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LA PITTURA FIORENTINA NELLA PRIMA META DEL SECOLO PAOLO UCCELLO

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Academic year: 2022

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LA PITTURA FIORENTINA NELLA PRIMA META’ DEL SECOLO PAOLO UCCELLO

Paolo di Dono detto Paolo Uccello, è incerta l’origine del suo soprannome, secondo Vasari deriva dal suo interesse per i volatili, che si dilettava a rappresentare insieme ad altri animali feroci e fantastici. Fu allievo di Lorenzo Ghiberti.

Appartiene alla prima generazione di artisti fiorentini del Quattrocento, coetaneo di Masaccio, e del Beato Angelico.

Nella sua espressione artistica l’impostazione dello spazio, come rappresentazione razionale dell’habitat umano è un elemento ormai acquisito in seguito alle grandi scoperte brunelleschiane.

Quindi ciò che bisogna analizzare è come la prospettiva sia espressione del proprio mondo, cioè se è vero che la prospettiva serve a dare ordine razionale alla realtà, ciascuno di noi possiede un diverso modo di porsi con la stessa realtà, dandole il proprio ordine razionale.

La sua formazione è tardo gotica, inizia la sua attività nel 1425 lavorando a Venezia, dove esegue cartoni per vetrate e mosaici nelle basilica di San Marco, è importante questo soggiorno veneziano, in quanto il mosaico gli insegna l’accostamento dei colori senza passaggi e l’astrazione delle forme.

Tornato a Firenze all’inizio degli anni trenta del Quattrocento, è attratto dalla tecnica della prospettiva usata da Brunelleschi Masaccio e Donatello. E’ da qui che inizia a studiare dettagliatamente nelle suo opere l’applicazione della prospettiva.

La prospettiva serve a Paolo Uccello per realizzare volumi cristallini,

geometricamente esatti, ad essi riduce la realtà, spogliandola della sua apparenza e trovandone piuttosto la forma immutabile.

Il Vasari lo descrisse timido, ingenuo, chiuso in se stesso, amante degli animali al punto da dipingerne ogni sorta perché la povertà gli avrebbe impedito di averli veri. Lo descrisse assorto secondo il Vasari in inutili studi prospettici, dalle sue descrizioni dice che spesso l’artista passava tutta la notte al tavolo da lavoro, per trovare i termini della prospettiva.

Il Vasari inoltre lo criticava per aver dato ai campi il colore azzurro, alle città il colore rosso, cioè per aver dato agli edifici il colore che a lui piaceva di più e non quello naturale reale. Il Vasari era un sostenitore della teoria della verosimiglianza, quindi della rappresentazione fedele alla realtà delle cose.

Solo nel nostro secolo, superato il pregiudizio dell’arte come imitazione della natura, si è potuti giungere ad una rivalutazione di questo artista, fino a vederlo come un precursore della pittura metafisica , una delle più importanti correnti artistiche moderne, che vuole esprimere ciò che è oltre l’apparenza fisica, ossia l’essenza intima della realtà, vuole andare al di là dell’esistenza sensibile.

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Monumento equestre a Giovanni Acuto affresco su tela 1436, Duomo, Firenze Nel 1436 nella navata sinistra del Duomo di Firenze esegue ad affresco il Monumento equestre a Giovani Acuto.

Giovanni Acuto era un condottiero inglese, dal nome italianizzato che aveva guidato i fiorentini nella vittoriosa battaglia di Cascina contro i Pisani.

E’ un monumento equestre in pittura, i committenti avevano chiesto all’artista di

dipingerlo in terra verde, come se fosse di bronzo, per accentuarne la somiglianza con una scultura.

Tuttavia il colore verdastro usato da Paolo Uccello per la scarsa somiglianza con il bronzo e perché esteso anche al piano d’appoggio, contribuisce a rendere irreale la rappresentazione.

L’intera composizione è inscritta in un rettangolo, diviso verticalmente e orizzontalmente da due linee che idealmente si incrociano al centro, le forme

principali del cavallo sono inscrivibili in un cerchio, le zampe si dispongono secondo le direttrici diagonali.

Alla geometria piana si aggiunge quella solida la figura del cavallo acquista volumetria tramite il colore e le fasce dei finimenti sui quali si dispongono le borchie

ornamentali semisferiche.

La prospettiva è duplice il basamento visto dal basso e il gruppo equestre più in alto, posizionato all’altezza dello spettatore.

L’imponente cavaliere è rappresentato come una statua e mostrato di profilo, mentre il sarcofago e i mensoloni sono rappresentati con un forte scorcio dal basso, coincidono con il punto di vista dello spettatore.

Ci sono due punti di vista, due prospettive indipendenti per ciascun oggetto o gruppo di oggetti, in questo caso il basamento e il cavallo con il condottiero, questa è una caratteristica dell’artista, che ha lo scopo di esprimere il significato di irrealtà astrazione, assoluta precisione prospettica e geometrica.

Nel cavallo e nel pensieroso e assorto cavaliere, si evidenziano i vari volumi per via della luce e delle ombre.

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Monumento equestre a Giovanni Acuto affresco su tela 1436

La battaglia di San Romano

Paolo Uccello riceve la commissione per tre grandi pannelli in cui rappresentare La battaglia di San Romano, queste tavole erano destinate ad una sala dell’antica residenza fiorentina della famiglia Medici.

La battaglia rappresentata nel dipinto è un fatto realmente accaduto il 1° giugno del 1432 presso la Torre di San Romano nella Valdessa Toscana, fu uno scontro tra le truppe fiorentine e quelle senesi.

I pannelli erano tre:

1) quello di sinistra collocato oggi alla National Gallery di Londra rappresenta Tolentino con i soldati fiorentini che si lancia contro le truppe senesi. Tuttavia osservando l’opera la battaglia sembra più un torneo cavalleresco, una

rappresentazione teatrale, uno spettacolo di stendardi, armature, cavalli e cavalieri.

Nella rappresentazione non si percepisce il senso di una vera battaglia di uno scontro violento. I guerrieri si affrontano con i loro cavalli, come automi, tutto è immobilizzato, se si osservano le zampe sollevate dei cavalli sembrano non debbano più ricadere a terra. I cavalieri non hanno quasi niente di umano completamente coperti dalla loro armature, ne nascondono qualsiasi fattezza umana sembrano

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macchine metalliche, e anche quando sono a viso scoperto le figure risultano inespressive.

Il luogo dello scontro ha le caratteristiche di un palcoscenico, sul fondo è delimitato da cespugli di rose e di aranci.

Tolentino è rappresentato su un cavallo bianco e impugna lo scettro del comando, dietro di lui vediamo il suo scudiero dai capelli biondi che cavalca imperturbabile in mezzo alla battaglia, ha la testa scoperta e porta l’elmo in mano.

Sul suolo vediamo le armi, i corpi dei soldati disarcionati, le lance spezzate, il tutto rappresentato con un preciso metodo prospettico, e questi elementi vanno a definire un chiaro reticolo prospettico.

2) Il Pannello Centrale oggi conservato nella Galleria degli Uffizi rappresenta

Tolentino che disarciona il condottiero nemico, in questa rappresentazione i fanti e i cavalli sono disposti secondo uno schema semi circolare, tagliato a metà dalla linea orizzontale della lancia che abbatte il comandante senese, il punto di fuga di questo schema prospettico è posto al di sopra del cavallo bianco al centro.

In questa composizione è evidente il disegno di un triangolo con il vertice in basso, costituito dalla lunga asta orizzontale che abbatte il comandante senese, dal corpo di questo obliquo nella caduta, ed infine dall’altra asta obliqua che trafigge un

guerriero già a terra.

Anche i corpi dei soldati , dei cavalli, le lance spezzate , poste al suolo si dispongono secondo un preciso schema geometrico.

Anche in questa scena prevale un senso di stabilità non sembra una battaglia reale, ma un fatto irreale e fantastico, ha ribadire questi concetti vediamo anche le lunghe lance disposte verticalmente, e sullo sfondo dei bellissimi levrieri impegnati

nell’inseguimento della selvaggina.

Tutto concorre a questa astratta proiezione mentale, i colori, le figure umane i cavalli.

Nelle tavole descritte rispettivamente quella di Londra e quella di Firenze, c’è una prospettiva doppia, quella della battaglia e quella dello sfondo campestre, questa duplicità di vedute ci rende ancor più consapevoli della volontà dell’artista di togliere alla scena qualsiasi rapporto con la realtà.

3) Nel terzo pannello oggi conservato a Parigi nel Museo del Louvre è rappresentato un altro condottiero fiorentino in un tripudio di bandiere, lance, armature, dai colori brillanti dalle finiture precise.

In pratica Paolo Uccello si serviva della prospettiva, secondo un metodo del tutto personale, che partendo dalla realtà, giungeva ad una rappresentazione astratta, precisa nella composizione, ma talmente irreale da sembrare fiabesca e innaturale.

In questo scenario della Battaglia di San Romano, i personaggi, gli animali, appaiono privi di emozioni e di sentimenti, appaiono come precise forme geometriche, essenziali dai colori puri, il tutto definito da una ferrea intelaiatura prospettica.

Paolo Uccello non ha rappresentato la drammaticità di una battaglia, ma ha creato una rappresentazione cavalleresca dall’atmosfera astratta e fiabesca.

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Quindi una vicenda storica viene trasformata in una fiaba, questo dimostra il legame tra l’artista e la cultura tardogotica e cortese, come nei dipinti del gotico internazionale il paesaggio, nei tre pannelli della battaglia, non degrada verso l’orizzonte, che infatti non è rappresentato, come non vediamo neanche il cielo.

Paolo Uccello non vuole rappresentare la realtà, e come l’uomo si relazione ad essa con le sue emozioni come faceva Masaccio, la sua è una pittura più difficile, destinata a committenti più illustri attratti dal mondo fiabesco e aristocratico

rappresentato dall’artista.

Primo Pannello

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Secondo Pannello

Terzo Pannello

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