UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA
Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
Tesi di Laurea:
La scrittura come specchio dell’io:
geografia letteraria dell’autobiografia
Relatrice:
Chiar. ma Prof. ssa ROBERTA FERRARI
Candidata:
PAMELA CECCONI
Per entrare nella Casa dello Specchio, dove l’attendono prodigiose avventure, Alice immagina che la solida parete di vetro diventi morbida come nebbia, e il diaframma tra i due mondi non abbia più la consistenza compatta, continua del reale ma l’impalpabilità del sogno. Da un desiderio molto simile è preso appunto colui che, guardandosi allo specchio del proprio passato, vorrebbe riattraversare con
un’autobiografia la storia della propria esistenza. Ma mentre i ricordi sono ancora fluttuanti, uguali alla brina leggera in cui allegramente si tuffa Alice, i ghirigori con cui la penna li registra sulla pagina bianca non hanno la trasparenza dei fili di ragno: catturata dalla scrittura, la dinamicità della vita viene cristallizzata in una forma
definitiva, immobile. […] L’autobiografo crede di ridarsi la vita che il tempo aveva cancellato. E invece si dà la morte, componendo anticipatamente il proprio necrologio per essersi appostato di vedetta in un punto dal quale tutto ciò di cui parla e che si evolve come se vivesse è invece
irrimediabilmente defunto.
IV
INDICE
ELENCO DELLE ILLUSRAZIONI E DELLE TABELLE VII
ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI VIII
INTRODUZIONE XI
CAPITOLO PRIMO
L’AUTOBIOGRAFIA: PROSPETTIVE CRITICHE 1
1.1. Gli studi pionieristici sull’autobiografia: Roy Pascal 1
1.1.1. I caratteri dell’autobiografia propriamente detta 5
1.1.2. La verità nell’autobiografia 8
1.2. Per una definizione dell’autobiografia come genere letterario: Philippe Lejeune 11
1.2.1. L’identità del soggetto nell’autobiografia 14
1.2.2. Autobiografia e romanzo autobiografico 20
1.2.3. Autobiografia e biografia 23
1.3. Altre prospettive analitiche: Michel Beaujour, Paul De Man e Jacques Derrida 27
CAPITOLO SECONDO TEMPO E MEMORIA NELL’AUTOBIOGRAFIA 32
2.1. Il tempo nell’autobiografia 32
2.1.1. Il tempo nell’autobiografia: la prospettiva strutturalista di Philippe Lejeune 39
V
2.2. Fenomenologia della reminiscenza 42
2.3. L’autobiografia come ricerca dell’unità perduta 49
2.4. L’autobiografia come rapporto con l’altro da sé 54
2.4.1. Il contatto con l’altro da sé: tra letteratura di viaggio e autobiografia 56
CAPITOLO TERZO STORIA ED EVOLUZIONE DELL’AUTOBIOGRAFIA 61
3.1. L’autobiografia delle origini 61
3.1.1 Le ‹Confessioni› di S. Agostino 66
3.2. L’autobiografia medievale 70
3.3. La trasformazione del canone autobiografico: l’esempio di Petrarca 75
3.3.1. Ghiberti, Cellini, Cardano, S. Teresa 77
3.4. L’età d’oro dell’autobiografia 84
3.4.1. ‹Le confessioni› di Rousseau 87
3.5. Le conquiste della modernità: l’autobiografia dopo Rousseau 90
3.5.1. Il secolo XX 94
3.6. Sinossi 98
CAPITOLO QUARTO L’AUTOBIOGRAFIA POSTMODERNA: THE NEW CONFESSIONS DI WILLIAM BOYD 102
4.1. La poetica del Postmodernismo 102
4.1.1. Sinossi 109
4.2. ‹Autobiografia e storia letteraria› 111
4.2.1. La marginalità dei generi letterari 114
VI
4.4. ‹The New Confessions›: la trama 123
4.5. La tecnica narrativa 127
4.6. Il tempo 132
4.7. Lo spazio 138
4.8. Intertestualità e giochi di referenza in ‹The New Confessions› 140
4.8.1. Sinossi 149
CONCLUSIONE 154
BIBLIOGRAFIA 160
APPENDICE 167
William Boyd: informazioni generali 167
Note bibliografiche 172
Note webliografiche 188
VII
ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI
Fig. 1………72
Fig. 2………88
Fig. 3………94
Fig. 4………..144
ELENCO DELLE TABELLE Tab. 1………...17
VIII
ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI
Anon. Anonimo
ca. circa
cap., capp. capitolo, capitoli
cit., citt. citato, citati
cfr. confronta
e.g. per esempio
fig., figg. figura, figure
ibidem nella stessa opera
infra vedi sotto
n., nn. nota, note; numero, numeri
p., pp. pagina, pagine
§ paragrafo
passim concetto trattato in tutta l’opera
IX
s., ss. seguente, seguenti
s. a. senza anno di edizione
s. e. senza editore
s. l. senza luogo di edizione
sec., secc. secolo, secoli
[sic] scritto così dall’autore
supra vedi sopra
tab., tabb. tabella, tabelle
tr. traduzione
UP University Press (nelle note bibliografiche)
vol., voll. volume, volumi
vs versus
X
Per le opere1:
DTA Design and Truth in Autobiography
PA Il patto autobiografico
TA Time in Autobiography
TK The Turning Key
PP A Poetics of Postmodernism
1
L’inserimento delle sigle nella tabella segue l’ordine di apparizione delle opere nei capitoli, non l’ordine alfabetico..
XI
INTRODUZIONE
Dalla pubblicazione delle opere seminali di Roy Pascal (Design and
Truth in Autobiography, 1960) e di Jean Starobinski (L’Oeil vivant, 1961),
gli studi sulla scrittura autobiografica hanno ricevuto nuovi e produttivi
stimoli, trovando nei decenni successivi uno sviluppo ulteriore con i contributi di Philippe Lejeune – che con Le pacte autobiographique
(1975) ha segnato un punto di partenza irrinunciabile per qualunque riflessione su tale genere –, e successivamente di Paul De Man (Autobiography as De-facement, 1979) e Jacques Derrida (L’Oreille de
l’autre. Otobiographies, Transferts, Traductions, 1982), per citare due fra
i critici più radicali che si sono pronunciati in merito all’autobiografia2. Negli anni ’80 e ’90 anche la critica femminista ha rivolto la propria attenzione – con contributi alquanto innovativi e poliedrici – alle scritture dell’io3, a riprova della diffusa riconsiderazione di un genere che per lungo tempo non ha ricevuto una chiara codificazione letteraria ed è stato etichettato da molti come genere letterario minore.
Il titolo del presente lavoro, La scrittura come specchio dell’io, vuole sottolineare come la scrittura si presti – in senso lato e ancor più nel caso dell’intimistico universo autobiografico –, all’indagine della psicologia del sé, e come, in senso inverso, parlare consciamente dell’interiorità umana possa divenire fonte principale di materiale letterario4.
L’autobiografia ha raggiunto in questi ultimi anni un’indiscussa popolarità e proliferazione: se dalle origini le articolate forme della grafia del sé sono
2
Cfr. M. BOTTALICO – M. T. CHIALANT (a cura di), L’impulso autobiografico:
Inghilterra, Stati Uniti, Canada… e altri ancora, Liguori, Napoli 2005, premessa p. XI. 3
Si veda in merito la sezione in appendice sugli studi della critica femminista dedicati all’autobiografia.
4
XII
state, in prevalenza, lo strumento privilegiato da mistici e intellettuali per la scoperta delle radici profonde della propria personalità, oggi politici, scienziati e personaggi dello spettacolo si lasciano sempre più frequentemente sedurre da un desiderio di visibilità che si traduce nell’adozione delle forme di autorivelazione della scrittura autobiografica.
In generale, l’autobiografia è un fertile terreno di analisi perché: può convertirsi in osservatorio di una particolare temperie storica; consente di inquadrare il panorama culturale di un’epoca (cfr. l’ambiente intellettuale e il mondo dell’autobiografo); delinea una più completa immagine di un dato scrittore (spesso complementare all’immagine che si ricava dalle altre opere che ne compongono il macrotesto); ha infine una connotazione etica in quanto documento del passato di indubbio valore testimoniale5.
I seguenti capitoli cercheranno di analizzare l’autobiografia sotto quattro diversi punti di vista: la parte iniziale verte sull’analisi dei criteri rappresentativi del genere autobiografico (prospettiva critica), ed è seguita da una sezione sulle relazioni della scrittura del sé coi processi mnestici e il tempo; dopo aver trattato, nel terzo capitolo, gli sviluppi diacronici dell’autobiografia come genere letterario (prospettiva storica), viene fornito, per concludere, un quadro analitico dell’autobiografia contemporanea, prendendo a modello l’autobiografia fittizia del noto scrittore scozzese William Boyd.
Il primo capitolo, più esattamente, si concentra su una serie di studi saggistici che hanno per soggetto l’autobiografia e le sue istanze rappresentative. La letteratura critica sull’autobiografia è sterminata, così come la pluralità degli approcci metodologici e investigativi delineatisi soprattutto a partire dagli anni ’60, e sarebbe ingenuo pretendere di fornire
5
XIII
un quadro esaustivo degli studi intrapresi6: di conseguenza, ho ritenuto opportuno soffermarmi su quegli studi che hanno gettato le basi per le successive teorizzazioni sull’autobiografia e la sua definizione come genere letterario a tutto tondo. Roy Pascal e Philippe Lejeune, rispettivamente in
Design and Truth in Autobiography e ne Le pacte autobiographique, hanno
esaminato – pur con divergenza di opinioni – le nozioni di verità, identità e
letterarietà del documento autobiografico, sancendone le differenze dai
generi letterari ad esso affini (Pascal mette in luce ciò che distingue l’autobiografia dal novel, mentre Lejeune arriva ad evidenziarne le divergenze strutturali e argomentative rispetto alla biografia). La sezione si
conclude con un resoconto riassuntivo delle prospettive analitiche (di Michel Beaujour, Paul De Man, Jacques Derrida), per molti versi
rivoluzionarie e meno restrittive rispetto alle considerazioni di Lejeune, emerse dagli anni ’80.
Gli intrecci fra soggettività e memoria che presiedono alla scrittura autobiografica sono l’oggetto di discussione del secondo capitolo. L’autobiografia si connota qui, oltre che per la sua dimensione temporale, per l’uso che fa del ricordo e delle manipolazioni della memoria, che possono inficiare la veridicità della narrazione. Gli ultimi paragrafi si concentrano sul ruolo rivestito dall’autobiografia nel processo identitario:
per mezzo della scrittura autobiografica, l’individuo cerca infatti di conciliare self sempre diversi per raggiungere una tanto auspicata unità
interiore, oppure entra in contatto con l’altro da sé, delineando così ulteriori connessioni con la letteratura di viaggio.
Nel terzo capitolo vengono forniti esempi storici delle mutevoli declinazioni della scrittura dell’io, dalle Confessioni di S. Agostino – opera che aderisce in maniera ferrea ai parametri prescrittivi dell’autobiografia –
6
A questo problema ho cercato di ovviare, pur sempre in maniera sommaria e puramente indicativa, con il saggio bibliografico in appendice, dove ho inserito opportuni rimandi ad altrettanto interessanti e importanti studi di letteratura secondaria sull’autobiografia.
XIV
fino alle Confessioni di Rousseau, diverse dal modello agostiniano per forma, metodo e capacità introspettiva. La selezione in questo caso è inevitabile: ho cercato di seguire i criteri selettivi di Pascal, menzionando quei testi, o le sequenze di testi, che sembrano inquadrare meglio gli episodi cruciali nell’evoluzione del genere autobiografico. La panoramica parte dall’antichità classica, passa poi per il Medioevo e il Rinascimento, e arriva all’età aurea nello sviluppo del genere (tra la fine del ’700 e gli inizi dell’’800), fino al secolo XX, con i suoi sperimentalismi tecnici che annullano i confini tra il genere autobiografico e gli altri generi letterari, come vedremo nel quarto capitolo.
Quest’ultima parte potrebbe suddividersi in due sottosezioni: nella prima viene dedicato un ampio spazio alle varianti stilistiche, concettuali e ideologiche che, per effetto della sovversiva poetica del Postmodernismo, affiorano nell’autobiografia, con un eclatante scardinamento di alcuni dei postulati teorizzati da Lejeune; nella seconda l’analisi si coagula intorno alle rifrazioni intertestuali di The New Confessions di William Boyd, con la conseguente disamina delle componenti strutturali dell’opera e della sua trama metaforica, che parte dal retroterra postmoderno.
Dall’excursus effettuato si apprenderà come, paradossalmente, l’atto con il quale un autore redige la propria autobiografia finisce per divenire esso stesso parte della vita di cui egli scrive, come Montaigne aveva già intuito secoli fa nei suoi Essays: forma d’arte di per sé incompleta, l’autobiografia è destinata a non raggiungere mai un assetto definitivo per il suo latente stato di work in progress, ma è stato proprio questo uno degli aspetti che più hanno affascinato gli scrittori di ogni epoca.