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La Flora del Gennargentu (Sardegna centrale)

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(1)

I

ntroduzIone

La flora della Sardegna a partire dalle esplorazioni della fine del XVIII secolo del Plazza (peraltro rimasta inedita sino alle pubblicazioni di t

erraccIano

(1914; 1930) ha visto via via accrescere le conoscenze floristiche attraverso le opere di numerosi botanici, in particolare del M

orIs

(1823-59), che mise in luce per primo la notevole componente endemica

La Flora del Gennargentu (Sardegna centrale)

P

Ier

V

IrgIlIo

a

rrIgonI1

& I

gnazIo

c

aMarda2

1

Già Prof. Università di Firenze, via Gortigiani, n. 44. 50127-Firenze

2

Dipartimento di Agraria, Università di Sassari, Via Piandanna, 4 – 07100-Sassari E-mail: icamarda@hotmail

Abstract – Flora of Gennargentu (C-Sardinia) – The Gennargentu, the highest mountain of the Sardinia, is located in the

central-east of the island and was the subject of exploration and naturalistic investigations by several authors, from the early nineteenth century. The Moris’ investigations highlight a strong endemic exclusive flora and a marked specificity in the context of the large Mediterranean islands. The Gennargentu is formed by Paleozoic metamorphic rocks: mica and sericitic schists, phyllites, gneiss and quartz-dioritic porphyry, granite, also important witnesses of the Mesozoic limestone plaque and traces of the oldest limestone marbled. The delimitation of the survey is based on boundaries represented by geomorpho- logical discontinuity, waterways, and even roads, and runs generally above 1,000 meters above sea level and includes suits the main peaks culminating in Punta Lamarmora to 1834 m above sea level. The main geological features, soil, climate and altitude vegetation features characterizes much of the territory above 1500 m.

The flora takes account bibliography and historical collections that it has been possible to analyze. Each species quotes the main synonyms, biological forms, chorological type and distribution in the studied area. The flora consists of 675 native species distributed in 90 families and 326 genera. 78 entities mentioned by several authors were not found by us and the presence of many of them is highly doubtful or excluded because foreign to the flora of Sardinia.

The chorological spectrum of the flora of Gennargentu shows the clear dominance of Mediterranean species (44.7%, euro- Mediterranean, 8.4%, Eurasian-Mediterranean, 15.7%, and many European Mediterranean orofites, often endemic, with 17, 2%) that distinguishes the flora of the Gennargentu.

The endemic contingent represents 16.8% of all the flora and includes 105 entities, 5 of which are exclusive of the Gennargentu, 40 exclusive of Sardinia, 47 common to Corsica, 3 extended to Corsica and Balearic Islands and the others are circum-Tyrrhenian.

Another contingent of species with continental characters or very rare (eg. Amelanchier ovalis, septentrionale Asplenium, Blechnum spicant, Bunium corydalinum Cerastium boissierianum, Corydalis pumila,, Ranunculus platanifolius,Valeriana montana) connects the Gennargentu mountains to Corsica and the mainland areas. The growth forms seen prevail the peren- nial herbaceous species (44.4%) while 32.0% are annual plants, with H/T index of 1.25. Exotic species are limited almost exclusively to those used in reforestation. Mountain areas, increasing altitude, are characterized by a sharp reduction in annual species in favor of perennial hemicryptophytic, cespitose or rhizomatous further accentuated in the ipsofile flora over 1,500 m where the percentage of endemic species increases to 30.6%. The endemic component is particularly high, with a contingent peculiar, in limestone areas. Despite a small area of about 80 hectars 35 endemic species are living and 15 of them are calcicolous exclusive, rare or very rare. Among the trees, Acer monspessulanum Quercus ilex, Quercus pubescens, Genista aetnensis and Rhamnus persicifolia are located generally below 1500 m altitude. Alnus glutinosa, Ilex aquifolium, Juglans regia, Populus tremula, Salix atrocinerea, Sorbus aria, Sorbus praemorsa, Taxus baccata are preserved even in the higher areas of the Gennargentu, distributed sporadically, mostly shelved along streams, in gallery groves of black alder and willows, still closed to sources of moisture. Of them are observed specimens of monumental size and unusual shapes that make the place with the highest concentration of large trees in Sardinia and in Italy.

Key words: Flora, Endemic species, Gennargentu, Sardinia.

Quad. Bot. Amb. Appl., 25 (2014): 3-109. Pubblicato online il 08.08.2015

della Sardegna, soprattutto nelle montagne presenti in gran

nunero e con una spiccata peculiarità, oggetto poi di ricerche

monografiche da parte di a

rrIgonI

, c

aMarda

, c

orrIas

,

d

Iana

, n

ardI

, r

affaellI

, V

alsecchI

(1977-1992). Si può

affermare che la flora dell’Isola è ben conosciuta grazie ai

contributi di altri numerosi botanici con lo studio di aree

geografiche più o meno estese, revisioni di generi, scoperta

di nuove specie per la Sardegna e per la scienza. Si rimanda

(2)

al lavoro di a

rrIgonI

e c

aMarda

(2005) sullo stato delle conosenze florisiche e soprattutto alla Flora dell’Isola di Sardegna di a

rrIgonI

(2006-15).

Il Gennargentu è sempre stato una delle mete più ambite da parte di tutti i botanici che hanno indagato sulla flora e sulla vegetazione. Le prime vere descrizioni del complesso montuoso del Gennargentu si devono a Alberto Ferrero Della Marmora che a partire dal 1822 (15 Luglio) vi fece numerose escursioni, descrivendo in particolare le caratteristiche geomineralogiche (d

ella

M

arMora

, 1826, 1839, 1860). A quei tempi la mancanza di strade e la distanza dai centri abitati costituiva un ostacolo all’accesso alle cime più elevate della montagna. Non era possibile salirvi ed esplorarla senza mettere in conto un pernottamento, come capitò spesso appunto a Della Marmora. Ancora nell’ultimo dopoguerra erano necessarie diverse ore di cammino, lungo sentieri, per raggiungere le principali cime.

Queste difficoltà sono oggi scomparse con la costruzione della strada asfaltata che da Fonni porta al Rifugio e alle piste da sci di Bruncu Spina, cima che può essere raggiunta in meno di un’ora a piedi e in pochi minuti lungo una sterrata. Nel versante di Desulo, sempre lungo una strada asfaltata, da Tascusì si accede verso altre improbabili piste da sci e strutture di accoglienza da cui si può proseguire verso le creste di Arcu Artilai. Da Tascusì si accede anche lungo una strada parzialmente asfaltata, che porta al valico di Gudettorgiu, e quindi verso i Tonneri calcarei di Girgini e di Genna ‘e Ragas. Nel versante orientale le strade sono solamente sterrate e non sempre facilmente percorribili a causa di erosione, caduta di massi o smottamenti. La presenza di diversi cantieri forestali assicura comunque l’accessibilità a gran parte del territorio, mentre una rete di carrarecce e sentieri pedonali consente la percorribilità verso le cime più elevate, attualmente frequentate da numerosi escursionisti.

Le monumentali opere del Della Marmora, autentico pioniere della conoscenza della Sardegna, furono un costante riferimento per i naturalisti che compresero presto l’importanza della componente biologica relitta delle cime più elevate dell’isola. Infatti “Il Gennargentu è il cuore alpestre della Sardegna, un’isola di altitudine dove si sono conservate specie montane incapaci di sopravvivere nel caldo clima mediterraneo” (a

rrIgonI

, 1988).

P

osIzIonegeografIcadel

g

ennargentu

Il sistema montuoso del Gennargentu è notoriamente costituito da un arco di cime, che si può osservare in tutta la sua grandiosità da Arcu Artilai, disposte da Ovest (Bruncu Spina, m 1829) a Sud (Bruncu Allasu, m 1701) attraverso P.

Paolinu (m 1792), Su Sciusciu (m 1823), P. Lamarmora (già Perdas Crapìas), che con 1834 m è anche la cima più elevata situata in posizione centrale rispetto all’area di indagine (4426411 N, 527719 E, in WGS84) e P. Florisa (m 1822) chiudendo verso N con Monte Iscudu (1444 m).

Il Gennargentu è formato da rocce metamorfiche paleozoiche sollevate dall’orogenesi ercinica: micascisti, scisti sericitici, filladi, gneiss e porfidi quarzo-dioritici (a Su Sciusciu). A Nord compare il granito sul M. Spada (m 1595).

A Sud, sulle pendici che scendono al Flumendosa restano alcuni importanti testimoni della placca calcarea mesozoica:

i Tonneri di Irgini (Girgini) e Genna Eragas (Genna ’e Ragas) e, oltre il Flumendosa, il torrione di Perda Liana e

l’esteso complesso di Montarbu di Seui, entrambi contigui ma esterni al sistema montuoso del Gennargentu. Nell’area di Correboi, dove sono presenti le uniche testimonianze di sfruttamento minerario di tutta la zona, affiorano calcari paleozoici marmorizzati e fortemente metamorfosati, che si estendono verso Est, oltre l’area di indagine considerata, nei dintorni di Monte Armario (localmente Armaidu).

La conoscenza naturalistica dei luoghi è notevolmente migliorata in tempi recenti per cui basta rifarsi alla ricca Bibliografia esistente per ottenere i necessari approfondimenti settoriali.

Anche la flora dei Monti del Gennargentu è stata ripetutamente esplorata. Manca tuttavia un catalogo tassonomicamente aggiornato dei reperti. Il presente lavoro mira a colmare questa lacuna e a definire l’importanza ed i valori fitogeografici della flora del principale complesso montuoso della Sardegna.

Secondo diverse interpretazioni il Gennargentu ha una base e un’estensione più o meno ampia. Per motivi di chiarezza abbiamo preso a riferimento del nostro catalogo floristico un’area che comprende le principali cime (Fig. 1, 2 e 3), assumendo in genere come limiti certi alcune strade, i fiumi o i crinali. Tuttavia, consideando che il Flumendosa si adagia nella parte terminale dell’area, a circa 450 m, occorre tenere presente che il limite reale delle indagini è stato tenuto sempre intorno ai 900-1.000 m culminando fino ai 1834 m di P. Lamarmora.

¯

Ubicazione dell'area di indagine

03,757,5 15 22,5 30 Chilometri Sassari

Limbara

Cagliari

Monte Albo

Capo Mannu

Capo Testa

Capo Carbonara Gennargentu

Mte Linas Marghine - Goceano

Isola di San Pietro

Isola di S. Antioco

Gutturu Mannu Badde Urbara

Mont'Arbu

Sette Fratelli Asinara

Arcipelago di La Maddalena

Supramonti

Fig. 1 – Carta della Sardegna e indicazione dell’area di indagine.

(3)

l

IneaMentIgeologIcIegeoMorfologIcIdel

g

ennargentu

(a cura di A. Ulzega).

Posto sull’asse mediano della Sardegna orientale, 40°

parallelo nord, il massiccio dei Monti del Gennargentu rappresenta la culminazione del basamento paleozoico che si sviluppa verso Nord con prevalenti litologie di tipo intrusivo mentre verso Sud dominano litologie di tipo

scistoso metamorfico. Nell’area dei Monti del Gennargentu il basamento pre-Ordoviciano è rappresentato dagli affioramenti delle Arenarie di San Vito, con metarenarie micacee, quarziti, metapeliti del Cambriano medio - Ordoviciano inferiore, estesi da Punta La Marmora verso sud fino alla Valle del Flumendosa dove vengono in contatto con le successioni vulcano-sedimentarie dell’Ordoviciano.

Figura 2 – Delimitazione dell’area di indagine con località di riferimento.

(4)

Figura 3 - Delimitazione dell’area di indagine con delimitazione isoipsa 1.500 m e aree calcaree di Irgini e Genna ‘e Ragas.

(5)

Dalla Punta La Marmora verso nord, da Punta Paulina al Bruncu Spina al Monte Spada affiorano, in contatto tettonico con le Arenarie di San Vito, le successioni terrigene con alternanze di metarenarie, quarziti, filladi di età incerta dal Cambriano-Ordoviciano inferiore al Devoniano-Carbonifero inferiore.

In vaste aree del basamento ercinico affiorano inoltre le litologie del complesso intrusivo sia filoniano che plutonico del Carbonifero superiore-Permiano; significative sono le granodioriti e i granitoidi di Monte Terralba, i filoni porfirici e aplitici, gli ammassi di micrograniti ed infine gli espandimenti ignimbritici di rioliti e riodaciti di Bruncu Capriolu.

Sulle superfici residuali del penepiano post-ercinico, dislocati a varie altezze dalla tettonica alpina, sono ben conservati in giacitura orizzontale i depositi sedimentari, da terrestri a marini del mesozoico, in forma di estesi altopiani, i “Tacchi”, e rilievi testimoni anche di piccole dimensioni;

nell’area prossimale del Gennargentu sono significativi i rilievi isolati quali il Tonneri di Girgini in cui è ben esposta la serie continua dalla superficie basale del penepiano ai banchi sommitali calcareo-dolomitici giuresi.

Le forme attuali dei rilievi nei Monti del Gennargentu rispondono agli esiti di una successione di eventi geodinamici che si sono succeduti a partire dal Cambriano, ed in particolare con le due fasi tettoniche: Ercinica, alla fine del Paleozoico, ed Alpina dal Terziario a tutt’oggi. L’assetto strutturale dal punto di vista geodinamico è da considerarsi sufficientemente stabile alla fine del Terziario, tanto da non modificare in modo significativo durante il Quaternario le grandi forme dei rilievi: in particolare le quote delle cime più elevate si attestano al di sotto dei 2.000 metri ed il reticolo fluviale è ormai rigidamente incassato nelle valli profondamente incise.

Su queste condizioni di stabilità hanno avuto modo di agire i processi morfogenetici conseguenti alle crisi climatiche, in senso freddo ed in senso caldo, succedutesi nel corso del Quaternario. Alla latitudine di 40° Nord e con una quota massima inferiore ai 2.000 metri i Monti del Gennargentu nel corso dei massimi glaciali quaternari si sono sempre mantenuti leggermente al di sotto della curva del limite delle nevi permanenti, per cui non si trovano tracce di morfologie glaciali; allo stesso tempo nei lunghi periodi a dominante climatica fredda sono stati molto attivi i processi legati al periglacialismo quali i crionivali, i crioclastici, i soliflussi, le frane, i ruscellamenti diffusi e canalizzati. Lo schema del reticolo idrografico è stato fortemente condizionato dalla tettonica ercinica che ha agito profondamente sulle serie del basamento in particolare con le direttrici Nord ovest – Sud est e Est-ovest, riprese poi dalla tettonica alpina. Le linee di drenaggio che hanno origine dalla sommità del monte tendono in buona parte verso sud a collegarsi con l’importante vallata del Flumendosa che separa nettamente il complesso montuoso del Gennargentu dagli altopiani dei Tacchi dell’Ogliastra e del Sarcidano, mentre i corsi d’acqua

dei versanti settentrionali sono tributari del Flumineddu e del Tirso.

Un elemento comune alle valli e anche alle vallecole è l’incisione marcata dei fondovalle, a causa dell’accelerazione dell’erosione lineare degli alvei conseguente agli ultimi sollevamenti regionali indotti dalla tettonica alpina, mentre nelle parti più elevate i versanti tendono ad allargarsi conservando l’assetto evolutivo precedente. Nel loro approfondimento gli alvei hanno conservato l’andamento meandriforme accentuato spesso dalle frequenti variazioni delle litologie e delle linee di discontinuità tettonica, fenomeno particolarmente evidente nel tracciato del Flumendosa.

Gli effetti dei processi morfogenetici in ambiente periglaciale sono ben conservati sui versanti a quote superiori ai 1.200 metri con estese colate di pietrame di origine crioclastica, ammassi di blocchi ora di grandi dimensioni arrotondati (sciuscius), di dimensioni più piccole e a spigoli vivi, con scollamenti della coltre pedogenetica, soliflusso diffuso e lenti movimenti gravitativi. Le precipitazioni accentuate dalle masse d’aria umide provenienti dal Mar Tirreno, soprattutto nei versanti esposti ad ovest, provocano sulle parti alte dei versanti estesi processi erosivi da ruscellamento diffuso e limitati fenomeni franosi. Attualmente si assiste ad una accelerazione dei processi erosivi sui versanti, indipendentemente dalla loro esposizione, anche in conseguenza della forte riduzione della copertura arborea principalmente ad opera dell’uomo:

dal taglio agli incendi al pascolo.

l

IneaMentI PedoclIMatIcI e PedologIcI

(a cura di S.

Madrau)

Non sono disponibili serie significative di dati climatici per le quote più alte del complesso. montuoso del Gennargentu. Si può comunque ritenere che alle quote superiori ai 1.300 m s.l.m. i suoli siano ascrivibili al regime di umidità udico

1

della Soil Taxonomy USDA (2014), mentre nelle quote comprese tra i 1.300 e 900 – 1.000 m s.l.m. ricadano nel regime di umidità ustico, (r

aIMondI

&

al., 1995)

Nel Gennargentu, associati a roccia affiorante e ad una pietrosità per ciottoli e blocchi sia metamorfici, che di quarzo, sono prevalenti suoli dal profilo A-C o se poggiante direttamente sulla roccia inalterata, di tipo A-R.

La profondità media è generalmente inferiore ai 20 – 25 cm. Lo scheletro - per elementi sia minuti che medi, è piatto se metamorfico, dagli spigoli vivi se di quarzo - è sempre elevato. L’aggregazione è poliedrica subangolare, minuta, moderata. La tessitura varia dalla franco-sabbiosa alla franco-limosa o alla franco-limoso-argillosa. Il complesso di scambio non è mai elevato e presenta un grado di saturazione in basi scambiabili inferiore al 60%.

Le basse temperature, sia primaverili che autunnali, possono localmente favorire contenuti importanti di sostanza organica nei pochi cm degli orizzonti A.

1 Arrigoni (1968) indica nella tabella 20 un periodo di aridità < 62 giorni annui e un periodo di aridità annua di 82 giorni per Genna Silana e 86 giorni per Fonni. Per il regime di umidità udico, indica un periodo inferiore ai 90 giorni anno cumulativi di sezione di controllo dell’umidità asciutta in parte o in toto. Di questi 90 giorni, meno di 45 si devono registrare nei 4 mesi successivi al solstizio estivo.

Il regime di umidità ustico, osserva con una sezione di controllo dell’umidità asciutta in toto o in parte per 90 o più giorni cumultaivi nell’arco dell’anno e con meno di 45 giorni consecutivi nei 4 mesi successivi al solstizio estivo.

2 Questo aggettivo indica una potenza del suolo inferiore ai 50 cm.

(6)

Fig. 4 – Carta geologica dell’area di indagine (da Carmignani e al., 1996).

(7)

Le aree interessate da questi suoli possono essere soggette, se private della copertura vegetale, a gravi rischi di erosione, attualmente accentuata soprattutto dall’apertura di carrarecce e sentieri che costituiscono una rete molto ampia su tutta la montagna.

Secondo la Soil Taxonomy USDA questi suoli sono ascrivibili, alle quote superiori ai 1.300 m s.l.m., al sottogruppo dei Lithic

2

Udorthens e al sottogruppo dei Lithic Ustorthents alle quote inferiori, mentre secondo il WRB (IUSS, 2014), questi suoli sono attribuibili, indipendentemente dalla quota a cui sono osservabili ai gruppi referenziali di secondo livello 3

3

dei Dystric

4

Leptosols (Ochric) o ai Dystric Leptosols (Ochric, Humic) in presenza di elevati contenuti di sostanza organica.

Lungo i compluvi o nelle morfologie meno accidentate e in presenza di una copertura vegetale arborea o arbustiva in grado di proteggere i suoli dai processi erosivi sono osservabili suoli dal profilo A-Bw-C o A-Bw-R potenti mediamente non più di 40 – 50 cm. Il contenuto in scheletro, per elementi minuti è sempre elevato. La tessitura varia dalla franca alla franco-limoso-argillosa, alla franco-argillosa. Il complesso di scambio, mai elevato, varia localmente dal saturo all’insaturo.

Questi suoli sono ascrivibili secondo la Soil Taxonomy ai sottogruppi Lithic Hapludepts e Lithic Haplustepts in funzione della loro posizione altimetrica. In presenza di potenze superiori ai 50 cm i sottogruppi sono i Typic Hapludepts e Typic Haplustepts.

I gruppi referenziali di secondo livello del WRB sono Epileptic Cambisols (Ochric) e Endoleptic Cambisols (Ochric) in funzione della potenza inferiore o superiore a 50 cm.

In presenza di un orizzonte diagnostico A umbrico, caratterizzato da un elevato contenuto in sostanza organica, di colore scuro, con uno spessore, di almeno 18 cm

6

e di una saturazione in basi sempre inferiore al 50%, i suoli sono attribuiti, in funzione della loro potenza e altimetria ai sottogruppi Lithic e Typic degli Humudepts e Humustepts.

Il WRB inserisce questi suoli nei gruppi referenziali di

secondo livello degli Epileptic Cambisols (Ochric, Humic) e Endoleptic Cambisols (Ochric, Humic).

Si tratta di un complesso di suoli abbastanza vario, nonostante l’apparente omogeità del substrato geologico a cui sono legati anche molti tipi di vegetazione.

C

limaefitoClima

(con la collaborazione di M. A. Pulina) Il clima esercita una funzione fondamentale nella distribuzione delle piante. Temperature e precipitazioni, tuttavia non sono i soli elementi a determinare la flora e la vegetazione alla cui formazione concorrono in modo importante anche i fattori minori del clima come ventosità, insolazione, esposizione, pendenze, substrato geologico e pedologico, che selezionano in modo significativo la presenza di numerose specie. Purtroppo manca nell’area presa in esame una serie di stazioni termopluviometriche che avrebbero permesso di fare una migliore correlazione tra clima e flora, tuttavia le stazioni di Montes (1060 m s.l.m.), Fonni (992 m s.l.m.), Desulo (920 m s.l.m.) e Bau Muggeris (Diga dell’Alto Flumendosa a 820 m) sono parse le più idonee a dare un quadro sufficientemente attendibile.

Nella tabella successiva sono riportati i valori mensili ed annui di temperature e precipitazioni medie per il periodo 1971-2000 (ad eccezione di Montes, dove per la temperatura sono disponibili nel trentennio 12 anni completi).

Per quanto riguarda la temperatura media annua delle zone cacuminali, attribuendo alle quote intorno a 1000 m un valore medio di 12,6°C ed applicando il gradiente di diminuzione della temperatura con l’altitudine, che per il Gennargentu è di 0,587°/100 m, nelle quote più elevate, intorno ai 1800 m, si dovrebbero avere temperature medie annue di 7,1°C. Di seguito sono riportati i diagrammi di Walter e Lieth relativi alle 4 stazioni; essi consentono di definire la durata del periodo arido, individuato dall’area centrale del diagramma. Si può affermare che alle quote intorno ai 1.000 m il periodo arido ha una durata media di circa 75 giorni, da metà giugno fino alla fine di agosto.

Le precipitazioni superano indubbiamente i 1.300 mm,

Tabella 1 - Dati stazioni meteo contigue all’area di indagine

   

   

3 Il WRB prevede un primo gruppo di riferimento, il Reference Soil Group (RSG) in funzione della combinazione tra i possibili orizzonti diagnostici, proprietà e materiali ed un secondo livello in funzione della presenza di una o più caratteristiche fisiche o chimiche accessorie.

4 Questo qualificativo è utilizzato in presenza di orizzonti dal complesso di scambio con un grado di saturazione in basi inferiore al 50%.

5 Altri spessori minimi sono ammessi in funzione del substrato, dello spessore complessivo del suolo e della eventuale presenza di altri orizzonti diagnostici

(8)

ma questo valore non necessariamente determina ovunque, al pari della temperatura, situazioni omogenee. È soprattutto il microclima che influisce nell’orientamento delle grandi vallate e nelle singole aree e occorre tenere in considerazione che aridità e umidita del suolo sono in stretta relazione con le morfologie e le diverse tipologie di substrato. La marcata ventosità delle aree di cresta accentua l’aridità del suolo e favorisce da un lato le specie pulvinate e quelle annuali a ciclo molto breve. Le precipitazioni nevose nella stazione di Fonni registrano, da novembre ad aprile, complessivi 89 cm di neve. Nelle aree più elevate del Gennargentu, talora, presentano imponenti fenomeni di accumulo, con spessore di diversi metri che può durare per tutto il mese di maggio determinando una fenologia scalare di molte specie in relazione al lento scioglimento del manto nevoso. Un ambiente particolare si determina nelle grande pietraie degli sciuscius, che appaiono privi di vegetazione. In realtà tra i grandi massi trovano rifugio e ospitalità numerose specie mesofile e igrofile laddove si hanno linee preferenziali di scorrimento dell’acqua che alla base originano importanti

sorgenti perenni, come a S’Ortu ‘e is Aragnos. Le forti pendenze e le morfologie accidentate convogliano le acque delle precipitazioni nella rete idrografica che accoglie le acque che per lo più mostrano scorrimento o almeno umidità durante tutto l’arco l’anno. Le sorgenti di mezza costa sono caratterizzate dalla presenza di una forte componente di specie igrofile, con elevata percentuale di endemiche, che si evidenziano dalle linee della vegetazione riparia a ontano nero. Per tali motivi le diverse aree, nonostante parametri meteorologici uguali possono sortire verso ambienti totalmente differenti.

In relazione ai valori termo-pluviometrici, seguendo lo schema della classificazione di t

horntwaIte

e M

ather

(1957) ed i suoi 4 parametri, il Gennargentu: in base

all’efficienza termica il tipo climatico è da attribuire

al Mesotermico (B’1 - Clima temperato-freddo), con

potenziale di evapotrapirazione (PE) compreso tra 570 e

712 mm. Medie minime del mese più freddo prossime a

0°C e comprende la fascia a partire da 900-1000 m in poi

ccon la forte accentuazione del carattere freddo nelle aree

Figura 5 – Diagrammi di Walter e Lieth delle stazioni meteorologiche (dall’alto a sinistra) di Desulo, Fonni, Montes-Funtana Bona e Bau Muggeris più prossime all’area di studio.

 

(9)

più elevate. In base all’indice di umidità (IM=60-100) le aree basali si collocano nel clima umido con caratteri crescenti di umidità e moderata aridità estiva (B2, B3, B4) con l’altitudine, mentre l’area culminale appartiene al tipo di clima perumido A (IM>100). È da osservare, tuttavia, che proprio nelle aree culminali a causa della forte ventosità e pendenze l’evaporazione determina accentuati carattere di aridità soprattutto in relazione alla tipologia dei suoli che porta ad oltre due mesi il periodo di aridità.

In relazione alla concentrazione estiva dell’efficienza termica (CE%) si ha un clima di tipo Clima sub-oceanico insulare (b’4) con escursioni termiche moderate e con valori di CE compresi tra 48 e 51,9. Un tipo di Clima intermedio (b’3) si ha nelle aree di cresta soggette a bruschi abbassamenti invernali di temperatura.

In considerazione delle tipologie di vegetazione, l’esito fitoclimatico porta all’individuazione di due fasce principali rappresentate dall’area culminale dominata dal climax degli arbusti montani prostrati e a quello delle leccete montane mesofile che nella fascia tra i 900 e 1500 m di quota vede la netta prevalenza dei boschi di Quercus ilex nelle aree più basse e meglio esposte, boschi misti con Quercus pubescens nelle quote intermedie e boschi di Q. pubescens oltre i 1200 m di quota. Poco estesi ma significativi le formazioni a Taxus baccata e Ilex aquifolium e quelle dei boschi igrofili a Alnus glutinosa. La distribuzione della vegetazione forestale è tuttora condizionata dalla presenza degli animali domestici al pascolo brado che, particolarmente nelle aree di passaggio intermedie tra bosco e macchie e garighe esercitano una forte pressione sulle nuove plantule che pure crescono numerose, impedendone il regolare sviluppo. Il limite altimetrico del bosco risulta pertanto falsato dal fattore pascolamento, che peraltro esercita un ruolo importante per il mantenimento delle macchie e delle garighe particolarmente ricche di specie endemiche e rare.

l

aVegetazIoneIPsofIla

Nell’ampio intervallo altitudinale dei rilievi del Gennargentu sono compresi paesaggi e habitat molto diversi. La vegetazione attuale è abbastanza diversa da quella originaria a causa degli usi storici del territorio.

Del Gennargentu e dei grandi boschi che lo circondavano riferisce t

yndale

(1849) che si sofferma però soprattutto sulla componente faunistica. Secondo le indicazioni di d

ella

M

arMora

(1860) il limite forestale era allora a circa 1300-1400 m sul versante Sud-Ovest.

Alberi sparsi sono presenti sopra questi limiti senza costituire formazioni forestali: Juglans regia L., Populus tremula L., Acer monspessulanum L., Sorbus aria (L.) Crantz, Salix atrocinerea Brot., Prunus avium L., Sorbus praemorsa (Guss.) Nyman. Fanno eccezione Alnus glutinosa L., che forma boschi a galleria lungo i ruscelli permanentemente umidi e Ilex aquifolium L., Taxus baccata L., con limitati residui come nell’area di Ortu is Aragnos sulle pietraie degli sciuscius.

Nel versante destro della vallata del rio Aratu, al di sotto della strada che porta verso le cime, agrifoglio e roverella danno origine a boschi misti con la prevalenza ora di una ora dell’altra specie. Al di sopra della strada permangono in quest’area gruppi di imponenti agrifogli ed alberi sparsi di roverella, che indicano la potenzialialità di ricomposizione

forestale dell’area. A Passo Correboi mentre il versante esposto a NE si caratterizza per la presenza del bosco di roverella, a SW il leccio in formazione boschiva raggiunge la quota più elevata (1500 m) di tutto il Gennargentu. Oltre il limite forestale prevaleva una vegetazione di arbusti, frutici e suffrutici che, con ogni evidenza, ancora oggi rappresenta la vegetazione potenziale e climacica, favorita e determinta in ciò dalla forte ventosità che sulle aree di cresta esercita una severa selezione delle specie a favore delle camefite pulviniformi e delle emicriptofite striscianti o che trovano protezione all’interno degli stessi bassi arbusti. Alle severe condizioni ambientali si aggiunge delle parti superiori del Gennargentu l’uso pastorale degli ultimi secoli che ha frazionato e degradato le formazioni arbustive, aprendo la strada a formazioni prative o suffruticose. L’azione sinergica dei vari tipi di animali ha determinato un paesaggio che oggi è sostanzialmente pastorale.

g

aMIsans

(1976 e 1977), P

IgnattI

w

Ikus

& al., 1980), a

rrIgonI

(1987) e più limitatamente B

rullo

& al. (2001) hanno descritto diverse tipologie vegetazionali di seguito riassunte.

I. Vegetazione di arbusti, suffrutici ed erbe delle montagne silicee di Corsica e Sardegna della Classe Carici-Genistetea lobelii Klein (1972) Vegetatio, 25(5-6): 322 e dell’Ordine Carici-Genistetalia lobelii Klein (1972) emend. Arrigoni (1986).

Alleanza Anthyllion hermanniae Klein (1972) Vegetatio, 25(5-6): 320.

1. Rhamno alpini-Berberidetum aetnensis Brullo et al.

(2001) Feddes Repert., 112(3-4): 279 (Berberido-Genistetum lobelioidis Gamisans, 1975) – L’associazione si sviluppa su suoli pietrosi in superficie, soprattutto sui versanti occidentali di Su Sciusciu. Essa appare come pioniera ma, in rapporto alle condizioni edafiche, risulta dinamicamente stabile. L’associazione è ricca di specie endemiche ed è caratterizzata da Berberis aetnensis C. Presl (dominante), Prunus prostrata subsp. humilis (Moris) Arrigoni (costante), Daphne oleoides Schreb., Saponaria alsinoides (Viv.) Viv., Potentilla corsica Soleir. ex Lehm., ma anche dalle costanti Rosa serafini Viv., Cerastium boissierianum Greuter et Burdet, Arrhenatherum sardoum (Schmid) Brullo et al., Juniperus sibirica Burgsd., Santolina insularis (Fiori) Arrigoni, Sedum album L.

2. Juniperetum sibiricae nom. nov. per Thymo-Juniperetum nanae Pignatti et Nimis, 1980, nom. illeg. –Arbusteto di quota, soprattutto delle esposizioni settentrionali e orientali, caratterizzato dalla quasi continua dominanza di Juniperus sibirica Burgsd. Sono costanti dell’associazione Thymus catharinae Camarda, Robertia taraxacoides (Lois.) DC., Cerastium boissierianum Greuter et Burdet, Digitalis purpurea L, Arrhenatherum sardoum (Schmid) Brullo et al., Bunium alpinum Waldst. et Kit. subsp. corydalinum (DC.) Nyman, e altre ancora.

3. Astragaletum genargentei Pign. et Nimis, 1980 –

Arbusteto delle esposizioni ventose settentrionali, poco

rappresentato in superficie, formato da dense colonie di

Astragalus genargenteus Moris (specie caratteristica). Si

differenzia dai ginepreti, oltre che per la specie dominante,

per la presenza di specie erbacee infiltrate come le costanti

(10)

Poa compressa L., Trisetaria gracilis (Moris) Banfi et Arrigoni, Poa bulbosa L., Erophila verna (L.) Chevall.

4. Crepido (caespitosae)-Brachypodietum rupestri Arrigoni. Associazione derivante dal diradamento delle associazioni arbustive, caratterizzata dall’invasione di erbe perenni e suffrutici eliofili: Crepis caespitosa (Moris) Gren.

et Godr., Poa compressa L., Carex caryophyllaea Latourr.

subsp. insularis (Barbey) Arrigoni, Agrostis castellana Boiss. et Reut., Viola limbarae (Merxm. et Lippert) Arrigoni. Fra le molte specie costanti dell’associazione sono da segnalare Thymus catharinae Camarda, Cerastium boissierianum Greuter et Burdet, Festuca morisiana Parl., Brachypodium rupestre (Host) Roem. et Schult., Santolina insularis (Genn. ex Fiori) Arrigoni.

Presenta due subassociazioni:

1 - juniperetosum (typicum), caratterizzata dalla dominanza di Juniperus sibirica Burgsd., che si sviluppa su suoli relativamente profondi;

2 - genistetosum, caratterizzata dalla dominanza di Genista corsica (Loisel) DC., su substrati roccioso-pietrosi.

In entrambi i casi si tratta di formazioni discontinue distribuite a mosaico che seguono il substrato e sono condizionate dalla ricorrenza degli incendi.

Prati ipsofili dell’alleanza Plantaginion insularis Gamisans (1968) Thèse Univ. Marseiile.

5. Festucetum morisianae Pignatti et Nimis. Associazione prativa stabile delle pendici soggette alla permanenza del manto nevoso, caratterizzata da Festuca morisiana Parl. e Hieracium soleirolianum Arvet-Touv. et Briq.

6. Plantagini (sardoae)-Armerietum sardoae Pignatti et Nimis, caratterizzata da Armeria sardoa Spreng. subsp.

genargentea Arrigoni.

Queste due associazioni presentano come costanti comuni Plantago sardoa Presl, Sagina pilifera (DC.) Fenzl, Trisetaria gracilis (Moris) Banfi et Arrigoni, Poa bulbosa L., Bellium bellidioides L., Cerastium boissierianum Greuter et Burdet, Thymus catharinae Camarda. Si tratta di specie caratterizzate dal portamento pulviniforme anche molto compatto camefitico o emicriptofitico.

Garighe e prati montani di arbusti ed erbe perenni ed annue, derivanti dalla degradazione di formazioni forestali:

Teucrio-Santolinetalia Arrigoni (1986) Boll. Soc. Sarda Sci. Nat., 25: 91.

Armerio-Genistion salzmannii Arrigoni (1986) Boll. Soc.

Sarda Sci, Nat. 25: 91.

7. Helichryso-Genistetum salzmannii Gamisans – Associazione prativo-suffruticosa delle superfici inferiori del Gennargentu, derivante in genere dalla degradazione di boschi montani, dominata da specie pioniere come Santolina insularis (Genn. ex Fiori) Arrigoni, Helichrysum italicum (Roth) G. Don s.l., Genista corsica (Loisel.) DC., Crepis caespitosa (Moris) Gren. et Godr., Carlina macrocephala Moris, Cynosurus echinatus L., Cerastium boissierianum Greuter et Burdet, Brachypodium rupestre (Host) Roem. et Schult., Sanguisorba minor Scop. L’indicazione di Genista

salzmannii di Gamisans per il Gennargentu si riferisce con tutta evidenza alla più comune G. pichisermolliana, differenziata da Valsecchi (Webbia, 48: 736,1993).

II. Formazioni forestali della classe Querco-Fagetea Br. Bl.

Et Vliegher, 1937 – Populetalia Br. Bl. (1935).

Caricion microcarpae Gamis (1968)

8. Glechomo (sardoae)-Alnetum glutinosae Arrigoni (1986) Boll. Soc. Sarda Sci. Nat., 25: 84 – Ontaneti ripariali dei ruscelli montani, caratterizzati dalla dominanza di Alnus glutinosa (L.) Gaertn. e dalle caratteristiche costanti Epilobium lanceolatum Seb. et Mauri, Glechoma sardoa (Bég.) Bég., Polystichum setiferum (Forssk.) Woynar.

Fra le molte igrofile dell’associazione sono da segnalare soprattutto le costanti Carex microcarpa Bertol. ex Moris e Hypericum hircinum L. Gli ontaneti rappresentano un indice molto preciso che sottolinea sui versanti delle vallate la presenza di sorgenti perenni con acqua corrente durante tutto l’arco dell’anno.

Formazioni rupestri orofile e silicicole di Asplenietea rupestris (H. Meier) Br.Bl., 1934 – Androsacetalia vandelli Br. Bl. 1937.

Arenarion balearicae Bolos et Mol. ex Wikus et Pignatti.

9. Hieracio (brunelliforme)-Saxifragetum cervicornis Arrigoni – Associazione delle rocce nude e rupi, debolmente caratterizzata da poche specie di rupi silicee: Hieracium brunelliforme Arvet-Touvet (costante), Asplenium septentrionale (L.) Hoffm., Potentilla crassinervia Viv.

Notevole è invece la partecipazione di litofite, in particolare le costanti Saxifraga cervicornis Viv., Arenaria balearica L., Robertia taraxacoides (Loisel.) DC., Poa balbisii Parl., Dianthus siculus Presl subsp. tenuifolius (Moris) Arrigoni, Sedum dasyphyllum L. ed anche la più rara Valeriana montana L. Le rupi silicee, pur frequenti, sono poco estese in superficie sul Gennargentu, mentre abbondano i substrati rocciosi.

NOTA - A giudizio di BRULLO & al. (2001) la vegetazione delle montagne mediterranee centro-orientali presentano, malgrado la loro frammentaria distribuzione, una rimarchevole omogeneità floristica e strutturale che giustificherebbe il loro inserimento in un’unica classe (Pino-Juniperetea Riv.-Martinez, 1964, Anal. Inst. Bot.

Cavanilles, 22: 358). Ciò contraddice quanto è stato sempre rilevato sulla genesi della flora orofila sardo-corsa e sulla sua assoluta antichità, originalità e indipendenza floristica.

I molti endemismi montani dei massicci sardo-corsi dimostrano questo assunto.

Anche dal punto di vista fitosociologico la tesi di B

rullo

et.

al. presenta molti lati deboli.

- La classe Pino-Juniperetea comprende vegetazione

montana mediterranea dominata da formazioni forestali

climaciche è caratterizzata da specie a larga distribuzione,

non oromediterranee, che non qualificano adeguatamente

il sintaxon. Questo tipo di vegetazione è estraneo alla

Sardegna. Lo stesso può dirsi per l’ordine Juniperetalia

hemisphaericae Riv.-Martinez et Molina e l’Alleanza

Berberidion aetnensis Brullo et al., il primo perché ha

nell’isola, fra le 5 caratteristiche, solo la presenza di Prunus

prostrata Labill., la seconda perché definita solo da Berberis

aetnensis C. Presl e quindi incapace di comprendere la

maggioranza delle associazioni arbustive montane dell’isola.

(11)

Juniperus haemisphaerica segnalato per confusione con J.

sibirica o J. communis è estraneo alla flora della Sardegna.

- L’associazione Juniperetum nanae Litard. et Malcuit (1926) non può essere assunta per l’isola in quanto caratterizzata solo da Thymus herba-barona Loisel.

che manca in Sardegna vicariato da Thymus catarinae Camarda. Per altro la sottoassociazione juniperetosum di Crepido-Brachypodietum pinnati è omotipica (typica) dell’associazione ed è ben distinta per proprie caratteristiche e struttura da Juniperetum nanae, per cui non può essere sinonimizzata con questa.

- La suballeanza Roso serafinii-Juniperenion nanae Brullo et al., che ha per tipo Junipero nanae-Pinetum laricionis Brullo et al., non può essere considerata presente in Sardegna, tanto più che le sue caratteristiche (Rosa serafinii, Juniperus communis L. ssp. nana (Willd.) Syme (diff.) sono comuni a Anthyllion hermanniae Klein (1972).

- La sott’associazione cerastietosum boissieriani Brullo et al. di Thymo-Juniperetum nanae Litard. et Malcuit (a parte la specie caratteristica dell’associazione) è un perfetto sinonimo di Juniperetum nanae Pignatti et Nimis e del resto C. boisserianum è specie ubiquitaria ospite delle camefite pulvinate e degli stessi ambienti aperti, pertanto poco cartterizzante.

- La sott’associazione juniperetosum oxycedri Brullo et al. di Thymo-Juniperetum nanae Litard. et Malcuit è assolutamente distinta floristicamente dal tipo dell’associazione, in quanto fondata su rilievi di substrato calcareo di quote inferiori.

Il solo legame è la presenza di Juniperus nana, specie notoriamente poco differenziale.

- L’associazione Rhamno alpini-Berberidetum aetnensis Brullo et al. è praticamente un nome nuovo per il Berberido- Genistetum lobelioidis Gamisans, 1975. Sarebbe bastato tipificare questa associazione. Si deve per altro rilevare che due delle tre caratteristiche di associazione (Rhamnus alpina L. e Ribes sandalioticum (Arrigoni) Arrigoni sono specie molto rare e sporadiche al Gennargentu, la prima propria soprattutto delle rupi calcaree, la seconda di siti freschi.

All’atto pratico l’associazione viene ad essere caratterizzata solo dalla quasi totale dominanza di Berberis aetnensis C.

Presl., che vive soprattutto sui substrati rocciosi aridi di natura silicea. Dalla Tab. 7 di Brullo et al. si rileva inoltre che i rilievi di Brullo et al. sono stati effettuati, malgrado le minori superfici di rilevamento, in stadi più degradati dell’associazione, con la partecipazione di specie erbacee e suffruticose dei prati montani.

l’

esPlorazIoneflorIstIca

Non risulta che il primo esploratore della Flora sarda (M. A. Plazza), che fu in Sardegna dal 1748 al 1791, si sia spinto fino al Gennargentu (a

rrIgonI

, 2006). Certamente il primo raccoglitore di piante sul Monte fu G. G. Moris che vi ascese nel Maggio del 1823 con A. F. Della Marmora e il Sovrintendente Greyffier; nel Giugno del 1825 con Della Marmora e C.G. Bertero; nel Luglio del 1826 sempre con Della Marmora; nella primavera del 1827 solo ai Toneri di Irgini. I risultati delle sue esplorazioni furono nella maggior parte pubblicati nei tre fascicoli dello “Stirpium sardoarum elenchus” (1827-1829).

Successivamente Domenico Lisa, collaboratore del Moris, fu al Tonneri d’Irgini nel 1828, ma la sua attenzione

fu rivolta principalmente alle più vaste montagne calcaree centro-orientali e ad altri rilievi dell’isola.

Sul Gennargentu si portò successivamente, nel 1859 e nel 1860, P. Gennari che pubblicò risultati delle sue raccolte 1866.

Particolarmente importante fu l’esplorazione che vi condusse P.F.A. Ascherson in compagnia di O. Reinhardt nel 1863 (vedi a

scherson

, 1863 e 1885 e Ascherson in B

arBey

,1885, Supplement).

Sul Gennargentu fecero poi raccolte M. Marcucci (1872), A. Biondi (1879), G.C. Siemoni (1882) e M. De Sardagna (vedi in De s

ardagna

, 1885). I materiali da loro raccolti sono in buona parte reperibili nell’Erbario Centrale Italiano (FI). In Firenze sono conservate anche le raccolte che J. Forsyth-Major vi fece nel 1884.

Fondamentali, per abbondanza di materiali raccolti, furono le ripetute esplorazioni effettuate da U. Martelli negli anni 1894, 1896, 1897, 1898. I relativi reperti solo in parte vennero pubblicati nei tre fascicoli di “Monocotyledones Sardoae” (M

artellI

, 1896, 1901, 1904).

All’inizio del XX secolo c

aVara

(1901) pubblicò un

“Addenda ad Floram sardoam” in cui vennero riportati 20 taxa raccolti da Lovisato e 45 da Bonomi. Non è dato conoscere l’area interessata dalle raccolte. Tuttavia le specie vennero divise in due gruppi: quelle della regione del castagno (800-1300 m) e quelle della regione subalpina oltre 1300 m. Le specie furono raccolte il 23-24 luglio in occasione della posa della prima pietra del Rifugio Lamarmora, oggi distrutto dall’incuria, e quindi e verosimile che si riferiscano proprio a quest’area.

Pochi anni dopo il f

alquI

(1907) pubblicò i risultati di un’escursione floristica al Gennargentu che però prese le mosse a quote abbastanza basse, includendo territori della Barbagia di Belvì, non propriamente riferibili alla massima montagna sarda.

Anche h

erzog

, che fu in Sardegna nel 1904 e 1906, elaborò nel 1909 una sintesi della flora sarda, probabilmente in parte bibliografica, in cui compaiono reperti del Gennargentu, senza precisi riferimenti topografici.

Nel 1917 M. g

andoger

rese pubblico un catalogo manoscritto di piante raccolte in Sardegna dal 1890 al 1893 in cui compaiono diversi riferimenti generici al Gennargentu, invero non tutti credibili, che tuttavia vengono riportati con gli opportuni rilievi critici.

Nel 1923 e nel 1932 E. s

chMId

fece diverse esplorazioni floristiche in Sardegna, in particolare sulle montagne. Le raccolte costituirono il fondamento per i suoi contributi pubblicati rispettivamente nel 1933 e nel 1946.

Negli ultimi decenni P.V. Arrigoni, I. Camarda, ma anche altri in modo più occasionale, hanno fatto diverse raccolte al Gennargentu incrementando le conoscenze della sua flora (a

rrIgonI

, 1966, 1969, 1972. 1988, anche con le schede sulle piante endemiche pubblicate fra il 1977 e il 1991).

Durante lo studio delle specie endemiche della Sardegna, il Gennargentu è stato oggetto di numerose esplorazioni e raccolte da parte di Arrigoni, di Camarda, B. Corrias, S. Diana, F. Valsecchi, che hanno accumultato un’ingente quantità di materiali. Le raccolte di Arrigoni sono depositate presso l’Erbario Centrale di Firenze (HCI), quelle di Camarda sono conservate presso l’erbario dell’Università di Sassari.

E opportuno far presente che le raccolte recenti, salvo

le novità nomenclaturali e la scoperta di nuovi reperti,

(12)

confermano sostanzialmente la flora del Gennargentu rilevata nei due secoli precedenti, anche se i mutati rapporti quantitativi fra le diverse specie dovuti alle variazioni del carico pastorale e alla rimozione più o meno estensiva delle vegetazione arbustiva, l’estensione delle strade sterrate, abbiano favorito i suffrutici e le specie erbacee eliofile e, allo stesso tempo, anche diverse specie spinescenti o tossiche evitate dal bestiame al pascolo brado.

E’ da osservare che la maggioranza degli autori delle informazioni floristiche non fornisce una chiara delimitazione del territorio del Gennargentu. In conseguenza non tutte le segnalazioni bibliografiche si riferiscono all’area da noi presa a riferimento. Non c’è quindi perfetta corrispondenza tra i nostri reperti e quelli derivanti dalle antiche segnalazioni che, spesso, sono topograficamente generiche. In effetti, nella redazione di una flora locale appare importante delimitare l’area di studio in modo tale che abbia significato dal punto di vista ecologico e ambientale e allo stesso tempo vi sia una riconoscibilità certa dei confini.

Per tale motivo abbiamo ritenuto importante porre verso est il limite rappresentato dal corso dell’alto Flumendosa, partendo da Fonni la strada per Correboi verso Est e per Tascusì a Ovest, quindi da Tascusì a Guddetorgiu e da qui a chiudere seguendo il corso d’acqua Riu su Fruscu che da Guddetorgiu si congiunge con il Flumendosa. L’area estesa per 27.640 ettari appartiene ai territori di Fonni, Villagrande, Villagrande Strisaili, Arzana, Aritzo e Desulo.

Tuttavia in questo modo vengono escluse aree come quelle di Tonara, Belvi, Talana che notoriamente vengono considerati, a ragione, paesi propri del Gennargentu. D’altro canto un’ulteriore estensione avrebbe portato a superfici che avrebbero fatto perdere il significato unitario che si è cercato di dare alla flora del Gennargentu. Tutti i centri abitati sono stati lasciati all’esterno dell’area di indagine. B

acchetta

&

al. (2013) trattando soprattutto della componente endemica, per la delimitazione del Gennargentu indicano un’area estesa per 50.000 ettari che comprende anche l’abitato di Desulo e l’area Monte Armaidu (Armario) e Pipinari.

l

aflora

L’elenco floristico riporta, secondo la tipologia delle informazioni possedute, diverse categorie di specie:

- in corsivo neretto con corpo maggiore le specie la cui presenza e documentata da reperti d’erbario;

- in corsivo senza neretto le specie segnalate in bibliografia la cui presenza in Sardegna è però comprovata a vario titolo o che spesso, proprio per la loro abbondanza. sono state oggetto di scarsa raccolta, come ad esempio leccio o agrifoglio. Anche le poche specie esotiche pontaneizzate sono riportate in corsivo, così come i sinonimi che seguono il nome valido;

- in corsivo con asterisco le specie di presenza dubbia o assenti nell’isola e le specie esotiche utilizzate nei rimboschimenti o semplicemente coltivate in modo occasionale.

La nomenclatura adottata è quella della “Flora dell’isola di Sardegna” di a

rrIgonI

(2006-2015). Nell’elaborazione dello spettro corologico e delle forme biologiche si è tenuto conto delle specie da noi rilevate, di quelle pur generiche rilevate da altri che sono verosimilmente presenti. Sono state escluse le specie esotiche di recente introduzione e

non si è tenuto conto di specie dubbie o coltivate, eccezion fatta di Castanea sativa e Juglans regia che nell’area sono spontaneizzate da lungo periodo.

Per ogni specie sono riportati i seguenti dati: la forma di crescita e il periodo vegetativo secondo a

rrIgonI

(1996), l’areale sintetico secondo lo schema di a

rrIgonI

(1983), le fitocenosi locali di elezione, le eventuali segnalazioni bibliografiche per il territorio indagato, i materiali raccolti (selezionati in numero mai superiore a dieci) per dare un’idea realistica della loro distribuzione nel territorio.

Una particoalre attenzione è stata riservata alle sinonimie che vogliono offrire un quadro il più possibile ampio in questo periodo di grandi modifiche della tassonomia e della nomenclatura botanica.

L’elenco è ordinato secondo s

MIth

& al. (2006) per Equisetopsida, c

haw

& al. (2000) per le Gimnosperme (Cycadidae, Ginkgoidae, Pinidae e Gnetidae), secondo l’APG III aggiornato da r

eVeal

(2011) per Magnoliidae.

EQUISETOPSIDA C. Agardh LYCOPODIIDAE Bek (Pteridospermophyta) 103 - S

elaginellaCeae

Selaginella denticulata (L.) Spring (1838) Flora (Regensburg) 21: 149.

Pteridofita perenne reptante vernale - Mediterraneo- Macaronesica - Rara a quote inferiori in esposizione meridionale.

Exsiccata – Da Seardu a s’Abba shi Sonat, Camarda, 30.06, 89 (SS) - Desulo. Gennargentu, da Ortu is Aragnos a Rifugio Lamarmora, Camarda, 07 V 2006 (SS).

105 - I

soëtaceae

Isoëtes histrix Durieu ex Bory (1844) Compt. Rend. Acad.

Sci. Paris, 18: 1167.

Pteridofita perenne vernale - Mediterranea occid. – Presenza non confermata.

Bibl. – c

aVara

(1908).

122 - o

SmundaCeae

Osmunda regalis L.(1753) Sp. pl.: 1065.

Pteridofita rizomatosa estivale - Subcosmopolita - Locale nelle zone inferiori, presso ruscelli o sorgenti.

Bibl. - Girgini (f

alquI

, 1905, 1907) - Gennargentu, Funtana Cungiada (a

rrIgonI

, 2006).

Exsiccata – Funtana Cungiada: prati presso le sorgenti, esp. Est m 1400 ca, scisti paleozoici, Arrigoni e Ricceri 27.06.1971 (FI) – Lungo il Rio Bau Eragas, a Nord di Genna Eragas, m 1000 ca., Arrigoni e Ricceri, 25.VI.1971 (FI).

140 - P

olyPodiaCeae

Polypodium australe Fée (1852) Mem. Foug., 2: 708.

Polypodium cambricum auct. non L.

Pteridofita rizomatosa vernale - Medit.-Atlantica - Nei boschi e aree rocciose delle quote intorno ai 1000 m.

Bibl. - Gennargentu (a

rrIgonI

, 1987).

Exsiccata - Fonni. Monte Spada, Camarda, 27 VII 2010 (SS).

Polypodium interjectum Shivas (1961) J. Linn. Soc. Bot.,

58: 29.

(13)

Pteridofita rizomatosa estivale - Europeo-Atlantica - Nei castagneti e nei querceti.

Bibl. - M. Gennargentu (NARDI, 1977, Webbia 32(1): 98), a

rrIgonI

(2006).

Exsiccata – Fonni. Strada di Correboi, ceduo di roverella nel vallone del Riu Baritta, m 1130, Nardi e Ricceri 17.05.1980 (FI) – Pendici esposte a Sud da S’Arcu S’Arena a rif. Lamarmora, Arrigoni e Nardi 7.07.1972 (FI) – Nodu

‘e Littipori e M.te Bruttu presso Arcu Correboi, Arrigoni e Nardi, 8.VII.1972 (FI) – Monte Spada, salendo dal Rifugio alla Vetta, m 1300-1595, esp. Nord, Arrigoni e Ricceri, 23.VI.1971 (FI).

Polypodium vulgare L.(1753) Sp. pl.: 1085.

Pteridofita rizomatosa estivale - Europea - Rara sulle rocce delle aree sommitali.

Bibl. - M. Gennargentu (c

aVara

, 1908; J

oncheere

(1963), Brit. Fern Gaz., 9(4): 116 - NARDI (1977) Webbia 32(1):

98 – a

rrIgonI

(2006).

Nota - Presenza possibile, ma mancano exsiccata per l’area di riferimento.

145 - d

ennStaedtiaCeae

Pteridium aquilinum (L.) Kuhn in Decken (1879) Reisen Ost. Afrika, 3(3): 11.

Pteridofita rizomatosa estivale - Subcosmopolita - Nei querceti e castagneti delle zone inferiori.

Bibl. - Gennargentu (n

IMIs

, 1980; a

rrIgonI

, 1987).

Exsiccata – Nodu ‘e Littipori e M. Bruttu presso Arcu Correboi, Arrigoni e Nardi, 8.VII.1972 (FI) – Da Cuile Meriagus a Perda Crispa, m 1300-1500, Arrigoni et al.

5.VII.1985 (FI) – Stazione a Taxus baccata sulle pendici SW di Su Sciusciu, Arrigoni, 12.VII.1970 (FI) – Pascoli da Bruncu Spina a Punta Paolina e dintorni del Rifugio Lamarmora, Arrigoni, 6.VII.1969 (FI) - Desulo. Gennargentu, da Ortu is Aragnos a Rifugio Lamarmora, Camarda, 07 V 2006 (SS).

150 - P

terIdaceae

Anogramma leptophylla (L.) Link (1841) Fil. sp.: 137.

Polypodium leptophyllum L. (1753) Sp. pl., 1092

Pteridofita annuale vernale - Tetidico-atlantica - Rara, sulle rocce delle esposizioni meridionali.

Bibl. - Rif. Lamarmora (f

alquI

, 1905, 1907) - Gennargentu (s

chMId

, 1946).

Nota - Vive in genere a quote inferiori a 800 m.

Cheilanthes acrostica (Balb.) Todaro (1866) Syn.Pl.vasc.

Sic.: 10.

Pteris acrostica Balb. (1801) El. Piante: 98.

Cheilanthes odora Sw. (1806) Syn. Fil.: 127.

Pteridofita rizomatosa vernale - Mediterraneo-Macaronesica - Rara, nelle aree rocciose delle esposizioni meridionali.

Bibl. – Strada di cresta al Gennargentu (f

alquI

, 1905) - Presso il Rif. Lamarmora (f

alquI

, 1907).

Nota - Specie termofila e calcicola, difficilmente presente nelle stazioni indicate. Non ritrovata.

155 - a

SPleniaCeae

Asplenium billotii F.W. Schultz (1845) Flora Allg. Bot.

Zeitung, 28: 738.

Asplenium lanceolatum Huds. (1778) Fl. Angl., ed. 2, 454, non Forssk. (1775).

Pteridofita rizomatosa estivale - Medit. occid.-Atlantica - Sporadica sulle pendici montane oltre 1000 m.

Bibl. – Greppi sassosi del Gennargentu (f

alquI

, 1905) - Presso Tascusì (f

alquI

, 1907).

Nota - Non ritrovata ma preenza possibile.

Asplenium onopteris L. (1753) Sp. pl.: 1081.

Pteridofita rizomatosa sempreverde - Olartica – Frequente nei castagneti, leccete e quercete.

Bibl. - Girgini e Arcu Tascusì (f

alquI

, 1907, sub A.

adiantum-nigrum L.) - Gennargentu (s

chMId

, 1946, sub A.

adiantum-nigrum L.).

Exsiccata (Selezione) – Fonni, Monte Spada, salendo dal Rifugio alla vetta, m 1300-1595, esp. Nord, Arrigoni e Ricceri, 23.VI.1971 (FI) – Versante Nord di Bruncu Allasi, m 1600-1699, P.V. Arrigoni, 12.VII.1970 (FI) – Da Arcu Gennargentu a Punta Lamarmora passando da Su Sciusciu, Arrigoni e Nardi, 5.VII.1972 (FI) - Pendici esposte a Sud da S’Arcu S’Arena a rifugio Lamarmora, Arrigoni e Nardi, 7.VII.1972 (FI) – Da Seardu a s’Abba shi Sonat, Camarda, 30.06. 89 (SS) - Fonni. Monte Spada, Camarda, 27. VII. 2010 (SS) - Desulo. Ortu is Aragnos, bosco di tasso, Camarda, A.

Brunu, 19. VIII. 2008 (SS).

Asplenium scolopendrium L. (1753) Sp. pl.: 1079.

Phyllitis scolopendrium (L.) Newman (1844) Hist. Brit.

Ferns, ed. 2: 10.

Pteridofita rizomatosa estivale - Europeo-Tetidica – Luoghi umidi ombrosi.

Bibl. - Gennargentu (f

alquI

, 1907; s

chMId

, 1946).

Nota - Non riscontrata nell’area in esame, ma presenza verosimile.

Asplenium septentrionale (L.) Hoffm. (1796) Deutschl. Fl., 2: 12.

Acrostichum septentrionale L. (1753) Sp. pl.: 1068.

Pteridofita rizomatosa estivale - Europeo-oromediterranea - Sporadica nelle aree rocciose dell’orizzonte culminale.

Bibl. - Gennargentu (h

erzog

, 1909; g

aMIsans

, 1977;

a

rrIgonI

, 1987; 1988) - Sulle cime del Gennargentu (P. Paolina, Su Sciusciu, Bruncu Spina, Su Sciusciu, P.

Lamarmora) (a

rrIgonI

, 2006).

Exsiccata (Selezione) – Bruncu Spina, salendo a Sud della sciovia sino al crinale, Arrigoni e Corrias, 28.VI.1984 (FI) – Da Bruncu Spina a P.ts Paolina, m 1800 ca., Arrigoni et al., 7.VII.1985 (FI) – Da Arcu Gennargentu a Bruncu Spina per la via di cresta che passa per Punta Paolina, m 1660-1800 ca., Arrigoni e Ricceri, 24.VI.1971 (FI) – Da Arcu Gennargentu a P. Lamarmora passando da Su Sciusciu, Arrigoni e Nardi, 5.VII.1972 (FI) – Stazione a Taxus baccata sulle pendici SW di Su Sciusciu, Arrigoni, 12.VII.1970 (FI).

Asplenium quadrivalens (D.E. Mayer) Landolt (2010) Fl.

Indicativa: 268.

Asplenium trichomanes L. subsp. quadrivalens D.E. Mayer (1962) Ber. Deutsch. Bot. Ges., 74: 456.

Pteridofita rizomatosa sempreverde - Subcosmopolita - Frequente nei boschi e sulle rocce dell’orizzonte inferiore.

Bibl. - Gennargentu (f

alquI

, 1905; s

chMId

, 1946; g

aMIsans

1977; a

rrIgonI

, 1987).

Exsiccata – Pendici esposte a Sud da Arcu S’Arena a rifugio

Lamarmora, Arrigoni e Nardi, 7.VII.1972 (FI) – Vallone del

Riu Aratu, poco sopra la strada Desulo-Fonni, Arrigoni e

(14)

Raffaelli 1.VI.1970 (FI) – Pascoli sopra Arcu Tascusì, m 1250-1300, Arrigoni e Ricceri 3.V.1969 (FI) – Da Seardu a s’Abba shi Sonat, Camarda, 30.06, 89 (SS) - Fonni. Monte Spada, Camarda, 27 VII 2010 (SS) - Desulo. Filariu, Riu Aratu, Camarda, 18 VI 1996 (SS) - Desulo. Gennargentu, da Ortu is Aragnos a Rifugio Lamarmora, Camarda, 07 V 2006 (SS).

165 - W

oodSiaCeae

Athyrium filix-foemina (L.) Roth (1799) Tent. Fl. Germ., 3: 65.

Polypodium filix-femina L. (1753) Sp. pl.: 1090.

Pteridofita perenne cespitosa estivale - Subcosmopolita - Lungo i ruscelli, soprattutto all’ombra degli ontani.

Bibl. - Gennargentu (a

rrIgonI

, 1987).

Exsiccata (Selezione) – Funtana S’Ortu s’Aragnos. Alt;

m 1550 ca., Arrigoni, Di Tommaso, Ricceri, Mazzanti, 5.VII.1985 (FI) – Bruncu Spina, vegetazione igrofilo ripariale 200 m ca. sotto la vetta, Arrigoni e Corrias, 28.VI.1984 (FI) – Da Bruncu Spina al Riu Paulinu, esp. Sud-Ovest m 1600-1800 ca., Arrigoni e Ricceri 24.VI.1971 (FI) – Aritzo, Funtana Cungiada: prati presso le sorgenti, esp. Est, m 1400 ca., Arrigoni e Ricceri, 27.VI.1971 (FI) – Pascoli da Bruncu Spina a Punta Paolina e dintorni del Rifugio Lamarmora, Arrigoni, 6.VII.1969 (FI) - Fonni. Monte Spada, luoghi umidi bosco di agrifoglio, Camarda, A. Brunu, 5 VIII 2008 (SS).

Cystopteris dickieana R. Sim. (1848) Gard. Farmer’s J., 2:

308. Pteridofita perenne estivale - Olartica - Nei prati rocciosi montani.

Bibl. - Gennargentu (P

rofuMo

, 1969, Webbia, 20(2): 737- 744. Tra Bruncu Allasi e Punta Lamarmora, Cresta di M.

Iscudu, rocce sopra Arcu Tascusì (a

rrIgonI

, 1969) - Monti del Gennargentu (a

rrIgonI

, 2006).

Exsiccata (Selezione) – Monte Gennargentu, Arrigoni, 17.VII.1966 (FI) - Desulo, lungo il Rio Bau Eragas, a nord di Genna Eragas, m 1000 ca., Arrigoni e Ricceri, 25.VI.1971 (FI) – Aritzo, crinali di Punta Talesi e Punta Lionitzos, m 1200-1400 ca., esp. N e NW, Arrigoni e Ricceri, 27.VI.1971 (FI) – Fonni, Monte Spada, salendo da Rifugio alla vetta, m 1300-1595, esp. Nord, Arrigoni e Ricceri, 23.VI.1971 (FI) – Monte Gennargentu, pascoli sul versante sinistro del Riu Pedru Surdu fra l’ovile omonimo e Genna Grisone. Esp.

N m 1450-1500 ca., Arrigoni e Ricceri, 26.VI.1971 (FI) – Desulo. Da Rifugio CAI ad Arcu Gennargentu, Camarda, 13 VI 2006 (SS) - Fonni. Bruncu Spina, Camarda, 10 VII 1978 (SS) - Desulo. Gennargentu, da Ortu is Aragnos a Rifugio Lamarmora, is Miriagus, Camarda, 07 V 2006 (SS).

Cystopteris fragilis (L.) Bernh. in Schrad. (1805) Neues J.

Bot., 1(2): 27.

Polypodium fragile L. (1753) Sp. pl.: 1091.

Pteridofita perenne cespitosa estivale - Olartica - Margini di ruscelli e alla base di rocce montane.

Bibl. - Gennargentu (Bonomi in c

aVara

, 1901; f

alquI

, 1905; c

aVara

, 1908; h

erzog

, 1909; g

andoger

, 1917;

a

rrIgonI

, 1987) - Monti del Gennargentu (a

rrIgonI

, 2006).

Exsiccata (Selezione) – Gennargentu, Arrigoni, 17.VI.1966 (FI) – Bruncu Spina, da m 1500 a 1800, Arrigoni, 23.VII.1968 (FI) - Pascoli da Bruncu Spina a Punta Paolina e dintorni del Rifugio Lamarmora, Arrigoni, 6.VII.1969 (FI) - Da Arcu

Gennargentu a Bruncu Spina per la via di Cresta che passa per Punta Paolina, m 1660-1800 ca., Arrigoni e Ricceri, 24.VI.1971 (FI) – Da Bruncu Spina al Riu Paulinu, esp. Sud Ovest, m 1600-1800 ca, Arrigoni e Ricceri, 24.VI.1971 (FI) - Fonni. Gennargentu , Fontanili di Monte Spada, Camarda, 26 VII 2005 (SS) - Fonni. Monte Spada, Camarda, 27 VII 2010 (SS) - Desulo. Gennargentu,versante di Desulo-Rio Aratu, Camarda, 29 V 2004 (SS) - Desulo. Gennargentu, da Ortu is Aragnos a Rifugio Lamarmora, Camarda, 07 V 2006 (SS).

170 - B

leChnaCeae

Blechnum spicant (L.) Roth (1794) Ann. Bot. Usteri, 10:

56. Osmunda spicant L. (1753) Sp. pl.: 1066.

Pteridofita rizomatosa estivale - Europea - Abbastanza rara nei fontanili e sorgenti dell’area montana oltre i 1500 m di quota..

Bibl. - Genargentu (M

orIs

(1827) Stirp. sard. el.: 1: 54, sub Lomaria spicant Desv.; B

arBey

, 1884; s

chMId

, 1933 - Monti del Gennargentu, Funtana Cungiada (a

rrIgonI

, 2006).

Exsiccata – Pascoli da Bruncu Spina a Punta Paolina e dintorni del Rifugio Lamarmora, Arrigoni, 6.VII. 1969 (FI) - Funtana Cungiada: prati presso le sorgenti, esp. Est, m 1400 ca., Arrigoni e Ricceri, 24.VI.1971 (FI) – Da Bruncu Spina a Riu Paolinu, esp; SW, m 1600-1800, Arrigoni e Ricceri, 24.VI.1971 (FI) – Dal Riu Paulinu, presso il Rifugio Lamarmora, ad Arcu Gennargentu, esp. SW, m 1600-1650 ca. Arrigoni e Ricceri, 24.VI.1971 (FI).

180 - d

ryoPteridaCeae

Dryopteris affinis (Lowe) Fraser-Jenk. (1979) Fern Gaz., 12: 56.

Nephrodium affine Lowe (1838) Trans. Cambridge Philos.

Soc., 6: 525.

Pteridofita rizomatosa estivale - Europea - Rarissima all’ombra di ontani presso ruscelli.

Bibl. - Fianchi orientali del Gennargentu (a

rrIgonI

, 2005).

Gruppo del Gennargentu (a

rrIgonI

, 2006).

Exsiccata - Villagrande Strisaili, Valle Bacu su Seardu, alt.

M 1000-1250 ca., Arrigoni et al., 6.VII.1985 (FI) - Fonni.

Monte Spada, luoghi umidi, bosco di agrifoglio, Camarda, A. Brunu, 5 VIII 2008 (SS).

Dryopteris cambrensis (Fraser-Jenk.) J. Beitel et W.R. Buck (1988) Fiddlehead Forum, 15(2): 15.

Dryopteris affinis (Lowe) Fraser-Jenk. subsp. cambrensis Fraser-Jenk. (1987) Sommerfeltia, 6: XI.

Pteridofita rizomatosa estivale - Europea - Rarissima.

Bibl. - M. Spada (f

raser

-J

enkIns

(1980) Willdenowia, 10:

112).

Exsiccata - Fonni. Monte Spada, Camarda, 27 VII 2010 (SS).

Nota - Secondo f

raser

-J

enkIns

(2007) Fern Gaz., 18(1): 6, la specie è rappresentata in Sardegna dalla subsp. insubrica (Oberh. et Tavel ex Fras.-Jenk.) Fras.-Jenk. (2007) Fern Gaz., 18(1): 6 (Bas.: D. affinis subsp. cambrensis var.

insubrica Oberh. et Tavel ex Fras.-Jenk. in Widèn et al.

(1996) Ann. Bot. Fennici, 33: 73). E’ stata ritrovata in pochi esemplari sui massi granitici alla base di Monte Spada.

Dryopteris oreades Fomin (1911) Véstn.Tiflissk. Bot. Sada,

18: 20.

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