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Nonostante le controversie che questa scrittrice ha sollevato, molti critici però ormai concordano nel sostenere che la sua voce è tra le più importanti della letteratura contemporanea.

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Indice

Indice ... 1

INTRODUZIONE ... 3

CAPITOLO I ... 9

Elena Garro: la vita e le opere ... 9

CAPITOLO II ... 27

Elena Garro nel contesto storico-letterario dell’America Latina del XX secolo ... 27

II.1 La ricerca di un’identità ... 27

II.2 La presa di possesso di un’identità autoctona ... 32

II.3. La narrativa di Elena Garro ... 36

II.3.1 Le influenze surrealiste ... 40

II.3.2 Sguardo al realismo magico ... 45

II.3.3 Il magico e il meraviglioso in Elena Garro ... 52

CAPITOLO III ... 69

La semana de colores ... 69

III.1 L’opera ... 69

III.2 Analisi testuale e introduzione alla nota traduttiva ... 81

III.2.1 Le voci narrative ... 82

III.2.2 Registro e linguaggio ... 87

III.2.3 Ritmo ... 92

III.2.4 Tecniche narrative e artifici ... 93

III.3 Tradurre Garro ... 96

III.3.1 Alcuni aspetti principali della traduzione ... 96

III.3.2 Approcci traduttivi ... 98

III.3.3 Il testo come sistema ... 102

III.4 Commento traduttologico ... 105

III.4.1 Livello semantico ... 105

III.4.2 Livello sintattico ... 110

III.4.3 Caratteristiche spagnolo messicano ... 110

III.4.4 Espressioni idiomatiche ... 120

PROPOSTA DI TRADUZIONE ... 123

La settimana dei colori ... 123

Il calzolaio di Guanajuato ... 123

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Che ora è…? ... 128

La settimana dei colori ... 148

Il giorno in cui fummo cani ... 166

Prima della guerra di Troia ... 175

Il furto di Tizla ... 183

Lo Gnomo ... 201

BIBLIOGRAFIA ... 213

SITOGRAFIA ... 216

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INTRODUZIONE

“Yo sólo soy memoria y la memoria que de mí se tenga”

La scrittrice Elena Garro è tra le figure più polemiche, contraddittorie e affascinanti della cultura messicana. La sua opera è molto vasta e, nonostante il grande apporto dato alla letteratura e al teatro, è ancora poco conosciuta e studiata. Ciò è dovuto principalmente alle vicissitudini politiche che hanno segnato in modo indelebile e tragico la sua vita. A tal proposito Patricia Vega dichiara quanto ancora nel corso degli anni novanta, Garro venisse considerata come una scrittrice clandestina: «hay que hablar en voz baja de ella para que nadie lo sepa porque nos puede pasar algo, como si fuera una conspiradora, una dinamitera»

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.

Nonostante le controversie che questa scrittrice ha sollevato, molti critici però ormai concordano nel sostenere che la sua voce è tra le più importanti della letteratura contemporanea.

Artista poliedrica, si dedicò al teatro, al cinema, al giornalismo, oltre che alla scrittura di romanzi, racconti e poesie. La sua produzione è fondamentale per la letteratura messicana e sudamericana in generale.

Grazie alle opere di questa straordinaria scrittrice, il modo di concepire il tempo dentro lo spazio narrativo cambia totalmente e da quel momento non sarà più lo stesso; inoltre, le storie che narra furono tra le prime a introdurre nella letteratura la cosmovisione dell’immaginario contadino e indigeno in un periodo in cui a queste realtà non veniva data alcuna considerazione; il suo linguaggio poetico ricrea l’atmosfera dei campi e delle città e indaga sugli esiti della rivoluzione, sulle disuguaglianze sociali e sul trauma della conquista.

1 Patricia Vega, «Elena Garro, la mejor autora de la lengua española del siglo XX: Carballo», La Jornada, 3 novembre 1991, p. 30.

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Scrittrice rivoluzionaria, femminista, a dispetto del suo disappunto rispetto a tale termine, che diede voce a chi una voce non ce l’ha o stenta a farsi sentire, come le donne, i lavoratori delle industrie, i contadini e gli indigeni.

Garro visse personalmente certi livelli di oppressione e pregiudizio, ma essendo stata sempre esposta, fin da piccola, ai libri e alle altre culture, ai viaggi e all’educazione, è riuscita a crearsi una percezione della natura umana colma di complessità e miserie a cui gli esseri umani sono sottomessi, soprattutto quelli più deboli economicamente e socialmente.

In molte delle opere della scrittrice sono ben evidenti la vittimizzazione e l’oppressione di cui sono vittime certi personaggi, soprattutto donne. Il tutto avviene all’interno di un tempo immutabile, come quello di Parmenide, predeterminato.

Garro apportò anche significative innovazioni nel campo della drammaturgia tramite i suoi testi teatrali, motivo per cui viene considerata da alcuni creatrice di un nuovo teatro messicano, assurdo e surreale. L’entità del suo lavoro letterario, insomma, è tale da portare alcuni scrittori a sostenere che Elena Garro, nel campo della letteratura messicana, sia solo seconda a personaggi come Juana Inés de la Cruz. Ciò nonostante, la sua fama ha attraversato alti e bassi non per la sua produzione ma per la sua immagine pubblica: Garro fu vittima di pregiudizi a causa di alcuni scontri con personaggi del mondo culturale messicano e della difficile relazione con un intellettuale di potente influenza come Octavio Paz.

Elena Garro fu un personaggio contraddittorio e questo perché visse in un paese che è incarnazione della contraddizione. Il Messico di Garro è un Messico razzista, diviso politicamente, socialmente ed economicamente tra i bianchi e i meticci che possiedono il potere, e gli indigeni sempre più poveri sottomessi a un governo dittatoriale.

Scrittrice maledetta per aver lottato contro il ruolo tradizionale della donna accanto a una delle persone più importanti della letteratura mondiale, Octavio Paz, Garro criticò per tutta la sua vita la corruzione e l’autoritarismo del potere governativo. Questo le costò la denigrazione, la marginalità e il pesante ostracismo di cui fu vittima per tutta la vita.

«Ella defendió el lado de las minorías, los perseguidos, los católicos,

los indios, su anhelo era recuperar el dominio fantástico oculto en la penumbra

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de una realidad demasiada incriminada en la luz del progreso», sono le parole di Carlos Castañeda.

Figlia di padre spagnolo e di madre messicana, Garro crebbe in un ambiente pieno di ambivalenze. Da un lato si sentiva rifiutata dagli indigeni, per i quali lei era incarnazione dei conquistatori che imposero nel loro territorio il potere coloniale, lo sfruttamento e che portarono la discriminazione;

dall’altro i domestici le fecero da genitori spirituali. La scrittrice, quindi, era spagnola per le origini e l’educazione ereditate dai genitori ma messicana per i miti degli antichi autoctoni con cui visse e che contribuirono alla formazione della sua identità.

A partire dalla sua personale esperienza, che include la mescolanza tra cultura europea e cultura indigena, quindi, Garro crea una versione alternativa della realtà quotidiana che fornisce ai lettori un nuovo modo di vedere le cose e di sperimentare le circostanze in cui si trovano.

La scrittrice visse sempre avvolta da un mantello di “incanto”, rifiutando il materialismo moderno con gli occhi aperti ai miracoli e al meraviglioso, esattamente come le insegnarono i suoi genitori.

A mí me interesaba de chiquita el revés de las cosas. Y decían:

«¿Dónde está Leli?». Debajo de una cama, porque estaba viendo que la cama tenía revés. O golpeaba los vestidos, porque me asombraba mucho su forma. Entonces no me fijaba en aprender a leer2.

La presenza, nella sua produzione narrativa, di elementi magici, di voli poetici, di traccie surrealiste e preoccupazioni per la situazione politica del suo paese, rende difficile classificarla.

Donna devota alla libertà in tutte le sue manifestazioni, lottò per la sua autonomia, senza badare a ciò che dicevano di lei, e riuscì a mantenere la propria autenticità. Elena Garro, tramite la scrittura, esorcizzò paure e tabù e allo stesso tempo riuscì a conferire una nuova luce alla condizione femminile.

Nessuna etichetta descrive in modo adeguato la sua immaginazione ma del resto l’autrice stessa

2 G. Mora, «Elena Garro “me convertí en no persona”. Conversaciones con Gabriela Mora», Dossier, 26 (http://www.revistadossier.cl/elena-garro-me-converti-en-no-persona-

conversaciones-con-gabriela-mora/).

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6 refiutó una a una todas las etiquetas que usaron los críticos

literarios para calificarla. No aceptó ser parte del llamado realismo mágico ni se identificó con los movimientos feministas, tampoco es una novelista de denuncia social como Rosario Castellanos.

Uno tra i suoi studiosi più affezionati, Emmanuel Carballo, così la descrive in una rivista de La Jornada del 1991:

Era una mujer que no cabía dentro de sí misma, que estaba tan llena de sí misma que debía hacer cosas, cosas y cosas, para poder satisfacer esa necesitad de modificar el ambiente en que se movía.

[...] Elena era una mujer guapa, pero cuando hablaba se transfiguraba y algo la hacía ser la mujer más hermosa, más iteligente, más etérea, la que decía las primeras y las últimas palabras de una reunión

.

Personaggio colto e accattivante, Elena Garro era una donna con una tempra e una tenacia tali da riuscire ad affascinare chiunque la conoscesse.

Garro annotò e registrò quasi ogni momento della sua esistenza. Si sommergeva nella scrittura per prendere nota di ciò che accadeva attorno a lei ed è grazie a questa attività che oggi si è in possesso di manoscritti, memorie e testimonianze che permettono di ricostruire perfettamente le vicissitudini della sua vita. Queste sono imprescindibili per lo studio della sua produzione che è specchio di ciò che l’autrice sperimentò nel corso della sua drammatica esistenza. Il mondo letterario descritto da Garro è infatti altamente autoreferenziale poiché descrive situazioni vissute dall’autrice stessa e personaggi che fecero parte del suo passato.

Grazie allo studio di due grandi studiose dell’autrice come Toruño e Lopátegui si riescono a cogliere le corrispondenze tra il mondo magico realista dello scenario garriano e la storia reale della scrittrice.

La produzione narrativa e drammatica di Elena Garro viene generalmente classificata dalla critica secondo due tappe: la prima che va dal 1957 a 1964 e la seconda che va dal 1979 fino alla sua morte e che rappresenterebbe il periodo di auto esilio della scrittrice.

È importante tenere presente che la data di pubblicazione e messa in

scena delle opere di Garro può risultare fuorviante per un’analisi narrativa

poiché, come si affronterà più avanti, l’autrice non riuscì quasi mai a

pubblicare immediatamente le sue produzioni. Questo è ancora più vero se si

pensa a quella che è stata identificata come la seconda tappa dell’autrice. In

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quegli anni, infatti, viaggiando da un paese all’altro, la gran parte dei testi di Garro rimane conservata nei bauli dell’autrice, fino a quando riceve la visita di qualche amico interessato alla sua produzione, come Emilio Carballido o Emmanuel Carballo, e li riporta alla luce.

Infine è più corretto sostenere che non esiste una vera e propria divisione nell’opera narrativa di Garro, piuttosto si può parlare di un periodo di sospensione creativa dovuto a fattori personali molto forti e incisivi.

L’autrice ricevette diversi premi per l’apporto alla letteratura messicana grazie alle sue opere di grandissima qualità. Nel dicembre 1996 ricevette il il Premio Nacional Sor Juana Inés de la Cruz e il Premio “Colima 1996” della casa editrice Colima. Per il suo romanzo più famoso, Los recuerdos del porvenir ricevette il premio Xavier Villaurrutia; per Testimonios sobre Mariana, il premio Novela Juan Grijalbo del 1980.

Alla luce di quanto esposto, prima di affrontare il lavoro di traduzione sulla raccolta di racconti La semana de colores, è stato necessario dedicare un’indagine sulla vita della scrittrice e sulle opere con essa interconnesse.

Dopo questa prima parte di ricerca, altrettanto importate è stato dedicare una sezione del lavoro di tesi al contesto sociale, culturale e politico in cui si inserì la produzione di Elena Garro. Si è fornito quindi uno sguardo generale sulla situazione sudamericana del XX secolo, a partire dall’iniziale dipendenza dell’America Latina dalla potenza statunitense e dai conseguenti sentimenti di ricerca d’identità che scaturirono come risposta alla situazione di sottomissione che il paese sperimentò fin dalla sua scoperta, per poi arrivare alle rivoluzioni contro i regimi dittatoriali e alla conquista delle varie indipendenze e di un ribaltamento della posizione della cultura latinoamericana nel panorama mondiale. Si è quindi posto l’accento sul periodo della rivoluzione estetica degli anni cinquanta e sessanta del novecento e sulle innovazioni che molti scrittori del periodo apportarono soprattutto al genere del romanzo.

Sulla base di questo panorama, si è poi passato ad analizzare la

produzione letteraria di Garro che, per tutti i suoi richiami al surrealismo, al

fantastico e alla cultura indigena, risulta inclassificabile, nonostante siano

evidenti gli elementi che la collegano, più di tutti, al movimento del real

meraviglioso. Dopo aver analizzato le caratteristiche principali di questo

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genere letterario, queste si sono confrontate con gli elementi ricorrenti nelle opere di Garro.

Prima di fornire la proposta di traduzione dei racconti selezionati, si è proseguito con una profonda analisi dell’intera raccolta La semana de colores, e in particolare dei sette testi tradotti (“Antes de la Guerra de Troya”; “El día que fuimos perros”; “El Duende”; “El robo de Tizla”; “El zapaterito de Guanajuato”; “La semana de colores”; “¿Qué hora es...?”), dando maggiore rilievo a quelle che sono state considerate le caratteristiche e le tematiche più innovative: lo stravolgimento del tempo e dello spazio narrativo tramite la ripresa dell’antica visione indigena, e l’esperire la realtà attraverso una visione infantile.

Infine, alla luce delle peculiarità e delle difficoltà affrontate nel corso

della traduzione, si è esposto in una nota traduttiva l’approccio che si è seguito

nel corso del lavoro e le motivazioni che hanno spinto a compiere certe scelte

nella trasposizione delle storie di Garro dallo spagnolo messicano all’italiano.

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CAPITOLO I

Elena Garro: la vita e le opere

Personalità complessa e contraddittoria, Elena Garro rappresenta ancora oggi una delle figure più indefinite nel panorama della cultura messicana.

Scrittrice dalla vita travagliata, scossa dagli eventi storici e politici del Messico di metà novecento, a più di cent’anni dalla sua nascita, Garro continua a far parlare di sé, a sollevare dubbi e perplessità cui ancora non si è riusciti a rispondere totalmente con certezza e oggettività.

Artista ribelle e sfuggente a qualsiasi tipo di identificazione, fece della libertà il suo tratto distintivo apportando tramite la sua produzione letteraria novità significative nella letteratura messicana e, in generale, sudamericana.

Ciò nonostante, le sue opere non hanno goduto del giusto riconoscimento e sono state a lungo occultate non solo in seguito alle conseguenze degli atteggiamenti contraddittori dell’autrice, ma anche per questioni politiche e di ordine sociale.

Due eventi di grande importanza hanno segnato in modo indelebile la vita di Elena Garro: il matrimonio con il premio Nobel Octavio Paz e la strage di Tlalteloco collegata al movimento studentesco del 68. Questi fatti, di cui si parlerà meglio più avanti, hanno marcato la vita della scrittrice, ma anche la ricezione della sua produzione artistica. Garro, infatti, per parecchi anni dovette affrontare molti ostacoli e porte chiuse che la privarono della libertà di esprimere la propria creatività e, di conseguenza, di pubblicare i suoi scritti.

In generale, è impossibile scindere la vita di Elena Garro dalle sue opere letterarie poiché in esse affiorano continuamente elementi del suo vissuto che hanno inciso notevolmente sul profilo della scrittrice messicana:

Yo no puedo escribir nada que no sea autobiográfico; en Los recuerdos del porvenir narro hechos en los que no participé, porque era muy niña, pero sí viví. Asímismo en las dos últimas novelas, Reencuentro de personajes y Testimonios sobre Mariana, trato las experiencias y sucesos que me acontecieron en la multitud

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10 de países donde he vivido. Y como creo firmemente que lo que no

es vivencia es academia, tengo que escribir sobre mí misma1.

Il modo migliore per comprendere appieno le sue opere è quindi conoscere cosa ha vissuto Elena Garro tramite le diverse testimonianze biografiche che, nonostante gli ostacoli, le critiche e il disprezzo degli intellettuali messicani, si sono diffuse a partire soprattutto dagli anni ottanta.

In principio, fu la stessa Garro a opporsi alla stesura di una sua biografia poiché, secondo quanto sostiene Gloria Prado, «nadie tenía derecho a contar una historia que ignoraba porque nadie sabía nada de ella, ni parientes, ni escritores, ni contemporáneos suyos»

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Tuttavia, prima di morire l’artista autorizzò la scrittrice Rosas Lopátegui a scrivere la sua storia e le consegnò foto, lettere e testi inediti fondamentali per ricostruire la biografia che verrà pubblicata tra il 2000 e il 2005 in tre tomi

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Le incertezze e i dubbi di cui è costellata la vita di Garro si mostrano già a partire dalla sua data di nascita. Molte sono state, infatti, le discordanze in merito: il Diccionario de Escritores Mexicanos segnala il 1920, ma Patricia Rosas Lopátegui chiarisce ogni tipo di disordine e dichiara come data ufficiale di nascita l’11 dicembre 1916. La confusione fu creata proprio da Elena Garro che, probabilmente in risposta al desiderio latente di aver vissuto una vita diversa, in varie interviste aveva segnalato più volte il 1920 come anno di nascita.

Figlia di padre spagnolo, José Antonio Garro, e di madre messicana, Esperanza Navarro, Elena Delfino Garro Navarro nacque a Puebla de los Ángeles e trascorse i suoi primi nove anni di vita a Ciudad de México. Intorno al 1926, quando iniziò la guerra cristera

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, la famiglia di Elena si trasferì a

1 Confidenza fatta a Roberto Páramo e citata nell’articolo «Una biografía de Elena Garro» di Elena Poniatowska in La jornada semanal, 17 settembre 2006, num. 602 (http://www.jornada.unam.mx/2006/09/17/sem-elena.html) .

2 G. Prado citata in Ana María Alba Villalobos, «Helena Paz-Elena Garro: La Memoria Compartida», Acta Universitaria, vol. 18, Número especial 1, settembre 2008, p. 64.

3 I volumi a cui si fa riferimento sono: Yo sólo soy memoria, Ediciones Castillo 2000;

Testimonios sobre Elena Garro. Biografía exclusiva y autorizada de Elena Garro, México, Ediciones Castillo 2002 e El asesinato de Elena Garro. Periodismo a través de una perspectiva biográfica, México, Porrúa 2005.

4 Conflitto armato tra il governo e le autorità ecclesiastiche sorto nel 1926, durante la presidenza di Plutarco Elías Calles. Alla base degli scontri vi sono le misure anticlericali adottate dal governo con l'intento di restringere la partecipazione della chiesa cattolica alle questioni civili. La ribellione che sfociò sotto la Liga Nacional de la Libertad Religiosa si

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Iguala, nello stato di Guerrero. Lì crebbe trascorrendo le proprie giornate insieme ai fratelli e ai figli delle domestiche indigene. Il rispetto e l’interesse per le cause degli emarginati, dunque, risale ai primi anni di vita della scrittrice. L’esperienza di quegli anni è di grandissima importanza per Garro ed è a questo posto che fa riferimento quando evoca i ricordi della propria infanzia:

desde niña, Elena mostró un poder imaginativo excepcional, y este poder florece, precisamente, en Iguala, porque en este espacio experimenta, en carne propia, el enfrentamiento violento entre las dos cosmovisiones que configuraron nuestra historia e identidad mestiza mexicana5.

Quello che si trovò a vivere Elena in quegli anni fu un periodo segnato dalle tensioni e dalle contrarietà di un paese politicamente instabile.

In quel tempo, infatti, l’ombra della rivoluzione messicana scoppiata in risposta alle ingiustizie del governo dittatoriale di Porfirio Díaz (salito al potere nel 1184 e rimastovi fino al 1911) determinava le relazioni sociali e culturali all’interno della società.

All’inizio del XX secolo, il Messico si caratterizzava in primo luogo per la grande concentrazione di terre nelle mani di un ristretto nucleo di grandi famiglie latifondiste. Più della metà della popolazione era composta da contadini poveri che vivevano in miseria ed erano costantemente indebitati con i padroni della terra.

Così, nel 1910 ebbe inizio un lungo processo rivoluzionario che durò fino al 1917, nonostante la situazione inizio a stabilizzarsi del tutto nel 1920. I primi segnali furono alcune insurrezioni contadine che esplosero nelle regioni in cui si praticava uno sfruttamento più violento e spietato.

Durante questi anni furono principalmente due le figure che si distinsero come leader rivoluzionari: quella di Emiliano Zapata, ucciso nel 1919, e quella di Francisco Villa, che nel 1916 ebbe numerosi scontri anche con truppe statunitensi intervenute sul territorio per proteggere gli interessi delle grandi compagnie nordamericane.

concluse nel 1929 con la stipula di un patto in seguito al quale le chiese ripresero a celebrare il culto che era stato negato durante quel periodo.

5 P.R. Lopátegui, 2008, p. 7.

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All’inizio degli anni venti la situazione cominciò piano piano a normalizzarsi fino a quando, nel 1936 il presidente Lázaro Cárdenas procedette a una riforma agraria radicale con la distribuzione di diversi milioni di ettari di terreno.

Dopo più d sette anni di dura lotta, il popolo messicano ottenne però solo un’apparente vittoria che prevedeva una ridistribuzione più equa delle terre ai contadini. Il reparto dei terreni si rivelò, infatti, totalmente illusorio.

Benché la vastità e il numero dei campi fossero maggiori, questi risultarono totalmente infertili, lasciando i contadini nella miseria e nella delusione di una vittoria ingannevole. A questa atmosfera, un paese di provincia come Iguala univa la presenza degli indigeni con le loro tradizioni e credenze magiche provenienti dalle teorie precolombiane della cosmogonia.

Tutti questi fattori, insieme all’esperienza indiretta del conflitto cristero che avrebbe colpito il paese nella metà degli anni venti, determinarono il lavoro letterario di Garro e la sua sensibilità per i problemi della società messicana

.

La scrittrice ricordava con piacevole nostalgia i giorni dell’infanzia, unico periodo nella sua vita in cui si era sentita davvero felice e libera di esprimere la vera se stessa:

Mis padres me permitieron desarrollar mi verdadera naturaleza, la de “partícula revoltosa”. Estas “partículas revoltosas” producen desorden sin proponérselo y actúan siempre inesperadamente, a pesar suyo. En mi casa podía ser rey, general mexicano, construir pueblos con placitas, casas, cuartel e iglesia en el enorme jardín por el que paseábamos en burro o a pie6.

A causa del lavoro dei genitori, Garro veniva lasciata spesso alle cure dei domestici indigeni a cui si sentiva molto legata. Da questa esperienza infantile scaturisce la stretta relazione e l’affetto che la scrittrice trattenne per tutta la vita con questo gruppo sociale.

Per quanto riguarda l’istruzione, Elena Garro racconta che durante i primi anni a Iguala non c’erano scuole, per questo motivo lei e i suoi fratelli Deva, Estrella e José Albano ricevevano in casa il professor Rodríguez che, insieme al padre e allo zio, dava loro lezioni.

6 Dichiarazione presente in una lettera inviata a Emmanuel Carballo e citata in Margo Glantz,

«Los enigmas de Elena Garro», Anales de Literatura Hispanoamericana 1999, 28, p. 681.

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Fu così che, all’interno delle mura domestiche, la scrittrice si approssimò alla lettura dei classici. Inoltre, grazie ai testi che arricchivano la biblioteca paterna, la scrittrice conobbe le opere che avrebbero dato vita al suo amore per il teatro, come quelle di Eschilo, Euripide, Sofocle, Cervantes, Lope de Vega e Calderón de la Barca.

De niña y de jovencita, mis lecturas preferidas eran los griegos.

¡Todos! Y no se me han olvidado, todos los griegos. Empecé con la Ilíada y me seguí con la Odisea y luego con la tragedia griega.

Leí hasta a Píndaro, que nadie lee a Píndaro. También la literatura española. Leía mucho […]. Para mí, de la literatura moderna, yo incluyo moderno desde el siglo pasado, los rusos son de primera. Dostoievski, Turguéniev, que me encanta, Andréiev, ¡Chéjov que es extraordinarísimo, pero extraordinario!

Chéjov, al que respeto y amo tanto porque su personaje principal en el teatro es el tiempo. Si tú lees o ves Las tres hermanas, el personaje principal realmente es el tiempo. Yo no sé si pasa o no pasa7.

Tutti questi grandi nomi del panorama letterario mondiale hanno lasciato tracce evidenti nella produzione artistica di Elena Garro, nonostante a quel tempo la scrittura rappresentasse qualcosa di molto lontano dal suo immaginario futuro:

Yo no pensaba ser escritora. La idea de sentarme a escribir en vez de leer me parecía absurda. Abrir un libro era empezar una aventura inesperada. Yo quería ser bailarina o general. Mi padre creía que podía escribir por mi afición a la lectura: en ese caso todos en la casa deberíamos ser escritores8.

Garro coltivò sempre questa passione per la lettura fino a quando lei e la sua famiglia si trasferirono nel 1934 a Ciudad de México e lì l’autrice si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia della UNAM.

All’età di diciotto anni, la scrittrice si dedicò non solo alla letteratura e al teatro, ma anche alla danza e alla coreografia. Infatti, qualche tempo dopo il suo arrivo alla capitale, Garro divenne coreografa del Teatro Universitario diretto da Julio Bracho e fu membro del gruppo teatrale coordinato da Xavier

7 Riferimento a una conversazione del 1974 registrata in casa della critica Gabriela Mora e riportata in «Elena Garro “Me convertì en no persona”. Coversaciones con Gabriela Mora» di G. Mora (http://www.revistadossier.cl/elena-garro-me-converti-en-no-persona-conversaciones- con-gabriela-mora/).

8 E. Carballo in Margo Glantz, «Los enigmas de Elena Garro», Anales de Literatura Hispanoamericana 1999, 28, p. 681.

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Rojas. Grazie a questo lavoro vi fu un importante avvicinamento all’ambiente del teatro che più avanti la porterà a svolgere lavori come drammaturga.

In quegli stessi anni, alla Universidad Nacional Autónoma de México Garro conobbe Octavio Paz con il quale intraprese una relazione di un paio di anni che portò i due giovani a unirsi in matrimonio nel 1937. Attorno a questa relazione sono sorte parecchie storie discordanti che hanno influenzato l’idealizzazione di due figure rivali ed eternamente in contrasto, ma anche la divisione dell’opinione tra i critici e i lettori che a tutt’oggi indagano sul loro passato.

Elena Garro definì la sua storia con Paz come una storia al tempo stesso di amore e invidia, fino a quando arrivò a dichiarare:

yo vivo contra él, estudié contra él, hablé contra él, tuve amantes contra él, escribí contra él y defendí a los indios contra él, escribí política contra él, en fin, todo, todo, todo lo que soy contra él9.

Nonostante l’impossibilità di raggiungere una verità, non vi sono dubbi sull’importanza che la relazione con il poeta ha assunto nella vita di Elena Garro, così come sono evidenti i segni che ha tracciato in modo indissolubile.

L’inizio della lunga e travagliata storia tra Paz e Garro risale al 24 maggio del 1937 quando, in presenza di quattro testimoni amici dello scrittore, i due si sposarono civilmente e, secondo quanto dichiarato dalla scrittrice, senza alcun preavviso. In una conversazione con José Antonio Cordero, infatti, Elena racconta che in quel giorno si trovava all’università per affrontare un esame di latino e lì Paz e alcuni suoi amici la aspettavano per poi portarla nell’edificio dove si sarebbe svolto il rito

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.

In quello stesso anno Paz fu invitato al II Congreso Internacional de Escritores para la Defensa de la Cultura che si tenne a Valenzia, in Spagna, ed Elena lo accompagnò. Da questa esperienza nacque Memorias de España 1937.

Libro pubblicato nel 1992, al suo interno Garro mostra attraverso la propria visione ciò che accadeva durante la Guerra civile spagnola

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. Più volte afferma

9 Dichiarazione fatta alla giornalista Gabriela Mora in Elena cuenta su historia e riportata in

«Elena Garro contra sí misma», El País, 14 octubre 2016.

10 Riferimenti al documentario La cuarta casa, un retrato de Elena Garro di José Antonio Cordero.

11 Conflitto bellico che scoppiò dopo il golpe militare capeggiato da Francisco Franco il 17 luglio del 1936. Questo si prolungò fino al 1939 con la vittoria dei ribelli e l'insediamento del regime dittatoriale fascista.

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che non riusciva a capire le differenze tra i due schieramenti opposti e le lotte tra le diverse fazioni di intellettuali, da cui si distaccava categoricamente.

Il viaggio in Spagna permise a Elena Garro di conoscere grandi scrittori del tempo, come Cesar Vallejo, Pablo Neruda, León Felipe e Miguel Hernández e instaurare un rapporto di amicizia con Juan de la Cabada, considerato dalla scrittrice come unico personaggio realmente influente nella sua produzione teatrale.

Quando Paz e Garro tornarono in Messico nel 1938, la scrittrice iniziò a lavorare come giornalista sia nel proprio paese che negli Stati Uniti.

Nel 1939 nacque Helena Paz Garro, unica figlia della coppia. Tra madre e figlia vi fu fin da subito un rapporto molto stretto, quasi morboso, che portò le due a non separarsi mai e a vivere in estrema simbiosi fino alla fine dei loro giorni. È anche grazie alle preziose testimonianze di Helena che si è riusciti a ricostruire il passato della scrittrice messicana.

A partire dagli anni quaranta, in un periodo in cui i mezzi di comunicazione e informazione erano sottoposti duramente al controllo dello Stato, Garro si dedicò sempre più intensamente al giornalismo e alla stesura di una serie di articoli raccolti nell’ultimo volume biografico di Lopátegui, El

asesinato de Elena Garro.

In un’intervista del 1992 pubblicata nella rivista Proceso, la scrittrice sottopose ancora una volta il potere governativo messicano a dura critica e lo relazionò con la letteratura, affermando:

En todo el mundo sucede de alguna manera y en menor o mayor grado, pero en Mexico el gobierno tiene una parte muy activa en la literatura que se escribe: uno no puede escribir sin tener como punto de referenzia al gobierno; por eso me digo tal vez que el gobierno sea la verdadera conciencia de México y que los escritores sólo vayamos detrás. […] En México sucede lo contrario el goierno actúa y después el escritor escribe siguiendo las pautas que dio el gobierno12.

Nonostante i lavori di Garro non siano stati considerati di grande livello nel panorama giornalistico, si possono comunque riconoscere come testi d’avanguardia per aver posto sotto i riflettori la questione femminile quando

12 Estratto dalla rivista Proceso del 13 gennaio 1992 e citato in R. Toruño, Tiempo, destino y opresión en la obra de Elena Garro, Universidad Tecnológica de El Salvador, San Salvado 1998, p. 37.

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ancora erano stati pochissimi a farlo. Ne sono una prova le interviste fatte a donne come la cantante lirica Lolita Gonález de Reachi e l’artista Frida Kahlo, personaggi di interesse per l’indagine sulla condizione femminile e il vincolo che l’essere donna potesse arrecare al lavoro artistico. Questa limitazione fu provata dalla stessa Garro le cui opere rimasero a lungo occultate prima di essere pubblicate. Per questo la scrittrice dichiarò che

En México, por el simple hecho de ser mujer, todo queda invalidado… En México, apenas una mujer es un poco inteligente, tiene otras aspiraciones; quiere trabajar, escribir, hacer algo, todos se confabulan para ver ‘qué le hacen’, cómo la destruyen, cómo la dañan13.

Personaggio estremamente versatile, in quegli anni Garro affiancò al giornalismo e alla scrittura attività di vario tipo. Nel 1945 lavorò un paio di mesi per la conferenza interamericana di Chapultepec per poi dirigersi a New York, dove svolse lavori come editrice e traduttrice del Comité Judío- Americano. Garro si dedicò anche al cinema occupandosi dell’adattamento cinematografico di lavori come El niño de la bola (1942), diretto da Julio Bracho. Qualche tempo dopo, Elena continuò a collaborare a produzioni come

Las ratas nouvelle (1948), per cui lavorò insieme a José Bianco, autore del

racconto a cui si ispirava il film, e Paulina (1951), basato sul racconto di Bioy Casares.

A causa dei doveri diplomatici di Octavio, la famiglia Paz-Garro viaggiò molto in varie parti del mondo e per anni si spostò tra Stati Uniti, Francia, Giappone e Svizzera.

Nell’accompagnare il marito nei vari viaggi e soggiorni esteri, Garro ebbe modo di poter assistere direttamente all’esercizio del potere governativo che Paz rappresentava. Personaggio di grandissima importanza nell’ambiente culturale messicano, è innegabile che lo scrittore esercitò una notevole influenza sulla produzione artistica dell’autrice. Questa osservò e visse, quindi,

13 Dichiarazione citata in «Larga vida, Elena. Recordando a Elena Garro. Entrevista a Patricia Rosas Lopátegui» (https://lalibretadeirmagallo.com/2016/12/13/larga-vida-elena-recordando-a- elena-garro-entrevista-a-patricia-rosas-lopategui/).

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sulla propria pelle i sottili livelli di oppressione e pregiudizio che esercitava la società patriarcale occidentale soprattutto sulla donna

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Nel 1947, durante uno dei tanti soggiorni all’estero, mentre si trovava a Parigi, Garro tentò più volte il suicidio. Si trattò di un atto sintomo della depressione e del senso di solitudine che accompagneranno Garro per tutta la vita.

In quel periodo la scrittrice non produsse nulla, ma ebbe comunque l’opportunità di conoscere figure letterarie di notevole rilievo come André Breton, Jean Genet, Silvina Ocampo, José Bianco e Adolfo Bioy Casares con cui intraprese una relazione amorosa extraconiugale. Visto possibilmente come emblema dell’evasione, la scrittrice considerò Bioy come l’unico vero amore della sua vita e le lettere conservate nell’archivio dell’Università di Princeton testimoniano una corrispondenza che durò più di vent’anni. Allo stesso tempo, a conferma di un matrimonio che sembrava ormai sempre più irrecuperabile, anche Octavio Paz iniziò una relazione con la pittrice Bona Tibertelli de Pisis.

Nel 1953, quando la famiglia si trovava a Tokio, a Garro fu diagnosticata la mielite e fu per questo motivo che Paz insistette per essere trasferito a Berna, in Svizzera. Lì la scrittrice fu sottoposta a una pesante cura di cortisone e durante la convalescenza si dedicò alla scrittura del suo primo romanzo, Los recuerdos del porvenir. In preda alla nostalgia del Messico e dei giorni felici del passato, il libro rappresentò una sorta di omaggio a Iguala e ai tanto ammirati e amati personaggi dell’infanzia della scrittrice. Garro fece il suo ingresso nel panorama letterario con un testo scritto in soli trenta giorni, altamente innovativo e colmo di elementi che entrarono a far parte del canone narrativo messicano.

Il narratore è il popolo di Ixtepec a cui fanno da cornice le voci dei suoi abitanti che vivono in un periodo segnato dai postumi della Rivoluzione e dal conflitto cristero. Recuperata in tempo dalle fiamme del camino in cui Garrò l’aveva buttata, l’opera è considerata ormai tra le più importanti e perfette della

14 Octavio Paz fu uno degli scrittori che ha riflettuto più di tutti sull’identità del popolo messicano, in cui l’uomo assume un ruolo di maggiore potere rispetto alla donna. Nel suo El laberinto de la soledad scrive: “el ideal de la ‘hombría’ consiste en no ‘rajarse’ nunca. Los que se abren son cobardes. [...] El mexicano puede doblarse, ‘agacharse’ pero no ‘rajarse’, esto es permitir que el mundo exterior entre en su intimidad. [...] Las mujeres son seres inferiores, se abren. Su inferioridad es cpnstitucional y radica en su sexo, en su ‘rajada’ herida que jamás se cicariza”. (Op. cit., 27).

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narrativa ispanoamericana contemporanea. Il romanzo fu pubblicato nel 1963 e nello stesso anno portò Garro alla vittoria del premio Xavier Villaurrutia.

Non bisogna credere, però, che quella fu la prima opera scritta da Garro poiché, nonostante il presunto ostruzionismo che Paz faceva alla pubblicazione dei suoi lavori, già da tempo questa si dedicava ai racconti che furono poi raccolti e pubblicati nel 1964 con il titolo La semana de colores, e a componimenti poetici. Questi testi hanno visto la luce solo recentemente grazie ancora una volta al lavoro svolto dalla biografa ufficiale di Elena che nel 2016 ha permesso la pubblicazione di Cristales de tiempo, una raccolta di 66 poesie inedite scritte già a partire dalla giovane età dell’autrice e rimaste nascoste fino alla sua morte.

Quando Garro guarì e finalmente iniziò a farsi conoscere come scrittrice, si dedicò alla lotta in difesa degli emarginati, dei contadini e degli indigeni, affrontò il sistema politico messicano e si oppose a quegli intellettuali collusi con il potere. È facile immaginare come questo atteggiamento scomodo per la classe dirigente del tempo abbia fatto nascere pesanti inimicizie che causarono la rovina della vita politica e culturale di Garro.

Rientrata in Messico con tutta la famiglia, a partire dalla metà degli anni cinquanta Garro partecipò attivamente alle questioni di interesse politico.

Secondo quanto dichiarò la scrittrice, al 1956 risale il suo ingresso nella lotta per la difesa dei contadini:

ocurrió de un modo muy raro, porque fui a una fiesta en Cuernavaca y un señor Gómez Aranda me encontró y me dijo:

«Oiga, señora Elena, usted que pertenece al gobierno, ¿por qué no ayuda a estos campesinos de Ahuatepec que Agustín Legorreta, el director del Banco Nacional de México, les está quitando las tierras?». Yo le dije «yo no soy del gobierno», porque me dio vergüenza que les hicieran eso a los campesinos. Y dije «no me meto en nada» y me fui. Pero este señor, que era muy católico y muy mocho, me mandó a Enedino Montiel Barona, que ya murió, murió muy mal; me mandó a Rosalía RosasDuque y […] a otro campesino. Entonces, yo llegué de la calle y, nunca se me va a olvidar, porque ahí tomé conciencia15.

Secondo Garro, i veri depositari della cultura del paese erano gli indigeni e ciò che le stava più a cuore era aiutarli a recuperare condizioni di

15 G. Mora, «Elena Garro “Me convertì en no persona” conversaciones con Gabriela Mora», revista Dossier, num. 26.

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vita dignitose e a raggiungere un certo riconoscimento dall’intero popolo messicano:

Me crié entre ellos y para mí son tan queridos como mi familia española. Aparte de esta razón sentimental los indios son las personas cultas del país Me da risa cuando los bárbaros de la ciudad dicen que van civilizarlos y a incorporarlos. ¿Cómo van a civilizarles? ¿Enseñándoles las palabras al revés impuestas por la fuerza de la ametralladora? ¿Y a qué los van a incorporar? ¿Al dinero mal habido, al mal gusto de sus casotas, a la sordidez de sus costumbres y a no ser de ningún país, ni pertenecer a ninguna cultura? ¡Es ridículo! Por muy pobres y desamparados que estén los indios, ellos son los depositarios de las formas antiguas mexicanas y de la cultura española. Basta oír hablar a un campesino y a un político para darse cuenta de quién es el bárbaro.

[…] Los indios son muy inteligentes, han sufrido mucho. Se les ha prohibido hasta tener memoria, porque la Conquista de México les quitó hasta la memoria, entonces ellos existen casi de contrabando y a escondidas... Me parece que lo que les sucede es un pecado terrible. ¡Y los quiero mucho y me produce mucha pena que los exploten de esa manera, que los maten de esa manera y que no tengan derechos!16

Elena Garro non si identificava realmente con alcun schieramento politico. Di base, il circolo all’interno del quale si muoveva era quello conosciuto come gli intellettuali di sinistra, ma non vi apparteneva sul serio. La scrittrice andò sempre controcorrente e più volte mostrò la sua contrarietà alle camarille di potere. Questo è evidente anche dal tipo di giornalismo messo da lei in pratica. Attraverso questo strumento, Garro ebbe molte occasioni per criticare l’ipocrisia e la falsità degli intellettuali che si professavano di sinistra ma che in realtà erano al servizio del governo. Proprio a causa di questo suo agire in modo irriverente e contestatario non riuscì a godere dell’appoggio necessario per i suoi progetti letterari, a differenza di tutti quegli scrittori che sostenevano il potere e, oltre a pubblicare senza ostacoli, ricevevano anche dei contributi economici per lavorare alle proprie opere.

A dispetto delle condizioni poco favorevoli alla diffusione del suo lavoro, Garro si dedicò con successo al teatro, ambito per cui nutrì sempre una forte passione. Il suo esordio fu reso possibile, secondo alcune testimonianze, grazie all’intervento di Paz che, per merito della sua influenza, inserì Elena nella quarta edizione del festival di poesia organizzato dalla UNAM. Nel 1956

16 Intervista rilasciata a E. Poniatowska e citata nell’articolo «Una biografía de Elena Garro» in La Jornada Semanal, settembre 2006, num. 602.

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la compagnia di attori dal nome Poesía en voz alta mise in scena i primi capolavori dell’autrice grazie ai quali il teatro assumerà delle caratteristiche nuove, come Un hogar sólido, Andarse por las ramas e Los pilares de doña

Blanca. Questi testi sono espressione di un teatro fresco, innovativo, brillante,

colmo di immagini ingegnose che si riproporranno e rinforzeranno nelle produzioni successive (Felipe Ángeles, Los perros, La señora en su balcón e El

árbol). Elena Garro stabilisce così nuovi modelli strutturali. Ciò che si mette in

scena è una nuova visione della realtà quotidiana che rompe lo status quo aristotelico del teatro costumbrista, pomposo, magniloquente che era presente in Messico dalla metà del XIX secolo

17

.

L’innovazione principale di queste opere risiede nell’introduzione della voce poetica all’interno della dimensione magica, esattamente come la scrittrice aveva già sperimentato nel romanzo Los recuerdos del porvenir e nei racconti de La semana de colores.

In Un hogar sólido, tempo e spazio tornano ad annullarsi e vi sono continui passaggi da momenti che obbediscono alla logica ad altri totalmente assurdi. La storia è ambientata in una cripta familiare in cui diversi personaggi aspettano l’arrivo dell’ultimo membro. Questa, nel 1957, fu considerata la miglior opera messicana dalla Agrupación de Críticos de teatro e nel 1965 verrà inserita da Borges, Casares e Silvina Ocampo nella seconda edizione della Antología de la literatura fantástica.

Accanto a queste pièce che ispireranno il teatro dell’assurdo, degno di nota è l’unico dramma storico che produrrà Garro: Felipe Ángeles (1967).

L’opera nasce in seguito a un lavoro di indagine svolto tra gli archivi militari sul generale Felipe Ángeles, personaggio della Rivoluzione di cui nessuno aveva ancora parlato. Elena Garro fu la prima a investigare sulla sua storia e a parlarne. Il testo di carattere storico-documentario è incentrato sul tragitto che il generale fece come prigioniero fino a Chihuaha, dove trascorse l’ultima notte prima di essere giustiziato come traditore della Rivoluzione.

Nel frattempo, intorno alla metà degli anni Sessanta, dopo la separazione da Paz avvenuta nel 1959, Elena Garro si avvicinò molto a degli appartenenti alla cerchia del potere politico ed entrò nell’orbita del presidente del PRI (Partido Revolucionario Institucional) Carlos Medrazo che appoggiò

17 E. Ceballos, «Elena Garro: la magnificencia de la palabra» in Casa del tiempo el V, num. 10.

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pubblicamente. Questa relazione e il sostegno alle cause dei contadini chiamarono l’attenzione della Dirección Federal de Seguridad che stava sotto il comando di Fernando Gutiérrez Barrios, lo stesso che aveva fermato Fidel Castro e Che Guevara.

L’ingiustizia che ricopre la mancanza di un adeguato riconoscimento dei lavori di Garro ha molto a che vedere, in particolare, con un evento accaduto nel ’68 attorno al quale ancora non si è raggiunta una completa chiarezza. Alcuni sostennero che la scrittrice prese parte all’organizzazione del movimento studentesco del 68 e la accusarono della rivolta organizzata il 2 di ottobre in Plaza de las Tres Cuturas e repressa duramente.

Il movimento studentesco del 68 rappresenta l’ennesimo momento doloroso per il popolo messicano. Nato nel luglio del 1968 in seguito a uno scontro tra alunni della Vocacional e della Isaac Ochoterena represso con la violenza, l’organizzazione sperimentò fin da subito l’ostilità del governo di Díaz Ordaz. Nei giorni a seguire la polizia continuò a reprimere manifestazioni studentesche fino a quando, il 29 luglio, circondò le università IPN e UNAM. Il rettore condannò l’intervento della polizia perché violava l’autonomia universitaria e il primo di agosto si mise a capo di una marcia per sostenere le richieste degli studenti. Intellettuali e personaggi di cultura si unirono alle cause studentesche del movimento e apportarono anche nuovi obiettivi per cui combattere.

L’8 agosto si creò il Consejo Nacional de Huelga che, tra le altre cose, richiedeva la liberazione dei prigionieri politici, lo scioglimento del corpo dei granatieri e la destituzione dei capi di polizia. Dopo vani intenti di dialogo, l’esercito occupò Ciudad Universitaria e il Casco de Santo Tomás.

Il 2 di ottobre si organizzò un incontro in piazza, lì intervennero l’esercito e gruppi paramilitari che uccisero circa 300 persone. Dieci giorni dopo, in occasione della celebrazione dei giochi delle Olimpiadi, vi fu una sospensione delle proteste nate per il massacro a cui il popolo messicano aveva assistito.

Ancora, al giorno d’oggi, non si conoscono con certezza le dinamiche

di quanto accaduto quel giorno e il tragico evento rappresenta un’altra pagina

della storia messicana colma di ombre.

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Non si riesce tuttora a dare una versione definitiva in merito alla partecipazione attiva o meno di Elena Garro in questa faccenda. La scrittrice, infatti, fu accusata di essere stata sia a favore che contro gli implicati, di aver lavorato come spia per il governo

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, di essersi opposta agli intellettuali e al tempo stesso di aver appoggiato gli studenti. Garro effettivamente assistette a delle riunioni del movimento ma pubblicò anche articoli in cui criticava le azioni degli studenti. Tuttavia il 5 di ottobre, insieme a Madrazo, fu segnalata da Sócrates Amado Campos Lemus come una dei dirigenti del movimento.

Il 7 ottobre la scrittrice, probabilmente satura della pressione che il regime da tempo esercitava su di lei, indette una conferenza e denunciò 500 intellettuali e artisti responsabili del movimento:

Yo culpo a los intelectuales de ser cuanto ha ocurrido. Estos intelectuales de extrema izquierda que lanzaron a los jóvenes estudiantes a una loca aventura… que ha costado vidas y provocado dolor en muchos hogares mexicanos. Ahora como cobardes, esos intelectuales se esconden… Son los catedráticos e intelectuales izquierdistas los que los embarcaron en la peligrosa empresa y luego los traicionaron. Que den la cara ahora. No se atreven19.

Nel contesto di paura e repressione del tempo, si può facilmente intuire come questa dichiarazione provocò il ripudio e il rifiuto da parte degli intellettuali che la apostrofarono come traditrice del movimento.

Ciò nonostante, questo non bastò a placare la sfiducia da parte del governo di cui da anni Garro era vittima. La scrittrice accusò i suoi colleghi scrittori e artisti per non compromettersi e non andare contro il sistema che aveva tradito la lotta del popolo, malgrado ciò il governo continuava a considerarla una dei capi del movimento studentesco. Garro si trasformò ben presto in un personaggio molto scomodo per il potere culturale e politico e fu necessario eliminarla, non con la violenza fisica, ma tramite la diffamazione e un feroce ostracismo.

Dijeron que había pagado a los estudiantes catorce mil dólares para que se manifestaran en contra del presidente. De mí dijeron una

18 Il suo nome, effettivamente, compare nella lista degli informatori dei servizi sociali

messicani e persino della CIA. La collaborazione della scrittrice fu probabilmente un tentativo disperato di rivalutazione della propria figura.

19 Dichiarazione citata nell’articolo di Antonio Ortega Ávila, «La oscura historia de Elena Garro», El País, México 14 julio 2006.

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23 sarta de tonterías, que si era la jefa intelectual de la protesta, espía

del Vaticano y del propio Fidel Castro”20

.

La vendetta dello stato si scagliò su Garro al punto tale da minimizzare pesantemente le sue capacità di scrittrice e da screditare qualsiasi sua produzione. Per anni, infatti, in Messico fu impossibile riuscire a trovare le opere della scrittrice.

Alla scrittrice non fu mai data l’opportunità di spiegarsi o di difendersi e presto si trasformò in quello che lei definì una “non persona”, approdando in un terreno di nessuno:

Es decir que perdí todos mis derechos civiles, de escritora, de persona. No podía presentar una queja, mis libros fueron recogidos [sacados de circulación], y solo se me insultaba por el periódico. Y como no se me dio ninguna oportunidad de defenderme, pues me fui de México21.

A quel punto Garro, in seguito a diverse minacce di morte, si sentì costretta ad andare via dal Messico e nel 1972 iniziò il suo esilio volontario che durò più di vent’anni. In quell’anno, la scrittrice andò negli Stati Uniti per far curare la figlia Helena alla quale era stato diagnosticato un cancro. Anche fuori dai confini del territorio messicano, però, Garro continuò a scontrarsi con atteggiamenti ostili. A causa di una strana e casuale partecipazione alla denuncia del possibile assassino di J.F. Kennedy, il paese le negò l’asilo politico e, insieme alla figlia, intraprese il viaggio ancora una volta per andare prima in Spagna e infine a Parigi.

Si trattò di un periodo molto buio per la scrittrice che si trovò inoltre a sottostare alle restrizioni che condizioni economiche davvero critiche le imposero. In quell’atmosfera di crescente degrado, le manie di persecuzione di cui soffriva già da anni si sedimentarono ulteriormente nella mente della scrittrice.

Gli anni della fuga e dell’esilio volontario rappresentarono per Garro un momento di rottura definitiva con la precedente vita. Da quel momento, nulla sarà più come prima e anche la sua produzione artistica risentirà del

20 M. Comsa, «Elena Garro, personaje de su existencia»

(http://web.uaemex.mx/plin/colmena/Colmena45/Aguijon/Mihaela.html).

21 G. Mora, «Elena Garro “Me convertì en no persona”. Conversaciones con Gabriela Mora», Dossier, 26.

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cambiamento. Cambiano le tematiche e il tono delle immagini descritte, si perde l’allegria dei testi della prima tappa della produzione della scrittrice e si entra in una tappa in cui non vi sono più i sorrisi e la giovialità delle opere precedenti.

Per riuscire a mantenere se stessa e la figlia, Garro dichiarò apertamente che si servì della propria capacità come scrittrice in risposta al crescente bisogno economico e così diede vita a un consistente numero di romanzi e racconti in cui abbondano le tensioni e le preoccupazioni che la scrittrice e sua figlia vivevano al tempo.

A segnare l’inizio di una nuova tappa artistica fu la raccolta di racconti

Andamos huyendo Lola (1980). Le due protagoniste, madre e figlia, viaggiano

e scappano da un posto all’altro in preda alla paranoia continua di essere perseguitate. In questi testi, ancora una volta, si riflette perfettamente lo stato d’animo dell’autrice e nel corso della lettura non si può fare a meno di pensare alle reali vicissitudini della scrittrice. Con questa antologia Garro ritorna sulla scena letteraria e al tempo stesso si distacca dall’universo finzionale che aveva caratterizzato la prima tappa della sua produzione e inaugura una successione di romanzi che rappresentano delle varianti di uno stesso tema: la persecuzione dei personaggi femminili. Se nelle opere precedenti le donne descritte da Garro erano coraggiose, temerarie e indipendenti, in questi scritti la loro immagine cambia profondamente e diventano vittime.

In Testimonios sobre Mariana (1981, anno in cui vinse anche il premio Juan Grijalbo), la protagonista è una “non persona” che esiste solo nel momento in cui viene ricordata e figura nelle dichiarazioni degli informatori. In realtà si tratta di un’anti testimonianza, poiché nulla viene chiarito, non si raggiunge una realtà certa e Mariana è ciò che di lei si dice. Insomma, tra le pagine si legge la ripercussione di quanto stava accadendo all’autrice nella vita reale.

Reencuentro de personajes (1982) è considerato il romanzo di Garro

dell’oppressione e dell’abuso della donna. Qui la protagonista è una donna

sottomessa ai capricci di un presunto assassino che la obbliga a scappare con

lui, a prendere le sue difese e a coprire le sue inclinazioni omosessuali usandola

come amante per copertura. Si tratta di un romanzo che denuncia ciò che

devono subire le donne quando non sottostanno al volere maschile.

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In La casa junto al río (1983), Garro continua a narrare le esistenze grigie dei personaggi femminili contrassegnate solo da disgrazie, dove l’unico spiraglio di speranza viene vissuto tramite il ricordo. Si tratta quindi di testi in cui ciò che si legge sotto la superficie sono le tristi vicissitudini di cui fu segnata l’esistenza di Garro che, insieme a sua figlia, continuò a vivere di stenti per tutti gli ultimi anni della sua vita, amareggiata e delusa per la rovina che il suo paese le aveva procurato.

Infine, nel 1993 Garro fece ritorno in Messico per istanza di José María Fernández Unsaín, direttore al tempo di SOGEM (Sociedad General de Escritores de México), e di un gruppo di scrittori e intellettuali. Nonostante le conseguenze degli eventi precedenti si facessero ancora sentire, qualcosa era cambiato e le sue opere iniziarono a ricevere un certo interesse. In quegli anni uscirono i suoi ultimi romanzi: Y Matarazo no llamó… (1991); il libro testimonianza del suo soggiorno in Spagna nel 37 di cui si è già parlato; Inés (1995); Un corazón en un bote de basura, Un traje rojo para un duelo ( entrambe pubblicate nel 1996).

Si organizzarono conferenze sulle sue opere, ciò nonostante la scrittrice non riuscì ad essere sempre presente a causa del tumore ai polmoni di cui soffriva. Le gravi condizioni di salute non le permisero di assistere ai tributi organizzati in suo onore a Cuernavaca, Guerrero e Puebla.

Negli ultimi giorni della sua vita, molti amici, scrittori e non, si recavano nel piccolo appartamento in Cuernavaca dove Elena viveva in condizioni critiche e di scarsa igiene con sua figlia e una decina di gatti. Si organizzarono diverse collette per cercare di dare aiuto a quella donna che tante ingiustizie aveva dovuto subire nel corso della sua vita, ma il denaro sembrava non bastare mai. Per alcuni, i soldi venivano utilizzati per soddisfare i vizi legati al fumo e al caffè. La sua biografa ufficiale, sostiene invece che Elena non arrestò mai la lotta per gli emarginati e gran parte del denaro che riceveva lo impiegava per liberare i contadini che si trovavano in carcere, per offrire loro un riparo e per difenderli dai politici e da coloro i quali volevano sottrargli le terre.

Il 2 agosto 1998, quattro mesi dopo la morte dell’uomo la cui presenza

fu sempre tangibile nell’esistenza di Elena, la scrittrice si congedò per sempre

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dalla vita che tanto intensamente aveva vissuto e che le provocò molte sofferenze e delusioni.

Vivió intensamente su tiempo y su tiempo la decepcionó, vislumbró el futuro como algo aún más sombrío y casi siniestro, por ello decidió pensar en el pasado, en ser la memoria de aquella memoria que de ella se tenga22.

22 René Aviles Fabila citato in R. Banda «Elena Garro inaugurò realismo mágico en teatro», El Universal, 17 junio 2007.

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CAPITOLO II

Elena Garro nel contesto storico-letterario dell’America Latina del XX secolo

II.1 La ricerca di un’identità

Per tutto il novecento il mondo intero fu investito da un clima di grandi cambiamenti che furono causati anche dalla successione di una serie di eventi tragici come le grandi guerre, i regimi totalitari e la guerra fredda. Furono anche gli anni del boom demografico e del benessere economico diffusosi nei paesi dell’occidente. Nonostante molti di questi eventi interessarono principalmente l’Europa, notevoli furono comunque le ripercussioni che si manifestarono anche in America Latina. Questa, nel corso del XX secolo, fu scenario di avvenimenti di notevole importanza storico-culturale ognuno dei quali contribuì fortemente nella creazione di una letteratura autoctona invidiabile in tutto il resto del mondo.

Le basi della rivoluzione culturale che già dalla metà del secolo investì il continente sud americano vanno ricercate nell’origine stessa dell’America Latina, a partire dalla sua scoperta e colonizzazione. Per un chiaro quadro sul clima che portò i paesi del sud America alla rivalsa e alla conquista della propria identità culturale si riprodurrà di seguito quanto analizzato da Rosalba Campra che in America Latina. L’Identità e la maschera fornisce un panorama sul contesto e sulle motivazioni che hanno portato in quegli anni alla nascita di una letteratura nazionale.

L’America Latina nasce come un mondo creato dalla Conquista. È il

mondo nuovo modellato dallo sguardo europeo ed è proprio da qui, dalle radici

dell’occidentalizzazione del continente sudamericano, che si forma un

complesso di invisibilità di cui è vittima fin dalla nascita. Sarà la Spagna,

infatti, a provvedere alla lingua, alla religione, all’amministrazione,

all’ordinamento politico di questo nuovo continente. Le classi dirigenti e

dominanti sono state, in genere, una propaggine europea con l’esclusione quasi

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totale delle realtà autoctone. La nascita di una volontà d’essere, di scoprirsi un’identità non imposta avviene quindi in modo naturale, come sintomo di un sentimento comune.

Una prima affermazione di sé si era prodotta come risultato della rottura della realtà di colonizzato, quando agli inizi dell’ottocento scoppiarono contemporaneamente in tutta l’America Latina i movimenti di liberazione dalla madre patria. La fine delle guerre d’indipendenza e il loro successo, tuttavia, coincise con la polverizzazione dei paesi latinoamericani, lacerati dai problemi di organizzazione interna e dalla mancanza di una comunità economica.

Il ruolo di unificatore fu svolto dagli Stati Uniti che, con una serie di protesti di tipo politico, intervennero prima di tutto nella guerra tra Cuba, ultima grande colonia, e la Spagna, stabilendo da allora un’influenza notevole sul territorio e acquisendo ufficialmente il diritto di intervenire tutte le volte che l’indipendenza dell’arcipelago caraibico e la stabilità del suo governo fossero state in pericolo. Di fatto, ogni volta che l’America Latina ha saggiato la possibilità di un’autodeterminazione è scattato immediatamente il meccanismo “protettore” da parte della grande potenza confinante.

Se la condizione coloniale comprende una subordinazione politico- economica, non meno evidente è il suo effetto su altri piani, come quello della coscienza di essere. La volontà esplicita è spesso quella di proibire l’immaginazione o d’imporre un’immaginazione controllata, e che non venga considerata come imposta, ma naturale. Il comportamento mimetico viene quindi percepito come l’unico tollerato ed esistente. Una letteratura dipendente non può che produrre come immagine di sé, infatti, il riflesso della metropoli irraggiungibile.

Una letteratura indipendente, d’altro canto, risulta sempre pericolosa per il colonizzatore: diventa coscienza. È per questo che ogni conquista è un’imposizione di silenzio. In questo quadro, la storia dell’America Latina si basa su una folgorante appropriazione della parola.

L’idea di unità latinoamericana appare indissolubilmente legata alla

lotta contro la condizione di colonizzato, contro questo essere fatti dall’esterno,

da una pressione economica, politica, culturale. È l’insieme di queste

problematiche a determinare l’impronta della realtà nella letteratura

latinoamericana. Uno dei modi possibili di lettura è quello di vederla come

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passaggio da una condizione di inconsapevolezza a una condizione di coscienza e di rifiuto. Il che vuole dire affermazione di sé. Ogni testo significativo della letteratura latinoamericana sembra rispondere a questa volontà totalizzante.

Di fronte a una subalternità di secoli, a partire dai primi decenni del novecento, ma in modo più consistente dagli anni quaranta, l’America Latina ha avuto la tendenza ad affermarsi con lo slancio del relegato che finalmente reclama il diritto di esprimere se stesso.

Il problema di una definizione dell’essere nazionale e dell’essere latinoamericano precede ogni espressione letteraria e critica. Juan María Gutiérrez segnala che l’errore imperdonabile della Spagna è stato quello di non aver capito né studiato il nuovo mondo e di non aver dato forma scientifica e letteraria alle sue immense meraviglie. L’America deve quindi cercare da sola la propria strada e la propria espressione:

dobbiamo divorziare da loro; emanciparci dalle tradizioni peninsulari così come abbiamo fatto in politica quando ci siamo dichiarati liberi [...] se dobbiamo avere una letteratura, facciamo in modo che sia nazionale, che rappresenti i nostri costumi e la nostra natura1.

A causa della forte dipendenza di tipo economico dagli investimenti degli Stati Uniti, la crisi mondiale del 1929 ebbe complesse ripercussioni sulla società e sull’economia dei paesi sudamericani. Questi, infatti, svilupparono un’industria locale approfittando dell’indebolimento di quella dei principali paesi capitalisti che, soprattutto negli anni della seconda guerra mondiale, fu completamente assorbita dagli sforzi bellici.

In questo contesto, in tutto il continente emersero diversi squilibri e tensioni della vita sociale e politica che sfociarono in movimenti rivoluzionari.

Fu un periodo caratterizzato da forte instabilità che portò all’attuazione di colpi di stato, all’instaurazione di dittature militari e allo sviluppo del populismo, fenomeno che vede la presa di potere di un leader antidemocratico che cercava un rapporto diretto con le masse, traendo vantaggio dalla situazione di miseria e di instabilità sulle quali riversavano.

1 J.M. Gutiérrez, Fisionomía del saber español; cúal deba ser entre nosotros in R. Campra, op.

cit., p. 21.

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