PRIMA GUERRA MONDIALE
Conflitto di dimensioni intercontinentali, combattuto dal 1914 al 1918. Innescata dalle pressioni nazionalistiche e dalle tendenze imperialistiche coltivate dalle potenze europee a partire dalla seconda metà del 19° sec., coinvolse 28 paesi e vide contrapposte le forze dell’Intesa (Francia, Gran Bretagna, Russia, Italia e loro alleati) e gli Imperi Centrali (AustriaUngheria, Germania e loro alleati). Assunse una dimensione mondiale anche dal punto di vista dei teatri degli scontri: si combatté, oltre che in Europa, nell’Impero ottomano, nelle colonie tedesche in Asia e su tutti i mari. Le battaglie decisive si svolsero in Europa, su 5 fronti: quello occidentale, tra Francia e Germania, lungo la Marna e la Somme; l’orientale, o russo, esteso e privo di barriere naturali; il meridionale, o serbo; l’austroitaliano, sulle Alpi orientali e in Carnia; il greco, a Nord di Salonicco.
INDICE:
1. Gli eventi bellici nel 191415 1.1. Fronte Occidentale 1.2. Fronte Orientale 1.3. Terzo Fronte 2. Gli sviluppi nel 1916
2.1. Fronte occidentale 2.2. Fronte Italiano 2.3. Fronte orientale 2.4. La guerra sui mari 3. Gli sviluppi nel 1917
3.1. Fronte occidentale 3.2. Fronte orientale 3.3. Intervento USA 3.4. Fronte Italiano 3.5. La guerra sui mari 4. Gli sviluppi bellici nel 1918
4.1. Fronte occidentale 4.2. La battaglia del Piave
4.3. Controffensiva e vittoria alleata 4.4. L'offensiva finale Italia
1. Gli eventi bellici nel 191415
1.1 Fronte occidentale
Il conflitto ebbe inizio con l’offensiva tedesca contro la Francia attraverso il Lussemburgo e il Belgio, secondo il piano elaborato nel 1905 da A. von Schlieffen, accolto dal capo di Stato Maggiore H.J. von Moltke. La Germania, impegnata su due fronti, mirava a conseguire una rapida vittoria sul fronte occidentale, puntando su Parigi. Le offensive in Lorena e verso le Ardenne (18 agosto) e quella in direzione di Sarrebourg e di Morhange (1419 agosto) lanciate dal generale francese C.J.J. Joffre
fallirono. Nella battaglia delle frontiere (2225 agosto), lungo il confine francobelga, la V armata francese e il corpo di spedizione britannico furono battuti e costretti a ritirarsi. La capitale francese fu salvata dal contrattacco di Joffre (battaglia della Marna 510 settembre), che costrinse i Tedeschi a ripiegare a N del fiume Aisne. Dopo la battaglia dell’Aisne (1317 settembre), che arrestò la spinta francoinglese, le forze contrapposte diedero inizio a una serie di manovre in direzione dello Stretto di Calais, per guadagnare il controllo dei porti sulla Manica. La cosiddetta ‘corsa al mare’ si arrestò nelle Fiandre: respinti fino allora dai Tedeschi i tentativi di aggiramento francoinglesi, nelle battaglie dell’Yser (18 ottobre10 novembre) e di Ypres (23 ottobre15 novembre), gli Alleati riuscirono a evitare lo sfondamento nemico e a stabilizzare il fronte. Il bilancio delle perdite fu all’incirca di 200.000 uomini in ciascuno schieramento. Il fronte occidentale si fissò su una linea trincerata che tagliò il continente dalla costa belga fino alla neutrale Svizzera; alla guerra di movimento dei primi mesi sarebbero seguiti circa 3 anni di guerra di logoramento condotta dalle trincee e punteggiata da sortite offensive che si concludevano in carneficine di inusuali proporzioni, senza significativi avanzamenti militari.
1.2 Fronte orientale
Le forze russe avanzate nella Prussia orientale dopo la vittoria di Gumbinnen (1920 agosto) subirono la catastrofe di Tannenberg (2630 agosto) e la battaglia dei Laghi Masuri (914 settembre) determinò la loro ritirata dalla Prussia. Dopo la prima offensiva russa di Galizia (18 agosto11 settembre; i cosacchi a cavallo si spinsero in Ungheria), la gravità della disfatta austriaca indusse i Tedeschi a intervenire accanto agli Austriaci, ma furono costretti al ripiegamento (20 ottobre), mentre i Russi sferravano la seconda offensiva in Galizia, fra Leopoli e Przemyśl (18 ottobre2 novembre). Con la seconda offensiva di Polonia, culminata nella battaglia di Łódź (1726 novembre), i Tedeschi impedirono l’invasione del proprio territorio, bloccando nel contempo l’offensiva dell’avversario contro gli Austriaci. Il 23 gennaio 1915 gli Austriaci, appoggiati dalle forze tedesche, accerchiarono e distrussero la X armata russa ad Augustów (17 febbraio). Caduta Przemyśl, la terza grande offensiva russa contro gli Austriaci (22 marzo10 aprile 1915), culminata nella battaglia di Pasqua, costrinse l’armata di E. von Böhm Ermolli a ripiegare dietro il crinale dei Carpazi, dove si stabilizzò temporaneamente il fronte.
1.3 Terzo fronte
Il 9 dicembre 1914 il governo italiano, in base all’art. 7 del Trattato della Triplice Alleanza, chiese
all’Austria compensi territoriali per la sua avanzata nei Balcani, che furono rifiutati. Dal settembre aveva intanto avviato trattative con le potenze dell’Intesa, precisando le sue richieste territoriali (i territori compresi entro l’arco alpino, fino al Quarnaro, e un certo regime di autonomia per gli Italiani di
Dalmazia), che il ministro degli Esteri S. Sonnino portò poi avanti con maggiori pretese sull’Adriatico, per garantire all’Italia la sicurezza marittima, fino alla conclusione del Patto segreto di Londra del 26 aprile 1915, con cui l’Italia si impegnò ad aprire le ostilità contro l’Austria entro 30 giorni dalla firma del
protocollo. Dichiarata il 3 maggio la Triplice Intesa, la guerra all’Austria fu dichiarata il 24. L’Austria aveva predisposto un solido schieramento difensivo sulle posizioni di confine lungo l’Isonzo e le alture del Carso e i mezzi offensivi dell’esercito italiano erano scarsi, per cui la guerra assunse dall’inizio carattere di logoramento: 4 offensive sull’Isonzo (23 giugno7 luglio; 18 luglio3 agosto; 21 ottobre4 novembre; 10 novembre5 dicembre), guidate dal generale L. Cadorna, non spezzarono la difesa nemica, ma l’Austria fu obbligata a inviare sul nuovo fronte forze sempre più numerose.
2. Gli sviluppi nel 1916
2.1 Fronte occidentale
Mentre gli AngloFrancesi erano costretti ad attendere l’inizio dell’estate per lanciare un’offensiva sulla Somme (per difetto di materiali bellici e non essendo in grado gli alleati russi e italiani di prestare loro aiuto prima), Falkenhayn prese l’iniziativa di una grande battaglia di logoramento sul fronte di Verdun, tenuto dai Francesi, nella persuasione che la Francia, demoralizzata, avrebbe chiesto la pace. La battaglia di Verdun, svoltasi fra il 21 febbraio e il 24 giugno 1916, risultò una grande vittoria difensiva francese e simbolo dell’invincibilità dell’Intesa, anche se la Germania inflisse all’esercito nemico molte più perdite di quante ne subì, riducendo insieme la partecipazione dei Francesi alla battaglia della Somme. Il
disimpegno di Verdun venne dall’offensiva scatenata dagli Anglofrancesi il 1° luglio, nella quale i mezzi messi in opera si rivelarono i maggiori fino ad allora impegnati e apparve un’arma nuova, il carro armato.
La battaglia della Somme (1° luglio23 novembre 1916) comportò perdite imponenti di uomini e mezzi, mentre in nessun punto si avanzò più di 5 km, su un fronte di 89 km.
2.2 Fronte Italiano
Il maresciallo austriaco F. Conrad avviò in aprile una grande offensiva sul Trentino contro gli Italiani, con la finalità di sfondare il fronte dell’Isonzo. L’offensiva fu bloccata dalla difficoltà dell’artiglieria pesante a seguire, in terreno difficile, il progresso della fanteria; il 14 giugno iniziò la controffensiva italiana, conclusasi il 25 con il ripiegamento generale degli Austriaci. Superata la minaccia sul Trentino, Cadorna spostò uomini e mezzi (27 luglio4 agosto) dal Trentino sull’Isonzo e attaccò di sorpresa gli Austriaci, le cui forze erano relativamente scarse anche per i prelevamenti fatti a favore del fronte orientale.
L’attacco del 617 agosto (sesta battaglia dell’Isonzo) portò alla conquista di Gorizia, senza perdere però il suo carattere di battaglia di logoramento. Venuta meno la rottura del fronte a Est di Gorizia, la settima (1416 settembre), l’ottava (912 ottobre) e la nona (31 ottobre4 novembre 1916) battaglia dell’Isonzo rientrarono nello schema degli impegni di logoramento.
2.3 Fronte orientale
Tra il 4 giugno e il 27 agosto su un fronte di 350 km fu sferrata in Volinia l’offensiva di A.A. Brusilov,la quarta e ultima grande offensiva russa, concepita in origine in funzione di alleggerimento del fronte italiano. I risultati, quasi nulli contro il settore tedesco, furono grandiosi contro gli Austriaci, a danno dei quali i Russi conseguirono notevoli vantaggi territoriali e soprattutto militari. Intanto avvenivano
importanti mutamenti nell’alto comando delle potenze centrali: Falkenhayn fu sostituito il 27 agosto da P.L. von Hindenburg ed E. Ludendorff, esponenti della concezione strategica dell’annientamento.
Entrata la Romania in guerra contro gli Imperi centrali il 27 agosto 1916, il comando russo si preparò a un attacco d’impeto con il concorso delle truppe romene contro l’Ungheria e la Galizia con la speranza di infliggere alle potenze centrali una sconfitta decisiva. Conformemente alla strategia del comando russo, i Romeni portarono il massimo sforzo offensivo in Transilvania. Ma Hindenburg aveva formato due potenti gruppi di armate: uno a N, in Transilvania, sotto il comando di Falkenhayn, e uno a S, sul Danubio, agli ordini di A. von Mackensen. Minacciato di invasione sulla sua frontiera meridionale, lo Stato Maggiore romeno arrestò l’offensiva in Transilvania e trasferì parte delle sue truppe verso il fronte meridionale.
Falkenhayn il 29 settembre passò all’offensiva e in 18 giorni, dopo tre battaglie, la Transilvania era liberata. Nonostante la ripresa dell’offensiva di A.A. Brusilov (115 ottobre), delle operazioni francesi per la riconquista del territorio perduto intorno a Verdun, e di azioni italiane con l’ottava e la nona battaglia dell’Isonzo, lo Stato Maggiore tedesco diede inizio a una vasta operazione che, dopo la battaglia
dell’Argeş (13 dicembre) e il ricongiungimento delle due grandi armate, si concluse con l’occupazione di Bucarest (6 dicembre).
2.4 La guerra sui mari
In conseguenza dell’accordo francobritannico del novembre 1913, la flotta britannica (Grand Fleet) ebbe la difesa di tutti gli oceani, in particolare del Mare del Nord, del Passo di Calais e del bacino orientale del Mediterraneo; alla flotta francese fu affidata la difesa della Manica occidentale e del bacino occidentale del Mediterraneo. Il 29 luglio 1914, la flotta da battaglia britannica aveva raggiunto Scapa Flow (Orcadi), base adatta per intervenire tempestivamente contro la flotta tedesca.
Nel 1914 ebbero luogo il 1° novembre la battaglia di Coronel (Cile), nella quale l’ammiraglio tedesco M.
von Spee inflisse ai Britannici una dura sconfitta, e l’8 dicembre 1914 quella delle Falkland, in cui l’ammiraglio F.C.D. Sturdee annientò le unità tedesche.
Nella guerra sul mare i Tedeschi si avvalsero di una nuova arma, quella del sottomarino (Unterseeboote, da cui UBoot), che fece la prima comparsa il 22 settembre 1914, all’altezza di Hook of Holland, dove tre incrociatori corazzati britannici furono affondati in pochi minuti. La guerra sottomarina si rivelò più fruttuosa di quella di corsa, ma dopo l’affondamento del piroscafo statunitense Lusitania (7 maggio 1915), per evitare complicazioni con gli USA la Germania la sospese sulle coste occidentali delle isole britanniche e nella Manica, mantenendola solo nel Mediterraneo. Nel marzo 1916 E. von Capelle, succeduto alla guida della Hochseeflotte ad A. von Tirpitz, teorico della guerra sottomarina illimitata, decise di impegnare le unità di superficie in una condotta di guerra offensiva contro la flotta britannica: il 31 maggio 1916 si svolse la battaglia dello Jütland, la sola grande battaglia navale del conflitto. La marina tedesca inflisse alla Grand Fleet più danni di quelli ricevuti, ma l’effetto strategico della battaglia fu a favore della Gran Bretagna, perché la Hochseeflotte non si arrischiò più in mare aperto. La guerra contro
il traffico sul mare sarà ripresa in grande dalla Germania il 31 gennaio 1917, ma per opera dei soli sommergibili, impiegati per la prima volta senza restrizioni.
3. Gli sviluppi nel 1917
3.1 Fronte occidentale
L’offensiva generale prevista dalle potenze dell’Intesa per la primavera del 1917 non poté contare sul concorso della Russia, sconvolta dalla rivoluzione di febbraio: l’attacco di R.G. Nivelle (9 aprile5 maggio), finalizzato alla rapida rottura del fronte tedesco, ne rimase irrimediabilmente compromesso. I Francesi si impossessarono dello ChemindesDames a prezzo di sacrifici tali che l’offensiva, lungi dal raggiungere lo scopo, demoralizzò profondamente l’esercito; non si riuscì nemmeno a concentrarlo con l’azione sul fronte italiano, dove la decima battaglia dell’Isonzo (12 maggio7 giugno) fu sferrata dopo la fine dell’offensiva francobritannica. Gli Inglesi, molto più forti dei Francesi, insistettero per la
continuazione della lotta con finalità di sfondamento, ma il nuovo comandante in capo delle truppe francesi H.P.O. Pétain vi si oppose. Fra le operazioni parziali intraprese dai Francesi, furono importanti la ripresa del MortHomme, presso Verdun (2025 agosto), e la battaglia della Malmaison (2126 ottobre). Gli Inglesi, pressati dalla guerra sottomarina a oltranza, avevano interesse ad allontanare i Tedeschi dalle coste del Belgio e, forti dell’aiuto fornito loro dall’Impero coloniale, furono in grado di assumere da soli l’iniziativa: le truppe britanniche non realizzarono che progressi locali, ma il comando e l’esercito tedesco ne risultarono duramente provati. L’attacco di Cambrai (la prima battaglia, 2023 novembre, in cui i carri d’assalto furono utilizzati in massa) consentì di realizzare un’avanzata di 10 km di profondità in 10 ore; ma la controffensiva tedesca del 23 annullò di colpo i vantaggi conseguiti dagli avversari.
3.2 Fronte orientale
L’attacco russo sferrato il 1° luglio nonostante il graduale dissolvimento dell’esercito il 19 luglio, si arrestò del tutto sotto l’azione della controffensiva degli Imperi centrali e l’occupazione tedesca di Riga (3
settembre) segnò lo sfacelo definitivo dell’esercito russo. Il 26 novembre i bolscevichi saliti al potere chiesero di trattare l’armistizio, stipulato il 15 dicembre. I negoziati di pace si conclusero il 3 marzo 1918:
con la pace di BrestLitovsk la Russia rinunciava alle province baltiche, alla Polonia e all’Ucraina. L’8 febbraio anche l’Ucraina concluse la pace, e il 7 maggio la Romania.
3.3 Intervento USA
La ripresa della guerra marina illimitata da parte dei Tedeschi affrettò l’intervento in guerra degli USA, che era legata da una stretta comunanza di interessi economici alle potenze dell’Intesa; il 6 aprile 1917 il governo di Washington dichiarò guerra alla Germania. Mentre i sondaggi di pace da parte degli Imperi centrali fallivano per mancanza di accenni concreti alle rivendicazioni italiane (marzomaggio 1917), gli esponenti delle nazionalità dell’Impero austroungarico premevano in senso antiasburgico e il 20 luglio 1917 il Patto di Corfù fissava le linee per la creazione di uno Stato serbocroatosloveno. In Germania il desiderio di pace trovò espressione nella mozione votata al Reichstag il 19 luglio 1917 e anche il papa Benedetto XV invocò la conclusione della pace (1°agosto 1917). Ma i punti di vista erano ancora troppo lontani perché si giungesse a un accordo. L’Intesa, che con i Quattordici punti formulati dal presidente degli Stati Uniti T.W. Wilson, si era data un programma di grande efficacia propagandistica e morale e si
era orientata verso la dissoluzione dell’Impero austroungarico, riuscì a respingere l’estremo sforzo austrotedesco concentrato sui fronti francese e italiano, determinando finalmente il prevalere degli ambienti politici tedeschi favorevoli alla pace.
Un peso non indifferente in questi sviluppi politicomilitari aveva avuto la politica militare delle
nazionalità, svolta soprattutto da Russia, Francia e Italia, con la costituzione e l’impiego di unità nazionali polacche, ceche, romene, iugoslave, formate con prigionieri di guerra.
3.4 Fronte Italiano
Il generale Cadorna intraprese nella primavera l’offensiva stabilita con gli Alleati, ma la decima battaglia dell’Isonzo, pur superando di gran lunga, sotto ogni riguardo, le precedenti, non conseguì lo
sfondamento. Nell’undicesima battaglia (17 agosto15 settembre), l’attacco fece realizzare una penetrazione di 10 km nella difesa austriaca. Le perdite degli Italiani risultarono maggiori di quelle del nemico, che, tuttavia, ne risentì più duramente per il progressivo affievolirsi delle risorse generali dopo tre anni di guerra. Mentre in Austria, per i complementi, si doveva ricorrere soprattutto ai feriti guariti, in Italia vi erano ancora larghe risorse nelle classi giovanissime e nelle anziane (senza considerare le risorse materiali, sterminate dopo l’intervento statunitense). Una massiccia offensiva austrotedesca finalizzata ad allontanare il pericolo su Trieste e respingere gli Italiani di là dalla frontiera dell’Isonzo ebbe inizio il 24 ottobre: l’attacco austrogermanico penetrò in profondità, travolgendo le difese e raggiungendo lo stesso giorno Caporetto. Cadorna diede l’ordine di ritirata e la linea d’arresto fu stabilita, dopo il convegno interalleato di Peschiera e la sostituzione di Cadorna con A. Diaz, sul Piave; gli Italiani riuscirono ad arrestare l’offensiva austrotedesca scatenata il 10 novembre sull’altopiano d’Asiago e sviluppatasi sul Piave e sul Monte Grappa.
Fra le varie conferenze militari interalleate, particolare importanza aveva avuto quella di Chantilly del 1516 novembre 1916 in cui si era deciso il principio del mutuo appoggio tra i fronti occidentali, italiano e balcanico. Così, nell’ottobre 1917 fu inviata in Italia un’armata anglofrancese, che si attestò sul Mincio a imbastirvi una linea di difesa su cui combattere, nel caso di un ulteriore cedimento di quella del Piave.
L’offensiva austrotedesca aveva mostrato l’importanza di un’unione sempre più stretta fra gli Alleati; nel convegno di Rapallo del 7 novembre, i tre primi ministri di Gran Bretagna, Francia e Italia decisero
l’istituzione di un Consiglio superiore della guerra interalleata, nuovo passo lungo la via dell’unità di comando.
3.5 La guerra sui mari
La guerra sottomarina illimitata ripresa il 1° febbraio 1917 raggiunse il massimo dell’intensità in aprile, quando fu affondato circa un milione di tonnellate di naviglio mercantile. Se i sommergibili avessero potuto continuare con un tale ritmo di distruzione, la Gran Bretagna non avrebbe potuto sopravvivere e gli USA non avrebbero potuto trasportare in Europa gli eserciti, i viveri e i materiali, che furono poi fattore essenziale di vittoria nel 1918. Ma i mezzi di difesa si mostrarono sempre più efficaci; il trasporto dell’esercito statunitense in Europa costituì il trionfo del sistema dei convogli scortati. Dall’estate 1917 i mezzi offensivi aumentarono i rischi dei sottomarini: nel Mare del Nord fu stabilito uno sbarramento di mine su un’estensione di 400 km; speciali navi pattuglia munite di ecogoniometri scaricavano contro i sottomarini tedeschi granate esplodenti.
4. Gli sviluppi nel 1918
4.1 Fronte occidentale
Dopo l’eliminazione della Russia e della Romania dal conflitto, il comando tedesco passò alla messa a punto di un piano strategico, elaborato da Ludendorff, per conseguire l’annientamento del nemico attraverso una serie di battaglie preparatorie. Tra marzo e giugno furono lanciate tre offensive, con grande dispiegamento di uomini e mezzi che tuttavia non portarono a nessuno degli obiettivi strategici intravisti da Ludendorff: né la separazione degli Inglesi dai Francesi, né la sconfitta degli Inglesi sui porti della Manica, né la conquista di Amiens, né il controllo della valle dell’Oise. Nel frattempo gli
Statunitensi, per la pressione alleata, decuplicavano gli effettivi in Europa: tra maggio e giugno sbarcarono in Francia 520.000 soldati. Da marzo si era realizzato il comando unico nella persona del generale F. Foch, al quale furono affidate anche ‘facoltà di coordinamento’ sul fronte italiano.
La prima offensiva iniziò il 21 marzo con un attacco in Piccardia che in 15 giorni di battaglia guadagnò ai Tedeschi un’avanzata di 60 km su circa altrettanti di larghezza, con 300.000 uomini perduti dai soli Inglesi.
Il 9 aprile Luderdorff scatenò un attacco nelle Fiandre, con obiettivo la conquista dei porti del passo di Calais; nella nuova offensiva di Ypres sul principio il successo fu notevole; ma il 25, dopo la conquista del Monte Kemmel, con l’affluire delle riserve, in gran parte francesi, i Tedeschi sospesero l’offensiva.
Per assestare un nuovo colpo ai Francesi, nella parte opposta a quella dove era dislocato il grosso degli Alleati, Ludendorff scelse la posizione dello ChemindesDames, naturalmente forte, ma debolmente occupata. L’offensiva, iniziata il 27 maggio nel tratto compreso fra Soissons e Reims, riuscì in pieno, anche per l’impiego di iprite, e il 1° giugno i Tedeschi giungevano sulla Marna minacciando la stessa capitale francese: Foch fermò, tuttavia, l’avanzata concentrando la riserva lungo le principali direttrici d’urto del nemico. Sebbene la situazione strategica non fosse sostanzialmente migliorata per la Germania, i tre successi di primavera avevano scosso l’opinione pubblica, specie in Francia, che li considerava presagi di vittoria definitiva. Mentre si compivano i preparativi per il quarto attacco, gli Austriaci scatenarono l’offensiva sul fronte italiano.
4.2 La battaglia del Piave
Nel febbraiomarzo del 1918 le unità dell’esercito italiano potevano considerarsi ricostituite: 300.000 uomini e 3000 cannoni avevano rafforzato il fronte. Il giorno dell’attacco, gli Austriaci avanzarono contemporaneamente sul fronte montano e su quello del Piave; sul primo, la difesa italiana impose al nemico di desistere dall’offensiva in grande già la sera stessa del 15; sul secondo fronte, la sera del 16 giugno l’intervento delle riserve italiane bloccò anche l’attacco austriaco sul Montello, dove il 19 ebbe inizio la controffensiva di A. Diaz, che in pochi giorni indusse il nemico alla ritirata. Gli Italiani avevano perduto 90.000 uomini, gli Austriaci 150.000, con enorme consumo di materiali bellici.
4.3 Controffensiva e vittoria alleata
Alla quarta offensiva tedesca contro i Francesi sferrata il 15 luglio contemporaneamente sulla Marna e a E di Reims e arrestata con forti perdite, il 18 Foch oppose un attacco contro la sacca nemica dello ChemindesDamesMarna: l’unica via di comunicazione per le armate tedesche della Marna, quella SoissonsFismey, era all’improvviso minacciata dal nemico. Ludendorff riuscì ad attuare un ripiegamento progressivo sulla Vesle e l’Aisne e quando (3 agosto) Foch ordinò la sospensione della controffensiva i Tedeschi avevano perduto quasi tutti i guadagni realizzati con l’attacco dello ChemindesDames del 1917.
Prima che l’offensiva generale sul fronte occidentale avesse inizio, sul fronte dei Balcani il 15 settembre fu sferrata l’offensiva che costrinse i Bulgari a chiedere l’armistizio, firmato il 29. In conseguenza di questo evento tutto il fianco meridionale dell’Impero austroungarico era aperto all’invasione dell’armata d’oriente. In una situazione generale così favorevole Foch iniziò l’offensiva, preceduta da attacchi preparatori che determinarono la crisi morale dell’esercito nemico (più reparti si ammutinarono, molti si impegnarono debolmente): tra il 26 e il 29 settembre le armate alleate (forze ingenti statunitensi e britanniche erano ormai in Francia), eseguirono offensive concentriche dal Mare del Nord alla Mosa; il 10 ottobre la linea di fortificazione Hindenburg era spezzata e superata ovunque. Tra ottobre e
novembre gli Alleati respinsero progressivamente le forze tedesche da tutto il fronte occidentale.
4.4 L'offensiva finale Italiana
L’attacco scatenato sul fronte italoaustriaco dalle forze italiane il 24 ottobre incontrò resistenza sui monti a causa del terreno e, fino al 28, anche in pianura, per la piena del Piave, che paralizzò l’azione. Attraversato il fiume grazie a una brillante manovra del generale E.
Caviglia, il 29 stesso fu liberata Vittorio Veneto.
Il comando austriaco iniziò immediatamente trattative per la resa incondizionata, mentre le forze italiane raggiungevano Trento e, via mare, Trieste.
FONTI:
www.treccani.it