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I messicani presenti negli Stati Uniti sono 12 milioni, una cifra che equivale al 12 per cento della popolazione messicana

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Academic year: 2021

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Introduzione

Secondo le dichiarazioni di Javier Hernández Valencia, rappresentante in Messico dell’Alta Comision de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos, il Messico è un caso emblematico e

di particolare rilievo nel contesto delle migrazioni contemporanee, dal momento che le soluzioni che verranno trovate ai suoi conflitti interni e ai problemi aperti in ambito migratorio avranno ripercussioni benefiche in altre nazioni1.

Il Messico è il primo Paese con il più grande flusso migratorio e i messicani emigrati rappresentano la popolazione maggiormente presente in un unico Paese, qual è la nazione degli Stati Uniti d’America. I messicani presenti negli Stati Uniti sono 12 milioni, una cifra che equivale al 12 per cento della popolazione messicana. Il 92 per cento di messicani all’estero vive negli Stati Uniti, e questa cifra fa sì che il Messico sia diventato l’epicentro di molti dibattiti sul tema migratorio a livello mondiale.

Il primo capitolo della tesi analizza la situazione socio-economica vigente tra Stati Uniti e Messico nella regione frontaliera, conosciuta come “la linea”. Prosegue poi con l’analisi della legislazione migratoria nei suoi differenti livelli amministrativi (federale e statale), in relazione alle politiche migratorie assunte nel corso degli anni. Negli ultimi due decenni, in particolare, l’evolversi delle relazioni tra Stati Uniti e Messico ha portato i due Paesi ad adottare una politica migratoria dipendente dalle relazioni economiche di ambo le nazioni. In particolare il Bracero program, creato quando gli Stati Uniti hanno avuto bisogno di manodopera, si è poi evoluto nell’accordo NAFTA (North American Free Trade Agreement, 1992, in vigore dal 1994), con la conseguenza della liberalizzazione del mercato ma anche dell’esclusione della libera circolazione delle persone.

Nell’ultimo decennio del XX secolo infine, le diverse amministrazioni che si sono succedute hanno attuato una politica bipartisan discriminatoria nei confronti dei migranti messicani e

1 Migración en tránsito y los albergues para migrantes, 14/08/12,

http://www.hchr.org.mx/index.php?option=com_content&view=article&id=703:migracion-en-transito-y-los-albergues- para-migrantes&catid=57:onu-dh-en-los-medios&Itemid=45.

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centroamericani. Tale orientamento viene documentato, nel presente lavoro, riepilogando le grandi linee della legislazione statale propria degli Stati frontalieri con il Messico: California, Arizona, New Mexico, Texas, Alabama. Tra i diversi Stati approfonditi sono tre quelli che risaltano principalmente:

- la California, che negli anni Novanta ha approvato una delle prime leggi discriminatorie nei confronti degli immigranti (Legge 187), per poi cambiare la propria visione nei confronti di questi ultimi e attuare una politica protettiva nei loro confronti;

- l’Arizona e l’Alabama, che negli ultimi anni hanno approvato due delle leggi più rigide nei confronti degli immigranti presenti nel territorio statunitense: l’Arizona ha emanato la Senate Bill 1070, mentre l’Alabama ha emanato la House Bill 56, che prevedono maggiori

controlli riguardo la documentazione degli immigrati e la privazione di vari diritti.

Per quanto riguarda l’analisi della legislazione messicana, anche in questo caso federale e statale, si può notare, come si vedrà, una contraddizione interna all’operato dell’amministrazione federale messicana, in quanto questa, da un lato richiede maggiori diritti per i connazionali presenti negli Stati Uniti, ma dall’altro non garantisce ai migranti in transito in Messico i diritti fondamentali.

Il secondo capitolo descrive il processo che ha portato gli Stati Uniti a chiudere i propri confini tramite la costruzione di un muro, una barriera fisica oltre che simbolica, conosciuto come Mexican Wall o Muro de la Vergüenza. La costruzione del muro è iniziata nel 1994 con un’amministrazione

democratica (presieduta da Bill Clinton) e proseguita poi con un’amministrazione repubblicana (presieduta da George W. Bush) dopo gli attentati terroristici del 2001, fino a trasformare gli Stati Uniti, secondo le voci più critiche, in una “fortezza America”2. Come accade anche nel caso della

“fortezza Europa”, tuttavia, la conseguenza di questa “chiusura” non è la diminuzione del numero

2Fortress continents, The US and Europe are both creating multi-tiered regional strongholds, Naomi Klein, 16/01/2003 http://www.guardian.co.uk/world/2003/jan/16/usa.comment

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dei migranti, ma la produzione, per mezzo delle norme e delle politiche, della cosiddetta immigrazione “illegale” o “senza documenti”.

Il terzo capitolo infine, raccoglie storie di attivisti e migranti che testimoniano “in soggettiva”

quanto accade attorno alla frontiera. In alcuni casi ho avuto la possibilità di raccogliere personalmente delle testimonianze, attraverso interviste effettuate a distanza ma in diretto contatto con le persone intervistate.

Le storie indirette, vale a dire la riflessione di Padre Alejandro Solalinde o le storie che descrivono brevemente le vite dei settantadue migranti uccisi a San Fernando, le ho potute trascrivere grazie alla pubblicazione in internet di un incontro tenutosi al Colegio de la Frontera Norte (Colef) nel 2013. All’incontro, che ha visto la partecipazione di Padre Alejandro Solalinde, ha fatto seguito la raccolta e la pubblicazione on - line delle storie dei singoli migranti intervenuti.

Presento quindi alcune figure che mi sono parse particolarmente significative: padre Alejandro Solalinde, un prete che si è messo “a servizio” dei migranti e che è oggi uno dei maggiori conoscitori del processo migratorio in Messico e delle violazioni che avvengono nei loro confronti;

Ileana Salinas, una giovane ragazza messicana emigrata negli Stati Uniti e oggi in attesa dell’approvazione, da parte del Congresso americano, di una nuova riforma migratoria che garantisca maggiori diritti alle persone che sono riuscite ad arrivare negli Stati Uniti e che hanno deciso di cominciare una nuova vita (Ileana fa parte, come molti altri giovani stranieri residenti negli Stati Uniti, del gruppo che è in attesa dell’approvazione del DREAMact, conosciuto come il gruppo dei DREAMers). E ancora: Elvira Arellano, una donna messicana immigrata negli Stati Uniti e in seguito deportata in Messico; Maria Eugenia Ponce Sevilla, una giovane ragazza messicana condotta negli Stati Uniti da bambina, che ha deciso oggi di far ritorno volontariamente in Messico perché si sentiva “prigioniera” del Paese in cui era emigrata (Maria è dunque una dei molti giovani conosciuti come Los Otros Dreamers); infine, Lidia Mara Souza, un’attivista honduregna coordinatrice della Pastoral de Movilidad Humana de Honduras, che assieme ad altre

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organizzazioni per i diritti dei migranti organizza le carovane delle madri e dei familiari in cerca dei migranti scomparsi e le attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per una politica migratoria in grado di tutelare la sicurezza personale dei migranti.

Nel terzo capitolo, si ricorda anche quale sia lo sfondo su cui si svolge la vicenda dei migranti centroamericani e sudamericani. Basti qui rievocare, ad esempio, l’episodio del rancho di San Fernando (Tamaulipas, Messico), dove nel 2010 settantadue migranti sono stati sequestrati e uccisi da los Zetas, uno dei più violenti “cartelli” messicani, che negli ultimi anni ha portato un grave incremento della violenza in Messico.

Complessivamente, dunque, questo lavoro si propone di ricostruire a grandi linee quel che accade attorno al “muro della vergogna”, a partire dalla constatazione che la migrazione tra Centro America, Messico e Stati Uniti comprende molteplici attori: in primis i migranti, coloro che decidono di emigrare dai Paesi d’origine in cerca di nuove possibilità per una vita migliore per loro o per i loro familiari; inoltre, coloro che vedono il migrante come una fonte di guadagno, come una merce di scambio per trarre profitto (criminali locali e narcotrafficanti organizzati in “cartelli”, persone che, grazie molto spesso alla passività delle diverse amministrazioni nazionali e locali, hanno assunto il ruolo di “padroni” del Paese); vi sono infine gli attori istituzionali, responsabili delle politiche e delle norme sull’immigrazione (della loro formulazione e applicazione), e l’opinione pubblica, con particolare riferimento alla società statunitense, entro la quale si è prodotto negli ultimi anni un clima sempre più negativo nei confronti degli immigrati. Come cercherò di mostrare nel corso della tesi, le stesse autorità messicane, altro attore in campo, assumono un comportamento omissivo di fronte agli episodi di discriminazione e violenza subìti dai loro cittadini; le autorità locali lasciano spesso crescere il clima di tensione, l’odio e la xenofobia verso i

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migranti e verso i difensori dei diritti umani, diventando complici dei crimini che vengono commessi nei loro confronti3.

Samuel P. Huntington ha dichiarato: “Will the United States remain a country with a single national language and a core Anglo-Protestant culture? By ignoring this question, Americans acquiesce to their eventual transformation into two peoples with two cultures (Anglo and Hispanic) and two languages (English and Spanish)."4 Le sue parole rappresentano i timori di tutti quei cittadini statunitensi che sono critici verso la presenza dei latinos, e che non di rado si sono attivati in prima persona contro i migranti attraverso squadre di vigilantes civili. La teoria di Huntington confermerebbe quanto ha dichiarato Arjun Appadurai, il quale ha dichiarato: “ […] qualunque forma (anche la più “civile”) di appartenenza collettiva organizzata secondo i principi dello Stato nazionale produce (quando non vi si basa direttamente) un nucleo etnicista che pretende di essere il legittimo proprietario e rappresentante della nazione. […]”5

Le mie conoscenze riguardo la migrazione dei latinos negli Stati Uniti si sono notevolmente ampliate in seguito alla scrittura dell’elaborato. Ero a conoscenza della migrazione oltre la frontiera nord del Messico e della presenza del muro voluto dall’amministrazione statunitense per delimitare il territorio della Nazione il quale, secondo l’opinione personale di molti politici e cittadini, è stato costruito per proteggere il territorio nazionale da un’invasione di stranieri il cui obiettivo è minare la sicurezza nazionale. Tuttavia, solo ora sono a conoscenza delle diverse conseguenze che questa barriera fisica e ideologica ha portato e continua a portare nella vita personale di coloro che provano ad attraversare la frontiera per dirigersi verso il “sogno americano”.

3 Cfr. in proposito Migración en tránsito y los albergues para migrantes, 14/08/12, http://www.hchr.org.mx/index.php?option=com_content&view=article&id=703:migracion-en-transito-y-los-albergues- para-migrantes&catid=57:onu-dh-en-los-medios&Itemid=45.

4 S. P. Huntington, Who Are We, Simon & Schuster, Inc. N.Y 2004, p.31 in The Hispanic Challenge, Samuel P.

Huntington, Foreign Policy, No. 141 (Mar. - Apr., 2004), pp. 30-45. Huntington è Presidente dell’ Harvard Academy for International and Area Studies.: “Gli Stati Uniti rimarranno un Paese con una sola lingua ufficiale e una Cultura Anglo-Protestante? Ignorando questa domanda, gli Americani acconsentono a una loro eventuale trasformazione in due popoli con due culture (Anglofona e Ispanica) e due lingue (Inglese e Spagnolo).” (traduzione mia.)

5 A. Appadurai, Sicuri da morire, La violenza nell’epoca della globalizzazione, P.Veroni (a cura di) Meltemi editore srl, Roma 2005 p. 176

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La scelta della maggior parte dei migranti di entrare negli Stati Uniti attraversando il deserto dell’Arizona, una zona in cui il muro non è presente, e rischiare la propria vita è una delle tante conseguenze di cui sono venuto a conoscenza solo in un secondo momento.

Oltre la barriera anche le singole leggi approvate negli anni influiscono nella condizione personale del singolo migrante, nell’evolversi della propria situazione e infine nel processo migratorio in generale.

Gli attori, le relazioni che intercorrono tra di loro e le storie personali di alcuni dei protagonisti del processo migratorio sono fenomeni che è possibile conoscere solamente interagendo con gli stessi protagonisti, sebbene in maniera virtuale, ed è ciò che mi ha maggiormente interessato in questi mesi di lavoro.

Non avendo potuto, per il momento, realizzare la ricerca con i protagonisti direttamente sul

“terreno” dell’indagine, i dati e le storie li ho raccolti grazie alle conoscenze personali acquisite nel corso dell’elaborazione del documento, grazie agli studi sull’argomento e a molteplici indicazioni disponibili on line, attraverso siti, blog e social network che concorrono a documentare quanto sta accadendo e come si sta sviluppando il processo migratorio.

Il viaggio che i migranti compiono è un viaggio che non ha nessuna certezza, i pericoli presenti lungo il percorso e la quasi totale passività dei governi dinanzi alle violenze che occorono nei confronti dei migranti sono informazioni reperibili grazie al costante impegno degli attivisti e delle organizzazioni di cui fanno parte questi ultimi.

Ho potuto constatare durante l’elaborazione della tesi che la migrazione dei latinos verso gli Stati Uniti e il caso del “muro della vergogna”, non riscuotono in Italia un’attenzione paragonabile a quella che viene riservata ai flussi migratori diretti verso l’Europa. Ho infatti riscontrato delle difficoltà nel reperire studi scientifici italiani o stranieri nelle diverse biblioteche del Paese; molti

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dei testi che ho utilizzato, sono perciò in lingua originale e sono stati reperiti on line o grazie alla disponibilità degli attivisti con cui sono entrato in contatto.

Le violazioni dei diritti umani delle migliaia di migranti che ogni giorno intraprendono il viaggio, rimangono perciò un tema sconosciuto a molti; in Italia, una delle associazioni che si occupa del tema è Libera, che nel 2013 ha organizzato una campagna6 con l’obiettivo di sensibilizzare la società italiana riguardo alle violenze che vengono perpetrate in Messico quotidianamente.

La campagna realizzata da Libera è secondo me è una delle azioni che si possono intraprendere per portare a conoscenza della società italiana la situazione dei migranti in Messico e nei paesi vicini.

Coloro che non conoscono la situazione in questione o chi la conosce e decide di avere un comportamento passivo di fronte alle molteplici violazioni dei diritti fondamentali della persone sono i primi destinatari della campagna informativa. Sarà compito di queste persone, sia qui in Italia che in altri paesi ad attivarsi in prima persona affinchè ci sia un cambiamento nel processo migratorio per quanto riguarda i diritti del singolo migrante, influenzando non solamente il singolo individuo ma anche quelle istituzioni che oggigiorno controllano il “mercato” migratorio.

La ricostruzione offerta nelle pagine che seguono si pone in questa stessa prospettiva di indagine, documentazione e sensibilizzazione, e l’intento di chi scrive è quello di proseguire prossimamente il lavoro che qui è stato avviato.

6Pace per il Messico, Mexico por la paz. http://www.messicoxpace.it/

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