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LA RELAZIONE CON LA BANCA E L’IMPRENDITORIA IMMIGRATA

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CAPITOLO TERZO

LA RELAZIONE CON LA BANCA E L’IMPRENDITORIA IMMIGRATA

1. Il rapporto banca-immigrati 1.1 Le difficoltà di accesso al credito

Di particolare interesse nell’analisi dei rapporti tra immigrati e sistema bancario è l’accesso al credito. Dopo i primi contatti con la banca, i servizi di conto corrente di base e quelli per il trasferimento delle rimesse, l’acquisto di carte prepagate o ricaricabili, si approda infatti ai mutui casa e al credito. Premettendo che di fronte alla necessità di credito la prima soluzione verso cui si orientano i migranti rimane il canale informale (amici o parenti)

164

, rispetto alle istituzioni destinatarie di richieste di finanziamento, si riscontra negli ultimi anni una preferenza delle banche rispetto alle società finanziarie.

Circa il 30% dei migranti presenta un finanziamento in corso presso un intermediario, e tra i motivi sottostanti la richiesta vi è primo fra tutti l’acquisto della casa in Italia (36%), seguito dall’acquisto di un’auto o di una moto (21%), di mobili o elettrodomestici (8%) o l’investimento immobiliare nel paese di origine (7%). I meno propensi a richiedere prestiti o mutui risultano gli immigrati residenti di nazionalità cinese, mentre spiccano per numero di richieste i cittadini rumeni (circa il 22% sul totale dei prestiti personali richiesti dagli stranieri in Italia e circa il 18% dei mutui) seguiti da albanesi, marocchini, filippini, svizzeri e tedeschi.

Relativamente alle forme tecniche di finanziamento maggiormente richieste dai migranti il grafico 21 mostra come prevalgano le forme del prestito personale e di quello finalizzato.

164 Oltre la metà dei cittadini immigrati (circa il 62%) si rivolge a familiari o conoscenti in caso di bisogno, ed in questo senso la crisi ha senza dubbio accentuato il ricorso a questo canale di finanziamento.

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Grafico 21: Scomposizione percentuale domanda di credito per forme tecniche

Fonte: Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, 2013.

Per mutui e prestiti personali sono le banche i principali canali di riferimento (circa il 95% dei mutui e il 47% dei prestiti rilevati sono stati sottoscritti in banca), mentre per i prestiti finalizzati predominano i negozianti presso i quali viene effettuato l’acquisto e le banche pesano per il 30% fra i canali di accesso.

Ai fini dell’integrazione sociale e di inclusione finanziaria l’accesso al credito rappresenta un elemento chiave, per questo è opportuno analizzare anche le ragioni sottostanti al non ricorso al credito

165

. Dall’indagine condotta dall’Osservatorio

166

emerge che circa il 50% dei soggetti immigrati non titolari di un finanziamento non avverte il bisogno di credito o ha una scarsa propensione all’indebitamento, per il 15%

risulta essere eccessivamente oneroso, un 10% ha invece in progetto di richiederlo a breve, un altro 15% ha rinunciato alla richiesta di credito per ragioni legate alla difficoltà di reperire ed elaborare informazioni, ed alla difficoltà di entrare nel circuito del credito, un ultimo 10% invece ha richiesto un finanziamento, ma è stato rifiutato per motivazioni legate prevalentemente ad un livello di reddito insufficiente o alla mancanza di garanzie.

165 Circa il 70% degli immigrati non ha in corso un finanziamento.

166 Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, Secondo Report, 2013.

Prestito personale 46%

Prestito finalizzato 38%

Carte di credito 9%

Mutuo ipotecario 7%

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A seguito della crisi i criteri di selezione delle banche sono diventati più stringenti e ottenere un finanziamento risulta, per alcune fasce di clientela (soprattutto giovani e immigrati), ancora più problematico. Il bisogno di credito dei migranti, tuttavia, seppur non venga espresso in un primo momento ricollegabile alla fase di arrivo, ricerca di un alloggio, di un lavoro, e del rilascio del permesso di soggiorno, emerge in seguito, ma l’accesso risulta limitato e difficoltoso soprattutto per:

 basso reddito;

 mancanza di un lavoro continuativo;

 assenza di documenti necessari per l’approvazione di un prestito (es. documenti di soggiorno, buste paga, dichiarazione dei redditi, …);

 scarsa conoscenza dei rischi e delle opportunità legate all’accesso al credito.

Un fattore facilitante di accesso al credito è senza dubbio costituito dall’esistenza di un rapporto avviato con un’istituzione finanziaria, mentre l’atteggiamento prudenziale e selettivo messo in atto dagli istituti di credito ha penalizzato ancor di più soggetti privi di tale legame che decidono quindi, ove possibile, di rivolgersi ad amici e parenti soprattutto per prestiti di piccoli importi.

1.2 Mobilità e valutazione del rapporto con la banca

Nella scelta e nella valutazione della banca i clienti immigrati si dimostrano particolarmente attenti e selettivi. Circa il 3% dei migranti bancarizzati possiede un conto corrente sia presso una banca che presso BancoPosta, ciò a dimostrazione dell’esistenza di un profilo cliente in grado di valutare la convenienza della scelta dell’uno o dell’altro operatore a seconda delle caratteristiche del servizio offerto di cui ha bisogno.

Ulteriore conferma del fatto che il cliente immigrato si classifichi quale soggetto

informato e alquanto razionale nelle proprie scelte e valutazioni è fornita dai dati relativi

al grado di mobilità all’interno del sistema bancario. Circa il 30% dei possessori di un

conto corrente ha intrattenuto negli anni di residenza in Italia rapporti con banche

diverse rispetto a quella attuale. Le motivazioni sottostanti la mobilità sono legate per lo

più a fattori di vantaggio e interesse: solo in un terzo dei casi, infatti, lo spostamento da

un istituto all’altro è dovuto a motivi geografici o lavorativi (trasferimento in altra

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regione o provincia), il 15% è legato a problemi nella relazione con il proprio istituto di riferimento, mentre ben il 51% degli spostamenti scaturisce da decisioni legate alla convenienza (minori costi, migliori disponibilità di credito o migliori condizioni nel servizio di trasferimento del denaro). Nella scelta della banca risulta inoltre di fondamentale importanza il passaparola che si genera all’interno della comunità migrante e la reputazione che l’istituto si è costruito, mentre non incide la comodità o la vicinanza dell’istituto.

Nel corso del tempo è mutata anche la percezione della banca e le aspettative da parte degli immigrati. Mettendo a confronto i risultati ottenuti dall’Osservatorio nei suoi studi

167

, se nell’indagine del 2010 la banca era percepita prevalentemente come un luogo sicuro dove depositare i propri risparmi, un dato diverso emerge dall’indagine condotta nel 2011, dove la banca è vista come un intermediario in grado di fornire una consulenza adeguata alle diverse esigenze finanziarie di ogni singolo cliente, questo effetto è stato determinato sia dalla crisi finanziaria che ha ridotto le capacità di risparmio e generato una “sfiducia” nella sua sicurezza, sia dall’evoluzione del profilo dei clienti immigrati che richiedono funzioni ulteriori rispetto a quella di deposito e identificano nella banca il consulente a 360 gradi per la gestione delle proprie esigenze finanziarie.

1.3 Costi e benefici del migrant banking

Il grande e continuo flusso di migranti in ingresso in Italia e l’evolversi delle necessità finanziarie di questa fascia di popolazione sono i presupposti che indicano come il mercato del migrant banking abbia ulteriori rilevanti potenzialità di sviluppo in Italia. Nonostante esista quindi un numero non eccessivamente elevato di conti correnti intestati a migranti e una loro giacenza in media limitata, le aspettative di profittabilità delle banche per il futuro sul migrant banking sono positive.

Tuttavia sono diversi gli investimenti che la maggior parte degli istituti bancari dovrebbe effettuare al fine di sostenere questo settore del mercato finanziario. Anzitutto un ampliamento dell’offerta fondata sulla maggior conoscenza delle comunità di riferimento e sulla capacità di intercettare la domanda di mercato: la banca dovrà saper

167 Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, Primo Report, 2012, Secondo Report, 2013.

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interpretare il bisogno del migrante che scaturisce dal progetto migratorio che ha deciso di intraprendere. Infatti se l’obiettivo è quello di perseguire il cosiddetto “sogno del ritorno” al proprio Paese di origine, il migrant banking dovrà offrire prodotti di accumulo e di risparmio, viceversa se l’obiettivo è quello di rimanere in Italia, l’offerta del sistema bancario dovrà essere focalizzata sul mutuo o altre tipologie di prodotti/servizi. E’ fondamentale che l’operatore dello sportello bancario sappia cogliere ed interpretare l’esigenza del migrante mediante l’analisi di quelle che sono le sue aspettative, da qui la necessità e l’importanza di una formazione del personale bancario attenta e adeguata. Ulteriori investimenti riguardano d’altro canto la formazione e l’educazione finanziaria dei potenziali clienti migranti in modo tale da colmare lacune di base e carenze di competenze finanziarie che non consentono loro di comprendere i prodotti effettivamente offerti dal mercato.

Una clientela attentamente seguita e fidelizzata genera un vantaggio notevole per la banca: allargare la propria clientela fra i cittadini della stessa nazionalità, semplicemente tramite il passaparola attivato dai clienti soddisfatti. Il rischio di incorrere in costi o perdite legate alla mancata restituzione del credito (con conseguente difficoltà di recupero soprattutto nei casi di trasferimento del cliente all’estero senza comunicazione), spinge le banche ad adottare criteri piuttosto restrittivi per questa particolare fascia di clientela. Naturalmente, specialmente in un periodo non favorevole come quello attuale, a fronte dell’impiego di risorse, devono potersi prevedere buoni ritorni in termini di redditività. Laddove le previsioni non fossero tali da parte degli operatori, a frenare lo sviluppo del mercato del migrant banking sarebbero, non tanto le difficoltà di strutturazione dell’offerta, quanto previsioni di ritorno economico troppo ridotte rispetto alle risorse da investire.

2. I piccoli imprenditori migranti 2.1 L’imprenditoria immigrata in Italia

Il fenomeno dell’imprenditoria immigrata in Italia è emerso alla fine degli anni ’90

a seguito dell’introduzione della legge n. 40/1998 sulla liberalizzazione dell’accesso

degli immigrati al lavoro autonomo, a partire da tale data le iniziative imprenditoriali

degli stranieri si sono sviluppate, costituendo un punto di forza per il nostro sistema e,

specialmente in una fase congiunturale difficile come in quest’ultimo periodo,

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rappresentano il traino per uscire dalla crisi. Se a fine 2012 erano 477.519 gli imprenditori nati all’estero che lavorano in Italia, con una crescita del 16,5% tra il 2009 e il 2012 (del 5,4% nel solo 2012, pari a 24.329 imprese in più rispetto a fine 2011), le imprese gestite da italiani sono diminuite del 4,5% nei quattro anni considerati e dell’1,8% nel solo 2012.

Le imprese degli immigrati sono per lo più di ridotte dimensioni (circa l’87,7%

annovera nel proprio organico meno di 5 addetti, solo il 2,3% ne conta più di 10), ma non sono trascurabili i benefici che apportano in termini di ricchezza e posti di lavoro:

tra titolari e altre figure aziendali, come soci, dipendenti e amministratori, l’area coinvolge circa 628mila soggetti. Gli imprenditori stranieri in Italia sono mediamente più giovani degli italiani: la classe di età compresa fra i 25 e i 34 anni rappresenta circa il 30% del totale, a confronto del 17% degli italiani. Le donne imprenditrici immigrate sono all’incirca il 27,1% del totale degli immigrati che intraprendono un’attività autonoma e il 6,6% del totale delle imprenditrici a livello nazionale.

Spostando l’attenzione sui finanziamenti necessari alle imprese è chiaro come per seguire la via imprenditoriale sia necessario un capitale iniziale, da integrare con sovvenzioni da parte degli Enti locali e specifici mutui delle banche

168

. Non agevola la ricerca del capitale iniziale la precarietà del titolo di soggiorno, motivo per cui il supporto maggiormente disponibile è la stessa collettività degli immigrati con le sue forme di aiuto reciproco. Queste reti di mutuo soccorso riescono ad avere un effetto positivo in quanto abbattono i costi legati al reperimento delle risorse per l’avvio di un’attività e facilitano l’incontro fra domanda offerta di lavoro. Tra le principali troviamo il “guanxi”, sistema particolarmente diffuso nella comunità cinese, costruito su reciproche obbligazioni: a favore ricevuto ci si obbliga a ricambiare puntualmente per rimanere all’interno del gruppo di relazione che ciascuno si crea laboriosamente e con molta attenzione. Il sistema del “credito rotativo” è sicuramente il più diffuso: i partecipanti al credito versano ad ogni incontro una quota stabilita all’interno di un fondo che è affidato di volta in volta a uno dei membri, che in ogni caso rimane obbligato a versare la sua quota anche nelle riunioni successive. Questa pratica è molto popolare anche in Senegal e riguarda la costruzione informale di gruppi di famiglie (anche di 20-25 famiglie) le quali mensilmente versano una quota il cui importo complessivo a rotazione viene consegnato a ciascun partecipante. Si tratta di una forma

168 Cfr. Fondazione Ethnoland, Immigrati imprenditori, Ed. Idos, Roma, 2009.

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di solidarietà e di credito molto frequente e accettata anche in ottemperanza al precetto islamico che impone di non accumulare i risparmi ma di farli circolare senza richiedere interessi. Questo sistema si regge su leggi non scritte e sulla fiducia reciproca, oltre che sul controllo della comunità. La banca a riguardo potrebbe inserirsi come garante e piattaforma su cui poggia il sistema, che potrebbe essere ricreato nelle comunità etniche di buone dimensioni presenti sul territorio.

Nonostante la crisi quindi è alta la propensione dei migranti a creare imprese, e a spingere nella direzione imprenditoriale sono diversi fattori, tra i quali la volontà di guadagnare maggiormente, la voglia di riscatto e la possibilità di valorizzare le proprie competenze. L’avvio di un’attività assume la funzione di emancipazione e di strategia per la mobilità sociale. L’esperienza italiana induce a sottolineare che l’imprenditoria è senz’altro un percorso valido di inserimento, e in parte sta consentendo a non far sparire diversi mestieri artigiani funzionali al benessere della popolazione. L’imprenditoria, inoltre è funzionale non solo ai bisogni di connazionali insediati in Italia, ma anche alle necessità dei paesi di origine, dando luogo a progetti sul posto (di produzione, di commercializzazione, di credito) e all’attivazione di scambi, anche attraverso una più efficiente utilizzazione delle rimesse. Vista la situazione, l’imprenditore immigrato presenta potenzialità crescenti che offrono alle banche italiane la possibilità di proporsi come istituzione di riferimento capace di sostenere, attraverso il credito, uno sviluppo adeguato. La nuova sfida del migrant banking sono i finanziamenti all’imprenditoria immigrata. In questo settore un ruolo fondamentale sarà giocato dalla microfinanza e soprattutto dal credito alla piccola azienda. Per le imprese bancarie interessate questo può rappresentare un’opportunità di crescita e di sviluppo del business, allargando l’operatività bancaria e sviluppando un nuovo ruolo che le veda tra i soggetti attivi e promotori di un’inclusione finanziaria che vada ben oltre il semplice conto corrente.

2.2 Settori, distribuzione geografica e forme giuridiche

Guardando al panorama imprenditoriale legato all’immigrazione è possibile

affermare che questo riflette piuttosto fedelmente quello degli italiani nei singoli

territori. Esso è molto eterogeneo, con un marcato rapporto con il territorio e con

comportamenti finanziari diversificati.

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A fine 2012 le 477.519 imprese con titolarità straniera rappresentavano il 7,8% del totale delle imprese, con punte superiori al 10% in Toscana (11,3%) e Liguria (10,1%) e in 12 province, tra cui spiccano Prato (23,6%), Firenze (13,6%) e Trieste (13,2%), è proprio nelle regioni del Nord Italia che si registra la maggior presenza di imprese di immigrati.

Dal punto di vista della forma giuridica utilizzata (Tabella 8) la preferenza è per l’impresa individuale: esse sono pari all’80,8% del totale, la sua forma semplice infatti ben si adatta alle micro dimensioni della maggior parte delle imprese a titolarità immigrata, a seguire troviamo le società di capitali che rappresentano il 9,7% del totale (46.239 unità), le società di persone con 36.654 unità e, in crescita rispetto al 2011 (+8,2%), le società cooperative con quasi 8.000 unità

169

.

Tabella 8: Distribuzione delle imprese di stranieri per natura giuridica - Anno 2012

Forma giuridica Imprese di stranieri

Stock al 31.12.2012

Saldo 2012

Tasso di crescita 2012

Società di capitali 46.239 1.764 4,1%

Società di persone 36.654 1.427 4,1%

Ditte individuali 385.769 20.480 5,6%

Cooperative 7.963 603 8,2%

Consorzi 225 9 4,3%

Altre forme 669 46 7,5%

Totale 477.519 24.329 5,4%

Fonte: Unioncamere-InfoCamere, Movimprese. Disponibile all’indirizzo: www.unioncamere.gov.it.

Relativamente ai settori di attività economica si delinea un quadro di una imprenditoria straniera fortemente concentrata in ambiti produttivi ben definiti: il 27,1%

delle attività si concentra nel settore del commercio al dettaglio, il 21,3% nelle costruzioni, mentre a seguire troviamo i servizi di ristorazione con il 6,5% e il commercio all’ingrosso con il 6,2%. C’è da sottolineare come in molti ambiti gli immigrati vadano via via sostituendosi agli italiani, soprattutto in quegli impieghi caratterizzati da bassi margini di profitto e da un’elevata incidenza di manodopera non

169 In particolare si nota una maggior concentrazione di cooperative in attività per le quali è richiesta una bassa qualificazione: riparazioni, facchinaggio, trasporti, pulizie, servizi alle persone, edilizia.

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qualificata. Rinascono negozi di prossimità e una vasta gamma di micro imprese, per lo più a carattere familiare che venivano progressivamente abbandonate.

L’analisi delle aree di origine dei titolari di impresa evidenzia un forte grado di affluenza in particolare da tre Paesi: si tratta del Marocco con oltre 60.000 imprenditori, seguito da Romania e Cina con circa 50.000 imprenditori. La comunità marocchina è maggiormente protagonista nel settore del commercio e delle costruzioni, mentre l’imprenditoria cinese primeggia nelle attività manifatturiere. La predisposizione imprenditoriale dei cinesi privilegia le strutture di piccola dimensione e su base familiare, caratterizzate da margini di guadagno contenuti, da una manodopera laboriosa ma poco costosa e da una grande capacità di adattamento ai diversi contesti territoriali (operano nel settore tessile a Prato, nella lavorazione della pietra in Piemonte, nella coltivazione del riso in alcune zone della Lombardia e in Piemonte, nel commercio a Roma). Questa comunità risulta poco inserita nel tessuto imprenditoriale italiano, le attività mantengono forti legami con le produzioni di beni in patria, ed anche i rapporti con le banche non sono molto sviluppati. Anche la collettività egiziana non è trascurabile nel ramo dell’imprenditoria: questi immigrati si possono qualificare come grandi risparmiatori, ma qualora il capitale iniziale non fosse sufficiente per l’avvio di una attività, vengono sostenuti dalla rete familiare ed etnica. I comparti preferiti sono la ristorazione, l’attività di import-export, l’edilizia, il settore delle pulizie e degli autotrasporti, la telefonia e gli esercizi commerciali funzionali ai bisogni della collettività (panifici, macellerie, agenzie di viaggio, take away, phone center, …).

2.3 I clienti immigrati appartenenti al segmento small business: alcuni dati significativi al 31 dicembre 2011

Gli effetti della crisi si sono avvertiti in maniera particolarmente accentuata nel

settore dell’imprenditoria, vi è stato un generale peggioramento delle condizioni

economico-finanziarie e una riduzione della liquidità a disposizione con conseguenti

difficoltà nel rapporto con gli istituti di credito riguardo l’ammontare di prestiti

concessi; tutto ciò, in concomitanza all’introduzione dei nuovi parametri di Basilea sulla

solvibilità aziendale, ha determinato una riduzione della fiducia e dei rapporti tra banche

e imprenditori.

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Al 31 dicembre 2011 i titolari di un conto corrente appartenenti al segmento small business

170

presso le banche italiane erano 83.954, pari al 4,4% del numero complessivo di correntisti immigrati, in aumento del 13,5% rispetto al 2010 e con una distribuzione geografica che ricalca la distribuzione della popolazione immigrata sul territorio nazionale: circa il 63% dei correntisti imprenditori sono concentrati nel Nord, il 31%

nel Centro e il 6% al Sud.

Prendendo a riferimento un panel di dati omogeneo costituito dai primi 8 gruppi bancari

171

è possibile evidenziare l’andamento dei conti correnti intestati a soggetti migranti appartenenti all’area small business intervenuto tra il 2009 e il 2011 (Grafico 22).

Grafico 22: Dettaglio numero di conti correnti di clientela small business

Fonte: Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, 2013.

Confrontando i dati emerge un incremento di questo segmento di clientela specifica per le banche a conferma di una vivacità delle imprese di immigrati intercettata dalle banche italiane. A fronte tuttavia di un generale aumento di conti correnti, vi sono

170 Secondo le definizioni dettate da Banca d’Italia, rientrano nell’area small business le persone fisiche che svolgono un’attività professionale o artigianale; gli enti senza finalità di lucro; le imprese che occupano meno di 10 addetti e realizzano un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiori a 2 milioni di euro. Fonte: Banca d’Italia. Disciplina sulla Trasparenza. Luglio 2009.

171 Essi rappresentano il 63% degli sportelli e il 70% dell’attivo di sistema.

29.755

37.330

43.753

20.000 25.000 30.000 35.000 40.000 45.000

2009 2010 2011

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nazionalità che invece hanno registrato un saldo negativo

172

, in particolare la Tunisia (- 30%), l’Egitto (-11%) e la Cina (-11%). E proprio in riferimento alle nazionalità il grafico 23 mostra come quasi un correntista su due appartenente al segmento small business sia di nazionalità europea, uno su quattro asiatico, mentre la percentuale di correntisti provenienti dall’America Latina risulti piuttosto bassa.

Grafico 23: Distribuzione percentuale conti correnti per aree geografiche

Fonte: Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, 2013.

Tra le prime comunità per numero di conti correnti troviamo la Romania (10.573), la Cina (8.681), l’Albania (6.698), il Marocco (5.977) e l’Egitto (2.832).

Andando ad analizzare le fonti di finanziamento dell’attività di impresa si nota come il principale canale utilizzato risulti l’autofinanziamento (una impresa su due utilizza questa forma per i propri investimenti), seguito dal ricorso al credito bancario, mentre il mercato di capitali rimane ancora piuttosto ridotto (Grafico24).

172 Conti correnti aperti meno conti chiusi.

Europa 45%

Asia 24%

Africa 27%

America Latina 4%

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Grafico 24: Principali strumenti o canali finanziari utilizzati dalle imprese

Fonte: Unioncamere, Rapporto nazionale sull’accesso al credito delle imprese, 2012. Valori percentuali.

Uno degli strumenti maggiormente utilizzati dalle imprese in difficoltà finanziarie è risultato lo scoperto di conto corrente (o fido di cassa). Circa il 37,1% delle aziende è ricorsa a questo strumento, toccando il 43,8% se si tratta di imprese industriali e il 42,2% per le edili.

A differenza delle imprese italiane quelle appartenenti a immigrati sono più svantaggiate nel ricorso al credito principalmente per due motivi: la ridotta storia creditizia e la scarsa o assente disponibilità di garanzie patrimoniali. Esiste tuttavia la possibilità di colmare questo sfavore attraverso la ripetuta interazione con il sistema creditizio, in modo tale da assottigliare le asimmetrie informative, riducendo così la percezione del rischio da parte della banca e conseguentemente il costo del credito. Il grafico 25 mostra la distribuzione dei finanziamenti per nazionalità: la percentuale più elevata riguarda la nazionalità europea, mentre l’Africa Sub-Sahariana e l’America Latina mostrano un minor ricorso al credito.

47,4 42,7 28,2

8,6

0 10 20 30 40 50

Autofinanziamento Finanziamenti bancari Capitale familiare, capitale soci, azioni Leasing o factoring

(13)

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Grafico 25: Incidenza crediti per nazionalità (% totale conti correnti small business)

Fonte: Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, 2013.

Anche la tipologia di credito utilizzato ha risentito della congiuntura negativa che l’impresa ha attraversato. I dati (Tabella 9) mostrano un sorpasso nel 2011 dei crediti a breve termine rispetto a quelli a medio/lungo, ciò a dimostrazione dell’esigenza delle imprese di rispondere a impegni più contingenti, mentre il credito a medio/lungo è espressione di investimenti su un orizzonte temporale più ampio.

Tabella 9: Dettaglio crediti per tipologia

Totale nazionale

Tipologia credito 2010 2011

Credito a breve termine 42% 56%

Credito a m/l termine 58% 44%

Fonte: Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, 2013.

Si assiste pertanto ad una generale riduzione del numero di crediti esistenti ed in particolare del numero di crediti per investimenti, fenomeno che sembra indicare un indebolimento dal punto di vista finanziario dell’impresa immigrata.

0 5 10 15 20 25 30

Nord Africa Africa sub-sahariana Europa America Latina Asia

21 9

30 14

16

(14)

~ 84 ~ 2.4 L’impresa immigrata evoluta

Al fine di poter definire una impresa come “evoluta” distinguendola così da una

“generica”, questa deve rispondere ad una serie di parametri e criteri ben identificati.

Anzitutto la forma societaria scelta: la forma della società di capitali dimostra un grado di complessità maggiore e un più ampio accesso ai mercati finanziari; i dipendenti devono essere di un numero non inferiore a 10 e preferibilmente diversi dai familiari;

deve appartenere alla clientela bancaria small business che implica l’utilizzo di strumenti particolari quali: fido, credito agevolato, credito smobilizzato, linee di credito specifiche, crediti commerciali o strumenti finanziari complessi. Tendenzialmente si classificano come evolute le imprese che raggiungono un fatturato minimo di 500.000€, tuttavia questa caratteristica non è considerata come fondamentale, mentre è importante che il raggio di azione geografico dell’azienda sia adeguato al proprio fatturato, e di certo una impresa di import-export viene percepita come più evoluta. La struttura del debito deve essere in linea con gli investimenti e con gli obiettivi prefissati, ricorrendo a strumenti finanziari di medio/lungo termine che prevedono esborsi adeguati ai cash flow che verranno prodotti (proporzione tra debito a lungo e debito a breve). Piuttosto rilevante ai fini della classificazione di impresa evoluta è il grado di specializzazione elevato, fondamentale per la competitività, e la previsione di attività di ricerca e innovazione su cui fondare i propri servizi.

In aggiunta a questi criteri sono stati identificati diversi aspetti qualitativi che completano la definizione di impresa evoluta: è significativo l’inserimento nel tessuto imprenditoriale italiano (soprattutto per chi opera anche all’estero), anche attraverso l’adesione ad associazioni di categoria o a network di imprese, tale fattore può risultare trainante in un’ottica di innovazione e facilita la relazione con gli istituti di credito e l’accesso ai Confidi. L’attenzione alla formazione continua, specialmente per le produzioni ad elevato turn over tecnologico, l’investimento nelle capacità manageriali e di project management e la presenza di certificazioni di qualità (ambientali o sulle energie rinnovabili) dimostrano un livello di complessità elevato, fondamentale per ottenere riconoscimento sul mercato.

La definizione di impresa evoluta così costruita deve essere ridimensionata nel

momento in cui viene riferita ad una impresa evoluta immigrata. I criteri diventano

meno stringenti: rimane la preferenza per la forma della società di capitali,

l’appartenenza al settore bancario small business, l’integrazione nel tessuto

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imprenditoriale italiano, il preferibile svolgimento di attività di import-export ed un’anzianità pari a 5 anni di attività, il fatturato invece non risulta determinante, il numero minimo di dipendenti (preferibilmente non familiari) scende a 5 e standard qualitativi e ambientali vengono considerati come aggiuntivi.

Le motivazioni di questa distinzione sono da ricercare nel fenomeno che caratterizza questo segmento di clientela definito come “vacancy chain”, ossia la sostituzione degli imprenditori autoctoni da parte degli immigrati in quei settori caratterizzati da bassi guadagni, costi di ingresso minimi e difficili orari di lavoro, quali il commercio o l’edilizia, non riuscendo, anche a causa della breve storia imprenditoriale, a maturare i requisiti richiesti nella definizione prima di impresa evoluta.

Secondo i dati forniti dal CRIBS

173

la comunità con la percentuale più elevata di incidenza di imprese evolute sul totale delle imprese è la Cina (circa il 4,56%), seguita dalla Colombia (circa il 4,48%), dalla Macedonia (4,23%), dalle Filippine (3,67%) e dal Marocco (3,64%); mentre i settori in cui il numero di imprese evolute è più evidente sono quello della ristorazione e dell’accoglienza (circa 11,5%), la piccola produzione industriale (11%) e al trasporto-distribuzione (13,9%).

Prendendo a riferimento l’anno di nascita delle imprese evolute a titolarità immigrata i dati indicano che circa il 28,7% rispetto alle imprese complessive sono nate prima del 1990, mentre solo il 5,4% prima del 2007. Questi dati rivelano sia che sono necessari un certo numero di anni per passare da impresa “generica” a “evoluta”, sia che circa due aziende di immigrati su tre, nonostante le difficoltà legate a questa tipologia di imprese, sono riuscite comunque a trasformarsi in “evolute”.

3. Extrabanca: la banca degli immigrati 3.1 Struttura e valori

Si caratterizza come decisamente innovativa nel panorama bancario italiano, ma anche internazionale, Extrabanca, la prima banca interamente dedicata ai cittadini immigrati, avente lo scopo di fornire servizi bancari semplici e universali con un modello di servizio basato sull’ascolto, sull’accoglienza, sulla semplicità e

173 Società specializzata nella raccolta e nella gestione di informazioni a carattere economico e finanziario.

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sull’accessibilità, accompagnando così gli stranieri nel loro percorso di integrazione e affermazione in Italia. Extrabanca nasce a Milano nel 2010 da un’idea del fondatore Andrea Orlandini, affiancato da Paolo Caroli, amministratore delegato e primo dipendente della banca, grazie all’investimento iniziale di 61 imprenditori e due investitori istituzionali (Assicurazioni Generali e Fondazione Cariplo) e successivamente, nel gennaio 2013, anche del fondo di private equity Sator di Matteo Arpe, oggi primo azionista di Extrabanca con il 38,4%.

I motivi che hanno spinto verso la creazione di Extrabanca sono sostanzialmente due: l’aspetto numerico degli immigrati presenti in Italia e la crescente capacità reddituale di questa fascia di popolazione man mano che si integra nel tessuto economico, svolgendo lavori sempre più qualificati e quindi guadagnando di più; da qui l’idea di creare una banca che sappia porsi come interlocutore di riferimento, offrendo un insieme di servizi con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico e l’integrazione sociale di questo particolare target di clienti che contribuisce in maniera sempre più significativa alla crescita del Paese

174

.

Attualmente le filiali di Extrabanca sono 5: due a Milano (la prima aperta il 22/03/2010 e l’altra di recente apertura il 10/12/2013), una a Brescia (aperta il 10/05/2011), una a Prato

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(18/06/2013) e l’altra a Roma (15/10/2013). In Extrabanca i dipendenti sono per il 65% immigrati, appartenenti a 12 nazionalità diverse

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, e si parlano 16 lingue. L’istituto ha circa 8mila clienti, in gran parte filippini (25%), cinesi (20%), indiani e cingalesi (16-17%), ma anche italiani (15%); seguono sudamericani, maghrebini ed europei dell’Est.

Ciò che distingue Extrabanca dalle altre banche è soprattutto l’accoglienza che passa anche attraverso il design delle filiali, confortevole e informale, per mettere a proprio agio il cliente, e dove il concept di fondo dello studio “Crea International”, specializzato in interior design, sta nell’identificare la banca come “ponte” di collegamento tra i clienti ed i loro progetti, e quest’idea si ripropone in tutto

174 Le attività e i lavoratori stranieri che contribuiscono alla creazione del Pil in Italia sono circa 4 milioni, portando un incremento del Pil del 7%.

175 <<Abbiamo scelto Prato ancor prima di Torino che pure ha un numero maggiore di immigrati –spiega Alberto Rabbia, responsabile Governance & Operation Extrabanca, in occasione dell’apertura della filiale– in virtù del suo dinamismo imprenditoriale sicuramente tra le più alte d’Italia. Dopo le ottime esperienze che abbiamo vissuto a Milano e a Brescia con l’imprenditoria cinese, vogliamo replicarlo anche a Prato. Anche se, beninteso, noi ci rivolgiamo a tutte le comunità straniere presenti sul territorio>>.

176 Albania, Marocco, Camerun, Italia, Etiopia, Perù, Cina, India, Sri-Lanka, Filippine, Romania, Pakistan.

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l’arredamento, nelle forme, nei colori, nell’illuminazione e nei materiali utilizzati;

l’assenza di barriere è l’altro elemento fondamentale che riguarda in particolar modo le postazioni utilizzate da consulente e cliente, queste sono semicircolari e permettono al cliente di svolgere le tradizionali operazioni di cassa e ricevere assistenza senza doversi spostare. Il design così particolare permette inoltre ad Extrabanca di diventare protagonista e teatro di eventi rivolti a una comunità culturale o a un tema specifico:

ecco che la banca si trasforma in luogo di integrazione e di incontro per mostre d’arte, conferenze e dibattiti.

3.2 Prodotti e servizi

I prodotti ed i servizi proposti da Extrabanca partono dalla necessità e dalle difficoltà dei soggetti stranieri di accedere al settore bancario, in particolar modo per ottenere credito. Il portafoglio prodotti che si è creato non è eccessivamente ampio, ma al tempo stesso risulta completo, al fine di coprire tutte le esigenze finanziarie sia dal lato del risparmio che del credito, dei servizi di monetica e di pagamento internazionali, partendo dai diversi profili di conoscenza e utilizzo degli strumenti bancari. Viene quindi riconosciuta l’esistenza, sin dalla fase di definizione dei prodotti, di profili finanziari diversi dei migranti. L’offerta di Extrabanca è composta da:

 conti correnti

 Extrapass: dedicato a chi è in attesa del permesso di soggiorno oppure lo ha già ricevuto ma è in attesa di ricevere la carta di identità;

 Extratutto: conto corrente a pacchetto con un canone annuo, pensato per una clientela che utilizza il conto corrente in modo ordinario;

 Extrabase: conto pensato per chi ha limitate esigenze di operatività.

Prevede un canone di 6,5€ al mese

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e comprende un’ampia gamma di servizi.

 accumulo e gestione del risparmio

 Extramoneybox: consiste in un conto corrente libero sul quale effettuare piccoli versamenti periodici mantenendo il denaro versato sempre a disposizione e con un rendimento lordo annuo dello 0,75%;

177 Per le fasce socialmente svantaggiate il canone mensile viene azzerato.

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 Extrapiù: conto di deposito vincolato che riconosce un tasso di interesse commisurato alla durata del vincolo

178

;

 Extrakids: libretto di risparmio nominativo che riconosce un tasso annuo di interesse lordo del 3% e la piena libertà di movimentazione.

 monetica e carte di pagamento

 Extraclassic: è la carta di credito a saldo o revolving che consente di prelevare contanti e fare acquisti a zero spese presso gli esercenti convenzionati. E’ gratis per chi possiede il conto Extratutto;

 Extragold: carta di credito disegnata per una clientela con esigenze di pagamento maggiori;

 Carte prepagate: Extrabanca offre una serie di carte prepagate più economiche e semplici di bancomat e carte di credito (Extraprepaid:

carta ricaricabile per effettuare acquisti; Extramoneytransfercard: per trasferire denaro all’estero senza essere titolari di un conto corrente;

Extracartacorrente: carta dotata di IBAN che offre tutti i servizi di un conto corrente).

 invio di denaro all’estero

 Extramoneytransfer: servizio di invio delle rimesse riservato ai titolari di un conto corrente Extrabanca che consente di inviare denaro in modo rapido e a costi contenuti.

 finanziamenti

 Extraprestito: prestito personale a rata fissa che offre fino a 8.000€

rimborsabili in 48 mesi;

 Extra@home: prodotto finalizzato all’acquisto della casa nel proprio paese di origine quando ancora il cliente abita e lavora in Italia.

L’importo finanziato va da un minimo di 25.000€ a un massimo di 50.000€ rimborsabili entro 10 anni in rate mensili;

 Extramutuo: mutuo fondiario per la prima o seconda casa con diverse finalità: acquisto, ristrutturazione, sostituzione,…;

 Extrafidejuissioneingresso: al fine di ospitare parenti o amici in Italia, e obbligatoria al fine di ottenere il visto turistico.

178 I tassi lordi per somme di deposito (con una giacenza minima di 2.500€) sono: 1,00% per 6 mesi, 1,75% per 12 mesi, 2,25% per 24 mesi e 2,75% per 36 mesi.

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 investimenti

 Extradvice: conto corrente dedicato a chi desidera fare trading on line

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. A questi prodotti rivolti alla clientela privata, se ne sommano altri rivolti all’attività imprenditoriale sia profit che no-profit

180

:

 conti correnti

 Extraimprese: il conto corrente a canone fisso

181

dedicato alle piccole e medie imprese, ai liberi professionisti e ai titolari di esercizi commerciali;

 Extrapassimprese: conto corrente a canone fisso ideato per le società italiane il cui amministratore delegato o i cui soci risultano residenti all’estero;

 Extraone: conto corrente con tutti i servizi inclusi dedicato alle ditte individuali ed ai liberi professionisti titolari di partita iva.

 finanziamenti e affidamenti

 Extraprestitoimprese: finanziamento a tasso fisso o variabile per sostenere in modo flessibile gli investimenti aziendali necessari. L’entità del finanziamento è proporzionata alle dimensioni e ai bisogni dell’impresa;

 Extraprestitoone: finanziamento a tasso fisso senza finalità predeterminata dedicato esclusivamente alle ditte individuali ed ai lavoratori autonomi;

 Extramutuoimprese: mutuo ipotecario della durata massima di 10 anni pensato per acquistare un immobile commerciale o per ristrutturare o ottenere liquidità su un immobile già di proprietà dell’azienda;

 Fidejussione e smobilizzo crediti: linee di credito dedicate finalizzate allo smobilizzo dei crediti aziendali prima della scadenza.

Oltre ai prodotti, Extrabanca, al fine di rispondere al meglio alle esigenze di imprese e privati stranieri, propone tra i suoi sevizi degli orari di apertura delle proprie filiali più estesi: dal lunedì al sabato con orario continuato fino alle 19. Inoltre è stato

179 Conto corrente riservato agli utenti Finanze.net e Directa SIM.

180 Extrabanca offre sostegno all’economia sociale, al volontariato e alle imprese sociali attraverso un conto corrente a canone zero.

181 Di 20€ al mese.

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presentato alla fine di gennaio nella filiale di Milano, un servizio aggiuntivo: il primo sportello “virtuale” video assistito. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione con Inventia, start up italiana che ha sviluppato la tecnologia Connect in grado di video-telecomandare gli speciali chioschi interattivi. Tramite questi chioschi gli utenti possono accedere a normali operazioni di cassa, aprire conti correnti, effettuare operazioni di money transfer, sottoscrivere carte di credito e bancomat, interagendo con i dipendenti di Extrabanca

182

, i quali possono gestire da remoto le periferiche installate sul chiosco. E’ stata siglata una partnership con una società finanziaria con circa 60 sportelli a livello nazionale, all’interno dei quali, terminata la sperimentazione, verranno inseriti i chioschi virtuali. Tuttavia l’intenzione dei dirigenti di Extrabanca è quella di siglare nuovi accordi al fine di estendere il progetto e aumentare la capillarità del servizio a costi decisamente inferiori rispetto a quelli necessari per aprire nuove filiali.

182 Inizialmente con quelli della filiale di Milano.

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