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CAPITOLO 7

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 7

CONCLUSIONI

Lo studio condotto nel periodo ottobre 2010 – ottobre 2012 all’interno delle Riserve Biogenetiche casentinesi, è stato svolto nel contesto delle attività di ricerca gestite dall’UTB di Pratovecchio e ha dato modo di approfondire la conoscenza relativa agli aspetti ecologici e parassitologici della popolazione di Lepus europaeus oltre ad indagare l’uso che la specie fa degli habitat vegetazionali e delle fasce altitudinali. Scopi secondari, ma altrettanto importanti, del presente lavoro riguardano la verifica dell’applicabilità, in un contesto prevalentemente forestale, di alcune delle tecniche di conteggio maggiormente conosciute ed utilizzate per questa specie.

Per perseguire tali finalità sono state utilizzate diverse metodologie di campionamento ed analisi: analisi coprologiche per flottazione seguite da osservazione al microscopio, conteggio notturno con sorgente di luce e conteggio tramite pellet group count, registrazione dei gruppi fecali della specie nelle diverse categorie ambientali ed elaborazione delle risultanze con indici di preferenza.

L’indagine svolta ha consentito di stimare una popolazione compresa tra 1096 e 1650 lepri in un’Area di studio di circa 5400 ettari (25 capi/km2) e di accertare una selezione positiva da parte della specie (sia annualmente che in tutte le stagioni campionate), sugli habitat prativi-pascolivi (categoria vegetazionale “aree aperte”) e sui territori posti alle quote maggiori (fascia altitudinale 1356-1628 m s.l.m.). Altre deboli selezioni positive sono state registrate per i boschi di latifoglie nelle stagioni primaverile ed estiva e per la fascia altitudinale 540-812 m s.l.m.. Dal punto di vista parassitologico la popolazione di Lepus europaeus è risultata positiva alla presenza di parassiti responsabili di coccidiosi e strongilosi.

Uno studio di questo tipo nasce per ottenere non solo informazioni limitate al periodo considerato, ma per implementare tali risultanze in un più ampio contesto d’analisi, aprendo la strada, con i dati raccolti, a possibili lavori futuri, così da poter operare confronti e rilevare eventuali tendenze della popolazione in esame, in modo da gettare utili basi anche per una sua eventuale gestione di tipo ecologico.

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Per quel che riguarda le parassitosi, pur avendo ottenuto un importante dato preliminare, di tipo qualitativo, è auspicabile una prosecuzione della ricerca in tal senso, al fine di identificare le specie di parassiti presenti, la loro distribuzione all’interno della popolazione e i carichi parassitari presenti nei diversi ambienti frequentati dalla specie.

Riguardo agli aspetti sanitari sarebbe interessante poter avere informazioni non solo sull’aspetto parassitologico ma anche sul resto delle principali patologie a carico del lagomorfo, in modo da poter confrontare la loro incidenza in un’area naturale protetta, rispetto a quella presente in ambiti maggiormente antropizzati (allevamenti, aree sottoposte ad attività venatoria).

Nell’applicazione delle due tecniche di conteggio utilizzate per ottenere i parametri demografici della popolazione, abbiamo verificato notevoli difficoltà applicative in particolare riguardo il conteggio notturno tramite sorgente luminosa. Tale tecnica, di fatto, è risultata inefficace nella determinazione di densità e consistenze, consentendo elaborazioni unicamente finalizzate all’ottenimento di abbondanze relative. Anche l’IKA calcolato (0,13

capi/km) appare estremamente basso, soprattutto in relazione alle risultanze ottenute con il

conteggio dei gruppi fecali. È evidente come una tecnica basata sull’osservazione diretta necessiti di maggiori superfici aperte per poter essere efficace. La copertura boschiva e la morfologia del territorio non hanno infatti permesso un grado di contattabilità sufficiente ai fini elaborativi.

I risultati relativi al pellet count sono stati invece più soddisfacenti consentendoci di ottenere parametri demografici di popolazione statisticamente attendibili.

Tuttavia, essendo la stima ottenuta un dato assolutamente preliminare, sarebbe necessario in futuro pianificare studi analoghi. Innanzitutto l’applicazione di una metodologia siffatta su territori così ampi, morfologicamente ed ambientalmente complessi, dovrebbe prevedere uno sforzo operativo maggiore, ovvero un maggior numero di operatori coinvolti nel campionamento, così da poter coprire più aree di saggio simultaneamente. Inoltre la tecnica adottata potrebbe poter essere implementata con l’utilizzo di “attrattori” specie-specifici nei pressi delle aree di saggio stesse. Come suggerito da Lazo et al (1992) potrebbero essere inseriti dei paletti di legno al centro delle aree di saggio al fine di attrarre gli animali da conteggiare nell’area stessa, utilizzando il paletto come opportunità per la marcatura del territorio da parte degli individui presenti in zona. Ciò potrebbe portare ad una

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massimizzazione della resa di campionamento dei pellet fecali, con importanti vantaggi per il conteggio della specie.

Ovviamente in tal caso non potrebbero essere verificate le selettività operate sull’habitat, in quanto l’utilizzo di un qualsiasi attrattivo vizia l’uso dello spazio, quindi dell’habitat, da parte della specie target.

Tecniche di diverso tipo potrebbero inoltre essere introdotte per ottenere maggiori informazioni, anche qualitative e distributive, relative alla specie: una per tutte potrebbe essere il foto-video trappolaggio. Invece metodologie di stima demografica da sperimentare potrebbero essere il censimento su striscia e il conteggio delle impronte su neve.

Le risultanze emerse dalla presente indagine hanno inoltre evidenziato come effettivamente siano riscontrabili delle selezioni sugli habitat presenti nell’Area di studio da parte della specie. La selezione si è mostrata evidente e significativa sia nel caso delle categorie vegetazionali, sia nel caso delle fasce altitudinali.

Da notare come tali selezioni risultino correlabili tra loro, a evidenziare come le scelte della popolazione di lepre siano inseribili in un contesto ecosistemico complesso e caratterizzato da una molteplicità di variabili.

Le analisi, effettuate tramite indici di preferenza (Indice di Jacobs), hanno mostrato, sulla totalità dei dati a nostra disposizione quanto segue:

Categorie vegetazionali (aree aperte AA, boschi di latifoglie BL, boschi misti di conifere-latifoglie BM, boschi di conifere BC):

• Autunno: selezione positiva per le AA, negativa per BL, BC, debolmente negativa per BM.

• Primavera: selezione positiva per le AA e debolmente positiva per BL; debolmente negativa per BM e negativa per BC;

• Estate: selezione positiva per le AA, pari alle disponibilità (solo debolmente negativa) per BL, negativa per BC e debolmente negativa per BM.

Fasce altitudinali (540-812 m F1; 812-1084 m F2, 1084-1356 m F3, 1356-1628 m F4):

• Autunno: selezione positiva per F1 e F4, negativa per F2 e F3;

• Primavera: selezione positiva per F4, debolmente positiva per F1 e negativa F2 e F3;

• Estate: selezione positiva per F4 e negativa F1, F2 e F3.

Da ricordare che l’impatto antropico, specialmente l’attività venatoria, costituisce un fattore di notevole influenza sull’ecologia della specie in esame.

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Ci si chiede dunque, se le modificazioni di preferenza riscontrate all’interno dell’area di studio siano legate ai calendari venatori. A tale scopo sarebbe interessante condurre uno specifico studio sulla genetica di popolazione in modo da comprendere se gli individui all’interno delle Riserve siano parte di un cluster separato rispetto alla popolazione di lepre delle province di Arezzo e Forlì-Cesena o se ciclicamente, in concomitanza con le immissioni a fini di ripopolamento negli ATC circostanti le aree protette, vengano immessi indirettamente nuovi individui all’interno di esse.

Alla luce del presente studio ci sembra fondamentale prevedere una continuità nel monitoraggio ecologico e parassitologico del nucleo di lepri nelle Foreste casentinesi, con la finalità di ricercare misure gestionali originali in grado di mantenere la qualità intrinseca della popolazione.

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