“Se questo é un uomo”
Analisi e presentazione
Autore : Primo Levi
Biografia : Primo Levi nacque a Torino nel 1919, da una famiglia ebrea.
Ebbe una formazione scientifica (era laureato in chimica) che
condizionò fortemente il suo approccio conoscitivo nei confronti della realtà. Nel 1942 scelse la strada della partecipazione alla vita politica attiva, entrando a far parte di un gruppo della Resistenza, che gli costò lʼarresto. In quanto ebreo, fu internato prima in un campo di
concentramento italiano e poi nel 1944 nel lager di Auschwitz. Fu liberato solo un anno dopo e, rientrato in Italia, riprese la sua attività di chimico presso una fabbrica di vernici torinese, di cui poi diventò direttore, e dove lavorò fino al 1975. Morì, forse suicida, nel 1987.
Genere: Romanzo
Scala spaziale e Scala temporale : Le vicende si svolgono durante la Seconda Guerra Mondiale e coprono un arco di tempo di circa un anno, più precisamente vanno dal 13 dicembre 1943, giorno in cui Primo Levi viene catturato dalla Milizia fascista, al 27 gennaio 1945, giorno in cui i Russi arrivarono al campo. Se si esclude il primo capitolo che si svolge sul treno, in viaggio verso la Polonia, tutta la vicenda è ambientata nel campo di lavoro di Auschwitz.
Trama : “Se questo è un uomo” è stato scritto da Primo Levi e racconta la sua storia, una storia uguale a quella di migliaia di
prigionieri strappati come lui dalle proprie case per essere deportati in un campo di concentramento limitrofo ad Auschwitz chiamato Buna.
Personaggi principali :
● Primo Levi : «…avevo venti quattro anni, poco senno, nessuna esperienza, e una decisa propensione, a vivere in un mio mondo scarsamente reale ». È lo stesso scrittore che da narratore
interno racconta le vicende in prima persona. Inizialmente faceva parte della categoria dei sommersi, cioè quegli “uomini” che
eseguono tutti gli ordini che si ricevono, non mangiano che la razione, si attengono alla disciplina del lavoro e del campo. Essi non sopravvivono più di tre mesi. Ma poi, con l’esperienza, è riuscito a far parte dei salvati, cioè quelli che, in qualche modo, sono riusciti a non soccombere in quella grande macchina di morte e strazio quale è il campo di concentramento. « Se i sommersi non hanno storia, e una sola e ampia è la via della perdizione, le vie della salvazione sono invece molte, aspre ed impensate. »
● Alberto : Il migliore amico di Levi. Non si separano mai fino alla sua partenza per la via della morte il 18 gennaio 1945. « Non ha che ventidue anni, due meno di me, ma nessun italiano ha dimostrato capacità di adattamento simili alle sue…ha capito prima di tutti che questa vita è guerra; non si è concesso
indulgenze, non ha perso tempo a recriminare e a commiserare sé e gli altri ». La loro era sicuramente una grandissima amicizia:
« Era il mio indivisibile: noi eravamo “i due italiani”, e per lo più i compagni stranieri confondevano i nostri nomi. Da sei mesi dividevamo la cuccetta, e ogni grammo di cibo organizzato
extra-razione ».
● Lorenzo : Era il protettore di Levi, ma con lui non aveva il solito rapporto tra prigioniero e civile; egli era semplicemente buono,«
non pensava si dovesse fare del bene per una ricompensa »; Levi lo ricorda con infinita gratitudine perché proprio a Lorenzo deve di essere vivo, non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avergli fatto capire che ancora esisteva qualcosa o qualcuno di buono nel mondo. Lorenzo, infatti, è il solo “uomo” tra i
personaggi del libro e grazie a lui, dice Levi, « mi è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo ».
● Elias : Era ”L’esemplare umano più idoneo a questo modo di vivere “, in quanto possedeva un fisico eccezionale che, per un’assurda legge del Lager, gli consentì di essere esonerato dal lavoro più faticoso.
● Henri : secondo Henri, per sopravvivere nel Lager, ci sono tre regole: l’organizzazione, il furto e la pietà. Quest’ultima era il suo punto forte: egli sapeva come rigirare chiunque volesse, persino i tedeschi, e così godeva di molte amicizie e di molti protettori.
● Pikolo : è un giovane studente ventiquattrenne che lavora nel KOMMANDO CHIMICO con la carica di PIKOLO , ovvero di fattorino addetto alla pulizia della baracca, a lavare le gamelle, alla
consegna degli attrezzi, al conto delle ore di lavoro nel
kommando. E un tipo scaltro, socievole, e fisicamente robusto.
● Resnyk : all'inizio del racconto era il compagno di letto di Primo.
E' di origine polacca che ha vissuto vent'anni a Parigi e parla molto bene il francese. Ha trent'anni ed è molto forte e robusto.
● Steinlauf : diviene amico dell'autore già una settimana dopo che questi è entrato in Buna. Ha cinquant'anni ed è un sergente
dell'esercito austro-ungarico. E' un uomo di buona volontà, molto saggio e con molte virtù.
Linguaggio,stile e struttura
Il romanzo fu scritto sotto lʼimpulso di rendere partecipi tutti gli uomini delle atrocità e degli orrori del lager e si propone come una testimonianza e un monito per le future generazioni. A questo scopo Levi utilizza una prosa "scientifica" e uno stile analitico e rigoroso, che procede in modo argomentativo per dimostrare, da un lato la
razionalità della macchina di sterminio messa in piedi dai tedeschi, dallʼaltro per persuadere il lettore della veridicità delle sue
affermazioni, rinunciando a toni retorici e dominati dallʼemozione del ricordo. I fatti narrati sono infatti filtrati attraverso lʼocchio di Levi autore, che in questo modo si distingue dal Levi narratore. Le vicende non seguono un ordine cronologico, i capitoli sono suddivisi per
argomento e luogo (Ka-be, i sommersi e i salvati, il viaggio…). Ciò denota lo stile introspettivo del romanzo, i capitoli sono stati scritti
“per ordine di urgenza”.
Se questo è un uomo :
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo che lavora nel fango
che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore stando in casa e andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.
Se questo è un uomo - Analisi :
Il tema fondamentale della poesia è quello dell’esigenza del ricordo; di fronte all’immane tragedia di cui è stato protagonista, Levi infatti identifica nella memoria dell’orrore l’unico strumento per reagire al
dramma e per fare sì che questo non possa mai più ripetersi.
L’importanza di questo tema è tale da diventare un comandamento morale, dal quale nessuno di noi può sottrarsi. Levi rinuncia alla cantabilità del verso o all’artificio della rima, facendo piuttosto risaltare la forza delle immagini. L’appello ai lettori è mediato dalla
serie di imperativi che danno alla poesia il tono di un comando ineludibile. La chiusura della poesia sottolinea ulteriormente la necessità del ricordo e della testimonianza: chi non lo farà è destinato
ad un doloroso contrappasso.
Prefazione :
Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri
da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli.
Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto ormai è noto ai lettori di tutto il mondo
sull’inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi d’accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo
umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta
all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza : finchè la concezione sussite, le conseguenze ci
minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo. Mi rendo conto e chiedo
venia dei difetti strutturali del libro. Se non di fatto, come intenzione e come concezione esso è nato già fin dai giorni di Lager. Il bisogno di raccontare agli “altri”, di fare gli “altri” partecipi, aveva assunto fra
noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni elementari : il libro è stato scritto per soddisfare a questo bisogno; in
primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore. Di qui il suo carattere frammentario : i capitoli sono stati scritti non in successione
logica, ma per ordine di urgenza. Il lavoro di raccordo e di fusione è stato svolto su piano, ed è posteriore. Mi pare superfluo aggiungere
che nessuno dei fatti è inventato.
Analisi prefazione :
● Fortuna : Levi si ritiene fortunato ad esser stato prigioniero del lager a fine guerra e dopo che il governo tedesco aveva deciso di aumentare la manodopera nei campi, sterminando meno
prigionieri possibili.
● Esigenza: Levi scrive per esigenze personali, scrive per una sorta di “liberazione interiore”. Non tanto per creare l’ennesimo
documento storico utile a capire quel che accadeva in quei campi.
● Successione dei fatti: Il romanzo non si basa su una vera e
propria successione cronologica degli eventi, c’è si un inizio e un finale, ma nello svolgimento Levi pone delle vicende in un ordine che non rispetta la realtà dei fatti
● Precisazione : Levi tende a precisare che i fatti narrati nel libro non sono inventati ma si basano sulla realtà dei fatti da lui vissuti.
I riferimenti a Dante Alighieri :
Le pagine di Se questo è un uomo ci presentano una condizione umana particolarmente aspra e drammatica, squallida e priva di speranza.
Eppure dal racconto emerge una grande ricchezza di sentimenti, di
gesti, di azioni capaci di riaffermare la dignità dell’uomo. L’episodio in cui più intensamente e consapevolmente vediamo i personaggi elevarsi al di sopra dell’atmosfera del lager è narrato nel capitolo 11, Il canto di Ulisse: Primo e Pikolo hanno il compito di ritirare la zuppa per il loro Kommando e scegliendo opportunamente la strada fanno in modo di avere un’ora a disposizione per parlare tra loro da esseri umani. Così ricordano le loro case, i loro studi, le loro letture, le loro madri...
Pikolo vorrebbe imparare l’italiano e Primo gli propone un canto della Commedia di Dante Alighieri, il canto di Ulisse. I versi di Dante hanno il potere di evocare il mondo fuori dal lager, spazi aperti, orizzonti
sterminati, mari e montagne familiari. Ulisse è l’uomo che esprime una delle sue aspirazioni più alte, il desiderio di conoscenza: «Considerate la vostra semenza: / Fatti non foste a viver come bruti, / Ma per seguir virtute e conoscenza».
Queste parole rivolte da Ulisse ai suoi compagni per esaltare il loro desiderio di conoscenza mettono in particolare rilievo, per
contrapposizione, la situazione dei prigionieri. E tuttavia Primo e Pikolo si riconoscono in questo desiderio di libertà e di conoscenza. La poesia parla delle loro profonde aspirazioni, inesprimibili nella
situazione del lager, della contrapposizione tra la barbarie nazista e la ragione umana, della sconfitta di quest’ultima rappresentata dal
naufragio della nave sopra la quale il mare si richiude inesorabile.
Messaggio e passaggi chiave :
Lo scopo che Primo Levi si pone è quello di comunicare con i suoi simili, di condividere la sua esperienza con loro per cercare di capire, di fornire una testimonianza oggettiva e documentaria della tragica esperienza del lager. In questo approccio scientifico di fiducia nella ragione umana, quale unico mezzo di cui dispone lʼuomo per emergere dallʼorrore e dallʼassurdo, risiede il suo profondo rispetto per la
dignità umana.
Dalla necessità di instaurare una comunicazione diretta con il lettore deriva la scelta di una lingua chiara e limpida, espressa in uno stile
semplice e asciutto con un taglio scientifico. Questa scelta vale tanto per la prosa quanto per la poesia, con la quale Levi intendeva
avvicinarsi a tutti gli uomini. A ciò si aggiungono toni che talvolta si caricano di ironia, che fanno quasi da contrappunto alla tragicità dei temi.
“Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate,
vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede : sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poichè accade
facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso ”.
(“Sul fondo”)
“Avevamo deciso di trovarci, noi italiani, ogni domenica sera in un angolo del Lager; ma abbiamo subito smesso, perchè era troppo triste contarci, e trovarci ogni volta più pochi, e più deformi, e più squallidi.
Ed era cosi faticoso fare quei pochi passi: e poi, a ritrovarsi, accadeva di ricordare e di pensare, ed era meglio non farlo.”
(“Sul fondo”)
“Il Ka-Be è il Lager a meno del disagio fisico. Perciò, chi ancora ha seme di coscienza, vi riprende coscienza;[...]In questo Ka-be,
parentesi di relativa pace, abbiamo imparato che la nostra personalità è fragile è molto più in pericolo che non la nostra vita.”
(“Ka-Be”)
“Ci pare degno di attenzione questo fatto : viene in luce che esistono fra gli uomini due categorie particolarmente ben distinte : i salvati e i sommersi. Altre coppie di contrari sembrano assai meno nette,
sembrano meno congenite, e sopratutto ammettono gradazioni intermedie più numerose e complesse.[...]
Soccombere è la cosa più semplice : basta eseguire tutti gli ordini che si ricevono, non mangiare che la razione, attenersi alla disciplina del lavoro e del campo.”
(“I sommersi e i salvati”)
“A sera, intorno alla stufa, ancora una volta Charles, Arthur ed io ci sentimmo ridiventare uomini. Potevamo parlare di tutto”.
(“Storia di dieci giorni”)