso diretto agli oggetti e ai materiali migliorasse l’apprendimento di determinate nozioni. Nel 1979 il museo trova una nuova sede all’interno di ex magazzini risalenti

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al secolo precedente, costruiti in legno e mattoncini rossi, situati nel cuore di Boston in un’area facilmente raggiungibile. Il museo presenta al suo interno 17 exhibit permanenti e una serie di mostre temporanee, mettendo a disposizione del pubblico oltre 30000 oggetti appartenenti alla collezione comprendente oggetti culturali ed esemplari di storia naturale.

Elencare e descrivere tutti i Children’s Museums esistenti in America non rientra negli obiettivi dei questa tesi. È possibile trovare sparsi sul territorio americano tanti musei per bambini, con programmi e proposte educative simili, ma sempre rapportati al contesto sociale in cui nascono. Tra questi musei ricordiamo il Children’s Museum di Indianapolis, uno dei più grandi, che ospita nei suoi 13000 mq 11 grandi gallerie, dove esplorare la fisica e le scienze naturali, la storia, le culture del mondo e le arti. Altri musei tra i più importanti per grandezza e popolarità sono i Children’s Museums di Houston, Manhattan, Philadelphia e Seattle.

All’interno della proposta educativa offerta dai numerosi musei americani sono stati analizzati alcuni exhibit, che troviamo proposti frequentemente. L’exhibit sull’acqua avvicina il piccolo visitatore a una delle risorse più importanti della terra. Indossati gli impermeabili i bambini possono avvicinarsi alla vasca riempita d’acqua e iniziare a giocare con pompe, ruote, tubi e dighe, scoprendo le caratteristiche e le proprietà di questo elemento. Nel museo di Pittsburgh, per esempio, è anche possibile costruire la propria barchetta da far scivolare lungo la vasca d’acqua, dove potrà incontrare elementi di disturbo come dighe o strettoie.

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La zona delle costruzioni insegna il lavoro di squadra ai bambini, che possono essere aiutati anche dalle famiglie. Il bambino ha a disposizione le attrezzature per costruire la propria città o casa e attraverso la collaborazione con gli altri visitatori può vedere realizzato il suo progetto.

Uno degli obiettivi dei Children’s Museums è aiutare il piccolo visitatore a capire il mondo in cui vivono e per raggiungerlo molte di queste strutture riproducono al loro interno parti della città, a misura di bambino. Tra i vari spazi è frequente il supermercato, dove i bambini potranno cimentarsi nel ruolo di venditore o di compratore. I bambini in questo modo possono imparare non solo a gestire il denaro, ma anche l’importanza dell’alimentazione.

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Questi sono solo alcuni dei numerosi exhibit che è possibile trovare nei

Children’s Museums americani, dove la fantasia dei bambini è stimolata da

esposizioni permanenti o temporanee in continua evoluzione, all’interno della quali il visitatore può trovarsi nelle vesti di dottore, scienziato, poliziotto, attore o semplice spettatore, per un viaggio alla scoperta di se stessi e degli altri.

LA SITUAZIONE IN EUROPA

In Europa, la prima struttura interamente dedicata ai bambini è la Cité des

Enfants, nata a Parigi nel 1988 all’interno della Villette-Cité des Sciences et de l’Industrie. All’interno del museo che si occupa della diffusione della

cultura scientifica e tecnica, al piano terra, è stata studiata una parte espositiva per i più piccoli, divisa in due aree. Un parte è destinata ai bambini dai 3 ai 5 anni, che possono nelle varie aree scoprire la propria immagine, costruire una casa, giocare con l’acqua o trasformarsi in un piccolo meccanico, ascoltare la storia di un chicco di grano, imparare a usare i 5 sensi, confrontando le loro sensazioni con gli altri bambini o con gli adulti.

L’altra parte invece ospita un percorso più evoluto per i bambini tra i 5 e i 12 anni, dove l’attenzione è posta molto sul funzionamento di meccanismi e macchinari, oltre alla comunicazione e alla scoperta del corpo umano.

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In generale però in Francia più che sviluppare una particolare tradizione legata ai musei per bambini, c’è la tendenza a migliorare e sviluppare i servizi educativi già esistenti nei musei tradizionali. Una nota a sé merita il

Musée en Herbe di Parigi, rivolto ai bambini di età compresa tra i 4 e gli 11

anni. Insieme alla sua sede estera a Bellinzona, capitale del Canton Ticino, questo museo propone esposizioni legate al mondo dell’arte strutturate con una serie di giochi di osservazione, immaginazione, manipolazione e simulazione, per preparare il bambino alla visita dei grandi musei.

Diversa è la situazione nel Regno Unito, dove l’interesse per la ricerca scientifica e per i metodi educativi in spazi realizzati appositamente per i bambini hanno portato alla nascita di un Kid’s Clubs Network, che coordina

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i Centres of Curiosity and Immagination. Una delle più importanti realizzazioni in questo campo è il Discovery Centre di Stratford, inaugurato nel 2002, che si offre come supporto per famiglie e insegnanti stimolando la creatività dei bambini attraverso progetti, mostre e attività.

In Gran Bretagna troviamo anche il più famoso Children’s Museum europeo, progettato secondo il modello tipicamente americano. Eureka!, nato nel 1992 ad Halifax e destinato specificatamente ai bambini (da 0 a 12 anni), ha vinto nel suo paese numerosi premi per quanto riguarda il campo del design, dell’architettura e del turismo. Al suo interno troviamo cinque gallerie, dove i bambini possono interagire con la comunicazione e la tecnologia, scoprire come funziona il corpo umano o i misteri della vita quotidiana, prelevando i soldi in banca per andare a fare shopping nei negozi riprodotti nel museo, oppure intraprendere un viaggio attraverso il mondo, passando magari dal cielo stellato del deserto a un igloo delle regioni polari.

Continuando la ricerca dei Children’s Museums in Europa, l’attenzione si sposta in Germania, dove l’interesse verso questo genere di musei è forte grazie anche al sostegno della Bundesverband Deutscher Kinder- und

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Jugendmuseen, un’ associazione federale di musei per bambini. Sparsi un po’ ovunque sul territorio tedesco, spesso nascono come aree allestite per i bambini all’interno dei musei tradizionali. La tipologia museale offerta da questi musei è molto varia, andando dal modello americano del Children’s

Museum a esposizioni strettamente legate all’arte o alla storia e alla

conoscenza del passato. Nel primo caso possiamo ricordare il Neues

Universum di Berlino, dove uno staff di psicologi, architetti, designer,

musicisti e altri operatori del settore allestiscono mostre che spaziano dalla scienza all’arte, mettendo il bambino in contatto con il suono e la percezione acustica, oppure con la cultura del Ghana o con la concezione fisica del tempo.

È importante sottolineare anche l’impegno etico e sociale dimostrato dalla Germania, che, attraverso l’insegnamento della storia e delle vicende passate (soprattutto quelle del secolo passato), punta sui bambini, come risorsa per costruire una civiltà futura basata sulla tolleranza e sul rispetto degli altri. Esempio di questo impegno è lo Jugendmuseum im Schoneberg di Berlino, che nel corso degli anni si è occupato di vari temi, alcuni anche molto delicati come la persecuzione degli ebrei. Il programma offerto include mostre, laboratori artistici, attività di tipo cinematografico e teatrale

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che guidano il pubblico a conoscere la storia della città e a vederla in un una nuova prospettiva.

Concludiamo questa rapida analisi di alcuni dei Musei per bambini europei, menzionando il Kindermuseum di Amsterdam e lo ZOOM Kindermuseum di Vienna.

Il primo, nato come “costola” del Tropenmuseum dal quale eredita il tema principale, si occupa della vita e cultura dei popoli dei cinque continenti. L’Olanda è un paese in cui le differenze etniche, razziali e religiose sono molto sviluppate. L’integrazione però non rappresenta un problema, anzi la naturalezza dell’essere differenti diventa un valore su cui riflettere. Le mostre organizzate da questo museo si occupano quindi delle varie culture occidentali e orientali, analizzate facendo riferimento alla storia, alla musica, alla danza, alle arti visive, all’artigianato artistico e alle tradizioni. Lo ZOOM di Vienna invece organizza mostre e workshop su temi molto vari, spaziando dal mondo dell’arte alla scienza, alla cultura quotidiana all’architettura. È organizzato secondo quattro settori, studiati per età diverse: un laboratorio multimediale, dove i bambini imparano con il supporto di cartoni animati e animazioni tridimensionali; un atelier, dove i bambini possono dipingere, fabbricare, ritagliare e incollare, modellare; uno spazio dedicato ai bambini più piccoli, con ambientazione marina; le mostre interattive, sempre diverse.

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LA SITUAZIONE ITALIANA

Nel nostro paese i Children’s Museums sono una realtà relativamente recente e la situazione è in continua evoluzione, grazie anche all’attenzione che le istituzioni rivolgono al mondo dell’infanzia.

NAPOLI

In un’area di 1200 mq, affacciata direttamente sul Golfo di Pozzuoli, all’interno di capannoni industriali risalenti alla metà dell’800 magistralmente ristrutturati e trasformati in una fabbrica del sapere, nasce la Città della Scienza, un progetto innovativo nel panorama museale italiano che ha l’obiettivo di diffondere la cultura scientifica e tecnologica. La promozione del sapere scientifico avviene attraverso percorsi interattivi che coinvolgono lo spettatore con esperimenti, esibizioni e dimostrazioni pratiche e lo avvicinano ai fenomeni della fisica classica, alle scoperte della biologia, a corrette abitudini alimentari, agli strumenti e processi della comunicazione, a creazioni di lavori artigianali. Oltre alle esposizioni permanenti e temporanee, lo Science Centre ospita uno spazio polivalente per congressi, convention aziendali, eventi di gala e attività formative.

Figura. 3.1 Interno dello Science Centre di Napoli

È in questo contesto che trova il suo spazio l’ “Officina dei Piccoli”, un’area di circa 700 mq progettata dai bambini per i bambini, dove il piccolo utente può esplorare e interagire liberamente, coinvolgendo tutti e cinque i sensi. Il percorso espositivo è composto da una serie di isole tematiche:

- nel “planetario dei piccoli”, filmati e animazioni spiegano il cielo, proiettando lo spettacolo delle stelle

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- nel “tunnel dei sogni”, un universo magico di specchi deformanti,

lenti, luci colorate e suoni portano a esplorare il confine tra realtà e immaginario

- con la “matassa olfattiva”, il bambino si diverte con tubi colorati che emanano odori diversi

- nella “scatola sonora”, schiacciando dei pulsanti sul muro vengono emessi suoni che portano il bambino a un concerto, su una spiaggia, in un bosco…

- il “battello trasformista”, ancorato in una zona destinata all’esperienza del gioco conduce il bambino verso splendide avventure

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- all’ interno delle cavità della “parete tattile”, sono nascosti oggetti da

scoprire attraverso l’uso delle mani

- alla “tavola del gusto”, il bambino deve servire da mangiare a diversi animali, imparandone e abitudini alimentari

- l’“albero parlante” racconta sottovoce storie di alberi, animali, principi, gnomi, fate…

- la “casa della lettura”, posata tra i rami dell’albero, propone tanti libri da sfogliare e un ambiente dove raccontare e inventare storie da condividere con gli altri bambini

- il burattino virtuale “BIT”, accoglie i bambini e illustra i contenuti delle esposizioni, coinvolgendo i bambini in maniera spiritosa

- nello “spazio 0-3 anni”, i bambini più piccoli possono rapportarsi con gli altri e con gli oggetti, in un ambiente studiato appositamente per loro

Particolarità rilevante dell’Officina dei Piccoli è la progettazione partecipata che ha dato luogo agli ambienti del museo. Non si tratta di un semplice

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laboratorio per i più piccoli, ma i bambini vengono chiamati ad assumere il ruolo di veri e propri progettisti, interagendo con gli adulti. L’esperienza ha visto la collaborazione delle insegnanti, di tre architetti e una psicologa, che hanno aiutato i bambini nel percorso di progettazione, dall’idea iniziale ai rilievi degli ambienti, alla realizzazione degli exhibit. In questo modo i bambini non rimangono dei semplici visitatori e la loro partecipazione diretta crea un legame con il museo, un forte senso di appartenenza.

MILANO

Nel 1995 nasce a Milano MUBA, un’organizzazione senza scopo di lucro, con l’ obiettivo di realizzare un centro culturale per i bambini secondo il metodo pedagogico dei Children’s Museums. MUBA realizza esposizioni temporanee che dal 1998 vengono ospitate dalla sede della Triennale di Milano, per poi essere itinerate in Italia e all’estero. Da febbraio 2007,

MUBA è anche una Fondazione e ospita la sede dell’associazione Hands On! Europe, che troverà collocazione presso il Palazzo delle Scintille,

struttura ricavata dal recupero del Padiglione 3 della Fiera di Milano, che costituirà il più grande centro culturale per bambini d’Europa. Il progetto prevede che all’interno del Palazzo trovino posto mostre-gioco, uno spazio dedicato all’educazione interculturale, laboratori d’arte e di musica, laboratori ispirati al lavoro di Bruno Munari, un teatro e una biblioteca per bambini e ragazzi, una scuola e un nido.

Partendo da un rapporto di scambio con le altre realtà italiane e internazionali e da un continuo aggiornamento sulle tendenze pedagogiche più recenti, MUBA realizza mostre dedicate a temi molto diversi tra loro, dove protagonista è il bambino, la cui curiosità e creatività è stimolata attraverso il gioco. Le esposizioni proposte sono realizzate dal MUBA in completa autonomia organizzativa e presentano riferimenti alla cultura italiana e collegamenti con la programmazione didattica della scuola, in modo da costituire per quest’ultima un valido supporto.

Le mostre-gioco progettate da MUBA sono realizzate modularmene e possono essere organizzate con budget diversi e in spazi espositivi di grandezza variabile. La prima grande esposizione è stata la mostra-gioco

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“soldi”, ideata dal museo Zoom di Vienna, che accompagna i bambini a esplorare il mondo monetario, entrando in contatto con l’economia del baratto, la banca, la storia della moneta…

Nel caso della mostra “scatolé”, il bambino può riflettere su quanti elementi naturali e artificiali siano riconducibili a una scatola, contenitore di cose e di idee: scatole che custodiscono, trasportano, contengono, di varie forme e dimensioni, da immaginare, costruire, decorare e trasformare.

La mostra “segni” è un percorso interattivo che attraverso pittogrammi, gesti o segnali sonori conduce i bambini alla scoperta della comunicazione e all’esplorazione dei segni come espressione e collegamento di culture diverse.

Nella mostra “idea” i bambini sono accompagnati alla scoperta degli oggetti e del mondo del design; i giochi proposti consentono di capire il perché della forma di oggetti semplici e familiari e di conoscere il loro processo produttivo e i segreti dei materiali che li compongono, come legno e metallo; nel laboratorio poi viene data via libera alla creatività con la

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progettazione e costruzione di oggetti con l’assistenza di animatori specializzati.

La mostra “colore” prende in considerazione un elemento importante della nostra vita, che spesso viene però vissuto in modo distratto e passivo; partendo da un ambiente illuminato con una luce monocromatica, inizia la riflessione sul colore, sui sapori e i profumi che può evocare e sulle emozioni che può esprimere.

La mostra “suoni” parte dalla complessità dell’ambiente sonoro in cui siamo immersi fin da prima della nascita e promuove un tipo di approccio percettivo ed emozionale dell’esperienza; i bambini sono esercitati a esplorare gli infiniti suoni che li circondano, quelli del corpo, della natura, della cultura, cercando di distinguerli, riconoscerli e sperimentare le emozioni che essi suscitano.

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L’ultima mostra nata, “vietato non toccare. Bambini a contatto con Bruno

Munari”, rivolta ai bambini dai 2 ai 6 anni, è dedicata all’impegno rivolto

dall’artista ai più piccoli, con la creazione di un percorso di gioco impostato sulla scoperta, sulla meraviglia, sull’esperienza tattile e visiva, sulla sperimentazione e sul fare.

GENOVA

All’interno del Porto Antico, area riqualificata nei primi anni del 1990 dopo numerosi decenni di inattività, stabilimenti abbandonati e gru sono stati sostituiti da un centro turistico, culturale e di servizi, progettato dall’ingegnere Renzo Piano.

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Sul molo vecchio è situato lo storico edificio dei Magazzini del Cotone, che ospita al primo piano la Città dei Bambini di Genova, realizzata in collaborazione con la Citè des Sciences et de l’Industrie di Parigi.

È un luogo di gioco, di scienza e di didattica, dove il bambino può “toccare, provare, sbagliare”, per costruire la propria visita in libertà, mentre l’adulto (genitore, insegnante o operatore del museo) ha il compito di guida discreta. Lo spazio espositivo è organizzato in tre aree, dove trovano spazio 96 exhibit, raggruppati in 9 isole tematiche: lo spazio 2-3 anni, quello 3-5 anni e quello 6-14 anni.

Lo spazio 2-3 anni, area inserita recentemente, è concepito come un bosco, dove tutto può succedere, dove la realtà e la fantasia si incontrano per esperienze e scoperte da condividere. Il bambino può divertirsi a apparire e scomparire, rifugiandosi nella tana o nell’accogliente casetta, oppure confrontarsi con la paura all’interno della grotta.

Lo spazio 3-5 anni è dedicato alla scoperta di se stessi e del mondo circostante, attraverso attività sensoriali e motorie, di socializzazione e di comunicazione, che chiamano in gioco tutti e cinque i sensi. Le isole tematiche proposte sono:

- il cantiere: uno spazio vietato agli adulti, dove i bambini sviluppano lo spirito di gruppo, costruendo una casa, dividendosi ruoli e compiti

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- mani in acqua: all’interno di una grande vasca, dighe mulini e

contenitori aiutano a interagire con l’acqua, di cui il bambino impara a conoscere caratteristiche e comportamento

- le scoperte: una serie di strutture che aiutano il bambino a effettuare le prime scoperte sui propri sensi, attraverso specchi deformanti, macchina del vento e degli odori, telecamere

- touch screen: postazione informatica che permette al bambino di utilizzare il monitor come un foglio su cui disegnare con le dita, colorando, vestendo un ortaggio, indovinando dei rumori, ecc.

Lo spazio 6-14 anni, infine, è dedicato alla conoscenza degli esseri viventi, al rapporto con se stessi e con gli altri, alla socializzazione e comunicazione. Il bambino può avvicinarsi alla scoperta della fisica, della biologia e della comunicazione all’interno delle seguenti isole tematiche:

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- il vivente: dove il bambino può osservare il modo di vivere e la

biologia delle formiche e delle testuggini

- comunicazione: uno studio televisivo è messo a disposizione dei bambini, che, dividendosi i ruoli, possono realizzare una trasmissione televisiva, cimentandosi con le previsioni meteo o provando a fare il regista

- tu e gli altri: nell’isola dei cinque sensi il bambino è condotto alla scoperta di un tesoro, attraverso giochi di percezione sensoriale, mentre con la carta d’identità scopre se stesso e il significato dell’unicità nell’uguaglianza

- il transatlantico: un ambiente che riproduce fedelmente le attrezzature di bordo, dove i bambini possono imparare le tecniche di navigazione

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- le meraviglie della fisica: dove giochi-esperimenti avvicinano i

bambini al mondo della luce e del suono e alla scoperta delle leggi fisiche

ROMA

Nel cuore della città storica, il Borgo Flaminio, vicino a Piazza del Popolo, sorge Explora, il museo per bambini di Roma. Il padiglione in acciaio e ghisa che ospitava un deposito dell’Azienda dei trasporti pubblici di Roma è stato riadattato e circondato da uno spazio verde, mantenendo però la memoria storica delle facciata originale su Via Flaminia, oggi ingresso del museo. La presenza di grandi vetrate e l’aggiunta del lucernario e dei bris-soleil fotovoltaici, rendono la luce un elemento importante nella progettazione del museo, che rappresenta un modello da seguire per quanto riguarda l’uso dell’impianto fotovoltaico, che fornisce una parte

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dell’energia necessaria e lo spunto didattico per avvicinare i bambini al tema dell’energia rinnovabile e dello sviluppo sostenibile.

Figura. 3.3 Museo Explora di Roma

Il museo è ideato come una piccola città creata a misura di bambino, riprodotta attraverso una rappresentazione scenografica con corridoi che simulano strade vere, con semafori, piante e verde, la piazza e diversi servizi tipici delle città moderne.

Le sezioni tematiche proposte da Explora sono quattro, composte da più allestimenti, e corrispondono fisicamente alle aree in cui è diviso lo spazio interno:

- l’io: entrando in un studio medico e nel corpo umano riprodotto in versione gigante, il bambino scopre i segreti del corpo umano

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- l’ambiente: area costituita da una casa, dove gli spazi sono

trasparenti e il bambino impara l’ecologia e il riciclaggio

- la società: proprio come nella città reale, il bambino può entrare in un supermercato o in una banca, che si affacciano sulla piazza insieme a una fontana, una pompa di benzina e un camion dei pompieri

- la comunicazione: il bambino in quest’area può scoprire i mezzi di comunicazione e il loro funzionamento, dalla televisione alla posta, all’interno dello studio televisivo, della redazione del giornale e dell’ufficio postale

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Progettate con modalità e caratteristiche proprie, queste sezioni presentano però elementi comuni, come la trasparenza e la pluralità delle forme di comunicazione usate. In ogni area è possibile trovare modelli esplicativi, spesso di dimensioni maggiorate per una migliore conoscenza dell’oggetto, parti espositive e una vasta gamma di strumenti, da quelli tradizionali a quelli tecnologicamente più evoluti.

TOSCANA

La proposta museale offerta dalla Toscana ai più piccoli, si discosta dagli esempi italiani fin qui analizzati, ponendo la didattica in primo piano, e non l’aspetto ludico-creativo. I musei in Toscana che si pongono l’obiettivo di avvicinare i più piccoli al mondo dell’arte e della cultura artistica sono due: a Siena e a Firenze.

Bambimus è il Museo d’arte per bambini di Siena, la cui sede si trova

all’interno del complesso museale di Santa Maria della Scala, nelle Sale della Spezieria e nella Sala San Leopoldo. Attraverso una serie di percorsi tematici, incontri ed esposizioni, il bambino entra in contatto diretto con le opere, ma può anche comprendere lo spazio museale che le accoglie. La collezione di opere a disposizione del Museo ha come filo conduttore l’infanzia e contiene oggetti appartenenti a diversi periodi storici e di varia natura, dalla pittura alla fotografia o al video, alla scultura.

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Eventi, mostre e installazioni sono sempre studiate a misura di bambino, giocando sul fattore sorpresa per incuriosire i piccoli visitatori, attraverso percorsi teatrali, dove per esempio i personaggi di un’opera interagiscono con loro e raccontano la storia di un quadro da cui escono fuori come d’incanto. Dopo la proposta teatrale segue di solito un’attività pratica, con un approccio interdisciplinare, per sviluppare nel bambino, attraverso il vissuto diretto, una memoria dell’evento.

Importante sottolineare come, a differenza di molti luoghi dedicati all’infanzia, l’obiettivo di questo museo non è quello di far emergere l’aspetto creativo del bambino, ma fornire gli strumenti di lettura nei confronti del linguaggio artistico e suscitare un primo sentimento di amore per l’arte e per l’ambiente museale.

L’educazione al patrimonio culturale è anche alla base dell’altro museo toscano, il Museo per bambini di Firenze, che trova la sua sede all’interno del prestigioso Palazzo Vecchio, un luogo che è stato per oltre sette secoli il cuore del governo fiorentino. Nella visita al museo, la conoscenza della storia avviene non solo attraverso l’architettura, le arti minori, le sculture e i dipinti, ma anche grazie all’incontro di personaggi storici che hanno fatto la fortuna del palazzo, in particolare il duca Cosimo I de’ Medici e sua moglie, la duchessa Eleonora di Toledo, che a metà del ‘500 vi trasferiscono la loro

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residenza, e Giorgio Vasari, pittore, architetto e ingegnere. Cinque laboratori interattivi e teatralizzanti, studiati per le scuole e per le famiglie con bambini e ragazzi, sono stati allestiti nel Palazzo Vecchio, trasformato in “Reggia delle meraviglie”:

- incontro con la storia: autore della trasformazione del palazzo in una sontuosa reggia rinascimentale, Giorgio Vasari accompagna il pubblico nella visita, mostrando i frutti del suo intenso lavoro

- la reggia di Cosimo: dopo aver visitato le meraviglie della reggia medicea, il visitatore sarà ricevuto in udienza dal duca Cosimo I o dalla duchessa Eleonora di Toledo

- civiltà del Rinascimento a Firenze: attraverso l’allestimento di un sontuoso banchetto rinascimentale, il bambino scopre le diverse abitudini alimentari del passato

- la tecnica dell’affresco: in questo laboratorio il visitatore può sperimentare direttamente la tecnica dell’affresco

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- stanza delle storie di Bia e Garcia: dove le storie del Palazzo sono raccontate ai più piccoli dai topi che vi abitano da secoli, attraverso il teatro delle ombre

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