• Non ci sono risultati.

1. 1: INQUADRAMENTO TERRITORIALE

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "1. 1: INQUADRAMENTO TERRITORIALE"

Copied!
30
0
0

Testo completo

(1)

3

1. 1: INQUADRAMENTO TERRITORIALE

LA PROVINCIA DI LUCCA

Attualmente la provincia di Lucca comprende un territorio di circa 1700 Km2si estende in parte sulla fertile pianura del Serchio e sulla porzione meridionale della pianura costiera apuana, in parte sulle Alpi Apuane e sul versante meridionale dell’Appenino Tosco-emiliano, includendovi l’intero bacino del Serchio. Le appartengono, quindi, la Garfagnana e la Versilia. L’economia della provincia è legata alla ricchezza agricola dei terreni piani o collinari dalla coltivazione dei quali

si ottengono cereali, ortaggi e soprattutto viti

e ulivi di eccellente

qualità. Troviamo poi la presenza di attività di tipo manifatturiero e l’industria marmifera. L’attività turistica della provincia infine ha potenzialità enormi perché può contare sulla notorietà del litorale viareggino e versiliese, la bellezza delle montagne delle Alpi e dell’Appennino e gli itinerari culturali presenti in grande concentrazione nella zona.

(2)

QUALITA’ DELL’ACQUA

Qualità acque superficiali:

I dati sulla qualità delle acque superficiali sono forniti dal settore Ecologia della Provincia di Lucca e dall’Arpat. Per la descrizione dei livelli di qualità sono utilizzati indici di Qualità globale basati su alcuni parametri chimici rilevati del corso delle campagne di monitoraggio.

Fiume Serchio: complessivamente la qualità delle acque del fiume Serchio è buona. Solo nei

tratti che interessano la Media valle e la Garfagnana la qualità è mediocre, a causa della presenza di scarichi civili non completamente depurati sia nella presenza d'insediamenti produttivi prevalentemente di tipo cartario. Nel tratto di pianura invece il fiume mostra ancora una notevole capacità autodepurativa.

Torrente Lima: qualità ottima.

Torrenti della fascia costiera: qualità a tratti buona e a tratti mediocre o addirittura cattiva in

particolare nel canale Burlamacca e in alcune zone del lago di Massaciuccoli.

In conclusione i risultati delle analisi svolte non pongono per quanto riguarda i parametri chimico fisici problemi particolarmente gravi. Le cause dei superamenti in alcuni casi dei limiti di qualità sono da ricercare in una poca attenta gestione degli scarichi civili e dei sistemi di depurazione.

Qualità acque sotterranee:

Per quanto riguarda la piana di Lucca la presenza di sostanze indesiderate nelle acque di falda della piana di rileva tra gli elementi che ne rivestono carattere tossicologico, ma che possono produrre inconvenienti se superano determinate concentrazioni, sono da segnale il ferro e il manganese, presenti in concentrazione superiore ai limiti massimi ammissibili per le acque potabili, ma ciò può derivare dalla naturale presenza di tale sostanze in questa zona. Particolarmente allarmante la situazione delle acque di falda della piana della Versilia in particolare la presenza dei cloruri molto al di sopra della concentrazione massima ammissibile.

(3)

5 Qualità acque di balneazione:

I dati sulla qualità della balneazione sono forniti dall’ARPAT, il quale ha elaborato un indice di tipo indiretto definito Indice di Qualità Biologica, costruito valutando il numero di campioni favorevoli per coliformi e streptococchi fecali rapportandoli al numero di campioni totali prelevati e quindi calcolando la percentuale. I dati relativi al suddetto indice evidenziano medie basse tendenti al peggioramento per quanto riguarda i coligormi che gli streptococchi, ma una generale risalita negli anni successivi per entrambi i parametri.

QUALITA’ DELL’ARIA

Dal dicembre 1994 è operativa sul territorio provinciale una rete di monitoraggio della qualità dell’aria e dell’inquinamento acustico dell’Amministrazione Provinciale. La rete inizialmente costituita da sette stazioni è poi stata ampliata con altri laboratori mobili per il rilevamento dell’inquinamento atmosferico. Particolarmente dannoso risulta il Monossido di Carbonio il quale riesce a legarsi chimicamente con l’emoglobina riducendone la quantità disponibile per il trasporto dell’ossigeno. I superamenti dei limiti previsti sono stati rilevati nelle zone ad alto flusso veicolare.

Anche il particolato sospeso ha effetti dannosi sulla salute umana, in particolare l’associazione tra polveri ed ossidi di zolfo può provocare l’insorgere di fenomeni morbosi provocati dall’effetto sinergico esercitato dall’abbinamento di queste due tipologie di sostanze. Anche un’eccessiva presenza d'ozono, introdotto nell’apparato respiratorio, può infatti danneggiare i tessuti polmonari. Per stimare la qualità dell’aria è stato introdotto il Monitoraggio Biologico, esso si basa sullo studio di variazioni ecologiche indotte da fattori inquinanti. In particolare viene effettuato uno studio dei licheni epifiti (organismi derivanti dal rapporto simbiotico tra un fungo ed un'alga),essi vengono utilizzati come bioindicatori della qualità dell’ambiente in quanto il loro metabolismo dipende essenzialmente dall’atmosfera.

Il territorio comunale di Lucca

Esaminando il contesto geografico su può rilevare che le zone con miglior qualità dell’aria sono situate lungo i confini comunali, in particolare nelle aree collinari dove sono facilitati i ricambi d’aria. Le stazioni che non presentano apprezzabili turbative ambientali sono il 31% del totale, il 52% presentano ambienti con alterazioni medio-marcate, la più significativa

(4)

causa del degrado ambientale è da attribuirsi all’intenso traffico veicolare, sono interessati da tale attività i viali di circonvallazione intorno alla cinta muraria e le zone limitrofe alle più importanti vie di comunicazione con il centro urbano.

Deposizioni acide

Nel periodo 1997-1998 sono state svolte indagini dagli operatori del Dipartimento Provinciale Arpat di Lucca in merito alle deposizioni meteoriche. Dall’esame dei dati disponibili, si può evidenziare una notevole variabilità delle ricadute delle concentrazioni di soluti in funzione del periodo di raccolta. I metalli alcalini terrosi sono relativamente abbondanti in concentrazione (conseguenza del riscaldamento domestico), come pure i cloruri (di origine quasi esclusivamente marina). E’ stato notato un calo del piombo, grazie all’introduzione della benzina verde, mentre è stato registrato un incremento della concentrazione di rame e zinco.

Inquinamento elettromagnetico

Il dipartimento provinciale Arpat di Lucca ha effettuato, nel periodo 1993-1999 una serie di rilevamenti per la valutazione dei campi elettromagnetici. I valori di intensità di campi elettromagnetici misurati sono sempre sotto i limiti di legge. Per quanto riguarda la telefonia cellulare i rilevamenti del 1998 sono purtroppo di poca indicazione in quanto la rete di ripetitori si sono sviluppati principalmente nell’ultimo triennio.

ASPETTI CLIMATICI

Rete di monitoraggio

Per la caratterizzazione del clima della Provincia di Lucca sono utilizzati i dati del Servizio Agrometereologico Regionale la cui rete, nella Provincia di Lucca, è composta da 14 stazioni agrometereologiche.

Temperature

Le temperature minime risultano in media sempre superiori allo zero, per quanto nei mesi invernali si avvicinino molto allo zero nelle stazione dell’Orecchiella, di Barga, di Careggine e di Porcari. Il mese mediamente più freddo in tutte le stazioni risulta febbraio.

Precipitazioni

(5)

7 PRECIPITAZIONI – PROVINCIA DI LUCCA

Periodo Media (mm) Massimo (mm) Anno Minimo (mm) Anno Anno 1188 812.2 1992 797 1985 Primavera 266.6 451 1971 95.8 1973 Estate 163.5 720 1992 65.4 1962 Autunno 407.9 726.8 1966 139.4 1970 Inverno 464.8 710.6 1979 121 1991 Temperatura Minima Assoluta Temperatura Massima Assoluta Pioggia Massima giornaliera - 13.4 °C ( 11 Gennaio 1985 ) 39.5 °C ( 26 Luglio 1958) 136.2 mm ( 26 Novembre 1990)

(6)

Anemometria

Secondo i dati pervenuti dalle stazioni Agrometereologiche dell’ARSIA, la ventilazione risulta poco accentuata a esclusione delle località situate a altitudini medio-alte.

Radiazione solare

Secondo i dati pervenuti dalle stazioni Agrometereologiche dell’ARSIA, i mesi con maggior presenza di giorni con radiazione medio-alta risultano quelli estivi, mentre Gennaio e Febbraio i minori.

Umidità

Secondo i dati riportati dalle stazioni ARSIA riferiti all’umidità relativa mettono in evidenza un’alta concentrazione di umidità nelle conche e nei fondovalle interni, mentre le zone collinari montane e quelle aperte alla ventilazione sono soggette a una scarsa umidità relativa.

ASPETTI RIGUARDANTI IL SUOLO E IL SOTTOSUOLO

I dati riferiti a questo sistema sono stati recepiti quasi esclusivamente dallo studio: “La Tutela dell’integrità fisica del Territorio” commissionato dall’amministrazione provinciale allo studio geologia Barsanti.

Fragilità geomorfologica

- Aree vulnerate da frane: risultano soggette a questo fenomeno in particolare il comune di Camporgiano, di Fosciandora,di San Romano in Garfagnana, di Piazza al Serchio e Pieve Fosciandora.

- Aree vulnerate-vulnerabili da colate detritiche torrentizie: sono state individuate 72 situazioni a rischio, corrispondenti a 65 centri abitati dei quali 6 sottendevano più di un bacino a monte.

- Sismicità: risultano maggiormente coinvolte le zone della Garfagnana dell’alta Versilia, mentre risultano poco coinvolte nel fenomeno le zone della Piana di Lucca e della fascia costiera.

(7)

9 Erosione del litorale

I dati riferiti a questo fenomeno derivano dal Rapporto sullo stato dell’ambiente della Regione Toscana Rapporto 98. Per una corretta valutazione dell’erosione il litorale è stato diviso il diverse zone, ma in generale nel decennio di osservazione 86-96 è stato rilevato un generale avanzamento del litorale dopo anni di continua erosione. Questo avanzamento è dovuto all’istallazione di scogliere artificiali e al rifacimento artificiale con apporti esterni di sabbia.

Fragilità idraulica

Circoscrivere e caratterizzare le situazioni di fragilità idraulica, tali sia in quanto vulnerate da fenomeni di esondazione e/o cattivo drenaggio, sia perché collocate in aree di naturale pertinenza fluviale. Sono emerse problematiche soprattutto nei rii Contesora, Certosa, Cateratte di Nozzano per quanto riguarda l’Oltreserchio, la parte bassa della Freddana per la val Freddana, Ozzeri e Rogio per la piana centrale, fiume Versilia per la Versilia, ecc.. ecc..

Le fasce di pertinenza fluviale

Il riconoscimento delle aree di pertinenza fluviale, intese come aree appartenenti o strettamente collegate al sistema fluviale, ciò scaturisce dall’esigenza di ridurre il rischi idraulico connesso alla progressiva diffusione occupazione antropica degli ambiti fluviali e dall’esigenza di tutela delle risorse specifiche degli ambiti fluviali. In provincia vengono identificate le seguenti aree di pertinenza fluviale: il bacino del Serchio, il bacino del Camaiore, il bacino della Versilia e il bacino di Pescia.

ASPETTI RIGUARDANTI IL PAESAGGIO E LA NATURA

Sistema paesaggio

In uno studio svolto nell’ambito dei lavori di formazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Lucca sono stati individuati degli ambiti di riferimento nel territorio della suddetta zona che presentano caratteristiche orografiche e chimico-fisiche omogenee.

Sono stati individuati sette sistemi:

(8)

- Sistema Apuano compreso fra la sponda destra del Serchio e la pianura costiera. - Massiccio delle Pizzorne compreso fra il torrente Lima e la piana di Lucca - Colline Lucchesi del Quiesa compresa fra il fiume Serchio e la piana costiera.

- Monti pisani comprende il versante della provincia di Lucca fino al padule di Bientina. - Piana di Lucca compresa fra il Serchio, Monti Pisani, Pizzorne e padule di Bientina - Zona costiera compresa fra il mar Tirreno e le Apuane.

Agroecosistema

Il peso dell’agricoltura nell’economia della Provincia di Lucca è relativamente basso. Negli ultimi anni si è verificata una diminuzione delle superfici coltivate, con l’intensificazione di alcune produzioni come le ortive e floricole.

Vegetazione

Le specie vegetali non sono distribuite a caso nel territorio, ma tendono a raggrupparsi in vario modo, costituendo quella che viene definita “copertura vegetale”; esse si riuniscono in aggruppamenti che sono in equilibrio con il substrato fisico, con il clima e con l’eventuale azione esercitata direttamente o indirettamente dall’uomo. Sono state identificate le seguenti aree vegetative: Parco dell’Orecchiella, Alpi Apuane, Macchia lucchese di Viareggio, aree palustri del lago di Massaciuccoli, Monti Pisani.

Flora

Con il termine flora si intende l’insieme delle specie vegetali che vivono in aree determinate della superficie terrestre, come un monte, una valle, un’isola, un’intera regione oppure un continente. Sono state identificate le seguenti aree di riferimento: Parco dell’Orecchiella, Alpi Apuane, Macchia lucchese di Viareggio, aree palustri del lago di Massaciuccoli, Monti Pisani.

Fauna

- Il livello di conoscenza della fauna della Provincia di Lucca è molto disomogeneo in

relazione ai diversi gruppi tassonomici; mancano indagini organiche finalizzate alla registrazione dello stato della fauna e delle sue modificazioni in relazione ai mutamenti del territorio.

(9)

11

- Invertebrati: le notizie sono carenti e spesso si limitano ai micro-invertebrati che

compiono tutto o in parte del loro ciclo nelle acque dolci.

- Vertebrati: le informazioni relative al gruppo dei vertebrati sono fornite da Settore Caccia & Pesca della Provincia di Lucca e in parte estrapolate dal Rapporto sullo stato dell’ambiente della Regione Toscana.

- Anfibi: nella provincia sono presenti 11 specie di anfibi, tutte le specie sono protette dalla convenzione di Berna

- Rettili: anch’essi protetti dalla convenzione di Berna.

- Mammiferi: i dati disponibili sono abbastanza numerosi grazie all’avvio del

progetto”Progetto Atlante Mammiferi d’Italia.

- Uccelli: sono la classe di cui meglio si conosce la distribuzione.

- Pesci: la provincia di Lucca presenta una singolare ricchezza di acque interne, le quali sono divise in acque classificate a salmonidi e acque classificate a ciprinidi.

INQUINAMENTO ARIA ACQUA E SOTTOSUOLO

Sistema acqua

- Fabbisogni idrici: Il fabbisogno idrico di Lucca e provincia è pari 84,5 Mcm annui, di cui il 38,05% copre il settore agricolo, il 31,51% per il settore domestico, quello produttivo, e lo 0,47% per quanto riguarda il settore zootecnico; questi dati sono calcolati su tutta la provincia di Lucca, mentre se si analizza i singoli comuni motiamo che le percentuali cambiano a seconda del settore più sviluppato.

- Consumi idrici: Per quanto riguarda i settori idrici di Lucca e provincia si nota che tutta l’acqua disponibile viene utilizzata e pochissima parte di questa viene ceduta.

- Prelievi Idrici: Dai dati relativi ai prelievi idrici si nota che relativamente agli anni 96/97 i prelievi idrici sono effettuati in larga maggioranza dai pozzi, dalle sorgenti soltanto in pochi comuni vencono effettuati prelievi, mentre notiamo che i prelievi da corsi d’acqua sono quasi nulli.

- Impianti di depurazione: gli impianti di depurazione sono suddivisi in: impianti a fanghi attivi, impianti a letti idrici.

- Scarichi idrici: Per gli scarichi idrici non è ancora stato possibile classificarli in quanto non è ancora stato fatto un sistema informatico per questo settore.

(10)

Sistema Aria

Le emissioni diffuse da combustione prendono come campione il consumo di metano e da questi rilevamenti viene fuori che: nella piana lucchese (Lucca, Porcari, Capannori, Montecarlo, Massarosa) che è densamente popolata è fortemente metanizzata, nell’entroterra Versiliese e la Garfagnana i consumo di metano è molto scarso in quanto vengono utilizzati combustibili alternativi come la legna, la riviera Versiliese è invece molto metanizzata dal fatto che il settore turismo è molto sviluppato.

Sistema Sottosuolo

- Azoto rilasciato ai corpi idrici:Il maggiore rilascio ai corpi idrici è a Viareggio Forte dei Marmi tale rilascio è dovuto: 37,68% industria, 25,20% residenza, 20,42% coltivazioni. - Fosforo rilasciato ai corpi idrici: dovuto il 60,33% e il 27,30% alle coltivazioni

I CONSUMI NELLA PROVINCIA DI LUCCA

Nella nostra provincia vengono usati molteplici fonti di energia; esse sono: - Elettricità

- Gas naturale

- Gasolio (per uso agricolo, per gli automezzi e per il riscaldamento) - Benzina (per gli automezzi)

- GPL e olio combustibile (ma non per uso industriali)

Nel settore industriale il consumo di energia elettrica è molto importante ed infatti più del 79% dell’energia consumata viene impiegata in questo settore.

Il comune il cui consumo elettrico medio per industria è più elevato è Porcari, con 461443 KWH per industria, mentre la media provinciale è 41509 KWH.

Il gas naturale ha perso, a causa dell’utilizzo di nuove risorse, la sua importanza nell’industria in generale, e nelle cartiere viene impiegato pochissimo.

(11)

13

1.2 INQUADRAMENTO URBANISTICO

Il complesso della Caserma Lorenzini è situato nel settore sud-ovest del centro storico di Lucca a poca distanza dalle mura urbane seicentesche. La struttura delle mura consiste in un massiccio terrapieno percorribile nella parte superiore e circondato da una fascia di verde che rappresenta un vero e proprio parco cittadino. L’accesso all’area è consentito usufruendo dell’ingresso al centro storico costituito da Porta S.Anna. Si prosegue costeggiando le mura fino ad incontrare Corso Garibaldi da cui è possibile intraprendere l’unico accesso carrabile all’area.

Fig . 1.1 Ingresso della Caserma Lorenzini da Corso Garibaldi.

Attualmente usufruendo di questo ingresso è possibile attraversare con i mezzi l’intero complesso e parcheggiare nei tre cortili su cui si affaccia la Caserma Lorenzini.

L’area ha un accesso anche dal lato nord dalla Piazza San Romano nei pressi della Chiesa, ma questo è solo pedonale.

La zona è caratterizzata da un forte livello di antropizzazione e da un importante densità abitativa vista la collocazione nel centro storico, ma a dare respiro all’area è comunque la vicinanza della mura e il limitato flusso di veicoli costituiti esclusivamente dai residenti e da quelli com la finalità di parcheggio.

(12)

Il tessuto urbano limitrofo, piuttosto denso, ha, in prevalenza, tra le funzioni urbane che lo caratterizzano, quelle di abitazioni private e uffici .

Fig . 1.2 Veduta aerea della Caserma Lorenzini

A nord-ovest della Caserma Lorenzini è situato un vero e proprio monumento di architettura industriale: la Manifattura Tabacchi. Questo edificio che costituisce il più grande complesso nelle vicina è per adesso ancora sede di attività lavorativa e da poco utilizzata come sede espositiva per mostre temporanee.

Insieme alla Manifattura Tabacchi e ad altri complessi la Caserma Lorenzini risulta molto interessante risulta molto interessante da riqualificare intanto perché si contraddistingue per il suo carattere di unitarietà nel suo essere complesso e poi perché si tratta di una riqualificazione a livello urbanistico che deve coinvolgere anche una risistemazione delle attività e della viabilità della zona.

AREE DI SOSTA

Escludendo gli stalli all’interno dell’area (121 posti), che quasi totalmente verranno smantellati le aree di sosta nel raggio di 300 m sono costituite da :

(13)

15 - Parcheggio (solo per residenti) in Piazza della Magione (32 posti);

- Parcheggio in Via del Pallone (67 posti);

- Parcheggio in Piazza Cittadella (74 posti) e adiacente parcheggio della Manifattura Tabacchi.

Fuori dal centro storico:

- Parcheggi in Piazzale Boccherini fuori Porta S. Anna;

- Stalli ricavati nella sede stradale di Viale Regina Margherita soggetti a disco orario (1 h);

- Parcheggi adiacenti la stazione ferroviaria.

La questione dei parcheggi, a differenza di come accade spesso nei centri storici, non presenta forti elementi di criticità. Il carico delle aree di sosta presenti non risulta attualmente elevato in modo eccessivo e soprattutto è distribuito sia all’interno, che all’esterno della cerchia muraria.

Chiaramente a seguito di un intervento sulla caserma Lorenzini la situazione per quanto riguarda l’articolazione delle soste e dei parcheggi andrà ragionata e rivista su scala urbana anche in funzione della presenza in Piazzale Verdi della stazione degli autobus e in Piazzale Ricasoli della stazione ferroviaria .

Questi due terminal potrebbero essere infatti il punto di partenza e di arrivo di mezzi pubblici che hanno come unica destinazione la sosta in prossimità della Caserma Lorenzini.

La scelta di progettare una scuola elementare e materna sì che presso la caserma Lorenzini risponde all’esigenza di collocare questo servizio nell’area del centro storico.

Vista la collocazione urbana della caserma e la sua conformazione strutturale che consente un buon adattamento alla nuova funzione, presso la “Lorenzini” si trasferirà il complesso della scuola dell’infanzia e primaria “Dante Alighieri” in S. Donato. Tale sede attuale, collocata anch’essa nel centro storico si è rivelata da tempo inadeguata per lo svolgimento di attività di tempo pieno e tale quindi da non garantire le prestazioni richieste dalla scuola attuale.

Il ruolo educativo delle scuola oggi appare sempre più difficile e complesso anche a fronte del fatto che la famiglia si è trasformata e le esigenze del lavoro fanno sì che i genitori abbiano meno tempo a disposizione e i bambini, fin dall’infanzia, passino la maggior parte del tempo presso l’edificio scolastico.

(14)

Oggi la scuola, non solo la materna,ma anche la elementare e la media prevedono lo svolgimento di attività a tempo pieno.

Tali trasformazioni sono colte e recuperate nella riforma scolastica della Legge n° 53 del 28/3/2003 e già precedentemente nel DPR 104 del 1985 relativo all’introduzione dei nuovi programmi ministeriali ; in entrambe le norme si mette in evidenza l’importanza dello svolgimento, accanto alle materie classiche di insegnamento, anche materie quali l’educazione artistica, l’informatica, l a lingua e diverse attività di carattere pratico che concorrono allo sviluppo completo ed equilibrato della personalità del bambino.

Tale innovazione didattica non trova sempre un’adeguata risposta nelle norme relative all’edilizia scolastica sostanzialmente costituite da

- DM del 18/12/75 “Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica , ivi compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia e urbanistica da osservarsi nell’esecuzione di opere di edilizia scolastica”.

- Legge n° 23 dell’11/01/96 “Norme per l’edilizia scolastica”.

Allo stato attuale la progettazione degli edifici scolastici è quindi ancora regolamentata dal decreto del 1975, che pur essendo in molti aspetti attuale, per altri appare distante dalle nuove linee di sviluppo.

(15)

17

1.3 STORIA DEL CONVENTO DI S. ROMANO

1.3.1 LE VICENDE STORICHE DI LUCCA

Lucca era situata al confine tra il territorio abitato dai Liguri e quello occupato dagli Etruschi e fu, prima della conquista romana, dapprima ligure poi etrusca e, poi, nuovamente ligure. Nel 180 a.C. divenne colonia romana e nell’ 89 a.C. fu proclamata “municipium”. Ebbe da allora un ulteriore sviluppo legato soprattutto alla sua posizione geografica che la rese un importante nodo stradale di rilevanza strategica dal punto di vista sia militare che commerciale. Nel 56 a.C. ospitò lo storico convegno di Cesare, Pompeo e Crasso che costituirono il celebre triumvirato. Caduto l’ impero romano, Lucca subì l’ invasione dei Goti e dei Longobardi. Sotto quest’ ultimi divenne capitale della Tuscia fino a che non venne costituito il Marchesato della Toscana nel sec. IX con il riordinamento carolingio.

Nei secoli XI a XII la città riuscì ad affrancarsi dall’ oppressione feudale e a realizzare una politica di autonomia finché non divenne libero comune all’ epoca di Federico I. nei successivi secoli XII e XIII Lucca estende il suo dominio sulla Versilia, sulla Garfagnana e sulla Val di Fievole.

Anche Lucca si trova coinvolta nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini, tra Bianchi e Neri, ed attraversa un periodo travagliato di lotte interne che la portano a compromettere la sua autonomia. Solo con Castruccio Castracani(1316) la città recupera un breve periodo di splendore. Alla sua morte (1328) la città tornò vittima delle lotte intestine da cui riuscì a riemergere nel 1369 quando si liberò dal dominio pisano grazie all’ intervento dell’ Imperatore Carlo IV di Boemia. Al governo di Paolo Guinigi seguì la ricostituzione della Repubblica lucchese. Le ripetute pressioni di Firenze e la perdita di parte dei suoi antichi domini fecero sì che la città tendesse a preoccuparsi più della propria indipendenza che non ad estendere la propria influenza sul territorio. La seconda cinta muraria venne perciò sostituita dalle attuali mura rinascimentali che la rendono quasi unica nel panorama storico-architettonico italiano. Nel 1799 le truppe napoleoniche si impadronirono della città che aveva attraversato un lungo periodo di serenità e Napoleone affidò Lucca alla sorella Elisa, moglie di Felice Baiocchi.. Con il congresso di Vienna, dopo il crollo dell’ Impero Napoleonico, fu costituito a Lucca un piccolo ducato affidato a Maria Luisa e Carlo

(16)

Lodovico di Borbone. Nel 1847 fu ceduta ai Lorena e nel 1860 entrò a far parte del Regno di Italia.

Al trascorrere dei secoli fa da contrappasso l’ aspetto della continuità che caratterizza la città di Lucca che ha mantenuto, pressoché intatta, la sua struttura urbana romano-medievale. Tanto che ancora oggi possiamo facilmente individuare il cardo maximus e il decumanus maximus, che dividevano ortogonalmente l’ antico castrum romano e si incontravano nell’ attuale Piazza San Michele, detta “in foro” appunto perché coincideva con l’antico Foro ( fig. 1).

Con maggiore difficoltà si possono, comunque, ancora individuare quelle che erano le strade minori (cardines e decumani minores) paralleli ai primi.

Fig. 1 Assetto romano della città di Lucca

Dal punto di vista architettonico la città ha avuto nel periodo medievale una fase di crescita durante la quale le costruzioni si sono addensate nel centro storico generando una serie di vicoli, stradette ritorte, piccole corti collegate da anditi e volte, di piazzette irregolari e asimmetriche dando in tal modo vita alla città così come la conosciamo oggi. Sono intervenuti nel tempo numerosi rimaneggiamenti di molti edifici cittadini che hanno apportato modifiche più o meno profonde alle strutture architettoniche esistenti. Nella seconda metà del 500 le case gentilizie vengono tutte ricostruite utilizzando in varia misura le vecchie strutture medievali.

(17)

19 Il mattone resta in vista nelle corti e nei vicoli mentre l’ intonaco ricopre le facciate mettendo in risalto la pietra grigia dei portali , degli stipiti e delle cornici.

Il rinnovamento e l’ ammodernamento degli edifici si è in genere realizzato (e in sostanza ciò avviene anche oggi, pur se con maggiore attenzione alla conservazione ed esaltazione degli elementi di particolare rilevanza storica ed architettonica) non attraverso la distruzione di quanto esistente, ma piuttosto attraverso l’ impiego e il riadattamento di quanto riutilizzabile, preservando così anche importanti elementi del passato che, diversamente, sarebbero andati perduti.

I numerosi palazzi del cinque, sei e settecento che pure nel tempo hanno cambiato, in genere, la loro destinazione d’ uso, continuano a far parte, così, in modo naturale del contesto urbano in cui si trovano inseriti con una attualità che spesso non solo per nulla contrasta con il loro passato ma pure ne esalta le caratteristiche architettoniche e ornamentali originarie.

LE MURA

La città di Lucca, già in epoca romana di notevole importanza strategica e militare, ha potuto conservare la sua integrità nel corso dei secoli anche grazie alle sue strutture murarie difensive che, unitamente alle difese naturali rappresentate dalle acque del Serchio, le hanno permesso una crescita e uno sviluppo economico rigoglioso.

Le prime fortificazioni della città sono quelle di epoca romana e si fanno risalire al II secolo a.c.

Queste mura protessero la città per 14 secoli durante i quali Lucca fu “municipium” romano, subì le invasioni barbariche e la dominazione bizantina, fu ducato longobardo, contea franca, capitale del marchesato di Toscana e si costituì infine in libero Comune.

La città nel corso di questi secoli si era però ampliata e le vecchie mura, di cui rimangono tracce all’ interno della chiesa della Rosa e nella chiesa di S. Girolamo, furono sostituite, a partire dall’ anno 1198, con una nuova cerchia ( Fig. 2) più ampia che comprendeva anche i sobborghi,disposti a nord e a levante (S. Maria Bianca, S. Pietro e S. Frediano) dove la popolazione da proteggere era divenuta sempre più

(18)

numerosa.

Il lavoro ebbe termine nel 1265.

Fig. 2 Giovanni Sercambi: mura medievali

La maestosa ampiezza della porta di Borgo e della Porta di S. Gervasio, che appartengono appunto a questa cerchia, possono testimoniare della potenza di tutto l’ apprestamento difensivo.

Un ulteriore contributo alla difesa della città fu dato da Castruccio Castracani che nel 1322 fece costruire l’” Augusta”, una fortezza di forma quadrata all’ interno delle mura che abbracciava circa un quinto della città ( fig. 3).

Di forma quadrata e rinforzata da 29 torri, era appoggiata alle mura a sud e ad ovest e si estendeva a nord fino all’ attuale via Vittorio Emanuele nonché a est fino alle odierne Piazza Napoleone e via Vittorio Veneto.

Con la restaurazione della libertà dalla dominazione pisana del 1369, l’ Augusta fu però abbattuta a furor di popolo nell’ anno successivo.

La città, però, continuò ad espandersi al di fuori della cerchia muraria medievale e, così, intorno al 1490 si cominciò a parlare della necessità di costruire una nuova cerchia che potesse comprendere anche i nuovi rioni sorti nella periferia.

Questa ulteriore esigenza unita alla introduzione, nella tecnica militare, di armi nuove e più potenti convinsero il Consiglio Generale della Repubblica, nel 1502, a costituire un comitato di sei cittadini con l’ incarico di provvedere alla costruzione

(19)

21 di un nuovo complesso difensivo che potesse migliorare ed estendere la protezione della città.

Fig. 3 L’ Augusta: fortezza interna alle mura nella zona sud-ovest

Dopo i primi necessari lavori preparatori si iniziò nel 1544 il lavoro di consolidamento di alcune parti delle mura preesistenti, come i torrioni di S.

(20)

Fig. 4 Pianta di Lucca: cinta muraria attuale

Colombano e della Libertà e, quindi alla costruzione della nuova strutture difensiva. L’ opera di costruzione della nuova cinta durò circa un secolo e mezzo e fu preceduta da una serie di lavori preparatori come la creazione di uno spazio del tutto libero da costruzioni intorno alle mura medievali per la cui realizzazione fu necessario anche l’ abbattimento di alcune antiche chiese, come S.Donato, S. Silice e S.Pietro Maggiore, e di alcuni insediamenti. Vaste aree furono altresì liberate dal ogni vegetazione arborea ( da qui la denominazione “Tagliata” da cui il nome di alcune vie delle Tagliate).

(21)

23 Fig. 6 Baluardo in costruzione (presumibilmente quello di S. Maria)

Vi parteciparono vari architetti come il capitano Jacopo Seghizzi da Urbino, detto Frate da Modena, il Baldassare Lanci da Urbino, Vincenzo Civitali, Francesco Paciotto da Urbino , il milanese Alessandro Resta Pietro Vagnarelli, Matteo Oddi di Urbino Paolo Lipparelli e altri ancora fino al 1645 anno in cui furono terminati lavori di costruzione delle mura.

Particolare attenzione venne posta nella costruzione di dispositivi difensivi come i baluardi rappresentati da corpi avanzati che rendevano più difficoltoso l’ avvicinamento del nemico alle mura facendolo trovare scoperto ai fianchi e quindi più esposto ad un attacco portato dalle mura stesse.

(22)

1.3.2 EVOLUZIONE ARCHITETTONICA DEL CONVENTO DI

S. ROMANO

Nella seconda metà del Duecento i frati domenicani, che già occupavano gli stabili esistenti dal 1236, intrapresero la costruzione della nuova chiesa di S. Romano e dell’ annesso convento che si estende a sud dell’ edificio dedicato al culto.

L’ inaugurazione della nuova costruzione avvenne nel 1281 e da allora i Domenicani vi hanno risieduto fino al 1969, apportando alla città il loro importante contributo storico, culturale e religioso.

Su quello che fu un tempo il lato est del chiostro grande sono visibili due trifore e la porta dell’ Aula Capitolare che rappresenta l’ unico ambiente medievale sopravvissuto, almeno in parte, fino ad oggi.

Fig. 1 Pianta della chiesa e del convento :Aula capitolare e sagrestia ad est del chiostro grande, 1692 A.A.L., A.C.E. 3394

Verso la fine del 1400 e gli inizi del 1500, con il rinnovamento religioso e la conseguente volontà di rendere visibile tale cambiamento anche attraverso la realizzazione di opere di ristrutturazione e di ammodernamento fu dato avvio a vari interventi innovativi e di risanamento dell’ edificio conventuale.

(23)

25 La struttura dell’ antico chiostro medievale, originariamente costruita con materiale ligneo, fu sostituita con colonne in laterizio e coperture a volta e si procedette altresì a lavori di rifacimento di almeno due terzi del tetto del refettorio come riferisce il frate Manardi nella sua “Cronaca”. Furono ricostruite anche le celle dei frati verso oriente nonché un nuovo ospizio situato nella parte a sud-ovest del grande chiostro. Attorno allo spazio quadrato del chiostro il convento si sviluppava sul lato sud con tipici locali come la “camera del fuoco” o “stanza del fuoco comune” , altre camere ed un “hospitio” , che sempre agli inizi del 1500 fu ricostruito essendo andato distrutto “quello antico”.

La stanza del fuoco comune era ancora presente nel 1806. (Fig. 2 e 3)

Fig. 2 Camera del fuoco 1662 A.A.L., A.C.E. 3394

Fig. 3 Stanza del fuoco comune ( Y ) 1806 A.S.Lu Segreteria di Gabinetto del Principato, n. 219

Nel 1522 fu dato inizio ai lavori di costruzione del secondo chiostro, posto ad ovest del refettorio, che alla fine del 1600 appare comunque con solo tre lati porticati essendone rimasto sprovvisto il lato nord dove si affacciava il locale della spezieria,

(24)

probabilmente trasformata in epoca successiva in infermeria. Da questo lato si poteva accedere a piazza S. Romano.

Fig. 4 Chiostro nuovo con porticato su tre lati e pozzo.

Un vero e proprio quadriportico venne invece realizzato intorno al 1615 nella zona del convento attorno al cosiddetto “Horto dello spetiale” ( fig. 5) situato a sud della cucina.

Fig. 5 “ Horto dello spetiale” 1662 A.A.L., A.C.E. 3394

Oltre all’ Horto dello spetiale, nella zona ovest dell’ area conventuale, si trovava un altro grande orto con al centro un pozzo e vasca per annaffiare.

(25)

27 A questo periodo risale pertanto l’ aspetto del complesso conventuale articolato su tre chiostri come è ben illustrato nella pianta prospettica di Lucca del 1660 (Fig. n. 6)

Fig. 6 Particolare della pianta prospettica di Lucca, 1660 A.S.L.

Dopo un periodo di stasi, i lavori ripresi intorno al 1550 portarono alla realizzazione di un nuovo restauro generale delle celle del dormitorio di cui fu anche ricostruito il pavimento in laterizio. Fu aggiunta sul lato est una nuova cella da utilizzare come magazzino per i libri mentre nel 1555 venne costruita una vera e propria biblioteca che era ubicata verosimilmente nella parte a sud-est del convento a fianco della scala che saliva dalla camera del fuoco e da cui si accederà, poi, alla “libreria” esistente nel 1806 al secondo piano e che “resta per uso del Principe” ( A.S.Lu Segreteria di Gabinetto del Principato, n. 219 ).

Alla fine del Seicento siamo così in grado di riassumere l’ organizzazione del convento di S. Romano a partire dal grande chiostro, il cui lato nord era rappresentato dalla chiesa, e vi si trovavano situate a est la sacrestia , l’ aula capitolare una serie di ambienti e cortiletti di servizio per i lavatoi, la “saponara”, in deposito per la legna e uno per l’ olio. Abbiamo visto come si svolgeva il lato sud che, a partire dalla camera del fuoco proseguiva con cinque camere e terminava

(26)

con l’ ospizio. Il refettorio e la grande loggia con la scala monumentale completavano il lato posto ad ovest del cortile.

A ridosso del refettorio si apriva a ovest il secondo chiostro adibito principalmente a stanze di servizio rappresentate a nord da una stalla, una piccola cucina e la spezieria e a ovest da stanze adibite a servizi vari e deposito. A sud si trovavano i locali destinati alla sindacheria del convento, l’ ospizio e la cucina.

Il chiostro che circondava l’ orto dello speziale a sud e gli orti ( quello a sud “incolto” e quello a ovest con il grande pozzo) completavano il complesso conventuale.

L’ architetto Giovanni Lazzarini ci ha lasciato due piante del complesso ( una per il piano terra e una per il primo piano) nonché una relazione con la descrizione dettagliata dei locali così come esistevano nel 1806 ( Fig. 7) ed una relazione con la previsione dei lavori da effettuarsi per l’ ammodernamento del convento e il suo utilizzo da parte dello Stato. Con decreto imperiale dello stesso anno, infatti, tutti gli enti religiosi venivano soppressi e i beni immobili confiscati dallo Stato.

Dalla descrizione fatta dal Lazzarini che “fotografava” lo stabile così come si trovava in quel periodo si può dedurre, confrontandolo con le mappe esistenti e risalenti al 1600, che nella sostanza nel corso di questi due secoli non erano state apportate modifiche significative alla struttura degli edifici che costituivano il convento.

(27)

29 Fig n. 7 Descrizione dell’ Architetto Giovanni Lazzarini dei locali del convento) A.S.Lu Segreteria di Gabinetto del Principato, n. 219

Dalle piante lasciate dall’ Architetto Lazzarini si può osservare sia lo stato effettivo dell’ epoca nonché la nuova destinazione dei locali dettata dalle nuove esigenze abitative. A titolo di esempio si può notare come l’ antica spezieria sarà destinata a divenire il Burò della Polizia, dalle stanze della sindacheria sarà ricavato il Burò del Commissario e le stanze denominate L’ Appartamento diverranno il Burò della Giustizia. Le camere poste al piano terra nella parte sud del grande chiostro sarebbero state adibite a Burò della Tesoreria e le vicine stanze a partire dalla sala del fuoco comune fino alle varie stanze adibite a usi vari nella parte sud-est del chiostro stesso venivano adibite a stanze per la Guardia. Si trasformava invece in sala per il Senato il grande refettorio mentre l’ adiacente atrio era riservato agli uscieri e addetti vari al Senato. Come il piano terra anche il primo piano, già utilizzato prevalentemente per le camere, venne riadattato ad uso uffici come quelli del Catasto, del Demanio, dei Registri e delle Ipoteche, della Computisteria e del

Ministero delle Finanze nei pressi della Residenza destinata al Ministro medesimo e,

infine la Libreria di cui si è già detto.

Interventi più incisivi si rendevano però necessari per permettere il transito con le carrozze da un cortile all’ altro. La previsione fatta dal Lazzarini riguardava un intervento nella corticella a sud-est dell’ aula capitolare e un altro che sarebbe stato poi realizzato andava invece a incidere sul colonnato e sul pozzo nel secondo chiostro, interessati da opere demolitorie, e sulla cucina dove sarebbe stato realizzato il passaggio vero e proprio. (Figg. 8 e 9)

(28)

Fig.8 Cucina 1806 A.S.Lu Segreteria di Fig.9 Cucina 1662 A.A.L., A.C.E. 3394 Gabinetto del Principato, n. 219

Dall’ intervento furono anche interessati sia la “loggia” che il monumentale scalone, nell’ ingresso del refettorio, che vennero pressoché demoliti.

Il convento ha subito, poi, nel corso del tempo ulteriori modifiche che furono apportate principalmente dopo il 1868 quando il Comune divenuto proprietario dell’ edificio, per cessione gratuita fattagli dallo Stato, concesse la parte del convento stesso che non era più occupata dai frati domenicani all’ esercito.

Nel 1889 dovendovisi, infatti, stabilire un reggimento di cavalleria si osserva che l’ Amministrazione militare si impegnava a “stabilire e mantenere a Lucca la sede di un reggimento di Cavalleria, addivenendo all’ eseguimento dei necessari lavori tendenti a rendere definitivo l’ accasermamento”.

Da allora l’ immobile è rimasto costantemente in uso all’ Amministrazione militare fino a tempi recenti.

(29)

31 Fig. 10 Pianta del 1868 B.C. Lu

Presso la biblioteca comunale in S. Donato risulta anche una “Pianta dimostrativa” di un “Progetto per riduzione a caserma per un reggimento di cavalleria del già

Convento di S. Romano e R.R. Scuderie” che porta la data del 22 luglio 1868. (Fig.

10)

A parte le numerose modifiche realizzate e connesse all’ utilizzo dell’ edificio come caserma si possono notare gli interventi che hanno consentito la realizzazione dei passaggi tra i cortili che sono stati realizzati uno attraverso i locali del refettorio e l’ altro attraverso “la stanza dalla quale si passa nell’ orto” come descritta dall’ Architetto Lazzarini ed evidente nella planimetria del 1868.(Fig.11)

Fig. 11 Cortile centrale con passaggi a est e ovest Pianta del 1868 B.C. Lu

Nel passato recente l’ ex-convento domenicano di S. Romano trasformato in Caserma Lorenzini si presentava a noi come nella vista aerea di cui alla Fig. n12.

(30)

Figura

DIAGRAMMA TERMO – PLUVIOMETRICO ANNO 2005
Fig. 1  Assetto romano della città di Lucca
Fig. 2    Giovanni  Sercambi: mura medievali
Fig. 1   Pianta della chiesa e del convento :Aula capitolare e sagrestia ad est del  chiostro grande, 1692 A.A.L., A.C.E
+3

Riferimenti

Documenti correlati

Il fabbricato ed i manufatti attigui saranno oggetto di modifiche orientate ad agevolare e migliorare la degli spazi anche alla luce della destinazione turistico-ricettiva

• Once a month, the State Population Register passes the statistical record coupons for arrivals and departures to the Armenian National Statistical Service which publishes

Scodellone di grandi dimensioni, a orlo rientrante con solco. Superfici ben lisciate, con tracce di lavorazione al tornio e vernice rossa. Argilla depurata giallo-ocra con

E-mail addresses: ada.ferrer@iae.csic.es (A.. From an economic and social perspective, doing undeclared work has important consequences both at the individual and at the societal

267/2000 e nel principio contabile applicato concernente la contabilità economico patrimoniale ( allegato 4/3 al D. A tal fine è interessante mettere a confronto il

Formulare ipotesi per spiegare ciò che si Formulare ipotesi per spiegare ciò che si è osservato.

The RAND Institute for Civil Justice survey of insurance companies led by Pace found that 89 per cent of reported insurance class actions in the period 1993

À l’instar de Bertrand et Valois (1982), ces principes éducatifs ont été définis dans un paradigme socio-culturel, qui est une sorte de méta- image de la société. Les