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Capitolo 2

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CAPITOLO 2

STATO DELL’ARTE:

REATTORI A FUSIONE NUCLEARE DEL TIPO TOKAMAK

2. 1Generalità

La fusione nucleare è la fonte di energia del sole e,in generale, delle stelle[4].Un corpo celeste comincia a brillare quando,per effetto della forza di gravità, la materia si addensa nel cuore della stessa,raggiungendo alti valori di densità e temperature tali da innescare le reazioni termonucleari e portare,dunque,il sistema in regime di ignizione,.La tendenza del plasma alla dispersione e,quindi, al raffreddamento,è equilibrata proprio dalla forza gravitazionale. Sulla terra,tale confinamento gravitazionale è impossibile.Due possibilità sono state vagliate per creare l’ambiente adatto alla realizzazione delle reazioni termonucleari:

• Portando un piccolo volume della massa reagente,costituita da deuterio e trizio, per un

tempo molto limitato,ad alti valori di pressione e temperatura;parleremo,allora,di confinamento inerziale.Cerchiamo così di ottenere il maggior numero possibile di reazioni prima che il plasma si disperda.

• Il plasma è confinato ad una disposizione toroidale,generata da campi magnetici

opportunamente creati da strutture dell’impianto stesso,allo scopo di evitare contatti con i materiali strutturali del reattore;parleremo,allora,di confinamento magnetico.

Il secondo degli espedienti è quello maggiormente utilizzato tra i due.

Lo studio di questo,e altri reattori simili,è incentrato sulla fattibilità del processo stesso,in particolare sul raggiungimento del regime di ignizione, cioè nella possibilità

per la reazione di autosostenersi e, dunque, fornire energia ad utilizzatori esterni.

Altro fenomeno,controllato dagli studiosi, è la durata del plasma stesso,prima della sua dispersione. Il reattore Tore-Supra ha visto resistere un plasma, nel suo interno, per ben 6 minuti e 30 secondi lo

scorso 4 Dicembre.

2. 2Descrizione del reattore

L’impianto,oggetto di questo studio,è un reattore a confinamento magnetico del plasma,detto Tokamak,dall'acronimo russo "macchina a camera toroidale".Gli elementi fortemente caratterizzanti sono la superconducibilità dei magneti,responsabili del campo magnetico toroidale,e il sistema di raffreddamento dei materiali costituenti la prima parete,dato che si conta di riversarvi grossi quantitativi di energia termica[4].Infatti l’obiettivo è quello di portare prima parete e mantello alle temperature di 220°C,ben al di sotto dei 400-450°C normalmente raggiunti in altri reattori di pari categoria.Tuttavia lo scopo fondamentale della realizzazione del Tore Supra è quello di realizzare e studiare tempi di scarico di energia,da parte del plasma,molto più lunghi,di quelli finora realizzati con altri sistemi.Nella pagina successiva è possibile osservare un’illustrazione del reattore TORE SUPRA,che è un particolare esempio di reattore Tokamak :

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figura2.1 reattore TORE-SUPRA

1:Bobine per la componente toroidale del campo magnetico di confinamento toroidale (mantenute a 4K)

2:Bobine per la componente poloidale del campo magnetico di confinamento (mantenute a 1,8K) 3:Schermo termico a 80K

4:Area interna del criostato,a 220°c 5:Area esterna del criostato,a 20°c

6:Piedistallo di supporto per criostato e schermo termico 7:Prima parete,raffreddata a 220°c

8:Limitatore toroidale

9:Il rifornimento al criostato alle temperature di 1.8 K, 4 K e 80 K 10:Acqua compressa a 40 bar per la refrigerazione della prima parete a 220°C, 40 bar

11,12: Bobine per la componente poloidale del campo magnetico di confinamento 13:Circuito magnetico

14:Antenne a rilascio di onde a frequenze ioniche

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CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL TORE SUPRA[4]

Raggio maggiore del plasma 2,25 m

Raggio minore del plasma 0,70 m

Diametro 11,5 m

Altezza 7,2 m

Diametro interno del reattore 1,80 m

Peso totale del reattore e degli schermi termici 50 t

Campo magnetico toroidale al centro del plasma 4,5 T

Campo magnetico massimo sui conduttori 9,0 T

Diametro medio di una bobina magnetica 2,60 m

Dimensione dei superconduttori al NbTi 2,8 x 5.6mm^2

Peso dei superconduttori 45 t

Peso totale dei magneti 160 t

Corrente nel plasma 1,7 MA

Durata potenziale della scarica di energia 1000 s

Peso del solenoide centrale 56 t

Peso del circuito magnetico 830 t

Energia magnetica totale 600 MJ

Potenza raffreddatori a 80K 40 kW

Potenza raffreddatori a 4,5K 650 W

Potenza raffreddatori a 1,75K 300 W

Altri impianti per reazioni di fusione nucleare,e a diversi scopi sono stai utilizzati finora:

• Macchine sperimentali,per lo studio della fisica del plasma,di medie dimensioni e a medio

campo magnetico(< 10 T)

• Macchine sperimentali,per lo studio della fisica del plasma,di grandi dimensioni e a medio

campo magnetico(< 10 T).Per esempio il JET

• Macchine sperimentali,finalizzate al raggiungimento del regime di ignizione,di medie

dimensioni e ad alto campo magnetico(< 10 T).Per esempio il JET

• Macchine sperimentali,finalizzate al raggiungimento del regime di ignizione,alla

dimostrazione della produzione di energia termica e per prove tecnologiche dei componenti del futuro impianto a fusione(in particolare del mantello triziogeno).Tra queste l’ITER

• Reattori dimostrativi di cui esistono solo studi concettuali,allo scopo di produrre energia

elettrica.tra questi il DEMO

2. 2. 1Realizzazione del confinamento magnetico[4]

Se il plasma è lasciato libero a se stesso, ogni particella, ha una traiettoria casuale e tende a fuggire (figura 2.2,parte 1).Occorre,dunque,dare ordine a questa massa di particelle cariche,soprattutto per non disperdere l’enorme energia di cui esse dispongono e limitare, dunque, il collasso del plasma,nonché l’usurante e degradante contatto tra questo e la prima parete.Dato che tali particelle dispongono di una carica,i protoni,caricati positivamente,e gli elettroni,liberatisi da essi,caricati negativamente,posso utilizzare un campo magnetico per imporgli una traiettoria chiusa.

Imponendo un campo magnetico rettilineo,il plasma scorre lungo le linee di campo,senza toccare gli anelli che generano il campo stesso(figura 2.2,parte 2).

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Per evitare,poi,le perdite ai bordi,creeremo un campo magnetico toroidale,ossia nascente dalla disposizione di bobine anulari in lega Niobio-Titanio[5](figura 2.1,parti 1 e 2),di diametro medio pari a 2,60m,i cui centri si trovano su di una circonferenza,il cui diametro sarà,evidentemente,il raggio medio del plasma.(figura 2.2,parte3).Affinché tali leghe diventino conduttrici(superconduttrici)occorre portarle a basse temperature,nell’ordine dei 4 K,mediante criostati.(figura 2.1,parti 3 e 4)

Il campo,così generato,è,tuttavia,ancora migliorabile,dal punto di vista delle perdite se facciamo assumere alle particelle una traiettoria elicoidale;ciò è ottenuto aggiungendo un’ulteriore campo magnetico ortogonale a quello preesistente.(figura 2.2,parte4).La composizione dei due moti ,così ottenuta,produce un moto elicoidale di precessione lungo le linee di forza.

figura 2.2Campo magnetico

Tale secondo campo può essere realizzato in due diversi modi,che danno,poi,origine a due tipi di macchine diverse:

• Nei reattori”Tomakak”si ottiene facendo scorrere una corrente lungo l’asse del toro del

plasma(parte 11,12,figura 2.1),ad opera dei magneti centrali del trasformatore(lo stesso che provvede anche al riscaldamento del plasma,come vedremo dopo)(figura 2.4)[10]

• Nei reattori”Stellarator”il campo magnetico è esclusivamente generato da correnti che

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figura 2.3 linee di campo in due diverse tipologie di reattori

Le particelle che fuoriescono dal confinamento magnetico a causa degli urti vengono reindirizzate all'interno grazie ad un opportuno campo magnetico esterno chiamato divertore. Questa tecnica è stata sperimentata con un certo successo in Russia negli anni ottanta del secolo scorso.

figura 2.4 campo magnetico complessivo generato

2. 2. 2Riscaldamento del plasma

Una volta confinato il plasma,va portato alle alte temperature necessarie al compimento delle reazioni nucleari.Esistono 3 metodi:

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• La corrente,che fluisce attraverso il plasma,per mezzo di un trasformatore il cui avvolgimento secondario è costituito dal plasma stesso,può generare il calore necessario tramite effetto Joule. All’aumentare della temperatura,durante il riscaldamento,però,diminuisce la resistività del plasma,perdendo,così,’efficacia.

• Attraverso un fascio di particelle neutre,precedentemente accelerate. Tali particelle nel

contatto con il plasma cedono energia, aumentandone la temperatura.

• Il plasma può assorbire energia da onde elettromagnetiche a frequenze tipiche delle

condizioni ambiente. Le onde vengono prodotte attraverso apposite antenne ubicate nella zona di confinamento.A seconda della frequenze delle onde,si possono investire,e,quindi riscaldare, tipi di particelle diverse,ioni o elettroni,e decidere l’area da coprire.

figura 2.5 tecniche di riscaldamento del plasma

Generalmente si opta,per un reattore a fusione nucleare,alla combinazione di più metodi appena descritti.Nel caso del Tore Supra,si utilizzano onde,generate da antenne(parti 14 e 15,figura 2.1),a frequenze ioniche ,e a basse frequenze ibride,e riscaldamento tramite effetto Joule da corrente.

2. 2. 3Estrazione della potenza termica generata dal plasma

Il compito spetta al mantello del reattore. Esso assorbe l’immensa mole di calore generato e funge anche da schermo termico per gli altri componenti strutturali del reattore e per i criostati,regolando anche i flussi dei gas esausti.Il materiale di costruzione per tali strutture deve essere caratterizzato da basso numero atomico per limitare il più possibile le perdite di energia a cui va incontro inesorabilmente il plasma durante l’interazione,spesso si utilizza il Be.

Lo scopo principale della costruzione del Tore-Supra è stato proprio quello di studiare la capacità di tali componenti di sopportare questi elevati flussi di energia,che hanno toccato valori massimi di 15

MW/m2.Grazie alla realizzazione di un sistema formato da 576 barre orizzontali,dotato di un’ampia

superficie,pari a 7 m2,è stato possibile ottenere tali risultati,durante la durata record di

mantenimento del plasma(6 minuti e 30 secondi),per un valore di energia rilasciata pari a 1,1GJ.La struttura è capace di sostenere fino a 25 MW oltre i 1000 secondi di durata.Tali componenti sono detti anche limitatori(figura 2.1,parte 8)

Durante un teorico regime di funzionamento regolare dell’impianto,la parte di energia,contenuta dai nuclei di He,che rimane confinato nel plasma,garantisce la sopravvivenza del plasma,e l’energia

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contenuta dai neutroni è quella utile per eventuali applicazioni,il guadagno energetico netto del processo,in quanto non sarebbero più necessarie,a questo punto,fonti di calore esterne al sistema. Quando l’energia prodotta dal plasma uguaglia il calore necessario al suo mantenimento,abbiamo raggiunto la condizione di”Break-even”,il fattore di amplificazione,ovvero il rapporto tra energia prodotta ed energia fornita al sistema, è pari a 1.Fino ad ora solo al reattore Tokamak-Jet è riuscita l’impresa di avvicinarsi sensibilmente alle condizioni dette.Se il plasma raggiungesse un regime di completo autosostentamento,allora tale valore tenderebbe all’infinito.

Nell’illustrazione successiva è possibile vedere un possibile utilizzo dell’energia sprigionata dal plasma,come fonte di calore per la produzione di vapore in una centrale elettrica.Il vettore energetico è una corrente acquosa che viene inviata,in pressione(40 bar),alla parete esterna della prima parete,svolgendo,inoltre azione di raffreddamento della parete stessa.

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2. 3Prima parete

La principale funzione della prima parete è quella di assorbire potenza termica liberata dal plasma,nonché quella di difendere il resto della struttura impiantistica da interazioni più o meno ravvicinate col plasma,capita,infatti,che esso possa improvvisamente abbandonare il confinamento magnetico ed aggredire,dunque,la zona circostante,secondo il fenomeno del”Plasma disruption”.Un’ultima funzione è quella di regolare i flussi di gas esausti(principalmente elio,come visibile nella figura precedente)

La prima parete è,quindi,soggetta a notevoli fonti di idrogeno,e isotopi[16]:

• Deuterio e Trizio contenuti nel plasma

• Il Prozio generato da reazioni di trasmutazione nucleare del tipo(n,p)

Questo per quanta riguarda il lato interno della prima parete,dal lato esterno,invece,data la presenza di refrigeranti, sono presenti altre sorgenti di idrogeno:

• Dalla radiolisi dell’acqua di raffreddamento

• Dalla corrosione acquosa ad alte temperature

Qualora si volesse ricorrere all’uso di acqua in pressione per il raffreddamento;se ricorriamo invece all’elio in pressione,la fonte d’idrogeno sarebbe costituita da fenomeni di degradazione ossidativi della struttura in acciaio.Per limitare,poi,tali fenomeni aggiungiamo deliberatamente altro idrogeno,allo scopo di spostare l’equilibrio delle reazioni di radiolisi e corrosione acquosa verso la formazione dei reagenti.Gli effetti discendenti dall’idrogeno assorbito dal materiale a causa dell’ultima fonte citata dipendono dalla sua solubilità[16].

Il raffreddamento della prima parete è necessario affinché esso si trovi a temperature intorno ai 220°C,e,comunque,al di sotto dei 400-450°C per evitare fenomeni di creep termico.Nel caso del nostro reattore si utilizza acqua in pressione a 24 bar e 120°C.

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Il materiale di costruzione per la parte direttamente a ridosso del plasma deve essere,come accennato precedentemente,a basso numero atomico per limitare le perdite nel plasma.Si opta per tegole in Berillio saldate a piatti in leghe di rame,quest’ultime dotate di dispersori di calore in tubi di acciaio inossidabile.La scelta è condizionata dal fatto che il Be ha una minore affinità per l’idrogeno e i suo isotopi,rispetto ad altri materiali usati in applicazioni passate(fibre di carbonio).

2. 3. 1Deuterio e trizio, interazioni plasma prima parete

Le tegole di Berillio,oltre ad evitare consistenti perdite di energia da parte del plasma,operano una vera e propria azione di scudo da Deuterio e Trizio a favore dell’acciaio F82H sottostante. I valori di permeabilità e diffusione di idrogeno,e loro isotopi,all’interno di questo materiale possono essere fino a 3 ordini di grandezza più bassi rispetto ad altri materiali,come l’F82H stesso,ragion per cui i materiali strutturali coperti da tali protezioni posso,praticamente,ritenersi al riparo da queste specie.Solo in casi accidentali,come nel caso del plasma disruption le piastre di Be possono cedere strutturalmente e offrire un varco ai reagenti del plasma[6]. Quest’ultimo evento si verifica quando il plasma,solitamente confinato nella sua configurazione toroidale,abbandona tale configurazione e si riversa direttamente sul materiale della prima parete.Esso,inoltre,si articola in due momenti principali,il Thermal quench,della durata di circa 0,1-3 msec,durante la quale il plasma cede la sua energia termica alle pareti,e il current quench, lungo dai 5 ai 10 msec,con cessione di energia elettromagnetica. I carichi elettrodinamici,causati da tali avvenimenti,costituiscono le cause principali del degrado delle strutture della prima parete,determinando erosione della stessa. L’intensa energia riversata,infatti,consente ad alcuni atomi,del materiale,di acquisire il contenuto energetico necessario per l’evaporazione.

2. 3. 2interazione flusso neutronico plasma prima parete

L’ingente carico neutronico,a cui è sottoposta la prima parete determina,fondamentalmente,due effetti:

• Reazioni di trasmutazione nucleare(n,p),(n,α),(n,γ):

n→p+e

-n+51Cr→48Ti+4He(α)

n+58Ni→59Ni+γ

tali reazioni determinano un caricamento di idrogeno pari ad un flusso di 6*10-7ppmH/s e a

sollecitazioni termomeccaniche di 2 MW/m2.Ciò comporta,per un materiale di mantello(o prima

parete),con spessore pari a 0,5m,il raggiungimento di una concentrazione di idrogeno monoatomico massima di 10 ppm dopo 3 anni dalla messa in opera,e quando si torva a temperature al di sotto dei 230°C[16].

I prodotti di reazione prevedono anche particelleα per la struttura.I raggi γ, invece,contribuiscono alle reazioni di radiolisi(vedi dopo).

• Azione di prelievo di atomi(sputering), per effetto dell’energia acquistata da questi in

seguito alla collisione con le particelle neutroniche,cariche di energia(14 MeV),con conseguente abbandono della struttura e approdo al plasma.

Ciò determina formazione di vacanze,difetti e,più in generale,microvuoti,che possono costituire vere e proprie trappole con la crescita del loro numero,con ripercussioni negative sulla diffusione e

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sull’assunzione di idrogeno,e particelle α da parte delle strutture della prima parete.Quando tali microvuoti coalescono danno origine a fenomeni di rigonfiamento(o Swelling).Questo grosso inconveniente strutturale è esaltato dalla presenza di elio e idrogeno[1].

A tal proposito un parametro molto importante per caratterizzare quantitativamente l’effetto del bombardamento dei fasci neutronici è il dpa,ovvero il numero di spostamenti per atomo,dal valore di questa grandezza è possibile stabilire l’intensità del flusso neutronico,e molte proprietà meccaniche degli acciai irradiati sono studiate proprio in funzione del dpa.

2. 3. 3Radiolisi dell’acqua

L’acqua di raffreddamento è sottoposta ad intensi flussi di raggi gamma,generati da reazioni di trasmutazione nucleare indotta da fasci neutronici sui materiali costituenti la prima parete(ad esempio):

n+58Ni→59Ni+γ

n+55Fe→56Fe+γ

I raggi gamma,allora,possono determinare reazioni di radiolisi con l’acqua liberando ossigeno,perossido di idrogeno,e idrogeno stesso.

Ciò costituisce una serie di problemi,a causa dell’ossigeno,possibile mezzo di corrosione acquosa,idrogeno,per problemi di infragilimento,e anche il rischio di miscele esplosive,formate da H2 e O2.

Per limitare il problema,almeno per quanto riguarda il rischio di miscele esplosive,aggiungiamo idrogeno allo scopo di spostare l,equilibrio della reazione di radiolisi verso la formazione dei reagenti.

L’idrogeno generato dalla radiolisi è di natura molecolare e,pertanto,deve prima adsorbirsi sulla parete dell’acciaio,poi dissociarsi in idrogeno monoatomico,dopodiché diffondere all’interno della struttura cristallina dell’acciaio.Quest’ultimo fenomeno è favorito alle alte temperature.La mole di idrogeno assorbita complessivamente dall’acciaio è,quindi,decisamente inferiore ai quantitativi

sviluppati dal processo stesso.Ad una radiazione γ di 0.8 MW/m3

corrispondono concentrazioni di

O2 e H2O2 molto modeste e dell’ordine dei 30 wppb,e non tutte vanno ad entrare nella struttura

dell’acciaio. [7]

2. 3. 4Corrosione

La presenza di un contatto tra acqua e acciaio della prima parete,la non inossidabilità dell’acciaio F82H,presumibilmente utilizzato per queste applicazioni,le alte temperature di lavoro,la presenza di ossigeno,generato anche da eventuali radiolisi,rendono possibili la presenza di fenomeni corrosivi i cui prodotti sono costituiti,oltre che dagli ossidi di ferro stabili a quelle temperature,anche da idrogeno molecolare:

Fe+H2O→FeO+H2

2Fe+3H2O→Fe2O3+3H2

3Fe+4H2O→Fe3O4+4H2

Anche in questo caso,ovviamente,non tutto l’idrogeno viene effettivamente assorbito dalla

struttura.Assumendo un tasso di corrosione Tc,ovvero ad un flusso di idrogeno sviluppato,pari a

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attivazione,il LA12TaLC,e a temperature tra i 523 K e i 593 K,si può calcolare il massimo valore della concentrazione di idrogeno che può diffondere all’interno della struttura dalla relazione di Fick,per la diffusione allo stazionario:

CH=L*Tc/Deff

Il valore ottenuto risulta pari a 0.04wppm[8].

Per quanto riguarda,invece,la perdita di materiale da associare a fenomeni corrosivi,abbiamo dati

che parlano di 60 mg/dm2 persi per immersione di un provino di F82H in acqua a 260°C e con una

quantità di idrogeno pari a 2wppm,valore decisamente superiore a quelli generati dai fenomeni citati sopra.L’acciaio,inoltre,è stato indurito per meglio riprodurre le condizioni tipiche da irradiamento neutronico[9]

2. 4Mantello triziogeno

In un reattore Tokamak, il mantello è posizionato immediatamente a ridosso della prima parete. Le sue principali funzioni sono:

• Proteggere i superconduttori e la camera a vuoto dall’azione neutronica e dei raggi γ

(assieme alla prima parete)

• Produrre il trizio necessario alle reazioni di fusione nucleare

• Assorbire e trasformare l’energia,rilasciata dal flusso neutronico

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Per quanto riguarda le reazioni di produzione di trizio,l’ideale sarebbe raggiungere il regime di autosufficienza,ovvero un perfetto bilanciamento tra neutroni e trizio generati dalla reazione nucleare di fusione e dalla reazione del litio neutroni per dare trizio:

D+T→4 He+n+energia Li+n→T+4 He+energia D+Li→2*4 He+energia

Il Li necessario alla reazione è ubicato nel mantello e può essere sia in forma liquida(Pb-17Li),sia

sottoforma di solido in materiali ceramici(come Li4SiO3,Li2ZrO3 o Li2TiO3).Nel caso si ricorra a

questi ultimi,è necessaria una reazione di moltiplicazione di neutroni,generalmente utilizzata sfruttando pasticche di Be contenute nel mantello:

9Be+n→2*4

He+2n

Nel primo caso,invece,sarà il Piombo a svolgere la mansione di moltiplicatore. Ricordiamo,infatti,che una buona parte dei neutroni è impegnata anche in reazioni di trasmutazione nucleare e pertanto non si può rendere disponibile alla causa.La parte del mantello,destinata a tale operazione,è anche chiamata Breeder.

2. 5Conclusioni

Il Tore Supraè stato in funzione dal 1988 ed ha visto prodotto al suo interno più di 20.000 scariche

di energia del plasma. Tra i risultati ottenuti dalle prove condotte sul reattore abbiamo:

• Il funzionamento praticamente ininterrotto dal 1988 dei magneti superconduttori, che è un

grande successo tecnologico.

• La realizzazione dei plasmi di lunga durata (un plasma record di durata di 6 minuti 30s

realizzati - 04/12/2003,come abbiamo già detto).

• Esperienza nel campo della tecnologia del riscaldamento con onde radio.

• La costruzione di componenti della prima parete capaci di sostenere flussi di calore di

parecchi MW/m².

• Perizia nel campo della fisica del plasma (la comprensione ed il controllo del plasma,

controllo di perdita di calore del plasma...).

Gli studi condotti su questo impianto,caratterizzato da medie potenze generate,ma da soddisfacenti periodi di durata del plasma,accoppiati con le esperienze acquisite sui reattori JET,capaci di liberare potenze nell’ordine dei MW,ma con plasmi con tempi di esistenza modesta,ben al di sotto del minuto,traghettano la ricerca verso la produzione del reattore ITER, altra fase della sperimentazione,in cui si cerca di combinare le migliori qualità dei sistemi sopraccitati,al fine della produzione di reattori a fusione nucleare effettivamente funzionanti,ed utili alla produzione di energia elettrica.

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figura 2.8 Verso i reattori a fusione nucleare

I vantaggi dell'energia ricavata dalla fusione, nell'eventualità di trovare una strada per produrla in modo economicamente conveniente, sono i seguenti:

• Una fonte inesauribile di combustibile (il deuterio dell'oceano)

• Un basso rischio di incidente all'interno del reattore, che conterrebbe quantità minime di

combustibile

• Residui molto meno radioattivi di quelli della fissione

Purtroppo le scorie non sono eliminabili del tutto, a causa dei neutroni emessi come sottoprodotto dalla reazione di fusione, nonostante il fatto che una parte di essi sia utilizzato come reagente per la reazione di produzione del trizio nel mantello.

E’ vero che in questo modo si riesce a produrre nuovo trizio da immettere nel reattore, ed innocuo elio che può essere liberato nello spazio o utilizzato per gonfiare dirigibili al posto dell'idrogeno infiammabile,ma il litio è fortemente cancerogeno; si potrebbe però ricorrere a tecniche di avanguardia come robot per la telemanipolazione, il che stimolerebbe inoltre le ricerche nel campo dell'intelligenza artificiale.

Figura

figura 2.2Campo magnetico
figura 2.3 linee di campo in due diverse tipologie di reattori
figura 2.5 tecniche di riscaldamento del plasma
figura 2.6 Sfruttamento dell’energia
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