I
ntroduzIoneLa flora della Sardegna a partire dalle esplorazioni della fine del XVIII secolo del Plazza (peraltro rimasta inedita sino alle pubblicazioni di t
erraccIano(1914; 1930) ha visto via via accrescere le conoscenze floristiche attraverso le opere di numerosi botanici, in particolare del M
orIs(1823-59), che mise in luce per primo la notevole componente endemica
La Flora del Gennargentu (Sardegna centrale)
P
IerV
IrgIlIoa
rrIgonI1& I
gnazIoc
aMarda21
Già Prof. Università di Firenze, via Gortigiani, n. 44. 50127-Firenze
2
Dipartimento di Agraria, Università di Sassari, Via Piandanna, 4 – 07100-Sassari E-mail: icamarda@hotmail
Abstract – Flora of Gennargentu (C-Sardinia) – The Gennargentu, the highest mountain of the Sardinia, is located in the
central-east of the island and was the subject of exploration and naturalistic investigations by several authors, from the early nineteenth century. The Moris’ investigations highlight a strong endemic exclusive flora and a marked specificity in the context of the large Mediterranean islands. The Gennargentu is formed by Paleozoic metamorphic rocks: mica and sericitic schists, phyllites, gneiss and quartz-dioritic porphyry, granite, also important witnesses of the Mesozoic limestone plaque and traces of the oldest limestone marbled. The delimitation of the survey is based on boundaries represented by geomorpho- logical discontinuity, waterways, and even roads, and runs generally above 1,000 meters above sea level and includes suits the main peaks culminating in Punta Lamarmora to 1834 m above sea level. The main geological features, soil, climate and altitude vegetation features characterizes much of the territory above 1500 m.The flora takes account bibliography and historical collections that it has been possible to analyze. Each species quotes the main synonyms, biological forms, chorological type and distribution in the studied area. The flora consists of 675 native species distributed in 90 families and 326 genera. 78 entities mentioned by several authors were not found by us and the presence of many of them is highly doubtful or excluded because foreign to the flora of Sardinia.
The chorological spectrum of the flora of Gennargentu shows the clear dominance of Mediterranean species (44.7%, euro- Mediterranean, 8.4%, Eurasian-Mediterranean, 15.7%, and many European Mediterranean orofites, often endemic, with 17, 2%) that distinguishes the flora of the Gennargentu.
The endemic contingent represents 16.8% of all the flora and includes 105 entities, 5 of which are exclusive of the Gennargentu, 40 exclusive of Sardinia, 47 common to Corsica, 3 extended to Corsica and Balearic Islands and the others are circum-Tyrrhenian.
Another contingent of species with continental characters or very rare (eg. Amelanchier ovalis, septentrionale Asplenium, Blechnum spicant, Bunium corydalinum Cerastium boissierianum, Corydalis pumila,, Ranunculus platanifolius,Valeriana montana) connects the Gennargentu mountains to Corsica and the mainland areas. The growth forms seen prevail the peren- nial herbaceous species (44.4%) while 32.0% are annual plants, with H/T index of 1.25. Exotic species are limited almost exclusively to those used in reforestation. Mountain areas, increasing altitude, are characterized by a sharp reduction in annual species in favor of perennial hemicryptophytic, cespitose or rhizomatous further accentuated in the ipsofile flora over 1,500 m where the percentage of endemic species increases to 30.6%. The endemic component is particularly high, with a contingent peculiar, in limestone areas. Despite a small area of about 80 hectars 35 endemic species are living and 15 of them are calcicolous exclusive, rare or very rare. Among the trees, Acer monspessulanum Quercus ilex, Quercus pubescens, Genista aetnensis and Rhamnus persicifolia are located generally below 1500 m altitude. Alnus glutinosa, Ilex aquifolium, Juglans regia, Populus tremula, Salix atrocinerea, Sorbus aria, Sorbus praemorsa, Taxus baccata are preserved even in the higher areas of the Gennargentu, distributed sporadically, mostly shelved along streams, in gallery groves of black alder and willows, still closed to sources of moisture. Of them are observed specimens of monumental size and unusual shapes that make the place with the highest concentration of large trees in Sardinia and in Italy.
Key words: Flora, Endemic species, Gennargentu, Sardinia.
Quad. Bot. Amb. Appl., 25 (2014): 3-109. Pubblicato online il 08.08.2015
della Sardegna, soprattutto nelle montagne presenti in gran
nunero e con una spiccata peculiarità, oggetto poi di ricerche
monografiche da parte di a
rrIgonI, c
aMarda, c
orrIas,
d
Iana, n
ardI, r
affaellI, V
alsecchI(1977-1992). Si può
affermare che la flora dell’Isola è ben conosciuta grazie ai
contributi di altri numerosi botanici con lo studio di aree
geografiche più o meno estese, revisioni di generi, scoperta
di nuove specie per la Sardegna e per la scienza. Si rimanda
al lavoro di a
rrIgonIe c
aMarda(2005) sullo stato delle conosenze florisiche e soprattutto alla Flora dell’Isola di Sardegna di a
rrIgonI(2006-15).
Il Gennargentu è sempre stato una delle mete più ambite da parte di tutti i botanici che hanno indagato sulla flora e sulla vegetazione. Le prime vere descrizioni del complesso montuoso del Gennargentu si devono a Alberto Ferrero Della Marmora che a partire dal 1822 (15 Luglio) vi fece numerose escursioni, descrivendo in particolare le caratteristiche geomineralogiche (d
ellaM
arMora, 1826, 1839, 1860). A quei tempi la mancanza di strade e la distanza dai centri abitati costituiva un ostacolo all’accesso alle cime più elevate della montagna. Non era possibile salirvi ed esplorarla senza mettere in conto un pernottamento, come capitò spesso appunto a Della Marmora. Ancora nell’ultimo dopoguerra erano necessarie diverse ore di cammino, lungo sentieri, per raggiungere le principali cime.
Queste difficoltà sono oggi scomparse con la costruzione della strada asfaltata che da Fonni porta al Rifugio e alle piste da sci di Bruncu Spina, cima che può essere raggiunta in meno di un’ora a piedi e in pochi minuti lungo una sterrata. Nel versante di Desulo, sempre lungo una strada asfaltata, da Tascusì si accede verso altre improbabili piste da sci e strutture di accoglienza da cui si può proseguire verso le creste di Arcu Artilai. Da Tascusì si accede anche lungo una strada parzialmente asfaltata, che porta al valico di Gudettorgiu, e quindi verso i Tonneri calcarei di Girgini e di Genna ‘e Ragas. Nel versante orientale le strade sono solamente sterrate e non sempre facilmente percorribili a causa di erosione, caduta di massi o smottamenti. La presenza di diversi cantieri forestali assicura comunque l’accessibilità a gran parte del territorio, mentre una rete di carrarecce e sentieri pedonali consente la percorribilità verso le cime più elevate, attualmente frequentate da numerosi escursionisti.
Le monumentali opere del Della Marmora, autentico pioniere della conoscenza della Sardegna, furono un costante riferimento per i naturalisti che compresero presto l’importanza della componente biologica relitta delle cime più elevate dell’isola. Infatti “Il Gennargentu è il cuore alpestre della Sardegna, un’isola di altitudine dove si sono conservate specie montane incapaci di sopravvivere nel caldo clima mediterraneo” (a
rrIgonI, 1988).
P
osIzIonegeografIcadelg
ennargentuIl sistema montuoso del Gennargentu è notoriamente costituito da un arco di cime, che si può osservare in tutta la sua grandiosità da Arcu Artilai, disposte da Ovest (Bruncu Spina, m 1829) a Sud (Bruncu Allasu, m 1701) attraverso P.
Paolinu (m 1792), Su Sciusciu (m 1823), P. Lamarmora (già Perdas Crapìas), che con 1834 m è anche la cima più elevata situata in posizione centrale rispetto all’area di indagine (4426411 N, 527719 E, in WGS84) e P. Florisa (m 1822) chiudendo verso N con Monte Iscudu (1444 m).
Il Gennargentu è formato da rocce metamorfiche paleozoiche sollevate dall’orogenesi ercinica: micascisti, scisti sericitici, filladi, gneiss e porfidi quarzo-dioritici (a Su Sciusciu). A Nord compare il granito sul M. Spada (m 1595).
A Sud, sulle pendici che scendono al Flumendosa restano alcuni importanti testimoni della placca calcarea mesozoica:
i Tonneri di Irgini (Girgini) e Genna Eragas (Genna ’e Ragas) e, oltre il Flumendosa, il torrione di Perda Liana e
l’esteso complesso di Montarbu di Seui, entrambi contigui ma esterni al sistema montuoso del Gennargentu. Nell’area di Correboi, dove sono presenti le uniche testimonianze di sfruttamento minerario di tutta la zona, affiorano calcari paleozoici marmorizzati e fortemente metamorfosati, che si estendono verso Est, oltre l’area di indagine considerata, nei dintorni di Monte Armario (localmente Armaidu).
La conoscenza naturalistica dei luoghi è notevolmente migliorata in tempi recenti per cui basta rifarsi alla ricca Bibliografia esistente per ottenere i necessari approfondimenti settoriali.
Anche la flora dei Monti del Gennargentu è stata ripetutamente esplorata. Manca tuttavia un catalogo tassonomicamente aggiornato dei reperti. Il presente lavoro mira a colmare questa lacuna e a definire l’importanza ed i valori fitogeografici della flora del principale complesso montuoso della Sardegna.
Secondo diverse interpretazioni il Gennargentu ha una base e un’estensione più o meno ampia. Per motivi di chiarezza abbiamo preso a riferimento del nostro catalogo floristico un’area che comprende le principali cime (Fig. 1, 2 e 3), assumendo in genere come limiti certi alcune strade, i fiumi o i crinali. Tuttavia, consideando che il Flumendosa si adagia nella parte terminale dell’area, a circa 450 m, occorre tenere presente che il limite reale delle indagini è stato tenuto sempre intorno ai 900-1.000 m culminando fino ai 1834 m di P. Lamarmora.
¯
Ubicazione dell'area di indagine
03,757,5 15 22,5 30 Chilometri Sassari
Limbara
Cagliari
Monte Albo
Capo Mannu
Capo Testa
Capo Carbonara Gennargentu
Mte Linas Marghine - Goceano
Isola di San Pietro
Isola di S. Antioco
Gutturu Mannu Badde Urbara
Mont'Arbu
Sette Fratelli Asinara
Arcipelago di La Maddalena
Supramonti
Fig. 1 – Carta della Sardegna e indicazione dell’area di indagine.
l
IneaMentIgeologIcIegeoMorfologIcIdelg
ennargentu(a cura di A. Ulzega).
Posto sull’asse mediano della Sardegna orientale, 40°
parallelo nord, il massiccio dei Monti del Gennargentu rappresenta la culminazione del basamento paleozoico che si sviluppa verso Nord con prevalenti litologie di tipo intrusivo mentre verso Sud dominano litologie di tipo
scistoso metamorfico. Nell’area dei Monti del Gennargentu il basamento pre-Ordoviciano è rappresentato dagli affioramenti delle Arenarie di San Vito, con metarenarie micacee, quarziti, metapeliti del Cambriano medio - Ordoviciano inferiore, estesi da Punta La Marmora verso sud fino alla Valle del Flumendosa dove vengono in contatto con le successioni vulcano-sedimentarie dell’Ordoviciano.
Figura 2 – Delimitazione dell’area di indagine con località di riferimento.
Figura 3 - Delimitazione dell’area di indagine con delimitazione isoipsa 1.500 m e aree calcaree di Irgini e Genna ‘e Ragas.
Dalla Punta La Marmora verso nord, da Punta Paulina al Bruncu Spina al Monte Spada affiorano, in contatto tettonico con le Arenarie di San Vito, le successioni terrigene con alternanze di metarenarie, quarziti, filladi di età incerta dal Cambriano-Ordoviciano inferiore al Devoniano-Carbonifero inferiore.
In vaste aree del basamento ercinico affiorano inoltre le litologie del complesso intrusivo sia filoniano che plutonico del Carbonifero superiore-Permiano; significative sono le granodioriti e i granitoidi di Monte Terralba, i filoni porfirici e aplitici, gli ammassi di micrograniti ed infine gli espandimenti ignimbritici di rioliti e riodaciti di Bruncu Capriolu.
Sulle superfici residuali del penepiano post-ercinico, dislocati a varie altezze dalla tettonica alpina, sono ben conservati in giacitura orizzontale i depositi sedimentari, da terrestri a marini del mesozoico, in forma di estesi altopiani, i “Tacchi”, e rilievi testimoni anche di piccole dimensioni;
nell’area prossimale del Gennargentu sono significativi i rilievi isolati quali il Tonneri di Girgini in cui è ben esposta la serie continua dalla superficie basale del penepiano ai banchi sommitali calcareo-dolomitici giuresi.
Le forme attuali dei rilievi nei Monti del Gennargentu rispondono agli esiti di una successione di eventi geodinamici che si sono succeduti a partire dal Cambriano, ed in particolare con le due fasi tettoniche: Ercinica, alla fine del Paleozoico, ed Alpina dal Terziario a tutt’oggi. L’assetto strutturale dal punto di vista geodinamico è da considerarsi sufficientemente stabile alla fine del Terziario, tanto da non modificare in modo significativo durante il Quaternario le grandi forme dei rilievi: in particolare le quote delle cime più elevate si attestano al di sotto dei 2.000 metri ed il reticolo fluviale è ormai rigidamente incassato nelle valli profondamente incise.
Su queste condizioni di stabilità hanno avuto modo di agire i processi morfogenetici conseguenti alle crisi climatiche, in senso freddo ed in senso caldo, succedutesi nel corso del Quaternario. Alla latitudine di 40° Nord e con una quota massima inferiore ai 2.000 metri i Monti del Gennargentu nel corso dei massimi glaciali quaternari si sono sempre mantenuti leggermente al di sotto della curva del limite delle nevi permanenti, per cui non si trovano tracce di morfologie glaciali; allo stesso tempo nei lunghi periodi a dominante climatica fredda sono stati molto attivi i processi legati al periglacialismo quali i crionivali, i crioclastici, i soliflussi, le frane, i ruscellamenti diffusi e canalizzati. Lo schema del reticolo idrografico è stato fortemente condizionato dalla tettonica ercinica che ha agito profondamente sulle serie del basamento in particolare con le direttrici Nord ovest – Sud est e Est-ovest, riprese poi dalla tettonica alpina. Le linee di drenaggio che hanno origine dalla sommità del monte tendono in buona parte verso sud a collegarsi con l’importante vallata del Flumendosa che separa nettamente il complesso montuoso del Gennargentu dagli altopiani dei Tacchi dell’Ogliastra e del Sarcidano, mentre i corsi d’acqua
dei versanti settentrionali sono tributari del Flumineddu e del Tirso.
Un elemento comune alle valli e anche alle vallecole è l’incisione marcata dei fondovalle, a causa dell’accelerazione dell’erosione lineare degli alvei conseguente agli ultimi sollevamenti regionali indotti dalla tettonica alpina, mentre nelle parti più elevate i versanti tendono ad allargarsi conservando l’assetto evolutivo precedente. Nel loro approfondimento gli alvei hanno conservato l’andamento meandriforme accentuato spesso dalle frequenti variazioni delle litologie e delle linee di discontinuità tettonica, fenomeno particolarmente evidente nel tracciato del Flumendosa.
Gli effetti dei processi morfogenetici in ambiente periglaciale sono ben conservati sui versanti a quote superiori ai 1.200 metri con estese colate di pietrame di origine crioclastica, ammassi di blocchi ora di grandi dimensioni arrotondati (sciuscius), di dimensioni più piccole e a spigoli vivi, con scollamenti della coltre pedogenetica, soliflusso diffuso e lenti movimenti gravitativi. Le precipitazioni accentuate dalle masse d’aria umide provenienti dal Mar Tirreno, soprattutto nei versanti esposti ad ovest, provocano sulle parti alte dei versanti estesi processi erosivi da ruscellamento diffuso e limitati fenomeni franosi. Attualmente si assiste ad una accelerazione dei processi erosivi sui versanti, indipendentemente dalla loro esposizione, anche in conseguenza della forte riduzione della copertura arborea principalmente ad opera dell’uomo:
dal taglio agli incendi al pascolo.
l
IneaMentI PedoclIMatIcI e PedologIcI(a cura di S.
Madrau)
Non sono disponibili serie significative di dati climatici per le quote più alte del complesso. montuoso del Gennargentu. Si può comunque ritenere che alle quote superiori ai 1.300 m s.l.m. i suoli siano ascrivibili al regime di umidità udico
1della Soil Taxonomy USDA (2014), mentre nelle quote comprese tra i 1.300 e 900 – 1.000 m s.l.m. ricadano nel regime di umidità ustico, (r
aIMondI&
al., 1995)
Nel Gennargentu, associati a roccia affiorante e ad una pietrosità per ciottoli e blocchi sia metamorfici, che di quarzo, sono prevalenti suoli dal profilo A-C o se poggiante direttamente sulla roccia inalterata, di tipo A-R.
La profondità media è generalmente inferiore ai 20 – 25 cm. Lo scheletro - per elementi sia minuti che medi, è piatto se metamorfico, dagli spigoli vivi se di quarzo - è sempre elevato. L’aggregazione è poliedrica subangolare, minuta, moderata. La tessitura varia dalla franco-sabbiosa alla franco-limosa o alla franco-limoso-argillosa. Il complesso di scambio non è mai elevato e presenta un grado di saturazione in basi scambiabili inferiore al 60%.
Le basse temperature, sia primaverili che autunnali, possono localmente favorire contenuti importanti di sostanza organica nei pochi cm degli orizzonti A.
1 Arrigoni (1968) indica nella tabella 20 un periodo di aridità < 62 giorni annui e un periodo di aridità annua di 82 giorni per Genna Silana e 86 giorni per Fonni. Per il regime di umidità udico, indica un periodo inferiore ai 90 giorni anno cumulativi di sezione di controllo dell’umidità asciutta in parte o in toto. Di questi 90 giorni, meno di 45 si devono registrare nei 4 mesi successivi al solstizio estivo.
Il regime di umidità ustico, osserva con una sezione di controllo dell’umidità asciutta in toto o in parte per 90 o più giorni cumultaivi nell’arco dell’anno e con meno di 45 giorni consecutivi nei 4 mesi successivi al solstizio estivo.
2 Questo aggettivo indica una potenza del suolo inferiore ai 50 cm.
Fig. 4 – Carta geologica dell’area di indagine (da Carmignani e al., 1996).
Le aree interessate da questi suoli possono essere soggette, se private della copertura vegetale, a gravi rischi di erosione, attualmente accentuata soprattutto dall’apertura di carrarecce e sentieri che costituiscono una rete molto ampia su tutta la montagna.
Secondo la Soil Taxonomy USDA questi suoli sono ascrivibili, alle quote superiori ai 1.300 m s.l.m., al sottogruppo dei Lithic
2Udorthens e al sottogruppo dei Lithic Ustorthents alle quote inferiori, mentre secondo il WRB (IUSS, 2014), questi suoli sono attribuibili, indipendentemente dalla quota a cui sono osservabili ai gruppi referenziali di secondo livello 3
3dei Dystric
4Leptosols (Ochric) o ai Dystric Leptosols (Ochric, Humic) in presenza di elevati contenuti di sostanza organica.
Lungo i compluvi o nelle morfologie meno accidentate e in presenza di una copertura vegetale arborea o arbustiva in grado di proteggere i suoli dai processi erosivi sono osservabili suoli dal profilo A-Bw-C o A-Bw-R potenti mediamente non più di 40 – 50 cm. Il contenuto in scheletro, per elementi minuti è sempre elevato. La tessitura varia dalla franca alla franco-limoso-argillosa, alla franco-argillosa. Il complesso di scambio, mai elevato, varia localmente dal saturo all’insaturo.
Questi suoli sono ascrivibili secondo la Soil Taxonomy ai sottogruppi Lithic Hapludepts e Lithic Haplustepts in funzione della loro posizione altimetrica. In presenza di potenze superiori ai 50 cm i sottogruppi sono i Typic Hapludepts e Typic Haplustepts.
I gruppi referenziali di secondo livello del WRB sono Epileptic Cambisols (Ochric) e Endoleptic Cambisols (Ochric) in funzione della potenza inferiore o superiore a 50 cm.
In presenza di un orizzonte diagnostico A umbrico, caratterizzato da un elevato contenuto in sostanza organica, di colore scuro, con uno spessore, di almeno 18 cm
6e di una saturazione in basi sempre inferiore al 50%, i suoli sono attribuiti, in funzione della loro potenza e altimetria ai sottogruppi Lithic e Typic degli Humudepts e Humustepts.
Il WRB inserisce questi suoli nei gruppi referenziali di
secondo livello degli Epileptic Cambisols (Ochric, Humic) e Endoleptic Cambisols (Ochric, Humic).
Si tratta di un complesso di suoli abbastanza vario, nonostante l’apparente omogeità del substrato geologico a cui sono legati anche molti tipi di vegetazione.
C
limaefitoClima(con la collaborazione di M. A. Pulina) Il clima esercita una funzione fondamentale nella distribuzione delle piante. Temperature e precipitazioni, tuttavia non sono i soli elementi a determinare la flora e la vegetazione alla cui formazione concorrono in modo importante anche i fattori minori del clima come ventosità, insolazione, esposizione, pendenze, substrato geologico e pedologico, che selezionano in modo significativo la presenza di numerose specie. Purtroppo manca nell’area presa in esame una serie di stazioni termopluviometriche che avrebbero permesso di fare una migliore correlazione tra clima e flora, tuttavia le stazioni di Montes (1060 m s.l.m.), Fonni (992 m s.l.m.), Desulo (920 m s.l.m.) e Bau Muggeris (Diga dell’Alto Flumendosa a 820 m) sono parse le più idonee a dare un quadro sufficientemente attendibile.
Nella tabella successiva sono riportati i valori mensili ed annui di temperature e precipitazioni medie per il periodo 1971-2000 (ad eccezione di Montes, dove per la temperatura sono disponibili nel trentennio 12 anni completi).
Per quanto riguarda la temperatura media annua delle zone cacuminali, attribuendo alle quote intorno a 1000 m un valore medio di 12,6°C ed applicando il gradiente di diminuzione della temperatura con l’altitudine, che per il Gennargentu è di 0,587°/100 m, nelle quote più elevate, intorno ai 1800 m, si dovrebbero avere temperature medie annue di 7,1°C. Di seguito sono riportati i diagrammi di Walter e Lieth relativi alle 4 stazioni; essi consentono di definire la durata del periodo arido, individuato dall’area centrale del diagramma. Si può affermare che alle quote intorno ai 1.000 m il periodo arido ha una durata media di circa 75 giorni, da metà giugno fino alla fine di agosto.
Le precipitazioni superano indubbiamente i 1.300 mm,
Tabella 1 - Dati stazioni meteo contigue all’area di indagine
3 Il WRB prevede un primo gruppo di riferimento, il Reference Soil Group (RSG) in funzione della combinazione tra i possibili orizzonti diagnostici, proprietà e materiali ed un secondo livello in funzione della presenza di una o più caratteristiche fisiche o chimiche accessorie.
4 Questo qualificativo è utilizzato in presenza di orizzonti dal complesso di scambio con un grado di saturazione in basi inferiore al 50%.
5 Altri spessori minimi sono ammessi in funzione del substrato, dello spessore complessivo del suolo e della eventuale presenza di altri orizzonti diagnostici