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Academic year: 2021

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Indice

Introduzione………..5

1. Le organizzazioni non profit e la gestione finanziaria………..9

1.1 Il controllo della situazione finanziaria………..12

1.1.1 Gli indicatori di bilancio………...20

1.1.2 La gestione del capitale circolante………...24

1.2 La pianificazione finanziaria………..28

1.3 Il Risk Management………31

1.4 Il settore non profit negli Stati Uniti………...34

2. Il fabbisogno finanziario nelle organizzazioni non profit...39

2.1 Le entrate finanziarie per le organizzazioni non profit...44

2.1.1 Le fonti pubbliche...46

2.1.2 Le fonti private...55

3. Il rapporto tra le organizzazioni non profit e il sistema finanziario...65

3.1 Le banche...66

3.2 Finanza dedicata al terzo settore...76

3.2.1 Le operazioni di finanziamento bancario...78

3.2.2 Prodotti finanziari dedicati al terzo settore...85

3.3 La finanza etica...115

3.3.1 Il microcredito...120

3.3.2 Gli altri interlocutori dell’impresa non profit...138

3.3.3 Il supporto al capitale di rischio...145

4. Un’indagine empirica: il caso di Roma...150

4.1 La mappatura del sistema bancario...153

4.1.1 Il comune di Roma...161

4.1.2 Alcuni dati regionali...163

(2)

4.1.4 Un confronto con Milano...167

4.2 L’indagine qualitativa...172

4.2.1 La costruzione del campione...175

4.2.2 L’analisi dei risultati...178

4.3 Considerazioni conclusive...187

5. Osservazioni finali...189

Allegato 1...194

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Introduzione.

Per molti anni la finanza è stata considerata una funzione significativa solo per le aziende di grandi dimensioni. Questa cultura, che spesso ha portato a trascurare l’attenzione alle tematiche finanziarie nelle piccole aziende, e a maggior ragione nelle organizzazioni non lucrative, ha spesso causato situazioni di tensione finanziaria, se non addirittura di vera e propria crisi, che si ripercuote sulle possibilità di crescita e di sviluppo delle stesse. La scarsa cultura manageriale, nonché finanziaria, che caratterizza le aziende non profit italiane, ha causato una forte difficoltà di accesso al mercato del credito, rappresentando così un freno allo sviluppo del terzo settore.

Infatti, in Italia, sebbene negli ultimi anni stiamo assistendo ad una rapida crescita di questo settore, esso, se confrontato ad esempio con la situazione statunitense, risulta poco sviluppato. Nel nostro Paese, vi sono circa 250 mila organizzazioni, che impiegano oltre 700 mila persone, producendo un PIL pari a circa l’1,8% dell’intera economia nazionale. Negli Stati Uniti, al contrario, queste organizzazioni sono molto grandi, maggiormente managerializzate e sono caratterizzate da una notevole elasticità organizzativa ed economico-produttiva. Esse sono circa 2 milioni, fatturano annualmente 500 miliardi di dollari, con 8 milioni di occupati (il 6,8% di quelli complessivi) senza contare i volontari e rappresentano circa il 7% del Prodotto Nazionale Lordo.

Dall’osservazione di questi dati, appare chiaro come occorra creare una “finanza” a misura del terzo settore e al tempo stesso dar vita ad un sistema gestionale che tenga conto degli elementi culturali, delle caratteristiche positive e negative della “ragione non profit” nonché degli elementi strutturali. L’economicità di questo sistema gestionale deve essere un vincolo fondamentale sia per la capacità di sopravvivenza della struttura, sia per il raggiungimento degli obiettivi istituzionali.

Le condizioni fondamentali per il conseguimento dell’ economicità gestionale sono da ricercarsi in un equilibrio economico, patrimoniale e finanziario della struttura.

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È proprio quest’ultimo aspetto ad essere oggetto di studio del presente lavoro, che mira ad analizzare il rapporto tra il terzo settore ed il mercato dei capitali. L’analisi si sviluppa partendo dallo studio della finanza dedicata, con particolare riferimento al rapporto con le banche, fino a giungere all’osservazione di una nuova forma di finanza alternativa, quale la finanza etica.

Innanzitutto, il primo capitolo si apre con una breve trattazione riguardante la gestione finanziaria, con particolare attenzione ai metodi e ai modelli che possono essere utilizzati da un’organizzazione di terzo settore al fine di non incorrere in situazioni di tensione finanziaria o di disequilibrio economico.

Successivamente, il secondo capitolo analizza il fabbisogno finanziario delle organizzazioni non profit, facendo riferimento alla sua struttura, alla sua stima ed alle modalità di copertura finalizzate alla realizzazione di un’adeguata struttura del patrimonio. Il capitolo, poi, prosegue con un excursus riguardante le fonti finanziarie, sia private che pubbliche, a cui un’organizzazione non lucrativa attinge. A questo proposito viene sottolineato anche il ruolo preponderante, svolto dal settore pubblico, nel finanziamento al terzo settore che, in alcuni casi, genera squilibri finanziari e crisi di liquidità a causa dei ritardi con cui essi vengono erogati.

La parte centrale del lavoro è rappresentata dal terzo capitolo, incentrato sul rapporto tra il settore non profit ed il sistema finaziario. Questa parte si apre prendendo in esame il rapporto tra le banche e le organizzazioni non profit, concentrandosi sul problema della sotto-capitalizzazione di quest’ultime, che genera una scarsa (se non addirittura assente) capacità di credito, allontanando così l’impresa sociale da coloro che dovrebbero svolgere attività di intermediazione finanziaria. In particolare, questo capitolo si suddivide in tre parti. La prima si concentra, dapprima, sul processo di disintermediazione bancaria che ha apportato un cambiamento nell’operatività delle banche, con conseguenze negative per il terzo settore; e, poi, si focalizza sui possibili riflessi di Basilea 2 sull’accesso ai finanziamenti delle imprese non lucrative, spostando, infine, l’attenzione sulle organizzazioni non profit, strutture che non sono in grado di attivare alcuna forma di programmazione economico-finanziaria,

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riducendo così la possibilità di riuscire a scalfire la barriera della diffidenza e della indifferenza degli istituti di credito.

La seconda parte affronta il tema della finanza dedicata al terzo settore, soffermandosi sia sulle operazioni di finanziamento bancario che sui prodotti finanziari. In particolare, con riferimento al finanziamento bancario vengono analizzati i tre filoni di destinazione in cui esso si articola, ovvero il finanziamento del capitale circolante, il finanziamento degli investimenti, il finanziamento degli scompensi di tesoreria. Successivamente, l’analisi prosegue incentrandosi sui prodotti finanziari, strumenti che, soprattutto nel caso del terzo settore, devono essere appositamente strutturati in modo da valorizzare i punti di forza (relazioni, trasparenza, motivazione) e da attenuare quelli di debolezza (rendimento, controllo e indirizzo). Tra questi prodotti vengono descritti i titoli di solidarietà, il conto corrente etico e più in generale gli Investimenti Socialmente Responsabili, soffermandosi sui fondi di investimento e sull’ETF (Exchange Traded Fund).

Infine, il capitolo si chiude descrivendo i principi e le modalità operative della finanza etica, la cui forza consiste nel combinare forti motivazioni ideologiche con una concreta capacità operativa, nell’intento di fornire a ciascuna organizzazione una modalità di finanziamento che va ben oltre la donazione. In particolare, viene trattato il tema del microcredito e delle Mag (Mutua Auto Gestione) facendo un breve confronto tra questi istituti e le banche tradizionali, inerente ai tassi di interesse e di sofferenza. Successivamente, viene analizzata la struttura e l’operatività della Banca Popolare Etica, finalizzata al sostegno del terzo settore, che si differenzia dagli altri istituti di credito per le sue modalità operative in relazione alle attività di raccolta, di impiego e alle garanzie richieste. A questo proposito, viene sottolineata la peculiare istruttoria che analizza sia la situazione economico-finanziaria che l’impatto socio-ambietale del progetto. Si tratta del modello VARI (valori, requisiti, indicatori), uno strumento finalizzato a valutare, con buona approssimazione, l’effettivo valore sociale del progetto da finanziare.

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A chiusura del capitolo, vengono analizzati gli altri interlocutori dell’impresa non profit, tra cui CTM-Altromercato, Creditosud, Etimos, CGM Finance, le banche di credito cooperativo, nonché gli istituti che, partecipando al capitale delle imprese sociali, mirano a promuovere un’attività di marchant banking del settore non profit.

La tesi prosegue, poi, con il quarto capitolo in cui viene esposta una ricerca promossa e realizzata da RespEt (Centro per l’Impresa Etica e Responsabile) a cui ho collaborato. Questa indagine ha il duplice obiettivo di indagare sul rapporto tra operatori finanziari e territorio, e tra banche e responsabilità sociale di impresa (RSI) all’interno del comune di Roma, intrecciando, quindi, la “finanza responsabile”e lo sviluppo locale. In particolare, l’indagine si focalizza sul rapporto tra istituti di credito e territorio, analizzato attraverso la costruzione di una mappatura del sistema bancario nel comune di Roma; nonché sull’obiettivo di comprendere il livello di sensibilità e capacità di attivazione degli istituti di credito nei confronti di alcune tematiche quali la responsabilità sociale.

Infine, il lavoro termina con un’ultima sezione dedicata alle osservazioni conclusive in cui vengono enucleate le eventuali prospettive future del terzo settore.

Ringrazio la professoressa Giovanna Mariani che con la sua disponibilità ed i suoi preziosi suggerimenti mi ha aiutato nella compilazione di questo elaborato. Ringrazio anche la dottoressa Cinzia Cimini per avermi permesso di collaborare all’indagine riguardante il Comune di Roma.

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