che caratterizzano il percorso pedonale interno che dal parcheggio conduce alla stazione ferroviaria, a rievocare, ancora una volta, la centralità del fab-bricato viaggiatori rispetto a tutto il complesso edilizio.
Gli altri servizi (un’agenzia di noleggio auto, un ristorante, un centro taxi e in fondo, ormai già dentro la piazza IV Novembre, un’edicola e un’agenzia turistica) si trovano dislocati lungo il percorso ma sempre a confine con il piazzale, come elementi puntuali, episodi separati caratterizzati da una com-posizione architettonica che si scopre solo muovendosi, camminando, vivendo e facendo proprio lo spazio costruito nell’intorno (Figura 3.29). L’idea, quin-di non è stata quella quin-di concentrare tutti i servizi accessori all’autostazione all’interno di un unico edificio, ma piuttosto di creare una passeggiata sul-la quale si attestano con modesti volumi. Questo percorso generato dalsul-la copertura piana trasparente ed evidenziato per una diversa tessitura della pavimentazione, differentemente da quello creato per il complesso commer-ciale, ha tutte le caratteristiche che richiamano la rapidità. La larghezza ampia (3,60 m), la linearità, l’asse prospettico in direzione della stazione fer-roviaria, inducono ad una accelerazione del passo per raggiungere in tempi brevi i mezzi pubblici. Al pedone che ha fretta non sono concessi distrazioni, le vetrine dei negozi appaiono distanti e filtrate dai colonnati in acciaio. Solo nei tre rapidi cambi di direzione si ha la percezione delle piazzette attorno alle quali si snodano le vetrine dei negozi; ma è una pausa breve, un solo fotogramma che non interrompe e non rallenta il passo e ricorda al pedone, frettoloso, di ritornare successivamente per gustare con tranquillità la ricerca di qualcosa da acquistare (Figura 3.34).
3.4
Il complesso commerciale
Il complesso commerciale è l’elemento fondamentale attraverso il quale l’area può acquisire un effetto urbano, in altre parole la vita che trascorre dentro l’architettura. Dal lotto complessivo tolto lo spazio occupato dalle ro-tatorie, dal parcheggio, dall’autostazione e dalla piazza IV Novembre rimane solo una stretta fascia di larghezza media di circa cinque moduli (18 m) e lunghezza pari a trentanove moduli (140,40 m). Su questo lembo, che corre parallelamente alla strada ferrata, devono trovare spazio attività commerciali con vetrine e percorsi orizzontali e verticali di collegamento. Il problema di non facile soluzione è stato affrontato ripartendo nuovamente dallo studio dei camminamenti e dall’organizzazione degli spazi aperti.
F ig ur a 3. 34 : Il p er co rs o ve rs o la st az io ne fe rr ov ia ri a -R if er im en to di se gn i: ta vo la n. 7.
3.4.1
La quarta dimensione dell’architettura: il tempo
nei percorsi
L’architettura non è solo arte, non è forma, non deriva nemmeno da una somma di forme, di dimensioni e di elementi costruttivi in grado di racchiu-dere uno spazio, ma si caratterizza con quel vuoto, quello spazio interno in cui l’uomo si muove, vive, o passa soltanto. La pittura agisce su due di-mensioni, anche se può suggerirne tre o quattro. La scultura agisce su tre dimensioni, ma l’uomo ne resta all’esterno, separato, guarda dal di fuori le tre dimensioni. L’architettura invece è come una grande scultura scavata nel cui interno l’uomo penetra e cammina. L’architettura non deriva da una somma di larghezze, lunghezze, altezze, ma proprio dal vuoto, dallo spazio racchiuso, dallo spazio interno in cui gli uomini camminano e vivono. Lo spazio inter-no, quello spazio che non può essere rappresentato compiutamente in nessuna forma, che non può essere appreso e vissuto se non per esperienza diretta, è il protagonista del fatto architettonico. Impossessarsi dello spazio, saperlo vedere costituisce la chiave di lettura per la comprensione degli edifici. É quindi il tempo l’elemento indispensabile dell’attività edilizia: dalla prima capanna, dalla prima caverna dell’uomo primitivo alla casa, alla chiesa, alla scuola, all’ufficio di lavoro, ogni opera di architettura, per essere compresa e vissuta, richiede il tempo del nostro cammino, la quarta dimensione. É l’uomo che muovendosi nell’edificio, studiandolo dai successivi punti di vista, crea la quarta dimensione, dona allo spazio la sua realtà integrale. Che lo spazio, il vuoto, sia il protagonista dell’architettura è anche naturale; infatti l’architettura non è solo arte, non è solo immagine di vita storica o di vi-ta vissuvi-ta; è anche e soprattutto l’ambiente, la scena ove si svolge la vivi-ta (Figura 3.35).
3.4.2
Il percorso temporale nel complesso commerciale
Sviluppare il complesso commerciale attorno ai percorsi, ai camminamen-ti, agli spazi vuoti che si generano dagli stessi edifici circostanti. Apparente-mente è un non senso, un circolo vizioso che non conduce a nessuna soluzione, ma solo apparentemente. Si pensi al tempo, a quello ridefinito come quarta dimensione dello spazio e all’ambiente, la scena dove si volge la vita, e come questa deve essere vissuta, con quali tempi e ritmi deve essere attraversata. Lo spettatore diventa attore principale del palcoscenico, ma è anche regista; è lui che decide cosa fare, come muoversi, quando fermarsi e ripartire, dove guardare. Tanti spettatori, attori e registi che interagiscono fra loro secon-do le proprie scelte e le proprie esigenze, e tutto questo si svolge all’interno di una scenografia, di un teatro fatto di volumi vuoti e pieni. Le quinte
Figura 3.35: L’idea del percorso lento e del percorso veloce.
architettoniche realizzate fanno diventare l’individuo lo spettatore che osser-va la composizione, il movimento dei volumi la costruzione dei particolari, formulando giudizi e critiche. Quello stesso spettatore entra poi nel palco-scenico fatto di quelle quinte architettoniche prima osservate; si trasforma attore principale della scena interagendo, ora, con ciò che lo circonda. Ma solo quando diventa regista dello spazio che lo circonda l’architettura ha rag-giunto l’obiettivo. In questo momento il visitatore è cosciente dell’ambiente che lo avvolge, lo conosce, lo fa proprio, lo usa a suo piacimento, seguendo le sue esigenze, le sue voglie e i suoi desideri. Le quinte urbane diventano elementi familiari, pezzi di vita quotidiana e l’ambiente vive perché vissuto; è nato un nuovo centro urbano.
Sulla base di queste considerazioni è stato progettato il percorso attorno al complesso commerciale. Qui il visitatore non ha nessuna meta in partico-lare, non segue nessuna linearità, va avanti, si ferma, torna indietro, riparte. Non ha la necessità di raggiungere un arrivo, non ha un treno o una autobus da rincorrere, cammina o meglio passeggia lentamente, attirato dalle colorate vetrine dei negozi. Incontra persone amiche, interrompe temporaneamente l’attività dello shopping e ne intraprende un’altra quella del dialogo, della co-municazione e dei rapporti sociali. Il percorso perde quindi la linearità, non
ha più un asse prospettico da mantenere, le dimensioni si riducono, diventa più stretto, ci sono molti cambi di direzione, si sviluppa su più piani.
Il pedone che esce dal parcheggio si trova di fronte a due scelte di percor-so, quello veloce, diretto, rapido verso l’autostazione e la stazione ferroviaria o quello lento, sinuoso, articolato su due livelli di altezza che collega tutte le attività commerciali (Figura 3.36, Figura 3.37 e Figura 3.38).
Questo percorso inizia, usciti dall’autorimessa, dopo aver oltrepassato il primo blocco di servizi igienici e i locali per l’esazione del parcheggio, uno spazio che diventa un filtro nel passaggio dal mondo veicolo al mondo pedone e viceversa. Proseguendo dritto si intraprende la strada diretta per l’autosta-zione, svoltando a destra prendono vita le vetrine dei negozi. Ancora prima di avvicinarsi al punto vendita si percepisce la prima delle quattro piazzette che scandiscono il tempo del percorso. In realtà la prima e l’ultima perdono il senso di aggregazione per la presenza dei due vani ascensori posti central-mente rispetto allo slargo. Una scelta voluta per caratterizzare con forme e materiali, che fuoriescono (solo in parte) dal modulo, questi due elementi fondamentali di collegamento verticale tra il camminamento al piano terra e quello al piano superiore. Grazie alla struttura in cemento armato dell’ascen-sore lasciato a vista, è stato generato per lo sbarco della cabina al secondo piano, un volume più ampio completamente chiuso in copertura e ai lati dal vetro mattone di colore marrone imbrunito. Due corpi distinti da tutto il resto del complesso edilizio, visibili frequentemente durante tutto l’anda-mento del percorso; percepibili anche dall’esterno, da via Carducci, come a identificare due punti di riferimento, o meglio due momenti importanti del camminamento: l’inizio e la fine del complesso commerciale. Chi non volesse utilizzare l’ascensore può optare per le vicine rampe di scale (Figura 3.39 e Figura 3.40).
Proseguendo, dunque, si trovano le prime vetrine e il percorso, delimitato superiormente dalla copertura cieca del camminamento del piano superiore e lateralmente dalle colonne in acciaio (sempre con profili HEB 300), diventa più stretto (mezzo modulo pari a 1,80 m), come ad indicare una necessità di rallentamento del passo. Una maggior attenzione deve coinvolgere l’osserva-tore assorto nel desiderio di fare compere; il ritmo dell’itinerario diventa più lento, si dilunga, si fa adagio, alcune volte si arresta addirittura, si immerge dentro il negozio, e dopo una sosta esce e riparte. Il percorso prosegue attor-no al vaattor-no ascensore; svolta a sinistra, piccolo tratto rettilineo (3 moduli), ancora una svolta a sinistra, 2 moduli rettilinei, gira a destra e altri 4 moduli in linea, giungendo alla piazzetta centrale del complesso commerciale, da-vanti all’autostazione degli autobus. Altra pausa. La piazzetta incentiva la sosta, lo sguardo perde direzionalità, si avverte il desiderio di attraversarla, di infrangere quello spazio vuoto, magari per raggiungere un amico e
scam-F ig ur a 3. 36 : Pr im o tr at to de l p er co rs o da l pa rc he gg io al la st az io ne fe rr ov ia ri a -R if er im en to di se gn i: ta vo la n. 3.
F ig ur a 3. 37 : Se co nd o tr at to de l p er co rs o da l pa rc he gg io al la st az io ne fe rr ov ia ri a -R if er im en to di se gn i: ta vo la n. 3.
F ig ur a 3. 38 : U lt im o tr at to de l p er co rs o da l pa rc he gg io al la st az io ne fe rr ov ia ri a -R if er im en to di se gn i: ta vo la n. 3.
Figura 3.39: Il vano ascensore in sezione - Riferimento disegni: tavola n.7.
biare due parole o sedersi ai tavolini del bar per un buon caffè primaverile. La piazza, anche qui presente come elemento prevalente di vita sociale fatta di persone che costruiscono giorno dopo giorno l’effetto urbano dell’ambiente (Figura 3.41).
Figura 3.41: La piazzetta davanti all’autostazione - Riferimento disegni: tavola n.15.
Ma il percorso continua ancora diritto, altre svolte, altri rettilinei, altra piazza e per ultimo il secondo ascensore del tutto identico a quello visto al-l’inizio dell’itinerario. Si è di fronte ad una nuova scelta, proseguire verso la stazione ferroviaria o salire al piano superiore dove un analogo cammina-mento affacciato sulle sottostanti piazzette, ripercorre in senso contrario le vetrine dei negozi fino al raggiungimento del primo vano ascensore. Se inve-ce si decide di proseguire verso la stazione ferroviaria i due percorsi, quello veloce e quello lento si riuniscono, sulla sinistra una lama di moduli vuoti ripetuti delimitano un nuovo spazio, si ha la sensazione di un cambiamento. Oltrepassando il varco si entra nella nuova piazza Della Stazione, le distanze aumentano, lo sguardo si allontana, il prato e gli alberi colorano e dipingono un nuovo spazio urbano, la griglia modulare ruota, non più parallela a via Carducci ma in asse con il viale Della Stazione. Sulla sinistra gli ultimi due volumi chiusi di questo percorso, l’agenzia turistica e l’edicola, ancora qual-che passo e si è davanti all’ingresso del fabbricato viaggiatori della ferrovia (Figura 3.42).
Figura 3.42: Ingresso alla piazza IV Novembre - Riferimento disegni: tavola n.17.
3.4.3
Caratteristiche principali del complesso
commer-ciale
Scelta la forma del percorso pedonale, nasce da sé la composizione del complesso commerciale che si sviluppa attorno a quegli spazi vuoti genera-ti. Ecco quindi che l’edificio alternativamente arretra per lasciare superficie alla piazzetta e avanza per interrompere il percorso e dare maggior respiro alle attività commerciali. Questa cadenza di spostamenti è soprattutto per-cepibile, per effetto della copertura. Infatti differentemente dagli edifici, a tetto piano, che sono a servizio dell’autostazione, la copertura dell’organismo commerciale assume la forma dell’arco di cerchio, scadenzando l’euritmia del prospetto mediante variazioni di orientamento ogni volta che l’edificio avanza e arretra (Figura 3.43 e Figura 3.44). Dalla geometria semplice dell’arco di cerchio si è ricavato un effetto scenico particolare spezzando (per la seconda volta) sul lungo fronte di via Carducci quel modulo che fino ad ora è stata la cellula generatrice di tutto il progetto. La curvatura del manto di copertura è ottenuta nuovamente dall’utilizzo del laminato Zintek® in lega di titanio
zinco e rame, compresa tutta la lattoneria di copertura. Sempre con il sud-detto laminato viene rivestita la porzione di facciata dell’edificio nel tratto di raccordo tra la volta del tetto e la trave HEB 300 da cui riparte il modulo.
F ig ur a 3. 43 : Pr os p et to de l co m pl es so co m m er ci al e vi st o da vi a Ca rd uc ci -R if er im en to di se gn i: ta vo la n. 6. F ig ur a 3. 44 : Pr os p et to de lla pi az za IV N ov em br e vi st o da vi a Ca rd uc ci -R if er im en to di se gn i: ta vo la n. 6.
Lo stesso modulo abbandona la pietra e si lascia chiudere da ampie vetrate trasparenti legando fortemente l’ambiente esterno con quello interno dei ne-gozi. L’orientamento geografico abbraccia questa scelta progettuale infatti il prospetto su via Carducci è esposto a nord nord-est garantendo un illumina-zione diffusa all’interno dei negozi ed evitando, nei periodi estivi, un eccessivo soleggiamento e quindi uno sconveniente riscaldamento degli ambienti interni (Figura 3.45 e Figura 3.46).
Figura 3.45: La copertura del complesso commerciale - Riferimento disegni: tavola n.17.
Sono stati previsti 15 negozi di varie metrature; dalla più piccola di circa 130 (mq) alla più grande di 410 mq, ripartiti su due piani serviti da una scala interna con accessi dall’esterno indipendenti su entrambi livelli. La flessibi-lità del sistema consente, ovviamente, di separare i due piani ricavando due distinte attività commerciali. La superficie coperta complessiva del piano terra è di circa 1.875 (mq), del piano primo di circa 1.475 mq per un totale di 3.350 (mq). Lo schema distributivo interno del negozio tipo è essenziale, minimale: un locale deposito, un disimpegno e un servizio igienico. Voluta-mente quasi tutto lo spazio è stato lasciato libero da ogni vincolo per meglio adattarsi alle diversificate esigenze e fantasie degli arredatori. In tal senso anche i pavimenti al primo e al piano terra sono stati pensati galleggianti sia per garantire una facile manutenzione e ispezionabilità degli impianti e sia per consentire rapide trasformazioni distributive all’evolversi delle attività.
Figura 3.46: I negozi al piano primo - Riferimento disegni: tavola n.17.
Analogo discorso vale per le pareti divisorie interne studiate in cartongesso, ad eccezione di quelle di confine di proprietà, che per scongiurare facili effra-zioni da una attività all’altra sono state pensate di muratura in laterizio.
Particolare attenzione è stata posta al problema relativo al microclima interno agli ambienti, minimizzando l’utilizzo di impianti e concentrandosi sulla ventilazione naturale della copertura e della facciata esposta a sud. Ar-gomenti che verranno approfonditi nel capitolo successivo.
Ultime considerazioni riguardano il prospetto prospiciente la strada fer-rata. In effetti la facciata non presenta elementi particolari, si è cercato di evitare aperture di qualsiasi tipo per eliminare un contatto anche minimo con la ferrovia. Si ripresenta lo schema modulare questa volta completamen-te cieco, con la presenza di pannelli in laminato grigliato posti verticalmencompletamen-te fino alla copertura e ad una distanza di 1,80 m dalla facciata. Questi con-sentono l’installazione, velata alla vista, delle unità impiantistiche necessarie e nello stesso tempo interrompono la monotonia e la continuità del prospetto (Figura 3.47).
F ig ur a 3. 47 : Pr os p et to de l co m pl es so co m m er ci al e pr os pi ci en te la fe rr ov ia -R if er im en to di se gn i: ta vo la n. 7.
3.5
La piazza IV Novembre
Altro aspetto di importanza fondamentale è la riorganizzazione della piaz-za IV Novembre. Liberandola dal parcheggio, dalla circolazione di automobili e motocicli nasce un’area prospiciente al fabbricato viaggiatori della stazione ferroviaria da destinarsi completamente al pedone. É stato, quindi, rico-struito quel legame tra la piazza IV Novembre e la stazione stessa. Dall’e-liminazione della strada che girava attorno e incorniciava l’area a verde, il fabbricato viaggiatori si unisce al nuovo spazio vuoto. Ora, finalmente, il tu-rista che arriva prende respiro, ha il tempo necessario per sistemare i bagagli, recuperare una cartina, e decidere con calma come programmare la vacanza. Il problema successivo è stato quello di come organizzare questo spazio di circa 7.750 mq, di forma rettangolare con i lati quasi uguali.
Una prima cosa da fare, sicuramente, è stata quella di riproporre quel-l’asse prospettico del viale Della Stazione che genera un dialogo tra la Chiesa Della Misericordia e la stazione ferroviaria. Ma questo legame deve essere avvertito non solo guardando una planimetria o una foto aerea di Massa, si deve percepire a terra, percorrendo la piazza, obbligando l’occhio a gravitare sul punto di fuoco visivo della scenografia che appare sullo sfondo del viale Della Stazione. Da queste considerazioni è nata l’idea di prolungare il viale contro il fabbricato viaggiatori. Costruire un percorso pedonale perfettamen-te in asse con la strada (Figura 3.48). Appena scesi dal treno e fuoriusciti dal fabbricato passeggeri una pensilina trasparente, che richiama fedelmente il modulo, protegge il pedone su tutta l’area pavimentata antistante. Prose-guendo si imbocca un percorso largo un modulo e mezzo (5,40 m) orientato a nord, in asse al viale Della Stazione, parallelo alla griglia ruotata. É neces-sario camminare ancora 50 m prima di raggiungere il sottopasso pedonale (dotato di impianto di montascale per i diversamente abili) che consente di oltrepassare la rotatoria e continuare la passeggiata sui larghi marciapiedi del viale Della Stazione. (Figura 3.49).
La linea disegnata dal tracciato della pavimentazione taglia in due parti la piazza IV Novembre. Quella più piccola (circa 570 mq), spostata a est dove si collocano l’agenzia turistica e l’edicola, é delimitata da due setti verticali costruiti sul modulo, ognuno appartenente alle due distinte griglie ruotate. Quest’area sistemata a verde con prato e alberi è una zona di transizione, di trasformazione dell’ambiente, dai volumi semplici e rigorosi dell’autostazione degli autobus e del complesso commerciale si passa alle forme flessibili e dinamiche della natura, delle piante, delle Alpi Apuane ora completamente visibili e svincolate dalla vista della quinta urbana dei palazzi. In questa fase di passaggio la griglia ruota, cambia orientamento e i moduli diventano vuoti, trasparenti all’occhio ma invalicabili al corpo per la presenza di crociere
Figura 3.48: La riorganizzazione della piazza IV Novembre - Riferimento disegni: tavola n.3.
Figura 3.49: Il percorso all’uscita del fabbricato viaggiatori - Riferimento disegni: tavola n.17.
costituite da tiranti in acciaio (Figura 3.50 eFigura 3.51 ).
Figura 3.50: Ingresso nella piazza IV Novembre arrivando dal complesso commerciale - Riferimento disegni: tavola n.8.
Molto più grande è l’area posta a est (circa 3.600 mq) organizzata per accogliere un piccolo parco-giardino; lo spazio diventa più intimo, i setti verticali diventano nuovamente pieni e l’ambiente si estranea, proteggendosi dal caos e dalla confusione del traffico. Gli accessi sono garantiti tramite due piazzole pavimentate in posizione opposta e frontale che si spingono appena all’interno del parco; qui si ha piena libertà dei movimenti, non esistono percorsi pavimentati prefissati, la fantasia e il gioco hanno precedenza. Il
Figura 3.51: La rotazione della griglia - Riferimento disegni: tavola n.17.
tappeto erboso è movimentato da graduali poggi del terreno sul quale sono messe a dimora alcune alberature. Un ponticello di legno per oltrepassare un piccolo specchio d’acqua che si allunga oltre il confine consentito dal setto verticale invadendo il piccolo spazio coperto pensato per la telefonia pubblica, oggi poco usata, ma comunque necessaria. Uno spazio aperto, ancora un volume vuoto, dove trascorrere il tempo libero, sedersi su una panchina e lasciare i bimbi giocare o dove tuffarsi nella lettura di un buon libro in attesa dell’orario di partenza del mezzo pubblico (Figura 3.52).
3.6
Considerazioni conclusive
Tutto l’organismo edilizio si muove sulle griglie modulari che hanno per-messo di realizzare un complesso di edifici di notevole estensione ad ognuno dei quali sono affidati compiti ben precisi e comunque tutti tesi alla riqualifi-cazione dell’area. Nonostante quindi, le dimensioni dell’intervento e la varietà delle funzioni di utilizzo, si ritiene che, nell’insieme, il complesso edilizio si presenti organico e coerente. La differenziazione, infatti, del riempimento del modulo (pieno per l’autostazione e i servizi ad essa legati, trasparente per i negozi, vuoto per gli spazi aperti) origina elementi diversi e variegati ma che tra di loro appaiono relazionarsi allo stesso ritmo della griglia. L’effetto
Figura 3.52: Il parco di piazza IV Novembre - Riferimento disegni: tavola n.17.
che si ottiene, a prescindere dal giudizio soggettivo per la qualità compositi-va, è quello di un insieme strutturato di volumi chiusi e aperti, comunicanti con lo stesso linguaggio architettonico. Per concludere quindi, la griglia ge-neratrice che inizialmente poteva sembrare una costrizione troppo eccessiva alla fantasia del progettista, in realtà si è rilevata fondamentale veicolo del percorso della progettazione, che ha evitato la formulazione di ritmi di spazi privi di ogni logica ed estranei a quel pentagramma che consente di musicare l’architettura.