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Academic year: 2021

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I risultati che si evincono dalla nostra esperienza sono sostanzialmente due: il primo é la conferma dell’utilità del Ciproterone acetato nel controllo dell’IPB e la sicurezza di questa molecola, visto che nessuno dei soggetti da noi trattati ha mostrato reazioni tali da interrompere la terapia. Ovviamente sarebbe opportuno continuare la raccolta di dati per capire se é necessaria una regolarità di applicazione dei cicli di trattamento, dopo un ritorno del parenchima prostatico a volume ed architettura completamente normali, e se questo nel tempo rechi problemi a carico di altri organi nel soggetto .

Il secondo punto cardine dello studio é stato che la raccolta anamnestica, l’esame clinico ed ecografico sono importanti ausili per il monitoraggio terapeutico dell’ IPB, ma possono lasciare spazio ad incertezze durante la formulazione della diagnosi differenziale con altre patologie prostatiche.

L’istologia e l’immunoistochimica sono invece metodiche riproducibili e standardizzate che permettono un ottima sorveglianza nella terapia, nonché diagnosi specifica attraverso lo studio dell’architettura tessutale e dell’immunoreattività cellulare; il limite é rappresentato dall’invasività della procedura per la raccolta del prelievo bioptico, necessitando quest’ultimo di anestesia generale del paziente. E’ stato quindi valutato se citologia e immunocitochimica possano essere proposte come alternative.

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Considerando la semplicità del prelievo citologico mediante agoaspirazione, ciò può essere davvero giovevole a livello professionale; il tutto é da tenere ulteriormente presente se pensiamo che i cani affetti da IPB sono per lo più soggetti anziani. Nel nostro studio, in 6 casi su 8, con citologia e ICC é stato possibile effettuare diagnosi e valutazione dell’immunoreattività tessutale in corso di IPB; l’immunocitochimica é però una tecnica non ancora riproducibile e standardizzata.

A tale fine sarà necessario:

 Aumentare la casistica e continuare lo studio sperimentale del

confronto tra istologia e citologia per quantificare e validare i risultati di quest’ultima.

 Eliminare i problemi legati all’esecuzione del prelievo e della

sua conservazione per avere sempre campioni rappresentativi da analizzare. Ciò é possibile allestendo un maggior numero di vetrini col materiale cellulare per ogni singolo caso e diminuendo la tempistica e lo spazio fisico tra il momento del prelievo e l’arrivo al laboratorio di Anatomia Patologica.

 Prevedere in futuro l’impiego di anticorpi diretti contro la

specie canina e non quella umana, i soli attualmente disponibili in commercio, per minimizzare problemi di cross-reattività.

Concludiamo che: l’ICC é da considerarsi, sebbene da rendere maggiormente riproducibile, un possibile valido esame nel determinare la presenza di AR nel tessuto prostatico e un attendibile aiuto per la diagnosi di IPB. Più difficili da interpretare e dubbi sono invece gli esiti circa questa metodica per il monitoraggio

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terapeutico, visto che in tutti i soggetti l’immunoreattività delle cellule prostatiche é rimasta pressoché invariata prima e dopo il trattamento.

In due soggetti, un cane castrato ed uno trattato con Ciproterone, si é presentato uno spostamento dell’immunoreattività dal nucleo al citoplasma; non é possibile pertanto dire con esattezza se ciò sia la conseguenza di una diminuzione di androgeni circolanti e dunque minore attività nucleare, (nel cane castrato), o se trattasi dell’azione del farmaco, (nell’altro soggetto), che blocca l’entrata nel nucleo del complesso ligando-recettore legandosi con i AR, oppure semplicemente un’ alterazione del campione su cui é stato

eseguito l’esame

immunocitochimico e/o un problema di fondo aspecifico.

FIG: IPB; Immunocitochimica: si

rileva un’intensa positività citoplasmatica.

Sempre rendendo maggiormente riproducibile e standardizzata la tecnica ed esaminando un ampio numero di casi, si potrebbe approfondire quest’ultimo aspetto e cioé se lo spostamento nucleo-citoplasma dell’immunoreattività é effettiva conseguenza di alterazioni dei campioni del nostro lavoro o della diminuita attività nucleare, sia per riduzione di androgeni circolanti, che per azione del Ciproterone acetato in cani trattati. Se così fosse l’ICC potrebbe essere presa in considerazione, nel tempo, anche come metodica per il monitoraggio della terapia.

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