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3 capitolo

I grandi precursori della trattatistica militare nel

Rinascimento

Le grandi rivoluzioni in campo militare nell’arco del Trecento, con i suoi miglioramenti nel corso del XV secolo, portarono molte personalità di grande spicco nel campo culturale, a impegnarsi per creare delle strutture che potessero difendersi dalle bocche da fuoco, che stavano buttando giù le antiche fortificazioni di vecchio stampo. Il Rinascimento italiano coincide appunto col periodo di Transizione, quello più affascinate ed esaltante nel campo dell’architettura militare, in cui la capacità immaginativa degli artisti e la creatività, portano ad una varietà di soluzioni in campo difensivo e offensivo. Nell’arco di meno di cinquant’anni un vasto numero di “architettori” si cimenta a trovare le soluzioni più adatte sia nel campo fortificatorio, che nell’arte della fusione di “pezzi”, nella balistica1, così come in tante altre discipline, che in questo periodo vivono un’ intensa rinascita.

Nella seconda metà del Quattrocento si assiste all’affermazione dell’artista che adempie a più funzioni, che diventa ingegnere e architetto, autore, che si occupa di architettura così come di arte militare2. Alla fine del ‘400 si avrà una svolta importante, in cui si abbandonano materiali e tipi di fortificazione , originati nel

periodo medievale, che con fatica le artiglierie avevano messo in crisi3. Vengono

teorizzati dei modelli che oltre ad essere messi su carta, vengono pure messi in pratica, con nuovissime architetture militari; queste attraverso disegni nei Trattati, Codici e Taccuini, che serviranno per il secolo successivo e verranno

riconosciuti come architettura fortificata “all’italiana”4. In quest’ arco di tempo

personaggi illustri si occupano quindi, di dare il via a costruzioni di grande resistenza in cui il contributo di ognuno di loro risulta determinante per la

1

Laboratorio comunale di architettura, Una fortezza rinascimentale, op. cit., pag.73

2 Galluzzi P., a cura di, Gli ingegneri del Rinascimento, da Brunelleschi a Leonardo da Vinci, Firenze,

Giunti, 1996, pag. 16.

3 Bertrand Gille, Leonardo e gli ingegneri del Rinascimento, Milano, Feltrinelli Editore, 1972, pag. 243. 4

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soluzione definitiva che è il bastione vero e proprio e che deve considerarsi però, come il frutto di esperienze collettive5.

Abbiamo i cosiddetti precursori di quella che sarà la trattatistica vera e propria che caratterizzerà il secolo successivo, il XVI, che vede come punto d’arrivo il

fronte bastionato di universale adozione nelle fortezze6.

Quello che caratterizza la nuova architettura è il suo costante riferirsi alla geometria e alla simmetria delle diverse parti, che trovano la loro armonia. L’architettura inizia ad essere vista non solo come utile e durevole, ma anche prodotto dell’ingegno, in cui le parti devono essere in relazione le une con le altre7. Infatti, ciò che viene proposto dai trattatisti non è una novità, in quanto gli elementi caratterizzanti di questo periodo, già venivano utilizzati da secoli. Nuovi furono i rapporti tra le parti e il modo di concepirli rispetto al Medioevo, in cui gli elementi architettonici stavano insieme per necessità. Bisogna sottolineare che i primi accorgimenti sono nati nel centro della penisola italiana, per poi diffondersi in tutta la penisola e successivamente in tutta Europa8. Il primo passo verso la codificazione dell’architettura viene elaborata in Toscana, da Filippo Brunelleschi (1377-1446) e Leon Battista Alberti (1404-1472), i quali cambiano in maniera profonda il modo di concepire l’architettura, in tutte le sue

componenti costruttive9. Brunelleschi è considerato l’inventore della prospettiva,

rendendo visibile attraverso le sue realizzazioni, proprio il rapporto tra le diverse parti di un edificio che si fondono insieme, grazie ad elementi geometrici

essenziali10, con proporzioni che danno forza ad ogni fase della costruzione. Per

Brunelleschi ciò che conferma l’esattezza dei calcoli è la materia costruita11.

Nel campo dell’architettura militare Brunelleschi ha operato nel forte di Vicopisano e nella Porta del Parlascio delle mura di Pisa, dove questa

5 Tabarelli Gianmaria, Castelli, Rocche e mura d’Italia, Busto Arstizio, Bramante Editrice, 1983, pag.

162.

6

Tabarelli G. op. cit., pag. 161.

7

Biral A., Morachiello P., Immagini dell’ingegnere tra Quattro e Settecento, Milano, Franco Angeli Libri, 1985, pag. 21.

8 Fara A., La città da guerra, op. cit., pag. 7. 9

Hernando Sanchez Carlos J.,coordinador, Las fortificaciones de Carlo V, Madrid, Ediciones del Umbra, 2000, pag. 161.

10 Pierotti P., Prima di Machiavelli, Filarete e Francesco di Giorgio consiglieri del principe, Ospedaletto

(PI), Pacini editori, 1995, pag. 95.

11

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realizzazione è considerata da alcuni come un anticipo del primo tipo di bastione12. Secondo il Vasari, fortificò pure la cittadella Vecchia e diede il disegno per quella nuova13. Staccandosi da quella che è la figura dell’artista tradizionale, che rimane nell’anonimato e non mostra le sue creazioni, Brunelleschi rappresenta il predecessore di quello che è invece, l’artista del Quattrocento14; quello cioè che sperimenta, mette in pratica e soprattutto usa la scienza matematica per poter realizzare le proprie creazioni, sia che siano civili, che militari. L’architettura fortificata di Brunelleschi però, è ancora di stampo tradizionale, che si basa su alte cortine, sprovviste di terrapieno, che hanno le torri a pianta quadrata e soprattutto si basa sulla difesa piombante15. (fig. 1)

Figura 1: mura bruneschelliane di Lastra a Signa. Da Fara A., Bernardo Buontalenti,

l’architettura, la guerra e l’elemento geometrico, Genova, Sagep Editrice, 1988, pag. 75, fig.

20.

Anche Leon Battista Alberti dà un utile contributo per chi si cimenta nella realizzazione di fortezze con l’opera il De Re Aedificatoria, in cui nei tre capitoli a proposito delle fortificazioni, sostiene che le torri e le mura sono da considerarsi come parti di un sistema, in cui ogni parte è in relazione con le altre.

12

Perogalli C., Rocche e forti medicei, Milano, Rusconi, 1983, pag. 34.

13 Severini G, Architetture fortificate di Giuliano da Sangallo, op. cit., nota 3, pag. 10. 14 Galluzzi , op. cit., pag. 36.

15 Fara A., Bernardo Buontalenti, L’architettura, la guerra e l’elemento geometrico, Genova, Sagep

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Il perimetro deve essere un insieme di forme tonde e angolari16, che collaborano

per un obiettivo complessivo17.

Francesco di Giorgio Martini (Siena 1439-1502), che è considerato uno dei precursori del nuovo modo di fare architettura, attinge soprattutto dai principi di Brunelleschi, nella scienza militare18. Francesco può essere ritenuto ancora un uomo del Medioevo per quel che riguarda la sua formazione mentale, la cultura e l’ambiente che gli sta attorno19. Infatti il suo stile segna un’evoluzione, ma non una rivoluzione20. Grande architetto, ingegnere, deve la sua preminenza ai suoi

Trattati di architettura, ingegneria e arte militare. Una prima elaborazione però,

riguardava fortezze a pianta circolare, elaborate nel suo taccuino personale, che ricordano quelle descritte da Leon Battista Alberti, che si sviluppavano in maniera concentrica rispetto alla cinta muraria, sia le fortificazioni normanne, costituite dalla motta , cioè una collinetta circolare di terreno, su cui si elevava un torrione di legno. Le sue prime fortezze si sviluppano ancora in altezza, con la torre maestra, che è il luogo in cui difendersi, anche nei confronti dei nemici interni21. Rimane legato agli schemi del passato, in cui il torrione primeggia ancora sulla cinta muraria, a ricordare il donjon francese. A partire dal 1477, Francesco è presso la corte del duca Federico di Montefeltro ad Urbino, dove può finalmente mettere in pratica quello che fino ad allora era teoria, mettendo a punto le sue innovazioni architettoniche22. È proprio in questo periodo urbinate che mette in opera il soggetto tecnologico e architettonico, attraverso le

planimetrie che mostra al duca23. Da Federico da Montefeltro, acquisisce la

difesa di fianco, nell’articolazione planimetrica che si sviluppa dagli angoli salienti dei circuiti, che servono a proteggere le cortine murarie intermedie24. L’applicazione della difesa di fianco, come elemento moderno d’ingegneria militare si ha in un progetto di un forte triangolare (fig. 2), che ha torri rotonde,

16

Coppa A., a cura di, Galeazzo Alessi, trattato di fortificazione, Milano , Guerini studio, 1999, pag. 5.

17

Fara A., Bernardo Buontalenti, op. cit., pag. 323.

18 Pierotti P., Prima di Machiavelli, op. cit., pag. 96. 19 Cassi Ramelli, Dalle caverne…, op. cit., pag. 364. 20

Bertrand Gille, Leonardo e gli ingegneri del Rinascimento, Milano, Feltrinelli editore, 1972, pag.

21 Fara A., La città da guerra, op. cit., pag.22. 22 Pierotti P, op. cit., pag. 7.

23 Universitè di Tours, Les traites d’architecture de la Renaissance, Parigi, Picard, 1988, pag. 92. 24

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spesse e piene25. Egli anticipa di circa mezzo secolo la letteratura specializzata, per quel che riguarda le sue intuizioni riguardo il tiro fiancheggiante, con l’indispensabile solidarietà di tutte le parti impegnate nella difesa26.

Figura 2: Francesco di Giorgio Martini, esempio di recinto fortificatori di forma triangolare. Da

Daniela Cinti,Le mura medicee di Sansepolcro, Firenze, Edizione Medicea, 1992, pag.32 ,fig. 18.

Il torrione non lo inserirà più nel circuito murario, ma come rigonfiamento,

sporgente dalle mura, creato appunto per risolvere la difesa di fianco27(fig. 3).

Figura 3: disegno di Francesco di Giorgio, progetto di un recinto fortificato. Da Il castello in

Italia, Caciagli G., Giorgi e Gambi Editori, Firenze 1979, pag.218, fig.105.

25 Taddei D., L’opera di Giuliano.. op. cit., pag. 41.

26 Cassi Ramelli, “evoluzione dell’architettura fortificata”, in Castelli e fortificazioni, op cit., pag. 38-39. 27

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Con Francesco la “fortezza” assume un’importanza rilevante nella problematica architettonica e urbanistica, in cui alle ricerche formali si uniscono quelle militari28. Il senese si presenta come colui che più di tutti si è interessato di

cercare di creare una “tipologia”29. Egli vive in un periodo di trasformazioni, in

cui a predominare è la rocca (fig. 4), la quale viene ben presto aggiornata da Francesco, che rinnova il tradizionale schema quadrilatero, a favore di piante più

Figura 4: disegno di Francesco di Giorgio, progetto di un recinto fortificato. Da Il castello in

Italia, Caciagli G., Giorgi e Gambi Editori, Firenze 1979, pag.218, fig.105.

libere, dalla forma triangolare a quella romboidale, che per Francesco era la

migliore forma, con minori pareti piane, a vantaggio di quelle curve30, che

diventano meno vulnerabili all’attacco della nuova artiglieria.

Tra gli elementi caratterizzanti del modo di concepire le cose di Francesco di Giorgio, ci sono le mura grosse con beccatelli e piombatoi; le torri rotonde poste ai vertici delle cortine angolate, con angoli rivolti verso il nemico; mura costruite

su fondamenta adeguate31. Attraverso i suoi numerosi disegni e realizzazioni, che

erano un continuo evolversi, è possibile rendersi conto di come fosse una fortificazione militare. Innanzitutto le mura erano intervallate da grosse torri rotonde con una scarpa molto accentuata, che comunque non portava a diminuire

28 Severini Giancarlo, Progetto e disegno nei trattati di architettura militare del ‘500, Pacini editore, pisa

1994, pag.12.

29 Laboratorio comunale di architettura, Una fortezza rinascimentale, op. cit., pag. 101

30 Istituto Italiano dei Castelli, sezione Emilia Romagna, Architettura fortificata: atti del primo congresso

internazionale, Piacenza-Bologna, 18-21 marzo, , Bologna, Lorenzini 1978, pag. 33.

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l’altezza della torre, concezione legata al passato, nonostante capisse che l’inclinazione della scarpa risultava più sfuggente ai proiettili32.

L’accentuazione di elementi tipici del Medioevo, quali corridoi murati o a doppio muro per sporgersi verso l’esterno, sono elementi che fanno parte delle innovazioni dell’architetto senese.

“Elemento di rilevante importanza per Francesco di Giorgio era il fosso, che non doveva essere obbligatoriamente pieno d’acqua, ma che diventa utile perché costituisce uno spazio di separazione altimetrica e planimetrica tra il terreno e la

cinta fortificata”33. Il fossato deve essere in grado di adempiere a varie funzioni,

come per esempio: obbligare gli assedianti a scavare in profondità, essere il maggiore ostacolo per la fanteria che si avvicinava alle mura e infine proteggere

la parte inferiore delle mura che potevano subire i colpi di cannone34. Francesco

di Giorgio lascerà pure delle indicazioni sulle cannoniere basse, i capannati35, che

per i francesi erano caponiers e per gli inglesi casematte.

I capannati consistevano in fortini muniti di cavità per i cannoni, che posti all’interno dei fossati, avevano il vantaggio di stare al riparo dai colpi di cannone e dando ai difensori un raggio di tiro orizzontale più ampio, lungo la base della fortezza principale36(fig. 5).

Figura 5: Progetto per una fortezza con fossato elaborato di Francesco di Giorgio Martini. I

capannati sono utilizzati come passaggi coperti attraverso i fossati e come mezzo per riversare fuoco di protezione. Da Pepper S., Adams N., op. cit., pag.21, fig. 9.

32 Taddei D., L’opera di Giuliano da Sangallo.., op. cit., pag.40. 33

Taddei D., op. cit., pag. 42

34 Pepper S., Adams N., Armi da fuoco e fortificazioni…, op cit., pag. 20

35 Berardi D., Cassi Ramelli A., Montevarchi F., Rivaldini G., Schettini P., a cura di, Rocche e castelli di

Romagna, Bologna, Edizioni Alfa, 1970, pag. 44.

36

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Figura 6: Progetto di una fortezza di Francesco di Giorgio Martini, in cui si mostrano i rapporti

tra la torre e il fossato. A: ciglio; B: camminamento aperto; C: capannati; D: fossati; E: fossato inferiore; F: muro di metà fossato; G: piattaforma da cannone; H: batterie laterali. Da Pepper S., Adams N., op cit., pag. 22, fig. 10.

Queste appaiono come dei prolungamenti della fortezza sotto il piano della

campagna, che risalgono poi fino al margine della sponda del fossato37.(fig. 6)

Ma il concetto nuovo è racchiuso nell’utilizzo del rivellino, piccola difesa, che contiene in sé offesa e difesa, capace di autodifendersi38, in posizione avanzata rispetto alle mura a protezione della porta, che anticipa i veri e propri baluardi del fronte bastionato39. Capisce che l’attacco è rivolto maggiormente verso le

cortine, per cui la difesa fiancheggiante40 sembra impedire lo sfondamento

frontale. Nelle sue numerose opere è possibile notare che i torrioni sono sporgenti per tre quarti dalla cinta muraria e che nella parte superiore sono coronati da grossi merli della stessa altezza delle mura.

L’artiglieria veniva riunita anche ammassando i cannoni verticalmente in impalcature a più piani. L’architetto senese illustra attraverso uno dei suoi disegni uno schema a tre ordini di casematte chiuse e affiancate, oltre che a una galleria aperta per cannoni41.

37 Centro Internazionale di studi di architettura “Andrea Palladio” di Vicenza, L’architettura militare

veneta del Cinquecento, Milano Electa, 1988, pag. 69.

38

Volpe G., Rocche e fortificazioni del Ducato di Urbino, Fossombrone, Copyright, 1982, pag. 8.

39 Istituto internazionale di studi di architettura “Andrea Palladio” di Vicenza, L’architettura militare

veneta, op. cit., pag. 67.

40 Taddei D., L’opera di Giuliano.. op. cit., pag. 50. 41

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Altra intuizione di Francesco di Giorgio Martini, è quella di aver capito che bisogna inserire una fascia tra l’attacco del muro e l’elemento rotondo chiamato gola del puntone, che però verrà applicato solo dopo da Giuliano da Sangallo. Francesco abbandona presto il progetto di inserire i torrioni poiché ritiene che la forma circolare sia insufficiente contro i colpi dell’artiglieria, fino a condannarne l’uso nei suoi trattati42.

Il primo accorgimento sull’utilizzo dei bastioni pentagonali opposti al vertice delle mura è opera di Francesco di Giorgio, che solo Giuliano da Sangallo

porterà a realizzazione43 alla fine del ‘400, con l’aggiunta dei rivellini e cortine

molto basse, che saranno le caratteristiche fondamentali delle difesa radente nell’architettura militare44. Dopo il Filarete che aveva fatto un tentativo per teorizzare la città radiale, qualche anno più tardi anche Francesco si cimenta nella sua realizzazione, modificando la forma della piazza, inserita in una circonferenza poligonale, creando in questo modo un prototipo per le generazioni

di architetti futuri45. È sempre una sua intuizione la pianta stellare, che verrà poi

ripresa da Giuliano da Sangallo. (fig. 7)

Figura 7: Francesco di Giorgio, sistema fortificato, Firenze, Biblioteca nazionale centrale,

Codice Magliabechiano. Da Fara A., Bernardo Buontalenti, op. cit., pag. 78, fig. 26.

42 Perogalli C. Rocche e forti medicei, Milano, Rusconi, 1980, pag. 66. 43 Volpe G., op. cit. pag. 10.

44 Taddei D., L’opera di Giuliano.. op. cit., pag. 41 45

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Le costruzioni formalmente perfette di Francesco di Giorgio vanno ad influenzare la successiva trattatistica, il quale viene considerato il più estroso e fantasioso creatore, ma rimane più un teorico e un ricercatore. Francesco di Giorgio Martini non ha inventato il bastione, tantomeno lo ha concretizzato, ma ne ha intuito e soprattutto dichiarato il concetto tecnico attraverso i suoi trattati46. Egli segna una svolta non solo per i contenuti testuali dei suoi trattati, ma per la sua forma espositiva. Infatti, il disegno diventa la componente principale della sua opera, che insieme a Filarete mettono in risalto, rendendo il disegno indipendente dal testo. (fig. 8) La sua opera anche se conosciuta dai suoi contemporanei, rimane inedita fino al 1841, quando Carlo Promis la pubblica, anche se parzialmente47.

Figura 8: A e D: capannati nel fossato ai vertici del muro o sotto torrione (a diminuzione

dell’angolo morto relativo); B: forte con fronte bastionato e baluardetto angolare: C: rivellino trapuntito a copertura di cortina; D: torrioni allontanati dalla cortina, a loro volta, da poche braghe merlate; E: forte triangolare con rondelle e puntoni mediani; F: forte esagonale con torrioni ad angolo e torrioni staccati e allontanati; G: schema della rocca di Sasso di Montefeltro ( eretta tra il 1477 e il 1482), che ben realizza le teorie del periodo di transito: torrioni circolari, muri a scarpa, rivellino e puntone, mastro torreggiante. Codice Magliabecchiano, Trattato di Francesco di Giorgio Martini. Da Cassi Ramelli, Dalle caverne.., op. cit., pag. 319, fig. 168.

46 Cassi Ramelli, Dalle caverne…, op. cit., pag. 367. 47

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Il senese essendo tra i primi ad applicare il disegno nei trattati, non riesce ancora ad articolare in maniera organica gli elementi di difesa. In lui sono assenti le linee di traiettoria, che sono utili per la realizzazione del bastione48.

La grandezza di Francesco di Giorgio sta anche nel fatto che ha dato una prima risposta architettonica agli effetti delle bocche da fuoco della propria epoca,

essendo egli stesso in possesso di una notevole esperienza di guerra d’assedio49.

Proprio perché conosce la potenza delle bombarde, della loro pericolosità per le mura delle fortificazioni, fissa venti regole su come costruire le fortificazioni,

elencando quelle che ha realizzato e per di più, insegna anche come demolirle50.

Egli aveva una bottega per la fabbricazione della armi da fuoco51, per questo gli

risulta facile descriverle.

Già nel 1465, egli fa una classificazione in dieci specie delle bocche da fuoco esistenti, riportando con disegni le forme e le tipologie in base alla funzione del peso, della gittata e calibro di queste armi, dandoci un esatta idea delle armi del suo tempo52. (fig. 9)

Figura 9: Francesco di Giorgio Martini,

vari tipi di bombarda a più colpi.

Da Taddei, L’opera di Giuliano da Sangallo, op. cit., pag. 19, fig. 7.

48 Coppa A., Galeazzo Alessi, trattato di fortificazione, prefazione di Carpeggiani P, Milano, Guerini

Studio, 1999.

49

Fara A., La città da guerra, op. cit., pag. 26.

50 Pierotti P. op. cit., pag.67.

51 Galluzzi P., a cura di, Gli ingegneri del Rinascimento, da Brunelleschi a Leonardo da Vinci, Firenze,

Giunti, 1996, pag. 38.

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Questa classificazione è descritta dal senese nella quinta parte del suo trattato, con un’attenzione particolare alla descrizione dei sistemi di trasporto, protezione e puntamento delle bombarde53. (fig. 10) Inoltre concepirà il tiro diretto e indiretto con le sue diverse risorse, immaginando ancora la traiettoria come un

incontro di linee spezzate (che chiamerà piramide)54.

Figura 10: Francesco di Giorgio Martini,

definizione e classificazione dei diversi tipi di bombarde, Ms II.141 (BNCF), c.48r. Galuzzi P, a cura di, op. cit., pag. 161, fig. II3c.15.

Francesco di Giorgio, diede importanza anche all’abbellimento delle fortificazioni che spesso assumevano un aspetto zoomorfo e antropomorfico; nel Rinascimento c’è una rivalutazione dell’uomo che viene messo sempre in primo piano. Con Francesco di Giorgio si ha una prima diffusione delle innovazioni dell’arte fortificatoria, che parte dal centro delle penisola fino al sud55. Operò infatti, non solo in Toscana, ma anche nel Mezzogiorno, oltre che alla corte

urbinate56. Leonardo da Vinci (1452-1509), segue le sue orme, sia perché mette

al primo posto l’uomo, sia perché come consigliere presso le corti italiane porta degli incentivi in più riguardo all’architettura militare e alle armi da fuoco e fa tesoro delle realizzazioni di Brunelleschi, che rimaneva sempre un modello da

53 Galluzzi P., a cura di, op. cit., pag. 43.

54 Cassi Ramelli, Dalle caverne…, op. cit., pag. 367. 55 Fara A, La città da guerra, op. cit., pag. 7. 56

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seguire57. Non si ha però una cronologia certa sulle tappe di Leonardo in

riferimento alle fortificazioni58. Pare che abbia cominciato ad interessarsi

all’architettura fortificata durante il suo soggiorno a Milano59. Leonardo è più radicato al passato ma si mostra curioso verso tutte le discipline e riesce a dar voce e visibilità grafiche a quelle che erano le aspettative di molti architetti del

‘400 con i quali condivide le tecniche60. Non tarda a meditare sulle innovazioni

introdotte soprattutto da Francesco di Giorgio, di cui probabilmente conosceva la prima stesura del trattato e ne fornisce una sua interpretazione sui rivellini e sulle fortezze; probabilmente nel suo periodo milanese viene a diretto contatto con l’architetto senese. Già nei suoi studi giovanili, infatti, s’intravede il suo interesse non solo verso le armi da fuoco e quelle tradizionali, come sistemi d’offesa, ma anche verso i sistemi difensivi. Verso gli anni ‘80 del XV secolo, studia un rivellino triangolare, distaccato dal circuito murario e posto davanti all’ingresso principale. Nello stesso periodo giunge ad una fortezza romboidale; mette a confronto un rivellino semicircolare e triangolare e a quest’ultimo accosta uno schema di fortezza romboidale. I tentativi sono tanti. Alla fine del ‘400 disegna fronti tanagliati, per migliorare il tiro fiancheggiante61. Il suo interesse è rivolto alla salvaguardia degli accessi urbani, che sono protetti da puntoni o rivellini, antistanti62.

Nel 1502 ripropone le fortezze-cittadelle, che Francesco aveva condannato nei suoi trattati, che verranno poi riproposte da Albrecht Dürer63. Leonardo pensa pure che “l’imitazione delle cose antiche, è più laudabile di quelle moderne”64.

Nel Codice Atlantico, che si data al 149065,ci sono i diversi schizzi e disegni che

Leonardo faceva in relazione alle fortificazioni, in cui si vedono muri altissimi, grossi spessori, scarpature, fortificazioni circolari, col mastio centrato al vertice

57 Galluzzi P., a cura di, op. cit., pag. 55. 58 Bertrand G., op. cit., pag. 174.

59

Fara A., Bernardo Buontalenti, op. cit., pag. 79.

60

Galluzzi P., a cura di, op. cit., pag. 11.

61 Fara A., a cura di, Leonardo a Piombino e l’idea della città moderna tra Quattro e Cinquecento, Città

di Castello (PG), LEO.S OLSCHKI Editore, 1999, pag. 8.

62

Fara A., Bernardo Buontalenti, op. cit., pag. 82.

63 Fara A., La città da guerra, op. cit., pag. 25. 64 Cassi Ramelli, Dalle caverne…, op. cit., pag. 375.

65 Centro internazionale di architettura “Andrea Palladio”di Vicenza, L’architettura veneta del

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del recinto, salienti moltiplicati, merloni e coronamenti tondeggianti. La sua attività presso magnati del suo tempo, lo portano a viaggiare tanto e vedere varie fortezze e località. Ma Leonardo decide di abbandonare i suoi intenti sul fronte bastionato, pure vivendo in un periodo in cui il baluardo a pianta pentagonale è in

gestazione e che egli aveva intraveduto nei suoi schizzi giovanili66 (fig. 11).

Il suo modo di fare architettura rimane legato alla torre con gli elementi innestati

l’uno sull’altro67 e insiste sulle intuizione del perfezionare organismi sempre più

alti e massicci, che presto verranno condannati dalla pratica68.

Figura 11: a sinistra: studio per un ingresso ad

una rocca o ad una città. A destra studi di fortificazioni. Leonardo da Vinci, Istitut de France, MSL, f.51r, f 51.Da Una fortezza Rinascimentale a Poggibonsi, op. cit., pag.110 fig. 220,221.

I suoi disegni continuano a basarsi su torrioni a pianta circolare posti sugli angoli salienti, che hanno il compito di incrociare i tiri difensivi davanti alle cortine , munite di rivellini in posizione avanzata in modo tale da poterle proteggere69 (fig.12-13).

Figura 12: A sinistra: studi e piante

di fortificazioni. A destra studi e progetti. Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, f.45 v. b., f. 43v. a. Da Una fortezza.., op cit., pag.110, fig. 222, 223.

66 Fara A., a cura di, Leonardo a Piombino.., op. cit., pag. 6. 67 Fara A., La città da guerra, op. cit., pag. 5.

68 Cassi Ramelli, “evoluzione dell’architettura militare”, in Castelli e fortificazioni, op. cit., pag.38. 69

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Figura 13: disegno di una difesa da realizzarsi di fronte all’ingresso di una fortezza o alla porta

di una città. Forse si tratta di uno studio ad un progetto per la porta di piombino. Il disegno rappresenta uno dei primi antecedenti dei progetti michelangioleschi per le porte di Firenze. Leonardo da Vinci, Istitut de France , MSL, f. 50r. Da Una fortezza…., op cit., pag. 110, fig. 219.

I disegni di Leonardo sono stati raggruppati per affinità, in cui in tutti è presente però, un rimando all’antichità70, con la tendenza però dell’abbassamento delle mura, accorgimento dell’architettura militare che si va imponendo, come soluzione all’artiglieria (fig. 14).

Figura 14: Leonardo, Tipi di fortificazione. Da Bertrand Gille, Leonardo e gli ingegneri del

Rinascimento, op. cit., pag. 175, fig. 96.

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Grande anche il suo interesse per le traiettorie, che rendono i suoi disegni con

bastioni un diagramma lineare prospettico71. (fig. 15)

Figura 15: Leonardo, tipi di fortificazione con piano di tiro. Da Bertrand Gille, Leonardo e gli

ingegneri del Rinascimento, op. cit., pag. 177, fig. 97.

Le prime decisive applicazioni del bastione triangolare si devono a Giuliano da Sangallo72 e al fratello Antonio, detto il Vecchio. I due fratelli subiscono le influenze di Francesco di Giorgio73, così che tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500, tra le diverse concezioni che si confrontano sulle nuove costruzioni fortificate, i fratelli da Sangallo mettono a punto la tecnica del baluardo dotato del “fianco ritirato”.

Questa innovazione consisteva nel difendere le cortine attraverso le artiglierie poste nel fianco del bastione, che in posizione nascosta non venivano colpite dai tiri delle artiglierie avversarie. Da questa posizione, le artiglierie posizionate sul

71 Fara A., Bernardo Buontalenti, op. cit., pag. 327. 72 Marani P., op. cit., pag. 17.

73

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fortilizio, potevano colpire, attraverso il tiro radente l’assediante, difendendo le cortine e le facce dei baluardi74.

Figura 16: Pianta di fortezze stellate tolte dal

Taccuino Senese di Giuliano da Sangallo. A: esagone con torrioni tondi ai vertici e mastio circolare interno;B: triangolari con torroncini sulle mezzarie e un bastione già sufficientemente determinato come tale ad un vertice; C: quadrilunghe bastionate con fosso, antemurale, bastioni angolari, rivellini e passerelle dal centro ai rivellini e da i due rivellini agli spalti. Queste piante sono solo delle esercitazioni teoriche di una mente dotata di esperienze geometriche e armoniche. Da Cassi Ramelli, Dalle caverne…., op cit., pag. 321, fig. 169.

Giuliano (Firenze 1445-1516) e Antonio (Firenze 1455-1534) da Sangallo operano come scultori, architetti e ingegneri militari, impegnati nella ricerca di nuove forme architettoniche e mettono a punto il baluardo pentagonale nelle loro

opere, insieme alla contrapposizione tra superfici concave e convesse75. (fig. 16)

Apprendono l’arte fortificatoria presso la bottega del Francione76, dal quale però

si staccano presto, per via di un disaccordo per il modello da adottare nella

costruzione fortificata di Sarzana77. Il loro lavoro è strettamente connesso, sia nel

lavoro pratico, che nelle concezioni teoriche, tanto che spesso è difficile stabilire

dove inizia e termina l’opera di uno e dell’altro78. I Sangallo propongono ormai

forme diverse come il puntone poligonale, da cui Leonardo e Francesco di Giorgio Martini rimanevano estranei, perché riproponevano con molta sicurezza il fronte bastionato rotondo79. Francesco però, aveva intuito che il puntone, con

74 Severini G., op. cit., pag. 14. 75

Piancastelli Politi Nencini, a cura di, La fortezza vecchia, difesa e simbolo della città di Livorno, Cisanello Balsamo(Mi), Amilcare Pizzi, 1995, pag. 126.

76 “nacque a Firenze nel 1428, vi morì nel 1495.ebbe come discepoli i due fratelli da Sangallo, che istruì e

fece collaborare con lui in molte opere di architettura militare”, citazione da Taddei D., L’opera di

Giuliano da Sangallo.., op. cit., pag. 54, nota 74.

77 Danesi Squarzina S., a cura di, Maestri fiorentini nei cantieri romani del ‘400, Roma, Officina Editori,

1989, pag. 275.

78 Taddei D., L’opera di Giuliano…, op. cit., pag. 50. 79

(18)

gli angoli salienti rivolti verso il nemico, avevano il vantaggio di mostrare superfici inclinate e sfuggenti ai tiri perpendicolari. Con le realizzazioni dei Sangallo la fortificazione cambierà aspetto per sempre. I due fratelli non scrissero tanto riguardo la materia, ma operarono in grandi opere.

Giuliano compone il famoso Taccuino Senese (1484-1485), in cui sono contenuti disegni, che fanno intravvedere già i recinti bastionati80. Si tratta di fortezze

triangolari (stellari), con bastioni rotondi e quadrati e bastioni poligonali81, tutte

forme che vengono sperimentate nelle fortificazioni durante il periodo di transizione.

Tutto ciò che Giuliano mette su carta serve per i suoi progetti in corso d’opera. Durante il Rinascimento era una pratica comune che gli artisti mettessero su carta le varie realizzazioni, a maggior ragione se queste oltre ad essere su carta, venivano realizzate. Viene considerato un grande innovatore, “il maggiore che non soltanto la Toscana, ma l’Italia intera conobbero fra Quattro e Cinquecento”82.

È difficile dare una successione cronologica alle varie composizioni degli artisti, perché spesso i disegni vengono modificati, così come ciò che si sta realizzando spesso non coincide col disegno. Anche stabilire quale sia la prima opera di Giuliano, è un compito arduo, dato che accompagna il Francione nelle opere che gli vengono commissionate, facendogli da collaboratore.

Il Taccuino Senese ci fa capire quali fossero le idee di Giuliano.(fig. 14) Ad esempio si trovano due disegni di un forte a pianta centrale formato da due triangoli equilateri con un torrione nel recinto, uno dei quali mostra sui sei spigoli dei triangoli, sei torrioni., mentre l’altro ne ha tre sugli spigoli e tre più piccoli sulla metà dei lati.

Nel secondo disegno c’è un puntone con un saliente molto acuto, con un elemento a pianta trapezoidale. Infatti egli adotta i torrioni circolari, che sono disposti ai vertici dei lati e mette al centro del recinto la torre rotonda di grandi

80 Cassi Ramelli A., op. cit., pag. 324.

81 Taddei D., La fortezza di Aulla, per una risposta di riuso delle opere di architettura fortificata, Medicea,

Firenze 1983, pag. 96.

82

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dimensioni83. Un’altra caratteristica peculiare delle cinte bastionate della seconda metà del ‘500, sarà proprio un elemento studiato e applicato da Giuliano, ovvero le piazze per l’artiglieria tra un torrione e un altro, ottenuto attraverso la creazione di uno spazio di tiro ben preciso84.

Figura 17: pianta di un forte rettangolare non realizzato da Giuliano da Sangallo, con mastio

centrale ereditato dal Francione. Dal Taccuino senese. Da Taddei D., La fortezza di Aulla, pag.99, fig. 49.

La torre interamente attrezzata, diventerà poligonale e quindi a forma di cuore come in Sansepolcro o Arezzo (opere dell’autore), fino al perfezionamento del forte di Nettuno.

Un altro disegno ci mostra una fortezza con doppio recinto, in mezzo al quale troviamo al centro la torre circolare, rappresentante la cittadella, ultima applicazione del sistema di difesa, tipico del pensiero di Giuliano. (fig. 17)

Questo disegno è molto importante, perché oltre ad aprire la strada alle fortezze a stella, con sviluppo teorico e pratico nei secoli successivi, per esempio Palmanova, sarà un innovazione per la progettazione di nuove città che saranno

83 Taddei D., L’opera …, op. cit., pag. 61. 84

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inserite in cinte fortificate. L’innovazione dei due fratelli, riguarda proprio la creazione di cittadelle, che li vede egemoni per il divenire della storia dell’architettura fortificata85. La cittadella sangallesca è disposta secondo una forma pentagonale irregolare o quadrilatera, costituita da cortine che hanno una lunghezza di 30-35 metri. In rapporto con la città, le cittadelle rappresentano un punto strategico sul territorio86.

Giuliano capisce che la porta va posizionata nei punti nascosti dal tiro delle artiglierie, assimetricamente ai due puntoni. L’impianto esterno deve essere munito di argini e fossato e grandi rivellini in corrispondenza dei puntoni. Un aspetto trascurato dall’autore è quello relativo alla cannoniere e al fumo di volata (fumi molto densi che si sviluppano all’atto dello sparo), che verrà affrontato quando vi porrà rimedio attraverso l’uso di un foro cilindrico posto in mezzo ai puntoni, con la funzione di camino che serviva ai due piani di posizione dell’artiglieria., ma con le quali non ebbe molta fortuna, tanto che poi verranno

sostituite con apertura molto grosse e funzionali87. Antonio si mostra molto

versatile e ingegnoso anche se meno colto rispetto al fratello, ma più propenso verso le novità88. Antonio supera addirittura il fratello e durante la sua assenza, compie dei grossi passi avanti riguardo le fortificazioni, superando il fratello, dal quale si stacca89, anche se continua comunque a condividere le idee. Lontano dal fratello, infatti, realizzerà i suoi massimi capolavori90, che gli faranno guadagnare una fama maggiore rispetto a Giuliano e anche a Francesco di

Giorgio91. A Roma, egli collabora col Papa, che vuole restaurare le difese dello

stato Pontificio, incaricandolo, quindi, di fortificare Castel Sant’Angelo, che verrà inglobato all’interno di un recinto quadrangolare, con quattro bastioni agli

85 Perogalli C, op. cit., pag. 86. 86

A cura di Piancastelli Politi Nencini, La fortezza vecchia, difesa e simbolo della città di Livorno, Cisanello Balsamo(Mi), Amilcare Pizzi, 1995, op. cit., pag. 126.

87 Taddei D., L’opera …, op. cit., pag. 67.

88 Severini G., Architetture militari di Giuliano da Sangallo, Pisa, Lischi, 1970, pag. 39. 89

Perogalli C., op. cit., pag. 83.

90 Cozzi M., Antonio da Sangallo il Vecchio e l’architettura del Cinquecento in Valdichiana; Genova,

Sagep Editrice, 1992, pag. 13.

91 Danesi Squarzini S., a cura di, Maestri fiorentini nei cantieri romani del ‘400, Roma , Officina Editore,

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angoli92. I Sangallo operano su varie fortificazioni delle quali è tutt’oggi possibile ammirarne la solidità. Tante le loro opere, non solo in Toscana, ma come già detto, anche presso lo Stato Pontificio. La più straordinarie architettura della

prima età moderna93, sono proprio le realizzazioni di Giuliano e Antonio, i quali

in pochi anni, dopo le loro prime innovazioni, superano i vecchi concetti creandone di nuovi. Anche Machiavelli (Firenze 1469-1527) non rimane estraneo agli sconvolgimenti che stanno interessando l’Italia sia sul fronte della guerra e organizzazione dell’esercito, sia per quello che riguarda le nuove fortificazioni, che stanno cambiando il loro aspetto per via delle nuove armi da fuoco. Machiavelli si mostra ingenuo di fronte alle nuove artiglierie, le sottovaluta, convinto che le guerre si vincano con la passione, con la fanteria; soprattutto non

si rende conto che i principi sono affascinati dalle nuove armi94. Nel suo trattato

L’arte della guerra, ci sono argomentazioni riguardo le fortificazioni, che

verranno utilizzate nella trattatistica successiva95. Inizia la sua opera nel 1519, quando ormai non è più attivo nella vita politica, ma si rende conto di trovarsi in un periodo di crisi, in cui le cose stanno cambiando. Nonostante la sua contrarietà alla costruzione di cittadelle perché possono essere causa di rivolte interne96, Machiavelli si preoccupa di osservare il territorio pianeggiante in cui verrà a sorgere una fortificazione, che è il luogo più adatto per usare l’ingegno e costruire tutti gli elementi innovativi in modo ottimale97. Infatti nel VII libro della sua opera afferma “le rocche possono essere forti o per natura o per

industria. Il più delle volte nello edificare si cerca oggi un piano, per farlo forte con la industria”98. Ancora nello stesso libro, ritiene che le fortificazioni si debbano fare con le mura basse per evitare di essere troppo esposti ai colpi del nemico e che in questo modo non si può avvicinare tanto alle mura, perché verrà

92 Severini G., Architetture militari di Giuliano da Sangallo, Pisa, Lischi, 1970, pag. 39. 93 Fara A., La città da guerra, op. cit., pag. 6.

94

Pierotti P, Prima di Machiavelli, op.,cit., pag. 98.

95

Severini G., Progetto e disegno nei trattati di architettura militari del ‘500, Pisa, Pacini Editore, 1994, pag. 56.

96 Coppa A., Galeazzo Alessi, trattato di fortificazione, prefazione di Carpeggiani P., Milano, Guerini

Studio, 1999, pag. 7.

97 Viganò M., “El fratin mi ynginiero”, i Paleari Fratino da Morcote, ingegneri militari ticinesi in

Spagna(XVI-XVIII secolo), Bellinzona, Edizione Casagrande, 2004, pag. 26.

98 Citazione dal VII libro, da Niccolò Machiavelli, L’arte della guerra, a cura di Cinti F, Siena, Lorenzo

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colpito non solo frontalmente , ma anche di fianco99. Un altro accorgimento utile secondo Machiavelli per rendere più sicuro un fortilizio è quello di fare i fossati, possibilmente senza acqua, che devono essere costruiti però, dentro la fortezza e

non fuori da essa, poiché in questo modo il nemico non può riempire il fosso100.

Influenzato da Leonardo e conoscitore dei terrapieni della fortificazione di Ferrara, ritiene che i fossati devono essere larghi almeno trenta braccia e profondi

dodici; Leonardo invece, mira sia ad opere interne che esterne101. Per tutto il VII

libro del suo trattato, l’autore cerca di dare consigli e discorre al riguardo sugli assedi. Sicuramente Machiavelli non cambia la situazione a lui contemporanea, in cui avrebbe preferito non trovarsi, con i Francesi che hanno la meglio in campo italiano e poi sotto il dominio spagnolo; ma i suoi consigli serviranno per i trattatisti a lui posteriori. Tutti i tentativi, a partire da Francesco di Giorgio, Leonardo e poi i fratelli da Sangallo rappresentano il punto di partenza per l’architettura fortificata del secolo successivo che porteranno alla prima scuola italiana di architettura militare e poi a quelle europee102.

99

Niccolò Machiavelli, L’arte della guerra, a cura di Cinti F, Siena, Lorenzo Barbera Editore, 2007, pag. 203.

100 Niccolò Mchiavelli, op. cit., pag. 204.

101 A cura di Fara A., Leonardo a Piombino, op. cit., pag. 7. 102

Figura

Figura 1: mura bruneschelliane di Lastra a Signa. Da Fara A., Bernardo Buontalenti,
Figura 2: Francesco di Giorgio Martini, esempio di recinto fortificatori di forma triangolare
Figura 4: disegno di Francesco di Giorgio, progetto di un recinto fortificato. Da Il castello in
Figura  5:  Progetto  per  una  fortezza  con  fossato  elaborato  di  Francesco  di  Giorgio  Martini
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