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Premessa L’idea di questa tesi è nata dal desiderio di approfondire lo studio di alcuni argomenti. Il

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Academic year: 2021

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Premessa

L’idea di questa tesi è nata dal desiderio di approfondire lo studio di alcuni argomenti.

Il social housing è una tipologia abitativa che solo recentemente ha iniziato a diffondersi in Italia, e trattandosi di qualcosa di innovativo e versatile, è stato scelto fin dall’inizio come argomento di ricerca e approfondimento.

Ma ogni progetto di architettura si plasma sulla forma dei suoi destinatari, e si è mostrata subito impellente la necessità di scegliere a chi far usufruire la struttura che avrei ideato. Guardando al territorio pisano, si è palesata la possibilità di realizzare un progetto per persone disabili che andasse oltre le apposite strutture sanitarie, onerose per gli enti che le gestiscono e, in genere, occupate da persone con gravi disabilità che necessitano di una cura costante e spesso specificatamente di tipo sanitario. Questo progetto, invece, vuole rivolgersi a quell’ampia fascia di persone con disabilità non abbastanza gravi da poter rientrare a pieno titolo nelle Residenze Sanitarie per Disabili, ma al contempo tali da rendere importante lo sviluppo e l’implementazione di una buona autonomia e indipendenza dai genitori e famiglie di origine.

Questa infatti è la preoccupazione di ogni genitore con figli disabili: sapere se e come potrà vivere il figlio dopo la dipartita dei genitori o la loro impossibilità di curarsene a causa dell’anzianità. Così è stata sviluppata la Legge 2 giugno 2016 n. 112 sul progetto “Dopo di Noi” il cui intento generale è favorire la deistituzionalizzazione delle persone non autosufficienti, al fine di garantire loro una permanenza in ambienti il più possibile prossimi a quello familiare e domestico. E questo è diventato uno degli obiettivi di questa tesi, pensare e progettare spazi che potessero rispondere a disabilità di vario tipo, con ambienti utili allo sviluppo delle capacità dei residenti, e che trasmettessero le sensazioni di un ambiente domestico, intimo, personale, ma anche ricco di possibilità di incontro e socializzazione.

Hanno iniziato a delinearsi, così, alcuni caratteri generali che l’edificio avrebbe dovuto assumere; oltre alla disponibilità di grandi superfici per la disposizione di tutti gli ambienti, era evidente che l’ubicazione dovesse essere nei pressi, se non all’interno, del centro della città che l’avrebbe ospitato. Talvolta, in esperienze simili, questo aspetto è stato messo da parte a favore della grande disponibilità di spazi data dalle periferie, ma scelte di questo tipo hanno dato vita a modernissimi ghetti in cui l’aspetto fondamentale dell’inclusione in una società non poteva essere espletato. Definiti i suddetti aspetti e considerando quanto possa essere onerosa la realizzazione ex novo di strutture simili, è stato scelto di ideare un progetto il più realistico possibile, preferendo concepire il

social housing come progetto di recupero di un fabbricato esistente, piuttosto che come nuova

costruzione. È iniziata, quindi, la ricerca presso enti e amministrazioni comunali di edifici adatti allo scopo e che potessero necessitare di interventi di riqualificazione. Non molte amministrazioni comunali sono sensibili a temi di questo tipo, ma quella del Comune di Castelfranco di Sotto si è mostrata subito entusiasta e interessata alle tematiche dell’inclusione e dell’attenzione verso persone socialmente più deboli o in difficoltà, e ha proposto di fondare lo studio sull’attuale scuola elementare “C. Guerrazzi”, un complesso molto grande, situato subito al di fuori del centro storico della cittadina, nelle vicinanze di alcuni centri di assistenza sanitaria e luoghi di interesse comunitario.

Il primo passo necessario è stato il rilievo di tutto l’edificio allo stato attuale, in quanto non presente tra gli elaborati conservati dal Comune; contemporaneamente è iniziata una approfondita ricerca storica che permettesse di conoscere la stratificazione degli interventi strutturali, le motivazioni che potevano averli causati, e in generale tutte le informazioni che riguardassero l’edificio. Dai documenti consultati, invece, è emerso qualcosa di più, un aspetto inizialmente non considerato che

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2 ha dato un valore aggiunto al complesso, ovvero l’attaccamento della comunità castelfranchese alla scuola “Guerrazzi”, per ciò che ha significato per i primi studenti che vi sono entrati, per il fatto stesso della sua collocazione in una posizione centrale per la cittadina, per l’intitolazione ad un giovane castelfranchese e per essere un luogo che, prima o dopo, fa parte del quotidiano di tutti i cittadini.

Tra i temi che desideravo approfondire nel progetto di tesi c’era anche l’aspetto energetico, ad oggi uno degli argomenti tra i più dibattuti e al tempo stesso richiesti ai progettisti. Non potendolo affrontare in maniera dettagliata, è stato comunque utilizzato come linea guida alla progettazione, un modus operandi per cercare di progettare interventi che favorissero il miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio con soluzioni tecniche idonee ad una riqualificazione.

Infine, ma non meno importante, è stato considerato l’aspetto strutturale dell’edificio, concentrando l’attenzione su parte del volume oggetto dell’ultimo ampliamento (anni Novanta). Fin dai primi sopralluoghi con i relatori è emersa la criticità data dalla presenza di telai monodirezionali nel primo impianto dell’edificio, che necessitano sicuramente di interventi strutturali imponenti per l’adeguamento all’attuale normativa, ma è stato deciso per ragioni pratiche legate all’assenza di dati su tutto ciò che è stato edificato fino agli anni Ottanta, di non affrontarli in questa sede.

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