• Non ci sono risultati.

(1)CONCLUSIONI Confrontando i frames ricavati, quello teorico del terapeuta (supra, cap

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "(1)CONCLUSIONI Confrontando i frames ricavati, quello teorico del terapeuta (supra, cap"

Copied!
6
0
0

Testo completo

(1)

CONCLUSIONI

Confrontando i frames ricavati, quello teorico del terapeuta (supra, cap. 2, §§

2.1-2.3) e quello online del paziente (supra, cap. 3, § 3.4), possiamo notare che al primo livello di analisi in attributi principali i due frames si assomigliano molto:

entrambi prevedono i due ruoli principali del terapeuta e del paziente e un terzo, esterno, dell’inviante. Entrambi inoltre focalizzano l’attenzione sul fatto che il tempo è una dimensione rilevante. Riguardo altre caratteristiche di setting, invece, il paziente nel corpus analizzato non sembra mai trovare rilevante la dimensione del luogo della terapia, mentre ovviamente, essendo il setting curato dal terapeuta secondo suoi criteri, questa è una dimensione che pertiene la sua concettualizzazione.

Ma la differenza più rilevante a questo livello dell’analisi è quella per cui l’attributo della psicoterapia che non riguardi né i ruoli né il setting è, nella concettualizzazione del terapeuta, la teoria di riferimento, mentre in quella del paziente la conversazione che si effettua in terapia. Ciò non stupisce, e non fa che confermare un presupposto del metodo di analisi qui adottato, secondo cui il paziente medio è generalmente indifferente alla teoria del terapeuta a cui si rivolge, e spesso ignora che esistano diversi approcci psicoterapeutici, ma può avere in generale persino legittimi dubbi sulle differenze tra le figure dello psicologo, dello psicoterapeuta, dello psicanalista, dello psichiatra, ruoli sui cui dettagli non mi pare ci sia una diffusa informazione (a differenza di quanto accade, ad esempio, rispetto alle diverse specializzazioni o figure professionali della medicina), come dimostra la frequenza di passi come questo:

(2)

P – io sinceramente non sapevo la differenza tra psicoterapia e colloquio m: non lo sapevo [sinceramente]

T – [psichiatrico?]

P – pensavo che lui essendo psichiatra potesse anche fare la psicoterapia T – m m

P – e invece mi ha detto che lui mi seguirà una volta al mese e mi ha dato T – (.) farmacologicamente

P – sì esatto la pastiglia da prendere tutti i giorni e::: che: m:: il lavoro grosso lo avrei fatto con uno psicologo (.) e

T – al che lei che cos’ha pensato?

P – no e:

T – /hh /

P – /eh / ero un po’ dispiaciuta perché mi sono trovata benissimo con il dottor […] avrei preferito vederlo tutte le settimane però ecco mi sono fidata di lui e anzi e: ho apprezzato questa cosa qui perché (.) voleva dire insomma che:: (.) che cioè è stata sincero perché magari poteva seguirmi lui e fare tutto /lui ecco / invece mi ha consigliato di andare da un altro spiecialista e:: (.) /hh /

Laddove dunque il terapeuta vede un insieme di conoscenze specifiche che fanno tra loro sistema (dove emerge inoltre una differenziazione tra conoscenze teoriche e conoscenze sulla pratica terapeutica), il paziente osserva gli avvenimenti esteriori che avvengono in terapia: una conversazione appunto, con dei temi tipici, che potranno o meno incontrare, come visto, le sue previsioni (supra, cap. 3, § 3.3.2). Le conoscenze specialistiche del terapeuta sono comunque presenti nella concettualizzazione del paziente, ma come attributo del terapeuta appunto. Questi, invece, sembra piuttosto attribuirsi un insieme di conoscenze teoriche – con un ovvio legame, sia pur non indicato nei grafici, con i principi teorici della teoria – e di conoscenze comuni, che formano naturalmente un’importante enciclopedia comune con il paziente.

Sembra sempre da ricondurre all’opposizione specialista interno/utente esterno un’altra visibile differenza tra gli attributi del ruolo del terapeuta: al di là di attributi specifici e tecnici (privato o pubblico; tipo di ruolo, genere e numero per la

(3)

psicologia sistemica), l’attributo di sé che emerge nel frame dal punto di vista del terapeuta è quello dei propri scopi caratteristici, che potremmo dividere in quelli principali (curare, e guadagnare) e i vari scopi accessori. Lo scopo del curare in particolare, o gli scopi secondari che servono per crearne le condizioni, sono ovviamente sempre al centro delle trattazioni della pratica teraeutica, e la loro tematizzazione costante e il fatto che essi si declinino nei vari approcci in modi diversi, ne fa dei tipici valori di attributi. Nella concettualizzazione del paziente, invece, lo scopo del teraputa di curare è certamente ovvio, ma anche sullo sfondo, dato per certo e scarsamente tematizzato, forse anche per le dinamiche di faccia sociale già trattate (supra, cap. 3, § 3.1; § 3.2.1.2; § 3.3.4). Nella sua concettualizzazione, invece, emerge ancora – come nel caso “conversazione vs teoria” – un attributo “esteriore” del terapeuta: l’atteggiamento, che assume dei valori specifici.

Tra gli attributi del paziente nelle due concettualizzazioni c’è un’altra interessante convergenza: al di là del numero, rilevante solo per la terapia sistemico-familiare, i suoi attributi sono gli stessi: gli scopi, le conoscenze e il problema. Sugli scopi del paziente, il terapeuta sembra avere una visione più complessa e “lucida”, per cui oltre allo scopo di ruolo di voler guarire o migliorare, sono previsti anche scopi personali che possono intanto essere determinati dall’esterno (dall’inviante ad esempio, con diversi ruoli possibili secondo la tassonomia sistemica, ma di cui anche il paziente ha coscienza del ruolo di forza nello spingerlo in terapia e nel designarne il problema) ma soprattutto contrastare la psicoterapia, più o meno consapevolmente. Gli scopi possono però essere anche determinati dal terapeuta, come quello di vivere contesti sociali richiesto dalla terapia dei costrutti personali (o la precondizione, o costante strutturale, sistemica per cui il paziente non può essere contemporaneamente in un’altra psicoterapia). Le conoscenze del paziente secondo il terapeuta invece sono quelle comuni che preludono alla possibilità di comunicazione con il terapeuta, formando un’enciclopedia comune di conoscenze, un elemento forse ovvio per il paziente ma da specificare per il terapeuta per i suoi mezzi terapeutici che passano tutti attraverso la comunicazione; e quelle biografiche, materiale fondamentale per il lavoro del terapeuta con e sull’individuo-paziente che ha di fronte.

(4)

Il paziente sembra sottolineare che una parte delle proprie conoscenze biografiche sono specificamente inerenti il proprio problema. Questo prelude a una concettualizzazione del problema molto rilevante per il paziente, mentre abbiamo visto che il problema avvertito dal paziente non è per il terapeuta che uno degli elementi su cui lavorare e non necessariamente l’elemento cardine della psicoterapia né il problema da risolvere (supra, cap. 1, § 2.2.3). Il problema secondo il terapeuta è quello che lui stesso individuerà, ed ha dei sintomi che lui sa riconoscere. Il problema secondo il paziente è il problema avvertito, un malessere psicologico antico e urgente (supra, cap. 3, § 3.2.1.1) che lo porta in psicoterapia, ma che durante lo svolgimento della stessa dovrà abbandonare per seguire le ipotesi del terapeuta, che ridefinisce il problema di volta in volta.

Si introduce così il tema delle diverse fasi della psicoterapia, e dunque del suo script. Come previsto, il paziente non ha una visione delle varie fasi della psicoterapia strutturate così come sono previste dalle teorie psicologiche. Uno studio sull’apprendimento dello script avrebbe forse fatto emergere qualche esempio di apprendimento da parte del paziente di parte delle conoscenze della hidden agenda del terapeuta, ma qui ho preferito concentrarmi su una visione

“pura” del paziente, sulla sua concettualizzazione in parte pregiudiziale della psicoterapia, ma corrispondente a quella con cui effettivamente entra in questa situazione interattiva e con cui sicuramente in gran parte la affronta.

Negli scripts dal punto di vista del terapeuta (supra, cap. 1, §§ 2.1-2.2) la sequenza individua, dal lato sistemico (quantomeno al secondo e al terzo dei tre livelli incassati di analisi, supra, cap. 1, § 2.1.3-2.1.4, quelli più ricchi di dettagli), degli eventi interni alla singola seduta, che in qualche misura, con qualche variazione per sedute speciali, si dovrebbero ripetere in una sorta di spirale culminante in un intervento decisivo e, dal lato della psicologia dei costrutti personali, tre fasi della terapia, concettualmente distinte e tendenzialmente conseguenti, ma con possibilità di emergere in modo tra loro non strettamente sequenziale.

Lo script sistemico dal punto di vista del terapeuta individua dei microeventi interattivi gestiti o guidati dal terapeuta (preseduta; seduta; consultazioni con i supervisori; conclusione di seduta; verbale; intervista; messaggio paradossale;

(5)

prescrizione; congedo; connotazione positiva; gestione delle retroazioni e paradosso terapeutico) o delle azioni che lo vedono come unico agente (individuazione della ridondanza di seduta; individuazione del sintomo). È una strutturazione decisamente centrata sul terapeuta, in cui il paziente (o la conversazione con lui) di volta in volta rappresenta (in ordine decrescente di partecipazione):

- l’interlocutore conversazionalmente subordinato (seduta; intervista);

- il destinatario di un atto linguistico autoritario (conclusione di seduta; congedo;

termine della terapia);

- il destinatario di una strategia non cooperativa (messaggio paradossale;

prescrizione; connotazione positiva; paradosso terapeutico; gestione delle retroazioni);

- un oggetto presente di analisi (individuazione della ridondanza di seduta;

individuazione del sintomo);

- un oggetto assente, tema di uno scambio comunicativo con terzi (preseduta;

consultazioni con i supervisori; verbale).

Nella psicoterapia dei costrutti personali, il paziente appare come:

- l’interlocutore conversazionalmente subordinato (in tutte le azioni che vanno sotto l’etichetta “esplorazione”, ma anche nelle strategie autoritarie ma cooperative della sostituzione e della ri/costruzione);

- il destinatario di un atto linguistico autoritario (esplicitazione; termine della terapia);

- il destinatario di una strategia non cooperativa (evitare la resistenza del paziente) - chi è guidato da scelte direttive del terapeuta (tutti i blocchi esagonali negli schemi degli scripts);

- un oggetto presente di analisi (tutte le azioni sotto l’etichetta “individuazione”;

evitare cattive interpretazioni).

Per il paziente, invece (supra, cap. 3, § 3.4), nello script “logico” che ho ricostruito, emergono due scene, la prima di cui l’unico protagonista è il paziente stesso, in un percorso di accettazione del proprio ruolo (avverte un malessere; ha coscienza del problema; ha bisogno di un esperto; ha speranza; ha fiducia). Questa scena termina con l’acquisizione della fiducia nel terapeuta, elemento fondamentale per affrontare la seconda scena, quella dialogica, in cui il paziente collabora sempre

(6)

di più con il terapeuta, in un percorso in cui la fiducia che prelude alla scena in realtà è prevista in misura crescente dallo script, attraverso fasi di dialogo (esprime il problema), di superamento delle proprie resistenze (non disconferma, non contrasta), di accettazione progressiva delle ipotesi diagnostiche e delle strategie terapeutiche dell’interlocutore (accetta; interiorizza), fino alla fiducia finale dell’accettazione del ruolo di agente del terapeuta nella decisione – rappresentata con un blocco esagonale – di quale sia l’elemento culminante che decide la fine della terapia.

Questo percorso tendente alla salute psicologica sembra prevedere un ruolo guida del terapeuta ma un ruolo attivo anche nel progressivo avvicinarsi del paziente all’altro, abbandonando le resistenze e le proprie strategie comunicative non cooperative; una visione della situazione forse – non necessariamente in modo problematico, ma sicuramente rilevante da osservare – contrastante con una visione dell’elemento culminante dell’intervento terapeutico come strategia non cooperativa (sebbene il ruolo del paradosso terapeutico nella psicologia sistemica sia oggi decisamente ridimensionato) o conversazione con diritti impari (come nella ricostruzione del sistema di costrutti).

In definitiva, sia il frame che lo script dal punto di vista del paziente pongono l’accento su dimensioni che potrebbero essere molto interessanti per i terapeuti di qualsiasi orientamento che, sebbene tipicamente conoscano e prevedano molte delle concettualizzazioni parziali emerse (ad esempio: il ruolo del problema avvertito, le strategie di disturbo riferite agli attributi del problema o alle azioni della seconda scena dello script), potrebbero ottenere da un’analisi semantico-pragmatica degli strumenti per inserirle in una concettualizzazione sistematica e generale, come quella qui rapresentata o come quella che potrebbe essere ottenuta da analisi analoghe di altri approcci terapeutici.

Riferimenti

Documenti correlati

The disappearance of the Simon effect observed in the joint task of Experiment 1 is ascribable to a division of labor between the participant and the co-actor: knowing that

In hilly or mountainous soil covered terrains, the depth of the rupture surface in shallow, rainfall-triggered landslides is controlled by rainfall parameters (intensity,

Per la prima volta, inoltre, dopo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 marzo 1985, che aveva istituito la Commissione di studio con il compito

Poiché nelle cellule di mammifero la classe III PI3K forma un complesso con la proteina Beclin-1 (Rabinowitz JD, White E), complesso che gioca un ruolo chiave

On the contrary, in the down-regulation pattern of cell wall and membrane metabolism, it is worth noting that during the acid-nitrosative stress there is a repression of

The balance sheet of a company provides information of the wealth of the company in a specific point in time dividing the assets of the company, which are used to generate

Among other things, in their efforts to build state institutions, donors need to pay particular attention to the creation of entry points for public participation and to the capacity

(2013), policy intervention in research, development, demonstration and deployment (RDD&D) of low-carbon energy technologies can be motivated by market failures