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Il counseling sistemico pluralista

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Academic year: 2022

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(Tratto da: Il Counseling Sistemico Pluralista Edelstein, Erickson 2007)

Definizione di Counseling

“Il counseling è una professione d’aiuto che, attraverso la relazione fra professionista e cliente (individuo, famiglia o gruppo), mira a facilitare processi di cambiamento, a rinforzare percorsi evolutivi e a migliorare la qualità della vita, valorizzando sia le risorse sia le relazioni con l’ambiente circostante.

L’evoluzione della Coppia

• Luna di miele: le differenze non rappresentano nessun disturbo, anzi stimolano a desiderare di conoscersi di più. L’altro è perfetto. E’ una fase caratterizzata da un fortissim

fonte di piacere e non si accompagna all’aspettativa di ricevere in cambio; è un periodo pieno di sogni, speranze e fantasie rispetto al futuro, accompagnato da un insaziabile desiderio di condividere ogni momento.

• Conflitti di potere: le differenze iniziano a evidenziarsi e a disturbare.

E’ un periodo caratterizzato da conflitti che richiedono una forte capacità di negoziazione. Certe coppie rimangono ferme in questa fase;

alcune si separano, altre ricorr

di mediazione. Il superamento di questa fase è segnato dalla capacità di costruire un insieme che comprende l’intreccio dei bagagli personali di ciascun partner.

• Stabilità individuale: il punto focale torna

partner continua la ricerca della propria identità come processo di maturazione. Ciascuno desidera quindi investire in se stesso e, nel rapporto di coppia, predomina il bisogno di crescita e di sviluppo personale. E’ questa una fase in cui i partner possono allontanarsi e intraprendere strade che conducono alla separazione.

Il Counseling Sistemico Pluralista- Dalla teoria alla pratica

Definizione di Counseling

è una professione d’aiuto che, attraverso la relazione fra professionista e cliente (individuo, famiglia o gruppo), mira a facilitare processi di cambiamento, a rinforzare percorsi evolutivi e a migliorare la qualità della vita, valorizzando sia le

e sia le relazioni con l’ambiente circostante. “

L’evoluzione della Coppia

: le differenze non rappresentano nessun disturbo, anzi stimolano a desiderare di conoscersi di più. L’altro è perfetto. E’ una fase caratterizzata da un fortissimo investimento, dare e consegnarsi è fonte di piacere e non si accompagna all’aspettativa di ricevere in cambio; è un periodo pieno di sogni, speranze e fantasie rispetto al futuro, accompagnato da un insaziabile desiderio di condividere ogni

: le differenze iniziano a evidenziarsi e a disturbare.

E’ un periodo caratterizzato da conflitti che richiedono una forte capacità di negoziazione. Certe coppie rimangono ferme in questa fase;

alcune si separano, altre ricorrono alla terapia oppure, oggi, a percorsi di mediazione. Il superamento di questa fase è segnato dalla capacità di costruire un insieme che comprende l’intreccio dei bagagli personali di

: il punto focale torna ad essere nell’individuo, ogni partner continua la ricerca della propria identità come processo di maturazione. Ciascuno desidera quindi investire in se stesso e, nel rapporto di coppia, predomina il bisogno di crescita e di sviluppo questa una fase in cui i partner possono allontanarsi e intraprendere strade che conducono alla separazione.

Dalla teoria alla pratica di Cecilia

è una professione d’aiuto che, attraverso la relazione fra professionista e cliente (individuo, famiglia o gruppo), mira a facilitare processi di cambiamento, a rinforzare percorsi evolutivi e a migliorare la qualità della vita, valorizzando sia le

: le differenze non rappresentano nessun disturbo, anzi stimolano a desiderare di conoscersi di più. L’altro è perfetto. E’ una o investimento, dare e consegnarsi è fonte di piacere e non si accompagna all’aspettativa di ricevere in cambio; è un periodo pieno di sogni, speranze e fantasie rispetto al futuro, accompagnato da un insaziabile desiderio di condividere ogni

: le differenze iniziano a evidenziarsi e a disturbare.

E’ un periodo caratterizzato da conflitti che richiedono una forte capacità di negoziazione. Certe coppie rimangono ferme in questa fase;

ono alla terapia oppure, oggi, a percorsi di mediazione. Il superamento di questa fase è segnato dalla capacità di costruire un insieme che comprende l’intreccio dei bagagli personali di

ad essere nell’individuo, ogni partner continua la ricerca della propria identità come processo di maturazione. Ciascuno desidera quindi investire in se stesso e, nel rapporto di coppia, predomina il bisogno di crescita e di sviluppo questa una fase in cui i partner possono allontanarsi e

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• Prova di fedeltà: fase contrassegnata dalla continua oscillazione fra due tendenze opposte: autonomia (individuazione) e intimità, fra appartenenza e separazione. Ci si interroga su quanto ciascuno vuole rimanere legato e dipendente dalla relazione. E’ una fase caratterizzata dalla ricerca di novità altrove e, di conseguenza, spesso accompagnata da rapporti intimi esterni.

• Stabilità reciproca: l’energia investita nei conflitti si dissipa e si indirizza verso la costruzione di progetti comuni. Arrivando a questa fase, le coppie sentono di aver costruito un legame profondo di

e di aver raggiunto l’equilibrio desiderat appartenenza.

Tecniche di Lavoro- Approccio strutturale Il joining

Joining significa in inglese “raggiungere” o “congiungersi” e, nel counseling

all’atteggiamento che l’operatore ha nei confronti dei clienti per creare e mantenere con loro un legame, per dimostrare solidarietà e per mettere in risalto le loro forze. Il joining non è quindi soltanto una tecnica, ma è una posizione che

lungo il percorso, all’inizio per facilitare l’ingaggio (necessario per la motivazione al cambiamento), per offrire la sensazione di essere stati ascoltati e capiti, per lanciare il messaggio che si è disposti a lavorare insieme e

Successivamente, durante il percorso di counseling, il joining viene usato per mantenere e sviluppare il rapporto: fra operatore e clienti si crea un’intensa relazione, anche affettiva. Sostiene Minuchin: “se il rapporto

chiudendo la porta, io so che sto in mezzo a loro e che fra un incontro e l’altro mi penseranno”. Il joining è la chiave per creare questa relazione. Mediante questa posizione si costruisce un clima di accogli

non è sinonimo di accoglienza e può comprendere, a sua volta, diverse tecniche.

: fase contrassegnata dalla continua oscillazione fra due tendenze opposte: autonomia (individuazione) e intimità, fra appartenenza e separazione. Ci si interroga su quanto ciascuno vuole rimanere legato e dipendente dalla relazione. E’ una fase caratterizzata dalla ricerca di novità altrove e, di conseguenza, spesso accompagnata da rapporti intimi esterni.

: l’energia investita nei conflitti si dissipa e si indirizza verso la costruzione di progetti comuni. Arrivando a questa fase, le coppie sentono di aver costruito un legame profondo di

e di aver raggiunto l’equilibrio desiderato fra individuazione e

Approccio strutturale

significa in inglese “raggiungere” o “congiungersi” e, nel counseling

all’atteggiamento che l’operatore ha nei confronti dei clienti per creare e mantenere con loro un legame, per dimostrare solidarietà e per mettere in risalto le loro forze. Il joining non è quindi soltanto una tecnica, ma è una posizione che il professionista adotta lungo il percorso, all’inizio per facilitare l’ingaggio (necessario per la motivazione al cambiamento), per offrire la sensazione di essere stati ascoltati e capiti, per lanciare il messaggio che si è disposti a lavorare insieme e a percorrere una strada congiunta.

Successivamente, durante il percorso di counseling, il joining viene usato per mantenere e sviluppare il rapporto: fra operatore e clienti si crea un’intensa relazione, anche affettiva. Sostiene Minuchin: “se il rapporto funziona, la famiglia mi porta a casa con sé;

chiudendo la porta, io so che sto in mezzo a loro e che fra un incontro e l’altro mi penseranno”. Il joining è la chiave per creare questa relazione. Mediante questa posizione si costruisce un clima di accoglienza, di calore e di vicinanza. Tuttavia, joining non è sinonimo di accoglienza e può comprendere, a sua volta, diverse tecniche.

: fase contrassegnata dalla continua oscillazione fra due tendenze opposte: autonomia (individuazione) e intimità, fra appartenenza e separazione. Ci si interroga su quanto ciascuno vuole rimanere legato e dipendente dalla relazione. E’ una fase caratterizzata dalla ricerca di novità altrove e, di conseguenza, spesso accompagnata

: l’energia investita nei conflitti si dissipa e si indirizza verso la costruzione di progetti comuni. Arrivando a questa fase, le coppie sentono di aver costruito un legame profondo di intimità o fra individuazione e

significa in inglese “raggiungere” o “congiungersi” e, nel counseling, si riferisce all’atteggiamento che l’operatore ha nei confronti dei clienti per creare e mantenere con loro un legame, per dimostrare solidarietà e per mettere in risalto le loro forze. Il il professionista adotta lungo il percorso, all’inizio per facilitare l’ingaggio (necessario per la motivazione al cambiamento), per offrire la sensazione di essere stati ascoltati e capiti, per lanciare il a percorrere una strada congiunta.

Successivamente, durante il percorso di counseling, il joining viene usato per mantenere e sviluppare il rapporto: fra operatore e clienti si crea un’intensa relazione, anche funziona, la famiglia mi porta a casa con sé;

chiudendo la porta, io so che sto in mezzo a loro e che fra un incontro e l’altro mi penseranno”. Il joining è la chiave per creare questa relazione. Mediante questa enza, di calore e di vicinanza. Tuttavia, joining non è sinonimo di accoglienza e può comprendere, a sua volta, diverse tecniche.

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Il reframing

Il termine deriva dall’inglese

quindi con “ri-incorniciare”. Questa tecnica si riferisce all’azione dell’operatore per cui viene ridefinita la realtà vissuta e raccontata dal sistema, modificandone in positivo il meta-significato, gettando su di essa una luce tutta diversa e aprendo possibilità. E’

utile distinguere fra: riformulazione, ridefinizione e reframing. La riformulazione ha l’obiettivo di rimandare al cliente il messaggio di ascolto partecipativo, consolidando anche il rapporto tra le persone: permette non soltanto di sentirsi ascoltato e accompagnato, ma soprattutto di verificare la corrispondenza tra ciò che l’operatore ha capito e ciò che il cliente ha detto; consente di avviare una riflessione implicita ed esplicita sui contenuti (Mucchielli, 1996).

La riformulazione può diventare l’eco

l’attenzione con cui l’operatore sta ascoltando o l’intensità del contenuto stesso (Danon, 2000). “Quindi secondo te…”, “vuoi dire che…”

avvio di questa tecnica.

La ridefinizione in positivo ha l’obiettivo di restituire al cliente l’aspetto positivo presente o implicito nei suoi pensieri e sentimenti e permette di mobilitare risorse, di dare speranza o di elevare l’autostima.

A volte, il counselor aggiunge a quanto detto un ele

un significato non ancora riportati dal cliente. Può essere la conferma o il rinforzo di qualche azione riportata come sbagliata o inadeguata e di cui il counselor, invece, illumina conseguenze e aspetti positivi; può anc

ma accompagnata da un leggero cambiamento lessicale che ne modifica il significato. Ad esempio, dal “non potevo fare altro che addormentarmi” al “hai scelto quindi di riposarti”. Può infine essere una vera e propria r

saggio, il bambino incontenibile diventare vivace, e così via.

Il reframing, invece, ha l’obiettivo di modificare la realtà percepita dai clienti e le narrazioni che ne fanno, ampliando gli orizzonti e costruendo una nu

sulla quale sin potrà lavorare nel percorso di counseling.

Osservando le transazioni tra i membri del sistema, il counselor sceglie i dati che faciliteranno la soluzione del problema traducendoli in una nuova narrazione che viene restituita ai clienti. Ad esempio, una coppia si rivolge a un counselor per sanare la ferita originata dalla relazione della donna con un altro uomo

Il termine deriva dall’inglese frame che significa cornice; reframing si può tradurre incorniciare”. Questa tecnica si riferisce all’azione dell’operatore per cui viene ridefinita la realtà vissuta e raccontata dal sistema, modificandone in positivo il significato, gettando su di essa una luce tutta diversa e aprendo possibilità. E’

re fra: riformulazione, ridefinizione e reframing. La riformulazione ha l’obiettivo di rimandare al cliente il messaggio di ascolto partecipativo, consolidando anche il rapporto tra le persone: permette non soltanto di sentirsi ascoltato e accompagnato, ma soprattutto di verificare la corrispondenza tra ciò che l’operatore ha capito e ciò che il cliente ha detto; consente di avviare una riflessione implicita ed esplicita sui contenuti (Mucchielli, 1996).

La riformulazione può diventare l’eco di alcune parole significative per testimoniare l’attenzione con cui l’operatore sta ascoltando o l’intensità del contenuto stesso

“Quindi secondo te…”, “vuoi dire che…” sono tra i possibili canali di

one in positivo ha l’obiettivo di restituire al cliente l’aspetto positivo presente o implicito nei suoi pensieri e sentimenti e permette di mobilitare risorse, di dare speranza o di elevare l’autostima.

A volte, il counselor aggiunge a quanto detto un elemento che suggerisce una visione o un significato non ancora riportati dal cliente. Può essere la conferma o il rinforzo di qualche azione riportata come sbagliata o inadeguata e di cui il counselor, invece, illumina conseguenze e aspetti positivi; può anche presentarsi con una riformulazione, ma accompagnata da un leggero cambiamento lessicale che ne modifica il significato. Ad esempio, dal “non potevo fare altro che addormentarmi” al “hai scelto quindi di riposarti”. Può infine essere una vera e propria ridefinizione: il vecchio può essere saggio, il bambino incontenibile diventare vivace, e così via.

Il reframing, invece, ha l’obiettivo di modificare la realtà percepita dai clienti e le narrazioni che ne fanno, ampliando gli orizzonti e costruendo una nu

sulla quale sin potrà lavorare nel percorso di counseling.

Osservando le transazioni tra i membri del sistema, il counselor sceglie i dati che faciliteranno la soluzione del problema traducendoli in una nuova narrazione che viene ita ai clienti. Ad esempio, una coppia si rivolge a un counselor per sanare la ferita originata dalla relazione della donna con un altro uomo.

che significa cornice; reframing si può tradurre incorniciare”. Questa tecnica si riferisce all’azione dell’operatore per cui viene ridefinita la realtà vissuta e raccontata dal sistema, modificandone in positivo il significato, gettando su di essa una luce tutta diversa e aprendo possibilità. E’

re fra: riformulazione, ridefinizione e reframing. La riformulazione ha l’obiettivo di rimandare al cliente il messaggio di ascolto partecipativo, consolidando anche il rapporto tra le persone: permette non soltanto di sentirsi ascoltato e accompagnato, ma soprattutto di verificare la corrispondenza tra ciò che l’operatore ha capito e ciò che il cliente ha detto; consente di avviare una riflessione implicita ed

di alcune parole significative per testimoniare l’attenzione con cui l’operatore sta ascoltando o l’intensità del contenuto stesso sono tra i possibili canali di

one in positivo ha l’obiettivo di restituire al cliente l’aspetto positivo presente o implicito nei suoi pensieri e sentimenti e permette di mobilitare risorse, di

mento che suggerisce una visione o un significato non ancora riportati dal cliente. Può essere la conferma o il rinforzo di qualche azione riportata come sbagliata o inadeguata e di cui il counselor, invece, he presentarsi con una riformulazione, ma accompagnata da un leggero cambiamento lessicale che ne modifica il significato. Ad esempio, dal “non potevo fare altro che addormentarmi” al “hai scelto quindi di idefinizione: il vecchio può essere saggio, il bambino incontenibile diventare vivace, e così via.

Il reframing, invece, ha l’obiettivo di modificare la realtà percepita dai clienti e le narrazioni che ne fanno, ampliando gli orizzonti e costruendo una nuova configurazione sulla quale sin potrà lavorare nel percorso di counseling.

Osservando le transazioni tra i membri del sistema, il counselor sceglie i dati che faciliteranno la soluzione del problema traducendoli in una nuova narrazione che viene ita ai clienti. Ad esempio, una coppia si rivolge a un counselor per sanare la ferita

(4)

Un rimando del counselor, guardando il marito, potrebbe essere: “

invano a cambiare delle cose tra voi che non funzionavano; disperata, a un certo punto, ha tirato una bomba, il più grosso segnale di richiesta di aiuto che è riuscita a trovare, una sorta di SOS che ha scombussolato il tutto e non poteva più passare inavvertito.

Sembra che ci sia riuscita! Eccovi qui tutti e due disposti a mettervi in discussione, a lavorare sulla relazione per vedere di migliorare quegli aspetti del rapporto che non funzionavano…”.

Obiettivi del counseling sistemico e contesti di intervento

1. Costruire cambiamenti desiderati in situazioni conflittuali e di disagio relazionale, creando sollievo.

2. Facilitare il superamento delle crisi di transizione, permettendo la crescita e lo sviluppo.

3. Agevolare l’elaborazione di eventi traumatici o luttuosi, aprendo lo nuove emozioni.

4. Aiutare nelle scelte e nei processi decisionali ampliando gli orizzonti.

5. Accompagnare processi evolutivi e comunicativi, migliorando la qualità della vita.

Il percorso di counseling

Il primo incontro ovvero la fase di

1. Costruire il legame tra cliente e professionista (l’operatore è anche’esso innanzitutto una persona. Ed è soltanto portando la sua umanità che potrà fare uso di se stesso e co-costruire un contesto professionale e umano al contempo 2. Delineare un progetto di lavoro condiviso con un obiettivo positivo generico

(l’obiettivo generale si costruisce sull’emozione predominante che crea sofferenza, trasformandola in positivo; riguarda i desideri e non il problema)

3. Creare speranza e fiducia nel cambiam

cui l’operatore crede autenticamente, crea speranza: c’è una meta e gli incontri hanno una direzione desiderata)

Un rimando del counselor, guardando il marito, potrebbe essere: “sua moglie ha provato lle cose tra voi che non funzionavano; disperata, a un certo punto, ha tirato una bomba, il più grosso segnale di richiesta di aiuto che è riuscita a trovare, una sorta di SOS che ha scombussolato il tutto e non poteva più passare inavvertito.

i sia riuscita! Eccovi qui tutti e due disposti a mettervi in discussione, a lavorare sulla relazione per vedere di migliorare quegli aspetti del rapporto che non

Obiettivi del counseling sistemico e contesti di intervento

cambiamenti desiderati in situazioni conflittuali e di disagio relazionale,

Facilitare il superamento delle crisi di transizione, permettendo la crescita e lo

Agevolare l’elaborazione di eventi traumatici o luttuosi, aprendo lo

Aiutare nelle scelte e nei processi decisionali ampliando gli orizzonti.

Accompagnare processi evolutivi e comunicativi, migliorando la qualità della

Il percorso di counseling

Il primo incontro ovvero la fase di consulenza

Costruire il legame tra cliente e professionista (l’operatore è anche’esso innanzitutto una persona. Ed è soltanto portando la sua umanità che potrà fare

costruire un contesto professionale e umano al contempo un progetto di lavoro condiviso con un obiettivo positivo generico (l’obiettivo generale si costruisce sull’emozione predominante che crea sofferenza, trasformandola in positivo; riguarda i desideri e non il problema)

Creare speranza e fiducia nel cambiamento (definire un obiettivo in positivo in cui l’operatore crede autenticamente, crea speranza: c’è una meta e gli incontri hanno una direzione desiderata)

sua moglie ha provato lle cose tra voi che non funzionavano; disperata, a un certo punto, ha tirato una bomba, il più grosso segnale di richiesta di aiuto che è riuscita a trovare, una sorta di SOS che ha scombussolato il tutto e non poteva più passare inavvertito.

i sia riuscita! Eccovi qui tutti e due disposti a mettervi in discussione, a lavorare sulla relazione per vedere di migliorare quegli aspetti del rapporto che non

Obiettivi del counseling sistemico e contesti di intervento

cambiamenti desiderati in situazioni conflittuali e di disagio relazionale,

Facilitare il superamento delle crisi di transizione, permettendo la crescita e lo

Agevolare l’elaborazione di eventi traumatici o luttuosi, aprendo lo spazio a

Aiutare nelle scelte e nei processi decisionali ampliando gli orizzonti.

Accompagnare processi evolutivi e comunicativi, migliorando la qualità della

Costruire il legame tra cliente e professionista (l’operatore è anche’esso innanzitutto una persona. Ed è soltanto portando la sua umanità che potrà fare

costruire un contesto professionale e umano al contempo un progetto di lavoro condiviso con un obiettivo positivo generico (l’obiettivo generale si costruisce sull’emozione predominante che crea sofferenza, trasformandola in positivo; riguarda i desideri e non il problema)

ento (definire un obiettivo in positivo in cui l’operatore crede autenticamente, crea speranza: c’è una meta e gli incontri

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Il processo di counseling

1. Cicli di incontri (il processo di counseling si può suddividere in cicli intorno a obiettivi specifici)

2. Verifica (la verifica ha una funzione importante: permette di vedere i cambiamenti. In un percorso illimitato nel tempo, il rischio è di passare automaticamente a lavorare su altro senza la consapevolezza di aver

ostacoli e di aver creato cambiamenti desiderati)

3. Durata del percorso (un percorso di counseling può aver seguito un unico ciclo, due o tre cicli di pochi incontri ciascuno, ma non ci sono regole fisse. La cadenza tra gli incontri può essere setti

La chiusura del percorso di counseling

1. Quando chiudere un percorso di counseling (la risposta sta nei clienti: anche se la chiusura va concordata, la fine di un percorso avviene quando loro lo desiderano) (Il caso di drop-out è uno di quelli in cui può essere utile il confronto con un supervisore. Formulare delle ipotesi su quali circostanze abbiano portato a un drop-out consente di sondare azioni alternative, di mettere in discussio

atteggiamenti del coun

2. Come chiudere un percorso di counseling

clienti di avere maggiore chiarezza sul processo di cambiamento vissuto;

individuare atteggiamenti, azioni o pattern comunicativi e relazionali da mantenere e rinforzare; tracciare futuri scenari possibili e desiderabili

una svolta irreversibile: una sorta di certificazione che attesta la fine o il raggiungimento della meta prefissata)

Il processo di counseling

Cicli di incontri (il processo di counseling si può suddividere in cicli intorno a obiettivi specifici)

Verifica (la verifica ha una funzione importante: permette di vedere i cambiamenti. In un percorso illimitato nel tempo, il rischio è di passare automaticamente a lavorare su altro senza la consapevolezza di aver

ostacoli e di aver creato cambiamenti desiderati)

Durata del percorso (un percorso di counseling può aver seguito un unico ciclo, due o tre cicli di pochi incontri ciascuno, ma non ci sono regole fisse. La cadenza tra gli incontri può essere settimanale, quindicinale, mensile o bimestrale)

La chiusura del percorso di counseling

Quando chiudere un percorso di counseling (la risposta sta nei clienti: anche se la chiusura va concordata, la fine di un percorso avviene quando loro lo desiderano) out è uno di quelli in cui può essere utile il confronto con un supervisore. Formulare delle ipotesi su quali circostanze abbiano portato a un

out consente di sondare azioni alternative, di mettere in discussio nselor, di individuare interventi da evitare)

Come chiudere un percorso di counseling (l’incontro conclusivo permette ai clienti di avere maggiore chiarezza sul processo di cambiamento vissuto;

individuare atteggiamenti, azioni o pattern comunicativi e relazionali da mantenere e rinforzare; tracciare futuri scenari possibili e desiderabili

una svolta irreversibile: una sorta di certificazione che attesta la fine o il raggiungimento della meta prefissata).

Cicli di incontri (il processo di counseling si può suddividere in cicli di incontri

Verifica (la verifica ha una funzione importante: permette di vedere i cambiamenti. In un percorso illimitato nel tempo, il rischio è di passare automaticamente a lavorare su altro senza la consapevolezza di aver superato

Durata del percorso (un percorso di counseling può aver seguito un unico ciclo, due o tre cicli di pochi incontri ciascuno, ma non ci sono regole fisse. La cadenza

manale, quindicinale, mensile o bimestrale)

Quando chiudere un percorso di counseling (la risposta sta nei clienti: anche se la chiusura va concordata, la fine di un percorso avviene quando loro lo desiderano) out è uno di quelli in cui può essere utile il confronto con un supervisore. Formulare delle ipotesi su quali circostanze abbiano portato a un out consente di sondare azioni alternative, di mettere in discussione alcuni

elor, di individuare interventi da evitare)

(l’incontro conclusivo permette ai clienti di avere maggiore chiarezza sul processo di cambiamento vissuto;

individuare atteggiamenti, azioni o pattern comunicativi e relazionali da mantenere e rinforzare; tracciare futuri scenari possibili e desiderabili; marcare una svolta irreversibile: una sorta di certificazione che attesta la fine o il

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