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12° censimento generale della popolazione

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Academic year: 2021

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AI fine di favorire la diffusione e l'utilizzazione dei dati e delle info;mazioni, /'1ST A T autorizza la riproduzione parziale o totale del contenuto del presente volume con la citazione della fonte.

(3)

Capitolo I - Modalità di esecuzione del censimento ed elaborazione dei relativi

risultati ... ... Pago 9

1 - Aspetti generali e normativi

... » 9

1.1-Preme$a ... » 9

1.2-Aspetti innova:tivi nelle modalità di esecuzione ... » 9 2 - I contenuti

2.1 - L'impostazione dei questionari di rilevazione ... .. 2.2 - I quesiti sulle abitazioni e sulle famiglie ... .

2.3 - Strumenti classificatori ... ... ... .... .. 2.4 - Caratteristiche del piano di spoglio ... .

. 3 - Grado di copertura e qualità delle risposte

» » » » » » 12 12 13 14 15 16

Capitolo 11- Accrescimento della popolazione e sua distribuzione geografica ...» 19

1 - Premessa

...

2 - Misure strutturali relative alla popolazione ... ,... ... ..

2.1 - Variazioni della popolazione dal 24 ottobre 1971 al 25 ottobre 1981 ... .. 2.2 - Variazioni della popolazione in rapporto alla densità ... .. 2.3 - Popolazione residente e temporaneamente assente ... .. 2.4 - Popolazione presente .. ... ... . ... .. 2.5 - Variazione della popolazione dei comuni capoluogo e dei comuni conc>ltre 100.000

abitanti dal 1971 al 1981 ... , .. , ... . 2.6 - Popolazione residente dei centri, dei nuclei e delle 'case sparse ... : .... .

2.7 - Distribuzione dei comuni secondo l'ammontare della popolazione ... .

3 - Esame di assieme dei mutamenti insediativi ...

_ ... . 3.1 - Urbanizzazione ... 3.2 - La ripartizione della popolazione per aree di attrazione dei comuni capoluogo di

provincia ... ..

• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 0 . 0 • • • • • • • • • • • • • • • •

Appendice al capitolo Il - Aree di attrazione ... .

(4)

2 - Il meccanismo di sviluppo del patrimonio abitativo ...» 94

3 - Il rapporto tra famiglie e abitazioni ... : ... . » 99

4 - La situazione abitativa nelle aree di attrazione: prime valutazioni complessive » 1 02 5 - Età media delle abitazioni occupate e numero .medio di stanze per abitazione » 1 07 6 - Le abitazioni occupate per figura giuridica del proprietario e per titolo di godimento... ... ...» 109

7 - Le abitazioni non occupate: motivo della non occupazione e tipo di servizi in dotazione ...» 112

8 - Situazione nelle aree di attrazione: coabitazione e affollamento » 113 Appendice al capitolo III - Tav. I - Famiglie per abitazione e stanze per componente, nelle abitazioni complessive e in quelle occupate, al 1971 e al 1981, nelle aree di aHrazione dei capoluoghi di provincia ...» 121

Capitolo IV - Famiglie e convivenze ... . 1 - Considerazioni generali ... . 2 - Le principali caratteristiche strutturali delle famiglie ... . 3 - La situazione al 1981: caratteristiche territoriali ... .. 4 - I "Singoli" ... . » » » » » 147 147 149 153 167 5 - Famiglie, abitazioni e condizione professionale; convivenze ... ... » 169

Capitolo V - Età e stato civile ...» 177

1-Sesso 1.1 - Rapporto dei sessi nella popolazione ... . 1.2 - Confronti internazionali ... ... ... . » » 177 178 2 - Età ... . » 178

2.1 - Distribuzione della popolazione per età ...» 178

2.2 - Rapporto dei sessi nei vari gruppi di età ... ...» 186

3 - Stato civile ... ... . » 188

3.1 - Distribuzione della popolazione residente per stato civile al 1981 e al 1971 ...» 188

3.2 - Stato civile per età e sesso ... ... ... » 189

(5)

limiti ... ...» 197

2 - La popolazione temporaneamente assente dal comune di residenza ...» 200

3 - Popolazione residente per luogo di nascita ...» 202

4 - Gli spostamenti giornalieri per motivo di lavoro e di studio ... .... ...» 205

Capitolo VII - Gli stranieri ... ... . 1 - Un fenomeno emergente ... . 2 - Gli orientamenti del piano di spoglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 - I risultati del censimento ... ... .

.

4 - La qualità dei dati raccolti ... . » » » » » 211 211 211 215 217 5 - Problemi aperti ed indicazioni per il futuro censimento ...» 218

Capitolo VIII - Istruzione...» 221

1 - L'aumento della scolarizzazione in Italia ...» 221

2 - Grado di istruzione e condizione professionale ...» 230

3 - Grado di istruzione per categorie di comuni ... ... . 4 - Titolo di studio, età e professione ... Capitolo IX - Attività, professione e condizione • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • " ' 0 » » » 236 237 253 1 -Considerazioni generali ... ...» 253

2 - PopOlazione attiva e non attiva al censimento del 1981 ...» 257

3 - Popolazione attiva in condizione professionale ... » 262

4 - Popolazione attiva per classe di ampiezza demografica dei comuni italiani ...» 270

(6)

Tavola 5 - Abitazioni in complesso per epoca di costruzionè e figura giuridica del

proprietario ... ,... » 290

Tavola 6 - Abitazioni in complesso per classe di superficie, epoca di costruzione e

provincia » 330

Tavola 7 - Abitazioni occupate (godute da una sola famiglia) per classe di superficie e categoria socio-professionale del capo famiglia al

censi-mento 1981 ... ...» 350

Tavola 8 - Figli conviventi nati negli anni dal 1966 al 1980 per anno di nascita della

madre e regione di residenza ... ... ...» 386

Tavola 9 - Figli conviventi nati nel 1981 per anno di nascita della madre enumero

dei figli conviventi con la màdre, nati prima del 1981 ... ... ... » 400

Tavola 1 O - Figli conviventi nati nel 1981 per anno di nascita della madre e numero

dei figli conviventi con la madre, nati prima del 1981 - Regioni... » 413

Tavola 11 A - Madri con figli conviventi nati tra l'ottobre 1976 e l'ottobre 1981 per classi

di età e condizione all'ottobre 1976 ed al censimento 1981 ...» 426

Tavola 11 B - Madri senza figli conviventi nati fra l'ottobre 1976 e l'ottobre 1981 per

classi di età e condizione all'ottobre 1976 ed al censimento 1981 ...» 428

Tavola 11 C - Madri in totale con e senza figli conviventi nati tra l'ottobre 1976 e l'ottobre 1981 per classi di età e condizione all'ottobre 1976 ed al

censimento 1981 ... ...» 430

Tavola 12 - Popolazione presente negli istituti di prevenzione e pena (detenuti e

simili) per sesso, stato civile e classi di età ...» 432

Tavola 13 - Componenti permanenti nelle convivenze occupati per classe di età,

sesso, ramo di attività economica e posizione nella professione .... ...» 435

Tavola 14 - Confronti tra occupati rilevati con il censimento della popolazione ed

addetti rilevati con il censimento industriale e commerciale ...» 444

Tavola 15 - Popolazione residente in età da 65 anniin poi per sesso, età, stato civile,

(7)

1 - ASPETTI GENERALI E NORMATIVI

1.1 - Premessa

Vi sono svariati modi di effettuare una rela-zione generale sui risultati del censimento della popolazione del 1981. Quello che è stato qui scelto ha inteso scindere gli aspetti riguar-danti i contenuti e la qualità della documenta-zione statistica raccolta dal commento dei principali risultati riguardanti la grande massa di dati che un censimento demografico mette a disposizione a livelli territoriali assai disaggregati.

Pertanto, mentre il presente capitolo esami-na - talvolta sinteticamente (1) - sia problemi connessi con gli aspetti generali e normativi del censimento, sia i suoi contenuti, sia, infine, il grado di copertura e la qualità delle risposte, i restanti capitoli sono rivolti al commento dei risultati ottenuti che, di conseguenza, vanno valutati alla luce delle conclusioni alle quali qui si perviene.

D'altro canto, poiché una relazione genera-le - a motivo della già ricordata massa di notizie raccolte - non può esaminare con uguale grado di analiticità la complessità del quadro nazionale che emerge dalla rilevazio-ne censuaria, speciale accento è stato posto sulle misure dell'accrescimento e della dislo-cazione territoriale della popolazione e delle abitazioni, mentre i restanti risultati, pur essen-do stati trattati nei temi fondamentali, in parti-colar modo per quanto riguarda le problemati-che sociali, non sono stati esaminati in tutti i possibili aspetti che li riguardano. Ciò perché il farlo avrebbe appesantito oltremodo l'esposi-zione, mentre si ha un fondato convincimento che essi possano formare oggetto di indagini specifiche particolarmente mirate.

(*) Relazione di Ornello Vitali, professore ordinario di Statistica economica nella Università "La Sapien-za" di Roma.

(1) Anche perché, in definitiva, tutta una serie di materiale documentaristico attestante i modi di effettuazione del censimento sono già stati pubbli-cati in ISTAT, 12°Censimentogeneraledellapopo_ lazione - 25 ottobre 1981, volo IV, Atti del Censi-mento, Roma, 1987. Si è ritenuto pertanto di evitare inutili duplicazioni.

1.2 - Aspetti innovativi nelle modalità di esecuzione

1.2.1 - È del tutto impensabile che l'impianto organizzativo di una rilevazione quale quella censuaria, per la quale ci si avvale di una ben collaudata esperienza, possa subire a distan-za di dieci anni radicali trasformazioni. È

quindi abbastanza superfluo rilevare che nel 1981 la "macchina" è stata per così dire "montata" seguendo, nelle linee generali, i criteri sperimentati nel più recente passato. È altrettanto vero però - e ciò non deve stupi-re - che numerose sono state le innovazioni: in un quadro organizzativo che si connota per la sua particolare complessità vi è infatti sempre l'opportunità di migliorare, sotto la spinta magari dell'innovazione tecnologica, . aspetti specifici. In questa sede conviene naturalmente dar conto solo delle novità più salienti, di quelle cioè che hanno maggior-mente qualificato il censimento del 1981.

1.2.2 - È il caso di riferire in primo luogo che, nel quadro delle operazioni preparatorie, è stata effettuata un'indagine sperimentale al fine di acquisire utili elementi di conoscenza per la messa a punto del piano organizzativo ed esecutivo del censimento.

L'indagine ha avuto luogo nel mese di no-vembre del 1980 ed ha interessato, in ciascu-na provincia, il comune capoluogo ed un altro comune scelto dall'Ufficio provinciale di Statistica, il che ha in particolare consentito di verificare la rispondenza del questionario che è stato somministrato a 28.500 famiglie campione.

Con questa scarna notizia si condensa l'informazione riportata sugli "Atti del Censi-mento", recentemente pubblicati, e ciò è un peccato giacché sarebbe stato interessante disporre di maggior dettaglio sugli obiettivi e, soprattutto, sull'analisi resa possibile dai ri-sultati conseguiti.

(8)

censi-mento. In passato Jasezione di censimento veniva intesa ,prevalentemente come l'unità territoriale da assegnare ad un r+levatore in modo che potesse procedere adl'assunzione dei dati presso le unità di rHevazione entro i termini fissati, tenuto conto del grado di agglomerazione della popolazione e delle condizioni di viabilità. In occasione del censi-mento del 1981

è

stato chiaramente precisato ai comuni che il ruolo delle sezioni di censi-mento non doveva essere limitato alla funzio-ne prevalentemente strumentale sopra indi-cata, essendo esse destinate a costituire le più elementari unità territoriali di rilevazione utili per aggregazioni successive. L'auspicio . era, in altri termini, che esse potessero assu': mere caratteristiche tali da configurarsi quali entità costitutive sia delle frazioni geografi-che, sia delle circoscrizioni d'ordine ammtni.., strativo, sia infine di tutte le altre eventuali suddivisioni d'ordine vario del territorio co-munale. Dovendo essere inoltre garantita la

comparabtHtà nel tempo del reticolo territo-riale non sono stati posti limiti all'aumento del numero delle sezioni.

Si può affermare a posterioriche l'obiettivo

è

stato solo parzialmente centrato nel senso che - in mancanza di disposizioni più rigide che l'Istituto non poteva forse emanare per non appesantire il lavoro degli Uffici comu-nali, il che avrebbe inoltre comportato la necessità di operare in tempi brevi un P4Ù marcato controllo degli adempimenti curati da detti Uffici - accant<> a comuni che hanno correttamente interpretato le istruzionj im-partite dall'ISTAT ve ne sono stati pr<>babi1-mente altri che avendo magari incontrato qualche difficoltà, hanno finito per riconfer-mare le basi territoriali stabilite in occaslcme dei precedenti censimenti. L'eterogeneità dei comportamenti a livello locale emerge da«a Tab. 1, la quaJe evidenzia sensibili differenze fra le varie regioni nell'incremento del nume-ro delle sezioni tra il 1971 ed il 1981.

Tab. 1 - Ammontare delle sezioni di censimento per regione

REGIONI Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Bolzano-Bozen Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzi Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA 1971 8.553 392 14.231 1.662 .. 870 792 5.506 2.030 3.228 6.281 5.128 1.292 2.332 7.946 1.903 562 5.662 4.085 861 2.944 6.511 1.641 82.760

A dispetto dei limiti dovuti principalmente alla non piena collaborazione dei comuni, va detto che, grazie all'impegno profuso in sede

CENSIMENTO 1981 16.900 993 23.478 2.988 1.224 1.764 12.376 3.681 7.450 14.102 13.664 2.887 4.371 10.303 3.038 . 688 8.32.5 6.075 1.781 4.472 9.250 2.651 149.473 Variaz. % 97,6 153,3 65,0 79,8 40.7 122,7 124,8 81,3 130,8 124,5 166,5 123,5 87,4 29,7 59,6 22,4 47,0 48,7 106,9 51,9 42,1 61,5 80,6

(9)

assai ampia. Permane quindi ed anzi si raffor-za per il futuro l'esigenraffor-za di adoperarsi per migliorare la significatività del reticolo delle sezioni di censimento (2).

1.2.4 - La raccolta dei dati censuari ha tratto grosso beneficio da quanto è stato fatto per attivare una vasta campagna pubbliCitaria ed informativa. Se è azzardato affermare che dalle energie umane e materiali impegnate su questo fronte è dipesa in buona misura la riuscita del censimento, non v'è dubbio che l'azione per la prima volta intrapresa nei confronti dei rispondenti è risultata utile. Con la programmazione di interventi assai incisivi, che scontavano la generale diffidenza ed il cresciuto distacco di una larga massa di cittadini nei confronti delle istituzioni pubbli-che, è stato infatti possibile svolgere un'effi-cace opera di sensibilizzazione delle famiglie.

1.2.5 - Novità di rilievo si sono ancora regi-strate nei criteri seguiti per la selezione dei rilevatori e per la determinazione del loro compenso. Nel primo caso occorre ammette-re che l'aver pammette-revisto di affidaammette-re l'incarico di rilevatore a personale civile della ammini-strazione dello stato, non si è rivelata una buona iniziativa. Le adesioni sono state infatti assai poche forse perché si è omesso di fare pressioni con misure adeguate nei confronti dei pubblici uffici che, infatti, non hanno fornito una fattiva e sollecita collaborazione nella fase di concreta applicazione della norma. Per quanto concerne il pagamento dei rilevatori, in luogo del compenso forfetta-rio previsto dai censimenti precedenti, sono state stabilite delle quote unitarie. Questo criterio, se da un lato ha prodotto effetti positivi (ha in particolare favorito - come si vedrà in seguito - una migliore copertura del censimento), ha, dall'altro, scaricato sui co-muni l'onere del personale addetto al lavoro di organizzazione (sino al 1971 i cosiddetti capi-settore assumevano, sia pure impro-priamente, la qualifica di rilevatore; il l,oro (2) Si veda: G. MARBACH, Indicatori di reddito e consumo in Italia: problemi delle disaggregazioni territoriali, Convegno 1987 della SIS su Informazio-ne ed analisi statistica per aree regionali e subre-gionali, Perugia; A. CORTESE, L'informazione stati-stica per la gestione del territorio, in Sistemi infor-mativi e pianificazione urbanistica, a cura di A. Jatta, B. Ludovisi e A. M. Marinelli, Casa del Libro Editrice, Reggio Calabria, 1981.

(10)

nei confronti degli Enti locali (fornitura dei dati individuali).

1.2.7 - Un più qualificato ricorso alla tecnica campionaria è senza dubbio l'aspetto che ha segnato il censimento del 1981. Si è partiti dalla constatazione che la necessità di noti-zie sintetiche, sotto il profilo dell'analisi terri-toriale e dell'incrocio dei caratteri, sulle prin-cipali caratteristiche strutturali degli universi considerati dalla rilevazione censuaria, an-dava facendosi sempre più pressante, per arrivare alla conclusione che fosse assai utile anticipare la disponibilità di alcuni primi risul-tati. A questo fine, sulla base anche di un preciso suggerimento avanzato dalla Com-missione di studio istituita per l'analisi dei dati censuari, l'ISTAT ha deciso di estrarre un campione del 2% dei fogli di famiglia. I risultati delle elaborazioni che sono state effettuate sulla scorta di tale campione hanno trovato ospitalità in un apposito fascicolo che l'uten-za ha largamente ~pprezzàto.

·1.2.8 - Sul piano strettamente organizzativo va osservato che il decentramento delle ope-razioni relative alla registrazione dei questio-nari di rilevazione ha avuto un impatto assai positivo sui tempi necessari per la cura di tale adempimento. Occorre al riguardo rilevare che esso è stato in primo luogo reso possibile dalla previsione del legislatore. L'art. 40 del D.P.R. 28 settembre 1981, n. 542, recita infatti testualmente: "Per le operazioni di registra-zione e verifica su nastro magnetico delle notizie contenute nei questionari del censi-mento della popolazione e delle abitazioni, l'Istituto centrale di statistica può avvalersi delle regioni, delle province e dei comuni che, avendo disponibilità di idonee strutture informatiche, facciano richiesta all'Istituto medesimo per l'affidamento delle anzidette operazioni". Il criterio del decentramento è in ogni caso stato seguito anche per il materiale registrato a cura dell'lSTAT (circa il 520/0 del totale) per il quale sono stati attivati tre centri ubicati rispettivamente a Roma, Napoli e Bari. 1.2.9 - Sempre dalle disposizioni legislative trae origine l'ultima novità, non certo in ordine di importanza, della quale conviene far cen-no. Si tratta in questo caso dell'art. 2 della Legge 18 dicembre 1980, n. 864, il quale ha previsto che regioni, province autonome e comuni potevano, su richiesta, disporre dei dati relativi alle singole unità di rilevazione. Il rilievo di tale norma è evidente: con essa è

stata in qualche modo innovata la disciplina del segreto statistico - quella per lo meno che si è venuta configurando nella pratica applicazione delle disposizioni di carattere generale tuttora vigenti - consentendo a tali Enti, pur essi evidentemente tenuti al rispetto dei vincoli normativi cui soggiace l'ISTAT, di acquisire informazioni di primaria importan-za ai fini di una migliore conoscenimportan-za delle realtà locali e quindi di un più efficace coordi-namento dell'azione di governo. È bene os-servare che i piani di spoglio elaboratiinsede centrale hanno sempre ampiamente salva-guardato le esigenze conoscitive che si ma-nifestavano con riferimento ad ambiti territo-riali ristretti, come attesta ad esempio la vasta gamma di notizie pubblicate - o comunque rese disponibili - a livello comunale e su bco-munale. Si tratta peraltro di una domanda di dati che va fortemente espandendosi: ben ha operato quindi il legislatore sancendo il dirit-to delle amministrazioni regionali, provinciali e comunali ad effettuare autonome elabora-zioni dei dati censuari. V'è piuttosto da recri-minare sulla mancanza di notizie in ordine alla "ricaduta" delle disposizioni ora richia:.. mate, non soltanto in relazione alla possibilità di misurare la "produttività" delle norme, quanto piuttosto perché sarebbe stato inte-ressante "leggere" i piani di spoglio predi-sposti in sede locale per verificare il loro grado di integrazione con quelli dell'lSTAT e per derivarne informazioni sulle reali.esigen-ze conoscitive degli Enti locali da utilizzare soprattutto nella prospettiva della futura rile-vazione censuaria.

2 - I CONTENUTI

2.1 - L'impostazione dei questionari. di

rilevazione .

Per quanto concerne il "disegno" del que-stionario si può affermare che in linea gene-rale è stata confermata l'impostazione grafica del 1971. È da ritenere che tale decisione non sia stata semplicisticamente influenzata dalla pur ovvia opportunità di far ricorso a soluzio-ni già collaudate, risultando pienamente giu,;;. stificata dalla necessità di mantenere (ermi i punti di riferimento che orientarono le scel-te - quelle sì profondamenscel-te innovative-compiute in occasione della precedente rile-vazione censuaria.

(11)

a) dalla necessità di ricorrere nella massima misura possibile al sistema della precodifica allo scopo di rendere più agevoli - in un quadro organizzativo che ha privilegiato an-cora una volta il decentramento di molte operazioni - le fasi di lavoro connesse alla formazione dell'input per le elaborazioni elettron iche;

b) dall'opportunità - tenuto conto delle di-mensioni che il modello veniva ad assume-re - di ridurassume-re i volumi cartacei nonché !'im-pegno del capo famiglia al quale si è richiesto di compilare un solo esemplare del questio-nario; con il riconfermato accorgimento del "foglio staccabile" si sono infatti rese comun-que disponibili per il comune le notizie ne-cessarie per la revisione dell'anagrafe della popolazione residente che, secondo quanto previsto dalle leggi vigenti, deve essere effet-tuata a seguito di ogni censimento della popolazione.

In particolare, va segnalato che diversa e più razionale sistemazione hanno trovato le "Av-vertenze per la compilazione", il cui contenu-to è stato snellito trasferendo nell'ambito delle varie sezioni del modello talune preci-sazioni volte a chiarire il significato di alcuni termini o l'esatta natura di quesiti più complessi.

Sempre sul piano dell'impostazione grafica ci pare infine di dover dare adeguata eviden-za a due innovazioni, solo apparentemente di modesto rilievo. Si tratta di due definizioni (concernenti, rispettivamente, la famiglia ed il capo famiglia) che si è ritenuto opportuno non confinare nel fascicolo delle istruzioni, normalmente predisposte per gli organi peri-ferici ed in particolare per i rilevatori; esse sono state direttamente inserite sulquestio-nario allo scopo di portarle a diretta cono-scenza dei capi famiglia. Tale accorgimento riflette, nel caso della famiglia, il desiderio di favorire una più precisa individuazione delle unità di rilevazione. Sebbene spetti ai rileva-tori, in occasione della consegna dei questio-nari, il compito di assumere preliminari infor-mazioni e di fornire ai censiti i necessari chiarimenti, è parso evidente che un più esplicito coinvolgimento del capo famiglia potesse al riguardo produrre qualche effetto positivo. La definizione di capo famiglia-mutuata dal censimento del 1951 - risponde invece alla necessità di ovviare ai non pochi inconvenienti sul piano tecnico (si pensi ad esempio ai problemi p()sti dal confronto fra .. censimento ed anagrafe) prodotti dal nuovo

diritto di famiglia che, come è noto, ha reso inutilizzabile ai fini pratici la definizione adot-tata negli ultimi due censimenti, ancorata al concetto di patria potestà. Nel questionario del 1981 è precisato che ai fini del censimen-to per capo famiglia si intende chi è conside-rato tale dalla famiglia.

2.2 - I quesiti sulle abitazioni e sulle famiglie 2.2.1 - Passando ai contenuti, precisato che il questionario si articola in tre sezioni riser-vate, rispettivamente, alle abitazioni, ai com-ponenti della famiglia, alle persone tempora-neamente presenti, si fornisce qui di seguito un elenco di quesiti che hanno presentato in maggiore misura carattere di novità:

Sezione I:

- caratteristiche del fabbricato; - proprietario dell'abitazione.

Sezione Il:

- istruzione (limitatamente alla domanda vol-ta ad accervol-tare l'eventuale frequenza di un corso di formazione professionale);

- accertamento della situazione occupazio-nale ed indicazione del numero delle ore lavorate nella settimana di riferimento; - pendolarità giornaliera (per quanto concer-ne in particolare il quesito relativo alle fasce orarie in cui ha inizio l'attività di studio o lavorativa).

Sezione III:

- motivo della temporanea presenza.

2.2.2 - Per quanto riguarda il primo quesito, va rilevato che il censimento delle abitazioni ha tradizionalmente preso in esame caratteri propri dell'abitazione prescindendo comple-tamente da notizie che fanno riferimento al contesto urbanistico nel quale l'abitazione si colloca, laddove l'importanza delle caratteri-stiche dell'ambiente in cui si vive è viceversa di tutta evidenza. Con il nuovo quesito non si è certamente risposto in modo esauriente alle esigenze conoscitive che al riguardo si mani-festano{esso ha inoltre posto delicati proble-mi di ordine definitorio) anche se occorre riconoscere che da esso possono ricavarsi utili indicazioni quali ad esempio quella, inte-ressante sotto diversi profili, concernente le residenze mono e bifamiliari ed i relativi occupanti. Non va poi dimenticato che il suo inserimento recepisce precise istanze

avan-za~~ dagli organismi aventi responsabilità nel

(12)

Anche il quesito relativo al propr~etario del-l'abitazione presenta un indubbio interesse in quanto consente di assumete notizie in meri-to alla proprietà edilizia, il che risulta non poco utile in relazione alle varie politiche di

intervento nel settore. .

2.2.3 - Il primo dei quesiti segnalati per la Sezione Il del modello costituisce per certi versi una presa d'atto della presunta impor-tanza dell'istruzione professionale, fenome-no che viene particolarmente seguito dalle regioni che vantano in materia precise competenze.

Un contenuto profondamente innovativo ha caratterizzato i quesiti relativi ai caratteri professionali. Sotto la spinta dell'azione-promossa a livello comunitario - volta all'ar-monizzazione dei censimenti nazionali, è stata infatti prevista l'analisi, nell'ambito della popolazione attiva, degli occupati e delle persone in cerca di occupazione, il che ha comportato la necessità di adeguarsi ,per quafltO possibHe ai criteri metodologici della rilevazione trimestrale delle forze di lavoro e di accertare le informazioni indispensabili ai fini di una migliore determinazione dei vari sub-universi. Si è così abbandonato il con-cetto di condizione abituale e si è accotto quello della cendizione effeUivamente rive-stita in una data seffimana che è naturalmen-te stata quella di riferimento del censimento.

La mobilità sistematica delle persone è stata rilevata nel modo sperimentato nel 1971, con la novità deH'accer1amento della fascia oraria in cui ha inizio l'attività di studio o di lavQ,oe deli'enumerazione del numero degti sposta-menti: entrambe le informazioni sono state ritenute essenziali per una più corretta pro-grammazione nel settore dei trasporti. 2.2.4 - Alla base dell'ultimo dei nuovi quesiti precedentemente i ndividuati,.(Se2.ione III}; c'è stata soprattutto l'esigenza di meglio inqua-drar.-e, sulla base per l'appunto del motivo,che ha originato la temporanea presenza dei non residenti, il fenomeno emergente dei lavora-tori stranieri nel nostro paese.

2.2.5 - Tutto ciò premesso, occorre precisa-re che la valutazione del contenuto informati-vo del censimento non risulta ageinformati-vole. Ri-nunciando a prioriad ogni proposito di giudi-zio sulle scelte operate sulla base delle prop6Ste formulate dall'apposita

Commissio-ne di studio istituita presso l'ISTAT, e ricor-dando in ogni caso i vincoli derivanti dalle "raccomandazioni" emanate da organismi internazionali quali l'Organizzazione delle Nazioni Unite e la Comunità Economica Europea, il problema è evidentemente querto di stabilire in che misura siano state sfruttate le opportu nità del questionario adottato per la rilevazione esaustiva. Un tale esame di merito non può che svilupparsi in tre direzioni con un'analisi indirizzata: a) al piano di spoglio predisposto dall'Istituto; b) ai piani di spoglio messi a punto dagli Enti cui l'art. 2 della legge

18 dicembre 1980, n. 864, ha concesso di acquisire i dati individuali; c) alle particolari elaborazioni effettuate su domanda dell'u-tenza esterna. Sui punti b) e c) è pressoché· impossibile esprimersi per mancanza di ele-menti precisi, anche se va resatestimonianza del notevole impegno profuso dagli Uffici per soddisfare una gran mole di richieste. Sul punto a) è viceversa possibile svolgere qual-che considerazione per la quale si rinvia al successivo paragrafo 2.4.

2.3 - Strumenti classificatori

Il buon esito di un censimento dipende in non trascurabile misur·a dall'adeguatezza degli strumenti classificatori. Tra quelli predi-sposti dali 'I STA T per la rilevazione del 1981

occupaRo un posto di rilievo Isclassificazio-ne delle attività economiche e quella delle professioni. Entrambe sono state messe a punto con l'ausilio di Commissioni di studfo istituite ad hoc ed hanno formato oggetto di pubblicazione in appositi fascicoli della col-lana "Metodi e Norme" (nn; 8 e 9, Serie C, Maggio 1981).

La classificazione delle attività economiche costituisce il risultato di un approfondito lavoro di revisione della edizione precedente alla quale sono state apportate numerose modifìehe introdotte per tener conto sia dei più recenti cambiamenti intervenuti ner~a

(13)

si articola in 545 categorie a loro volta rag-gruppate in 274 sottoclassi, 62 classi e 10 rami (4).

Per quanto riguarda la classificazione delle professioni, non vi è stato un vero e proprio aggiornamento nel senso che ci si è limitati ad eliminare alcune voci professionali ormai in disuso e ad inserire nuove voci conse-guenti all'evoluzione tecnica verificatasi tra il 1971 ed il 1981, senza dare una nuova sistematica alla classificazione le cui "cate-gorie" sono rimaste inalterate. Vi

è

quindi l'esigenza in prospettiva di proc.edere ad una sua profonda ristrutturazione per cogliere le novità conseguenti alle importanti innovazio-ni tecnologiche del periodo che stiamo vi-vendo e per migliorare la classificazione in quelle parti - è il caso, ad esempio, delle attività lavorative nel campo amministrativo -che già in passato denunciavano qual-che limite.

Ai due tradizionali strumenti classificatori di cui si è fatto ora cenno, se ne aggiungono altri che l'ISTAT ha predisposto per un più razio-naie sfruttamento dell'i nformazione censua-ria. Per il loro carattere di novità meritano di essere segnalate la classificazione socio-professionale e la classificazione tipologica deHefamiglie. La prima, perla quale si è tratto spunto dall'esperienza di altri paesi e ci si è

ispirati alle "raccomandazioni" delle Nazioni Unite, consta di 14 categorie ed è il risultato della combinazione dei caratteri concernenti l'attività lavorativa solitamente considerati per le persone in condizione professionale. La seconda costituisce il frutto di un'accurata revisione della ctassi.ficazione sperimentata in occasione dei censimenti del 1961 e 1971 (famiglie di tipo A, B, C e D) alla quale si è

deciso comunque di non rinunciare compJe-tamente allo scopo di assicurare i confronti temporali. In particolare

è

sembrato opportu-no analizzare più in dettaglio le famiglie di tipo C e di tipo D individuando alloro interno gruppi ulteriori di famiglie. Ne è risultata una tipologia delle famiglie assai più completa, il cui principale motivo di interesse sta nel fatto che essa consente l'individuazione dei "nu-clei familiari": va anzi detto che essa è stata in qualche modo concepita proprio in funzione

(4) Si veda: R. GUARINI, 6° Censimento generale dell'industria, del commercio, dei servizi e del/'arti-gianato -25 ottobre 1981, voI. IV, Relazione gene-rale sul censimento, ISTAT, Roma, 1987.

di tale obiettivo la cui rilevanza è superfluo sottolineare.

2.4 - Caratteristiche del piano di spoglio

Avendo già accennato all'impatto che la previsione dell'art. 2 della legge n. 864 del 1980 (possibilità per gli enti locali di acquisire i dati individuali) ha avuto sulla diffusione dell'informazione censuaria ed alle iniztative assunte per una più tempestiva disponibilità dei primi risultati a carattere provvisorio (spo-glio al 2%), l'attenzione si volge ora al pianodi spoglio dei dati definitivi. Converrà prima presentarlo, seppure in modo sintetico, per poi svolgere qualche breve considerazione a commento dei suoi contenuti.

Per il fatto di essere rilevazione esaustiva, e di non incontrare quindi limiti sul piano dell'a-nalisi territoriale, e tenuto conto anche della numerosità dei caratteri rilevati, il censimento presenta notevoli potenzialità esplicative nei confronti di una vasta gamma di fenomeni. Operando con fantasia ed avendo natural-mente consapevolezza delle esigenze

COflO-scitive da soddisfare, da esso può essere derivata un'informazione in grado di supper-tare ricerche indirizzate verso gli obiettivi più disparati.

Il piano di spoglio predisposto dall'lSTAT presenta da questo punto di vista buone credenziali: il numero delle tavole dicui esso si compone risulta· infattì assai elevato. Va al riguardo osservato che i suoi contenuti sono stati resi noti con lat:"go anticipo, il che ha indubbiamente favorrto l'utenza interessata.

Come sempre accade, allo scopo evidente di contenere la massa deUa carta stampata, non è parso opportuno procedere alla pub-blicazione di tutti i dati che sono scaturiti dagli spogli programmati in sede centrale. Il piano di pubblicazione è perciò integrato da una serie di tavole i cui dati sono in ogni caso stati resi disponibili per cororo che fossero interessati ad acquisirli.

Per quanto concerne il piano di pubblica-zione è dato registrare alcune interessanti novità. I volumi nei quali sono stati sino al 1971 riportati i risultati definitivi del censi-mento, pur essendo nel tempo variamente articolati, sono distinguibili in due gruppi ben definiti. In un primo gruppo possono essere comprese quelle pubblicazioni con le quali si

(14)

riferimen-to ad una singola materia (istruzione, profes-sioni, famiglie, ecc.) e con un grado di analisi territoriale meno spinto, vengono approfon-diti gli incroci dei caratteri che interessano l'argomento considerato. Per quanto riguar-da in particolare il primo gruppo di volumi, va osservato che il criterio di pubblicare i dati per circoscrizioni (regioni, province) è stato adottato allo scopo di evitare di subordinare la pubblicazione dei risultati al completa-mento del materiale per tutto il Paese. Proprio al fine di anticipare ancor più nel tempo la disponibilità dei dati censuari, al 1981 è parso opportuno ispirarsi a tale criterio in modo più rigido. Sui tradizionali fascicoli provinciali, alle preziose tavole con i dati comunali si è

infatti pensato di affiancare delle tabelle con una informazione più analitica seppure a livello provinciale. Agli stessi obiettivi è stato finalizzato il proposito di pubblicare dei fasci-coli regionali che si sono uniti a quelli - già sperimentati nel 1971 - con i quali è stata diffusa l'informazione concernente le frazioni geografiche e le località abitate, La possibilità di rinunciare ai volumi "monografici" è stata infine garantita dal fascicolo "Italia" che è

stato adeguatamente integrato (5).

Merita pure di essere segnalato che nelle "Avvertenze" riportate in ciascun volume, allo scopo di orientare l'utilizzatore, è stato per la prima volta inserito un paragrafo sulla "diffusione dei dati". Va inoltre dato rilievo alla decisione dell'Istituto di consentire l'ac-quisizione dei dati comunali (si tratta di quelli pubblicati sui fascicoli provinciali) disaggre-gati al livello di sezioni di censimento. Vi è

stata infine come sempre la massima dispo-nibilità ad effettuare su richiesta particolari elaborazioni.

Per quanto il piano ora descritto si connoti in modo abbastanza positivo, si è del parere che nella prospettiva del prossimo censimento, per venire sempre meglio incontro alle esi-genze dell'utenza, si debba lavorare nelle tre seguenti direzioni:

a) per quanto ampio possa essere il grado di sfruttamento dell'informazione censuaria, il piano di spoglio elaborato dagli Uffici non riuscirà mai a soddisfare completamente le esigenze dell'utenza. Stante l'impossibilità di fornire i dati individuali, vi sarà sempre la (5) Si veda: A. CORTESE, La diffusione dei risultati

censuari, 1ST AT, Atti del 2° Convegno sull'informa-zionestatistica in Italia, Annali di Statistica, Serie IX, VoI. I, Roma, 1981.

necessità di evadere richieste di dati con l'effettuazione di elaborazioni ad hoc. Per l'erogazione di tale servizio secondo modali-tà di maggiore efficienza, sembrano auspica-bili due tipi di intervento, uno sul piano strettamente burocratico per favorire lo snel-limento delle procedure e l'altro sul piano informatico per rendere meno onerose le elaborazioni che a volte subiscono il vincolo della manipolazione di milioni record;

b) la facilità con la quale gli utenti possono avvalersi degli elaboratori ha già comportato una certa diversificazione dei canali attraver-so i quali i risultati censuari vengono diffusi. Occorre procedere oltre lungo questa dire-zione prevedendo ad esempio la fornitura di dati su floppy disk oltre che su nastro magnetico;

c) per una migliore diffusione dei risultati del censimento è necessaria l'attivazione di ulte-riori mezzi di divulgazione (è il vecchio pro-blema dell'informazione sull'informazione): per più puntuali notizie sui dati disponibili, è

difficile prescindere dal ricorso a strumenti del tipo "user's guide" da tempo adottati da altri paesi statisticamente evoluti.

3 - GRADO DI COPERTURA E QUALITÀ DELLE RISPOSTE

"Per considerare le qualità dei risultati di un censimento occorre partire dalla considera-zione che a tali dati si arriva dopo il lungo iter metodologico-organizzativo-amministrativo; infatti nella predisposizione del piano cen-suario si delinea uno schema logico e coe-rente di definizioni ed operazioni tendente

a

caratterizzare ed individuare le varie azioni che devono essere compiute nelle varie fasi dell'indagine. In ciascuna tappa di questo itinerario ideale possono presentarsi incoe-renze, inadeguatezze, errori di vario tipo.

Anche per il CIC del 1981 si è provveduto a formulare definizioni, ad individuare le diver-se fasi, a predisporre un'organizzazione effi-ciente, a definire e delimitare il campo di osservazione settoriale e territoriale ed a fissare le modalità dei caratteri oggetto di rilevazione.

(15)

un dato osservato che può differire anche notevolmente da quello vero.

Nella lunga storia dei censimenti l'ISTAT ha tenuto conto dei vari elementi di errore, sono stati effettuati controlli e confronti per elimi-nare, nei limiti del possibile, incongruenze ed incomparabilità ma le azioni svolte non sono state sempre esplicitate per fornire agli utiliz-zatori un quadro esauriente dei limiti di anali-si e di interpretazione dei risultati censuari.

Dalla lettura delle avvertenze e delle relazio-ni, che accompagnano le pubblicazioni dei dati dei censimenti precedenti, si possono cogliere e desumere indicazioni, molto vela-te, soprattutto qualitative, sul grado di atten-dibilità dei dati, ma l'argomento non forma oggetto di una trattazione organica e particolareggiata"(6).

Le precedenti considerazioni svolte nel-l'ambito della relazione sul censimento indu-striale e commerciale sono sicuramente con-divisibili e totalmente da sottoscrivere anche per il censimento della popolazione.

Ciò premesso, va subito aggiunto che per quanto riguarda gli aspetti concernenti la qualità, il censimento del 1981 rappresenta un momento importante nell'evoluzione delle rilevazioni decennali, proprio per il particola-re impegno assunto dagli organi diparticola-rettivi dell'Istituto nel fornire ai vari utilizzatori un quadro il più possibile esauriente sul grado di attendibilità quantitativo e qualitativo del cen-simento al fine di rendere più agevole, consa-pevole e corretta la lettura ed interpretazione dei risultati del censimento stesso.

A testimonianza di questa attenzione di tipo nuovo possono essere citati due fatti: da un lato l'effettuazione di tre distinte indagini campionarie sulla qualità dei risultati cen-suari, dall'altro l'attivaziòne di una complessa procedura elettronica per la messa a punto quantitativa e qualitativa del materiale. Su entrambi val la pena di soffermarsi per deli-nearne sinteticamente i contenuti.

Le tre indagini campionarie hanno rispetti-vamente riguardato il confronto censimento-anagrafe, il grado di copertura, la qualità dei dati raccolti. Tralasciando l'esame degli aspetti legati al disegno campionario (7), (6) R. GUARINI, 6° Censimento generale dell'industria, del commercio, dei servizi e dell'artigianato -25 ottobre 1981, voI. IV, Relazione generale sul censi-mento, cit., pag.51.

(7) Si rinvia in proposito alle tre seguenti note pubblica-te sugli "Atti del Convegno 1983" della Società

sembra opportuno accennare soprattutto alla natura ed agli obiettivi delle tre indagini.

Per quanto riguarda la prima, occorre ricor-dare, in via preliminare, che in occasione del censimento della popOlazione i comuni deb-bono provvedere ad una revisione approfon-dita dal registro della popolazione residente. Il confronto tra le due fonti torna utile anche al censimento in quanto pu'ò portare alla indivi-duazione di unità demografiche sfuggite al-l'azione dei rilevatori. Obiettivo essenziale di questa indagine è stato quello di acquisire elementi di giudizio sulle condizioni di ag-giornamento delle anagrafi comunali e,

con-o seguentemente, sull'attitudine di tali registri a

favorire il cosiddetto "perfezionamento" del censimento. Nell'ambito delle indagini di controllo, questa presenta pertanto caratteri atipici. Con essa infatti non si è guardato tanto ai dati censuari quanto al registro anagrafico e ciò in considerazione dell'im-portanza che tale strumento, nella tradiziona-le impostazione metodologica del censimen-to, riveste ai fini della revisione effettuata in sede comunale. Quanto agli esiti, ci si può limitare a riferire che all'aggiornamento del registro anagrafico i comuni non provvedono sempre con la necessaria sollecitudine, compromettendo quindi le opportunità di "perfezionamento" del censimento che altri-menti sarebbero garantite.

Per l'indagine sul grado di copertura si è

operato sulla base di un campione di sezioni di censimento. L'indagine ha coinvolto oltre centoventimila famiglie: rilevatori dimostratisi particolarmente validi nel corso del censi-mento hanno ripercorso le sezioni campione prendendo nota su un apposito modello di tutte le unità di rilevazione. Con l'indagine si è

pertanto inteso effettuare un confronto tra la situazione accertata dal censimento e quella, ritenuta a priori più precisa, rilevata ad una data immediatamente successiva.

(16)

sione, posizione nella professione, ramo di attività economica). Si è proceduto mediante interviste che sono state eseguite da persone impiegate come rilevatori all'atto del censi-mento. L'indagine, che ha previsto il ritorno su 9.800 famiglie estratte casualmente dall'u-niverso delle famiglie censite in 32 comuni frutto di una scelta ragionata, è stata conce-pita: a) per individuare i caratteri più soggetti ad "errore" e per quantificare tale "errore"; b) per conoscere, relativamente ai caratteri rile-vati, la distribuzione dell'errore sulle modalità dei caratteri stessi. A rigore non si può parlare di "errore" vero e proprio, quanto piuttosto di "diversità" riscontrate in due successive rile-vazioni della medesima realtà mancàndo il riscontro effettivo di tale realtà.

Per quanto concerne l'elaborazione elettro-nica, la procedura di controllo cui si è fatto più sopra cenno, è risultata articolata in varie fasi di lavoro. In un primo momento è stata effettuata la verifica della sequenzialità dei dati indicativi dei fogli di famiglia e di convi-venza: in tale sede sono state tra l'altro individuateeventuali situazioni irregolari con specifico riferimento alla completezza delle risposte fornite ai singoli quesiti del questio-nario. Successivamente è stata curata la messa a punto qualitativa dei fogli di censi-mento: i records registrati sono stati sottopo-sti al vaglio di un programma di controllo che ha previsto l'imposizione automatica, sotto determinate condizioni, dei codici eventual-mente mancanti onon validi e l'aggiustamen-to dei codici registrati in caso di accertata incongruenza. Tale controllo esteso agli in-croci tra le modalità previste dal piano di pubblicazione, è stato dapprima effettuato all'interno del singolo tipo di record e poi esteso tra tipi di records (8).

È interessante rilevare con riferimento. ai diversi controlli di congruità ed ai conse-guenti aggiustamenti, che nella "Introduzio-ne" che apre i fascicoli provinciali è stato per la prima volta inserito un paragrafo sulla "qualità dei dati" nel quale vengono forniti numerosi elenchi conoscitivi sui vari tipi di interventi previsti dalla procedura di controllo.

(8) Per maggiori dettagli. si veda: G. CARIANI, I Controlli ED de/censimento demografico, Atti del Convegno 1983 della Società Italiana di Statistica (Trieste, 21 -23 aprile).

Per quanto grande sia stato lo sforzo opera-to dagli Uffici, a commenopera-to delle iniziative assunte sul fronte della qualità dei dati, alle quali si è appena fatto riferimento, è necessa-rio affermare che vi sono ancora margini di miglioramento per approssimare una situa-zione caratterizzata al giorno d'oggi da stan-dards non sempre pienamente soddisfacenti.

L'impressione, sul piano generale, è quella di un apparato per il quale sono previste disposizioni assai rigorose volte a regola-mentare le varie fasi di lavoro senza che vi sia sempre stata la necessaria vigilanza per verificare il rispetto delle norme fissate. Sul controllo statistico della macchina organiz-zativa è, in altri termini, legittimo avanzare qualche riserva in ordine soprattutto alla carenza di informazioni puntuali su aspetti quali ad esempio l'efficienza della rete di rilevazione - specie per quanto concerne l'azione dei rilevatori e gli esiti dell'attività ispettiva - la codificazione effettuata dai co-muni e l'esperienza della registrazione decentrata.

Problemi sono sorti anche nella esecuzione delle indagini di controllo le quali hanno forse risentito dei tempi ristretti con i quali sono state organizzate. Ne fa fede quanto precisa-to sugli stessi "Atti del censimenprecisa-to" (9): a proposito dell'indagine sul grado di copertu-ra, si afferma, ad esempio, che "difficoltà vi sono state nella stessa interpretazione dei risultati anche perché non si è sempre potuta avere piena certezza della completa affidabi-lità dei dati acquisiti con l'indagine". Sulla loro utilità non è comunque lecito nutrire dubbi in quanto esse, che per certi versi hanno avuto un carattere sperimentale, han-no consentito di acquisire preziose esperien-ze che risulteranno utili nella prospettiva del futuro censimento. La rilevazione del 1981 rappresenta da questo punto di vista un momento di transizione: anche se problemi vi sono stati, sarebbe ingeneroso esprimere un giudizio non positivo; la centralità del proble-ma "qualità dei dati" appare orproble-mai fuori discussione e ciò costituisce la migliore ga-ranzia per il raggiungimento nel prossimo futuro di più ambiziosi traguardi.

(9) Cfr .. ISTAT, 12° Censimento generale della popola-zione -25 ottobre 1981, voI. IV, Atti del Censimento,

(17)

1 - PREMESSA

I censimenti italiani, a partire da quello del

1881, hanno sempre fornito due dati sulla popolazione: la popolazione residente (o "le-gale"), costituita dalle persone con dimora abituale nei singoli comuni, vi siano esse presenti o ne siano temporaneamente assen-ti, e la popolazione presente (o "di fatto"), costituita dalle persone presenti, sia con dimora abituale sia occasionai mente.

Mentre sino al 1931 le elaborazioni censua-rie hanno riguardato la popolazione presen-te, a partire dal 1951 (1) è la popolazione residente che ha formato oggetto di studio da parte dell'Istituto centrale di statistica e, per-tanto, anche allo scopo di eseguire confronti omogenei con i censimenti immediatamente precedenti è a quest'ultimo concetto di popo-lazione che, salvo casi particolari, si farà riferimento (2).

2 - MISURE STRUTTURALI RELATIVE ALLA POPOLAZIONE

2.1 - Variazione della popolazione dal 24 ottobre 1971 al 25 ottobre 1981

2.1.1 - Il XII censimento generale della popo-lazione ha rilevato un totale di 56.556.911 abitanti che, se confrontato con i 54.136.547 residenti al 1971, indica il verificarsi di una variazione positiva di 2.420.364 unità. Per inquadrare storicamente tale risultato con-viene consultare i dati raccolti nella Tab. 1 e, in particolare, il saggio medio annuo di incre-mento geometrico riportato nell'ultima colon-na: i valori delle serie mostrano che - se si fa eccezione per il decennio 1911-1921, duran-te il quale !'Italia subì circa 600.000 morti per cause belliche - quello relativo all'ultimo de-cennio, con il suo 4,4°100, è il più basso incremento mai registrato, di gran lunga infe-riore anche a quello medio del quindicennio 1936-1951 che, pure, fu un periodo di forti tensioni culminate con la seconda guerra

mondiale.

Tab. 1 - Popolazione residente censita dal 1861 al 1981 , ai confini attuali (migliaia di abitanti)

CENSIMENTI 31 - XII - 1861 31 - XII - 1871 31 - XII - 1881 10 - Il - 1901 10 - VI - 1911 1 - XII - 1921 21 - VI - 1931 21 - IV - 1936 4 - XI - 1951 15 - X - 1961 24 - X - 1971 25 - X - 1981 Maschi 13.399 14.316 15.134 16.990 18.608 18.814 20.181 20.826 23.259 24.784 26.476 27.506

(a) Calcolato con la formula dell'interesse composto (1) AI censimento del 1936 si considerò, per molte

elaborazioni, accanto alla popolazione presente, la popolazione speciale, ottenuta aggiungendo alla prima le persone temporaneamente assenti in Afri-ca orientale, nelle colonie e nei possedimenti, che ammontavano ad oltre 470 mila individui quasi tutti di sesso maschile. Femmine 12.929 13.835 14.657 16.788 18.313 19.042 20.862 21.573 24.257 25.840 27.661 29.051 TOTALE Maschi e femmine 26.328 28.151 29.791 33.778 36.921 37.856 41.043 42.399 47.516 50.624 54.137 56.557 Incremento medio annuo per 1.000 (a) 6,7 5,7 6,6 8,6 2,4 8,6 6,5 7,4 6,4 6,7 4,4

(18)

Il dato sopra commentato esprime con estrema sintesi l'insieme delle trasformazioni intervenute nella compagine demografica italiana: la consultazione della Tab. 2, che fa riferimento alle situazioni degli ultimi quattro

censimenti, pone maggiormente in evidenza i profondi mutamenti prodottisi nel movimento naturale (eccedenza dei nati vivi sui morti) ed in quello sociale (eccedenza degli immigrati sugli emigrati).

Tab.2 - Variazioni effettive, per movimento naturale e migratorio, in Italia, nei periodi intercensuali dal 1951 al 1981 VARIAZIONI ASSOLUTE (in migliaia) VARIAZIONI PERCENTUALI

PERIODI

INTERCENSUALI Effettive Naturali

1951 - 1961 3.108 4.150

1961 - 1971 3.513 4.559

1971 -1981 2.420 2.376

Il saldo del movimento sociale, sempre pas-sivo per tutti i periodi intercensuari dall'Unifi-cazione italiana, registra nell'ultimo decennio un valore pressoché nullo e, anzi, lievemente positivo, mentre la variazione percentuale del movimento naturale risulta dimezzata rispet-to

a

quanto accaduto nel ventennio 1951-1971. I risultati censuari sembrano indicare che si è esaurita la secolare spinta emigrato-ria verso l'estero, mentre appare fortemente esteso il controllo delle nascite: le interrela-zioni fra comportamenti demografici e tra-sformazioni sociali ed economiche sono in effetti entrate in una fase particolarmente dinamica, che va attentamEjlnte valutata, onde prevedere gli effetti dei mutamenti strutturali in atto (3).

2.1.2 - Che i mutamenti intervenuti nell'ulti-mo periodo intercensuale rispetto ai due precedenti risultino notevolissimi si può de-sumere dalla documentazione raccolta nella Tab. 3. Il Mezzogiorno realizza percentual-mente il maggiore incremento (6,2%), contrariamente a quanto accaduto nel 19511961 -decennio durante il quale era l'Italia centrale

(3) Si tenga presente che, al 1983, mentre il tasso di accrescimento "apparente", secondo la terminolo-gia di Lotka, faceva registrare un valore pari a

+

3,30/00, il tasso di accrescimento "intrinseco", cioè

svincolato dalle influenze della precedente favore-vole struttura per età della popolazione (che non cade sotto la nostra osservazione immediata, ma fornisce il reale peso della situazione italiana) era negativo e pari a -11,2° / 00. Si veda: A. J. LOTKA, Théorie ana/ytique des associations bi%giques, Parte I, Principes, Herman, Paris, 1939.

Sociali Effettive Naturali Sociali

-1.042 6,5 8,7 -2,2

-1.046 6,9 9,0 -2,1

44 4,5 4,4 0,1

a far registrare il massimo incremento fra le ripartizioni (8,3%), cosa che si era sempre verificata a partire dal 1921 - e nel 1961-1971, periodo che vede l'Italia settentrionale protagonista di uno spettacolare accresci-mento effettivo (10,2%), per gran parte dovuto però al saldo del movimento sociale.

Anche la scomposizione del saldo effettivo pone in evidenza marcate differenziazioni territoriali: innanzitutto, l'Italia settentrionale si accresce globalmente nel 1971-1981 più . per effetto del movimento migratorio che per quello naturale; in secondo luogo il saldo sociale, come detto lievemente positivo per l'intero Paese, è ancora negativo per il Mez-zogiorno, anche se in misura assai ridotta rispetto a quello dei decenni precedenti; infine il saldo naturale, che è quasi esclusiva-mente il frutto del modello riproduttivo delle coppie, appare sensibilmente diverso nelle tre grandi ripartizioni (si pensi che la consi-stenza del saldo naturale nel Mezzogiorno è

oltre 6 volte quella dell'Italia settentrionale, pur presentando quest'ultima, al 1981, un ammontare di popolazione superiore di 5,6 milioni a quello della ripartizione meridionale, come si desume dalla Tab. 4).

(19)

situa-Tab. 3 - Variazioni effettive, per movimento naturale e migratorio, nelle tre grandi ripartizioni geografiche, nei periodi intercensuali dal 1951 al 1981.

VARIAZIONI ASSOLUTE (in migliaia) VARIAZIONI PERCENTUALI PERIODI

INTERCENSUALI Effettive Naturali Sociali Effettive Naturali Sociali

NORD 1951 - 1961 1.497 895 602 7,1 4,2 2,9 1961 - 1971 2.303 1.303 1.000 10,2 5,8 4,4 1971 - 1981 735 289 446 3,0 1,2 1,8 CENTRO 1951 - 1961 720 603 117 8,3 6,9 1,4 1961 - 1971 912 713 199 9,7 7,6 2,1 1971 - 1981 506 316 190 4,9 3,1 1,8 MEZZOGIORNO 1951 - 1961 891 2.652 1961 - 1971 298 2.543 1971 -1981 1.179 1.771

no su percentuali di incremento piuttosto esigue (di poco superiori all'1 %).

Il riferimento alle variazioni complessive, tuttavia, tende più a confondere che a chiari-re il panorama variegato delle situazioni de-mografiche regionali, poiché esso riesce me-glio comprensibile soltanto allorchè le varia-zioni stesse vengono scisse in funzione della componente naturale e di quella sociale. E così è immediato osservare che ben cinque regioni (Piemonte, Friuli-Venezia Giulia,'

li-guria, Emilia-Romagna e Toscana), quasi tutte del Nord, presentano variazioni negative del movimento naturale, mentre tutte le regio-ni del Mezzogiorno (ad eccezione degli Abruzzi) evidenziano variazioni negative del saldo del movimento migratorio. Ne segue che diversi sono stati i motivi che hanno limitato l'accrescimento demografico' nella ripartizione settentrionale e in quella meri-dionale nel decennio 1971-1981.

Tale circostanza richiede un'ulteriore rifl~s­

sione dovuta' al fatto che non è del tutto corretto porre sullo stesso piano la compo-. nente naturale -legata come essa èa motivi strutturali e, anche, a fatti di costume profon-damente radicati nella compagine demogra-fica - e quella sociale, la quale appare più suscettibile di rapide inversioni di direzione (si ricordi il citato mutamento di tendenza del 1971-1981 rispetto al ventennio 1951-1971,

-1.761 5,0 15,0 -10,0

-2.245 1,6 13,7 -12,1

- 592 6,2 9,4 - 3,2

desumibile dalla Tab. 2, per l'intero Paese). Ne consegue che - ove dovesse proseguire la contrazione delle migrazioni interne, peral-tro auspicata e auspicabile per i numer~si

problemi umani e sociali da esse causati -l'Italia settentrionale vedrà in futuro ridimen-sionato il proprio peso demografico in ma-niera assai più consistente di quanto già verificatosi nell'ultimo periodo intercensuale.

2.1.4 - Oelle95 province (Tab. 4 e Figura 1), 18 hanno subìto una diminuzione di popola-zione di cui 12 nell'Italia settentrionale (Ver-celli, Asti, Alessandria, Pavia, Cremona, Bel-luno, Trieste, Imperia, Genova, La Spezia, Piacenza e Ferrara), 2 nel Centro (Siena

e

Rieti) e 4 nel Mezzogiorno (L'Aquila, Potenza, Reggio di Calabria ed Enna). La massima diminuzione si è verificata nelle province di Trieste ed Enna (-5,5%), mentre il più elevato aumento percentuale effettivo spetta alla pro-vincia di Latina (15,4%).

(20)

Tab.4 - Popolazione residente al 24-X-1971 e al 25-X-1981 (ai confini del 1981); variazione (effettiva, naturale e sociale) assoluta e percentuale della popolazione nell'intervallo intercensuale

POPOLAZIONE VARIAZIONI VARIAZIONI Tasso

REGIONI RESIDENTE ASSOLUTE PERCENTUALI comp.

PROVINCE medio

24-X-1971 25-X-1981 Totale Naturale Sociale Totale Naturale Sociale annuo 0/00

(21)

Tab. 4 segue - Popolazione residente al 24-X-1971 e al 25 .. X-1981 (ai confini del 1981); variazione (effettiv~, naturale e sociale) assoluta e percentuale della popolazione nell'intervallo intercensuale

POPOLAZIONE VARIAZIONI VARIAZIONI Tasso

REGIONI RESIDENTE ASSOLUTE PERCENTUALI comp.

PROVINCE medio

(22)

Tab. 4 segue - Popolazione residente al 24,X-1971 e al 25-X-1981 (ai confini del 1981); variazione (effettiva, naturale e sociale) assoluta e percentuale della popolazione nell'intervallo intercensuale

REGIONI PROVINCE Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno Foggia Bari Taranto Brindisi Lecce Potenza Matera Cosenza Catanzaro Reggio di Cal. Trapani Palermo Messina Agrigento Caltanissetta Enna Catania Ragusa Siracusa Sassari Nuoro Oristano Cagliari POPOLAZIONE RESIDENTE 24-X-1971 25-X-1981 677.959 287.613 2.709.929 426.395 957.452 657.292 1.351.288 511.677 366.027 696.503 408.435 194.629 691.659 718.069 578.323 405.393 1.124.015 654.703 454.045 282.069 202.131 938.273 255.047 365.039 397.891 265.350 149.285 661.274 755.628 289.143 2.970.563 434.021 1.013.779 681.595 1.464.627 572.314 391.064 762.017 406.616 203.570 743.255 744.834 573.093 420.865 1.198.575 669.323 466.495 285.829 190.939 1.005.577 274.583 394.692 433.842 274.817 155.043 730.473 VARIAZIONI ASSOLUTE Totale Naturale 77.669 1.530 260.634 7.626 56.327 24.303 113.339 60.637 25.037 65.514 -1.819 8.941 78.199 16.729 344.055 26.554 88.022 70.542 146.649 67.463 39.832 76.664 27.364 19.550 Sociale -530 -15.199 -83.421 -18.928 -31.695 -46.239 -33.310 -6.826 -14.795 -11.150 -29.183 -10.609 51.596 26.765 -5.230 64.412 -12.816 72.970 -46.205 46.061 -51.291 15.472 74.560 14.620 12.450 3.760 -11.192 67.304 19.536 29.653 35.951 9.467 5.758 69.199 25.952 106.164 33.810 40.441 25.258 13.375 93.039 18.701 33.403 34.071 22.248 8.191 76.003 -10.480 -31.604 -19.190 -27.991 -21.498 -24.567 -25.735 835 -3.750 1.880 -12.781 -2.433 -6.804 VARIAZIONI PERCENTUALI Totale Naturale 11,5 0,5 9,6 1,8 5,9 3,7 8,4 11,9 6,8 9,4 -0,4 4,6 7,5 3,7 -0,9 3,8 6,6 2,2 2,7 1,3 -5,5 7,2 7,7 8,1 9,0 3,6 3,9 10,5 11,5 5,8 12,7 6,2 9,2 10,7 10,9 13,2 10,9 11,0 6,7 10,0 9,3 10,1 8,0 6,4 9,4 5,2 8,9 8,9 6,6 9,9 7,3 9,1 8,6 8,4 5,5 11,5 Tasso comp. mediò Sociale annuo 0/00 -5,3 -3,1 -4,4 -3,3 -7,0 -2,5 -1,3 -4,1 -1,6 -7,1 -5,4 -1,8 -6,4 -8,9 -2,6 -2,8 -3,0 -6,2 -7,6 -12,1 -2,7 0,4 -1,0 0,4 -4,8 -1,6 -1,0 10,9 0,5 9,2 1,8 5,7 3,6 8,1 11,3 6,6 9,0 -0,4 4,5 7,2 3,7 -0,9 3,8 6,4 2,2 2,7 1,3 -5,7 7,0 7,4 7,8 8,7 3,7 3,8 10,0

eccezione le 4 province della Toscana (Luc-ca, Pisa, Siena e Grosseto) (cfr. Figura 2).

Il saldo del movimento sociale (Figura 3) ha mostrato segno negativo praticamente per tutte le province del Mezzogiorno (ma non per Pescara, Chieti, Campobasso, Ragusa e Sassari). Esso manifesta caratteri opposti nell'Italia settentrionale, dove è positivo, con alcune eccezioni di rilievo (Torino, Milano, Bolzano, Sondrio e Rovigo), e nell'Italia cen-trale (salvo i casi di Roma e Rieti).

I dati dianzi commentati pongono in rilievo che le regolarità illustrate nell'esame regio-nale non sono il risultato di manifestazioni particolari di talune province (anche demo-graficamente consistenti), ma la conseguen-za di comportamenti diffusi sul territorio: così la Figura 2 mostra che la situazione di gran parte delle province del Nord (e della

Tosca-na) si presenta critica, tenuto conto che la tendenza in atto è tale da associare a bassi quozienti di natalità (nati-vivi per mille resi-denti) alti quozienti di mortalità (morti per mille residenti), il che è l'ovvio frutto di situa-zioni strutturali ormai solidificate che non inducono a far pensare a future riprese. La Figura 3, che è quasi speculare alla prece-dente, mostra fra l'altro che - accanto alla citata prevalenza di emigrazioni da quasi tutte le province del Mezzogiorno verso il Centro-Nord - ·Torino, Milano e Roma, che avevano presentato saldi migratori marcata-mente positivi nel ventennio 1951-71, hanno fatto registrare nel più recente decennio valori tendenzialmente negativi.

(23)

variazione del saldo naturale (6,2%) e il più con una marcata prevalenza di emigrazioni basso valore di quella del saldo del movi- da parte di cittadini di lingua italiana che mento sociale (-2,2%); tale circostanza

é

sembrano essersi trovati in qualche difficoltà

connessa con il diverso comportamento ri- nel decennio trascorso. produttivo dei gruppi etnici che vi risiedono e

Tab.5 - Densità (abitanti per Kmq) al 25-X-1981 e al 24-X-1971 , ai confini del 1981.

DENSITÀ DENSITÀ DENSITÀ REGIONI REGIONI REGIONI PROVINCE PROVINCE PROVINCE 1981 1971 1-981 1971 1981 1971 RIPARTIZIONI TERRITORIALI ITALIA 188 180 Mantova 161 161 Viterbo 74 71

NORD 214 208 Bolzano 58 55 Rieti 52 52

CENTRO 185 177 Trento 71 69 Roma 691 652

MEZZOGIORNO 163 153 Verona 251 237 Latina 193 167 Frosinone 142 130 REGIONI Vicenza 267 249 Belluno 60 60 L'Aquila 58 58 Piemonte 176 174 Treviso 291 270 Teramo 138 132 Valle d'Aosta 34 33 Venezia 341 328 Pescara 234 216 Lombardia 373 358 Padova 378 356 Chieti 143 136 Trentino-A. Adige 64 62 Rovigo 142 140 Veneto 237 224 Isernia 61 60

Friuli-V. Giulia 157 155 Pordenone 121 112

Campobasso 81 78 Liguria 334 342 Udine 108 105 Caserta 286 256 Emilia-Romagna 179 174 Gorizia 310 305 Benevento 140 139 Toscana 156 151 Trieste 1.339 1.419 Umbria 96 92 Napoli 2.536 2.313 Imperia 194 194 Avellino 155 152 Marche 146 140 Savona 193 191 ' Salerno 206 194 Lazio 291 273 Genova 570 594 Abruzzi 113 108 La Spezia 274 277 Foggia 95 91 Molise 74 72 Piacenza 105 Bari 286 263 Campania 402 372 108 Taranto 235 209 Puglia 200 185 Parma 116 115 Brindisi 213 199

Basilicata 61 60 Reggio nell'Em. 180 171

Lecce 276 252

Calabria 137 132 Modena 222 206

Sicilia 191 182 Bologna 251 248 Potenza 62

62

Sardegna 66 61 Ferrara 145 146 Matera

59 56 RavenQa 193 189 Cosenza 112 104 PROVINCE Forlì 206 194 Catanzaro 142 136 Torino 343 334

Massa -Carrara 176 173 Reggio di Cal.

180 181 Vercelli 132 135 Lucca 218 215 Novara 141 138 Pistoia 275 263 Trapani 171 164 Cuneo 79 78 Firenze 310 295 Palermo. 240 224 Asti 143 144 Livorno 286 276 Messina 206 201 Alessandria 131 135 Pisa 159 153 Agrigento 153 149 Aosta 34 33 Arezzo 97 95 Caltanissetta 134 134 Siena 67 67 Enna 75 78 Varese 657 605 Grosseto 49 48 Catania 283 264 Como 375 348 Ragusa 170 158 Sondrio 54 52 Perugia 92 87 Siracusa 187 173 Milano 1.455 1.413 Terni 107 105 Bergamo 325 300

Pesaro e Urbino 115 109 Sassari 58 52

Brescia 213 201

Ancona 223 214 Nuoro 39 38

Pavia 173 177

Macerata 106 103 Oristano 59 57

Cremona 188 188

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