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I Fenici e la città di Cartagine: sale, fico, olio e vino.

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Academic year: 2021

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I Fenici e la città di Cartagine: sale, fico, olio e vino.

Tra Egiziani e Greci non è possibile non parlare di una delle più importanti civiltà del mondo antico: i Fenici. Chiamati nella Bibbia Sidoni, descritti da Omero nell’Odissea come “esperti di inganni, ladroni che molti mali avevano fatto tra gli uomini [..] navigatori famosi, ma furfanti, che portavano cianfrusaglie sulle loro navi.” la civiltà dei Fenici introdusse nuove conoscenze nei più disparati campi, conoscenze che permisero a Greci prima e Romani dopo, una maggior conoscenze del mondo, delle tecniche di navigazione, dei materiali e dell’alimentazione stessa.

Alla civiltà Fenicia è attribuita la scoperta anche se casuale del vetro e del bronzo materiale usato sia per la produzione di vasellame vario sia per la preparazione e conservazione del cibo. Nel contempo, la grande espansione di tratte commerciali per mare e di terra sviluppatesi per far fronte ai fabbisogni emergenti di una società sempre più numerosa e

complessa, permisero al popolo fenicio di essere il primo a circumnavigare l’Africa fino a spingersi, secondo alcuni studiosi, fino alla coste

dell’America, introducendo di volta in volta alimenti nuovi nella già ricca gamma di cibi conosciuti.

Non abbiamo materiale letterario proprio del “popolo dell’alfabeto” così pure le nostre conoscenze sono attinte da altri grandi personaggi del mondo Greco o dalle raffigurazione dell’arte Fenicia dell’ultimo periodo di egemonia sul Mediterraneo. Anche sul fronte dei “ritrovamenti” abbiamo constatato dei problemi di originalità in quanto Greci, Romani e Fenici fecero proprie le infrastrutture create dei popoli dominati modificando così i tratti che diedero origine alla propria popolazione impedendo così un

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facile accesso allo studio e conoscenza della “lettura” delle usanze agli storici contemporanei.

L’alimentazione dei Fenici abbondava di prodotti della terra.

Alto era il consumo di grano, orzo e altri cereali coltivati in loco o esportati da mercati lontani. I cereali, sottoforma di pane a lunga

conservazione definito “galletta”, venivano presentati in tutti i pasti e consumati con farina di legumi e verdure o frutti.

Era conosciuta la coltivazione di cipolle, cetrioli, porri, zucca così come quella dell’aglio che costituiva un importante ingrediente nelle ricette dei Fenici; quest’ultimo era considerato una miracolosa fonte di energia e di protezione contro la malasorte.

I Fenici sono stati anche la prima civiltà dedita all’estrazione del sale usato per la conservazione dei cibi (maggiormente il pesce) così come per la produzione di miscele contro il mal di mare e come condimento. Come è oggi usanza nella nostra dieta quotidiana, anche 1400 anni prima di Cristo, i Fenici usavano condire le pietanza con aglio, sale, piante selvatiche e olio.

Oltre ad essere abili navigatori potevano vantare di essere anche bravissimi pescatori. Sono proprio di quest’epoca le prime navi costruite appositamente per la pesca. Crostacei, molluschi, triglie, orate, sogliole, tonni erano solo alcuni dei pesci che venivano consumati freschi, conservati sotto sale o tritati per la realizzazione della prima salsa da condimento: il garum.

Particolare era il consumo di carne: venivano consumati

preferibilmente animali da cortile come polli, colombi, conigli invece che ovini o bovini che richiedevano molto più spazio e più tempo.

I Fenici erano anche la prima popolazione che cominciava ad allevare i capi non solo per la carne, ma per la produzione di latte e di derivati. Il latte veniva consumato insieme ad un altro alimento nuovo per il mondo antico: il miele.

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Plinio descrive in maniera particolareggiata tutte le fasi

dell’apicoltura a Cartagine e il sapore dolce e fruttato del miele prodotto utilizzato nella produzione dei primi dolci amalgamato insieme ai pistacchi e alle castagne.

Materiale interessante per la mia tesi si è rivelato il testo economico di Ugarit, una delle città-stato dell’impero fenicio insieme a Cartagine, Biblo e Sidone. Grazie a questo testo, infatti, ho potuto avere numerose informazioni sull’alimentazione di tale città.

I vari tipi di pane classificavano la popolazione: quello di cereali a frantumazione fine proveniente da colonie lontane era destinato alla tavola delle persone illustri, mentre quello prodotto con cereali frantumati

malamente era destinato alla maggior parte della popolazione.

Alla base dell’alimentazione oltre al pane e ai cereali c’erano frutta e verdura. Grazie alle colonie arrivavano ogni anno nuovi alimenti come le lenticchie, le zucche e i piselli.

Molti scrittori del periodo successivo a Ugarit hanno descritto con particolare precisione una delle città più importanti del mondo antico: Cartagine citando particolari interessanti sull’agricoltura, la coltivazione e il cibo.

Cartagine viene descritta da Omero come “la città più ricca del mondo”. Nel pasto dei cartaginesi abbondava il grano e l’orzo sempre presenti nei piatti unici con aggiunta di formaggio, miele e uova. Anche a Cartagine arrivavano di volta in volta nuovi alimenti da paesi lontani: cavoli, cardi, carciofi e nuove specie di aglio.

Ovviamente non poteva mancare le coltivazione di alberi da frutta grazie al clima mite durante tutto l’anno. Melograni, peri, meli, mandorli, pistacchi, cedri, datteri e soprattutto il fico. I fichi cartaginesi erano così buoni che per la loro dolcezza erano noti fuori dall’impero cosi da essere in seguito coltivati anche in Grecia e nei territori dell’impero romano. Questo frutto è molto presente, oltre che nell’alimetazione anche nella letteratura;

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per la protezione di questo “fico fenicio” ci sono state guerre e scambi con principesse.

Famoso è l’olio, che da prodotto per la cosmesi nell’Egitto, diventa un vero protagonista della tavola.

A Cartagine molta terra era coltivata a vigneti. Una piccola parte di uva veniva consumata fresca soprattutto sulle tavole delle persone ricche, l’altra parte veniva pressata, fatta fermentare e destinata alla produzione del vino. Anche qui le descrizioni di Plinio ci aiutano a essere partecipi a un pasto fenicio: il vino viene descritto come un liquido scuro, con un vago odore di uva, cattivo per l’aggiunta di calce utilizzata per addolcirne il gusto e talmente forte da dover imporre la stesura di un’apposita legge sul

consumo del vino. Ma non tutto il vino era cattivo! Un vino molto pregiato era il passum che veniva barattato con le popolazioni greche in cambio di cereali e grano.

L’olio era uno dei più importante alimenti presente sulla tavola. Il suo utilizzo non si differenzia sensibilmente dalla classica dieta

mediterranea di oggi. Veniva consumato crudo su verdura, pane e aggiunto a minestre. Utilizzato molto di frequente quello prodotto dalla macinazione di olive prima, e da altri semi oleosi al declino dell’impero.

Come è possibile notare dobbiamo molto ai Fenici. Prima tra tutti il “nuovo” utilizzo che viene fatto dell’olio che dalle camere delle donne arriva al suo ruolo alimentare che tutti oggi conosciamo. Ma non possiamo non considerare gli altri prodotti come il miele, i primi tipi di formaggio e soprattutto i nuovi recipienti che permettono la nascita dell’arte della

cucina. Anfore, bacinelle, pentolame vario, recipienti a chiusura permettono il trasporto, la cottura e la conservazione di nuovi alimenti.

Dal lato alimentare i Fenici hanno, nella loro alimentazione, molte similitudini con la dieta mediterranea nostrana. Alla base è possibile

rintracciare il consumo di cereali, così importanti da essere l’emblema della prima moneta coniata sotto l’egemonia fenicia, ma anche di frutta e di

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verdura. Il pane e l’olio erano i protagonisti indiscussi di ogni tavola, dal semplice pasto del popolano al banchetto del re.

Importante è la similitudine che possiamo fare tra la dieta fenicia e la piramide alimentare delle dieta mediterranea su alcuni alimenti: il consumo di pesce è quotidiano, viene consumata carne bianca (pollame) a discapito della carne rossa.

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