L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , INTERESSI
Anno
Vili - Voi. XII Domenica 20 Marzo 1881 N. 359
L'IMPOSTA SUL SALE
Nel render conto del bilancio di prima previsione dell'entrata per l'anno 1 8 8 1 , dicemmo come su pro-posta della Commissione la Camera stanziasse per l'imposta sui sale la cifra di L . 8 1 , 5 0 0 , 0 0 0 , ridu-cendo di mezzo milione quella proposta dall'on. Ma-gliari, che si riserbò di riproporla nel bilancio di definitiva previsione, quando i risultati de' primi mesi glielo avessero consigliato.In quella circostanza dicemmo pure che l'onore-vole Mussi aveva pronunziato u n brillante discorso allo scopo di provocare uua diminuzione su quella imposta. Noi pensiamo che non fosse il caso di ac-cettare la riduzione per le ragioni c h e dicemmo al-lora e sulle quali non crediamo di troppo insistere, tanto esse sono evidenti. Non è quando si è decre-tata 1' abolizione del macinato, non è quando si è ormai sul punto di abolire il corso forzoso che si può pensare a scuotere una delle più solide colonne del nostro edilìzio finanziario. Nondimeno pare a noi che giovi non dissimularsi i danni di questo tributo. E certo che ormai l'Italia deve pensare sul serio a riordinare le sue imposte s u basi razionali. Il p r o cedere giorno per giorno con espedienti fiscali p o -teva essere scusabile quando il bilancio presentava un enorme disavanzo e s i avevano sulle braccia delle questioni c h e bisognava risolvere a ogni costo, questioni di vita o di morte ; ma oggi che le c o n -dizioni nostre sono fortunatamente mutate, sarà certo un vero titolo di onore e di gloria per i nostri uo-mini di Stato se daranno opera a una riforma finan-ziaria quale fu quella a cui in Inghilterra sono legati i nomi illustri di Kuskissou, di Peel e di Gladstone. E innegabile che seguendo l'esempio di questi insi-gni uomini converrebbe prima di tutto mirare a ri-durre e, quando sia possibile, abolire le tasse che pesano sui prodotti di prima necessità ; altrimenti si avrà un bel sostenere che la proporzionalità è mantenuta. E che il salo sia un prodotto di prima n e -cessità nessuno davvero saprebbe impugnarlo. Resta, come abbiamo detto di sopra, la questione della op-portunità ; ma intanto potrebbe studiarsi se potesse sostituirsi in parte e. col tempo in tutto alla imposta sul sale qualche altro cespite di entrata, come una tassa sulle bevande alcooiiche, vagheggiata già dal compianto Scialoia in luogo del macinato e che d à in Francia così larghi proventi.
Del resto se noi parliamo di questo argomento, non è già unicamente per fare della teoria, ma per-chè vediamo che si incomincia una propaganda in questo senso. L'on. Mussi ha tenuto in questi giorni una conferenza a Bergamo, sostenendo le opinioni
già manifestate alla Camera; i resoconti sono troppo incompleti per poterne dare un adeguato giudizio: a ogni modo abbiamo davanti agli occhi il testo del suo discorso alla Camera. A noi estranei alla poli-tica e che non abbiamo nessuna ragione al mondo per accrescere o per scemare le nostre simpatie se-condocbè gli avvocati di una causa qualunque ven-gono da destra, da sinistra o magari dai centri, a noi pare che si tratti di una idea destinata a far cammino, beninteso col tempo, e crediamo nostro debito di tenerne conto.
L'on. Mussi nel richiamare l'attenzione della Cantera sulla questione del sale, osservava che si v e -rifica un fatto accertato anche dallo egregio relatore della Commissione che cioè mentre la popolazione cresce non aumenta il consumo, sebbene egli non creda c h e la ragione debba attribuirsene esclusiva-mente al contrabbando.
Il sale è il massimo fattore della digestione ; pei temperamenti fiacchi, per gli anemici, per gli scro-folosi, pei pellagrosi soprattutto il sale è, più c h e un cibo, una vera medicina. Como ottenere una p o -polazione robusta ed al bisogno guerriera, privan-dola degli elementi più essenziali a conservare e corroborare la saluto? E da noi una gran parte della popolazione costretta a cibarsi quasi solo di cereali e di legumi risento un danno più grave che altrove. L e conseguenze n e sono funeste anche pel lavoro nazionale, e bene a ragione osservava l'ono-revole Mussi che si ha un beli'occuparsi a frenare il lavoro dei fanciulli e delle donne, e a ridurre le ore del lavoro, mentre converrebbe riflettere che un uomo robusto potrà senza danno consacrare al l a -voro e con più intensità u n numero di ore che fiac-cherà e condurrà forse alla tomba un uomo debole e malaticcio. N è vuoisi dimenticare la influenza che la salute ha sulla moralità, perchè « per crescere vigore ai freni sociali oggi tanto indeboliti.... giovi diminuire le spinte al malfare, allontanando e ren-dendo meno acuti i bisogni e accrescendo colla forza del corpo il vigore e l'efficacia della volontà. »
1 7 8 L ' E C O N O M I S T A 2 0 marzo 1881 una diminuzione della imposta sul sale, per quanto
piccola fosse, ridonderebbe a vantaggio del consu-matore, trattandosi di una m e r c e di privativa era-riale, mentre quanto al macinato v ' è il mugnaio, il fabbricatore del pane che procurano di trattenere a loro vantaggio u n a parte della riduzione della im posta.
Con questi argomenti l'on. Mussi sosteneva la ne-cessità di una riduzione della imposta sul sale e la proponeva nella limitata misura di 5 centesimi al chilogramma, noti senza osservazioni assai argute sulle condizioni dei presenti partiti parlamentari, os servazione che noi lasciamo volentieri da parte por-eli estranee al nostro compito. Ci pare inutile ripetere che Commissione, Camera e Ministro delle F i -nanze approvarmi ' in massima lo ideo dell'on. Mussi. ! L'ultimo notò che la diminuzione del consumo aveva avuto per causa la crise annonaria c fu a nostro avviso pratico noli'osservare che i vantaggi che de-riveranno dall'abolizione de! corso forzato saranno maggiori assai della riduzione proposta dall'onore-vole Mussi. Con tutto questo stimiamo uiile c h e la ; questione si sttidii e elio « senza foga ma senza ! posa » ci si vada avvicinando a quel razionale riordinamento delle imposte, di cui sopra abbiamo parlato e che è ancora un pio desiderio; riordina-mento che dovrebbe farsi grado a grado migliorando e riformando « con occhio chiaro ed intelletto puro.»
A proposito d'un Opera Pia
Con testamento aperto e pubblicato l ' i l marzo 1851 il benemerito dottor Francesco Alberghetti istituiva erede del suo patrimonio il Comune' d ' I m o l a con obbligo di convertire entro un anno in danaro tutte le cose ereditate ed investire tutto il danaro in c a -pitali fruttiferi e garantiti da idonee ipoteche, e così pure i frutti per modo che la eredità moltiplichi e ! aumenti fino all' anno trentesimo inclusive dopo la ! sua morte. Nel trentunesimo anno poi il Comune dovrà cominciare ad erogare a poco a poco pel corso dei susseguenii trenta anni la metà della eredità a .benefizio della popolazione del Comune in oggetti !che favoriscano le arti, i mestieri, la pastorizia, la agricoltura. A questo scopo si daranno convenienti premi, a chi inventerà, perfezionerà, o applicherà procedimenti utili, ecc., e si terranno in conto anche i comizi agricoli. L' altra metà della eredità sarà in-vestita come sopra e dopo 3 0 anni, essendo stata erogata la prima col suo frutto, la metà del nuovo cumulo verrà impiegala nello stesso modo. E così in perpetuo. Il Comune istituirà nel pubblico G i n -nasio una scuola in cui si insegni la matematica applicata alle arti, seguendo le traccio del barone Dupin
Il Municipio d ' I m o l a incaricò l'onorevole Luzzatli di proporre i modi più acconci a portare ad effetto IP supreme volontà del pio disponente. E l ' o n o r e -vole Luzzatti rende conto delle sue proposte in una lettera indirizzata al Sindaco nello scorso luglio 1 8 8 0 , la quale ci sembra degna di speciale considerazione. Egli ha mirato, come dice, a due intenti principali. Il primo è che si rispettino con religiosa fedeltà i desideri del munifico testatore, sembrandogli « n o
-cevole allo spirito della carità 1' odierno andazzo di violare i supremi voleri dei moribondi, c o n troppa disinvoltura, ad e si sostituendo quelli spesso meno sereni e disinteressati dei vivi. » (I secondo è di noa impegnare il futuro. È già molto provvedere a un trentennio, e nulla vieta c h e durante questo stesso periodo si introducano modificazioni e miglioramenti suggeriti dalla esperienza e dalla pubblica opinione, come si vede aver bene preveduto il cauto e pru-dente testatore. Noi ci associamo di gran cuore a questo modo di considerare l'indole di un'opera pia. Ciò premesso, i' onorevole Luzzatti osserva che la scuola sulle traccie del barone Dupin, è la nostra scuola professionale d ' arti e mestieri, c h e senza programmi ambiziosi finisce, perfetiona (dove esi-stono i capitali e le attitudini dogli operai) « colla luce del sapere tecnico quelle felici disposizioni e infonde I' ultimo soffio creativo di cui abbisogna per rianimarsi e risplendere la produzione locale. »
E poiché il Ministero del commercio e delle in-dustrie consente a queste Scuole la costituzione in Corpi morali e partecipa alla spesa, 1' on. Luzzatti, coadiuvato dall'on. Codronebi deputato il' Imola, ha stabilito col Ministero un preliminare di convenzione che, venendo approvato dal Comune, potrà avere il suo effetto nell'anno scolastico 1 8 8 1 - 8 2 . Questa Scuola professionale sarà il premio migliore alle arti e ai mestieri, e si potrà dare a l Consiglio facoltà di conferire quei premi di cui parla il testatore, anco mediante accordi con la benemerita Società delle 2>iccole industrie, intenta a risolvere il ponderoso problema di abilitare queste a reggersi dinanzi alla grande industria.
Il Governo si mostrò poi disposto ad accrescere con un sussidio annuo la dote proporzionale del la-scito destinata a favorire l'incremento
dell'agricol-tura. A questo stesso intento si propone un disegno di credito agrario aiutato dal lascito Alberghetti, il quale col mezzo della Cassa di Risparmio e della Banca Popolare, e se occorra anche direttamente, sperimenterà per un decennio, con norme speciali, operazioni di credito agrario a lunga scadenza e a untissima ragione di interesse coli' obbligo di vol-gerne l'uso a determinati scopi di migliorie evidenti e certe. « Così le arti, le industrie, l'agricoltura sa-rebbero promosse coi mezzi principali e cogli im-pulsi poderosi del sapere tecnico, del credito agra-rio, degli incoraggiamenti ai più degni produttori, inventori e sperimentatori della città e del contado. »
Ma l'on. Luzzatti mette avanti u n altro concetto, c h e mirerebbe segnatamente al graduale inalzamento dei migliori lavoranti, che le classi agiate dovreb-bero aiutare a trasformarsi in piccoli industriali, in capi di bottega e abilitare « ad assaporare le gioie modeste della proprietà. » A questo scopo propone che ogni aauo una parte cospicua del capitale d i -sponibile sia assegnata principalmente ad acquistare una casa o la bottega ai lavoranti più degni in se-guito a un giudizio che dovrebbe presentare le mag-giori garanzie di imparzialità. L ' e s e m p i o potrebbe essere sorgente di grandi benefizi.
20 marzo 1881 L' E C O N O M I S T A 179 perfettamente ragionevoli e giusti, poiché nè è lecito
contraddire alla volontà dei pii fondatori, uè è lecito del pari non accordarla coi bisogni della civiltà pre-serie. Nel caso in parola, il disponente li aveva ben compresi, e il Luzzatti ha degnamente interpretato il suo pensiero. E d è lodevole questo suo entusia-smo per tutte quello opere che possono redimere i volghi dalla abiezione e sollevare le plebi a dignità di popolo. In un'epoca in cui la democrazia si pre-dica così spesso a parole, salvo a smentirla coi fatti, è consolante lo spettacolo di una democrazia vera e e sana, che ama i poveri perchè tali, e cerca di mitigare i loro dolori e schiudere loro un migliore avvenire senza illuderli con menzognero promosse e farsene sgabello a volgari ambizioni.
BASE ED AZIONE DEL CREDITO FONDIARIO
i il R vi s s i ti
11 fondamento del credito fondiario riposa sopra le leggi relative alla proprietà ed al possesso dei beni immobili e sull' istituto delle ipoteche. U n a buona legislazione e l'impianto di un retto sistema ipotecario sono condizioni essenziali allo sviluppo del credito fondiario.
L'assenza di entrambe queste condizioni, costi-tuisce a tale effetto un serio ostacolo in Russia. Non spetta qui di rilevare le numerose lacune nella legislazione civile, i vizi inerenti al regime della proprietà e le difficoltà di addivenire ad una radi-cale riforma delle vetuste istituzioni giuridiche, cir-costanze tutte c h e inceppano il funzionamento del credito fondiario, cotanto necessario in un paese eminentemente agricolo od ove la proprietà terriera abbisogna, massime dopo le riforme del 1 8 6 1 , di credito facile e non costoso. Gli statuti delle banche e società ipotecarie attestano i difetti della legisla-zio; e in materia di proprietà e delle sue attinenze; essi tendono a darle indirettamente un assetto più consentaneo allo spirito del credito. Nei lavori dei Congressi dello banche troviamo ad ogni pie so • spinto discussioni e deliberazioni le quali per lo più versano sopra questioni, connesse col regime di proprietà, dell'ipoteca e delle obbligazioni giuri-diche in genere. Più volte si recarono modificazioni negli statuti; non pochi furono i cambiamenti e le aggiunte nel Codice civile, nella procedura civile e nella legge notarile cui diede luogo la creazione di istituti ili credito fondiario. L e susseguenti riforme hanno attenuato i difetti della legislazione civile ; ma questa, al contatto delle nuove istituzioni, ha sollevate tali e tante questioni siuora più o meno i n s o -lute, che la sanzione della legge ipotecaria attualmente progettata dovrà esser di gran sollievo e benefizio. Il carattere degli istituti di cred to fondiario, ol-treché dei vizi della legislazione civile si risente non poco e dello stato economico della proprietà e del regolamento legislativo sulla fondazione delle ban-che il quale ultimo crea uu monopolio, vieta la con-correnza e rende il credito difficile e costoso.
Attualmente dunque, e finché sussistono le norme provvisorie relative alla formazione di istituti ban-cari, non può sorgere alcun banco ipotecario nella
Russia propriamente detta. A riguardo della pro-prietà rurale la legge ha rinchiuso la sfera del cre-dito, distribuendo il territorio fra 1 1 banchi p e r azioni e una Società mutua. l) Donde un monopolio
a favore di pochi privilegiati, a detrimento di coloro i quali debbono ricorrere al credito. Quali possono essere state le ragioni che dettarono simile provve-d e m m o ? Il timore provve-della speculazione? ma il governo aveva nell' autorizzazione preventiva uu mezzo di respingere i banchi sospettati di voler speculare o quando il mercato fosse agitato. L ' i n t e r e s s e dei prietari, vuole prevenire il danno che sarebbe pro-venuto dall'eccessiva emissione di cartello fondiàrie? evidentemente c h e all' effetto ili adescare i clienti ogni banco doveva per necessità esser prudente Del-l'emissione dei titoli e nella misura dei prestiti, dappoiché in caso diverso, ammettendo che esistesse In libera concorrenza senza limiti del campo d'azione si sarebbero rivolti a quegli istituti dei quali le cartelle godessero di maggior prezzo e favore sul mercato monetario. Per quanto uua banca fondiaria voglia slanciarsi in speculazioni le più arrischiate, per quanto largheggi in prestiti e adoperi artifizi ondo riescire vincitrice delle sue rivali, evvi sempre u n frena efficace alle sue pazzie nello scredito di c u i non tarila a godere presso il pubblico. I capitalisti le ritirano il loro concorso indispensabile ; i proprie-non trovano più a chi spacciare le cartelle e la banca si vede infine costretta a sospenderne le emissioni.
Ammettendo anche l'ipotesi la più favorevole, la reazione si farà sentire presto ne! valore dei titoli ed i proprietari finiranno coli' astenersi di contrarre mutui eccessivamente onerosi. D'altronde l'esperi-mento fattosi in Russia è una prova evidente di quanto asseriamo; e c h e anzi i banchi medesimi sanno di propria iniziativa attenuare gli effetti del-l'esagerata concorrenza.
Il circoscrivere poi a priori l'attività dei Ranchi fondiari in determinati confini è assurdo e dannoso per g!i enti medesimi. N e l primo caso, perchè ciò
implica d'idea che i banchi possano agire contro il proprio interesse; e p e r quale ragione invece essi non avrebbero limitato in sul principio le operazioni ad una data zona e ristretto la somma dei titoli, finché non fosse consolidato il loro credito? E dan-nosa tale restrizione agli istituti stessi, i quali sono costretti ad esercitare il credito esclusivamente nello regioni assegnate dalla legge, seppure non conven-gano ai loro interessi; doude pure disuguaglianza, secondochè la zona offre maggiore o minore campo all'azione ed allo sviluppo del credito, ed infine i n -giustizia della legge perchè irreperibile il criterio di imparziale ripartizione del territorio. E d infatti alcuni operano in quattro provincie soltanto, altri in cinque, sei, dieci, dodici e sedici persino; e già nell'origine il governo si accorse dei difetti della legge allor-quando allargò la sfera di azione di parecchi banchi ipotecari.
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limitazione restringendo volontariamente le operazioni e difficoltando il credito in certe provincie, per au-mentarlo e favorirlo laddove trovano maggior tor-naconto, non v' è dubbio ciò avviene a danno dei proprietari forse i più bisognosi di credito. Questi inoltre debbono subire le conseguenze del monopolio e scegliere soltanto fra i due banchi della provincia od ascriversi membri della Società di mutuo credilo, la quale ultima cosa non conviene sempre. F i n a l - I niente accade peggio come dimostra l'esperienza: i banchi coalizzandosi impongono di comune accordo gravose condizioni ai debitori. Quasiché tale mono-polio non bastasse i banchi suddetti per mezzo dei loro rappresentanti riunitisi in congresso chiesero, qualora taluni fra i banchi esercitanti nella medesima
provincia s'intendessero per fissare ad ognuno la sua periferia oppure due banchi operassero la loro fusione, che nessuna di queste circostanze possa dar luogo a creare nuovi stabilimenti laddove non esisterebbe effettivamente clic un banco solo.
A cotesta esorbitante domanda contraria persino allo spirilo della legge 3 1 maggio 1 8 7 2 inquantocbè ha inleso stabilire u n minimum col inumerò di due banche, il governo rispose non potervi aderire, m a che provvisoriamente sulle località sprovviste in sif-fatto modo di due istituti, esso non si propone di autorizzarne altri. Sicché mentre accorda favori e privilegi ai banchi, il legislatore russo ha sagrilìcato i proprietari ed ha reso oltremodo difficile e oneroso per loro il credito; e malgrado il voto emesso du-rante I' emancipazione dei servi, si può dire che i proprietari russi esistano per le banche fondiarie e non viceversa. A ciò contribuì, come vedremo i n -nanzi, il tipo prescelto per la costituzione di istituti ipotecari, e precisamente quello di società anonima per azioni.
Gli Statuti delle banche fondiarie per azioni hanno per prototipo l'atto costitutivo della Banca di Khar-kof; il quale, per ciò che si riferisce alle operazioni di credito venne modellato sugli statuti delle Società urbane, della Società di mutuo credito fondiario e del Banco provinciale di Kherson; ed, in quanto al capitale, ai diritti degli azionisti ed alla gestione, è conforme agli Statuti dei Banchi per azioni di credito commerciale. Allorquando furono redatti, non si tenne conto della promulgazione del nuovo codice di pro-cedura civile e della Legge sul Notariato ( 1 8 6 4 ) che avevano modificato, in alcune parti anche a fondo l'essenza e la forma del diritto ipotecario. Con lo svolgimento della legislazione in generalo e della giurisprudenza pratica, dovevano crescere lo screzio esistente fra la legge e gli Statuti degli stabilimenti di credilo' fondiario ed apparire i difetti di quegli improntati a diversi tipi di istituzioni.
Nell'analisi degli Statuti non osserveremo l'ordine in cui seguono i titoli e gli articoli; ma o r tacendo di alcuni perchè diventati luoghi comuni, o r r i n -viando il lettore alle altre rubriche di quest'articolo, ove vengono raccolti gii elementi c h e caratterizzano il credito ipotecario, noi esporremo a brevi tratti la parte attinente al funzionamento di esso, vale a dire alle operazioni propriamente dette di credito.
La sfera d'azione degli istituti fondiari r u s s i s i li raita al prestito con ipoteca delle terre e dei beni immobili urbani appartenenti ai mutuatari, per dritto di piena proprietà. Rimangono esclusi i credili a conto corrente con ipoteca, I' anticipazione sopra deposito di cartelle fondiarie e tutte le operazioni secondarie
ammesse presso alcuni istituti europei. I prestiti si fanno sopra ipoteca di beni franchi di debiti oppure in pagamento di essi o previo consenso dei creditori, conservando però il Banco il privilegio di prima ipo-teca. L a misura del prestito non eccede il 6 0 0|o del valor di stima; per taluni è di 5 0 0|0- Il »»»-nimurn dell'anticipazione varia secondo gli istituti: così è di 1 0 0 0 rubli per la Società, di Mutuo cre-dito fondiario russo, di 5 0 0 per la Banca provin-ciale di Kerson; mentre per le Banche per azioni si accorda a quei beni il cui prezzo di stima non è inferiore a 5 0 0 rubli (a 2 5 0 rubli per.la Banca di Pollava).
I prestiti possono essere a lunga ed a breve sca-denza. Nel primo caso i termini variano per la pro-prietà rurale da 3 4 11|12 a 5 6 anni; e per i beni situati nelle città da 1 4 2|12 a 4 2 anni. Nel secondo i termini oscillano fra 6 mesi e 3 anni. Mentre a riguardo dei prestiti a breve scadenza, I' operazione (facoltativa pei banchi che dispongono di capitali li-beri) ha luògo in moneta contante ed a condizioni di ammortamento e di saggio d'interesse stabilito volta per volta dai banchi, i primi invece sì effet-tuano mediante emissione di cartelle al valor nominale. S e il mutuatario commette al banco la r e a -lizzazione delle cartelle il dritto di commissione non deve eccedere 4|4 0|0- Gli statuti determinano il saggio d'interesse, quello dell' ammortamento ed il maximum percentuale delle altre spese.
Di solilo alle Banche per azioni il mutuatario paga 6 per cento d'interesse per i mutui di 5 4 1|2, 4 3 1|2, 2 7 1|2 e di 1 8 7|12 e 5 per cento se sono di 4 8 8|12 e 1 9 11|12. Varia pure il rap-porto ( 1 ) dell'ammortamento: 1|8 0|O per i prestiti di 5 4 1)2 anni, 1|4 per 4 8 8 ( 1 2 e 4 3 1|2 anni, 3p4 per 2 7 1|2 anni, 1 1|2 per 1 9 1 1 { 1 2 e 1 8 7|12. Inoltre i banchi prelevano per la formazione del ca-pitale di riserva, per il dividendo degli azionisti e per le spese di amministrazione da 3 j 4 a 1 (fio l'ammontare del mutuo. Infine, e soltanto all'atto del-l'anticipazione, viene percepito 1 (fio della somma, come compenso delle spese incontrate per I' estimo e la confezione delle cartelle fondiarie. Nel Banco provinciale di Kherson (mutuo) oltre a queste ul time spese che variano caso per caso, il mutuatario paga il premio di 1|2 0|0 U l l a s 0' v°'l a> e durante
3 4 11|12 anni 5 1|2 per cento d'interesse, • 1 (fio d'ammortamento, I j 4 per il fondo di riserva e 1|4 per le spese di gestioni. L a Società di Credito fon-diario russo percepisce annualmente 5 (fio per inte-resse, 5|8 per l'ammortamento, non più di 112 (fio per le spese d'amministrazione ed infine un premio temporaneo di 1 0 , 0 della somma anticipata a mu-tuo. Presso le Società mutue di credito urbano le condizioni di pagamento variano secondo la durata del prestito e secondo che si tratti dell'uno o del-l'altro istituto. Così, tacendo del tasso d' ammorta-mento, ad esempio le società urbane di Pietroburgo e di Mosca ricevono 5 (fio d'interesse, quella d'O-dessa 5 1|2 e 6 quella di Cronstadt. Generalmente il premio temporaneo pagabile una sol volta è di 2|3 (fio e le spese di gestione, come pure il contri-buto al capitale di riserva, oscillano entrambi intorno ad 1|5 (fio annualmente.
20 marzo 1881 L' E C O N O M I S T A 181 Il pagamento delle rate si effettua, anticipatamente
ogni semestre, tanto in moneta, quanto in cedole sortite all'estrazione o in tagliandi già scaduti. Ogni ritardo importa una multa di 1 a 1 0 0|o al mese della rata semestrale. Il mutuatario ha sempre la facoltà di ammortire tutto il suo debito o parte di esso mediante rimessa di cartelle al corso nominale. Dopo estinzione della quinta parte del debito primitivo o, come presso gli istituti a responsabilità s o -lidale, trascorsi non meno di cinque anni dalla data del mutuo, il mutuatario può chiedere un prestito complementare sino a concorrenza della quota estinta od il prolungamento del termine per il debito rima-nente.
La somma dei titoli emessi non devo eccedere l'ammontare totale dei prestiti, n è più di dieci volte il capitale di fondazione e di riserva. Quest'ultima disposizione si riferisce naturalmente alle Banche per azioni. L e cartelle fondiarie sono nominative ed al portatore; il loro valore nominale viene determinato in 1 0 0 2 0 0 , 5 0 0 , 1 0 0 0 , 5 0 0 0 e 1 0 0 0 0 rubli. Esse rendono 6 e o 0|0 all'anno, a seconda dei termini per cui vengono emesse; quelle ilei Banco mutuo di Kherson 5 1(2, e della Società di Credito fon-diario russo 5 Ojo; mentre le obbligazioni delle S o cietà urbane, alcune fruttano 5, aìtre 5 1|2 e p e -ranno 6 O[0- ( 1 ) .
L'ammortamento al valor nominale delle cartelle avviene mediante estrazione a sorte d u e volte a l -l'anno, sino a concorrenza delle somme versate dai mutuatari per l'estinzione graduale dei prestili ed inoltre dei rimborsi eseguiti in anticipazione sul ter-mine del mutuo.
La pratica degli affari e l'applicazione degli Sta-tuti non tardarono a sollevare tali e tante questioni dalla cui soluzione in comune sarebbero ridondati vantaggi reciproci, che, appena emessa, l'idea di riunire gli istituti di credito fondiario, in periodici Congressi fu realizzata senza difficoltà e con l'auto-rizzazione del Governo. Il programma, a tale effetto elaborato, si distinse in parecchi gruppi di questioni omogenee; esso tendeva a rendere più uniforme l'esercizio dei banchi ipotecari. Già quattro C o n -gressi si tennero a Pietroburgo; vi parteciparono la massima parte degli istituti fondiari e delegati del Ministero delle finanze e di quello della giustizia.
Il presidente viene nominato dal Sovrano ed il vicepresidente dal Ministro per le finanze. Il n u -mero dei^ rappresentanti degli istituti non è fissato, essendo l'invio di essi e l'adesione al Congresso
(1) Non vi è che un unico termine per i prestiti e quindi per le cartelle presso la Società di Credito russo 56 anni e il Ranco mutuo di Kherson 34 11[12 anni. Notisi che le banche per azioni emettevano dei titoli a 6 0[Q. In previsione però dell' epoca in cui si potrà con convenienza ridurre il tasso d'interesse a 5 0[o, il Congresso delle banche stabili doversi l ' e -imssione di cartelle a questo saggio eseguire soltanto previa decisione del Consorzio. Nel quarto Congresso (1879) la questione venne di nuovo dibattuta, ma non essendo intervenuto accordo fra i rappresentanti delle banche fu lasciato a queste di emettere o no cartelle con minor interesse. Diversi banchi che a senso degli statuti hanno questa facoltà decisero di metterla in pratica; e già la Ranca Fondiaria di Pietroburgo-Tuia emise dei titoli 5 0I(). Sino dalla sua ori-ine la Banca
di Karkoff emette cartelle a 5 Oin, ma sono stillate in valuta metallica.
meramente facoltativi. Il Congresso delibera sulle questioni all' ordine del giorno, ha voce consultiva ed emette i voti comuni dei membri ; le sue riso-luzioni non possono entrare in vigore che se appro-vate e confermate dal governo. Nel 1 8 7 6 venne isti-tuito un Comitato permanente del Congresso inca-ricato della pubblicazione dei lavori, di preparare le questioni ed i materiali da sottoporsi ni futuri con-sessi, di redigere le relazioni durante la sessione, di riferire al Ministro delle finanze intorno alle delibe-razioni del Cougresso ed alle questioni generali risguardanti gli istituti fondiari. Il presidente ed il vice-presidente del Comitato sono quelli del Con-gresso precedente; i cinque membri del Comitato, uno dei quali gerente, vengono scelti dall'Assemblea generale dei deputati al Congresso.
Fra le anomalie prodottesi nei primi tempi ed a cui bisognava provvedere, giacché ne andava di mozzo la sicurezza delle operazioni ili credito, alcune, come già dicemmo, furono appianate, altre esistono tuttora. In generale diedero ampia materia a discussioni e deliberazioni in seno al Congresso degli istituti fon-diari. L e questioni dibattutesi possono esser distinte in tre grandi categorie: 1 ) Anomalie provenienti da lacune negli Statuti ; 2 ) Anomalie sorte dall' incom-patibilità degli Statuti con la legislazione vigente e con le modificazioni recatevi ; 8 ) Inconvenienti pra-tici della fondazione rapida e casuale dei banchi.
Accenneremo soltanto alle principali questioni legali or più or meno esercitarono influenza i m m e -diata sul grado di sicurezza del credito ed a quelle che impedirono la realizzazione delle cartelle fondia-rie. L e questioni comprese nella terza categoria fu-rono già svolto più sopra.
Alla prima categoria si riferiscono l e operazioni di credilo immobiliare. Gli Statuti non determinano esplicitamente sopra quale specie di beni immobili si può effettuare i prestiti, essendo troppo elastica l'espressione « di accordare prestiti contro guarenti-gia di terre e di beni immobili urbani. » LI Con-gresso ebbe, a questo proposito, da occuparsi di una lunga serie di questioni alcune delle quali riman-gono tuttora insolute; ad ogni modo l'incertezza e le difficoltà in cui versarono i banchi all' inizio delle operazioni, in seguito al rifiuto del Ministro per le finanze di autorizzare le emissioni di cartelle, si sono più o meno dileguate. I n ordine a ciò sonvi nondi-meno dei casi in cui il proprietario si vede privato del credito ; cosi, a mo' d'esmpio, è proibito di far prestili sopra fabbriche o officine e sopra boschi se-paratamente dalla terra ; non è definito s e i banchi possono eseguire anticipazioni contro ipoteca dei fab-bricati costruiti sopra terreni ceduti in enfiteusi per-petua oppure di fabbricati situati fuori della cinta urbana, quantunque in condizioni economiche eguali a quelle degli edilìzi di città.
Le cartelle fondiarie delle Banche per azioni debbono portare ciascuna l'indicazione del termine o b -bligatorio di ammortamento, mentre per le loro ob-bligazioni le Società urbane di credito fondiario non sono tenute ad osservare questa regola.
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luogo, p e r osservare lo Statuto, l e B a n c h e debbono procedere a parecchie estrazioni, tenendo conto dei titoli di ogni serie, locchè complica di soverchio la contabilità e l'operazione medesima, la quale diven-terà impossibile in avvenire senza violare lo Statuto. In secondo luogo perchè, volendo ammortire antici-patamente i debiti, i mutuatari sotto costretti di pa-gare in titoli di quel termine e di quella serie c h e corrispondono alla durata primitiva dei prestiti.
Infine, i mutuatari, hanno facoltà, dopo estinzione di un quinto del debito primitivo, di rinuuovare la parte consumata del mutuo o di chiedere una nuova scadenza p e r i quattro quinti rimanenti ; ora questa facoltà diventa illusoria e costosa p e r il fatto delle cartelle a diversa scadenza.
Quanto al valore delle cedole, grado grado c h e procede l ' a m m o r t a m e n t o , varierà e si distinguerà secondo non solo il termine delle cartelle, ma pure secondo le serie, lo prime emesse dovendo godere di un aggio sulle posteriori. Il Congresso domandò per conseguenza, m a indarno, c h e venisse abrogato
l'obbligo d ' i n d i c a r e la scadenza dei titoli.
Gli Statuti delle B a n c h e p e r azioni, a dilferenza di quanto vigeva p e r gli istituti di credito mutuo, non riconoscevano al mutuatario il diritto ili c o n -trarre con terzi mutui c o n posteriore ipoteca, salvo il privilegio del banco quale primo c r e d i t o r e ; tacevano pure d e ! trapasso della proprietà in mani a l -trui, della divisione fatta col consenso del banco e d infine della formalità da compiersi in questi ed altri casi. Vista la diversa interpretazione della legge civile poco .esplicita o mancante e p e r meglio g u a -rentire i diritti dei banchi, questa materia venne regolata c o n aggiunte e modificazioni.
L'ordine c la procedura da osservarsi per la espro-priazione forzata all'asta del debitore insolvibile su-birono cambiamenti, conformemente agli Statuti della Società di credito fondiario russo.
Nella seconda categoria, troviamo fra le princi-pali questioni quella relativa ai pericoli c h e minac-ciano la guarentigia del credito immobiliare. E r a n o frequenti in Russia abusi a danno del c r e d i t o r e ; così per esempio i contralti di fittanza del bene ipo-tecato per una lunga serie di anni e verso u n corrispettivo di molto inferiore al redito effettivo. S i -mili contratti fatti dopo la costituzione d'ipoteca non erano dapprima obbligatori per l'acquirente del bene venduto all'asta; ma il Codice di procedura del 4 8 6 4 ( T . X , par. I I , art. 2 0 3 3 ) abrogò questa disposi-zione. Donde la necessità di provvedervi in v i a le-gislativa. Inoltre avviene c h e si rechi pregiudizio àgli interessi del creditore commettendo atti i quali deteriorino la cosa data in guarentigia o n e d i m i -nuiscano il valore, tali sono il taglio dei boschi, la demolizione dei caseggiati, ecc. Gli istituti di c r e -dito domandavano la facoltà di esìgere il rimborso immediato della parte del prestito corrispondente alla riduzione nel valore d e l l ' i m m o b i l e avvenuto per opera del mutuatario.
Le lacune della legge rispetto alla guarentigia del diritto ipotecario spinsero i banchi a introdurne nella pratica u n a innovazione esigendo dal mutuatario, oltre al sequestro legale, obbligazioni complementari che limitino il di lui arbitrio. T a l e facoltà venne ap-provata dal Ministero di giustizia e gli istituti ipote-cari possono usarne o no. E s a m i n a n d o il Congresso •quale rapporto esistesse fra tali obbligazioni ed il
diritto ipotecario fu chiarito c h e il diritto d'ipoteca
sorgeva al momento del pignoramento mediante tra-sferte dell'atto costitutivo e mediante la prestazione del prestito; che quindi queste obbligazioni ipoteca-rie sono puramente personali.
FELICE ROCCA.
LI GEOLOGIA E L'ECONOMIA POLITICI
DI F R O N T E A L L A Q U E S T I O N E M O N E T A R I A (1)
(Pelzholt e Sutss — Lampertico, Laveleye e Beaulieu)
Non's' è avuto mai sinora in esu-beranza nè oro, nè argento.
Se l'oro parve un giorno sovrabbondare, fu prontamente assorbito dai bisogni che lo im-ploravano da lungo tempo. Se l'argento pare che abbondi adesso, gli è che non s'è ancora sufficientemente scaricato sui mercati nei quali fa e farà sempre difetto. « Ceux qui ncgocie-ront aux Indes, ha detto Montesquieu, y por-teronl de Vargent et n'en rapporleront pas. » L'Asia, la maggior parte delle isole della No-tasia, l'Affrica ricevono l'argento e non lo ri-mandano; la China, l'Egitto, l'Algeria, il Ma-rocco tesaureggiano, e l'argento che vi si seppellisce tende costantemente a rarefare quello che è disponibile sui mercati europei.
Se vi fu un deprezzamento dell'oro pa-recchi anni or sono ; se v' ha ora deprezza-mento dell'argento, le cause ne furono e ne sono tutte artificiali. La società è ad un tempo colpevole ed espiatrice. La natura è innocente : gì' inconvenienti che deploriamo non proven-gono che dal nostro malvedere e dal nostro malvolere. Noi soffriamo docilmente che i go-verni a loro talento monetizzino o smonetiz-zino talvolta l'oro, talvolta l'argento : peggio per noi! La natura è sempre stata provvida e sapiente, e continua ad esserlo contro i nostri demeriti. Bisogna tuttavia essere giusti ed iscu-sare, per quanto è possibile, le paure esage-rate dei governi, nella cui presunzione di tutto sapere e di tutto potere, è perdonabile se pre-stano facile orecchio agli allarmi in generale ed a quelli dati dalla scienza in particolare.
Ricordiamoci che nei giorni in cui la spada di Damocle stava sospesa per un filo di arbi-trio legislativo sulla sorte dell'oro, la geologia,
') Togliamo questa nota dal lavoro inedito sulla mo-neta, di cui abbiamo già fatto cenno.
20 marzo 1881 L' E C O N O M I S T A 7 dispettosa verso coloro che ne paventavano un
prossimo diluvio universale, scriveva pagine allegre per dimostrare che « i giacimenti au-riferi si trovano dappertutto sulla crosta ter-restre a diverse profondità, e ch'essi sono spesso ! sovrapposti gli uni sugli altri negli stessi luo-ghi. » Se, colle opinioni di Petzholt, si fosse allora asserito che la produttività dei filoni quarzoso-auriferi diminuisce colla loro profon-dità, si sarebbe risposto che « al contrario, conti-nuando a scavare, in Australia ed in California, sotto l'esaurito giacimento, se ne troverebbe a , poca profondità un altro infallibilmente più ricco di metallo. » Fu inutile soggiungere che l'oro proviene un tanto per 100 dai filoni molto inferiore all'altro tanto per 100 dalle alluvioni. Si rispose che si poteva benissimo essere esatti nello affermare che l'oro di filone stia, per esempio, all'oro di alluvione come 30 sta a 70; ma si dimenticava di osservare che quel 30 era l'oro sino allora cavato dalle miniere, l'oro exploilè; ma l'oro di filone à exploiter chi avrebbe potuto dire in che proporzione stesse coli'oro di alluvione, il quale è limitato alla quantità di minerale in efflorescenza, che si sgretola dalle vette maggiormente esposte al-l'opera distruggitrice degli agenti esteriori, e che, cadendo a valle colle pioggie, si spezza, si tritura, si assottiglia ? L'oro di alluvione po-teva essere pressoché esaurito, benché stesse all'oro di filone come 70 a 30 ; l'oro di filone era inesauribile, benché stesse a quello d'al-luvione come 30 a 70.
Oggi le propoporzioni sono mutate : secondo Edoardo Suess, 1' oro d'alluvione sta a quello di filone come 10 sta a 90. E la geologia di Suess, dispettosa alla sua volta verso coloro che paventano adesso l'esaurimento di questo metallo, scrive pàgine melanconiche sul suo avvenire. È probabile che si riesca a confu-tarla radicalmente ; io lo desidero pel bene della società, non in vista di ciò che le succe-derebbe quando fosse esaurita la produzione dell' oro, sì bene per ciò che le accadrebbe il giorno in cui i governi sposassero le opinioni dell'illustre professore dell'Università di Vienna. Forse il legislatore troverebbe opportuno di decretare che l'oro debba perdere, a misura che andasse diminuendo in quantità, il valore che invece andrebbe naturalmente sempre più acquistando. Forse, costretto ad assistere im-potente alla ribellione della legge che governa il valore, imitando Serse che castigava il mare, ordinerebbe l'espulsione dell'oro dalla circola-zione monetaria, e addurrebbe la ragione dia-metralmente opposta a quella per la quale altre
volte ve lo espelleva del pari. Lo turbava al-lora il fantasma della esuberanza, oggi lo spa-venterebbe quello della deficienza. E chi può dire a quali e quant'altri provvedimenti si ap-piglierebbe, convinto della eccezionale potenza che inalza, sopra tutte le forze sociali, l'auto-rità dello Stato?
Non é ancora cessata la paura, propagatasi come una corrente elettrica attraverso il mondo governativo di tutti i paesi, che l'argento do-vesse svilire indefinitamente, e già la minaccia del prof. Suess comparisce come una nube si-nistra sull' orizzonte della politica monetaria internazionale. I bimetallisti se ne consolano, perchè l'argento, che i monometallisti vole-vano colpire di morte, risorgerà glorioso e trionfante per non più perire. La lotta dei tipi accenna a ricominciare più fiera che mai.
L'opera di Suess, Die Zuhunfl des Goldes, chiama sempre l'attenzione di coloro, in par-ticolare, che biasimano la politica monetaria dell'Inghilterra e della Germania. Il Lamper-tico, nel IV volume della sua Economia dei Popoli e degli Stali, e il Laveleye nella Remai des deux Mondes, non trascurano di aggiun-gere le loro osservazioni ai criteri! geologici del Suess, secondo i quali sarebbe prossima la fine della produzione aurifera. Il Lampertico tende a confutarli, il Laveleye a sostenerli. È utile rammentare in succinto la teoria del Suess, accompagnandola dalle considerazioni dei due scrittori che se ne occuparono con particolare interesse.
preci-I 8 i
1/ economista
2 0 m a r z o 1 8 8 1pitati al fondo verso il centro in fusione della terra, dove sfuggono per sempre all' azione conquistatrice del lavoro umano. Vi è un fatto che sembra confermare quest' ipotesi. Tutti i pianeti non hanno lo stesso peso specifico, ed è in ragione di questo peso che il gruppo dei pianeti interiori si può distinguere dal gruppo dei pianeti esteriori : al di qua degli asteroidi sono i pianeti più gravi, al di là i più leggieri. Mercurio, il più vicino al sole (eh. 61,384,000) pesa come 6,84 volte un eguale volume d'acqua; Urano (eh. 2,932,000,000 dal sole) pesa meno di un eguale volume d'acqua (0,82); Nettuno, il più lontano dal sole (chilom. 4,588,000,000) dev' essere assai più leggiero ; la terra, fra Venere e Marte, pesa 5,56; ma quésta cifra è rappresentata nella sua metà press'a poco dalla parte rocciosa superficiale del globo; per l'altra metà dalla materia ignea che dall'ultimo stato inferiore della crosta terrestre si sprofonda verso il centro del pianéta. Bisogna ammettere conseguentemente che contenga lo interno del globo corpi pesantissimi, tra i quali l'oro, che è tra i più pesanti, come avviene nei sole, che l'analisi spettroscopica ha rivelato essere nella fotosfera privo del metallo prezioso, e si deve quindi conchiudere che vi si trovi nelle parti centrali allo stato gasoso. Non v' ha dunque dubbio: come uno dei metalli preponderanti, 1' oro abbonda tanto più, quanto più basso si trovi nello profondità del nostro pianeta ; solo per mezzo della sublimazione secolare può es-sere arrivato alla superficie terrestre ; ed è nelle speciali condizioni degli affioramenti mo-dificati dagli agenti esteriori, e nelle alluvioni che ne dipendono, ovvero in connessione ai prodotti vulcanici, che può essere accessibile. Ma i primi si esauriscono, i secondi danno più argento che oro. Il filone metallifero, forato come un camino, comunica colle maggiori pro-fondità della terra ; lungo le pareti interne vi si condensano le volatizzazioni d' oro, che for-mano la sostanza stessa del filone. Le ganghe j quarzose sono più o meno ricche di codesti filoni, ma i pozzi d'estrazione non possono troppo avanzare sotto il suolo. Alcuni hanno già vinto gli 800 m., malgrado che a 600 m. l'operaio incontri enormi difficoltà, e la tem-peratura s'elevi a 50° centigradi, ed abbiso-gnino potenti ventilatori per mantenerla a 30°, e il lavoro del minatore non possa durare, ogni volta in cui lo si riprende, oltre i dieci minuti. I filoni producono assai meno dèlie alluvioni. Sono le alluvioni che hanno dato quasi tutto l'oro che possediamo attualmente. Soltanto le roccie vulcaniche relativamente recenti
abban-donano difficilmente ed avaramente il metallo prezioso all'azione delle acque; ma esse offrono più argento che oro, com' è il caso del
Com-stock lode e delle miniere del Nevada, del
Co-lorado e dei Carpazii. Ma le alluvioni hanno dato ormai quasi tutto il metallo che serba-vano, e ben presto saraiyio esaurite. Resta ad attaccare direttamente i filoni, ma quando non s'incontrino depositi sufficientemente ricchi, le spese a cui deve sottostare l'industria estrat-tiva sono maggiori dei guadagni eh' essa può" realizzare. Ora, ammesso che la produttività dei filoni quarzoso-auriferi diminuisca colla profondità, *) s'arriverà ben presto a doverli necessariamente abbandonare ; e non è quindi lontano il giorno in cui la quantità dell'oro non sarà bastevole per far fronte ai bisogni crescenti delle arti, del lusso e della circola-zione monetaria : appena appena si potrà avere in esso un limitato mezzo di operare gli scambi. (Vedi D E L A V E L E Y E nella Iievue des Deux
Mondes).
Il signor De Laveleye, benché mostri com-piacersi delle conclusioni a cui giunge il pro-fessore Suess, non può tacere la probabilità che si trovino nuove alluvioni aurifere nei paesi ancora poco o punto esplorati, particolarmente all'ovest del Brasile, nell'Affrica centrale e nello interno dell' Australia. Il Lampertico non fugge cosi sollecitamente dinanzi le asserzioni del Suess, mostra anzi l'intenzione di confu-tarle alla base, valendosi dell'autorità scientifica di Giuseppe Meneghini, ch'egli consultò ed al. quale rende omaggio. L a densità media della terra (io uso press' a poco le sue parole) ed il suo aumento in ragione di profondità non rivelano che le parti centrali debbano essere esclusivamente costituite da materiali dotati di maggiore peso specifico. L'associazione del pla-tino e dell'oro colle roccie magnesiache, sup-poste originarie ed immensamente profonde, mostra invece la unione di materiali eminen-temente pesanti con altri materiali eminente-mente leggieri. Se l'analisi spettroscopica non
') Questo si credeva già sapere molti anni or sono.
Nel Blackwood Magazine del 1851, si legge: « Noi
oggi conosciamo a quale causa dev' essere attribuita ia diminuzione della produttività aurifera nelle miniere verificatasi in Ispagna e in Grecia dopo l'esaurimento delle vene metalliche più vicine al suolo : essa pro-venne dalla estrema durezza e dallo impoverimento della roccia in cui il minerale si trovava incastrato negli strati inferiori. V'ha, del resto, una legge
20 marzo 4881 L' E C O N O M I S T A
485 palesa la presenza dell' oro nella fotosfera del
sole, non è per ciò punto provato che 1' oro non' vi sia; ed anche ammessa la sua man-canza nella fotosfera, nulla accerta la sua pre-senza nelle parti centrali del sole. La supposta volatizzazione dei metalli nelle regioni pro-fonde della terra non è riconosciuta dalla grande maggioranza dei geologi, essendo in-vece dimostrata la origine piuttosto idrica dei filoni metalliferi, sieno o non sieno connessi ai fenomeni vulcanici. D' altra parte, la pro-duzione aurifera può ulteriormente aumentare coi mezzi suggeriti dalla scienza, dalla industria e dalla speculazione per vincere le difficoltà che 1' hanno sinora limitata alla profondità dei filoni quarzosi. I nuovi procedimenti del-l' arte possono rendere proficui i giacimenti dell'oro alluvionale o troppo poveri in natura1)
o depauperati, che precedentemente erano stati considerati come non più produttivi. E ozioso, del resto, fantasticare sul modo col quale la natura elabora l'oro; ed ammettere il succes-sivo impoverimento dei filoni è, per lo meno, cosa molto ardita.
Il Lampertico poteva soggiungere che lo esaurimento delle miniere d' oro può assomi-gliare per avventura allo esaurimento delle miniere di carbon fossile, il quale, tante volte profetizzato, non solo è più che mai lontano dal verificarsi, ma ha di contro il prezzo sempre decrescente del carbone. E poteva ricordare opportunamente ciò che ha notato in argomento il Griiner: A misura che le miniere di carbon fossile si rendono più profonde sotto il suolo, aumenta la produzione del carbone, e si può dire anzi che raddoppi di ventennio in ven-tennio. Sino a quando continuerà ' vittoriosa per lo ingegno umano la lotta tra i mezzi meccanici e gli ostacoli dovuti alle successive profondità delle miniere? Ciò che limita la produzione non sono già le difficoltà materiali dell'estrazione, è il consumo del prodotto. Ogni volta in cui vi fu penuria di combustibile per l'industria, come avvenne nel 1872, i lavora-tori delle miniere si trovarono all'altezza del loro compito, e bastarono pochi mesi di studio e di fatica per ristabilire 1' equilibrio, per ri-spondere alle esigenze del consumo, per offrire
'_) Basti accennare, tra i più recenti fatti del mondo industriale, il metodo idraulico con cui si attaccano i
piaceri detti dry diggings che sono quelle terre au-fere le quali non tornava il conto di sfruttare perche non rendevano per tonnellata che 30 centesimi di lira
1 italiana d'oro, ossia j0 j 0 0 0 ) 0 05 .
tanta quantità di carbone, quanta ne veniva dimandata. Finché vi sarà carbone fossile nelle viscere della terra, e che lo si pagherà quello che vale, nulla di più facile e di più sollecito che vincere le difficoltà materiali della sua estrazione. Lo stesso accadrà per l'oro. ^
Il Lampertico poteva anche fare un'altra osservazione. Chi può dire che solo il quarzo sia il minerale destinato dalla natura a conte-nere l'oro ? Non potrebbe darsi che, per ricer-che ulteriori, o, come più spesso avviene, per ctso, si arrivi a trovare questo metallo dove meno potremmo pensare, o dove più ne mera-viglierebbero i geologi, non escluso il profes-sore Suess? È ancora vivo lo strepito destato al Chili dall'oro Parafi, e sono due o tre anni appena che il mondo scientifico di Parigi si occupò sul serio di questa scoperta, per la quale si avrebbe potuto separare il 3 per 100 d'oro dal rame, dal piombo, dallo stagno, dal-l'arsenico, dall' antimonio, dal solfo e da altri corpi frammisti offerti in quel paese da oltre 3000 miniere. Già in agosto 1877, una grande officina, Iligueras de Zapata, fu all'uopo sta-bilita a Santiago, ed era tale in que' giorni la fiducia pubblica nell'avventuriere alsaziano (Paraff), che le azioni montarono, in sole ven-tiquattr' ore, da 150,000 a 500,000 lire. L' oro Paraff ebbe l'onore di essere annunziato al-l' Europa da Andrea Cochut. Non se ne udì più a parlare di poi. Cochut era caduto, come tanti altri, nell' inganno e nella illusione. Alfredo Paraff fu semplicemente un avveduto truffatore, e il signor Uldaricio Prado, professore di mi-neralogia all'Università di Santiago, ed altre
cospicue personalità del Chili (E. Mac-Clure, M. Cruchaga, F. Puelma) pagarono a ben caro prezzo la loro buona fede al ciurmatore. Tut-tavia, quando l'oro Paraff fu annunziato, i dotti,
gli scienziati, i geologi non misero in dubbio la sua possibilità; e se ciò per la scienza era probabile allora, perchè qualche cosa di simile non potrebbe verificarsi in avvènire?
186 L' E C O N O M I S T A anticamente civilizzati, i terreni d' alluvione
sono esauriti da secoli e secoli, e non è pos-sibile la ricerca lucrosa dell'oro che in quei luoghi nei quali si trovano alla superficie le roccie eruttive antiche, schisti e graniti. Le stesse roccie trachitiche e porfiiriche abbon-dano più d'argento che d'oro ; e fra le regioni in cui si possa con qualche probabilità cercare l'oro, bisogna escludere gì' immensi tratti oc-cupati dai mari, i grandi deserti, gli strati va-stissimi formati dai sedimenti degli ultimi se-coli, le contrade polari, sempre ribelli ad ogni tentativo di colonizzazione, e tutti i terreni esplorati dalla remota antichità ai tempi at-tuali. Fuori di tutto ciò non resterebbe spe-ranza di limitato successo che nel versante delle Ande peruviane, in qualche località della China, e -più di tutto nel centro dell'Affrica; ma, nella migliore ipotesi, è sempre vero che assai più della metà dell'oro accessibile all'uomo tu sinora tratto dal seno della terra. Il signor De Laveleye, arrestandosi a queste considera-zioni del Suess, si ricordò dell'Humbold, il quale notava, sulle traccie di Erodoto, che 1' oro ci viene sempre dai limiti estremi della civiltà • anticamente, dall'India e dalla Persia, dall'Ara-bia e dal Nilo, dalla Daccia e dalla Spagna; al cominciare dei tempi di mezzo, dalla Boemia; alla scoperta del Nuovo Mondo, dal Messico dal Perù, dalle Antille, e poi dal Brasile ; re-centemente, dalla California, dall'Australia, dalla Siberia. Paul Leroy Beaulieu ritorce l'ar-gomento contro l'economista belga, indebolendo cosi la stessa teoria del Suess. Che l'oro non venga più dai paesi da molto tempo abitati, si capisce agevolmente, dappoiché l'oro è un bene di cosi alto valore e di così facile accerta-mento, che, ovunque lo s'incontri, lo si estrae avidamente, e pochi anni bastano ad esaurirne i giacimenti. Non si può tuttavia ammettere che la colonizzazione della razza bianca abbia raggiunto i suoi limiti estremi, se, come non è dubbio, appena la metà del nostro pianeta fu sinora seriamente esplorata dagli uomini della civiltà, i quali non ne abitano che una piccolissima parte. Si può dire che tutta l'Ame-rica del Nord sia coionizzata ? Non vi sono nel Canadà, negli Stati Uniti, e più ancora nel Messico e nell'America Centrale delle regioni cospicue vergini ancora d'ogni colonizzazione ? E l'America del Sud, nella quale gli Europei si trovano come accampati sulle spiaggie dei due Oceani, e il cui centro è tutto disabitato? E le Cordigliere, e le rive delle Amazzoni, della Piata e dei loro affluenti non nascondono ancora alla geologia il loro avvenire? E la
2 0 marzo 1 8 8 1 Guiana è interamente esplorata? Sin dove è penetrata la razza bianca nell'Australia, nella Nuova Zelanda, nella Nuova Guinea, per non ammettere la possibilità d' una futura produ-zione aurifera simile a quella che, pochi anni or sono, fu data dai placers di Vittoria e dalla colonia di Queensland ? E l'Affrica ? Spelte, Li-wingstone, Stanley, Miani, Antinori e pochi altri la conobbero appena: sin dove è giuntala razza bianca a colonizzare questo paese, che tutto fa credere ricco oltre ogni aspettazióne del
' metallo prezioso ? Se è vero, dice Beaulieu, che l'oro non possa venirci che dai limiti estremi della civiltà, v' è molto ad attèndersi dalla produzione di questo metallo durante buon numero di secoli, perchè dai suoi limiti estremi la civiltà è molto lontana ancora.
20 marzo 4 881 L ' E C O N O M I S T A
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compensazioni? 0 c h e lo svolgimento e il perfezionamento di codesto sistema non h a per effetto di risparmiare una massa colossale d'oro, ottenendo lo stesso resultato, come se, malgrado la ipotesi del Suess, ipoteticamente avverata, i filoni rigurgitassero, man mano e di più in più, di metallo prezioso?
11 sistema del clearing è in via di rapido progresso; ogni giorno lo si estende, lo si migliora, e si tenta di renderlo più semplice, più facile, più universale. Se tutti i debiti e i crediti del mondo si compensassero presso un solo banco, l'uso della moneta metallica si ridurrebbe ad assai poca cosa, poiché la som-ma dell'avere è sempre necessariamente egua-le alla somma del dare, e tutte egua-le transazioni si liquiderebbero per girata. 11 commercio é reciproco, i prodotti si cambiano coi prodotti, e la moneta non è c h e lo strumento, il
medium degli scambi. L a moneta dev'essere anche l'equivalente negli scambi, p e r c h è non potrebbe limitarsi alle funzioni di denominatore comune dei valori, senza l'intervento del cre-dito: dove il credito non sia, a moneta si de-vono scegliere i metalli preziosi, il cui va-lore oscilla assai poco e paga i valori c h e compera. L a carta, quand'è c r e d u t a , sosti-tuisce il metallo, c h e stima ed esprime i va-lori. Coli' intervento del credito, applicato alla
compensazione per mezzo del check, la mo-neta metallica cessa d'essere il medium per-ii quale, uscendo dal reggi me ipotetico del baratto, si operano gli scambi; ma il baratto, che è impossibile come fatto generale dove manchi il credito, diventa reggime perfetto col sistema del clearing, il quale, se si potesse un giorno rendere universale, si r a g -giungerebbe la massima economia del metallo circolante.
TULLIO MARTELLO
M O N T E B 1 A N C O E S E M P I O N E alla Camera francese
Dal resoconto della seduta del 9 marzo della Ca-mera dei deputati francese togliamo quanto si rife-risce alla nota questione del nuovo valico alpino tra la Francia e l'Italia:
Il Presidente. L'ordine del giorno porta la discus-sione sulla presa in considerazione delle proposte di legge • 1° di Léon Renault e di un gran numero dei suoi colleghi; 2° di Dupont e di un gran numero dei suoi colleglli, relative al traforo del bempione e del Monte Bianco.
La Commissione ha conchiuso per la presa in con-siderazione.
Il conte di Douville-Maillefeu ha presentato un emendamento, che io non posso mettere ai voti, non dovendosi per ora la Camera occupare che della presa in considerazione o meno di quelle proposte.
T u t t a v i a Douville può parlare contro le conclu-sioni della Commissione e sviluppare le idee conte-nute nel suo emendamento.
Il conte di Douville-Maillefeu. Ecco il mio emen-damento :
« La Camera invita il Governo :
1" A sottometterle nel più breve termine un pro-getto di tracciato di ferrovia che passi sul nostro territorio e clic unisca, per la via più diretta, ì porti del nord della Francia e quelli del Belgio con il
tunnel del Gottardo ;
•P A studiare, di concerto col Governo italiano, i diversi trafori della catena delle Alpi che potreb-bero essere i più utili ai due paesi. »
Se io sono venuto a questa conclusione, gli e per-chè mi è sembrato cosa assai dannosa il votare la presa in considerazione di questa proposta relativa al traforo del Sempioue.
Difatti, prima di ogni studio tecnico o economico, vi si propone di mettere a disposizione del Governo, per dieci anni, un credito annuale di cinque milioni, per essere destinati al traforo del Sempione. E 1 ar-ticolo 2 dispone: « Il Governo francese regolerà 1 im-piego di questa sovvenzione e il modo di esecuzione della presente legge. » N u l l a è più irregolare di que-sto procedimento, e noi non lo possiamo ammettere.
E stato questo senza dubbio il motivo che ha de-ciso gran parte dei nostri colleglli a rifiutarsi di vo-tare l'urgenza. Ora, la prova che io non contesto la utilità di uno studio, è questa che io ho deposto un emendamento. Dal punto di vista della procedura parlamentare, mi si fa un'obbiezione, ma io non di-scuto questo punto; a me basta di diro a questa tri-buna in quali condizioni io im sia opposto alla presa ; in. considerazione del progetto per il tunnel del
bem-pione, mentre al contrario, io sono partigiano del ! tracciato per il Monte Bianco...
Dal punto di vista tecnico è assolutamente neces-sario clic io dica due parole. La proposta di Leon Renault e colleghi qualifica la linea del Sempione come un progetto francese; è un errore assoluto.
Il Sempioue oggigiorno non è più francese del Oot-| tardo, e il Gottardo non è più tedesco che il
bem-P'ToLcredo che nella questione del Gottardo un
per-sonaggio politico che ha una grande riputazione di finezza, e sa trarre grandi somme dal paese che egli dirige, sia stato un po' raggirato dal Governo della Confederazione Svizzera, sempre abile a tarsi pa-gare dalle nazioni vicine le ferrovie costosissime che essa costruisce sul suo territorio . ,,
Dal fatto che il traforo del Gottardo e le vie d ac-cesso dei due lati sono stati compiuti in gran parte con danaro straniero, e particolarmente, oltre al da-naro italiano, col dada-naro della Germania, non ne risulta che questo traforo non possa esserci utile, « a -! sta gettare gli occhi sulla carta per vedere che, per
contro, la via più diretta tra i porti della Francia settentrionale, e particolarmente quelli dell Inghil-terra — ammesso ciò che non è p.u in dubbio, che fra breve il tunnel della Manica possa essere costrutto mediante una spesa che non passerà ì 400 milioni — •I basta, dico, gettare gli occhi su una carta per
ve-dere che dall'Inghilterra la via più diretta è quella che parte da Calais e da Boulogne, ove sboccherà i il tunnel, passa per Mézières, Nancy, Remiremont, e
traversa l'Alsazia. . Ecco là l a l i n e a veramente strategica; di à la linea entrerebbe in Isvizzera per Delle, e finirebbe al
tun-nel del Gottardo.
188 L ' E C O N O M I S T A
2 0 marzo 1 8 8 1 del Belgio, che quella che passa a Bruxelles e per
la valle della Mosa, per giungere a Mézières, e que-sta linea dà plena soddisfazione agli interessi
econo-mici del paese.
Ecco là il primo punto.
Ve ne ha un secondo : è la proposta da me presentata unitamente a molti miei colleghi, e che è stata difesa dall'on. Dupont.
Si, o signori, vi sono delle comunicazioni ferrovia-rie utilissime. Noi ne abbiamo già molte tra il no-stro territorio e il Belgio e la Svizzera: particolar-mente tra il Belgio e la Francia furono quasi sem-pre facili.
Nella regione del Jura, che ci separa in tutta la sua lunghezza dalla Svizzera, si sono fatti numerosi tracciati a ridosso della catena, o perforandola nei passaggi troppo elevati. Cosi fu messa in completo rapporto la Francia con da Svizzera. Si è fatto bene: conviene, sotto l'aspetto commercialo, metterci in rapporti eoa.unti e numerosi per quanto è possibile con i nostri vicini : è il miglior modo di assicurare la nostra prosperità e di garantire la pace per il presente e per l'avvenire. Ciò che abbiamo fatto per la Svizzera bisogna farlo per l'Italia, bisogna che noi abbiamo tra la Francia e l'Italia altri passaggi oltre quello a traverso il Cenisio e l'altro lungo la
Cornice. ° Nella proposta da me presentata alla Camera non
è questione piuttosto del tracciato del Monte Bianco che di un altro tracciato; ma se si guarda la carta e si segue la linea che parte dall'Inghilterra, passa sul nostro territorio e arriva ai porti meridionali d Italia, si vede che bisogna scegliere, per avere una ferrovia rapida, tra il passaggio per Delle, all'estre-mità nord del Jura, e quello per Bellegarde, alla estremità sud.
Tutte le ferrovie devono passare la catena del Jura • quella del Sempione passa per Pontarlier, è già à maggiore altezza del tunnel proposto pel Sempione che dev'essere costruito tra 700 ed 800 metri di al-tezza; ma per seguire questo tracciato siete obbligati a passare a 1000 metri di altezza a Pontarlier. di spendere il vostro danaro a 200 chilometri da noi, in paese straniero, in condizioni del tutto inutili; e da Pontarlier per raggiungere Losanna, tutti i
tauri-stes che hanno tatto questo viaggio hanno potuto ri-conoscere che la ferrovia era impraticabile come via commerciale...:.
. Io diceva, signori, che da questo lato la linea più diretta dall'Inghilterra per Brindisi sarebbe quella da Londra a Parigi, linea che non esìste, ma che un certo numero dei mici colleghi ed io avevamo do-mandato, ossia l'accorciamento da Abberille a Beau-vais, seguendo l'antica via N° 1 da Calais a Parigi, che abbrevierebbe il percorso di un grande numero di chilometri tra Parigi e Londra, e che continue-rebbe in seguito passando per Parigi, Melun, Joigny, Auxerre, e, passando dalla valle dell'Yonne in quella della Saona, raggiungerebbe Bourg, Nantua, ed en-trerebbe in Savoia per mezzo della ferrovia di cui voi avete votato il principio sino a CJiamounix.
Parrebbe che il Governo stesso sia' d'accordo con noi su un certo punto almeno, poiché in luogo di fare gli studii sino a Chamounix, li ha fermati a CI uses, e la Qatnera non ha votato realmente le somme per i lavori che sino a quest'ultimo punto, perchè è a quel punto là che comincierebbe la salita del
tun-nel del Monte Bianco. Vi sarebbe pure a studiare la questione di un passaggio sopra a Brian^on, dove non vi sarebbe a costrurre che un tunnel di 3 chilo-metri e che avrebbe il vantaggio di mettere Torino in -comunicazione diretta con Marsiglia.
D'un altro lato è pure da gran tempo allo studio la linea per il colle di Tenda, per raggiungere a Cuneo la linea della Comiche.
Io credo adunque, o signori, che è molto meglio
occuparsi di unire direttamente i porti dell'Olanda, del Belgio e quelli del nord della Francia col tunnel del Gottardo, che di spendere il nostro denaro, come domanda la proposta di Léou Renault e dei suoi col-leghi, per costrurre un tunnel che farebbe coneor-renza al Gottardo.... Voi, o signori, dovete assoluta-mente rifiutare di mettere il denaro dei contribuenti a disposizione del Governo senza uno studio preli-minare e profondo della questione e senza che il Go-verno stesso venga a dirvi: ecco i miei intendimenti, ecco lo studio comparativo delle diverse linee; io insisto assolutamente perchè adottiate quello da me indicato. Finché il Governo non sarà venuto a farci questa dichiarazione, io stimo che noi non dobbiamo votare la presa in considerazione di un progetto che
a priori, e senza studi preventivi, impegna 50 mi-lioni che noi andremo a spendere, dove ?... a 200 clii-lometri dalla nostra frontiera, in un paese straniero.
(Assenso su molti banchi).
Emilio Loubert, relatore: Signori, io credo che la Commissione deve sfuggire al rimprovero indirizza-' tole, molto cortesemente, dal nostro onorevole col-lega Don vii Io-Mail lefeu, perchè essa non ha proposto una risoluzione stabile, tendente ad affidare un cre-dito di cinque milioni all'anno, per dieci anni, al mi-nistro dei lavori pubblici per eseguire questo o quel
progetto. ^ Ecco qual'era la situazione della Commissione.
Da lungo tempo si è preoccupati dell'influenza del tratoro del Gottardo sul traffico internazionale. Varie proposte sono state fatte in epoche diverse.
La Commissione è stata sommamente scrupolosa • essa non ignorava che vi erano tre proposte, che io ricorderò alla Camera, avvertendola che l'ordine in cui andrò numerandole, non è, nella nostra inten-zione, un ordine di preferenza. (Benissimo).
Vi era la proposta di Renault, relativa al traforo del bempione; vi era quella relativa al traforo del Monte Bianco; vi era infine quella di cui ha parlato or ora l'on. Douville-Maillefeu.
Ebbene, che cosa abbiamo fatto? Ecco in che ter-mini parliamo di queste varie proposte :
« Varie soiuzioui sono state proposte, tutte invo-canti studii o lavori preparatoci che servono loro di base.
« Da una parte si ha avuto riguardo principal-mente alla distanza chilometrica tra Parigi o Calais e Piacenza, e d'altra parte si è fatto valere l'inte-resse nazionale che vi sarebbe a decidersi per il tra-loro del Monte Bianco che, stabilendo una linea di-retta a grande traffico tra la Francia e l'Italia 1 asolerebbe al nostro paese la sua completa libertà d'azione, mentre il tracciato per il Sempione, pas-sando sul territorio della Confederazione svizzera paese neutro, potrebbe sotto varii punti di vista pre-sentare molte difficoltà.
«Infine un'altra opinione fu presentata, secondo la quale sarebbe possibile, mediante modificazioni nella rete francese, di profittare del traforo del Got-tardo, senza essere obbligati a fare un nuovo tunnel a traverso le Alpi. »
, K questo risponde alle preoccupazioni espresse
po-ti anzi dall'onorevole conte di Douville-Mailleieu. In-fatti, o signori, noi terminiamo il rapporto dicendo •
« La Commissione ha pensato egualmente che in una questione che interessa tanto il nostro paese era ne-cessario, perchè essa fosse seriamente studiata e risolta con maturità, che tutte le proposte fossero messe sotto gli occhi della Commissione speciale che sarà nominata dalla Camera, e studiata col concorso del Governo. »
emen-20 marzo 1881 L' E C O N O M I S T A 189 damento dell'onorevole Douville-Maillefeu mi lia
for-nito l'occasione di presentare alla Camera. (Benissimo)
Sadi-Carnot (ministro dei lavori pubblici). Signori, se la Commissione d'iniziativa avesse proposto in modo fermo, come lo diceva poco anzi l'on. Douville, di prendere in considerazione la proposta presentata tre mesi or sono dall'on. Léon Renault, e se avesse cosi creato un pregiudizio in favore del traforo del Sempione, scartando fin d'ora ogni altra soluzione, il Governo non avrebbe accettato le sue conclusioni, ed avrebbe combattuto la presa in considerazione.
Ma la questione si porta su un altro terreno. La Commissione d'inizia!iva ha per contro conservato una stretta neutralità tra le differenti soluzioni pro-poste alla Camera. Essa non ha voluto esaminare a fondo le questioni che hanno rapporto al traforo dello Alpi e al congiungimento fra i due mari, ed ha deciso formalmente che questo studio apparteneva ad una Commissione speciale che avrebbe ad esami-nare tutte le soluzioni col concorso del Governo. In queste condizioni noi siamo interamente d'accordo con la Commissione d'iniziativa, e pronti a mettere sotto gli occhi della Commissione speciale, di cui vi si propone la nomina, tutti i documenti che sono a nostra disposizione. (Benissimo !)
RIVISTA DELLE BORSE
Firenze, 19 Marzo. La fermezza di tutti i mercati europei il giorno successivo al sanguinoso dramma di Pietroburgo, le cui conseguenze sulla politica generale possono e s -sere delle più gravi, ebbe per effetto di favorire la liquidazione quindicinale che si è operata durante l'ottava nelle maggiori piazze d' Europa, e contribuì a facilitare i' operazione dei riporti. Ciò che è poi rimarchevole è il contegno del mercato francese, che si è mantenuto sostenuto' alla vigilia di un grande imprestilo nazionale e più ancora il rialzo verifica-tosi sulla maggior parte delle Borse, dove la triste fino di Alessandro II poteva portare un grave colpo al credito pubblico. Perchè siasi verificato questo fenomeno, mentre in altri tempi la notizia di una semplice malattia dì uno dei grandi monarchi di Europa, bastava a provocare forti reazioni, non è facile renderne ragione. S i sarebbe quasi tratti a dire che oggi la politica non spiega c h e pochissima i n -fluenza sul mercato dei l'ondi pubblici, ma poiché questo sarebbe un assurdo, bisogna assolutamente ritenere c h e qualunque avvenimento strepitoso in politica è destinato oggi a passare inosservato, se non è seguito da gravi e immediate conseguenze. Sia pure che Alessandro 111 abbia dell'avversione per la Germania, e della benevolenza per la Francia, sia pure che abbia giurato di mantenersi fedele al testamento di Pietro il Grande, ma finché non vi è rumore di armi, le Borse non hanno ragione di commuoversi.A Parigi subito dopo la risposta dei premj i prezzi delle rendite cominciarono a declinare, e se ne volle trovare la ragione in certe maggiori difficoltà, c h e la Francia v a incontrando a Tunisi. E così, il 5 (fio da 1 2 1 . 0 7 retrocedeva a 4 2 0 . 8 2 ; il 3 0|0 da 8 5 . 3 0 a 8 4 . 0 5 ; il 3 0|Q ammortizzabile da 8 7 . 2 0 a 8 5 . 6 5 e la rendita italiana da 8 9 . 7 0 saliva a 9 0 . 2 5 . M a poiché il ribasso ha colpito maggiormente i 3 0|0, convien credere che esso sia stato prodotto da r a -gioni finanziarie anziché da motivi politici.
A Londra la ricerca del denaro fu abbastanza at-tiva ma non ebbe alcuna influenza sui valori pub-blici, che proseguirono quasi tutti ad eccezione dei russi, nella via del rialzo. I consolidati inglesi da 9 9 1 1 [ 1 6 salirono a 1 0 0 ; la rendita italiana da 8 8 1|4 a 8 9 ; la turca da 1 2 7|8 a 1 3 1|8, e l'argento fino da 5 2 5|8 declinavano a 5 2 4|8. Sul mercato libero dello sconto le firme primarie a tre mesi rimasero sostenute da 2 3 ( 8 a 2 1|2 per cento.
A Berlino la rendita italiana da 8 9 , 7 0 saliva a 9 0 , 3 0 .
Le Borse italiane di fronte agli aumenti ottenuti dalla nostra rendita a Londra, Parigi e Boriino, avevano la strada già tracciata, e naturalmente si tennero a questa riguadagnando e sorpassando quel poco c h e avevano perduto subito dopo l'assassinio di Pietroburgo.
La rendita 5 per 1 0 0 da 9 1 , 3 0 saliva fino a 9 4 , 9 0 . 11 3 per 1 0 0 ebbe qualche piccolo affare fra 5 5 , 1 5 e 5 5 , 2 5 .
I prestiti cattolici non ebbero generalmente molte operazioni, ma trascorsero sostenuti rimanendo il Blouul a 9 2 , 6 0 ; e il cattolico 4 8 6 0 6 4 a 9 3 , 2 5 . Il Rothschild nominale a 9 5 , 9 0 .
Nei Valori bancari discrete operazioni, e prezzi in aumento: L a Banca Nazionale italiana da 2 1 1 5 s a -liva a 2 1 6 0 ; la Banca toscana da 8 0 3 a 8 4 0 ; la Banca generale da 6 2 2 a 6 3 2 ; il Credito Mobiliare da N82 a 8 9 3 ; il B a n c o di Roma da 5 8 3 a 5 9 3 ; e la B a n c a romana da 1 1 2 0 declinava a 1 1 0 5 .
L e azioni della Regìa furono negoziate fra 8 7 4 e 8 7 7 .
I valori ferroviari ebbero discrete operazioni, e prezzi in aumento. L e azioni Meridionali furono ne-goziate fino a 4 7 4 ; le obbligazioni idem a 2 8 4 , 5 0 ; le Alta Italia a 5 8 5 , 2 5 ; le Milano Erba a 2 6 7 , e le nuove Sarde a 2 8 5 , 2 5 .
il credito fondiario in rialzo a motivo dello favo-revoli disposizioni adottate nel Congresso fondiario tenuto a R o m a ,
Notiamo Milano a 5 1 0 ; Torino a 5 0 5 ; Cagliari a 4 7 7 ; Roma a 4 8 2 ; Napoli a 4 9 8 e P a l e r m o a 4 9 7 .
I Napoleoni restano a 2 0 , 3 3 ; il Francia a vista a 1 0 1 e 4 7 1|2 e il Londra a 3 mesi a 2 5 , 4 5 .
Terminiamo con la consueta rassegna del movi-mento bancario.
La Banca di Francia nell'ult:mn situazione
set-timanale in confronto della precedente segnava le seguenti variazioni : in diminuzione il numerario di fr. 1 , 2 3 9 , 0 0 0 ; la circolazione di Ir. 7 , 8 1 0 , 0 0 0 ; il portafoglio di fr. 7 , 8 8 0 , 0 0 0 , e il conto del Tesoro di f. 4 , 5 0 0 , 0 0 0 e in aumento i conti correnti di fr. 5 3 , 0 0 0 , 0 0 0 .
La Banca d'Inghilterra alla stessa data segnava in aumento il numerario di ster. 5 2 8 , 5 7 7 ; il conto del Tesoro di 1 , 0 4 2 , 2 7 8 ; e la riserva di 8 3 9 , 7 1 0 o in diminuzione il portafogli di steri. 2 , 0 0 0 , 9 8 1 ; e i Conti correnti di 1 , 1 3 0 , 4 2 1 ; e lo circolazioni di 3 8 3 , 0 4 0 .