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IL COMPLESSO PRENURAGICO DI MONTE BARANTA

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IL COMPLESSO PRENURAGICO DI

MONTE BARANTA

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Il complesso megalitico di Monte Baranta

Gli scavi e le ricerche

Sconosciuto al Nissardi, che pure aveva indagato con molta cura il territorio di Olmedo, ed assente anche nell’Elenco degli Edifici Monumentali del 1922, il complesso di Monte Baranta sembra compa- rire per la prima volta (1958) nella carta dell’Istituto Geografico Militare con il nome di Nuraghe Su Casteddu.

La prima descrizione della muraglia e del recinto-torre – ma senza alcun cenno alla presenza del circolo sacro e dei menhir – si deve a E.

Contu (1962), che attribuisce il monumento ad epoca nuragica ed in particolare, per la singolarità della sua struttura, ai nuraghi “abnormi”

o “pseudonuraghi” – ora denominati protonuraghi o nuraghi a corri- doio/i – che in quegli anni si andavano scoprendo in tutta l’Isola in numero sempre crescente .

Successivamente, l’individuazione dell’area sacra e dell’abitato e il ritrovamento di un frammento fittile di cultura Monte Claro (Moravetti 1978), oltre alla constatazione che la tecnica costruttiva del recinto-torre e della muraglia erano totalmente differenti rispetto a quella riscontrata in tutti i nuraghi schedati e rilevati del territorio di Olmedo, hanno reso indi- spensabile l’indagine stratigrafica al fine di chiarire i molteplici problemi legati alla funzione e alla cronologia del complesso monumentale.

Gli scavi, condotti da chi scrive negli anni 1979-80, hanno interes- sato il recinto-torre, due capanne dell’abitato e, solo parzialmente, l’a- rea sacra. Le ricerche hanno consentito di attribuire il complesso megalitico all’Età del Rame, e più in particolare ai tempi della cultura di Monte Claro (2500-2200), confermando quanto era già emerso nelle indagini condotte a Monte Ossoni-Castelsardo (Moravetti 1978), ove una muraglia, meno grandiosa ed articolata di Monte Baranta, presen- tava uguale dispositivo topografico.

Da allora ad oggi sono sempre più numerose le muraglie megaliti- che che si vanno segnalando in varie parti dell’Isola, e soprattutto nelle regioni centro-settentrionali.

Purtroppo, ad eccezione dei limitati interventi di Monte Ossoni e di Monte Baranta niente altro è stato fatto per meglio chiarire aspetti cul- turali e cronologici legati all’insorgere delle grandi muraglie. Per que-

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Fig. 25. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: veduta aerea.

sto, mentre in passato ogni muraglia era “nuragica”, ora avviene il con- trario: ogni muraglia è di cultura Monte Claro !

La diffusione delle fortificazioni megalitiche non è un fenomeno esclusivo della Sardegna, ma è diffuso in tutto il Mediterraneo e nell’Europa atlantica. Infatti, a partire dalle fasi finali del Neolitico e per tutta l’Età del Rame – a testimoniare, probabilmente, il diffuso stato di conflittualità seguito alla scoperta dei metalli – si avverte una esigenza di difesa che è attestata, a volersi limitare agli esempi più noti, nelle fortificazioni della penisola iberica (Los Millares, Zambujal, Villanova Sao Pedro), nei villaggi fortificati della Francia (Chateau Lebous, Boussargues, Montijau, Cambous, etc.), etc.

Il complesso di Monte Baranta, così perfettamente definito nei suoi aspetti civili, “militari” e religiosi (manca, per ora, quello funerario) sembra mostrare, più di ogni altro, il senso di insicurezza che spinge- va le genti Monte Claro a stanziarsi talora sulle alture e ad integrare le difese naturali con poderose strutture megalitiche, includenti vaste superfici e legate a criteri di difesa dinamica. E mentre si raccorda ad ideologie precedenti (menhir e circoli megalitici della cultura di Fig. 26. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: veduta aerea prima degli scavi (1975).

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Fig. 27. Veduta aerea dell’altura ove sorge il complesso megalitico di Monte Baranta.

Fig. 28. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: veduta aerea.

Ozieri) sembra preludere per il modulo di scelta topografica, per la visione strategica di controllo del territorio e per alcune soluzioni architettoniche, al sorgere dei protonuraghi – del Bronzo antico-medio – per poi divenire il connotato saliente dell’età nuragica.

Con Monte Baranta ci troviamo – probabilmente – nella fase che precede immediatamente la nascita e la diffusione dei protonuraghi (o nuraghi a corridoio/i), la cui genesi si può cogliere nello stesso recin- to-torre, per gli ampi corridoi e per la tendenza “a chiudere”.

Da segnalare che una struttura analoga al recinto-torre di Monte Baranta – ma con un solo ingresso, una nicchia nel cortile, fronte ret- tilinea e lati ortogonali – è stata individuata nel territorio di Bortigiadas, in località Fraicata (Moravetti 1998).

I risultati delle ricerche condotte a Monte Baranta hanno consentito di tracciare un quadro più articolato e composito della cultura di Monte Claro – nota fino ad allora soprattutto attraverso la produzione vascola- re e per le caratteristiche tombe ipogeiche a pozzetto del Cagliaritano – e di inserire la Sardegna nel più vasto contesto europeo dell’Età del Rame.

Fig. 29. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta. Veduta aerea: par- ticolare del recinto-torre.

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L’importanza del complesso megalitico di Monte Baranta, sia in ambito insulare che extrainsulare, è ampiamente documentata nella let- teratura archeologica: basti per tutti la presenza della planimetria gene- rale del complesso monumentale di Olmedo, a corredo della voce Monte Claro, nel prestigioso Dizionario della Preistoria, diretto da A.

Leroi-Gourhan e pubblicato dall’Einaudi per l’edizione italiana, oppu- re la descrizione del monumento ad opera di un archeologo illustre come Jean Guilaine nel volume La mer partagée, 1991

Ubicato sul margine SE dell’altopiano trachitico di Monte Baranta, a dominio di brevi vallate, a Sud-Est, e dell’ampia pianura che si estende verso Sud-Ovest fino al golfo di Alghero, il complesso megalitico di Monte Baranta è costituito da una sorta di recinto-torre e da una podero- sa muraglia – lievemente staccata da quello e in posizione più elevata – che racchiude un gruppo di capanne quadrangolari separandole dall’area sacra, segnata da menhir e da un circolo megalitico, oltre il quale sembra estendersi, verso Nord-Nordovest, un abitato di vaste dimensioni e di dif- ficile lettura a causa della fitta vegetazione arbustiva che lo ricopre.

Fig. 30. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: veduta aera del recinto-torre. In secondo piano un tratto della muraglia megalitica.

Il recinto-torre

Il recinto-torre, situato sul margine della scarpata, ha pianta a forma di ferro di cavallo (m 20,65 di corda; m 15,30 di saetta; superficie mq 380,80) con le estremità sul profilo dell’altura e lato rettilineo, ad Est, totalmente sprovvisto di muratura perché difeso naturalmente da uno scosceso dirupo.

La muratura esterna è data da grandi lastroni poligonali, in trachite, sovrapposti in modo irregolare e commessi con grosse zeppe di rincal-

Fig. 32. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: il recinto-torre visto da NO.

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zo. All’interno, invece, i massi sono di minori dimensioni, sbozzati con maggiore cura e disposti a filari orizzontali piuttosto regolari. Lo spes- sore murario, a due paramenti (esterno ed interno) riempiti da piccole pietre, varia da un minimo di m 4,15, nell’estremità Sud, ad un massi- mo di m 6,50 nel lato Nord-Ovest. L’altezza media residua, di m 3,45, non si dovrebbe discostare di molto da quella originaria, sia perché un elevato maggiore non appare giustificato da crollo visibile sul terreno, sia per il fatto che una tale opera muraria – costruita da pareti unite da un riempimento di pietrame senza alcun elemento intermedio di rac- cordo e per questo soggetta alle spinte provenienti dall’interno – non poteva consentire murature troppo alte.

Due ingressi, a Nord e ad Ovest, introducono in corridoi coperti con grandi lastroni che attraverso porte architravate immettono in un ampio cortile a cielo aperto.

L’ingresso Ovest, di luce rettangolare (alt. m 2,10; largh. m 1,20), è delimitato in alto da un poderoso architrave di forma poligonale (m 1,08x0,72) che poggia di misura sugli stipiti ed è a sua volta sormon- tato da una pietra ancora più grande (spess. m 1,07), ad indicare la tota- le assenza di una qualsiasi preoccupazione di natura statica che in età nuragica verrà risolta con i finestrini di scarico.

Fig. 33. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: veduta assono- metrica del recinto-torre.

Il corridoio che segue, di forma rettangolare (lungh. m 5,80; largh.

m 1,10/1,20; alt. 2,10/1,85), con soffitto costituito da 4 grandi lastroni e pavimento dato dal piano roccioso irregolare, sbocca nel cortile per una porta rettangolare (alt. m 2,10; largh. m 1,20) munita di architrave (1,50x0,72 di spessore).

L’ingresso Nord, ugualmente a luce rettangolare (alt. m 1,73; largh.

m 1,20) e con architrave (1,55x0,38x0,88 di spessore), introduce in un corridoio a sezione quadrangolare (lungh. m 4,80; largh. m 1,15; alt. m 2,12) e con soffitto ora coperto da tre lastroni: il quarto, che fungeva

Fig. 34. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: recinto-torre.

Particolare dell’ingresso Ovest.

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da architrave alla porta che introduceva direttamente nel cortile, giace- va nel punto di caduta ma è stato rimesso nella sua posizione origina- ria nel corso dei lavori di restauro del 1992.

Il cortile, di forma semiellittica, per le sue dimensioni di pianta (corda m 12,60; freccia m 9,75; superficie mq 191,30) non poteva avere alcun tipo di copertura. All’interno di questo spazio, una rudi- mentale scaletta, ricavata nei filari a vista della parete Sud-Ovest, svol- gendosi a cielo aperto conduce alla sommità del muro, e più precisa- mente ad una sorta di cammino di ronda (largh. media m 1,50) che gira, per circa 6 metri, fino alla piattabanda del corridoio Ovest dove sembra interrompersi, raggiungendo la larghezza di m 1,90 con uno spalto di m 1,20 di altezza e m 3,90 di spessore. Dal momento che que- sto cammino di ronda non compare in tutto il perimetro della costru- zione e che lo spalto per il suo spessore non consentiva di vedere o col- pire chi eventualmente fosse alla base del muro e non era quindi fun- zionale alla difesa, almeno nel senso tradizionale, con ogni probabilità sia la scala che lo stesso cammino di ronda doveva essere in funzione di eventuali strutture lignee impiantate sullo spessore murario, il quale, Fig. 35. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: recinto-torre. Il cortile prima degli scavi.

Fig. 36. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: recinto-torre. Il cortile prima degli scavi.

Fig. 37. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: recinto-torre. Il cortile dopo gli scavi.

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Fig. 39. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: recinto-torre. Il cortile dopo gli scavi.

Fig. 38. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: recinto-torre. Il cortile prima degli scavi.

proprio in quel punto, raggiunge la massima dimensione. D’altra parte, soltanto l’esistenza di strutture lignee consente di giustificare la mode- sta altezza ipotizzata per l’edificio e lo spessore veramente eccessivo del muro, entrambi poco adatti, da soli, alla difesa di una costruzione che proprio a tal fine era stata concepita così grandiosa e in posizione strategica privilegiata. Si pensi, inoltre, che la superficie delle muratu- re allo svettamento risulta di mq 189,5, vale a dire di poco inferiore a quella dello stesso cortile (mq 191,30).

Nella parete interna dell’edificio, ad Ovest, è presente parte di una sorta di vano-nicchia sopraelevato di m 1,80 dal suolo, ora in gran parte rovinato e per questo di difficile comprensione sia nella forma che nella sua funzione, mentre a Nord, nel tratto che si trova al di sopra del corridoio, si nota una parete a filari che si stacca rispetto al piano di svettamento dello spessore murario, quasi a formare una torretta a difesa dell’ingresso esterno.

Il pavimento del cortile è costituito dalla roccia naturale, per lo più irregolare e solo parzialmente spianata; solo in qualche tratto, ove il Fig. 40. Olmedo, complesso megali-

tico di Monte Baranta: recinto- torre. Particolare della scala e del camino di ronda.

Fig. 41. Olmedo, complesso megaliti- co di Monte Baranta: recinto-torre.

Corridoio Ovest con scavo dei clan- destini.

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dislivello era maggiore, si è normalizzato il piano di calpestio con delle pietre.

Prima dell’intervento il recinto-torre presentava gli ingressi ai corri- doi in parte obliterati dal crollo che nel corridoio Nord aveva ostruito l’accesso al cortile, mentre in quello Ovest lo stesso accesso era stato intenzionalmente chiuso dal pastore che poteva così disporre di un vano rettangolare di m 6x1,10: il cortile era completamente invaso da una fitta vegetazione arbustiva.

Sufficientemente nitido il quadro culturale emerso dalla esplorazio- ne del recinto-torre: infatti, mentre nel corridoio Nord e nel cortile sono stati rinvenuti copiosi materiali, ma in strati sconvolti e confusi, nella parte più vicina all’ingresso esterno del corridoio Ovest si è potu- ta rilevare la seguente sequenza stratigrafica, dall’alto verso il basso:

I strato. Spessore cm 8: terra umifera di colore nocciola molto scuro. Sterile.

II strato. Spessore cm 13-15: terra sciolta e di colore bruno scuro con poche pietre di piccole dimensioni. La ceramica è abbondante e presenta frammenti di ciotole, tazze carenate, olle con orlo ingrossato a cordone, tegami a basse pareti, etc. Vi sono, inoltre, alcuni frammenti di ceramica decorata a pettine.

III strato. Spessore cm 5: terra compatta e di colore bruno scuro. Scarsi frammenti ceramici del tipo di quelli rinvenuti nello strato precedente.

IV strato. Spessore cm 13: terra di colore bruno scuro, dura e com- patta, con qualche piccola pietra. Questo strato è caratterizzato dalla pre- senza quasi esclusiva di ciotole e tazze monoansate, per lo più troncoco- niche o a sezione di sfera, che si trovano in numero considerevole sia integre che frammentarie. Queste forme ceramiche trovano confronto con analoghi reperti rinvenuti in contesti isolani del Bronzo Antico.

V strato. Spessore cm 5-8: terra di colore bruno molto scuro, dura e compatta. Insieme e alcuni frammenti di fittili atipici e di piccole dimensioni sono stati rinvenuti scarsi frammenti ceramici di Cultura Monte Claro, quanto è rimasto della ripulitura del vano effettuata nel momento di riutilizzo del corridoio.

Lo scavo ha inoltre consentito di accertare che nella fase di fre- quentazione dell’edificio relativa allo strato IV, la porta d’ingresso esterna di questo corridoio venne obliterata in modo da ottenere una camera rettangolare raggiungibile esclusivamente dal cortile: esatta- mente con le stesse finalità del pastore in tempi recenti, ma con ingres-

Fig. 42. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: recinto-torre.

Corridoio Ovest in fase di scavo (strato IV).

Fig. 43. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: recinto-torre.

Corridoio Ovest in fase di scavo (strato IV),.

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Fig. 44. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: recinto-torre.

Materiali ceramici provenienti dal corridoio Ovest (strato IV).

si scambiati ! Pertanto l’accesso al cortile doveva avvenire attraverso il corridoio Nord che, forse, proprio per questa sua destinazione di pas- saggio, presenta il deposito archeologico totalmente sconvolto.

Nel corridoio Nord e nel cortile, oltre alla ceramica Monte Claro, nuragica e del tipo strato IV, sono stati rinvenuti vari fittili di età roma- na a documentare una frequentazione sporadica del monumento anche in età storica.

Dal cortile proviene una singolare lama, in bronzo o in rame, a punta arrotondata e con foro per ribattino (lungh. cm 13; largh. cm 2,5/1,5;

spess. cm 0,2).

La muraglia e l’abitato

A poco più di un centinaio di metri a Nord-Ovest del recinto-torre sopra descritto, ma in situazione leggermente più elevata, si trova un breve ripiano roccioso, marginato per due terzi del suo perimetro da un modesto dislivello e difeso da una poderosa muraglia in opera poligo-

Fig. 45. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: veduta aerea della muraglia e del circolo sacro con menhir.

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Fig. 46. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: particolare della muraglia.

Fig. 47. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: ingresso della muraglia.

nale nell’unico tratto aperto e quindi vulnerabile. Il dispositivo di dife- sa era poi completato dallo stesso recinto-torre che dalla sua posizio- ne, sul profilo dell’altopiano, poteva guardare direttamente sul territo- rio sottostante – cosa, questa, impossibile dalla muraglia – e poteva inoltre controllare agevolmente gli accessi al bastione naturale sprov- visto di muro. Questa muraglia presenta andamento rettilineo (lungh.

m 97), da Nord a Sud, per gran parte del suo tracciato per poi piegare verso l’interno – seguendo il profilo della roccia – nell’estremità meri- dionale. E’ costruita con la stessa tecnica muraria del recinto – a para- menti riempiti di pietrame – e si conserva per una altezza massima di m 3,00 ed una minima di m 1,48, mentre lo spessore medio è di m 3,75 e quello massimo, in prossimità dell’ingresso, risulta di m 5,00.

All’interno della cinta muraria si accedeva attraverso un’unica porta (alt. residua m 1,70; largh. m 0,65) che tagliava lo spessore murario nell’estremità settentrionale, a pochi metri dal dirupo, ed introduceva in un corridoio rettangolare (lungh. m 5,10; largh. m 0,90; alt. m 1,60);

gli architravi e i lastroni di copertura sono attualmente rovesciati sul terreno.

Fig. 48. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: abitato all’interno della muraglia. Particolare della capanna 2 in fase di scavo.

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Appena superato il corridoio d’ingresso, nella parete destra della muraglia è presente una scala a vista analoga a quella del recinto-torre:

è stata ottenuta appoggiando alla parete un muro costituito da un solo filare e a profilo scalare.

A causa del crollo della parte alta della muraglia non è possibile pre- cisare se questa scala portasse ad un cammino di ronda – del quale non vi è alcuna traccia in tutta la lunghezza della fortificazione – oppure

Fig. 49. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: abitato all’interno della muraglia. Pianta della Capanna 1.

direttamente sullo spessore murario.

Nell’area delimitata dalla muraglia, fra il pietrame e la vegetazione arbustiva si distinguono nettamente i muri rettilinei, talora con profilo absidato, di numerose capanne dell’abitato. Nel corso degli scavi sono state esplorate due di queste capanne, e in ambedue, insieme a scarsa industria litica è stata rinvenuta esclusivamente ceramica di cultura Monte Claro.

La Capanna 1, quasi al centro del pianoro, presenta pianta rettango- lare (m 5,82x6,40) con apertura ad Est e tracce di tramezzo. Il muro perimetrale si conserva per una altezza massima di m 0,80 ed è costi- tuito da blocchi ortostatici in doppia fila (spess. m 1,14): il piano pavi- mentale poggia su un vespaio di piccole pietre (spess. m 0,20/0,30).

La Capanna 2 è ubicata, invece, nell’estremità Sud-Est del villaggio e ha pianta quadrangolare (m 3,62x2,68), delimitata da una sola fila di blocchi trachitici (alt. m 0,62) e con pavimento lastricato da pietre di piccole e medie dimensioni.

Fig. 50. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: veduta aerea della muraglia e del circolo sacro con menhir.

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Fig. 51. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: il circolo sacro prima degli scavi.

Fig. 52. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: il circolo sacro in fase di scavo.

Area sacra

All’esterno, quasi al centro e a pochi metri dalla muraglia, si trova un circolo megalitico formato da una ottantina di lastroni di varie dimensioni a circoscrivere uno spazio circolare del diametro di circa 10 metri. Alcune di queste pietre, in gran parte spezzate ed attualmen- te tutte rovesciate, mostrano chiaramente di essere state dei menhir.

Nel profilo esterno del circolo, a Nord, vi è un menhir rovesciato e spezzato in due parti (lungh. residua m 2,05), mentre un’altra pietra fitta di maggiori dimensioni (lungh. m 3,95), ugualmente atterrata, si trova staccata di una decina di metri a Nord-Ovest. La ripulitura di un ampio tratto di terreno tutt’intorno a quest’ultimo menhir ha consenti- to di liberare un’area rocciosa perfettamente spianata – una specie di piccola piazza ! – e di provare che il monolito non è stato mai eretto.

Infatti, quello che in un primo momento era sembrato l’alveolo con ancora in situ il tacco del menhir (Moravetti 1981) che si supponeva spezzato alla base, in seguito ad un intervento dei clandestini che hanno rimosso – alla ricerca di qualche tesoro ! – quella che era sem-

Fig. 53. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: menhir fra le lastre del circolo sacro.

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Fig. 54. Olmedo complesso megalitico di Monte Baranta: area sacra. Il gran- de menhir prima degli scavi. Si noti l’incavo e la nervatura longitudinale di manovra.

Fig. 55. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: il grande menhir dopo la ripulitura del piano roccioso perfettamente spianato.

Fig. 56. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: il grande menhir.

In primo piano il particolare dell’alveolo ancora in fase preparazione per contenere il tacco del monolito prima dell’intervento dei clandestini.

Fig. 57. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: il grande menhir.

In primo piano il particolare dell’alveolo ancora in fase di preparazione per contenere il tacco del monolito, dopo l’intervento dei clandestini.

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Fig. 58. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: accettine litiche dalla capanna 2.

Fig. 59. Olmedo, complesso megalitico di Monte Baranta: spatola (?) in rame o bronzo dal cortile del recinto-torre.

brata la parte inferiore del menhir, altro non era che il riquadro inciso nel piano roccioso per preparare l’alveolo ove conficcare il monolito.

Inoltre, va detto che lo stesso menhir appare non ancora rifinito come rivela una nervatura longitudinale di manovra – insieme ad un incavo in prossimità della base – da sbozzare successivamente.

I sondaggi effettuati all’interno del circolo hanno restituito pochi materiali e di scarso interesse, ma tutti riferibili alla cultura di Monte Claro che appare esclusiva anche nel corridoio della muraglia.

In conclusione, si può dire che il complesso di Monte Baranta venne costruito ai tempi della cultura di Monte Claro, nell’Età del Rame, e fu abitato per un periodo piuttosto breve come sembrano attestare sia la scarsa quantita di materiali riferibili a questa prima fase di occupazio- ne, sia quel senso di misteriosa incompiutezza che si avverte soprat- tutto nell’area sacra.

Il sito venne poi frequentato durante il Bronzo Antico – limitata- mente al recinto-torre – e quindi in misura più sporadica in età nuragi- ca e romana.

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