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Le arti liberali

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E POSIZIO~E I~Dr

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ESPOSIZIONE

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RELAZIONI DEI GIURATI

Pl/bblicate l)CI' cm'a del COlllitato Esecutivo.

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ARTI LIBERALI

\ STRUMENTI ED APPARATI

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SCIENTIFICI • PESI E MISURE XH STRUMENTI CHIRURGICI )' XX\'1 STRUMENTI MUSICALI - Rel. G. CELORlA. " A. PrnOVANO VISCONTI. " M. DE CruSTOFORIS. ;. A. UONTUORO. ~.~POLI

MILA.NO

ULRICO HOEPLI

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H\j~ PIflA EDITORE-LIBRAIO 1883.

N.ro INVENTARIO

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XIV.

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CLASSI 5'1.

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52.

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GIURATI

C~NTONI prof. comm. GIOVANNI, Presidente. IDJECH prof. cav. CAMILLO.

J AKOWITZ TEliI TOCLE. PESCETTO cap. FEDERICO.

'l'~CCBl"ì prof. comlll. PIETRO.

CELORU ing. cay. GIOYAXNI, 1:Jegret({rio e Re{atore per gli StrulI/enti eeZ apparati scielltifici.

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IN MILANO.

RELAZIONI DEI GIURATI

Sezione XXIY'". - Classe 51." STRU~IENTI

ED APPA ilA TI SCIENTIF

IC

I.

Xella Cla se 5P salì a 106 il numero degli espositori, e furono snriatissimi gli oggetti espo ti co ì come appunto voleva il vasto campo da es a abbracciato. Cannocchiali eli varia di-men ione astronomici, terrestri da teatro, microscopi, lenti :li apertm'a di,-ersa, occhiali, goniometri per operazioni geodetiche e topografiche. strumenti per misurare distanze, li yeUi, squadri, tavolette, strumenti meteorologici, termometri, barometri a mer-curio, barometri aueroidi, anemoscopi, anemometri, strumenti per esperienze di acustica. di elettricità, di magnetismo, eli ottica, di calorico, apparati telegrafici, pile, bussole, applicazioni della elettricità alla soluzioue di problemi meccanici svariati, bilan-cie a ponte bilico, stadere, bilanbilan-cie a pendolo, bilanbilan-cie (li pre -cisione: ed altri apparecchi che sarebbe qui superfluo enume-rare, si susseguivano nelle sale ad es'a Classe de tinate.

E il numero degli e positori) e la quantità e qualità. degli oggetti e. posti, paragonati a quelli propri delle anteriori Espo -sizioni nazionali del 1861 a Firenze, del 1871 a Milano ecci -tavano un viyo sentimento di compiacenza nel visitatore, più grande qlÙ che altrove, perché qui accennavano ad un risveglio della vita economica del paese ed insieme ad un progredito monmento scientifico.

Le industrie di precisione offrono i mezzi di indagine alle

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2 Sezio1le

xxn·. -

Classe 51. a

scienze di osservazione; il loro svolgimento è intimamente col-legato alla coltura generale del paese in cui si esercitano, e ne segna quasi il livello. Esse sono in fiore presso le nazioni più colte, bambine presso le meno illCi vilite, ignorate dalle rima-nenti. In fatto di industrie di precisione l'Esposizione nazio-nale del 1881 superava di gran lllnga le due anteriori, e ciò vuoI dire che dal 1861 in poi il livello della coltura genern.le del paese è andato innalzandos i.

Questo fu il primo giudizio dettato al Giurì dall' impres-sione ricevuta gettando gli occhi sugli oggetti numerosi e sva-riati sui quali esso era chiamato a pronunzin,rsi. Ua ogni me-dag'lia ha il suo rovescio.

Rispetto agli strnmenti ed apparati scientifici il medio va-lore annuo dell' impol'tn.zione toccò nel triellnio 1878-1879-1880 la somma di L. 4,928,000; nell' anno 1881 esso, anzichè dimi-nuire, salì a 6 milioni. In questa somma la statistica comprende anche il valore dovuto all' importazione di strumenti chirurgici appartenenti ad altra classe; ma rispetto a questi ultimi il va-lore dell' importazione, a giudizio ·di uomini competenti, si riduce a piccola cosa, sicchè è giuocoforza ammettere che la somma accennata riguarda quasi per intiero l'importazione di strumenti appartenenti alla Classe 5P; nè questo basta.

Nella somma di 6 milioni non tutti gli oggetti appartenenti alla nostra Classe 51 a restano contemplati. Alla nostra Classe appartenevano i cannocchiali d'ogni specie, gli occhiali, le lenti sciolte, oggetti che la statistica d'importazioue comprende con altri molti sotto il titolo eli mercerie comuni, mercerie fine, vetri arrotati.

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òlrllll/eltli cd (/pp0/,(/ti scielltijici. 3 in gran parte cl tntto !lanno della, cbR e operaia del nostro p'lese.

Come spiegare questa, grande e Cl'esccnt c importùzione? () bi 'ogna amme( tcre grandis imo il consumo in HaI ia, degli og-g.·etti in discorso, e tale che a so(ldiRfarlo è tuttom insufficiente la prollllzione nazionale; o bisngnèl ammettere nei proclotti dcI-i' industria italiana una gralHle inferiorità l'i petto agli Rtmllieri, è tale da co tringere il compratorc a prov\'etlel'si suo malgTaclo alt" estero; o b diffidenza, del pubblico rispetto all'intlustria, na-zionale, altra IOlta giusta e t'ondata, continua tuttOl'n, e perché di,-enne un'abitudine e una tradizione, e perchè a mantenerla ,i ,a contribuisce la classe numerosa elei commercianti soli ta ,l ricèlyare lnuti guadagni dalla semplice ri,'enclita degli l:itrnmenti fatti all'estero. e rIaI proprio tornaconto portatèl necessariament-E' a disprezzare il prodotto dello inllustria nazionale, prima con-seguenza di un' indllstri,t che sorge essendo emprc quclhl di far diminnire il prezzo deg'li oggetti, ai quali essa si riferiscp, a n1lltaggio del con 'Ulllatore, a danno del rivenditore.

Quale di queste ragioni 'in la \-em risulterà dalle pagine seguenti: in e e sono con iderate a parte gli strumenti ottici, gli 'trumenti geodetici e topografici, gli strumenti fisici, i pesi e le misure; la relazione che riguarda gli tnullenti di fisica fu dettata dal profe. sore C. lInjech,I quella che riguarda i pesi f' li' misure da lI' ing-eg-n8re A. Pirovano Visconti.

"TRU)[EXTI OTTICI.

L' ottica in Italia è pianta indigena. Qui furono in sul prin-cipio ùel secolo decimo1luarto im'entati da 8alvino D'Armato degli Armati gli occhiali, (lui e non inventati furono (la Galileo co, trutti ,'er o il 1609 i primi cannocchiali, qui cominciò l'era delle scoperte celesti dovute all'occhio armato eli lenti. La teoria ili (llWl:ite ul-time fu con anlore e successo :tndiata dai discepoli eli lialileo, in particolare da Torricelli, e verso la metà del secolo deci-mosettimo Eustachio Divini si faceva già quale costruttore di strumenti ottici una grande riputazione, elle veniva tOi'to dopo :-uperata dal Campani.

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4 Sezione XXiV. - Classe 51.a

In sul finire del secolo decimosettimo ìUatteo Campani, cu -rato d'una delle parrocchie eli Roma, pubblicava un' opera in cui insegnava il modo di lavorare e render terse le lenti, eJ i suoi precetti acquistavano singolare valore dall' eccellenza dei vetri usciti dalle sue mani. Gli obbiettivi di Campani tennero per lungo tempo il primato in Europa, e sono celebri quelli di distanze focali fra i 30 eel i 45 metri da lui costrutti per

or-dine della corte di Francia.

Più tardi verso la fine del secolo decimottavo Boscovich astronomo dell' osservatorio di Brera coi suoi studi: e col suo ingegno potente perfezionava la teoria delle lenti, e Silva ottico veneto acquistavasi fama invidiata cogli strumenti usciti dalle sue officine e coi suoi dialoghi sull'ottica.

Nel nostro secolo Santini scrisse sull' ottica un libro clas-sico che ancor oggi vien consultato dai costruttori con van-taggio; Amici, il Fraunhofer italiano, salì a grande fama per le sue innovazioni ottiche e pei suoi microscopi nella costruzione dei quali rimase insuperato; Porro seppe mostrarsi ottico appas-sionato e valente.

Se però 1'Italia vanta una serie non interrotta di celebri cultori dell'ottica, industria ottica nel vero senso della parola non l'ebbe mai. All'Esposizione italiana tenuta in Firenze llel 1861 faceva di sé bellissima mostra la serie quasi completa degli strumenti. inventati dall' Amici, v' erano alcuni obbiettiri per microscopi lavorati in pietre preziose dal marchese JT. Pan-ciatichi, ma prodotti d'una vera industria ottica maucavano af-fatto, poiché appunto l'Amici né era, né ma,i aveva voluto dive-llire un industriale. All' Esposizione nazionale del 187l in :;\Iilano v'erano i lavori ottici del professore POlTO, ma l'industria. ottica 1'i mancava affatto. La commissione dei giurati disse allora espres-samente eli avere notata rispetto all'ottica, esclusi i pochi lavori del POlTO, una deficienza assoluta, di non potere a.ttribnire che piccola o nessuna importanza ai pochissimi obbiettivi nazionali di alcuni dei livelli a cannocchiale esposti, e di doversi suo ma.l-grado limitare a far voti perché un giorno venisse in cui an-che la parte ottica degli strumenti scientifici potesse essere la -vorata in paese.

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StrulI/e}/ti ed rtpparati scientifici. {) ben diverso. L'officina filotecnica di l\Iilano (5713) 1 presentava, una, serie di cannocchiali astronomici, tenestri e da teatro che secondo il Gimi, seg-na,'auo non solo un prog-resso ma un vero ucce o. L'onore ne ya a H' attuale suo direttore l'ing-egnere 8almoirag'hi che non risparmiò spese, fatiche, ingeg-no.

Quando egli assunse la direzione dell'officina, lasciata clal profes~ore Porro, ì'i trovò impiantata, la lavorazione degli ob -biettiri pei C1eps. ma delli\. lavorazione di lenti maggiori vi trorò appena pochi tentatiyi infrnttuosi. Egli stesso vi perdettc attorno due e l)iù anni senza riuscire a l'i llltati sufficienti; non fn che dopo un yiaggio all'estero e dopo avere appresi i metodi di la\'orazione là praticati che rinscì nel proprio intento. Il me-toclo di pnlitma delle lenti la cinto e inseg'nato (lal professore rorro pare non fosse buono; quello a(lottato dietro la pratica. degli ottici francesi LUecIe tosto i mig'liori rislùtati.

In Francia e in Inghilterra le lenti i !avora,no allcora da, taluno per successivi tentativi; il Saimoiraghi batte altra trada. Eg-li calcola le dimen ioni e le curvatme delle proprie lenti dietro i principi insegnati dall' ottica; all' Espo izione figurava, lo trumento del qnale 'i serve per tleterminare 1'indice di rifra-zione dei rlischi di ntro clai quali trag-g-oll 'i poi le lenti; nella, h,orazione delle merle~ime egli seg-ue in gran parte le pratiche di POlTo. esclu. e, come già si disse, quelle che riguanlauo la, pulitura.

Due grandi obbiettiyi di cannocchiale acromatici, del dia-metro ciascuno di 22 centimetri e della lllng'hezza focale eli metri 3,40. pro,ati all' o serntorio astronomico di Brera, e messi in confronto con un eccellente obbietti\'o di uguali dimen:sioni pro-,eniente dalla celebrata faùbrica di :JHirz in }[onaco, furono tro-yati

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uno per mùla.

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altro solo leggermente inferiore all' 00-bietti\O tede co, che è uno fra i buoni clelIa sua specie. Così l'uno come l'altro degli olJbiettiYi ,'almoiraghi separanlllo colla, ma sima facilità le due componenti della stella doppia 25 rlpi Levrieri, la cui di tanza pre. ente è 0",4 cioè minore di un mezzo secondo. L'esito di un tale layoro, di cui dopo i tempi ili Amici

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6 Sezione XXII'. - Classe J1.,t

non si aveva più esempio in Itf1lia, basta da sè solo a raccoman-dare il Sf11moiraghi al giudizio dell' Istitutù.1

Qualità analoghe fLll'ono riscontrate negli obbiettivi esposti. Una lente di 14 pollici, 35 centimetri circ.l, di apertura, pro-vata, per mancanza di montatura, semplicemente sopra, oggetti terrestri e sopra strie parallele incise a brevissima distanza fra loro su una lastra eli metallo, dieele i migliori risultati per quel clle riguarda precisioné e definizione di immagini; un obbiettivo di 6 pollici montato eguatorialmente provato su oggetti terrestri e celesti diede risultati eccellenti; era ad esso unito un micro-metro circolare, lcworo che prima del Salmoiraglti in Italia nes-Sllno avrebbe saputo fare. Un obbiettivo eli 4 pollici si mostril pari ad altro ed eccellente già applicato allo strumento meri-diano dell' osservatorio eli Brera,; tutti i cannocchiali annessi agli strumenti esposti, ai livelli, ai teodoliti, ai Cleps, i cannocchiali da teatro si mostrarono alla prova pari se non superiori a quelli in commercio usciti dalle migliori fabbriche estere.

Il Koritska di Milano (5659) esponeva due cannocchiali astronomici El molti microscopi. Il Giurì non eblJe suo mal-grado opportunità eli provare i due primi, sottopose invece ad esame diligentissimo gli ultimi. I risultati ottenuti dal 1\:0-ritska e per le qualità intrinseche dei propri microscopi e pella couvenienza del loro prezzo sono eccellenti; i suoi microscopi non sono certo inferiori a quelli posti in commercio dalle fabbriche estere. Il Roritslm aveva in pochi mesi ottenuti gli esemplari esposti, e nell' impianto della propria officina e nei metodi di la-vorazione introdotti mostrò di saper congiungere i dettati della teoria a quelli elella pratica.

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Stl'lIlI/Cl/ti N! appal'ati scie/ltlfici. 7 a marn,yigliare, anzi sarebbe più conforme al principio fccondo aella divisione del layoro, se in avvenire, sorte llel paese offi-cine speciali di ottica, esse ab ba nelonassero la co [1'uzione dei "etri, e da queste li provyedessero.

Come hworatori di vetri diedero bella prova di è il Ma-speri Giuseppe di Milano (5680) ed i soci RamperLi e Restelli di Milano (5/0G). Il 1\[asperi operaio cresciuto alla scuola del profe'sore POlTO ed ora addetto all'officina del Salmoirag'bi mo-strò co' uoi oggetti crottica scientifica di avere l'aggiunto nel-l'arte sua una perizia inyidiabile; i soci Ramperti e Heste11i mostrarono nella serie dei 11""ori presentati perizia di mano glùdata ed illnminata da, opportune cognizioni tecniche e teOl'i-che. La loro officina è sorta, da poco, e giù seppe rendersi utile layoranclo gran quantità di lenti IleI' occhiali e per cannocchiali da teatro; tratta i eli un' industria, nascente, alimentittrice di altre indn 'trie. e c· è a far Yoti ch'e a prosperi sempre più.

Il Ponti eli Yenezia (5/04) è un abile e fortunato costrut -tore di occhiali. ed ebbe già pc' suoi occhiali isocromatici ricom-pensa speciale dalrIstituto yeneto di scienze e lettere. Gli og-getti da lui esposti erano buoni e commendevoli, astrazione fatta da un lungo binocolo con tubi a sezione quadrata, che non rag-giunge certo lo scopo pel quale l'espositore lo raccomanda.

L' Oli,a di Thlano (5689), il Fre cura eli Padonl, (5669), il Vigelano di :Jlilano (galleria del layoro. sala II, 14(5) presen-tarono ~ ,ariati esemplari delle loro fab ùriche (li occhiali. Il Frescura nella fabbricazione di occhiali in genere, il Vigevano in quella ili occhiali stringinaso seppero accoppiare bontà s uffi-ciente di prodotto a grande buon mercato. L' Oliya è un indu -triale di polo: egli non si occupa di lavorazioné delle lenti, e :,i limita alla loro montatura. In questa seppe raggiungere un tipo proprio, e creare una specialità tutta na nella lorgHette co-perta a mano ed a molla che invia dappertutto, perfino a Pa-rigi. Egli rese già la propria industria indipendente aff,ttto dal-I" estero:' con 25 operai produce da 40 a 50 dozzine di occhiali al giorno; esclusa

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Inghilterra, e porta i prodotti clella propria officina oYunr]ue.

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8 Sezione XXIV. - Classe 51.a

sempre più, nè ad elevarsi più alto abbisognano d'altro che di tempo.

Lo stesso non può dirsi dell' alta ottica, di quella più pro-priamente scientificJ.. Questa vive tuttora una vita stentata, e quel che è peggio incontra resistenza nel mercato del paese, dove dovrebbe invece trovare il proprio alimento. Quando il Giurì vide da una parte la grande importazione in fatto di can-nocchiali microscopi e dall' altra la bontà dei prodotti nazio-nali esposti, non seppe darsi così facilmente ragione di questo malessere lamentato dall' industria ottica.

Pare agli industriali di trovarne la causa nelle tariffe do-ganali vigenti. Fu già detto che gli strumenti ottici piil comuni come cannocchiali d'ogni specie, occhiali, lenti sciolte, sono ora dal nostro sistema daziario compresi nel capitolo intitolato: mer-cerie comuni, mermer-cerie fine, vetri arrotati. Oon ciò succede che gli strumenti ottici, i quali sono ritenut.i valere in media L. 4,000 al quintale, entrano in paese pagando press' a poco lo stesso dazio che i lavori di ottone e bronzo i qua'!i valgono sole lire 340 al quintale. I primi pagano, per ogni quintale lire 30, i secondi lire 25.

La sproporzione è davvero ingiusta; gli strumenti ottici entrano in paese pagando si può dir nulla rispetto al loro va -lore intrinseco, inondano il mercato con danno grave della in-dustria nazionale, che dalla grande importazione minaccia, se -condo gli industriali stessi, venirr. soffocata.

Vorrebbero gli industriali fatta degli strumenti ottici una categoria a parte, che comprendesse inoltre gli strumenti ed ap-parati di fisica, chimica, meteorologia, telegrafia, chirurgia, f,ttti eli ottone, di bronzo, di acciaio e di altri materiali, la gllisc6 esclusa. Vorrebbero per tutta questa serie di strumenti, il cui valore medio può stabilirsi in lire 3000 al quintale, una tariffèt doganale non di f,wore, ma tale che per essi il coefficiente di protezione doganale fosse ug·uale a quello già esistente per i prodotti di altre industrie, delle industrie tessili ad esempio.

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Strilli/cI/ti ed apparati sciel/tifici. 9 Il GiurÌ non crede però di trovare ileI regime daziario a,t.tnaJe la vera ragione della gTande importazione di stl'umenLi ottid, e dell anemia notata nella nostra industria ottica nazionale. Questa l'<lgione hl, trova pinttosto nella diffidenza rispetto ai pl'oc1otti nazionali tuttora e istente nel granrle pubblico, diffidenzlt della quale la, responsabilitlt risale solo in minima parte al pubblico stesso, in grandi sima invece alla clas e dei commercianti e elei rivenditori. "i capi ce 1'interesse di codesta clas e di cittadini a ostenere in grazia elel proprio tornaconto i prudotti dell' in-dustria estera rispetto alla nazionale, ma, posta la bontà l'cale dei prodotti di que t'ultima, il tornaconto di pochi di venta lln nemico da com ba ttere enza tregua e quartiere, tanto più clle e so insieme a quelli degli indnstriali danneggia gli int ressi sacri della numerOStt classe operailt e dell' altra ancor 11il1 nu-mel'osa dei con umatori.

A fronte di questa diffic1enzlt del pubblico l'industriale è dis -armato. Egli può lottare solo colla bontà elei suoi prodotti, I1Ht se la lotta si protra~~'a troppo a lungo, egli è co tretto a ca-dere per le inesorabili necessità finanziarie. L'inrlustriale deve es ere in qne'ta lotta sostenuto \'igorosamente dalla parte colta ed intelligente del pubblico, e il Giuri crede quindi suo stretto obbligo il dichiarare qui apertamente ingiusta la guerra mossa sul mercato ai la\'Ori ottici fatti in paese, infondata la diffi-denza del pubblico rispetto ai meele imi.

STRDIEXTI GEODETICI E TOPOGllAFIf:r.

Iu Italia Don si ebbe mai un' offidnlt capace eli costrnire i più delicati strumenti dell' astronomia e elelllt geodesia. Tutti i nostri Os ervatorì sono pieni di tru1l1enti antichi e recpnti com-perati in Francia, in Inghilterra, in Germania; tutte le opera -zioni geodetiche, che si sono svolte sul nostro suolo per opera di ufficiali di Stato :Jlaggiore, di ingegneri geografi, di astronomi, furono eseglùte con istrumenti fabbricati all' estero.

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lO Seziolle XXi fT. -- Cla.çse 51.a

quest' ultima città. nel 1861, pose in piena luce questo stato di cose; quella tenuta <.t limano nel 1871, pure accennando ad un qualche progresso rispetto alranteriore, pure mostrando in taluni fm gli espositori attitudine ael alzarsi a maggiori altezze, rimase tuttavia, per quel che riguarda la meccanica eli precisione, nel campo modesto e ristretto della topografia.

I dieci anni trascorsi fra il 187l eel il ] 881 non andarono perduti. L'Esposizione del 1881 mostra, in fatto di in(lustrie di precisione, un progresso sensibile rispetto alle due anteriori. Vi mancavano affatto moelelli di gran eli strumenti astronomici; ma questi sono rari in tutte le Esposizioni, le internazionali non escluse; essi, in generale, sono strumenti unici, campioni a sè stessi, costrutti dietro ordinazioni speciali e determinate; il loro valore dipende dalla perfetta esecuzione e dalla giusta corri-spondenza di tutte le loro parti; un lieye guasto può riuscir loro fatale, nè i costruttori li assoggettano yolontieri ai rischi di un lungo viaggio e eli un collocamento provvisorio. Se ciò non fosse, noi avremmo potuto vedere alla nostra Esposizione qualcuna delle montature parallattiche eseguite in questi ultimi anni elal signor Cavig·nato, meccanico dell' Osservatorio eli Pa-dova. Vi si vedevano però uno strumento uni.versale ed uno strumento trasportabile dei passaggi, usciti dall' officina Filotec-nica di Milano, diretta dall' ingegnere A. Salmoiraghi (5713), 1'uno e l'altro veri strumenti astronomici.

I;o strumento universale appartiene al Gabinetto geodetico dell'Università di Napoli, e richiama, nella disposizione generale delle sue parti, il tipo adottato, per questo genere di strumenti, dalla celebre officina, dei fratelli Repsold. Il suo cannocchiale è

spezzato ed ha un' apertura di millim. 60, una distanza focale di centim. 55; porta clue cerchi graduati, orizzontale 1'uno, ver-ticale l'altro; amenilue hanno uu diametro di centim. 28, ed il grado diviso direttamente in 15 parti; la lettura si fa per cia-scuno di essi con due microscopi collocati alle estremità eli uno stesso diametro, muniti di vite micrometrica, e i quali clanno di-rettamente i 2 secondi; amenclue i cerchi si muovono a volouti~

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~ t}'I1/J/('llti rr! (lJll)((}'(/fi seiellfljiei. Il graduazion e di applicare nella misura degli angoli il metoelo co ì detto di reiterazione; un apparecchio speciale esiste pel' illyertire l'a se di rotazione dello strumento, cui si sollevn. per mezzo di un manubrio che muove una, vite yerLicalc fino a su-perare 1'altezza dei cnscinet ti, sni quali ordinariamente riposa. 'l'rattasi d'uno strumeuto costrutto con tutti i perfezionamenti ~he gli ultimi progressi della meccanica e dell'ottica insegnano,

C'. quel che è meglio trattlsi eli uno trumento giiL usato in pratica e sottoposto, sotto questo punto di vista, ad un rigoroso e lliJigente esame. Lo Schi;:woni, professore eli g-eol1esia, nella Fni,ersità di ~apoli, lo ebbe a lnngo fra le mani ne fece

r

oggetto di ulla na pnhblicazione speciale. " L'egregio mac-chinista almoiraghi. cosi scrh'e in essa l'illustre geoc1eta, ha di recente costrutto uno strumento uni verSttle rciteratorc pel l+abinetto geodetico eli questa nostra Uni\-ersità. 'l'aIe strumento è degno di speciale con iderazione per l'eleganza delle forme e per

r

esattezza della costruzione; laondo noi, che sempre .n-emmo in lllira (li l'accogliere in esso gabinetto, come storia della scienza, le opere elei macchinisti, che hanno singolarmente contribuito allo s,olgimento di es'a. sentiamo il debito di fare clell' attuale :;trumento una particolare menzione, peroccbè esso onora l' in-gegno ibliallo. e giacendo decorosamente allato dei lavori di lieichenbach. di Ertel, eli Pi tor e eli altri rinomati macchinisti. UJlito a questi adclita allo tnc1ioso di Geodesia il 11l'ogl'eSso di una scienza troppo intimamente connessa a quello dell' arte. "

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12 Sezione XXIV. - e/resse 51.a

Giurì avrebbe desiderato un apparecchio speciale per l' inver-sione dello strumento, che ora si fa a mano, ed inoltre una. disposizione speciale destinata a portare la lampada che deve illuminare il campo del cannocchiale.

A lato di questi strumenti astronomici, 1'officina Filotecnica altri ne esponeva atti alle operazioni geodetiche di diverso or-dine. Erano due teodoliti universali con microscopi muniti di vite micrometrica, ed un apparato per misurare le basi.

Il teodolite universale piLl grande aveva i due cerchi con centim. 18 di diametro; e 1'uno e l'altro erano graduati diret-tamente di 5 in 5 primi; ciascuno era letto da cllìe microscopi muniti eli vite micrometrica e diametralmente opposti, i quali davano direttamente i 5 secondi; ciascuno era girevole a sfre-gamento intorno al proprio asse e permetteva la reiterazione degli angoli; il cannocchiale era diretto, eccentrico, collocato cioè ad un' estremità dell' asse, eel aveva un' apertura di milli-metri 45; i perni dell'asse erano cilindrici, ed esisteva per con-seguenza la disposizione speciale destinata a.rl equilibrare in massima. parte il peso cieli' asse e del cannocchiale. In questo strumento, astrazion fatta dalle obbiezioni che si possono, in generale, muovere al cannocchiale posto eccentricamente, tutto mostrava l'esecuzione accurata, di cui la Filotecnica già aveva dato prova nello strumento universale sopra considerato.

(23)

'3tl'llmenti ed appctl'ati sciplll(fici.. 13

dimeno ioni non aspira certo ad essere usato in misure geode

-tiche di primo ordine, il Relatore del Giurì ebbe a fare una

ristretta triangolazione, e ne tras e risultati buonissimi.

L' apparecclJio per la misura delle basi geodetiche richia

-miwa, pel principio a cui infol'mavasi, quello di Porro; ma ne di versificava essenzialmente in ciò che le letture, verso gli estremi

della spranga di misura. erano fatte non per mezzo di cannoc -chiali paufocali, ma per mezzo di microscopi mobili in altezza

e montati nell' interno di un perno ca,·o girevole. Questo perno gircn-a in un bos~olo simile a quello che contiene l'asse dei

teodoliti; lo si rendeva per mezzo di URa livella sensibili sima,

verticale, e si peITenira così a rendere insieme rigorosamente ,erticale 1'as e di collimazione del microscopio; la distanza fra

r

obbiettivo del microscopio e

r

asta graduata era di circa 20

centimetri; la corsa elel microscopio era di 15 centilU.; ali'

ocu-lare del microscopio i stimava direttamente il mezzo centesimo ili millimetro; i microscopi erano due, ed erano portati ciascuno

da so tegni in ghi a solidissimi, indipendenti fra loro e dai so-stegni de tinati alla pranga ili misura. Que ta era chiusa in

una cas etta di abete, munita della necessaria. livella e delle

{lpportune aperture, chiuse però quest' ultime da lastre di cri--talio a facce piane e parallele. La spranga stessa era iu legno

duro. di secolare stagionahu'a, fatta di pezzi di"ersi, e tutta coperta da \emici impermeabili; aUe sue estremità portava

in-ca-tonate brevi lastrine d' argento di"ise e numerate. Obùiettiyi speciali erano uniti alI" apparecchio, e sostituiti agli obhiettivi dei microscopi, permetteyano di inclivùluare con tutta facilità e precisione il punto a terra. GraTi oùbiezioni non si possono llluonre a que to appareccllio, poiché il principio, a cui esso si informa. è quello ora in massima seguito negli appltrecclli di maggior precisione usati a misurare le basi più recenti. Certo allo asta cli legno, per quallto inyerniciata, stagionata e

insensi-bile alle variazioni termiche ed igrometriche <1ell' atmosfera,

nes-::iuno vorrà fidarsi in una operazione di molta importanza; ma

ad essa è facile sostituire una sprauga doppia, fatta di due

me-talli diversi e munita di termometro metallico.

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at-I

r

l~ .'{pzi01/p .\:"X11', -- Cla, gl' .51,a

tenzione del pubblico intellig'ente, Nel Oleps, inyenzione inge-gnosissima del prof, Porro, e costruzione che dà, alla Filotecnica la sua impronta caratteristica, il Giuri vede un vero teodo-lite per la topografia portato ad un rispet.tabilissimo grado di perfezione,

Il Oleps di gr~nde modello, pl'esentato all' gsposizione del-l'anno 1881, mostrava, rispetto a quello ben Ilota del prof, Porro, miglioramenti notevoli soprattutto nei dettagli, Il ì"olume e il peso suo ne erano assai minori, e nulla erasi sacrifìcètto l'i petto al diametro dei due circoli divisi, orizzontale e verticale} e ri-spetto alla precisione delle loro graduazioni; ogni circolo veninl. letto per mezzo non più di uno, ma per mezzo di due micro-scopi diametralmente opposti, eliminando così ogni errore di eccentricità; i microscopi erano di costruzione assai semplicE" evitati i giuochi ottici, anche quando ingeg'nosi} sempre noch-i in pratica; viti di pressione e viti per i piccoli movimenti erano applicate alla rotazione verticale ed alle due rotazioni orizzon-tali dello strumento; l'ago calamitato, non più sospeso ad un filo, giuocava sopra una punta d'acciaio temperato con cappel-letto di zaffiro; l'asse che portava il cannocchiale attraversava la scatola dei circoli, appogg'iando così in due punti della sua lunghezza; alla bolla sferica era aggiunta una bolla cilindrica mobile invertibile sui collari del cannocchiale e tale da conver-tire, in caso di bisogno, lo strumento in un livello a visuale fissa; il cannocchiale, tuttora potente ed anallattico, aveva di-mensioni minori erI un' apertura di 50 millim, , pur conservando l'ingrandimendo di 70 volte; lo strumento posava su tre viti così come s'usa nei teodoliti; nel rimanente e nel treppie(le manteneva il disegno ingegnosissimo e la disposizione leg'g'iera e forte ad un tempo di Porro,

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Stl'llllleliti ed u}Jpamli s('ielltUìti. 1(5

i due cerchi graduati 0110 letti silllulfan amente con un solo microscopio' riti di pressione e yiti per i piccoli movimenti permettono di puntare con tutta precisionc il cannocchiale; l' ago calamitato. non più sospef'o, giuoca qui pllre su cappelletto eli zaffiro; una 1iye11a a tubo mobile invertibilc sui collari (leI c,ulllocchiale permette di 11 are lo trulllcllto come un livello il "isuale fi 'sa; tutto lo trllluento posa su tre punte; il treppiedi a bastone quasi cilindrico, aprentesi in tre spicC'lli, l'icc\'c una. piattafol'llHl alla foggia. dei teocloliti inglesi.

il Salmoirn.ghi ebbe, secoJl(lo il Ginri, l'iùea fclice di ap-plicare il principio a cui si informano i Cleps, alla. costru-zione eli un piccolo teoelolitc a circoli nascosti, o Cleps ad uso de' ,iaggiatori. Con ervò la. scatola, la ùisposizione dc' circoli e dei micro'copi, delle Yiti di pre f'ione c (le' piccoli moyimenti, così come nei Cleps di granele modcllo, e ìi applic.ò invece un cannocchiale pezzato. Ne ottenne per tal modo uno strumento eli piccolissimo yolume contenuto per intero in una ca setta, eli cui le elimen ioni sono centim. 20 per 16 per I·!' Il suo can-nocchiale ha un' apertnra. di '27 millim. ed un ingrandi.mento eli 20 volte. Questo ingmnclimento è assai minore (li qnello appli-cato al Cleps granele; ma per lo scopo al quale è diretto, che e cIude atfatto l'u o della stadia, e che si propone di individuarE' semplicemente delle direzioni fra cui ì'"oglionsi misur,lre ang'oli, è d' una potenza più che sufficiente sempre assai superiore a quella degli ingrandimenti, che si po sono applicare nei can-nocchiali dei sestanti più perfetti. La lettura dei circoli, fatta colla stima a fili fis i. a. icura l'approssimazione eli un duecen-te imo eli grado e dà rapirlamente il valore degli angoli con una precisione più cbe sufficiente ai bisogni di un viaggiatore. il piccolissimo volume di que. to strumento, la potenza del suo cannocchiale, il suo facile collocamento in tazione, la rapielitù e precisione con cui e so dà i valori eli angoli verticali eel oriz-zontali, la sua grande solidità, il ne un riscbio che corrono in un trasporto le sue parti essenziali, tutte nascoste, dovrebbero. secondo il Ginrì, renelere il medesimo prezio. o ed utilissimo nei più lunghi e elifficili viaggi di terra.

il Cleps, per la grande originalità e novità elella. sua costru-zione. per la divisiOne centesimale de' suoi circoli, pel sistema

I

\

(26)

r

16 Sezione XXIV - Classe 51.a

speciale della lettura loro, incontra, malgrado i suoi molti pregi, qualche difficoltà a farsi strada fra i pratici. Lo stesso avviene per i metodi tanto utili della celerimensura.. Per chi vuole ap-plicare i procedimenti di quest' ultima, senza immischiarsi di Cleps, 1'officina Filotecnica esponeva due tacheometri diversi solo per le loro dimensioni.

Il tacheometro è fatto come un teodolite comune, e ne di-versifica solo nell' asse di rotazione del cannocchiale, in esso assai più corto e fisso. Esso porta due circoli graduati, orizzon-tale 1'uno, verticale l'altro, letti amelldue per mezzo di due nonì diametralmente opposti; porta un cannocchiale anallattico ed assai potAnte, una livella mobile ed invertibile sui collari del cannocchiale, che permette di usarlo, all' uopo, come nn livello a visuale fissa; il suo cannocchiale a braccia disuguali permette nella misura degli angoli l'applicazione della regola eli Bessel, senza doverne sollevar l'asse d'in sui guanciali, e dà al tacheo -metro il carattere dei teoc1oliti detti da alcuni a compen -sazione.

N ell'esposizione fatta dall'officina Filotecnica, uno strumento ancora richiamava alla mente il nome del prof. Porro, ed era il livello diastimometrico a bolla fissa. Non può essere nell' in-dole di questa Relazione l'entrare in dettagli riguardanti la teoria degli strumenti. Certo è però che questo livello del Porro, ben maneggiato, dà risultati assai precisi. In esso la relazione di posizione, fra la bolla e la visuale determinata dal cannoc-chiale, viene stabilita con mezzi puramente ottici e non per via di contatto. I particolari che l'ig'uardano la sua costruzione ed il suo uso, il lettore paziente potrà trovarli ili una Memoria dell'inventore stesso 1 od in flltra dell'ing. Salmoiraghi.2

A fianco di questo livello, altri ve n'erano di ordinaria co -struzione, frammisti a tutti gli altri strumenti più comuni, dei qUflli la geometria pratica fa uso. V'erano livelli del tipo fran-cese detto Egault, livelli a cannocchiale tipo Lenoir, tavolette pretoriane, pantografi, planimetri, bussol~ da minatore, squadri, molinelli e via. Di tutti questi strumenti la Relazione non parla. La loro costruzione tanto più semplice eli quella degli strumenti

l Gio1'1~ale dell'ingegne?'e architetto. Val. XIII.

(27)

'tl'llllwilti cd appu}'ati sciudl/lct'. 17

già descritti, non poteva offrire difficoltà di riuscita, ad un' offi-ciua provatasi, con successo, a co trllrre strumenti universali e teodoliti. La Relazione si soffermerà soltanto sulla co truzione di due bussole fatte dalla Filotecnica per la, nostra marina, l'una delle quali detta normale, l'altra liquida.

La bu sola normale portava due l'O e, ed aveva un eliametro di 20 centimetri. Delle due rose l'una piìl leggiera era formata da quattro sistemi di sbarre calamitate, e giuoctwa con camJel-letto di zaffiro su punta di il·idio; l'altra, più pesante, a cap

-l)elletto di metallo duro, giuocante su punta eli zaffiro, era for-mata da quattro fa ci di sbarre calamitate, tagliate in guisa da portare il centro di gnLvità assai più ba so del centro eli so pensione, era. per conseguenza, della prima più stabile, meno sensibile e meglio atta a dal' indicazioni precise durante bur-rasche od in momenti di forte nùlo. SlÙ coperchio della bussola gira"m un' alidada con traguardo e con apparecchio prismatico, che permetteva eli leggere, senza fatica, le indicazioni della rùsa sottoposta. Questa ili posizione permette sempre di misu-rare direttamente

r

angolo compreso fra lma direzione determi-nata dal traguardo e il meridiano magnetico, e poiché unita all' alidada v' è lma disposizione speciale per puntare il sole, permette ancora eli determinare la deviazione del meridiano ma-gnetico dal vero, e trasforma la bussola in un vero ,trumento di geometria pratica utili simo per rilevamenti idrografici, per far la carta delle coste e na.

La bussola liqllida si differenzia dalla normale in ciò che in essa la rosa è immersa in un mortaro pieno di lilJ.uitlo, una miscela di acqua ed alcool. La rosa così immersa perde una gran parte del proprio peso, e solo leggermente si appoggia slilla punta che la porta. TI mezzo denso in cui essa giace ne impedisce le bru che deviazioni dalla po izione normale; la sua leggerezza re idua ne aumenta la seno ibilità, e si ottiene cosi una bus:·ola molto stabile e molto sensibile ad lUI tempo. A mantenere il mortaro sempre ugualmente pieno eli liqllic1o, mal-grado le variazioni di temperatura e eli luogo, esiste nella parte supeliore del mortaro, tutto all' ingiro di esso e con esso iu comunicazione, 1m anello cavo che fa c1a serbatoio (li lilJ.uido e d'alia.

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18 Sezione XXIV. - Classe 5l.a

Fra le maggiori officine italiane di strumenti eli precisione,

la Filotecnica è quella clle presentò di gran lunga la più ricca

raccolta di strumenti per la geometria pratica. Nè ci.ò deve far maraviglia. Essa è ~a sola che faccia della costruzione dei

me-desimi suo scopo esclusivo, mentre per altre officine, quali la Galileo eel il Tecllomasio, gli strumenti geodetici e topografici rappresentano solo uua parte del campo in cui esercitano la propria attività.

L'officina Galileo di Firenze diretta dal prof. Golfarelli (5687) espose un teodolite universale con cannocchiale eccentrico, con circoli ben divisi, con microscopi muni.ti eli vite micrometrica,

notevoli per chiarezza e precisione di immagini. A fianco eli questo strumento complesso ed eseguito tenendo conto eli tutti i sussidi che l'ottica e la meccanica di precisione hanno ulti-mamente appresi, venivano altri strumenti minori e più

special-mente topografici: una diottra con cannocchiale; un livello eli Chezy a clisimetro inclipendente con cannocchiale; un piccolo

livello di Golfctrelli con eclimetro e bussola; un livello di Traughton e Simms; un livello a compensazione di Breithaupt

con cannocchiale; un livello di Egault con cannocchiale; un

livello grande di Breithaupt con cannocchiale, con circolo

oriz-zontale e con settori verticali; un tacheometro sistema del

pro-fessore Erede. Sarebbe discendere in troppo minuti dettagli

il disctltere ad uno ad uno tutti questi strumenti di forme abbastanza note ai cultori della geometria pratica. Il Giurì notò nei medesimi un troppo grande eclettismo di forme, ma non osa farne rimprovero al valente espositore, poichè non

ignora quanto le esigenze del commercio e le condizioni non

troppo prospere del mercato si oppongano ad adottare nelle

nostre officine per i sing·oli strumenti un tipo proprio e possi-bilmente unico; il Ginrì mostrossi ancora poco amico della posizione eccentrica del cannocchiale nel teoelolite; ma ri-spetto agli strumenti esposti esso riportò un' impressione ge-nerale favorevolissima, nè poteva essere altrimenti, trattandosi

di strumenti usciti da un' officina la quale dal 1872 in qua

co-strnsse 66 tavolette pretoriane ed un gran numero di diottre

pel nostro Istituto topografico militare, il quale se ne mostrò

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St,'/lIIl('l/ti ('11 ((pparati sC'Ìelttijìr·i. 19 11 Teenomasio italiano di Milano diretto dall'ingegnere Ca

-bell,t (5723) espose una, serie completa eli trumeuti topografici, tavolette pretol'iane, qllatll'i delle più syariate forme, diottre,

bnssole, li\'elli semplici ed a cannocchiale, a bolla fissa ed a bolla mobile; piccoli teot1oliti per limitate triallgolazioni. Il 'r ec-nomasio, per dichiarazione esplicita del uo direttore, in questo l'amo di co. truzioni ,i propone soltant.o di offrire agli ingegnel'i buoni 'tl'lllllenti per gli u i più frequenti del 101'0 esercizio

pra-tico; il Giuri riportò la persuasione che e o raggiunge appieno lo scopo propostosi.

L' Istituto tecnico proyinciale di Firenze (:5G72) espose un teodolite. alcune alidade per t::tYoletta pretorial1a, un bastone con isquadro, un rapportatore Moinotj a questo era apportat,~

una modificazione insignificante j nel teodolite em i cercato di

ottenere stampato direttamente il yalore dello angolo misurato. Lo copo em lungi dall'e ere pienamente raggiunto; del resto il Gimì non potè attribuire al medesimo una qualche impor-tanza pratica. La precisione che dal più semplice dei teocloliti

ora si pretende, è incompatibile con tutti i procedimenti che in un modo o nell'altro dipendono dal grafici mo.

L' ingegnere pano eli 1\ apoli (5722) espose fra altri tru-menti un neo-eli igonill1etro. 1lll cIi igollill1etro da montagna, un goniometro di modello proprio. Il neo-clisigonill1etro fu trontto un buon istrnmento per ingegnere; nel clisigonimetl'o cb mon-tagna. il congegno delle quattro ,iti contrastanti due a. due, :sostituito alle tre viti ordinarie di posa, sebbene teoricamente poco raccomanclabile, non manca di Yalltaggio pratico: allegge-ri ce e ~emplifica lo trnmento j n~l goniometro parve difetto la mancanza eli microscolli per la lettma dei nonì: es~o inoltre p 11110 strumento di topografia, e 1'averlo l'autore co trutto in modo che permette tutte le rettifiche di un teoclolite, parve cosa. huona in è, ma non commendevole: nella topografia è ozioso l'adottare pratiche da geodeta, nè è buon consiglio l'innestare in uno strumento topografico le qualità eli uno geodetico.

TI :Jlileto di Xapoli (5683) inviò un suo panometro. Era un

teodolite universale, da potersi usare con vantaggio in opera-zioni di non e trema precisione.

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l'U-~ - , --..,-~~_. - - -,

-20 Sezione XXIV. - Classe 51.CI

menti abbastanza buoni, una macchina di divisione circolare. Era il solo, fra gli oggetti esposti, interamente eseguito da lui; mostrava un artence valente, ed era lavoro ben riescito.

Il Merli di Milano (5681) mostrossi, in alcuni strumenti presentati, costruttore assai diligente; ma non sempre le dispo-sizioni tolte da altri strumenti e da lui adottate, mostransi le piLl opportune e le meglio corrispondenti alle esigenze logiche dei problemi a risolvere. I suoi strumenti però, sotto un punto di vista topografico, non sono cattivi, anzi i livelli possono dirsi buoni.

L'ingegnere Rossati, capitano del Genio (5711), inviò up. segnacurve a riflessione semplice e commendevole; 1'ing. Ca-gnacci di Siena (5647) presentò un eclimetro a piano inclinato per segnare la pendenza delle strade, che fu trovato raggiun-gere, in modo assai semplice, il proprio scopo; l'Alexovitz eli Milano (5630) presentò uu suo livello ad acqua con entro a ciascun bicchiere un g·alleggiante sormontato ela un' asti cina, che serve da traguardo; il Giurì olJinò che i due g·alleggianti complicano e peggiorano lo strumento elal punto di vista teo-rico, sebbene in pratica e per piccole battute possano riuscire di qualche vantaggio.

L'ing. Aita di Padova (5629) presentò un livello biffa usato nel piano quotato di Padova, munito di tubo di gomma. Lo strumento riposa su un concetto giusto e semplice, e in alcuni casi può riuscire praticamente utilissimo; esso richiamò al Giurì il livello tubolare presentato dal signor ing. Rieumes all' Esposi-zione nazionale di Firenze nel 1861.1

Il Clavenna di Milano (5658) presentò uua serie di biffe in tutto identiche a quelle del compianto prof. Porro. Suo me-rito è quello di aver trovato modo di farle per mezzo di forme () crea.trici, processo spedito che gli permise eli diminuirne il prezzo del 30 per cento.

Il Monti di Milano (7063) eseguì e presentò una meridiana universale inventata da Valtolina Carlo. È uno strumento assai semplice che con una certa quale approssimazione può dare la latitudine di un luogo e 1'istante del mezzogiorno vero; può

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Strllmenti (',l r7/)/wl'Clfi scici/tifici. 21 ser\'ire del pari ;1, l'i ol\'ere qualcuno fm i problemi pill semplici della, geometria pratica.

L'ing. Crema, di '['orino (7060) presentò un plani grafo , del quale, senza, il socco)'so di opportuni disegni, sarebbe clifficile fare una cle crizione. Suo scopo ent di ottenere graficamente ed in iscalct opportuna, tracciato sul piano superiore clella scatola, contenente lo strumento il cammino percorso dai due porLatori clello strumento stesso, ed il suo scopo l'aggiungeva per mezzo eli opportune ed ing'egnose applicazioni dell' elettricità. Il Gilll'Ì potè ì'ermcare giusto il concetto fondamentale dello strumento; mn. non potè ndere lo strumento in aziono. Rimase in esso questa persua 'ione che sebbene ingegnoso assai pel concetto a cui s' infonnant il plnnigrafo, considerato dal puuto di yista pratico. non amlanl, cen o eht inconvenienti gl'a\'i, nè sarebbe cO:;Ì fltcilmente riuscito di ,era utilità.

Le officine, che costruiscono gli strnmenti complessi di pr e-cisione. danno, nei paesi in ClÙ sono in fiore, origine cd a li-mento a non poche imlu trie minori. Fra queste una sola em rappresentata allo Esposizione ed era quella eli Uboldi (la Mi -lano (oiU). il quale esponent ,iti diver e di ferro, eli ottone, di acciaio. I elirettori della, Filotecnica e elel '1'ecno111a io le hanno clicbiarate a sai buone, e elelle medesime si servono nelle proprie officine.

Dopo anre con molto scrupolo ed attenzione esaminati gli trumenti e posti. il GiurÌ è giunto alla seguente concl u-sione: per quanto riguarda la pratica dello ing'cgnere, della topografia e delle ordinarie operazioni geodetiche, 1'Italia fa b-brica già trumenti buoni, opportuni e non inferiori a quelli fabbricati allo estero' per quanto riO'uarcla le operazioni pill de -licate della geodesia e le osservazioni astronomiche, e lt è in grarIo di porsi all'overa, è giunta a tal segno che nulla lascia a desiderare eli più, se non quel tanto di perfezione che non è altrimenti ottenibile, se non coll' esercizio 11ratico, continuo de l-l'industria medesima .

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22 Sezione XXi1'. - Clo8se 51.n

o pil:cole, cl' impia.nto antico o recente, che costruiscono

istru-menti di geometria pratica, la grande importazione in fatto eli

questi strumenti tuttora esistente. Dall' estero noi nou prendia-mo mica soltanto gli strumenti più fini e delicati; prendiamo appunto l'articolo corrente, cui l'industria nazionale ci dà già

veramente buono, e che è quello che dà il lavoro continuo ed assicma l'esistenza alle fabbriche.

Gli industriali incolpano di questo avverso stato di cose le tariffe doganali vigenti. Esiste sotto il nome di strumenti ottici di precisione, ecc., una categoria unica che abbraccia

stru-menti diversissimi, il cui valore, per ogni quintale, varia da

L. 500 a L. 15000. Tutti questi strumenti pagano ora un dazio d'entrata di L. 30 per ogni quintale. È un dazio che per alcuni strumenti eli materiali grossolani diventa Ull vero dazio

protet-tore, per altri, per i teodoliti, ad esempio) diventa una vera

irrisione e rappresenta un coefficiente protettivo di pochi ce

n-tesimi per ogni L. 100 di valore manifatturiero. Vorrebbero. gli industriali, introdotta una categoria speciale intitolata str u-menti ed apparati con cannocchiali o senza, destinati all'ast ro-nomia e geometria pratica; vorrebbero, per questa categoria.

adottato un valore medio di L. 6000 al quinteLle, e proporreb-bero per essa un dazio di L. 9 per ogni chilogramma, (lazio che eqùivarrebbe al 16 per cento del valore di manifattura e che è uguale al medio fra quelli che ora colpiscono i manufatti

di cotone, di lana, di lino, di canapa e di seta.

Il Giurì, pure ammirando i progressi fatti dagli inc

lu-striali nella cosLruzione degli strumenti di geometria pratica,

pur deplorando vivamente la diffidenza del pubblico, anche

in-telligente, rispetto ai loro prodotti e la conseguente

importa-zione, che minaccia di soffocare le loro officine, stette alquanto

in forse di fronte a queste proposte degli industriali. Non v' ha

dubbio che esse verrebbero in loro grande aiuto; ma non è meno

vero che esse si riducono, in ultima analisi, a domandare un

vero dazio protettore, quantunque esso non superi quello g'ià

esistente per le industrie tessili in genere.

Nacque nel Giurì il pensiero che questo dazio protettore,

(33)

Stl'llll/ellti ('d apparati sci(,J1tifìci. 2f3

a.uni 01' ono quando i prodotti delle nostre industrie erano di

troppo inferiori agli stranieri i non lo è più nello stato attuale

delle cose. Uno strumento di geometria 11ratica fa,tto in

Inghil-terra, in Francia, in Germania, si paga, in Italia, più che in

cia cuno dei pae i che lo produce i lo tesso stmmento,

fabbri-cato in Italia, verrebbe a co tare tutt' al più quanto esso co sta

e in Francia, e in Inghilterra e in Gel'lllltnia i ora il pubblico

lo paga di più perché crede lo strumento e tero superiore al

nazionale. Un dazio protettore in questo stato di co e va ev

i-dentemente a danno oltanto degli indu triali stranieri, favorisce i nazionali senza diLllneggia,re il conSullllttore, il quale d'altra

parte, e rispetto alla bontà dei prodotti, e rispetto ai pericoli

elel monopolio, è ganllltito elal numero clelle fabbriche esisteJlti.

Per que te ragioni il Giuri non esita a raccomandare le eque propo te fatte dagli espositori nell' interes e della

pro-pria industria, che in que to caso coincide con quello del pub -blico i ed a meglio a icmare

r

avvenire elell' industria stessa,

consiglia di dare nell' insegnamento della geometria pratica negli Istituti tecnici superiori un largo s\'iluppo a tutto ciò che ri -guarda gli strumenti; con iglia eli dare, nelle provviste fatte

l)er conto dello tato, se appena è possibile, una larga prefe-renza alle manifatture nazionali; consiglia in fine eli provvedere alla creazione eel al miglioramento della mano d'opera, incorag -giando con su 'idi qualche buona officina, dandole 1'obbligo di impiegare sempre 1m certo numero eli operai allievi.

(34)
(35)

ESPOSIZIONE

INDUSTRIALE lTALIANA DEL

1

881 IN

ThIl

LANO.

RELAZIOÌ\'[ DEI GIDRATI

Sezione XXIV. - Classe 52."

OROLOG

ERIA.

La eIa e 52a contava 36 e po itori; essi nel loro in ieme pre enta,ano e emplari delle tre granrli manifattme in cui può dindersi l'orologeria in genere: manifa,ttura, cioè, degli orologi da torre. manifattma degli orologi da bwolo e da caminetto,

manifattma degli orologi da ta'ca.

~ette erano gli e. positori degli orologi da torre.

raZ::olli E.} di Roma (5"/27), l ne pre entù llue fatti assai bene; nell'uno di es i il Giurì ebbe a notare l'uso poco lode-,ole di metalli identici nelle comunicazioni e nelle traslllis-ioni' nello altro. lo cappamento assai bello nel concetto, pre-senta,a nell'esecuzione un contraccolpo a danno dello isocronismo del 1Jendolo.

FOi/talla Cesal'(>} di ~Iilano (5739), pre entava un orologio da torre u_cito dalla 11a officina di Appiano con motrice a n1, -pore.

Ii

Giurì lo trovò as ai buono. ed ebbe a notar\'Ì soltanto

la non esatta figura geometrica delle ali dei rocchetti, ed un certo preco di materiale, che finisce per dar trOlJPO peso all'

ill-ieme, aumentando gli attriti.

p. Grauaglia e COli/p.} di TOlino (57402), esposero un as-sortimento di orologi da edifizi di varia grandezza. Il Gimì

1 TI numero fra parentesi corri poude a quello portato dall'esllositore nel Catalogo "C"fficiale.

(36)

26 Sezione XXIT'. - ClassI' 52.a

li trovò buoni e degni della ditta antica e conosciuta che li esponeva; essa ebbe a lodare specialmente una vite perpetua

sostitlùta ad una ruota con sempli:ficazione dell' ingranaggio, . non

che la fabbricazione e l'uso di corde metalliche, ebbe a notare un certo spreco di materiale, una robustezza soverchia nei sin-goli pezzi con accrescimento inutile di pesi e di attriti.

L'officina Galileo, eli Firenze (5750), presentava un orologio

da torre veramente bello; porta va un congegno speciale che sarebbe difficile descrivere senza apposito disegno; ogni sua

parte, e per disegno, e per dimensioni, e per peso, e per ese-cuzione, contribuiva a dare un aspt'.tto armonico a tutto 1'insieme ideato dietro un sistema logico ed opportuno; gli attriti erano

ridotti al minimo possibile e permettevano l'uso di un piccolo

peso motore. Il direttore Golfarelli impiantò nella propria offi-cina una scuola di orologeria, ed· esponeva insieme a questo orologio da torre altri oggetti commendevolissimi; due modelli

di scappamento, un cronografo a puntata per i quinti di secondo,

un cronografo di Hipp al millesimo di secondo.

Sommarn,qct IS1:doro, di Milano (5756), espose parecchi

oro-logi da torre.' Il Giurì ebbe a lodare assai l'ingegnosa

innova-zione introdotta nella soneria col congegno di scambio dei

martelli; ebbe a notare qualche esagerazione Il elle dimensioni, ed una. certa trascuranza nella lavorazione delle singole parti, dettata all' espositore dal desiderio forse troppo vivo del buon

mercato.

I fratelli Ro nfi m:, di Treviso (5754), esposero un orologio

da torre con cavalletto; non presentava nulla 11i nuovo e nulla di veramente rimarchevole, sì nel disegno, che nell' esecuzione.

Ferrcwi Paolo, di Corte dei Frati presso Cremona (5738),

esponeva un orologio fatto da lui a mano, a forza di martello

e di lima. È a far voti che questo gènere eli artefici presto scompaia dal nostro paese; l'orologeria è tale industria che non può fare a meno di esecuzione meccanica delle diverse parti,

che nulla o poco può aspettare da artefici isolati, e che a

per-fezionarsi più d'ogni altra richiede spirito eli associazione e

di-visione del lavoro.

L'alta orologeria od orologeria di grande precisione,

(37)

Orologifria: '27

Dent da Froclsham, fra. ,.11' I~ po. izione, degnissimmnente rap-presentata dai lcwori eli Koltlschitter (lillseppe, di 1\1ilano (5743). Oon i te,ano qlle ti byori in un regolatore normale a tl'onomico

con pendolo a compen azioni t rmometriche e barometriche, con tra mi sione elettrica; in un seconllo regolatore astronomico con

tra mis ione elettrica, con pendolo ,. compensazione di propria inyenzione e con scappamento a forze. costante; in un pendolo

conico trasmettitore. di co trl1zione speciale e eli ingoIare pro-prietà. '-i trattaya di strumenti eseguiti per conto dell' O 'se r-yatorio della reale marina eli Genova, ed all'OsselTatorio stes o

già , tati esperimentati. Di fronte ad es i il Ginrì i vitle con

Yl'\o enso di compiacenza semplificato il proprio compito; a .ini ba tanl di ammirare l'ingegnosità dei meccanismi, la sem[llicitiL

del di 'egno, la disposizione logica e ben pen ata, la fine e rigorose1, esecuzione eli tutti i pi11 piccoli eIettagli; quanto al valore

pra-tico llegli oggetti e posti, l'esperienza e l'osservazione 1'ayeyano giù messo in piena luce. Del re to cosi dovrebbe essere eli tutti i la'\ori di orologeria che ~i espongono. Sarebbe ben più sicuro il g'iudizio dei giurati, e ben maggiore la confielenza del

pub-blico. se ogni laloro pre entato fos,e prima tato deposto in un

ns'erntorio. qui paragonato ad orologi normali di andamento noto e sottopo, to a rigorosa o 'erYazione.

Pi:::ocheri a-ù/Reppe. eli )[onza (5753), presentaya una sua pendola con istema speciale di soneria; il numero delle ore

Yeni,-a annuuciato dal solito suono della campanella; la

mez-z'ora ,nccedente arI un' ora data yeniya annunziata ùa un

nu-mero di tocchi uguali a quelli dell ora. stessa, ma meno forti, ammorzati da opportuno cong-egno; il numero dei tocchi conse -cntili non oltrepa ala il . ei. Egli pre entaya inoltre un pro-prio app:lrato di orologeria a due pendoli assai ingegnoso. Il

(-i-iurì non ignora'\a che questo apparecchio era costato lunghi

e gra ,i dolori al suo inyentore: egli però non eppe vedere in

esso che un i tema nuovo e un po' complicato di applicazione

del pendolo ai regolatori a:trollomici e agli orologi pubblici.

(38)

28 Sezione XXIV. - Classe 52.a

di ultimare il proprio lavoro, e il Giurì non credette per conse -guenza di poter dare sovr'esso un giudizio.

Nitolaj Ferdinando) di Como (51-:1:9), presentava mOllelli commendevoli di alcuni suoi lavori; di un suo regolatore fu

giudicata assai buona la costruzioue; sull' idea da lui ayuta eli un pendolo a torsione il Giurì non diede g·iudizio; esso non era

stato sottoposto ad esperienze speciali, mancava del controllo

delle. pratica, e contro di esso molto si poteva obiettare in via teorica.

Cal·enzio Carlo) di Pavia (5728), esponeva un orologio a pen -dolo sistema decimale; in esso non y' era di cIi verso che la

lunghezza del pendolo e l'opportuna modificazione nella

nume-razione dei denti delle ruote e dei rocchetti, astrazione fatta

ben inteso dal quadrante. Non è nuova la questione che riguarcla la suddivisioue àecimale del tempo; nè pel momento essa,

ac-cenna ad acquistare importanza pratica.

Casalgrundi Ginseppe) di Reggio-Emilia (5730), sotto il nome un poco pomposo di Cronometro mondiale presentò un orologio

comune a pendolo non compensato con calendario. Il Giurì ne

tenne per qualche tempo d'occhio il movimento e le indicazioni; quello era abbastanza regolare, queste si riscontrarono giuste.

D'Agostini Frctl1cesco) di Padova (5733), presentò un

mo-dello d'orologio con scappamento speciale. Di questo

scappa-mento a retrocessione sarebbe difficile dare un' idea chiara senza

il soccorso di un disegno; astrazion fatta dall' esecuzione

tra-scurata, il Giurì lo credette tuttavia degno di nota, e ne lodò in generale il semplificato roteggio.

Del Prete Alfonso e JlIassoni Salcatore) di Lucca, (5735),

esposero un regoh.tore economico a pendolo indipendente. An -che di questo l'esecuzione non era felice, e sarebbe difficile dare un' idea senza il soccorso di un diseg·no apposito. Il GiurÌ

trovò in esso lodevolissima la semplificazione del roteggio ot -tenuta, sollevò qualche dubbio di indole pratica sulla soverchia

importanza in esso attribuita a due aghi calamitati, i quali po-trebbero facilmente mancare al proprio scopo. .

Lonati Teodoro, di Milano (5744), espose diversi orologi da lui fabbricati; il Giurì trovò fra essi lodevole la combinazione

(39)

29

TorI/agiti Carlo di Varese (5757), presentava un orologio a pendolo con nuovo sistema. di scappamento. Il Giurì trovò

in es'o un l\Iorbier utilizzato i l'espositore vi aveva arrecaLa

una modificazione per portare il pendolo in alto sopra al ro -teggio.

Locafflli Angelo di Milano (7066), presentava, un orolog'io

-pendolo a moyimento e oneria elettrica. L'elettricità vi cra

im piegata come forza motrice del pendolo e della soneria. Il

Giurì trovò il lavoro buono e ben eseguito.

Srlllli Gill'cppe, tli Siena, (5755), presentò un suo anto-elet

-trico-motore. Ànche in esso l'elettricità era utilizzata come forza motrice i H Gimì trovò quest' idea già attuata da altri in modo preferibile, e notò inoltre difetto di isocronismo nelle oscil-lazioni.

Il padre Embriac(), di Roma (7065). presentò un regolatore a scappamento proprio, un regolatore a grande soneria, senza mec

-canismo di ruote, uno scappamento extralibero. I lavori del padre Embriaco non vogliono e ere giudicati dal lato dell' e ecuzione, ma da quello del concetto che li informa. Lo scappamento da, lni presentato appartiene alla natura di quelli detti (1, forza co -stante; in e so si ottiene costante la forza che muove il pen

-dolo utilizzando un pendolino ausiliare capace di restituire al pendolo la forza ch'esso va perdendo continuamente per la re-sistenza dell'aria e per gli ath'iti della molla di so pensione. Altri scappamenti esistono i quali ottengono questo scopo, ed lillO 'ne era tato esposto dal Kohlschitter nei propri

regola-tori. In qual grado lo cappamento dell' Embriaco raggiunga il proprio scopo, se esso sia o no preferibile agli esistenti il Giurì noI decise i a farlo sarebbero state necessarie espe

-rienze continuate e delicatissime i e d'altra parte per l'imperfetta esecuzione del modello esposto sarebbe stato assai difficile lo

tabilire con rigore nelle psperienze stesse quale fra gli effetti osservati era dovuto al concetto informante lo scappamento, quale alla sua esecuzione. Della soneria senza meccanismo di ruote sarebbe impossibile dare a parole e senza il soccorso di oppor

-tuni disegni un' idea chiara. Il Giurì la trovò pratica e COIl1 -mende,ole soprattutto per la grande semplificazione da essa in

-trodotta nel rotismo. Lo scappamento extralibero era ingegnoso

(40)

3C1 8eziolle xxrr~

-

C!rtsse 52."

ma appena abbozzato; l'autore vi era pervenuto da sè guidato da ricerche proprie eel originali, ma altri scappamenti extraliberi sono già in uso nell' orolog'eria; moelelli eli essi esistevano anzi all'Esposizione stessa, nè sovr'esso sarebbe stato possibile altro che un giudizio comparativo. È a far voti che il padre Embriaco trovi occasione e modo eli conoscere tutto quello che già si usa in orologeria, e di esercitare il suo invieliabile ingegno inven-tiyo nelle parti tuttora inesplorate.

Fra gli espositori di orologi da tavolo e da caminetto fis-sava in ispecial modo l'attenzione il Beccarelli Luigi, di Parma (5726). Egli presentava quello che in linguaggio commerciale

di-I

rebbesi un vero assortimento di pendole. Il meccanismo motore ne fu trovato buono e ta,le da reg'gere al confronto dei mecca -nismi francesi e per le sue qualità intrinseche e per la mitezza dei prezzi; fra gli altri fu 10c1atissimo il meccanismo d'un orologio da viaggio con scappamento Arnolcl e con calendario perpetuo; le montature in bronzo dorato, in marmo, in zinco bronzato non mancavano certo di buon g'usto; facevano fra esse difetto sol-tanto le montatme in zinco dorato che in linea commerciale sono le più desiderate e richieste. L'esposizione del Beccarelli era il frutto onorevole di lunghe lotte e di non comuni difficoltà su-pera te; attraverso alle medesime egli riuscì con vero patriottismo e con sforzi superiori ad ogni elogio ad impiantare prima a Parma ed ora a Vig'nale di Traversetolo un' officina con motrice ad ac-qua, la prima e forse l'unica manifattura italiana di pendole

esistente. •

Emest Pnolo} di Milano (5737), espose una pendola sotto campana di vetro. Il GimÌ ne trovò assai lodevole la esecu-zione, ma non credette di ]}otere dal punto di vista pratico ap-provare la disposizione in esso adottata in sostitilzione del pen -dolo ordinario.

1Ylassetti Bm·tolomeo} di Bologna (5747), espose un orolo-gio nel quale secondo il GiurÌ erasi in modo lodevole app li-cata una soneria ad ore e quarti ad altra comune ad ore e mez-z' ore.

(41)

Orolo!Jifriu.

Del Piallo Gio({ch iII o, eli ì-ercelli (;3731), espose modelli di scappamento adatti a scopo cl' i tl'uzionc, ma il Giurì e sotto que to punto di vista e sotto quello dell'esecuzione li Lrovò in fe-riori ad altri present[1,ti.

;-"'i'cola Luigi, di Ca aIe Monferrato (7068), espose un oro -logio llniyersale; il GiurÌ lo giudicò adatto a scopo di istru -zione.

Rimangono a con iderare gli orologi da tasca. La elitta

Jlall::olli. di Arogno (S,-izzem) (:)729), presentò quattro dozzine di mo,imenti greggi di orologi I·ell/olltoil':;:. Si vedeva ch'essi ve -ui,ano da una yera officina di orologeria, e il Gimì se ne a l-lontanò c10lente cbe l'officina stessa non Ol'gesse nel regno.

C'al'p(lIIo Llligi e .1/1to/lio, eli Biella, (.57±5), esposero pttrecchi modelli di scappamento ed un orologio medaglione da, loro lavorati nella propria officina di Torino, ed inoltre lime circolari (F}'({ises), pezzi per rellloi/toil's, rocchetti, l'note eli scappamento ottenute a maccbina in un loro stabilimento fondato nel 18;)0 a Cluses ne l-l'alta cm-oia. I prodotti di Torino erano buoni, quelli di Cln es degni della fama cb' essi già godono in commercio. È a fltr voti che officine come questa sorgano presto in Italia; senz' esse

r

industria dell'orologiaio non solleyerà mai fra di noi il C[1,po.

Caspalli Gaetano, eli :Uilano (;)731), espose il suo orologio cuntrollore per ,etture pubbliche. Trattasi di un appareccbio già adottato in pratica, e che già, ba per sé il controllo del-l'esperienza.

Pa gliale Jlario} di Domodossola (5752), espose il suo oro-logio Italia in sei campioni con casse cl' oro. L'espo itore modi-ficò la (li posizione elei pezzi elel castello in modo da rie cire a formare con eSRi o coi pezzi a cui erano raccomandati, cbiaro e di 'tinto il motto Italia; il Giuri pure ammettendo che que -sto orologio Italia, per chiamarlo col nome datogli dan' espo -"itore, possa a,-ere un proprio valore commerciale, pLlre aug u-rando ad es o la più grande ,oga, non credette suo malgrado di yedere in esso meriti ecceziollali dal punto eli vi ta tecnico ed industriale, il solo dal quale essa doveva considerare le cose.

Emaldi Antoilio, di Yerona (5736), presentò un nuovo s i-. tema di reillol/toil' da tasca a doppia cassa; il sistema (li ca

-ricamento adottato fu dal Giurì trovato opportuno e ben

ese-~nito.

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