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Capitolo
8

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Academic year: 2021

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8"

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(1)

Capitolo
8


Nuovo
Modello
Assistenza
Ospedaliera


Introduzione
Ospedale
per
intensità
di
cure


L’ospedale
deve
essere
visto
come
una
risorsa
da
usare
solo
quando
è
indispensabile
e
per
il
 tempo
 strettamente
 necessario
 e
 deve
 essere
 ideato
 ed
 organizzato
 ponendo
 al
 centro
 il
 paziente
con
la
sua
esigenza
di
cura
ed
i
suoi
bisogni
di
assistenza1.


Considerando
la
definizione
del
modello
organizzazione
dell’attività
ospedaliera
–
territoriale,
 individuate
 da
 un’analisi
 condotta
 a
 livello
 nazionale,
 è
 possibile
 estrapolare
 i
 principi
 informatori
che
ne
fanno
da
cardine:
 ‐ Umanizzazione:
centralità
della
persona;
 ‐ Urbanità:
integrazione
sul
territorio
e
la
città;
 ‐ Socialità:
appartenenza
e
solidarietà;
 ‐ Organizzazione:
efficacia,
efficienza
e
benessere
percepito;
 ‐ Appropriatezza:
correttezza
delle
cure
e
dell’uso
delle
risorse;
 ‐ Affidabilità:
sicurezza
e
tranquillità;
 ‐ Innovazione:
rinnovamento
diagnostico,
terapeutico,
tecnologico,
informatico;
 ‐ Ricerca:
impulso
all’approfondimento
intellettuale
e
clinico‐scientifico;
 ‐ Formazione:
aggiornamento
professionale
e
culturale2.


La
 Regione
 Toscana
 ha
 iniziato
 il
 percorso
 per
 la
 ristrutturazione
 ospedaliera
 con
 l’approvazione
da
parte
della
Giunta
Regionale
del
PSR
2002‐20043.
Si
è
proseguito
poi
con
 una
serie
di
atti
normativi
e
di
programmazione:
il
PSR
2005‐2007,
il
PSR
2008‐2010,
la
Legge
 Regionale
 n.
 40/2005,
 la
 Legge
 Regionale
 n.
 80/2015,
 corredati
 da
 diversi
 studi
 di
 ricerca
 svolti
nel
biennio
2006‐2008.


Nell’ambito
del
progetto
di
Area
Vasta
Centro,
il
team
di
ricerca
formato
da:
Laboratorio
MeS
 della
 Scuola
 Superiore
 S.
 Anna
 di
 Pisa,
 le
 ex
 Asl
 3
 Pistoia,
 4
 Prato
 e
 11
 Empoli;
 ha
 svolto
 un’analisi
bibliografica
e
di
approfondimento
teorico
del
Modello,
elaborando
un
documento
 “Le
30
Tesi
sull’Ospedale
per
Intensità
di
Cure”,
nel
quale
vengono
individuati
i
vantaggi
di
cui
 si
beneficia
con
l’attuazione
del
modello
organizzativo
suddetto,
rispetto
al
contesto
attuale.
A
 questi
 si
 sono
 aggiunte
 diverse
 pubblicazioni
 di
 Società
 Scientifiche
 ed
 Associazioni
 di
 Categoria
(FADOI4,
ACOI),
che
hanno
contribuito
alla
definizione
del
modello.


Lo
scenario
di
riferimento
del
presente
progetto,
viene
delineato
dalla
normativa
Regionale,
L.
 R.
n.
40/2005
art.
28,
che
recepisce
e
specifica
i
principi
su
cui
le
Asl
devono
basarsi
per
la
 riorganizzazione
del
presidio
ospedaliero
di
zona:










1M.
 Mauri,
 2003,
 Ricerca
 Finalizzata
 ‐
 rapporto
 conclusivo
 –
 Principi
 guida
 tecnici,
 organizzativi
 e
 gestionali
 per
 la


realizzazione
e
gestione
di
Ospedali
di
alta
tecnologia,
supp.
Monitor
n.
6,
ASSR,
Roma.


2Allegato
n.
2,
Linee
Guida
per
la
Progettazione,
Regione
Toscana.


3“Semplificare
la
rete
dei
presidi
ospedalieri,
riorganizzare
in
modo
funzionale
gli
ospedali
portanti
delle
aziende
sanitarie
e


qualificare
i
presidi
delle
aziende
ospedaliere”,
Piano
Sanitario
Regionale
2002‐2004,
Regione
Toscana.


4In
 Toscana
 la
 L.
 n.
 22
 (08/03/2000)
 ,
 la
 
 n.
 40
 (24/02/2005),
 
 e
 la
 successiva
 n.
 84
 (28/12/2015),prevedono
 la


strutturazione
delle
attività
ospedaliere
in
aree
differenziate
secondo
le
modalità
assistenziali,
l’intensità
delle
cure,
la
durata
 della
degenza
ed
il
regime
di
ricovero,
superando
gradualmente
l’articolazione
per
reparti
differenziati
secondo
la
disciplina
 specialistica.
In
generale,
in
ambito
ospedaliero,
i
livelli
di
cure
previsti
sono
il
livello
1
(Intensivo
e
Sub‐intensivo)
ed
il
livello
 2
 (Acuti).
 Fanno
 parte
 poi
 dei
 servizi
 erogati
 in
 ambito
 ospedaliero
 le
 attività
 quali:
 il
 Day
 Service,
 il
 Day
 Hospital
 e
 le
 Prestazioni
Ambulatoriali.
Esiste
poi
un
livello
3
(Post‐acuti)
che
dovrebbe
trovare
la
sua
dimensione
in
ambito
territoriale
 (Ospedale
di
Comunità,
RSA,
Hospice,
ADI,
etc.).
FADOI
Toscana,
Proposta
di
documento.


(2)

‐ comma
 2,
 punto
 a),
 Organizzazione
 funzionale
 per
 Aree
 di
 assistenza
 omogenee
 costruite
 in
 modo
 da
 favorire
 la
 necessaria
 multidisciplinarietà
 dell’assistenza
 e
 la
 presa
in
carico
Multiprofessionale;


‐ comma
 2,
 punto
 b),
 Strutturazione
 delle
 attività
 Ospedaliere
 in
 Aree
 differenziate
 secondo
le
modalità
assistenziali,
“l’intensità
delle
cure”,
la
durata
della
degenza
ed
il
 regime
 di
 ricovero,
 superando
 gradualmente
 l’articolazione
 per
 reparti
 differenziati
 secondo
 la
 disciplina
 specialistica,
 (le
 aree
 di
 degenza,
 non
 più
 divise
 per
 specialità
 rigidamente,
ma
impostate
per
intensità
di
cura);


‐ comma
2,
punto
c),
Individuazione
per
ciascuna
Area
Ospedaliera,
di
cui
alla
lettera
b),
 di
distinte
responsabilità
gestionali
sul
versante
clinico‐assistenziale,
infermieristico
e
 di
supporto
ospedaliero.


L’intensità
 di
 Cure,è
 in
 senso
 letterale,
 solo
 uno
 degli
 elementi
 che
 concorrono
 a
 definire
 il
 nuovo
quadro,
ma
di
fatto
nella
prassi
esso
rappresenta
l’elemento
guida.
Si
vuole
passare
dal
 modello
 classico
 che
 presenta
 problemi
 di
 sovraffollamento,
 lunghe
 attese,
 interferenza
 nei
 percorsi
 di
 urgenza
 ed
 elezione,
 demotivazione
 e
 scarsa
 integrazione
 tra
 i
 professionisti,
 disconnessione
 con
 i
 servizi
 sul
 territorio
 e
 la
 percezione
 da
 parte
 dei
 pazienti
 di
 poco
 coordinamento,
ad
un
modello
che
per
superare
tali
difficoltà
si
costruisce
intorno
ai
bisogni
 del
paziente.


Il
Modello
per
Intensità
di
Cure
è
basato
sull’assistenza
personalizzata
e
graduata,
in
funzione
 della
complessità
assistenziale
e
del
quadro
clinico
del
paziente.
Viene
per
questo
garantita
la
 più
 completa
 integrazione
 delle
 molteplici
 competenze
 professionali
 presenti
 in
 Ospedale.
 L’insieme
delle
risorse
messe
a
disposizione,
cono
utilizzate
da
gruppi
di
professionisti,
senza
 divisioni,
 né
 dispersioni,
 mediante
 i
 percorsi
 “snelli”,
 attraverso
 i
 quali
 si
 diminuisce
 la
 ripetizione
degli
interventi.



Tra
i
principi
a
cui
si
ispira
l’organizzazione
dell’Ospedale
(anche
per
il
Presidio
di
Lucca)
ci
 sono:



‐ la
separazione
tra
i
percorsi
Programmati
(sia
ricoverati
che
pazienti
ambulatoriali)
ed
 i
percorsi
di
Emergenza‐urgenza;


‐ la
 presenza
 di
 livelli
 differenziati
 per
 Intensità
 di
 Cura,
 in
 quanto
 il
 paziente
 viene
 affidato
ad
un
livello
di
cura
che
tiene
conto
dei
suoi
bisogni;


‐ l’implementazione
 dei
 percorsi
 Polispecialistici
 (degenza,
 DH,
 Ambulatorio)
 per
 ottimizzare
l’utilizzo
dei
fattori
produttivi
(PL,
sedute
operatorie,
strumentazioni,
etc.);
 ‐ la
 centralizzazione
 delle
 attività
 per
 garantire
 maggiori
 standard
 di
 qualità
 e
 di


sicurezza.
 


I
fattori
che
hanno
spinto
alla
necessità
del
cambiamento
sono
in
particolare:
 ‐ Transazione
epidemiologica


Oggi,
 rispetto
 al
 passato,
 la
 Durata
 Media
 della
 Vita
 è
 aumentata
 e
 l’efficacia
 delle
 cure,
 consente
la
sopravvivenza
dei
pazienti,
ad
un
numero
sempre
maggiore
di
patologie,
rispetto
 al
 passato.
 Queste
 condizioni
 determinano
 la
 presenza
 di
 una
 sempre
 crescente
 fascia
 di
 popolazione
 in
 età
 avanzata,
 con
 patologie
 croniche
 o
 addirittura
 affetta
 da
 situazioni
 di
 comorbidità.
 Una
 situazione
 demografica
 ed
 epidemiologica
 di
 questo
 tipo,
 necessita
 il
 ripensamento
del
Modello
Organizzativo
Integrato
Ospedale‐Territorio,
per
essere
in
grado
di
 fronteggiare
nei
prossimi
anni,
sia
la
fase
acuta
della
patologia,
che
la
sua
cronicizzazione;


‐ Nuove
possibilità
tecnologiche


Negli
 ultimi
 anni,
 il
 Progresso
 Tecnologico
 è
 stato
 estremamente
 più
 rapido
 dell’ammodernamento
 delle
 strutture
 o
 dell’adeguamento
 dei
 modelli
 organizzativi.
 Oggi
 le
 tecniche
 e
 le
 tecnologie,
 hanno
 consentito
 di
 comprimere
 i
 tempi
 di
 degenza,
 garantire
 le
 prestazioni
meno
invasive,
eseguire
gli
esami
diagnostici
più
accurati,
eseguire
gli
interventi
 sempre
 più
 complessi.
 Tutti
 questi
 elementi
 necessitano
 del
 supporto
 di
 un
 modello


(3)

organizzativo
 che
 solo
 in
 parte
 è
 stato
 implementato
 o
 sperimentato
 (per
 es.:
 Day
 Surgery,
 Day
 Hospital,
 Low
 Care)5
 ma
 che
 in
 realtà
 deve
 essere
 ancora
 pienamente
 strutturato
 ed
 attuato.
Il
Modello
per
Intensità
di
Cura,
in
questo
senso
viene
incontro
alle
nuove
esigenze
 sanitarie
che
lo
sviluppo
delle
tecnologie
ha
fatto
insorgere6;
 ‐ Maggiori
aspettative
ed
informazione
del
cittadino‐utente
 L’esigenza
di
un
nuovo
Modello
Organizzativo
nasce
da
un
dovere
di
individuare
le
soluzioni
 organizzative
in
grado
di
migliorare
sempre
di
più
i
Percorsi
di
Cura,
eliminare
le
criticità
e
 garantire
una
sempre
maggiore
Presa
in
Carico
del
cittadino‐utente,
ed
anche
per
fornire
delle
 risposte
ai
soggetti
che
oggi
usufruiscono
dei
servizi
sanitari
con
maggiore
consapevolezza
ed
 aspettative;
 ‐ Vincolo
della
sostenibilità
economica
 Il
Sistema
Sanitario
si
caratterizza
per
la
scarsità
delle
risorse
rispetto
alle
esigenze
reali.
Tale
 contesto
obbliga
i
professionisti
del
settore
a
porre
attenzione
alla
diminuzione
degli
sprechi
 (maggiore
efficienza)
ed
ad
un
continuo
ripensamento
della
modalità
di
erogazione
dei
servizi
 per
 mantenere
 elevati
 standard
 qualitativi
 (maggiore
 efficacia).
 
 Il
 modello
 per
 intensità
 di
 cure,
cerca
di
individuare
le
aree
ad
assorbimento
omogeneo
di
risorse,
tarate
sui
bisogni
dei
 pazienti,
 non
 solo
 per
 assicurare
 le
 giuste
 cure
 sulla
 base
 delle
 necessità,
 ma
 anche
 per
 garantire
un
appropriato
uso
delle
risorse
a
disposizione.
Si
determina
così,
un
Miglioramento
 della
 Sostenibilità
 Economica,
 sia
 in
 senso
 orizzontale,
 che
 verticale:
 questo
 significa
 migliorare
 l’efficienza
 dei
 servizi
 e
 liberare
 risorse
 da
 utilizzare
 nell’attuale
 contesto
 (sostenibilità
 orizzontale),
 ma
 anche
 garantire
 un
 recupero
 di
 efficienza
 di
 risorse
 per
 le
 generazioni
future
(sostenibilità
verticale);


‐ Sviluppo
delle
professioni


Il
modello
organizzativo
per
Intensità
di
Cura,
trova
nella
componente
delle
Risorse
Umane,
 un
 propulsore
 per
 garantire
 il
 successo
 e
 l’attuazione
 del
 modello
 stesso.
 Il
 cambiamento
 culturale
 e
 le
 competenze
 dei
 professionisti,
 sono
 i
 2
 temi
 centrali
 del
 percorso
 di
 riorganizzazione.
 Il
 primo
 aspetto
 è
 fondamentale
 alla
 riuscita
 del
 progetto,
 perché
 solo
 attraverso
 la
 condivisione
 del
 modello
 e
 la
 diffusione
 tra
 i
 Professionisti
 dal
 Basso,
 può
 consentire
 un
 radicale
 cambiamento
 del
 contesto
 organizzativo
 e
 del
 modo
 di
 lavorare.
 Riguardo
 alle
 competenze
 dei
 professionisti,
 l’organizzazione
 per
 Intensità
 di
 Cure,
 tiene
 conto
 sia
 della
 valorizzazione
 della
 professione
 infermieristica,
 alla
 luce
 della
 formazione
 universitaria
 prevista,
 che
 del
 potenziamento
 delle
 professionalità
 mediche
 ed
 infermieristiche,
 attraverso
 un
 modello
 organizzato
 che
 richiede
 una
 forte
 integrazione
 Multidisciplinare
e
Multispecialistica.
 In
questo
modo
si
è
spinto
per
avere
un
ammodernamento
organizzativo,
un
aggiornamento

 dei
sistemi
operativi,
oltre
allo
sviluppo
della
professionalità,
ponendo
così
le
basi
per
favorire
 un
approccio
multidisciplinare,
centrato
sul
malato
e
per
superare
una
visione
d’organo,
che
il
 





 5Day
Hospital:
è
la
forma
di
ricovero
disposto
da
uno
specialista
ospedaliero.
E’
riservato
ai
malati
che
hanno
bisogno
di
 prestazioni
complesse
non
eseguibili
in
ambulatorio
e
che
prevedono
la
permanenza
in
ospedale
per
una
durata
inferiore
alle
 12
 ore,
 non
 necessitano
 quindi
 del
 pernottamento.
 Le
 prestazioni
 possono
 esaurirsi
 in
 un
 solo
 giorno
 o
 ripetersi
 con
 più
 accessi
programmati.


Day
Surgery:
è
la
forma
di
ricovero
che
si
usa
per
tutti
gli
interventi
chirurgici
che
comportano
un
ricovero
di
durata
inferiore
 alle
12
ore.
In
ricovero
in
DS
è
disposto
da
un
medico
specialista
ospedaliero.


Week
 Surgery:
 è
 il
 ricovero
 ordinario
 programmato
 per
 l’intervento
 chirurgico,
 la
 cui
 durata
 di
 degenza
 sia
 inferiore
 ai
 5
 giorni
e
sia
compresa
tra
il
Lunedì
ed
il
Sabato.
Il
ricovero
è
disposto
dallo
specialista
ospedaliero.


Low
care
hospital:
sono
strutture
a
metà
strada
fra
l’ospedale
ed
il
territorio,
a
bassa
intensità
di
cura.
Unità
che
possono
 essere
composte
da
circa
10
PL
e
dove
i
pazienti
sono
seguiti
da
un
infermiere
con
l’ausilio
della
telemedicina,
per
evitare
di
 ospedalizzare
i
malati
cronici,
che
possono
essere
curati
con
tecniche
di
low
care
nella
fase
post‐acuta.


6Un
esempio
a
conferma
di
quanto
detto
è
l’intervento
chirurgico
sulla
cataratta,
che
15
anni
fa
richiedeva
diverse
ore
ed


una
 degenza
 ospedaliera
 di
 alcuni
 giorni,
 mentre
 oggi
 viene
 eseguito
 in
 meno
 di
 1
 ora
 ed
 il
 paziente
 rientra
 al
 proprio
 domicilio
alcune
ore
dopo.


(4)

reparto
 monodisciplinare
 tende
 ad
 esprimere7.
 Si
 arriva
 ad
 una
 lettura
 dei
 bisogni
 assistenziali
su
base
Personalizzata,
al
fine
di
garantire
una
qualità
assistenziale
rispondente
 in
 maniera
 olistica
 ad
 una
 Presa
 in
 Carico
 centrata
 sulla
 persona
 nel
 rispetto
 dei
 bisogni.
 Attraverso
 la
 realizzazione
 dei
 Moduli/Aree
 di
 ricovero,
 aperte
 e
 variabili,
 graduati
 per
 intensità
 del
 bisogno
 assistenziale,
 è
 possibile
 superare
 le
 criticità,
 frequentemente
 riscontrabili
 in
 ospedale,
 legate
 alla
 gestione
 del
 Posto
 letto.
 Ciò
 non
 significa
 rinunciare
 al
 ruolo
 dell’equipe
 specialistica8,
 ma
 non
 dovendo
 costituire
 uno
 “specifico
 reparto”,
 si
 rende
 più
 facile
 il
 superamento,
 specie
 negli
 ospedali
 medio‐piccoli,
 dell’ostacolo
 alla
 costituzione
 dei
 poli
 specialistici,
 cui
 affidare,
 secondo
 i
 criteri
 di
 appropriatezza
 clinica,
 la
 gestione
 del
 paziente.
 
 
 
 Le
implicazioni
organizzative
del
Nuovo
Modello
di
Assistenza
Ospedaliera
 
 


In
 parallelo
 al
 processo
 di
 de‐ospedalizzazione,
 è
 stato
 avviato
 un
 importante
 processo
 di
 rimodellamento
 organizzativo
 dell’offerta
 Territoriale,
 in
 modo
 tale
 da
 sostenere
 tramite
 le
 strutture
territoriali,
le
attività
che
il
presidio
ospedaliero
ha
esternalizzato.
Il
territorio
ha
il
 compito
 di
 consolidare
 la
 capacità
 di
 filtro
 verso
 l’ospedale,
 in
 un
 approccio
 di
 medicina
 d’iniziativa
 e
 Disease
 Management9,
 di
 supportare
 la
 fase
 di
 dimissione
 e
 la
 continuità
 assistenziale
ed
evitare
la
degenza
ospedaliera
dei
malati
cronici.


Perché
 tali
 obiettivi
 possano
 essere
 raggiunti,
 occorre
 potenziare
 i
 servizi
 residenziali
 e
 semiresidenziali10,
per
i
malati
cronici
e/o
non
autosufficienti,
che
consistono
in
strutture
di
 residenza
per
anziani
(RSA),
Hospice11
e
nella
creazione
del
Registro
di
Patologia,
che
ha
lo
 scopo
di
individuare
i
malati
cronici/fragili
sul
territorio
ed
indirizzarli
allo
stile
di
vita
ed
alle
 cure
 loro
 più
 idonee,
 evitando
 l’acutizzazione
 della
 patologia
 ed
 il
 conseguente
 ricovero
 in
 ospedale.


Al
 riguardo,
 la
 Regione
 nel
 PSR
 2002‐04,
 come
 abbiamo
 già
 trattato,
 ha
 previsto
 la
 costituzione
del
Consorzio
Pubblico
tra
l’Ente
Locale
e
l’Asl:
la
Società
della
Salute
(SdS),
che
si
 pone
come
obiettivo
il
rilancio
della
cultura
dell’integrazione
del
Sistema
Sanitario
con
quello
 Socio‐Assistenziale,
nonché
il
controllo
dell’impiego
delle
risorse
attraverso
il
Governo
della
 Domanda
 e
 la
 promozione
 dell’Appropriatezza
 dei
 Consumi12.
 L’obiettivo
 si
 raggiunge
 





 7In
pratica
si
può
considerare
come
un
“ospedale
ribaltato”,
perché
costruito
intorno
alle
esigenze
del
paziente
e
non
più
 intorno
ai
professionisti,
secondo
un
orientamento
orizzontale
sulla
base
dell’intensità
di
cure
richieste
(e
di
conseguenza
di
 risorse
assorbite),
superando
così
la
strutturazione
per
reparti
che
ne
comportava
un
orientamento
verticalizzato.
 8Si
parla
piuttosto
di
integrazione
professionale
e
disciplinare,
perché
viene
promossa
la
collaborazione
tra
i
professionisti
 delle
diverse
specialistiche,
nel
caso
in
cui
il
paziente
presenti
patologie
di
diversa
tipologia.
Affrontando
così,
sin
dall’inizio
 del
ricovero,
tutte
le
criticità
di
diversa
natura
che
il
paziente
presenta,
è
possibile
ridurre
i
giorni
medi
di
degenza
evitando
il
 passaggio
 da
 un
 reparto
 all’altro
 per
 la
 cura
 delle
 singole
 criticità,
 in
 maniera
 sequenziale,
 piuttosto
 che
 contemporanea
 e
 coordinata.


9Il
Disease
Management
Team:
è
una
metodologia
che
prevede
un
approccio
integrato
alla
malattia,
teso
al
miglioramento


dei
 risultati
 clinici
 e
 della
 qualità
 dei
 servizi
 offerti
 all’utente,
 anche
 nell’ottica
 di
 una
 razionalizzazione
 delle
 spese.
 Trova
 riferimento
 scientifico
 nei
 Principi
 dell’Evidence
 Based
 Medicine
 ed
 ha
 come
 obiettivo
 la
 ricerca
 dell’appropriatezza
 delle
 cure.
E’
la
risposta
organica
e
strutturale
alla
frammentazione
delle
cure
e
prevede
l’intervento
e
la
cooperazione
dei
diversi
 attori
 del
 processo
 assistenziale
 che,
 riuniti
 in
 un
 team
 multidisciplinare,
 ridefiniscono
 l’iter
 diagnostico‐terapeutico
 coordinando
ed
integrando
i
diversi
interventi
e
le
risorse
disponibili.


10Le
Strutture
residenziali
e
semiresidenziali,
sono
identificate
in
servizi
di
assistenza
socio‐sanitaria
a
ciclo
diurno.


11L’hospice
 consiste
 in
 una
 struttura
 sanitaria
 residenziale
 per
 malati
 terminali,
 ovvero
 dei
 centri
 residenziali
 di
 cure


palliative,
in
stretta
correlazione
con
l’Assistenza
Domiciliare
Integrata.


(5)

attraverso
 il
 coinvolgimento
 diretto
 delle
 Comunità
 Locali,
 nei
 compiti
 di
 un
 miglioramento
 della
qualità
ambientale,
sociale,
e
del
benessere
del
cittadino13.


L’applicazione
del
Modello,
richiede
un
adeguato
impegno
delle
aziende
ad
attivare
i
percorsi
 di
 formazione
 e
 l’addestramento,
 nonché
 i
 processi
 finalizzati
 alla
 consultazione
 ed
 alla
 condivisione
 dei
 professionisti
 coinvolti,
 così
 da
 contestualizzare
 il
 modello
 alla
 tipologia
 dell’ospedale
 (caratteristiche
 Dimensionali
 e
 Strutturali)
 ed
 all’asset
 organizzativo/professionale
del
presidio
e
dell’azienda
(realizzazione
dei
Dipartimenti
e
delle
 Aree
Funzionali).



 
 



 
 
 Hospice
 ADI
 
 RSA
con
posti
di
sollievo
per
gestire
le




 
 
 problematiche
sociali


Servizi
di
Cure
Intermedie
 
 
 Servizi
Post
Acuti
e
Cure
Intermedie



 Punti
di
Primo
Soccorso
(PET)
 
 Hospice

 
 ADI



 
 Cure
Primarie­UCP

 I
malati
cronici
“fuori
dall’ospedale”,
in
un
approccio
di

 medicina
d’iniziativa
e
disease
management
 FIG.


1


La
riconfigurazione
della
rete
territoriale.
 
 
 
 Dal
Bilancio
2010
ex
Asl
Lucca
e
le
prospettive
per
il
futuro
 
 
 Tra
gli
importanti
percorsi
messi
in
atto
dall’ex
asl
Lucca,
ritroviamo
il
collegamento
Ospedale
 –
Territorio.
Sono
state
gettate
le
basi
per
lo
sviluppo
di
un
sistema
di
assistenza
che
permette
 ai
cittadini
di
poter
contare
su
una
sanità
all’avanguardia
e
di
essere
posti
al
centro
di
tutto
il
 sistema
sanitario.
 





 13Le
SdS
hanno
elaborato
il
Piano
Integrato
di
Salute
(PIS),
proprio
con
l’obiettivo
di
proporre
un
cammino
di
miglioramento
 della
salute
della
popolazione
che
tenesse
conto
di
tutti
i
fattori
determinanti,
in
primo
luogo:
le
condizioni
socio‐economiche,
 ambientali
e
culturali.


Consolidare


la
capacità
di


liltro
verso


l'accesso


all'Ospedale


Ospedale
per


Intensità
di


Cure


Supportare


la
fase
della


dimissione
e


la
continuità


assistenziale


(6)

E’
 stato
 portato
 avanti
 un
 percorso
 di
 implementazione
 delle
 strutture
 di
 continuità
 per
 i
 cittadini,
come:
l’Ospedale
di
Comunità
(Marlia),
l’Hospice
(S.
Cataldo),
le
Residenze
Sanitarie
 Assistite,
le
Residenze
Sanitarie
Assistenziali
per
Disabili,
etc.,
e
l’Assistenza
Domiciliare.
 I
 Progetti
 si
 sono
 concretizzati
 con
 l’apertura
 e
 l’ampliamento
 delle
 strutture
 di
 grande
 rilevanza
Sanitaria
ed
anche
Sociale
e
con
il
conseguente
aumento
di
decine
di
Posti
Letto
nei
 territori
della
Piana
di
Lucca
e
della
Valle
di
Serchio,
dove
per
le
cosiddette
“Cure
Intermedie”,
 l’assistenza
 è
 assicurata
 nelle
 24
 ore
 da
 infermieri
 e,
 secondo
 la
 necessità,
 dai
 Medici
 di
 Medicina
Generale
e
dai
Medici
Specialisti.
Queste
attività
interessano
sia
gli
aspetti
sanitari
 delicati,
 come
 le
 “Cure
 Palliative”
 per
 i
 malati
 terminali
 (in
 Hospice),
 che
 la
 gestione
 delle
 persone
anziane,
non
autosufficienti,
disabili
dal
punto
di
vista
psichico,
oppure
i
cittadini
che
 necessitano
dei
Processi
di
Recupero
e
di
Riabilitazione.


Riguardo
 alla
 “Medicina
 d’iniziativa”,
 come
 evidenzia
 il
 PSSIR
 che
 il
 futuro
 è
 legato
 ad
 una
 Sanità
d’Iniziativa
in
grado
di
intercettare
ed
andare
incontro
ai
bisogni
delle
fasce
più
deboli
 della
popolazione,
raccogliendo
la
Domanda
di
Salute,
anche
se
inespressa
e
prima
che
evolva
 con
l’aggravamento
ed
una
complicanza,
è
stato
introdotto
il
Nuovo
Modello
Organizzativo:
il
 “Chronic
 Care
 Model”.
 Questo
 modello
 si
 basa
 sul
 lavoro
 integrato
 (in
 Team)
 di
 diversi
 professionisti,
 Medici
 di
 Famiglia,
 Specialisti,
 Infermieri
 e
 sulla
 capacità
 del
 paziente
 di
 intervenire
 sul
 proprio
 stato
 di
 salute:
 il
 MMG
 tratta
 i
 pazienti
 ed
 interviene
 nei
 casi
 acuti,
 mentre
 l’infermiere
 è
 formato
 per
 supportare
 l’autocura
 dei
 pazienti
 ed
 assicurare
 la
 programmazione
 ed
 i
 follow‐up
 degli
 stessi
 (la
 visita
 programmata
 è
 uno
 degli
 aspetti
 più
 significativi).
 Il
 lavoro
 integrato
 dei
 professionisti
 deve
 garantire
 un
 Miglioramento
 della
 Qualità
e
della
Continuità
delle
Cure
mediante
una
più
rigorosa
programmazione
dei
controlli,
 una
maggiore
informazione,
uno
strutturato
supporto
educativo
al
cittadino.
Ciò
ne
aumenta
 l’autonomia
e
la
capacità
di
gestire,
assieme
al
proprio
Medico,
la
propria
malattia.
 Il
Chronic
Care
Model
si
muove
su:
 ‐ Risorse
della
comunità
 per
migliorare
l’assistenza
ai
pazienti
cronici,
le
organizzazioni
sanitarie
devono
stabilire
 solidi
 collegamenti
 con
 le
 risorse
 della
 comunità:
 gruppi
 di
 volontariato,
 gruppi
 di
 auto‐ aiuto,
centri
per
anziani
autogestiti;


‐ Organizzazioni
Sanitarie


una
 nuova
 gestione
 delle
 malattie
 croniche
 dovrebbe
 entrare
 a
 far
 parte
 delle
 priorità
 degli
erogatori
e
dei
finanziatori
dell’assistenza
sanitaria.
Se
ciò
non
avviene,
difficilmente
 saranno
 introdotte
 le
 innovazioni
 nei
 processi
 assistenziali
 ed
 ancora
 più
 difficilmente
 sarà
premiata
la
qualità
dell’assistenza;


‐ Supporto
all’Auto
Cura


il
 paziente
 diventa
 il
 protagonista
 attivo
 dei
 processi
 assistenziali
 e
 la
 sua
 gestione
 può
 essere
insegnata
alla
maggior
parte
dei
pazienti.


Il
 CCM
 si
 è
 dimostrato
 efficace
 in
 altri
 paesi
 occidentali
 e
 le
 Linee
 Guida
 dedicate
 all’argomento,
 sono
 basate
 sull’evidenza
 e
 forniscono
 gli
 standard
 per
 fornire
 un’assistenza
 ottimale.
 Nella
Regione
Toscana
il
Modello
delle
Cure
Primarie,
si
è
attuato,
mediante
l’attivazione
del
 “Progetto
per
l’Attuazione
della
Sanità
d’Iniziativa
a
Livello
Territoriale”14.
 L’unità
elementare
del
progetto
è
rappresentata
dai
Moduli:
aggregazioni
funzionali
dei
MMG
 con
una
popolazione
di
circa
10.000
assistiti.
 All’interno
di
ogni
Modulo,
che
è
coordinato
da
un
MMG,
opera
un
Team
Multiprofessionale,
 costituito
dai:
MMG,
Infermieri
e
OSS
(1/10.000
assistiti).
 







14Vedi
 l’articolo
 di
 Paolo
 Francesconi,
 Valentina
 Barletta,
 Agenzia
 Regione
 Sanità
 su:
 l’implementazione
 del
 Chronic
 Care


(7)

Gli
infermieri
e
gli
Oss
sono
operatori
di
provenienza
aziendale,
opportunamente
formati
ed
 assegnati
funzionalmente
al
gruppo
dei
MMG.


La
Sede
del
Modulo
è
l’ambulatorio
del
MMG,
dove
sono
registrate,
sulla
Cartella
Clinica,
tutte
 le
 attività
 previste
 dai
 percorsi
 assistenziali,
 per
 le
 4
 malattie
 prese
 in
 considerazione:
 il
 Diabete,
lo
Scompenso
Cardiaco,
il
pregresso
Ictus,
il
BPCO.


I
Percorsi
contengono:
i
controlli
periodici
differenziati
in
base
al
rischio
individuale,
quando
 viene
eseguito
il
Counselling
ed
il
supporto
al
Self
Management.


Il
 progetto
 è
 iniziato
 nel
 Giugno
 2010,
 coinvolgendo
 504
 MMG
 distribuiti
 in
 11
 Asl
 della
 Toscana,
 sui
 percorsi
 di
 cura
 per
 il
 Diabete
 e
 l’insufficienza
 Cardiaca,
 successivamente
 si
 è
 aggiunto
anche
il
pregresso
Ictus
ed
il
BPCO,
coinvolgendo
ulteriori
280
MMG,
fino
ad
arrivare
 ad
un
totale
di
943
MMG
distribuiti
in
93
Moduli.


L’ARS,
 sulla
 base
 dei
 dati
 forniti
 dal
 Sistema
 Informativo
 Sanitario,
 utilizzando
 i
 metodi
 per
 l’identificazione
 dei
 pazienti
 affetti
 dalle
 specifiche
 condizioni
 croniche
 e
 per
 la
 misura
 dei
 livelli
 di
 adesione
 alle
 specifiche
 raccomandazioni
 cliniche,
 messi
 a
 punto
 nel
 Progetto
 Macro15,
conduce
uno
studio
sperimentale
per
valutare
l’impatto
del
progetto
implementato
 in
Toscana,
sulla
qualità
delle
cure,
in
termini
di
Indicatori
di
Processo,
e
sui
Tassi
di
Utilizzo
 delle
specifiche
Prestazioni
Sanitarie,
a
partire
dai
pazienti
affetti
dal
Diabete
Mellito
arruolati
 nella
fare
pilota
del
progetto.
 
 Vedi
Allegato
14,
Studio
sull’impatto
del
progetto
in
Toscana
 
 Da
qui
si
conclude
che
la
sanità
d’iniziativa
è
un
modello
che
funziona
e
rappresenta
il
primo
 passo
verso
una
sanità
in
cui
la
gestione
delle
cure
torna
nelle
mani
del
MMG,
presupposto
 essenziale
per
una
sanità
equa
ed
orientata
verso
la
persona,
e
non
più
verso
la
patologia.
 In
 questo
 ambito
 l’ex
 Asl
 Lucca,
 ha
 elaborato
 un
 Progetto
 che
 garantisce
 il
 Monitoraggio
 di
 75.000
 cittadini,
 da
 parte
 dei
 MMG.
 Il
 controllo
 di
 queste
 persone,
 non
 è
 legato
 alle
 singole
 situazioni
patologiche
o
croniche,
ma
ad
una
prevenzione,
anche
di
II°
Livello
e
ad
un
lavoro
di
 sensibilizzazione
di
queste
persone
sui
corretti
stili
di
vita
da
adottare.


I
finanziamenti
stanziati
dalla
Regione
Toscana
per
la
Non
Autosufficienza,
hanno
permesso
di
 attuare,
a
Lucca,
varie
iniziative
come:
il
potenziamento
dell’Assistenza
Domiciliare
e
di
quella
 Semi‐Residenziale.
 In
 più
 all’assegnazione
 dei
 contributi
 per
 l’assunzione
 delle
 Badanti
 ed
 all’integrazione
tra
ospedale
e
territorio,
con
lo
strumento
dei
“Ricoveri
di
Sollievo”.
Questo
 tipo
 di
 ricovero
 è
 l’opportunità
 offerta
 alle
 famiglie
 che
 si
 occupano
 personalmente
 dell’assistenza
 dell’anziano
 non
 autosufficiente,
 di
 farlo
 ricoverare
 in
 maniera
 temporanea,
 alleggerendone
il
compito
gravoso,
in
uno
specifico
periodo
in
cui,
per
motivi
contingenti,
non
 possano
provvedere
all’assistenza
del
familiare.


L’Obiettivo
principale
di
questi
interventi
è
quello
di
favorire
al
massimo
la
permanenza
degli
 anziani
al
proprio
domicilio,
perché
il
beneficio
di
una
migliore
qualità
della
vita
dell’anziano
 curato
 a
 casa
 propria,
 è
 stato
 ribadito
 dagli
 studi
 di
 settore,
 senza
 dimenticare
 che
 il
 Costo
 Medio
 dell’assistenza
 fornita
 ad
 un
 soggetto
 al
 suo
 domicilio,
 ammonta
 a
 circa
 la
 Metà
 di
 quello
di
un
Ricovero
in
struttura.


Sono
tipologie
di
Ricovero
da
proporsi
come
alternativa
all’ospedalizzazione
delle
persone,
ed
 anche
 usate
 per
 garantire
 la
 continuità
 dei
 percorsi
 assistenziali
 Ospedale‐Territorio,
 in
 particolare
per
quanto
riguarda
le
patologie
prevalenti
come:
lo
scompenso
cardiaco,
la
BPCO
 (BroncoPneumopatia
Cronica
Ostruttiva),
gli
esiti
di
ICTUS,
le
neoplasie,
il
diabete,
gli
esiti
di
 fratture
 del
 femore,
 etc.
 Considerando
 come
 autentico
 fulcro
 dei
 Percorsi
 il
 MMG,
 che
 è
 il
 professionista
scelto
da
ogni
cittadino,
e
che
diventa
il
punto
di
riferimento
insostituibile.
 










(8)

Il
nuovo
modello
di
Assistenza
Ospedaliera
in
Toscana
 


La
 Regione
 Toscana,
 si
 è
 distinta
 a
 livello
 nazionale,
 per
 l’ottima
 capacità
 di
 impiegare
 le
 risorse,
 riorganizzando
 in
 maniera
 più
 funzionale
 alla
 Rete
 Ospedaliera.
 Il
 processo
 di
 rinnovamento
 della
 Rete
 Ospedaliera
 del
 Sistema
 Sanitario
 Toscano
 si
 completa
 con
 la
 realizzazione
 dei
 4
 Ospedali.
 Questa
 scelta,
 ovvero
 la
 costruzione
 delle
 nuove
 strutture
 in
 contemporanea,
 consente
 di
 ridurre
 i
 costi
 e
 di
 ottimizzare
 i
 percorsi
 assistenziali
 inter‐ aziendali.


Il
 progetto
 fa
 riferimento
 al
 Programma
 di
 Ricerca
 Sanitaria,
 finanziato
 dal
 Ministero
 della
 Salute
ed
ha
avuto
origine
dalle
conclusioni
della
Commissione
Ministeriale
per
l’elaborazione
 di
un
Ospedale
Per
Acuti
ad
alto
contenuto
tecnologico
ed
assistenziale.


I
 “4
 Nuovi
 Ospedali
 della
 Toscana”
 (Apuane,
 Pistoia,
 Prato
 e
 Lucca),
 sono
 concepiti
 come
 strutture
dinamiche,
in
grado
di
adattarsi
ad
una
evoluzione
permanente,
organizzati
per
poli
 di
attività,
attenti
all’efficacia
delle
cure,
ai
diritti
ed
alle
esigenze
più
complesse
della
persona.
 Sono
ospedali
Polispecialistici,
presidi
di
riferimento
per
i
casi
acuti
complessi,
con
una
forte
 integrazione
con
i
servizi
territoriali,
per
assicurare
la
più
completa
continuità
delle
cure.
 Un
 aspetto
 qualificante
 della
 progettazione
 e
 della
 gestione,
 è
 l’organizzazione
 delle
 attività
 per
 processi
 di
 cura,
 viene
 cioè
 superato
 il
 concetto
 di
 reparto
 tradizionale,
 mentre
 le
 strutture
di
degenza
sono
organizzate
per
Aree
Funzionali
a
diversa
Intensità
di
Cura.


L’Ospedale
 di
 Lucca,
 fa
 parte
 di
 un
 sistema
 articolato
 ed
 integrato,
 che
 funziona
 in
 modo
 armonico,
 in
 una
 Rete
 di
 Servizi
 e
 di
 strutture.
 Il
 Modello
 Organizzativo,
 prevede
 infatti,
 un
 decentramento
 delle
 attività
 assistenziali
 sul
 territorio
 ed
 una
 forte
 integrazione
 Ospedale‐ territorio.
Il
Presidio
ospedaliero
è
anche,
come
detto,
un
nodo
della
rete
ospedaliera,
uno
dei
 14
 principali
 ospedali
 della
 Toscana
 e
 le
 sue
 attività
 sono
 inserite
 nei
 percorsi
 assistenziali
 dell’Area
Vasta.



Partendo
 quindi
 dalle
 Linee
 indicate
 dal
 PSSIR
 e
 dalla
 Programmazione
 Aziendale,
 si
 ha
 un
 profondo
 cambiamento
 del
 Sistema
 Sanitario
 ed
 un
 più
 stretto
 collegamento
 tra:
 ospedale,
 specialità
e
territorio.
Con
l’obiettivo
di
garantire
per
ogni
punto
del
sistema
ospedaliero,
una
 risposta
 adeguata
 alle
 problematiche
 dei
 cittadini
 ed
 uno
 dei
 passaggi
 è
 quello
 dell’integrazione
tra
le
funzioni
espresse
all’interno
degli
Ospedali
e
le
attività
Territoriali.
Per
 questo
sono
stati
elaborati
i
Programmi
Aziendali
di
Verifica,
sul
lavoro
dei
gruppi
presenti
 nelle
strutture
ospedaliere,
che
devono
essere
armonizzati
al
loro
interno
ed
anche
rispetto
ai
 percorsi
Ospedale‐Territorio.



Su
 questa
 logica
 sono
 stati
 definiti
 i
 Dipartimenti
 Ospedalieri,
 cioè
 la
 gestione
 integrata
 dei
 reparti
 che
 affrontano
 tematiche
 affini,
 con
 l’obiettivo
 principale
 di
 migliorare
 i
 percorsi
 di
 integrazione
delle
funzioni
sanitarie
con
un
migliore
utilizzo
delle
risorse
(apparecchiature
e
 personale).
Il
tema
è
sempre
più
quello
della
Continuità
delle
Cure
e
la
valenza
assume
perciò
 il
ruolo
del
personale
con
funzioni
dirigenziali
infermieristiche
e
tecniche,
che
vede
rafforzare
 e
consolidare
la
sua
funzione
di
governo
dei
bisogni
assistenziali
degli
utenti.
 Negli
stabilimenti
ospedalieri
di
Lucca,
Barga
e
Castelnuovo,
si
lavora
per
livelli
di
assistenza,
 seguendo
il
modello
per
Intensità
di
Cura,
della
riorganizzazione
ospedaliera,
che
si
basa
sul
 concettosi
 attenzione
 alla
 persona,
 poggiando
 sui
 diversi
 livelli
 di
 assistenza
 necessari
 ai
 pazienti,
 ed
 in
 particolare
 quello
 infermieristico.
 Il
 modello
 per
 Intensità
 di
 Cura,
 ha
 dato
 buoni
risultati
e
rappresenta
il
futuro
dell’assistenza
ospedaliera.


Dopo
la
Presa
in
Carico
direttamente
al
momento
dell’ingresso
in
ospedale,
il
cittadino
deve
 avere
un
Percorso
Assistenziale
Personalizzato,
che
tenga
conto
sia
degli
aspetti
correlati
alla
 malattia,
sia
a
quelli
relativi
alle
dinamiche
sociali
e
familiari.
In
questo
ambito
il
Punto
Unico
 di
 Accesso
 (PUA),
 costituisce
 per
 l’ospedale,
 la
 struttura
 di
 riferimento
 per
 il
 rientro
 del
 paziente
 nel
 territorio,
 mentre
 i
 MMG
 ed
 i
 PLS,
 rappresentano
 un
 nodo
 indispensabile
 per


(9)

garantire
 la
 continuità
 assistenziale
 e
 per
 impedire
 i
 rientri
 impropri
 nella
 struttura
 ospedaliera.


La
 struttura
 ospedaliera
 di
 Lucca
 è
 inserita
 in
 un’ampia
 e
 complessa
 rete
 di
 cura
 e
 di
 assistenza
 per
 offrire
 la
 cura
 più
 appropriata
 ad
 ogni
 paziente.
 Fanno
 parte
 della
 Rete
 dei
 Servizi:
le
sedi
Distrettuali,
i
Consultori,
i
Punti
Prelievo,
i
MMG,
i
Pediatri
di
Libera
Scelta
e
gli
 Specialisti,
la
Continuità
Assistenziale
(per
es.
la
Guardia
Medica),
i
Punti
di
Primo
Soccorso,
i
 PET
(Punti
di
Emergenza
Territoriale),
il
118,
i
Servizi
di
Assistenza
Domiciliare,
gli
Istituti
e
 le
Case
di
Cura
Accreditati,
i
Centri
di
Salute
Mentale,
i
Centri
Diurni
Psichiatrici,
le
Strutture
 Residenziali
 Psichiatriche,
 i
 Centri
 di
 Riabilitazione,
 l’Hospice,
 l’Ospedale
 di
 Comunità,
 le
 Residenze
 Sanitarie
 Assistenziali
 (RSA),
 i
 Puntinsieme,
 i
 Centri
 Diurni
 per
 gli
 Anziani
 ed
 i
 Disabili,
i
Centri
Diurni
per
Alzheimer,
i
SERT
(Servizi
Tossicodipendenza),
le
Farmacie.


Sono
fondamentali
anche:
l’integrazione
con
le
Associazioni
di
Volontariato,
la
collaborazione
 con
le
cooperative
sociali
e
con
gli
Enti
locali.


La
 traduzione
 in
 parametri
 organizzative
 ed
 in
 fattori
 di
 dimensionamento
 degli
 elementi
 citati,
costituisce
la
griglia
per
la
progettazione
sanitaria
dell’ospedale
per
acuti,
che
si
realizza
 in
 un
 progetto
 riferito
 ai
 4
 ospedali:
 delle
 Apuane
 (Massa‐Carrara),
 di
 Lucca,
 di
 Pistoia
 e
 di
 Prato,
i
quali
si
vanno
ad
integrare
fra
loro
in
un’ottica
di
Rete.


Sulla
base
degli
Standard
di
riferimento
riportati
nella
delibera
consiliare
della
Regione
n.
31
 del
12/02/2003,
considerando
quali
parametri
principali:


‐ il
 fabbisogno
 di
 2,35
 PL/1000
 abitanti
 residenti
 ed
 una
 Degenza
 Media
 di
 5
 giorni;
 viene
 definito
 il
 dimensionamento
 dell’Ospedale
 per
 Acuti,
 relativo
 a
 ciascuna
 delle
 Zone
 interessate,
che
tiene
conto
anche
degli
scostamenti
registrati
rispetto
ai
Fattori:


‐ la
struttura
della
popolazione
pari
a
quella
Media
Regionale;


‐ gli
 Indici
 di
 Dotazione
 delle
 Strutture
 di
 Riabilitazione
 Ospedaliera,
 pari
 a
 0,11
 PL/1000
abitanti
residenti;


‐ gli
 Indici
 di
 Dotazione
 delle
 Strutture
 Private
 Accreditate,
 pari
 a
 quelli
 registrati
 in
 media
Regionale;


‐ il
Grado
di
Attrazione
corrispondente
ad
un
flusso
entrante
pari
a
0,30
ricoveri/1000
 abitanti
residenti.


La
situazione
risultante
per
ciascun
ospedale,
compresi
quelli
destinati
alla
libera
professione
 intramoenia,
risulta:


Ospedale PL/1000
abitantiIndice
risultante
 Posti
Letto

Apuane 2,44 360 Lucca 2,54 410 Pistoia 2,68 400 Prato 2,34 540 Sono
considerati
solo
i
 Posti
Letto
negli
 Ospedali
pubblici,
no
 l’offerta
del
Privato
 accreditato
 FIG.


2


Dimensionamento
dei
nuovi
ospedali
 Ospedale Posti Letto Operatorie Sale Travaglio Sale Parto Posti OBI Dialisi Posti Sale Operatorie Parto Apuane 360 12 5 12 30 1 Lucca 410 13 5 20 38 1 Pistoia 400 12 5 20 12 1 Prato 540 15 5 20 40 1 Totali 1.710 52 20 72 120 5 FIG.


3


Distribuzione
Posti
Letto
dei
nuovi
ospedali


(10)


 


La
Regione
Toscana
passa
da:


‐
93
Presidi
Ospedalieri




 
 

a



 





40
nuovi
o
rinnovati
Ospedali;


‐
23.108
Posti
Letto
distribuzione
totale
 a
 
 
 
 13.500
 PL
 comprensivi
 dell’offerta
 del
 privato
 accreditato;


‐
pari
a
6,4
PL/1.000
abitanti
 

a
 





3,8
PL/1.000
abitanti16.


L’Ospedale
 è
 il
 Presidio
 di
 riferimento
 per
 i
 casi
 acuti
 e
 quelli
 complessi,
 dove
 ad
 ogni
 cittadino
è
garantito
un
percorso
diagnostico
terapeutico
efficace,
tempestivo,
sicuro.
 L’organizzazione
Interna,
sulla
base
della
suddivisione
dei
pazienti
per
livelli
di
complessità
 clinica
ed
assistenziale,
prevede
la
costituzione
di
3
Livelli
Assistenziali,
costituiti
in
base
al
 differente
assorbimento
di
risorse
da
parte
dei
pazienti.
 
 
 
 FIG.


4


L’assetto
organizzativo
del
nuovo
ospedale
–
Lucca.
 
 
 


‐Il
 Primo
 Livello,
 deve
 essere
 presidiato,
 centralizzato
 e
 curare
 la
 reale
 instabilità
 clinica,
 includendo
quanto
più
possibile
le
casistiche
oggi
afferenti
alle
intensive,
specialistiche,
come:
 cardiologiche,
respiratorie,
etc.;










16L.
N.

311/04
e
135/12
definisce
la
dotazione
a
livello
del
SSN
dei
PL
a
3,7/1000
abitanti
(3
PL/1000
abitanti
per
Acuti
PL


ordinari
e
0,7
PL/1000
abitanti
per
Riabilitazione
e
Lungodegenza).


Il
 motivo
 trainante
 degli
 ultimi
 anni
 è
 stato
 proprio
 quello
 di
 riuscire
 a
 promuovere
 nel
 sistema
 sanitario
 Toscano,
 l’uso
 appropriato
degli
ospedali.
Questa
scelta
ha
permesso
di
spostare
in
regime
ambulatoriale,
una
consistente
quota
di
attività
 prima
erogata
in
forma
di
ricovero,
così
raggiungendo,
per
la
prima
volta
nel
2005
e
nel
2006,
un
tasso
di
ospedalizzazione
 pari
 o
 migliore
 dello
 standard
 prefissato
 a
 livello
 nazionale,
 cui
 è
 conseguita
 la
 riduzione
 del
 numero
 dei
 posti
 letto
 ospedalieri.
 Livello
di
 Intensità
Alta
 che
prevede
la
 Degenza
 intensiva
e
 Sub‐intensiva
 Livello
di
 Intensità
 Media
che
 comprende
le
 degenze
per
 acuti
suddivisi
 per
aree
 funzionali
 Livello
di
 Intensità
 Bassa
 dedicato
ai
 pazienti
post‐ acuti


(11)

‐Il
Secondo
Livello,
rimane
fortemente
differenziato
in
termini
di
casistica,
presentando
al
suo
 interno
importanti
elementi
di
differenza
di
complessità
medica
ed
infermieristica.
Per
questi
 motivi
è
quindi
il
livello
che
presenta
maggiore
complessità
dal
punto
di
vista
organizzativo;
 ‐Il
 Terzo
 Livello,
 presenta
 i
 soggetti
 con
 criticità
 di
 bassa
 intensità,
 molto
 prossimi
 alla
 dimissione
 e
 che
 richiedono
 quindi
 un
 minor
 assorbimento
 di
 risorse
 rispetto
 ai
 livelli
 precedenti;


‐Un’ultima
 Area
 è
 riservata
 alle
 funzioni
 di:
 Day
 Hospital,
 Day
 Care
 ed
 all’attività
 Ambulatoriale.


Fondamentale
per
il
corretto
funzionamento
dell’attività
ospedaliera,
è
il
ruolo
svolto
dal
DEU
 (Dipartimento
 Emergenza
 Urgenza),
 che
 deve
 assumere
 la
 funzione
 di
 filtro
 rispetto
 all’esterno,
 stabilendo
 la
 necessità
 o
 meno
 del
 ricovero,
 ed
 indirizzando
 poi
 i
 pazienti
 che
 necessitano
 di
 ricovero,
 nel
 livello
 assistenziale
 adatto
 alle
 loro
 esigenze.
 Questa
 struttura
 organizzativa
professionale,
attua
la
funzione
operativa
denominata
Medicina
e
Chirurgia
di
 accettazione
e
di
urgenza,
dedicata
alle
attività
di:
Pronto
soccorso,
osservazione
ospedaliera,
 soccorso
sanitario
territoriale,
trasporto
sanitario,
macroemergenza.


‐Il
 Pronto
 Soccorso
 è
 la
 struttura
 di
 accettazione
 e
 di
 trattamento
 iniziale
 di
 tutti
 i
 casi
 di
 emergenza‐urgenza
 sanitaria.
 Attivo
 24/24
 ore,
 presta
 le
 cure
 immediate
 ai
 pazienti
 in
 condizioni
 critiche,
 eroga
 le
 prestazioni
 urgenti
 che
 non
 possono
 essere
 fornite
 da
 altri
 operatori
(MMG,
PLS,
Ambulatori
Specialistici)
e
comunque
che
non
possono
essere
rinviabili,
 stabilisce
l’eventuale
ricovero
del
paziente.
Si
occupa
di
valutare
e
trattare
tutti
i
pazienti
che
 vi
 accedono
 spontaneamente
 o
 trasportati
 dalle
 ambulanze
 118,
 avvalendosi
 di
 tutte
 le
 competenze
specialistiche
dell’ospedale,
per
offrire
un’assistenza
il
più
completa
possibile.

 ‐Al
termine
degli
accertamenti
o
dei
trattamenti,
il
paziente
può
essere
dimesso
o
trattenuto
 in
 Osservazione,
 per
 un
 periodo
 massimo
 di
 24
 ore,
 in
 un’area
 di
 degenza
 dedicata
 o
 ricoverato.
 ‐La
Medicina
d’Urgenza
è
la
struttura
del
PS
che
gestisce
in
regime
di
ricovero,
i
pazienti
che
 necessitano
di
accertamenti
e
cure
per
un
periodo
massimo
di
72
ore.
Dopo
tale
periodo,
il
 paziente
verrà
dimesso
o
ricoverato
in
un
altro
reparto.
 
 All’attività
svolta
per
i
casi
di
emergenza,
si
affianca
l’attività
Programmata.
 ‐In
Regime
Ordinario,
il
ricovero
può
essere
urgente
o
programmato:
 
quello
Urgente,
come
visto,
avviene
attraverso
il
Pronto
Soccorso,
od
anche
su
richiesta
del
 MMG,
dal
PLS,
dalla
Guardia
Medica
e
da
altro
Specialista
del
SSN;



quello
 Programmato
 avviene
 su
 richiesta
 di
 uno
 Specialista
 Ospedaliero
 e
 in
 questi
 casi,
 l’accesso
avviene
direttamente
alla
Reception
di
Linea.


‐In
Regime
Day
Hospital,
Day
Surgery,
e
in
Ambulatorio.
In
quest’ultimo
caso
si
effettuano
le
 prestazioni
specialistiche,
come:
visite,
prestazioni
strumentali
e
diagnostiche
(RX,
TC,
Pet‐TC,
 RM,
 Ecografia,
 Scintigrafia),
 prestazioni
 di
 laboratorio,
 piccola
 chirurgia.
 Tali
 prestazioni
 possono
anche
far
parte
di
un
percorso
organizzativo
complesso,
definito
Day
Service,
attivato
 direttamente
dallo
specialista.
Alle
prestazioni
ambulatoriali,
si
accede
in
Regime
Istituzionale
 (a
carico
del
SSN
–
salvo
la
compartecipazione
delle
spesa
–
Ticket).


E’
 necessario
 per
 il
 corretto
 funzionamento
 e
 l’
 integrazione
 delle
 diverse
 attività
 svolte
 dall’ospedale,
 la
 necessità
 di
 chiarezza
 e
 di
 condivisione
 delle
 regole
 organizzative
 e
 di
 flessibilità
 di
 utilizzo
 delle
 risorse
 comuni
 (PL,
 Blocco
 Operatorio,
 Personale
 Medico
 ed
 Infermieristico,
etc.).


Abbandonando
 l’articolazione
 per
 reparti
 (UO),
 la
 nuova
 suddivisione
 prevede
 le
 Aree
 Omogenee
per
complessità
Assistenziale,
severità
Clinica
ed
affinità
Specialistica
(per
es.
Area
 Medica,
 Area
 Chirurgica,
 o
 Area
 Materno
 Infantile).
 Queste
 aree
 sono
 poi
 suddivise
 in


(12)

Setting17,
al
fine
di
individuare
gli
spazi
fisici
che
garantiscono
al
massimo,
l’efficienza
nell’uso
 delle
 risorse
 (in
 modo
 particolare
 riguardo
 al
 personale)
 e
 l’ottimizzazione
 dei
 percorsi
 di
 cura
e
dei
meccanismi
di
coordinamento
dei
processi.


L’ospedale
 è
 il
 luogo
 di
 riferimento
 solo
 quando
 è
 indispensabile
 e
 solo
 per
 il
 tempo
 strettamente
 necessario
 ad
 una
 completa
 efficacia
 delle
 cure.
 E’
 superato
 il
 concetto
 di
 “reparto
 Tradizionale”,
 ma
 è
 garantita
 la
 più
 complessa
 integrazione
 delle
 molteplici
 competenze
 professionali,
 per
 rispondere
 alla
 diversa
 complessità
 delle
 patologie.
 Degenze,
 sale
 operatorie,
 laboratori,
 servizi
 diagnostici,
 sono
 utilizzabili
 da
 più
 professionisti,
 senza
 divisioni
e
senza
dispersioni.
Sono
previsti
percorsi
snelli,
attraverso
i
quali
si
diminuisce
la
 ripetizione
degli
interventi,
eliminando
costi
e
sprechi.
Un
ospedale
d’accoglienza,
di
cura
e
di
 assistenza,
nel
rispetto
della
relazione
tra
persone,
malati
e
curanti.
 
 
 
 Il
cambiamento
della
Governance
Aziendale
 
 
 I
sistemi
di
Controllo
hanno
un
ruolo
primario,
ma
controverso
nel
processo
di
azione
delle
 Asl,
si
vuole
quindi
identificare
uno
strumento
in
grado
di
svolgere
le
finalità
del
Controllo
di
 Gestione,
 per
 ottenere
 i
 risultati,
 sia
 in
 chiave
 economico‐finanziario
 (risultato
 d’esercizio,
 contenimento
dei
costi,
controllo
della
tesoreria),
sia
in
funzione
delle
finalità
pubbliche
del
 servizio
 (qualità
 dell’assistenza
 socio‐sanitaria,
 gamma
 dei
 servizi
 offerti,
 formazione
 del
 personale).



Il
tema
base
è
la
misurazione
delle
performance
nell’ambito
dei
processi
di
Programmazione
e
 Controllo,
 con
 l’orientamento
 al
 risultato,
 ai
 fabbisogni
 informativi,
 nonché
 ai
 vincoli
 istituzionali
e
normativi
ed
all’atteggiamento
degli
addetti
ai
lavori,
nei
confronti
dei
sistemi
 di
controllo
stessi.


I
Requisiti
Base
che
qualificano
il
Controllo
di
Gestione
sono:


‐ la
capacità
di
utilizzare
gli
Indicatori
ed
i
Parametri
produttivi
dei
risultati
futuri;
 ‐ la
 capacità
 di
 Selezionare
 e
 di
 comunicare
 ai
 Responsabili
 le
 Informazioni
 Chiave,


necessarie
 all’interpretazione
 degli
 andamenti
 aziendali
 e
 che
 consentano
 l’adozione
 delle
 decisioni
 convenienti
 e
 condivise
 dai
 collaboratori,
 in
 quanto
 sono
 motivate
 da
 evidenze
ed
adottate
sulla
base
dei
Criteri
Attendibili.


Le
Figure
Direzionali
Chiave
sono:


‐ il
Direttore
Generale,
per
la
Programmazione
e
le
attività
di
Indirizzo;


‐ il
 Direttore
 Amministrativo,
 per
 la
 Dimensione
 Economico‐finanziaria
 e
 la
 Gestione
 degli
strumenti
informativi;


‐ il
Direttore
Sanitario,
per
la
componente
Operativa.


Queste
 funzioni
 sono
 essenziali
 per
 il
 Monitoraggio
 delle
 attività
 a
 Valore
 Aggiunto,
 che
 compongono
 l’ideale
 “Catena
 del
 Valore”18
 delle
 Asl.
 La
 Verifica
 delle
 attività
 di
 Amministrazione,
 deve
 essere
 in
 armonia
 con
 gli
 obiettivi:
 di
 perseguire
 un
 costante
 







17Dalla
rotazione
turnistica
degli
infermieri,
dai
carichi
di
lavoro
per
PL,
dalla
capacità
produttiva
di
ogni
singolo
operatore,


la
dimensione
ideale
del
Setting
è
tra
28
e
32
PL.


18La
Catena
del
Valore
è
un
modello
che
permette
di
descrivere
la
struttura
di
un’organizzazione
come
un
insieme
limitato


di
processi:
5
primari,
che
contribuiscono
direttamente
alla
creazione
dell’output,
ovvero
dei
prodotti
o
servizi
(logistica
in
 ingresso,
 attività
 operative,
 logistica
 in
 uscita,
 marketing
 e
 vendite,
 assistenza
 al
 cliente
 e
 servizi);
 e
 4
 di
 supporto
 (approvvigionamenti,
gestione
delle
risorse
umane,
sviluppo
delle
tecnologie,
attività
infrastrutturali).
Il
modello
si
adatta
a
 grandi
 organizzazioni
 che
 trattano
 la
 produzione
 di
 beni,
 mentre
 per
 le
 organizzazioni
 diverse,
 è
 possibile
 utilizzare
 il
 modello
come
un
valido
spunto
per
l’analisi
dei
processi,
provvedendo
però
ad
un
adattamento
del
modello
stesso
al
tipo
di
 organizzazione.
 Modello
 teorizzato
 da
 Michael
 Porter,
 1985,
 Competitive
 Advantage:
 Creating
 and
 Sustaining
 Superior
 Performance.


(13)

Miglioramento
della
Qualità,
una
forte
progettualità
dei
Servizi,
un’Integrazione
crescente
con
 i
cittadini,
e
l’esclusione
di
maggiori
Oneri
a
carico
della
Finanza
Pubblica.


L’Efficacia,
 l’Efficienza,
 l’Economicità,
 la
 Progettualità
 delle
 iniziative
 e
 la
 Rendicontazione,
 impongono
 chiarezza
 nelle
 definizione
 degli
 obiettivi,
 trasparenza
 nella
 comunicazione
 dei
 risultati
e
sottolineano
la
Centralità
tra
l’Azienda
ed
i
suoi
Interlocutori.


Accanto
 alle
 figure
 direttamente
 coinvolte
 nella
 gestione
 o
 nelle
 decisioni
 di
 carattere
 istituzionale,
 vi
 sono
 quindi,
 altre
 figure
 che
 contribuiscono
 alla
 realizzazione
 del
 risultato
 ricercato,
quale:


‐ il
Valore
per
il
cittadino
legato
all’esigenza
di
mettere
al
centro
di
ogni
valutazione
la
 persona,
di
offrire
i
servizi
di
qualità
economico‐finanziaria;


‐ i
 Processi
 Interni,
 dal
 modo
 in
 cui
 il
 valore
 è
 prodotto,
 a
 com’è
 percepito
 dal
 beneficiario;


‐ la
Formazione
e
l’apprendimento
in
ambito
sanitario,
per
mantenere
la
tensione
verso
 il
Miglioramento
Continuo;


‐ il
 Rapporto
 con
 gli
 Stakholders,
 che
 deve
 fondarsi
 su
 un
 legame
 fiduciario,
 reso
 trasparente
ed
aperto
mediante
le
forme
di
Controllo
e
di
Rendicontazione
per
“saper
 leggere
l’andamento
aziendale
in
modo
integrato”,
e
completare
tra
le
leve
del
valore
 queste
 dimensioni
 “nuove”
 come
 la
 capacità
 di
 sviluppare
 Part‐nership
 finanziarie
 e
 sociali
(per
es.
la
SA.T),
e
guardare
all’innovazione
dei
processi.
 
 
 
 Il
Project
Financing
–
la
nuova
part‐nership
in
Toscana
 
 
 I
4
ospedali
della
Toscana,
sono
realizzati
secondo
il
project
financing,
la
finanza
di
progetto:
 uno
strumento
innovativo
di
finanziamento
pubblico
e
privato,
che
consente
di
coinvolgere
i
 soggetti
 ed
 i
 capitali
 privati
 nella
 realizzazione
 e
 nella
 gestione
 delle
 opere
 pubbliche
 o
 di
 pubblica
utilità
(il
contratto
di
Project
Financing
prevede
la
restituzione
del
capitale
erogato
 dal
privato
con
i
relativi
interessi).


Questo
strumento,
per
la
Sanità
è
un
esempio
altamente
innovativo
nello
scenario
nazionale.
Il
 meccanismo
 consente
 significative
 e
 vantaggiose
 sinergie
 a
 livello
 economico‐finanziario,
 anche
 attraverso
 la
 corresponsabilizzazione
 da
 parte
 dei
 soggetti
 nella
 realizzazione
 degli
 interventi.


Al
 partner
 Privato
 (per
 Lucca
 è
 la
 SA.T.),
 è
 affidata
 la
 gestione
 dei
 servizi
 Non
 Sanitari
 (manutenzione,
pulizie,
verde,
trasporti,
ristorazione,
lavanderia,
sterilizzazione,
smaltimento
 rifiuti,
 etc.)
 e
 delle
 attività
 di
 tipo
 commerciale
 (parcheggi,
 bar,
 negozi,
 edicola,
 etc.)
 per
 19
 anni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


(14)

FONTI
DI
FINANAZIMENTO
DELLE
OPERE
 
 
 
 
 COSTI
DI
COSTRUZIONE
DELLE
OPERE
 
 Al
Costo
di
Costruzione
deve
aggiungersi
quello
relativo
agli
oneri
riflessi:
di
progettazione,
 altre
spese
tecniche,
gli
oneri
finanziari,
etc.,
per
arrivare
ad
un
importo
complessivo
di

 €

419.499.751,85.
 
 FIG.


5


Finanziamenti
e
costi
dei
4
nuovi
ospedali
toscani.
 
 
 
 Il
Cambiamento
della
Governance
Aziendale
‐
la
Zona
di
Lucca
 
 


Nella
 Nuova
 Organizzazione
 per
 Intensità
 di
 Cure,
 ancora
 non
 è
 stata
 tracciata
 in
 modo
 univoco
l’evoluzione
dei
Sistemi
di
Programmazione
e
Controllo
a
sostengo
del
Modello,
ma
si
 possono
definire
le
principali
linee
su
cui
si
basa:


i
 Sistemi
 di
 Programmazione
 e
 Controllo
 sono
 strumenti
 per
 individuare,
 dalla
 Pianificazione
 Sanitaria
 Nazionale
 e
 Regionale,
 gli
 obiettivi
 che
 devono
 orientare
 i
 comportamenti
 degli
 operatori
 ai
 fini:
 del
 perseguimento
 dell’efficacia
 gestionale
 e
 del
 miglior
impiego
delle
risorse
disponibili,
evidenziati
negli
obiettivi
stessi.


Il
Nuovo
Modello
Organizzativo
impone
una
revisione:
del
meccanismo
operativo
con
il
quale
 l’azienda
 formula
 ed
 articola
 gli
 Obiettivi
 Aziendali,
 e
 delle
 condizioni
 informative
 che
 ne


Stato
40,31%
 Asl
13,46%
 Concessionario
 46,23%
 PISTOIA
 23,12%
 LUCCA
 24,79%
 APUANE
 23,51%
 PRATO
 28,58%
 169.110.636,53
€



a
carico
dello
Stato
(ex
art.
 20
L.
67/88)
 
 
 
 
 






 193.918.736,99
€



a
carico
del
 concessionario
SA.T.
 
 
 
 
 








 53.470.378,33

€



a
carico
delle
Aziende
 Sanitarie
 
 
 
 
 






 ==============
 

419.499.751,85
€

Finanziamento
totale







 419.499.751,85

€
 
 

83.518.285,00

€

H.
Apuane
 

88.080.066,00

€

H.
Lucca
 

82.148.362,00

€

H.
Pistoia
 101.542.586,00

€

H.
Prato
 ==============
 355.289.299,00

€
Costo
totale


(15)

garantiscono
il
perseguimento.
I
principali
cambiamenti
debbono
riguardare
sia
il
Processo
di
 Budget,
che
i
Flussi
delle
Informazioni
collegati
all’organizzazione
aziendale.


‐Per
il
“Processo
di
Budget”,
il
modello
per
Intensità
di
Cure,
determinando
un
nuovo
assetto
 organizzativo,
 richiede,
 dalla
 fase
 di
 definizione
 degli
 obiettivi,
 a
 partire
 dalle
 strategie
 Aziendali
 e
 Regionali,
 fino
 alla
 fase
 della
 comunicazione
 degli
 stessi
 ai
 vari
 Responsabili,
 il
 Coinvolgimento
delle
nuove
figure
previste
dall’organizzazione.



In
 particolare
 il
 modello
 lascia
 invariato
 l’assetto
 delle
 Responsabilità
 sul
 Territorio
 e
 nel
 Dipartimento
 di
 Prevenzione,
 mentre
 a
 livello
 Ospedaliero,
 sostituisce
 i
 Responsabili
 di
 Dipartimento
 (Medico,
 Chirurgico,
 Oncologico,
 Salute
 Mentale
 e
 Dipendenze)
 con
 i
 Responsabili
 di
 Area
 Omogenea
 (Medica,
 Chirurgica,
 Materno
 Infantile)
 come
 i
 gestori
 delle
 risorse
 (PL,
 Personale,
 Attrezzature)
 assegnate
 ai
 diversi
 livelli
 d’Intensità
 di
 Cura.
 Queste
 figure
 entrano
 a
 far
 parte
 della
 Programmazione
 del
 Budget
 e
 sono
 responsabilizzati
 sul
 controllo
dello
stato
di
raggiungimento
degli
obiettivi.


Alla
componente
Medica,
si
aggiungono
2
nuove
figure
Infermieristiche
che
sostituiscono
la
 Capo
Sala
di
UO
e
la
Capo
Sala
di
Dipartimento,
legate
alla
gestione
delle
risorse
negli
ambiti
 previsti
dal
modello:
il
Setting
e
l’Area
Omogenea.


Quindi
si
passa
dalla
Macrostruttura
Presidio
Ospedaliero
(PO)
suddivisa
in
Dipartimenti
con
 all’interno
 le
 UO
 (Reparto
 Specialistico),
 ad
 un
 modello
 con
 la
 Macrostruttura
 Presidio
 Ospedaliero
suddivisa
in
Aree
Omogenee
con
all’interno
i
Setting
Assistenziali.


Non
 vengono
 modificati
 il
 numero
 dei
 livelli
 di
 Negoziazione,
 ma
 le
 Modalità
 con
 cui
 la
 negoziazione
viene
effettuata.



Il
 Processo
 di
 Budget
 nel
 nuovo
 modello
 coinvolge
 le
 linee
 di
 Responsabilità
 gestionali:
 il
 Responsabile
Medico
ed
Infermieristico
di
Area
Omogenea
ed
il
Responsabile
Infermieristico
 di
 Setting.
 Il
 Responsabile
 di
 UO
 e
 la
 Capo
 Sala
 dell’UO,
 prima
 svolgevano
 sia
 il
 ruolo
 professionale
che
gestionale,
mentre
nel
Nuovo
Modello
la
componente
puramente
Gestionale
 viene
affidata
ai
Responsabili
Medico
ed
Infermieristici
di
Area
e
la
Linea
Professionale,
perde
 in
parte
la
componente
gestionale.


La
 Componente
 Professionale
 dell’organizzazione
 (ovvero
 le
 UO)
 secondo
 il
 nuovo
 modello,
 deve
 liberarsi
 completamente
 dagli
 aspetti
 Gestionali
 e
 di
 conseguenza,
 uscire
 dai
 livelli
 di
 Negoziazione
del
Budget;
ma
per
poter
perseguire
gli
obiettivi
aziendali
e
svolgere
l’attività
 professionale,
 deve
 comunque
 partecipare
 al
 Percorso
 di
 Programmazione
 e
 Controllo
 dell’attività
 Aziendale.
 Ciò
 che
 si
 ritiene
 plausibile
 è
 che
 siano
 i
 Nuovi
 Livelli
 Gestionali
 (in
 particolare
 il
 Responsabile
 di
 Area)
 a
 filtrare
 le
 richieste
 da
 negoziare
 in
 sede
 di
 Budget
 ed
 essere
 i
 portatori
 degli
 interessi
 delle
 UO
 nella
 definizione
 delle
 Strategie
 Aziendali
 e
 degli
 Obiettivi.


‐Riguardo
ai
“Flussi
delle
Informazioni”
ed
a
tutto
il
Sistema
della
Reportistica
Aziendale,
la
 modifica
dell’assetto
organizzativo
ha
un
considerevole
impatto.


I
Flussi
devono
garantire
il
Monitoraggio
dell’organizzazione
nel
senso
“Verticale”,
delle
UO
e
 in
 quello
 “Orizzontale”,
 secondo
 la
 logica
 dei
 percorsi
 per
 Intensità
 di
 Cura.
 Ad
 esempio
 un
 Indicatore
sulla
Degenza
Media19,
dovrà
essere
calcolato
sia
per
l’UO,
per
analizzare
la
qualità
 professionale,
che
per
Setting,
per
valutare
l’efficienza
nell’utilizzo
delle
risorse
(per
esempio
 la
Gestione
dei
PL).



L’analisi
 dei
 percorsi
 era
 un’esigenza
 anche
 nel
 precedente
 modello,
 ma
 rimaneva
 più
 ingessata
 dalla
 forza
 dell’organizzazione
 centrata
 sull’articolazione
 per
 UO.
 E’
 necessario
 







19Indicatore
di
Degenza
Media
(nr.
Medio
di
gg.
per
ricoverato)
DM=GD(Giornate
Degenza)/R(Ricoveri).



DM
valuta
la
funzionalità
del
sistema
ospedaliero,
che
è
legata
a:
produttività
dei
servizi,
casistica
trattata,
efficacia.
Un
valore
 basso
potrebbe
essere
indice
di
un
elevato
grado
di
efficienza,
ma
non
di
efficacia
intesa
come
quella
dell’assistenza.


(16)

continuare
 a
 garantire
 i
 Flussi
 Informativi
 Istituzionali
 richiesti
 dalle
 Norme
 di
 Legge,
 e
 dal
 Monitoraggio
 dell’Attività
 delle
 UO,
 assieme
 alle
 esigenze
 delle
 Informazioni
 e
 delle
 Conoscenze
 dell’andamento
 delle
 nuove
 componenti
 dell’Organizzazione
 (Setting).
 La
 creazione
delle
Aree
Omogenee
e
dei
Setting,
come
sottoinsiemi
delle
aree,
creano
la
necessità
 di
generare
i
Flussi
Informativi:
delle
attività,
delle
risorse,
dello
stato
di
avanzamento
degli
 obiettivi,
che
riguardano
queste
nuove
strutture
organizzative.


La
revisione
dei
CdR,
rappresenta
il
punto
di
partenza
delle
Asl,
che
implementano
il
modello,
 per
tracciare
il
nuovo
profilo
dell’organizzazione
e
dei
flussi
ad
essa
associati.
I
nuovi
Centri
di
 Responsabilità,
 definiscono
 l’organizzazione
 Aziendale
 ed
 il
 sistema
 dei
 flussi
 informativi,
 oltre
a
creare
le
condizioni
per
tutto
il
sistema
della
logistica,
dell’attribuzione
dei
costi
e
del
 monitoraggio
e
gestione
dei
percorsi.



 
 


D.Sanit. D.Amm. D.Gen. Assenze
Personale,
con
distinta
indicazione
alle
 assenze
di
B/P
e
le
prossime
ai
servizi
di
turno X X X Conoscenza
dei
Programmi
di
attività
dei
vari
CdR
 (cosa
fanno) X Contenziosi,
analisi
delle
posizioni
con
fornitori,
 pazienti,
personale X X Costo
Centro
Attività
(Mix)
 X Costo
PL
 X X X Numero
decessi
 X X X Motivo
frequenza
reclami
 X %
raggiungimento
Piani
Assistenza
Individualizzati
 X X X Scostamento
del
Budget
spesa,
con
particolare
 riferimento
alla
farmacia
 X X X Situazione
PL
per
UO
e
Setting
 X X X Spese
per
interventi
Manutenzione
 X X Turn
over
Personale
 X X

Turn over Pazienti X X X

Fabbisogno informativo Primario 
 
 FIG.


6

Fabbisogno
informativo
Primario,
per
Figure
Manageriali
 
 In
relazione
agli
indicatori
sopra
si
hanno
le
informazioni,
quali:
 
 ‐ dal
Tasso
di
Copertura
delle
giornate/PL
per
UO
e
Setting,
 
si
ha
il
Coefficiente
della
“perdita”

Moltiplicando
il
Nr.
PL
liberi
x
Tariffa
giornaliera
 
 ‐





dal
Costo
per
le
giornate/paziente
a
livello
dell’UO
e
Setting


si
 ha
 l’informazione
 sulla
 struttura
 del
 Costo
 e
 sulla
 sua
 possibile
 evoluzione,
 anche
 in
 visione
degli
obiettivi
di
attività
del
bugdet


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