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QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

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INDICE

1  PREMESSA ... 6 

2  INDAGINE CONOSCITIVA PRELIMINARE ... 7 

2.1  Premessa ... 7 

2.2  Analisi delle Azioni di Progetto ... 9 

2.3  Identificazione dei Fattori di Impatto ... 9 

2.4  Identificazione delle Componenti Ambientali Interessate ... 10 

2.5  Identificazione dell’Area Vasta ... 11 

3  ATMOSFERA ... 12 

3.1  Premessa ... 12 

3.1.1 Articolazione del capitolo ... 13 

3.2  Inquadramento normativo ... 14 

3.3  Caratterizzazione meteoclimatica ... 18 

3.3.1 Caratterizzazione anemologica ... 19 

3.3.2 Precipitazioni ... 22 

3.3.3 Temperatura ... 23 

3.3.4 Umidità relativa ... 24 

3.4  Caratterizzazione della qualità dell’aria ... 25 

3.4.1 La zonizzazione della regione Veneto ... 25 

3.4.2 La rete di monitoraggio della qualità dell’aria ... 27 

3.5  Caratterizzazione delle emissioni in fase di costruzione ... 31 

3.6  Caratterizzazione delle sorgenti e configurazioni emissive in fase di esercizio ... 32 

3.6.1 Caratterizzazione delle sorgenti di emissioni ... 32 

3.6.2 Configurazioni emissive simulate ... 36 

3.7  Il sistema modellistico AERMOD ... 38 

3.7.1 Costruzione campo metereologico ... 41 

3.8  Stima e valutazione degli impatti in fase di esercizio ... 47 

3.8.1 Scenario Ante Operam con PGT25 ... 48 

3.8.2 Scenario Ante Operam con FRAME3 ... 48 

3.8.3 Scenario Post Operam con nuovi TC ... 49 

3.8.4 Scenario Post Operam con PGT25 ... 49 

3.9  Conclusioni ... 50 

(3)

3.10  Riferimenti bibliografici... 50 

4  AMBIENTE IDRICO ... 52 

4.1  Premessa ... 52 

4.2  Inquadramento preesistente ... 53 

4.2.1 Dati climatici ... 53 

4.2.2 Idrografia ... 56 

4.2.3 Qualità Acque Superficiali... 60 

4.3  Stima e valutazione degli impatti ... 62 

4.3.1 Fase di costruzione ... 62 

4.3.2 Fase di esercizio ... 63 

4.4  Misure di mitigazione ... 64 

4.5  Riferimenti bibliografici... 64 

5  SUOLO E SOTTOSUOLO ... 66 

5.1  Premessa ... 66 

5.2  Stato di fatto preesistente l’intervento ... 67 

5.2.1 Uso del suolo ... 67 

5.2.2 Geografia ... 71 

5.2.3 Geomorfologia ... 71 

5.2.4 Geologia ... 74 

5.2.5 Sismicità ... 76 

5.2.6 Idrogeologia ... 80 

5.2.7 Rischi Geologici ... 85 

5.3  Stima e valutazione degli impatti ... 86 

5.3.1 Fase di costruzione ... 86 

5.3.2 Fase di esercizio ... 88 

5.4  Misure di mitigazione ... 90 

5.4.1 Fase di costruzione ... 90 

5.4.2 Fase di esercizio ... 90 

5.5  Riferimenti bibliografici... 91 

6  VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI ... 93 

6.1  Premessa ... 93 

6.2  Stato di fatto preesistente all’intervento ... 93 

6.2.1 Inquadramento biogeografico e fitoclimatico dell’area vasta di studio ... 94 

6.2.2 Inquadramento floristico-vegetazionale ... 94 

(4)

6.2.3 Inquadramento faunistico ... 100 

6.2.4 Ecosistemi e loro valutazione ecologico – ambientale ... 126 

6.2.5 Individuazione delle Aree Protette all’interno dell’area vasta di studio e comprese entro un raggio di 10 km dall’area di sviluppo del progetto. ... 129 

6.3  Stima e valutazione degli impatti ... 130 

6.3.1 Fase di costruzione ... 130 

6.3.2 Fase di esercizio ... 131 

6.4  Misure di mitigazione ... 131 

6.4.1 Misure di mitigazione in fase di costruzione ... 131 

6.4.2 Misure di mitigazione in fase di esercizio ... 132 

7  RUMORE ... 132 

7.1  Premessa ... 132 

7.2  Quadro normativo di riferimento ... 133 

7.3  Limiti normativi applicabili al progetto ... 139 

7.3.1 Limiti Assoluti di emissione ed immissione ... 139 

7.4  Definizione del clima acustico Ante-Operam ... 144 

7.4.1 Metodologia di riferimento ... 144 

7.4.2 Strumentazione di misura ... 145 

7.4.3 Postazioni di misura ... 145 

7.4.4 Valori del monitoraggio acustico del livello di rumore residuo ... 146 

7.5  Descrizione del modello di calcolo ... 147 

7.6  Stima delle emissioni di rumore in fase di esercizio ... 147 

7.6.1 Analisi dei risultati del modello e confronto con i limiti normativi ... 150 

7.6.2 Verifiche dei livelli di emissione ... 151 

7.6.3 Verifiche dei livelli di immissione ... 151 

7.6.4 Verifica del criterio differenziale presso i recettori ... 152 

7.7  Stima delle emissioni di rumore in fase di cantiere ... 153 

7.7.1 Definizione dello scenario considerato nella valutazione ... 153 

7.7.2 Verifiche dell’impatto acustico in fase di cantiere ... 155 

7.8  Conclusioni ... 155 

8  PAESAGGIO ... 156 

8.1  Premessa ... 156 

8.2  Descrizione dello stato attuale dei caratteri paesaggistici dell’area ... 157 

8.2.1 Componente fisica ... 157 

(5)

8.3  Componente antropica ... 159 

8.3.1 Paesaggio agrario ... 159 

8.3.2 Paesaggio infrastrutturato dei nuclei urbani e delle aree industriali ... 160 

8.4  Unità di paesaggio ... 161 

8.5  Aspetti percettivi e relativi impatti ... 163 

8.5.1 Descrizione dei punti di ripresa fotografica (sensibili) ... 163 

8.6  Stima e valutazione degli impatti ... 166 

8.6.1 Fase di Cantiere ... 166 

8.6.1 Fase di esercizio ... 166 

APPENDICI al QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Appendice 3.1 Mappe Isoconcentrazione

Appendice 3.2 Stima emissioni in fase di cantiere

Appendice 7.1 Monitoraggio acustico Impianto di Compressione gas di Istrana (TV)

TAVOLE ALLEGATE al QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Tavola 6 Carta idrologica e dei bacini idrografici (scala 1:10.000) Tavola 7.A Carta geomorfologia (scala 1:10.000)

Tavola 7.B Carta litologica e della permeabilità (scala 1:10.000) Tavola 7.C Carta idrogeologica (scala 1:10.000)

Tavola 7.D Carta dei rischi geologici (scala 1:10.000)

Tavola 8 Carta della vegetazione e uso del suolo (scala 1:25.000) Tavole 9 Fotosimulazioni

(6)

1 PREMESSA

Nel Quadro di Riferimento Ambientale vengono individuate, analizzate e quantificate tutte le possibili interazioni con l’ambiente dovute al Progetto di Adeguamento dell’Impianto di compressione SRG di Istrana, allo scopo di individuare ed evidenziare eventuali impatti o criticità ambientali e, ove necessario, opportune misure di mitigazione in fase di costruzione ed in fase di esercizio del Progetto.

In questa sezione dello studio, in particolare, a partire dalla caratterizzazione e dall’analisi delle singole componenti ambientali, viene descritto il sistema ambientale di riferimento e le eventuali interferenze con l’opera in progetto.

La metodologia concettuale per la Valutazione dell’Impatto Ambientale si articola essenzialmente nelle seguenti fasi:

 Fase conoscitiva preliminare, articolata a sua volta in due sezioni:

 individuazione e caratterizzazione dei fattori di impatto connessi alla realizzazione dell’opera sulla base degli aspetti progettuali e degli strumenti di pianificazione territoriale evidenziati, rispettivamente, nel Quadro di Riferimento Progettuale e nel Quadro di Riferimento Programmatico;

 caratterizzazione delle diverse componenti ambientali di interesse per definire l’ambito territoriale di riferimento, all’interno del quale valutare tutte le potenziali interazioni con l’opera in progetto.

 Fase previsionale, all’interno della quale vengono stimate e quando possibile quantificate le eventuali modifiche ambientali indotte dall’opera.

 Fase di valutazione, ovvero del processo di determinazione degli impatti indotti dall’opera sulle diverse componenti ambientali.

Ciascuna componente ambientale interessata è stata analizzata attraverso un processo suddiviso in tre fasi:

 caratterizzazione dello stato attuale,

 stima degli impatti,

 valutazione degli impatti.

Per ciascuna componente il livello di apprendimento della trattazione (in termini di caratterizzazione dello stato attuale e metodi e strumenti utilizzati per la stima e la valutazione degli impatti) è dettato dalla significatività attribuita preliminarmente ai fattori di impatto, basata anche sulla vulnerabilità o stato di degrado pregresso della componente in oggetto.

Nel capitolo successivo si riporta la metodologia adottata per l’analisi delle azioni di progetto e l’identificazione dei fattori di impatto, nonché per la definizione dell’area vasta preliminare, intesa come ambito territoriale nel quale inquadrare tutte le potenziali influenze dell’opera, attraverso l’individuazione delle componenti ambientali interessate dalle attività di realizzazione ed esercizio dell’opera.

Nei capitoli a seguire è riportata la trattazione delle singole componenti e la valutazione degli effetti indotti dalla realizzazione del progetto; ove i risultati dell’analisi lo hanno richiesto, sulla componente interessata sono state

(7)

inoltre indicate opportune misure di mitigazione, finalizzate a minimizzare le interferenza con l’ambiente di quel determinato fattore di impatto.

2 INDAGINE CONOSCITIVA PRELIMINARE

2.1 Premessa

L’indagine conoscitiva preliminare ha lo scopo di identificare i possibili impatti sulle singole componenti ambientali, nonché l’area vasta, a partire dalle caratteristiche delle opere in progetto e dell’ambiente in cui queste saranno inserite.

Per il progetto in esame, al fine dell’indagine preliminare sono state utilizzate le cosiddette ”matrici coassiali di Causa - Condizione - Effetto”, nelle quali le azioni in progetto vengono messe in relazione con i fattori di perturbazione indotti dall’opera sulle varie componenti ambientali (Figura 2A).

La metodologia è basata sulla composizione di una griglia che evidenzia le interazioni tra opera ed ambiente e si presta particolarmente per la descrizione organica di sistemi complessi nei quali sono presenti numerose variabili.

In particolare sono state individuate tre checklist così definite:

 le Attività di Progetto, ovvero l'elenco delle caratteristiche del progetto in esame scomposto secondo fasi operative ben distinguibili in funzione del potenziale impatto prodotto (costruzione ed esercizio);

 i Fattori di Impatto, ovvero le azioni fisiche, chimico-fisiche e socio-economiche generate dalle diverse attività proposte individuabili come potenziali fattori di impatto. L’individuazione dei fattori causali di impatto è riportata, con riferimento alle fasi di costruzione ed esercizio dell’opera, nel Quadro di Riferimento Progettuale dello SIA;

 le Componenti/Sottocomponenti Ambientali interessate dall’intervento in cui è opportuno scomporre il sistema e sulle quali evidenziare ed analizzare a che livello agiscono i fattori causali sopra definiti. Le componenti ambientali a cui si è fatto riferimento sono quelle che verranno definite al Paragrafo 2.4.

Sulla base di tali liste di controllo è stata pertanto realizzata la matrice Causa-Condizione-Effetto che rappresenta le relazioni reciproche dei singoli studi settoriali. A partire da tale matrice sono state progressivamente eliminate le relazioni non riscontrabili nella realtà o ritenute non significative ed invece evidenziate, nelle loro subarticolazioni, quelle principali.

Tramite la matrice, sono stati identificati gli impatti possibili, cioè le variazioni delle condizioni ambientali che possono prodursi come conseguenza diretta delle attività proposte e dei relativi fattori causali, oppure come conseguenza del verificarsi di azioni combinate o di effetti sinergici.

Il quadro che ne emerge, delineando i principali elementi di impatto potenziale, orienta gli approfondimenti richiesti dalle fasi successive e consente di discriminare tra componenti ambientali con maggiori o minori probabilità di impatto.

(8)

Figura 2-A - Matrice coassiale dei fattori di Impatto delle componenti ambienti e delle azioni.

ATTIVITA' DI PROGETTO

Preparazione aree di cantiere e presenza maestranze X X X X X X X X X X X X X X X

Smantellamento apparechiature esistenti X X X X X X X X X

Approvvigionamento idrico X X X X X

Movimento macchine operatrici X X X X

Trasporto materiali X X X X

Gestione di terreni e rifiuti X X X X X X X

Realizzazione fondazioni X X X X X X

Realizzazione tubazioni/cavi interrati X X X X X

Realizzazione pavimentazioni X X X X X X X X X X

Costruzione cabinati ed edifici X X X X X X X X

Montaggio strutture metalliche X X X X X X

Prefabbricazione tubazioni e supportazione X X X X

Montaggi elettrici, strumentazione e verniciatura X X X X

Pulizie, lavaggi e soffiaggi tubazioni e apparecchiature X X X X X X

Flussaggio circuiti di lubrificazione con oli temporanei X X

Prove elettro/strumentali X X

Insediamento impianto ed infrastrutture X X X X X X X X X X

Funzionamento Apparecchiature X X X X

Approvvigionamento idrico X X X

Raccolta - trattamento acque reflue X X X

Manutenzione impianto X X X X X X X X

FATTORI DI IMPATTO Interfrenza con i flussi di traffico Produzione di rumore Emissioni in atmosfera Sviluppo polveri Produzione rifiuti/inerti Produzione di reflui da inviare a smaltimento Interferenze con la falda Diminuzione della superficie di infiltrazione Alterazione assetto idrografico Consumo di acqua Consumo di inerti Variazione uso suolo Variazione dell'assetto floristico-vegetazionale Consumo energia elettrica Alterazioni estetiche e cromatiche Modifica del campo visivo

COMPONENTI/SOTTOCOMPONENTI AMBIENTALI

Atmosfera X X X

Ambiente idrico X X X X X X X

Suolo-sottosuolo / Uso del suolo X X X

Suolo-sottosuolo / Pedologia X X

Suolo-sottosuolo / Geomologia-geomorfologia X X

Suolo-sottosuolo / Idrogeologia X X X X X X

Vegetazione e flora X X X X X X X X

Fauna ed ecosistemi X X X X X X X X

Paesaggio X X X X

Rumore X X

IMPIANTO DI COMPRESSIONE GAS DI ISTRANA

OPERE PRELIMINARI

ESERCIZIO

MOVIMENTO MEZZI E MATERIALI

ANALISI DELLE COMPONENTI AMBIENTALI CON LA DEFINIZIONE/QUANTIFICAZIONE DEGLI

IMPATTI POTENZIALI

FASE DI COSTRUZIONE

PRECOMMISSIONING/COMMISSIONING

FASE DI ESERCIZI

OPERE CIVILI

MONTAGGI

(9)

2.2 Analisi delle Azioni di Progetto

Si sono individuate le azioni di progetto sia per la fase di costruzione, sia per quella di esercizio.

Nella fase di costruzione rientrano tutte le azioni legate all’organizzazione dei cantieri (comprendendo anche gli scavi ed i rinterri), il movimento dei mezzi e dei materiali, la realizzazione delle opere civili, il montaggio degli impianti, le fasi di collaudo e le attività di ripristino delle aree interessate dai cantieri.

Nella fase di esercizio rientrano essenzialmente tutte le attività legate alla presenza ed al funzionamento degli impianti, comprese le attività di manutenzione.

2.3 Identificazione dei Fattori di Impatto

Sulla base dell’analisi del progetto eseguita nel Quadro di Riferimento Progettuale, sono stati individuati i seguenti fattori causali di impatto, relativi sia alla fase di costruzione, sia a quella di esercizio, per i quali è stata svolta un’analisi di dettaglio:

 emissioni in atmosfera e sviluppo di polveri;

 generazione di rumore;

 prelievi/consumi idrici;

 produzione di rifiuti e reflui;

 interferenze con la falda;

 consumo di energia;

 consumo di materiali (terra, inerti, acqua, lubrificanti, ecc.);

 aumento del volume di traffico per il trasporto dei materiali in fase di cantiere;

 eventuali alterazioni estetiche e cromatiche (Impatto Paesaggistico).

Non sono stati inseriti tra i fattori di impatto le “Vibrazioni” e le “Radiazioni ionizzanti”, generalmente generati durante la fase di costruzione, per i quali si ritiene di non fare approfondimenti per le ragioni esposte di seguito.

Vibrazioni significative saranno prodotte solamente durante la preparazione delle fondazioni che saranno confinate completamente all’interno dell’area di cantiere interna all’impianto e avranno una durata limitata nel tempo, l’impatto indotto da tali attività può quindi essere ritenuto trascurabile;

Relativamente alle radiazioni ionizzanti, esse saranno presenti solo durante la fase di costruzione e le uniche sorgenti previste sono le macchine radiogene per il controllo non distruttivo delle saldature, effettuate su quelle apparecchiature per le quali detto controllo non sia già avvenuto in fase di prefabbricazione.

Le radiografie, ove necessario, verranno eseguite da personale specializzato, operante in una opportuna area di rispetto, come richiesto dalle normative vigenti in materia (in particolare il DPR 185/64 e il DPR 230/95).

(10)

Da verifiche effettuate durante tali operazioni in situazioni simili, la dose assorbita risulta ai limiti minimi individuati dalle prescrizioni nazionali (DM 6 giugno 1988, DM 2 luglio 1971) ed internazionali in materia (Raccomandazioni IRCP 1990) e pertanto, l’impatto indotto da tali attività è stato ritenuto trascurabile.

Queste considerazioni permettono di concludere che l'impatto dovuto alle radiazioni ionizzanti è sicuramente trascurabile.

2.4 Identificazione delle Componenti Ambientali Interessate

I fattori di impatto elencati nel precedente paragrafo possono originare interferenze potenziali, sia dirette, sia indirette sulle seguenti componenti/sottocomponenti ambientali:

 atmosfera: qualità dell’aria;

 ambiente idrico: assetto idrografico e qualità delle acque superficiali;

 suolo e sottosuolo: assetto idrogeologico, qualità delle acque sotterranee, assetto geomorfologico, qualità dei suoli, occupazione di suolo e conflitti di uso del territorio;

 vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi;

 rumore;

 paesaggio.

Non si è ritenuto di analizzare nel dettaglio le componenti “Salute pubblica” ed “Ecosistemi antropici” in quanto il progetto non implica azioni tali da generare potenziali fattori di impatto sulle suddette componenti.

Relativamente alla componente Salute pubblica, la sostituzione di due turbocompressori di tecnologia obsoleta con due nuove macchine e l’installazione del sistema di trigenerazione in sostituzione delle caldaie esistenti permettono di ridurre le emissioni di inquinanti in atmosfera, non generando impatti sulla componente in oggetto.

Anche dal punto di vista delle emissioni di rumore, il progetto non genera una variazione apprezzabile del clima acustico esistente, quindi un impatto sulla salute pubblica, come dimostrato nel relativo capitolo.

Riguardo alla componente Ecosistemi antropici, il progetto si sviluppa integralmente entro i confini dell’Impianto di Compressione Gas esistente e non comporterà variazioni negli aspetti demografici, occupazionali, economici o nell’assetto delle infrastrutture del territorio in esame.

A ciascuna delle componenti identificate è stato dedicato un capitolo del Quadro di Riferimento Ambientale, nel quale è stata effettuata l’analisi di dettaglio.

Come rilevato dall’analisi del progetto non vi sono fattori di impatto che generano Vibrazioni e Radiazioni ionizzanti, che pertanto non sono state oggetto di studi specifici.

(11)

2.5 Identificazione dell’Area Vasta

La definizione di un’area vasta preliminare è collegata alla necessità di definire un ambito territoriale di riferimento nel quale inquadrare tutte le potenziali influenze dell’opera e all’interno della quale svolgere le analisi specialistiche su ciascuna delle componenti ambientali.

Le caratteristiche dell’area vasta preliminare devono essere le seguenti:

 al di fuori del territorio definito dall’area vasta, qualsiasi potenziale interferenza indotta dall’opera sull’ambiente è valutata essere assolutamente trascurabile;

 l’area vasta deve comunque contenere tutti i ricettori sensibili ad impatti anche minimi;

 l’area vasta deve essere sufficientemente ampia da consentire un inquadramento dell’opera nel territorio.

Naturalmente la scelta effettuata è stata confermata a posteriori, nella fase di analisi delle componenti, in quanto le singole aree di studio devono essere chiaramente incluse nell’area vasta.

Lo schema di Figura 2-B sintetizza il processo di determinazione e di successiva verifica di consistenza dell’area vasta preliminare.

Figura 2-B - Determinazione e verifica di consistenza dell’area vasta

La Tavola 0 allegata all’Introduzione dello Studio Preliminare Ambientale mostra l’area vasta identificata, in scala 1:25.000. L’area vasta considerata ha un’estensione di circa 70 km2 e la superficie occupata dall’impianto allo stato attuale è in colore rosso mentre l’area di Impianto nella nuova configurazione è indicata in colore rosa.

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3 ATMOSFERA

3.1 Premessa

Scopo del presente capitolo è valutare gli impatti sulla Qualità dell’Aria generati dall’impianto di Compressione Gas di Istrana, mediante la stima dei livelli di concentrazione indotti nella sua configurazione attuale ante operam ed in quella futura post operam a progetto di “Adeguamento dell’impianto di Compressione Gas di Istrana” realizzato.

L’impianto di Compressione gas di Istrana, come descritto dettagliatamente nel Quadro di Riferimento Progettuale, è attualmente costituito da quattro unità di compressione:

 due unità da 10 MW denominate TC1 e TC2 (FRAME3) e

 due unità da 23 MW denominate TC3 e TC4 (PGT25) a bassa emissione di inquinanti.

Ulteriori sorgenti di emissioni di inquinanti in atmosfera sono costituite da quattro caldaie alimentate a gas naturale:

 due per il preriscaldo fuel gas di alimentazione dei turbocompressori (caldaia E-2 da 407 kWt per TC1 e TC2 e caldaia B-1 da 515 kWt per TC3 e TC4),

 una da 209 kWt per il riscaldamento del fabbricato uffici e

 una da 50 kWt per il riscaldamento dei cabinati.

Il Progetto di Adeguamento consiste principalmente nella sostituzione delle due unità di compressione da 10 MW (TC1 e TC2), ormai tecnologicamente obsolete, con due nuove unità di taglia 12 MW che saranno denominate TC5 e TC6, e nella sostituzione delle quattro caldaie per servizi ausiliari con tre motori a gas per trigenerazione (DGE1, DGE2 e DGE3) ognuno da 694 kWt.

Le nuove sorgenti di emissione in atmosfera previste a progetto risultano conformi alle più evolute tecnologie che rappresentano le “Best Available Technology” attuali, secondo i criteri di massimo contenimento possibile delle emissioni in atmosfera e ottenimento di una maggiore efficienza rispetto agli impianti attualmente installati.

In particolare, si segnala che l’installazione dei motori a gas per trigenerazione, pur comportando un maggior consumo di gas combustibile rispetto a quanto consumato dalle caldaie esistenti, permette una riduzione dell’importazione di energia elettrica dalla Rete nazionale, come ben esplicitato nel Quadro di Riferimento Progettuale.

Relativamente agli scenari simulati nel presente capitolo, per lo scenario ante operam si sono prese a riferimento le seguenti configurazioni attuali autorizzate con Decreto AIA della Regione Veneto n. 157 del 30 ottobre 2007 e proroghe successive:

 Configurazione “Ante Operam con PGT25”: che prevede il contemporaneo esercizio di due unità di compressione PGT25 (TC3 e TC4) e della loro relativa caldaia di preriscaldo gas B-1 per tutto l’anno (8760 ore/anno) e delle caldaie riscaldamento cabinati ed uffici per sei mesi all’anno;

 Configurazione “Ante Operam con FRAME3”: che prevede l’esercizio di due unità di compressione FRAME3 (TC1 e TC2) e della loro relativa caldaia di preriscaldo gas E-2 per 3000 ore/anno (come autorizzate dal Decreto Ministeriale n. 302/2015 di concessione della proroga all’utilizzo delle turbine

(13)

FRAME3), contemporaneamente ad un’unità di compressione PGT25 e della sua relativa caldaia di preriscaldo gas B-1 e, per le restanti 5760 ore/anno, di due unità di compressione PGT25 con relativa caldaia di preriscaldo gas. Inoltre saranno in funzione anche le caldaie riscaldamento cabinati ed uffici per sei mesi all’anno.

Per quanto riguarda lo scenario post operam, sono state considerate le seguenti configurazioni future:

 Configurazione “Post Operam con nuovi TC”: che prevede l’esercizio simultaneo di entrambe le nuove unità di compressione di taglia 12 MW (TC5 e TC6), di una unità di compressione PGT25 e di due motori a gas per trigenerazione su tre installati per tutto l’anno (8760 ore/anno);

 Configurazione “Post Operam con PGT25”: che prevede l’esercizio delle due unità di compressione PGT25 esistenti e di due motori a gas per trigenerazione su tre installati per tutto l’anno (8760 ore/anno).

Ai fini delle simulazioni, cautelativamente le emissioni relative alle configurazioni sopra descritte sono state considerate attive su tutto l’anno di simulazione (2014).

Per le simulazioni è stato utilizzato il modello di calcolo AERMOD, che è incluso nella lista dei modelli suggeriti dalla U.S. EPA (2005) utilizzando i dati meteorologici relativi all’anno 2014.

La valutazione degli è stata effettuata sia mediante un confronto tra i risultati nelle configurazioni attuali e future sia mediante confronto con i limiti imposti dalla normativa ai livelli di concentrazione, sia in termini di impatto a breve termine (mediante il calcolo dei percentili delle concentrazioni orarie di interesse per la normativa) sia in termini di impatto a lungo termine (mediante il calcolo delle concentrazioni medie annuali).

A completamento dell’analisi è stata anche effettuata una stima delle emissioni in fase di costruzione dovute all’esercizio de mezzi di cantiere nonché alle attività di costruzione in grado di generare polveri, mediante l'applicazione di fattori di emissione standard (US-EPA, AP-42, 2000), per i cui dettagli si rimanda all’appendice 3.2.

3.1.1 Articolazione del capitolo

Dopo un breve inquadramento normativo (rif. Paragrafo 3.2) in tema di qualità dell’aria, il Capitolo è stato strutturato come nel seguito descritto:

 al fine di valutare gli effetti sull’ambiente indotti dalla realizzazione del Progetto di Adeguamento, dapprima è stato descritto lo stato attuale della componente nell’area di interesse, sia in termini di caratterizzazione meteoclimatica, sia in termini di caratterizzazione dei livelli preesistenti di qualità dell’aria riferendosi all’anno 2014. Per quanto riguarda la caratterizzazione meteoclimatica si è fatto riferimento ai dati storici riportati nell’archivio SCIA (http://www.scia.isprambiente.it/), in relazione alla stazione di Istrana (paragrafo 3.3). La caratterizzazione della qualità dell’aria si è basata sulle misure della centralina fissa appartenente alla rete ARPAV di Treviso (via Lancieri) (Paragrafo 3.4);

 è stata poi effettuata una stima delle emissioni in fase di costruzione (Paragrafo 3.5) il cui dettaglio è riportato nell’appendice 3.2;

(14)

 successivamente è stata effettuata una caratterizzazione delle emissioni relativamente alla fase di esercizio del Progetto di Adeguamento dell’Impianto (Paragrafo 3.6) e sono stati descritti gli scenari ante e post operam simulati;

 nei paragrafi successivi (Paragrafo 3.7) sono stati descritti il modello di dispersione utilizzato, l’AERMOD, e i dati meteorologici forniti in input allo stesso;

 infine, nel paragrafo 3.8, sono stati riportati i risultati delle simulazioni di impatto atmosferico, presentati sotto forma di mappe di isoconcentrazione nell’appendice 3.1.

3.2 Inquadramento normativo

La normativa di interesse sulla qualità dell'aria è stabilita dal D.Lgs. 155 del 13/08/2010 che recepisce la Direttiva Europea 2008/50/CE (relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa) e abroga una serie di leggi precedenti, tra cui il DM n. 60 del 2 aprile 2002 e il D.Lgs. 351 del 04/08/1999.

Le finalità del Decreto sono:

 individuare obiettivi di qualità dell’aria ambiente volti a evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana e per l’ambiente nel suo complesso;

 valutare la qualità dell’aria ambiente sulla base di metodi e criteri comuni su tutto il territorio nazionale;

 ottenere informazioni sulla qualità dell’aria ambiente come base per individuare le misure da adottare per contrastare l’inquinamento e gli effetti nocivi dell’inquinamento sulla salute umana e sull’ambiente e per monitorare le tendenze a lungo termine, nonché i miglioramenti dovuti alle misure adottate;

 mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove buona, e migliorarla negli altri casi;

 garantire al pubblico le informazioni sulla qualità dell’aria ambiente;

 realizzare una migliore cooperazione tra gli Stati dell’Unione Europea in materia di inquinamento atmosferico.

Per raggiungere tali finalità, il decreto stabilisce:

 i valori limite per le concentrazioni nell’aria ambiente di biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo e PM10;

 i livelli critici per le concentrazioni nell’aria ambiente di biossido di zolfo e ossidi di azoto;

 le soglie di allarme per le concentrazioni nell’aria ambiente di biossido di zolfo e biossido di azoto;

 il valore limite, il valore obiettivo, l’obbligo di concentrazione dell’esposizione e l’obiettivo nazionale di riduzione dell’esposizione per le concentrazioni nell’aria ambiente di PM2.5;

 i valori obiettivo per le concentrazioni nell’aria ambiente di arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene;

 i valori obiettivo, gli obiettivi a lungo termine, le soglie di allarme e le soglie di informazione per l’ozono.

(15)

Per aria ambiente, si intende l’aria esterna presente in troposfera, ad esclusione di quella presente nei luoghi di lavoro definiti dal D.Lgs. n. 81 del 09/04/2008.

Il valore limite è un livello fissato in base alle conoscenze scientifiche al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente nel suo complesso, che deve essere raggiunto entro un termine prestabilito e che non deve essere successivamente superato.

La soglia di allarme è il livello oltre il quale sussiste un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata per la popolazione nel suo complesso ed il cui raggiungimento impone di adottare provvedimenti immediati.

La soglia di informazione è il livello oltre il quale sussiste un rischio per la salute umana in caso di esposizione di breve durata per alcuni gruppi particolarmente sensibili della popolazione nel suo complesso ed il cui raggiungimento impone di assicurare informazioni adeguate e tempestive.

Il valore obiettivo è il livello fissato al fine di evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente nel suo complesso, da conseguire, ove possibile, entro una data prestabilita.

L’obiettivo a lungo termine è il livello da raggiungere nel lungo periodo mediante misure proporzionate, al fine di assicurare un’efficace protezione della salute umana e dell’ambiente.

Per ossidi di azoto (NOX) si intende la somma dei rapporti di mescolamento in volume (ppbv) di monossido di azoto e biossido di azoto, espressa in unità di concentrazione di massa di biossido di azoto (µg/m3).

I valori limite fissati dal Decreto al fine della protezione della salute umana sono riepilogati in Tabella 3-1.

Il valore limite riportato per il biossido di zolfo può essere espresso anche in termini di percentili. Il percentile 99.73 della concentrazione media oraria non deve superare i 350 µg/m3, mentre il percentile 99.18 della concentrazione media giornaliera non deve superare i 125 µg/m3.

Analogamente per il biossido di azoto il percentile 99.79 della concentrazione media oraria non deve superare i 200 µg/m3.

Per quanto riguarda il PM10 il percentile 90.41 delle concentrazioni medie giornaliere non deve superare i 50 µg/m3. Per il benzene il Decreto stabilisce un valore limite di 5 µg/m3 per la media annua.

Il valore limite per il monossido di carbonio è espresso tramite la media massima giornaliera su 8 ore. Essa viene individuata esaminando le medie mobili su 8 ore, calcolate in base a dati orari e aggiornate ogni ora.

Il Decreto stabilisce le soglie di allarme per il biossido di zolfo, per il biossido di azoto e per l’ozono:

 SO2: 500 µg/m3 misurati su tre ore consecutive in un sito rappresentativo della qualità dell'aria di un area di almeno 100 km2 oppure in una intera zona o un intero agglomerato, nel caso siano meno estesi.

 NO2: 400 µg/m3 misurati su tre ore consecutive in un sito rappresentativo della qualità dell'aria di un’area di almeno 100 km2 oppure in una intera zona o un intero agglomerato, nel caso siano meno estesi.

 O3: 180 µg/m3 come media su 1 ora per finalità di informazione; 240 µg/m3 come media su 1 ora per tre ore consecutive per finalità di allarme.

(16)

In caso di superamenti delle soglie di allarme l’informazione deve essere resa pubblica, completa di data e ora del superamento, la causa (nel caso in cui sia nota), le previsioni sui futuri livelli di inquinamento, le categorie di popolazione potenzialmente sensibili al fenomeno e le precauzioni che la popolazione sensibile deve prendere per minimizzare gli eventuali danni.

I livelli critici per la protezione della vegetazione vengono riepilogati in Tabella 3-2, e sono pari a 20 µg/m3 e 30 µg/m3 come media sull’anno civile rispettivamente per SO2 e NOX.

La Tabella 3-3 riepiloga i valori obiettivo per arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene. Infine, la Tabella 3-4 e la Tabella 3-5 riepilogano i valori obiettivo e gli obiettivi a lungo termine per l’ozono.

Inquinante Periodo di mediazione Valore limite

Biossido di zolfo 1 ora 350 µg/m3 da non superare più di 24 volte per anno civile Biossido di zolfo 24 ore 125 µg/m3 da non superare più di

3 volte per anno civile Biossido di azoto 1 ora 200 µg/m3 da non superare più di

18 volte per anno civile

Biossido di azoto Anno civile 40 µg/m3

Benzene Anno civile 5 µg/m3

Monossido di carbonio

Media massima

giornaliera di 8 ore (1) 10 mg/m3

Piombo Anno civile 0.5 µg/m3

PM10 24 ore 50 µg/m3 da non superare più di

35 volte per anno civile

PM10 Anno civile 40 µg/m3

PM2.5 (Fase 1) Anno civile 25 µg/m3

PM2.5 (Fase 2) Anno civile Da stabilire

(1) Media mobile. Ogni media è riferita al giorno in cui si conclude. L’ultima fascia di calcolo per ogni giorno è quella compresa tra le ore 16:00 e le ore 24:00.

Tabella 3-1 - Valori limite fissati dal D.Lgs 155/2010 per la protezione della salute umana

(17)

Inquinante Periodo di mediazione Livello critico

Biossido di zolfo Anno civile 20 µg/m3

Biossido di zolfo 1 ottobre – 31 marzo 20 µg/m3

Ossidi di azoto Anno civile 30 µg/m3

Tabella 3-2 - Livelli critici fissati dal D.Lgs 155/2010 per la protezione della vegetazione

Inquinante Valore obiettivo

Arsenico 6.0 ng/m3

Cadmio 5.0 ng/m3

Nichel 20.0 ng/m3

Benzo(a)pirene 1.0 ng/m3

Tabella 3-3 - Valore obiettivo riferito al tenore totale di ciascun inquinante presente nella frazione di PM10 del materiale particolato, calcolato come media su un anno civile

Finalità Periodo di mediazione Valore obiettivo (1)

Protezione della salute umana Media massima giornaliera calcolata su 8 ore (2)

120 µg/m3 da non superare più di 25 volte per anno civile come

media su tre anni

Protezione della vegetazione Da maggio a luglio

AOT40 (calcolato sulla base dei valori di 1 ora) 18000 µg/m3 h come

media su cinque anni (3)

(1) Il raggiungimento del valore obiettivo è valutato nel 2013, con riferimento al triennio 2010-2012, per la protezione della salute umana, e nel 2015, con riferimento al quinquennio 2010-2014, per la protezione della vegetazione.

(2) Media mobile. Ogni media è riferita al giorno in cui si conclude. L’ultima fascia di calcolo per ogni giorno è quella compresa tra le ore 16:00 e le ore 24:00.

(3) Per AOT40 (espresso in µg/m3 h) si intende la somma della differenza tra le concentrazioni orarie superiori a 80 µg/m3 (40 ppb) e 80 µg/m3 in un dato periodo di tempo, utilizzando solo i valori orari rilevati ogni giorno tra le 08:00 e le 20:00, ora dell’Europa impianto (CET).

Tabella 3-4 - Valori obiettivo fissati dal D.Lgs 155/2010 per l’ozono

(18)

Finalità Periodo di mediazione Obiettivo a lungo termine

Protezione della salute umana

Media massima giornaliera calcolata su 8 ore nell’arco di

un anno civile (1)

120 µg/m3

Protezione della vegetazione Da maggio a luglio AOT40 (calcolato sulla base dei valori di 1 ora) 6000 µg/m3 h (2)

(1) Media mobile. Ogni media è riferita al giorno in cui si conclude. L’ultima fascia di calcolo per ogni giorno è quella compresa tra le ore 16:00 e le ore 24:00.

(2) Per AOT40 (espresso in µg/m3 h) si intende la somma della differenza tra le concentrazioni orarie superiori a 80 µg/m3 (40 ppb) e 80 µg/m3 in un dato periodo di tempo, utilizzando solo i valori orari rilevati ogni giorno tra le 08:00 e le 20:00, ora dell’Europa impianto (CET).

Tabella 3-5 - Obiettivi a lungo termine fissati dal D.Lgs 155/2010 per l’ozono

3.3 Caratterizzazione meteoclimatica

Le condizioni meteoclimatiche locali, definendo la capacità dell’atmosfera di disperdere più o meno rapidamente gli inquinanti in essa immessi, rappresentano il quadro base per qualsiasi considerazione riguardante l’inquinamento atmosferico.

Nei paragrafi successivi è riportata la caratterizzazione meteoclimatica dell’area di interesse effettuata sulla base dei dati storici riportati nell’archivio SCIA (http://www.scia.isprambiente.it/). Sono stati richiesti all’archivio SCIA i dati relativi al periodo 1985-2014, tuttavia non tutte le analisi riportate nel seguito si riferiscono a 30 anni di dati, poiché possono esservi dati mancanti.

La stazione considerata per l’analisi climatologica è Istrana, le sue coordinate geografiche, la distanza approssimativa dall’impianto e la rete di appartenenza sono riepilogate in Tabella 3-6. La posizione della stazione climatologica è mostrata in Figura 3-A.

Stazione Coordinate Quota slm

(m)

Dist.

(km) Rete

Istrana (12.1, 45.683) 45 4 Aeronautica Militare Italiana Tabella 3-6 - Stazione considerata per l’analisi climatologica

(19)

Figura 3-A - Posizione della stazione sinottica di misura Istrana (marker giallo)

3.3.1 Caratterizzazione anemologica

La rosa dei venti ottenuta dai dati misurati dalla stazione di Istrana è mostrata in Figura 3-B.

Nella stazione di Treviso/Istrana le calme di vento, intese come vento di intensità inferiore a 0.5 m/s; riguardano il 44.3% delle misure, mentre nel 36.7% dei casi il vento è compreso tra 0.5 m/s e 3 m/s. La direzione di provenienza del vento più frequente è NE con 12.0% degli eventi, con venti da deboli a forti. Sono frequenti anche i venti da NNE (6.8% degli eventi) e i venti da ENE (10.7% dei casi). In generale, le altre direzioni sono meno probabili e i venti sono di minore intensità.

Stazione di Istrana Impianto di Istrana

(20)

Figura 3-B - Rosa dei venti climatologica della stazione di Istrana

I valori minimo, medio e massimo delle massime velocità mensili del vento vengono mostrati in Figura 3-C. Le più elevate velocità massime del vento, superiori a 40 m/s, sono state registrate nel mese di settembre dell’anno 1989 (40.8 m/s) e nel mese di luglio dell’anno 1995 (40.3 m/s). Il valore massimo registrato in ciascun mese è sempre superiore a 20 m/s.

I valori minimo, medio e massimo delle velocità medie mensili del vento vengono mostrati in Figura 3-D. Si osserva che i valori di velocità media sono quasi sempre inferiori a 3 m/s.

(21)

Figura 3-C - Valori minimi, medi e massimi mensili della velocità massima mensile del vento misurata dalla stazione di Istrana nel periodo (1985-2014)

Figura 3-D - Valori minimi, medi e massimi mensili della velocità media mensile del vento misurata dalla stazione di Istrana nel periodo (1985-2014)

(22)

3.3.2 Precipitazioni

La Figura 3-E mostra i valori minimi, medi e massimi delle precipitazioni medie cumulate mensili registrate dalla stazione di Istrana nel periodo 1985-2014. Il regime pluviometrico è caratterizzato da ratei medi di precipitazione inferiori nel corso dell’inverno. Sempre in inverno e anche in autunno si ha la maggiore variabilità nel periodo di riferimento. Le massime precipitazioni giornaliere mensili vengono mostrate in Figura 3-F. I valori più intensi si osservano in maggio e nel periodo da agosto a novembre.

Figura 3-E - Valori minimi, medi e massimi mensili della precipitazione cumulata misurata dalla stazione di Istrana nel periodo (1985-2014)

Figura 3-F - Valori minimi, medi e massimi mensili della precipitazione massima giornaliera misurata dalla stazione di Istrana nel periodo (1985-2014)

(23)

3.3.3 Temperatura

La Figura 3-G mostra i valori minimi, medi e massimi della temperatura media mensile registrata nella stazione di Istrana nel periodo 1985-2014. Nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio la temperatura media ha i suoi valori minimi. Nei mesi di luglio e agosto si raggiungono i valori massimi della temperatura media, superiori a 20 °C.

Figura 3-G - Valori minimi, medi e massimi mensili della temperatura media mensile misurata dalla stazione di Istrana nel periodo (1985-2014)

In Figura 3-H sono riportati i valori di temperatura massima e minima assoluti mensili registrati dalla stazione di Istrana nel periodo 1985-2014. Le minime temperature assolute nei mesi di dicembre, gennaio, febbraio e sono abbondantemente inferiori a -10 °C, con punte sotto i -15 °C in gennaio e febbraio. Le massime temperature assolute raggiungono quasi i 40 °C in agosto e superano i 35 °C in luglio e agosto.

(24)

Figura 3-H - Temperature mensili minime assolute (sopra) e massime assolute (sotto) registrate nella stazione di Istrana nel periodo (1985-2014)

3.3.4 Umidità relativa

L’andamento dei valori minimi, medi e massimi dell’umidità relativa media mensile è mostrato in Figura 3-I. Il periodo mediamente più secco risulta essere quello più caldo, con valori medi di circa il 70% tra maggio e settembre. I mesi in cui si registrano i maggiori valori di umidità relativa media sono quelli tra ottobre e gennaio, con valori superiori a 85%.

Figura 3-I - Valori minimi, medi e massimi mensili dell’umidità relativa misurata dalla stazione di Istrana nel periodo (1985-2014)

(25)

3.4 Caratterizzazione della qualità dell’aria

Ai fini della caratterizzazione della qualità dell’aria sono riportate le informazioni tratte dalla “Relazione sulla qualità dell’aria ai sensi della L.R. n. 11/2001 art.81, anno di riferimento: 2014” redatta da ARPAV, relativamente agli inquinanti NO2, CO, PM10, PM2.5, SO2, O3.

Si riporta anche la zonizzazione della Regione Veneto effettuata ai sensi del D. Lgs. 155/2010.

3.4.1 La zonizzazione della regione Veneto

Il D. Lgs. 351/1999 prevedeva che le Regioni effettuassero una valutazione preliminare della qualità dell’aria al fine di suddividere il territorio in zone omogenee di concentrazione degli inquinanti (zonizzazione del territorio). La disciplina non forniva tuttavia criteri ed indirizzi in merito alle procedure da seguire: ciò ha prodotto risultati diversificati e disomogenei sul territorio nazionale.

Il Decreto Legislativo n. 155/2010 ha in seguito stabilito che le Regioni redigessero un progetto di riesame della zonizzazione del territorio regionale sulla base dei criteri individuati in Appendice I al decreto stesso. La precedente zonizzazione della Regione Veneto era stata approvata con Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n.

3195/2006.

Il progetto di riesame della zonizzazione della Regione Veneto, in ottemperanza alle disposizioni del Decreto Legislativo n.155/2010, è stato redatto da ARPAV - Servizio Osservatorio Aria, in accordo con l'Unità Complessa Tutela Atmosfera.

La versione attuale è descritta nel progetto di zonizzazione approvato con Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 2130 del 23.10.2012.

La metodologia utilizzata per la zonizzazione del territorio ha visto la previa individuazione degli agglomerati e la successiva individuazione delle altre zone. Come indicato dal Decreto Legislativo n.155/2010 ciascun agglomerato corrisponde ad una zona con popolazione residente superiore a 250.000 abitanti, ed è costituito da un'area urbana principale e dall'insieme delle aree urbane minori che dipendono da quella principale sul piano demografico, dei servizi e dei flussi di persone e merci. Sono stati individuati i seguenti 5 agglomerati:

 Agglomerato Venezia: oltre al Comune Capoluogo di provincia, include i Comuni contermini;

 Agglomerato Treviso: oltre al Comune Capoluogo di provincia, include i Comuni contermini;

 Agglomerato Padova: oltre al Comune Capoluogo di provincia, comprende i Comuni inclusi nel Piano di Assetto del Territorio Intercomunale (PATI) della Comunità Metropolitana di Padova;

 Agglomerato Vicenza: oltre al Comune Capoluogo di provincia, include i Comuni della Valle del Chiampo, caratterizzati dall'omonimo distretto della concia delle pelli;

 Agglomerato Verona: oltre al Comune Capoluogo di provincia, comprende i Comuni inclusi nell'area metropolitana definita dal Documento Preliminare al Piano di Assetto del Territorio (PAT).

Sulla base della meteorologia e della climatologia tipiche dell'area montuosa della regione e utilizzando la base dati costituita dalle emissioni comunali dei principali inquinanti atmosferici, stimate dall'inventario INEMAR riferito all'anno 2005, elaborato dall'Osservatorio Regionale Aria, sono state quindi individuate le zone denominate:

(26)

 Prealpi e Alpi;

 Val Belluna;

 Pianura e Capoluogo Bassa Pianura;

 Bassa Pianura e Colli.

La zonizzazione viene solitamente effettuata sulla base dell’analisi delle caratteristiche demografiche, orografiche, meteoclimatiche regionali e della distribuzione dei carichi emissivi. La zonizzazione della Regione è rappresentata in Figura 3-J1.

Istrana e comuni limitrofi ricadono nella zona Pianura e Capoluogo Bassa Pianura2.

Figura 3-J - Zonizzazione della Regione Veneto in base ai criteri del D.Lgs. 155/2010

La Regione Veneto, con D.G.R. n. 902 del 4 aprile 2003, ha adottato il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera3, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge regionale 16 aprile 1985, n. 33 e dal Decreto legislativo 351/99. A seguito delle osservazioni e proposte pervenute, il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera è stato riesaminato, modificato e infine approvato in via definitiva dal Consiglio Regionale con D.C.R. n. 57 dell’11 novembre 2004 e pubblicato nel BURV n. 130 del 21/12/2004.

1 http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/aria/qualita-dellaria/valutazione-qualita-dellaria

2 http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/aria/file-e-allegati/elenco%20comuni.pdf

3 https://www.regione.veneto.it/web/ambiente-e-territorio/418

Istrana

(27)

Il piano è stato strutturato nel seguente modo:

 Valutazione preliminare della qualità dell’aria nel territorio regionale, effettuata sulla base dei dati delle stazioni di misura della Rete di rilevamento della Qualità dell’Aria relativi al periodo 1996-2001;

 Zonizzazione del territorio ed identificazione delle aree di intervento (prima zonizzazione approvata con Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 3195/2006 e poi in seguito revisionata e approvato con Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 2130 del 23.10.2012);

 Settori prioritari di intervento: settore trasporti, settore energetico, settore rifiuti;

 Zone soggette a particolari interventi di tutela (Polo industriale di Porto Marghera, polo conciario, polo dei cementifici e area del Delta del Po).

Il piano quindi, sulla base della zonizzazione, è andato ad individuare quelle zone regionali che avrebbero necessitato di:

 Piani di Azione: per le zone ove i livelli di uno o più inquinanti comportano il rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di allarme. I piani di Azione sono costituiti da provvedimenti da porre in essere in modo strutturato e programmatico (“Azioni integrate”), in combinazione con interventi da effettuare in fase di emergenza (“Azioni dirette”), volti alla mitigazione/risoluzione del problema di durata temporalee per porzioni definite del territorio;

 Piani di Risanamento: per le zone ove i livelli di uno o più inquinanti eccedono il valore limite aumentato del margine di tolleranza o sono compresi tra il valore limite e il valore limite aumentato del margine di tolleranza. I piani di risanamento sono costituiti da accorgimenti da porre in essere in modo strutturato e programmatico (“Azioni integrate”).

 Piani di Mantenimento: per le zone ove i livelli di uno o più inquinanti sono inferiori al valore limite e sono tali da non comportare il rischio di superamento degli stessi. Non sono previste azioni

Secondo la zonizzazione vigente, il comune di Istrana non necessita di azioni di risanamento né di Piani di azione.

3.4.2 La rete di monitoraggio della qualità dell’aria

Complessivamente, al 1° gennaio 2014, la rete regionale risulta costituita da circa 40 stazioni di misura di diversa tipologia (traffico, industriale, fondo urbano e fondo rurale). Le stazioni sono dislocate su tutto il territorio regionale e ciascun Dipartimento Provinciale ARPAV gestisce quelle ricadenti sul territorio di propria competenza.

L’ubicazione delle stazioni di misura è rappresentata in Figura 3-K.

La stazione più prossima e rappresentativa per il sito di Istrana è quella localizzata a Treviso in via Lancieri, a circa 14 km di distanza. Le stazioni di monitoraggio della provincia di Treviso sono rappresentate in Figura 3-L.

(28)

Figura 3-K - Ubicazione delle stazioni di monitoraggio della Regione Veneto

Figura 3-L - Ubicazione delle stazioni di monitoraggio di qualità dell’aria della Provincia di Treviso 4

4 http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/aria/qualita-dellaria/la-rete-di-monitoraggio Conegliano

Mansuè

Treviso – Via Lancieri Treviso – Sant’Agnese Istrana

(29)

Nei paragrafi successivi sono riportate le valutazioni dello stato della qualità dell’aria sulla base delle misure relative alla stazione di Treviso in via Lancieri nell’anno 2014, poiché si tratta della stazione di fondo urbano più vicina alla impianto di compressione gas di Istrana.

Biossido di azoto (NO2)

La concentrazione media annuale registrata a Treviso via Lancieri nel 2014 è stata pari a 32 µg/m3 e non sono stati registrati superamenti del valore limite orario. L’andamento temporale della concentrazione media oraria è rappresentato in Figura 3-M.

Monossido di carbonio (CO)

A livello regionale il monossido di carbonio non rappresenta più un problema da alcuni anni, dato che le concentrazioni osservate sono sempre minori delle soglie previste dalla vigente normativa. Nel corso del 2014 nessuna stazione di monitoraggio della rete gestita da ARPAV ha fatto registrare superamenti della soglia di valutazione inferiore.

Polveri (PM10 e PM2.5)

La concentrazione media annuale registrata a Treviso in via Lancieri nel 2014 è stata pari a 30 µg/m3, mentre sono stati registrati 58 superamenti del valore limite per la concentrazione media giornaliera. L’andamento temporale della concentrazione media giornaliera è rappresentato in Figura 3-N.

Biossido di zolfo (SO2)

Anche il biossido di zolfo, come il monossido di carbonio non rappresenta più un problema da alcuni anni a livello regionale, dato che le concentrazioni osservate sono sempre molto basse rispetto alle soglie previste dalla vigente normativa. Nel corso del 2014 nessuna stazione di monitoraggio della rete gestita da ARPAV ha fatto registrare superamenti.

Ozono (O3)

Nel corso del 2014 i valori di ozono registrati dalla stazione di misura di Treviso via Lancieri hanno superato 24 volte la soglia di informazione oraria e si sono osservati 36 giorni di superamento dell'obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana.

L’andamento temporale della concentrazione media oraria è rappresentato in Figura 3-O.

(30)

Figura 3-M - Andamento temporale della concentrazione media oraria di NO2

presso la stazione di monitoraggio di Treviso via Lancieri

Figura 3-N - Andamento temporale della concentrazione media giornaliera di PM10

presso la stazione di monitoraggio di Treviso via Lancieri

(31)

Figura 3-O - Andamento temporale della concentrazione media oraria di O3

presso la stazione di monitoraggio di Treviso via Lancieri

3.5 Caratterizzazione delle emissioni in fase di costruzione

La stima delle emissioni durante la fase di cantiere considera il contributo emissivo derivante dalle attività per la realizzazione dell’adeguamento dell’impianto di compressione. In particolare, ai fini della quantificazione delle emissioni in fase di cantiere, sono stati considerati:

 i motori dei mezzi di lavoro (emissione di CO, NOx, SOV, polveri) – fattori di emissione SCAB Fleet Average Emission Factors del 2016;

 il movimento di terra (sollevamento polveri) – metodologia AP-42 della US-EPA (AP-42 Fifth Edition, Volume I, Chapter 13, 13.2.4 Aggregate Handling and Storage Piles);

 il moto dei mezzi di lavoro (sollevamento polveri) – metodologia AP-42 della US-EPA (capitolo Unpaved Roads);

 Il movimento di terra durante le fasi di scavo (sollevamento polveri) – metodologia AP-42 della US-EPA (capitolo Western surface coal mining);

 l’erosione del vento (sollevamento polveri) – metodologia AP-42 (capitolo Industrial wind erosion).

Le emissioni degli inquinanti stimate per la fase di costruzione vengono riassunte nella seguente tabella (rif.

Tabella 3-7). Per dettagli sulla stima effettuata si rimanda all’appendice 3.2.

(32)

In breve, cautelativamente, le emissioni di SOV, CO e NOx sono state calcolate come somma delle emissioni derivanti dai motori dei mezzi di lavoro; mentre quelle di polveri sono state ottenute come somma delle polveri emesse dai motori dei mezzi, dalla movimentazione terre e dal risollevamento dovuto al moto dei mezzi.

Si precisa che, al fine di valutare le emissioni indotte dai motori dei mezzi di lavoro e dal risollevamento dovuto al moto dei mezzi, la fase di cantiere è stata suddivisa in macrofasi di lavoro che si alterneranno durante l’effettiva durata delle attività di costruzione.

La Tabella 3-7 riporta le emissioni giornaliere degli inquinanti sopra indicati relative alla macrofase più gravosa:

quella delle opere meccaniche per l’emissione dai motori dei mezzi e quella delle opere civili per l’emissione da risollevamento dovuto al moto dei mezzi.

L’emissione di SO2 è da ritenersi assolutamente trascurabile dal momento che i fattori di emissione generalmente utilizzati per il calcolo delle emissioni dei mezzi di costruzione si basano su valori caratteristici di combustibili a basso contenuto di zolfo (i fattori di emissione utilizzati per il calcolo delle emissioni di NOx sono generalmente di due ordini di grandezza superiori rispetto a quelli caratterizzanti le emissioni di SO2).

SOV CO NOx PM10

Totale

(kg/giorno) 3.10 12.22 23.74 3.5

Tabella 3-7 - Emissioni di inquinanti stimate per la fase di costruzione

3.6 Caratterizzazione delle sorgenti e configurazioni emissive in fase di esercizio

3.6.1 Caratterizzazione delle sorgenti di emissioni

Di seguito sono descritte le caratteristiche di emissione delle sorgenti dell’impianto di compressione di Istrana relativamente alle configurazioni di impianto nello scenario ante operam e in quello post operam che vede la sostituzione delle unità di compressione FRAME3 denominate TC1 e TC2 con due nuove unità di taglia 12 MW a basse emissioni di NOX e CO in linea con le BAT (Best Available Technologies) e l’istallazione di un sistema trigenerativo in sostituzione alle quattro caldaie esistenti.

L’impianto di Compressione gas di Istrana è attualmente costituito da quattro unità di compressione:

 due unità da 10 MW denominate TC1 e TC2 (FRAME3) e

 due unità da 23 MW denominate TC3 e TC4 (PGT25) a bassa emissione di inquinanti.

Ulteriori sorgenti di emissioni di inquinanti in atmosfera sono costituite da quattro caldaie alimentate a gas naturale:

 due per il preriscaldo fuel gas di alimentazione dei turbocompressori (caldaia E-2 da 407 kWt per TC1 e TC2 e caldaia B-1 da 515 kWt per TC3 e TC4),

 una da 209 kWt per il riscaldamento del fabbricato uffici e

 una da 50 kWt per il riscaldamento dei cabinati.

(33)

Il Progetto di Adeguamento consiste principalmente nella sostituzione delle due unità di compressione da 10 MW (TC1 e TC2), ormai tecnologicamente obsolete, con due nuove unità di taglia 12 MW che saranno denominate TC5 e TC6, e nella sostituzione delle quattro caldaie per servizi ausiliari con tre motori a gas per trigenerazione (DGE1, DGE2 e DGE3) ognuno da 694 kWt.

Le nuove sorgenti di emissione in atmosfera previste a progetto risultano conformi alle più evolute tecnologie che rappresentano le “Best Available Technology” attuali, secondo i criteri di massimo contenimento possibile delle emissioni in atmosfera e ottenimento di una maggiore efficienza rispetto agli impianti attualmente installati.

In particolare, si sottolinea che l’installazione dei motori a gas per trigenerazione, pur comportando un maggior consumo di gas combustibile rispetto a quanto consumato dalle caldaie esistenti, permette una riduzione dell’importazione di energia elettrica dalla Rete nazionale, come ben esplicitato nel Quadro di Riferimento Progettuale.

Le sorgenti di impianto nello scenario attuale e futuro responsabili delle emissioni di inquinanti in atmosfera sono rappresentate in Figura 3-P. Le caratteristiche geometriche delle sorgenti sono riepilogate in Tabella 3-8 e Tabella 3-9 (E e N indicano le coordinate UTM nella zona 33T, H è l’altezza del camino e D il suo diametro).

Figura 3-P - Posizione delle sorgenti emissive considerate (in blu le sorgenti esistenti in rosso quelle previste dal Progetto di Adeguamento)

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