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CAPITOLO 5. Il progetto architettonico 5.1 Il luogo

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114 CAPITOLO 5. Il progetto architettonico

5.1 Il luogo

5.1.1 Approfondimento storico

Il territorio a sud di Vada era da sempre caratterizzato dalla presenza di paduli compresi tra il cordone di dune litoranee e la zona morfologicamente più sollevata della pianura costiera; tali paduli venivano chiamati “stagnoli salsi” perché erano causati dal ristagno dell’acqua marina che non riusciva a defluire dalla costa perché trattenuta da banchi di alghe che si depositavano lungo la costa.

Le opere di bonifica di queste zone presero avvio con la fine della dinastia Medicea e l’avvento di quella Asburgo-Lorena nel 1737. E’ in questo periodo infatti che, su progetto dell’idraulico Zendrini, si decise l’escavazione di numerosi canali provvisti di “cateratte a porte mobili” per permettere lo scolo delle acque dolci in mare e impedire allo stesso tempo l’ingresso di quelle marine nei canali stessi.

Questa rete di canalizzazione era costituita da una serie di fossi perpendicolari alla costa che si immettevano in un fosso principale parallelo al cordone dunale, che

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arrivava poi a sfociare in mare. In pratica si intendeva realizzare il sistema di bonifica per colmata, che consisteva nel rialzamento del livello dei terreni mediante la deviazione nel padule di un corso d'acqua vicino; nel caso specifico si proponeva di colmare i paduli con l’apporto dei sedimenti del torrente Tripesce a sud e del Fine a nord; per questo era prevista la deviazione del Tripesce verso Vada. In realtà tale intervento verrà realizzato solo intorno alla metà del 1800 quando Leopoldo II riprese le opere di bonifica costruendo anche una diga a doppia palizzata in legno riempita di alghe.

Il metodo della bonifica per colmata prevedeva che, contemporaneamente all’apporto naturale dei fiumi, fossero versati carrelli di humus in quantità tale da consentire che, alla fine dell'opera, i terreni avessero acquistato una pendenza sufficiente da permettere lo scolo naturale delle acque. Da questa operazione ne derivava un notevole vantaggio, cioè la considerevole fertilizzazione del suolo. Il limite della colmata invece era costituito dalla lunghezza dei tempi, in quanto il livello del terreno poteva innalzarsi solo di pochi centimetri a stagione. Si trattava

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quindi di un sistema lungo e costoso nella sua realizzazione che però al termine avrebbe consentito di trovarsi con una pendenza naturale verso il mare e non avere spese fisse per lo smaltimento idraulico.

La creazione della rete di canali di scolo migliorò solo parzialmente la situazione poiché non riuscì a risolvere il problema delle quote del fondo dei paduli, più basse del livello del mare. Inizialmente il sistema di canali portò al semiprosciugamento della Piana di Vada, salvo lo Stagnolo di Ponente e lo Stagnolo di Levante; ma ben presto si riformarono ristagni di acque e si riallagò l’area più critica, cioè quella chiamata attualmente Mazzanta; solo allora ci si rese conto che per la bonifica della zona di Vada non era sufficiente scavare una rete di canali e munirli di qualche cateratta, erano necessari interventi più efficaci. Quindi i paduli in gran parte rimasero e con essi la malaria e la mancanza di popolazione. Il problema della bonifica venne di nuovo affrontato dal governo Lorenese con Leopoldo II a partire dal 1832 nel quadro delle operazioni della bonifica Maremmana.

Una soluzione parziale al problema dei paduli si ottenne con l’attuazione del “sistema olandese”, che prevedeva il prosciugamento meccanico delle acque mediante una pompa di sollevamento azionata da una macchina a vapore, che nel caso specifico fu costruita dall’industriale livornese Hoppner. Con il metodo della colmata, si era riusciti ad ottenere, con molti anni di lavoro e notevoli spese, un rialzamento parziale del terreno; ma tale tecnologia idraulica era risultata inadeguata alla bonifica completa dell’area; adesso, con l’applicazione della macchina a vapore, la rete di canali già creata veniva mantenuta a livello pompando le acque drenate o piovane.

Questa soluzione imponeva costi fissi che anche i posteri avrebbero dovuto accollarsi, ma risolse definitivamente il problema e per questo è tuttora in esercizio; infatti oggi non esiste più il Padule di Vada, ma la quota di scorrimento

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dei fossi di bonifica è comunque più bassa del livello del mare e quindi i fossi non hanno la pendenza naturale per sfociare liberamente in mare e necessitano di un pompaggio artificiale.

Grazie a tutte queste opere di bonifica dei territori dell’ex-Tenuta di Vada, fu possibile procedere all’allivellazione che diede inizio allo sviluppo economico dell’area.

La macchina a vapore necessaria a mantenere l’acqua dei canali al livello opportuno venne posizionata all’interno del Molino a Fuoco, il fabbricato che ha dato il nome alla località posta subito a nord della Mazzanta e che per questo rappresenta una delle presenze storiche più importanti in quest’area di recente urbanizzazione. Tale edificio venne fatto costruire intorno alla metà dell'Ottocento dal Governo Granducale di Leopoldo II per assolvere le funzioni di "stalla" per i cavalli impegnati nel servizio postale lungo la Marina (mediante la Strada del Littorale o dei Cavalleggieri). L’immobile è sempre appartenuto ad Enti Demaniali, che ne decisero successivamente la sua conversione in “Mulino con due macine da grano” e poi in “Casa per la macchina idrovora”. Anche oggi i canali di scolo minori confluiscono tutti nel più grande Fosso del Molino a Fuoco, che sfocia nella vasca di raccolta dell'impianto idrovoro.

Il Catasto Fabbricati del 1876 censiva il fabbricato del Molino a Fuoco, con una consistenza di 3 piani e 18 vani, fra le proprietà del Demanio dello Stato. Testimonianze raccolte sul posto ci informano che ai primi del Novecento la grande ciminiera

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del mulino era ancora presente, ma tutta la struttura risultava abbandonata e in precario stato di conservazione. Oggi l'unico elemento superstite dell'opificio, recentemente ristrutturato e ancora ospitante l'idrovora, è rappresentato dal portone in legno risalente al 1927.

Nel 1933 nacque il Consorzio di Bonifica di Vada e Collemezzano, ente di diritto pubblico che opera su un territorio di circa 4.600 ettari, dei quali 2.700 nel Comune di Rosignano Marittimo e 1900 siti nel Comune di Cecina, in cui si distingueva un reticolo a scolo meccanico di 10 km da uno a scolo naturale di 60 km, e circa 27 km di strade consortili. A seguito degli eventi alluvionali dei primi anni ‘90 la Regione Toscana emanò la Legge 34/94 con cui identificò nei consorzi gli strumenti operativi per la manutenzione idraulica dei canali di bonifica e dei corsi d’acqua di terza categoria. Il Consorzio di Bonifica di Vada e Collemezzano nel 1999 si trasforma in “Consorzio delle Colline Livornesi". Le "dimensioni" del nuovo consorzio sono delimitate a Nord dal Torrente Ugione, a sud dal Fiume Cecina e verso l’interno dalle colline Pisano-Livornesi, per un’estensione totale di circa 35.000 ettari. Attualmente sono circa 450 i km di torrenti, fossi e canali che costituiscono il reticolo idraulico principale all’interno del comprensorio. Tra questi 140 km sono classificati in terza categoria idraulica, quindi di particolare importanza e pericolosità.

La sede del Consorzio di Bonifica è ancora oggi nel Molino a Fuoco e porta sulla facciata una serie di lapidi a ricordo delle esondazioni più devastanti del Cecina, avvenute il 29 settembre 1857, il 9 settembre 1907 (record), il 29 settembre 1930 e il 4 novembre 1966. La linea orizzontale nel marmo ricorda i livelli delle acque raggiunti in ognuna di esse.

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Nel 2006 l'arginatura dei fossi (ripristino di sponda), viene realizzata in legno anziché in terra battuta, con evidenti vantaggi di pulizia e manutenzione e minore erosione degli argini dovuta al pompaggio delle acque. Nell’ultimo tratto dell’intero sistema di bonifica, tra il Molino a Fuoco e il mare, il canale di scolo è invece realizzato in cemento.

In conclusione, la rete di canali di scolo caratterizza il territorio della Mazzanta sia dal punto di vista storico, perché ne ha determinato la bonifica e il successivo sviluppo, sia dal punto di vista morfologico, perché crea una maglia quasi regolare che contraddistingue l’immagine di questa zona.

5.1.2 Lo stato attuale

L’abitato della Mazzanta è un insediamento recente posto al limite sud del territorio comunale di Rosignano Marittimo, a confine con il Comune di Cecina. L’uso di questa zona ai fini prevalentemente turistici e balneari soprattutto nei mesi estivi ha trasformato Mazzanta in una città stagionale difficile da riconvertire. Infatti quasi la metà delle abitazioni sono utilizzate solo a questo scopo e risultano disabitate durante il periodo invernale. La forte presenza di campeggi e di aree per roulottes,

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la rende ancora più legata alla stagionalità poiché questi sono caratterizzati da una frequentazione quasi esclusivamente estiva, a differenza invece di strutture alberghiere che potrebbero ospitare i turisti anche nella stagione invernale.

Anche se questa condizione non può essere del tutto trasformata, l’obbiettivo che l’Amministrazione Comunale si è posta è quello di riqualificare l’abitato mediante il contenimento dello sviluppo insediativo residenziale e la realizzazione di strutture commerciali, ricettive, per lo svago e il tempo libero che siano in grado di dare un’offerta qualitativamente più alta e articolata in modo da prolungare più possibile la stagione turistica.

Gli interventi previsti dal nuovo Piano Strutturale sono finalizzati quindi alla riorganizzazione dell’intera fascia costiera che va da Mazzanta a Vada, denominata appunto “asse Vada-Mazzanta”. L’individuazione di questa fascia continua ha lo scopo di dare uniformità funzionale e di immagine agli interventi previsti, che verranno attuati singolarmente da enti pubblici o da privati. In particolare, come abbiamo visto nel progetto di riqualificazione urbanistica, l’intervento che ha la priorità su tutti gli altri è quello che prevede l’adeguamento della viabilità attuale dell’asse tramite:

• la realizzazione di un viale alberato affiancato da percorsi ciclabili e pedonali;

• la creazione di nuovi parcheggi opportunamente localizzati per filtrare il traffico e la sosta;

• la dotazione di servizi e di attività che mirano a vivacizzare il ruolo urbano e rompere la monofunzionalità dei luoghi.

Si tratta in pratica di creare una lunga passeggiata attrezzata che colleghi i due centri abitati esistenti dando nuova vita alla fascia costiera.

In quest’ottica diventa di fondamentale importanza la realizzazione di un elemento simbolico che definisca e valorizzi l’ingresso alla frazione della Mazzanta; si tratta di una Porta di accesso a sud all’asse Vada-Mazzanta che, tramite aree a verde, parcheggi, percorsi ciclabili e pedonali e zone per la sosta, contribuisca alla riqualificazione e valorizzazione dell’area.

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A tale scopo è stato individuato un comparto posto al limite nord dell’abitato della Mazzanta in cui potrà essere realizzato un complesso turistico-ricettivo con Centro servizi/benessere e attrezzature sportive.

Si tratta di un insieme di tre lotti situati a cavallo dell’attuale via dei Cavalleggeri, che costituisce la viabilità principale che attraversa interamente da nord a sud l’abitato della Mazzanta proseguendo poi nel Comune di Cecina.

La porzione più grande dell’area di intervento è posta sul lato ovest della viabilità, mentre le altre due porzioni più piccole costeggiano il lato est della stessa strada. I tre terreni sono inoltre attraversati in senso perpendicolare alla costa da una viabilità minore, via dei Cavalleggeri Nuova, che costeggia lo storico Fosso Molino a Fuoco, intersecando ortogonalmente anche la via dei Cavalleggeri. Da questa strada secondaria si accede anche al parcheggio della piscina comunale, che sorge praticamente in adiacenza al lotto di progetto, separata da esso soltanto tramite parcheggi pubblici e aree a verde. L’intera zona della piscina si trova in uno stato di degrado dovuto sia alla mancanza di manutenzione del fabbricato che ospita la piscina comunale, sia all’abbandono delle strutture adiacenti ad esso che erano adibite ad attività di ristorazione e di intrattenimento. Ad aumentare questo degrado evidente contribuisce anche la presenza di un accampamento nomadi costituito da roulottes e camper stanziato nel parcheggio posto tra la piscina comunale e il lotto di progetto.

In contrapposizione però allo stato di decadimento di quest’area, la zona residenziale che comincia dall’altro lato della strada e si espande verso sud è in gran parte di recente costruzione e quindi in ottimo stato di conservazione. Si tratta per lo più di villette o case a schiera ad uno o due piani, caratterizzate quindi da un’altezza limitata che rimane omogenea su quasi tutto l’insediamento della Mazzanta.

Dal punto di vista morfologico e paesaggistico la zona è completamente pianeggiante e caratterizzata dalla presenza dei prati umidi e dei laghetti, cioè di aree umide contraddistinte da una vegetazione caratteristica che svolge funzioni ecologiche e ambientali rilevanti: ha infatti un alto valore ecologico in quanto offre protezione e riparo all’avifauna migratoria selvatica che viene attratta dall’acqua.

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Questa zona, sottoposta a tutela tramite vincoli paesaggistici, rappresenta una potenziale attrazione turistica proprio per il birdwatching che è possibile praticare, ma attualmente non viene valorizzata in modo adeguato. Come abbiamo già analizzato nel quadro conoscitivo, infatti esistono alcuni percorsi escursionistici che attraversano la zona dei prati umidi, ma si tratta, per la maggior parte, di strade sterrate che possono essere percorse anche in auto e non di veri e propri sentieri destinati ad un’utenza turistica. Inoltre questi percorsi risultano essere frammentari e poco utilizzati a causa del loro stato di abbandono e della mancanza di sostegno da parte dell’Amministrazione Comunale nel promuoverli

come sito turistico. Per ovviare a queste carenze, nell’ambito del quadro

progettuale abbiamo previsto l’integrazione e la sistemazione dei percorsi escursionistici esistenti, in modo da creare una rete percorribile a piedi o in bici immersi nella natura.

Come sottolineato in precedenza, un altro elemento che caratterizza la zona della Mazzanta dal punto di vista morfologico-paesaggistico, è la presenza della maglia dei canali di bonifica risultante dai vari interventi eseguiti nel corso dei secoli per migliorare le condizioni ambientali della Piana di Vada.

Nelle vicinanze del lotto di progetto si trovano due delle più importanti opere a riguardo: il Molino a Fuoco, già descritto, e la chiusa “Ferro di Cavallo”, rilevante soprattutto dal punto di vista storico-architettonico per la sua posizione e il metodo costruttivo utilizzato.

Tale chiusa è situata lungo il Fosso Molino a Fuoco ad una distanza di circa 500 m dall’idrovora, quindi questi due punti di riferimento del sistema di canalizzazione delle acque si trovano dai due lati opposti rispetto al lotto di progetto e un tratto del Fosso Molino a Fuoco costeggia un lato del lotto stesso.

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La chiusa Ferro di Cavallo riceve e convoglia nel fosso terminale Molino a Fuoco le acque del fosso omonimo Ferro di Cavallo, del canale proveniente dal Fosso dei Mastioni e del Fosso degli Scorci. Rappresenta una delle dighe maggiormente conservate realizzate in questa zona e testimonia il grande lavoro di bonifica che è stato effettuato nel corso del tempo. Le chiuse consentivano infatti di separare un tratto di canale dagli altri in modo da facilitarne la pulizia, ma soprattutto, in caso di ingresso di acqua dal mare, poteva impedirne la risalita e la diffusione negli altri fossi, riducendo il rischio di esondazione dell’acqua dei canali.

Un altro importante elemento che caratterizza il paesaggio della zona della Mazzanta è la pineta di origine antropica che costeggia il sistema dunale, partendo da Vada fino ad entrare nel Comune di Cecina.

Questo tipo di pineta lo ritroviamo spesso anche nei territori più a sud della provincia di Livorno ed oltre, quindi possiamo dire che rappresenta una costante del litorale toscano. Quella di Vada in particolare fu fatta piantare da Leopoldo II nel 1847 tra la foce del Fiume Fine e del Cecina. Aveva lo scopo principale di proteggere le colture retrostanti dai venti di mare, ma fu creata anche per compensare le due pinete, quella dei Mastioni-Brunacci e quella dei Tardy, che erano state tagliate in quel periodo dai proprietari per necessità economiche. Furono quindi piantati pini “pinus pinea” per la produzione di pinoli e “pino di

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Aleppo”. Il sottobosco spontaneo caratteristico di questa pineta ha un’altezza limitata proprio per la presenza dei pini, ma rappresenta un tipico esempio di macchia mediterranea.

Attualmente la pineta viene utilizzata anche come riparo dal sole dai turisti che affollano la spiaggia nel periodo estivo, per questo è stata attrezzata con tavoli per pic-nic.

La presenza della pineta che si estende lungo la costa e del paesaggio pianeggiante che circonda la Mazzanta, crea una contrapposizione singolare tra la visuale libera verso nord, est e sud e quella ostruita dalla pineta verso ovest, cioè verso il mare.

5.2 La proposta progettuale 5.2.1 Premessa

Attualmente l’area edificata della Mazzanta si sviluppa interamente nella zona compresa tra la via dei Cavalleggeri e il mare; se si esclude il nuovo villaggio turistico ancora in fase di completamento, non ci sono costruzioni dal lato est della viabilità principale, che in pratica costeggia l’insediamento della Mazzanta senza realmente attraversarlo. In questo modo chiunque percorra la strada principale non ha la percezione dell’effettiva “composizione” del nucleo abitato, che appare soltanto come una zona residenziale priva di servizi. Questa condizione viene accentuata dal fatto che quasi tutte le strutture ricettive e i campeggi sono posizionati proprio lungo la strada, quindi anche l’utenza turistica occasionale in cerca di un alloggio, non viene attirata all’interno del paese e le poche strutture commerciali, per lo svago e il tempo libero presenti vengono penalizzate da questa caratteristica distribuzione dell’abitato della Mazzanta.

La creazione di una porta della città sull’asse Vada-Mazzanta ha anche lo scopo di contrastare questa tendenza ad oltrepassare il paese senza soffermarsi, modificando in modo significativo la percezione attuale del centro abitato; tale

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elemento simbolico dovrà quindi attirare l’attenzione dei potenziali utenti, dovrà segnare l’ingresso nel centro abitato della Mazzanta, dovrà riuscire a bloccare il flusso che scorre lungo la viabilità invitandolo a penetrare all’interno della struttura che verrà realizzata, dovrà diventare un punto di riferimento e un polo attrattivo sia per l’utenza locale che per quella turistica, dovrà riqualificare urbanisticamente l’area attraverso la realizzazione di una struttura turistico-ricettiva e la dotazione di spazi pubblici. Tutto questo dovrà essere creato senza però pregiudicare il paesaggio prettamente naturale che caratterizza questa zona.

5.2.2. L’idea creativa

Il punto di partenza del ragionamento che ha trovato la sua conclusione nell’idea progettuale finale è stato proprio il proposito di deviare il flusso di utenti all’interno dell’area di progetto, creando un assetto planivolumetrico complessivo che fosse in grado di valorizzare la posizione di centralità dell’area quale Porta di accesso a sud all’asse Vada-Mazzanta.

Per riuscire in questo intento è stata effettuata un’analisi delle possibili direzioni di provenienza dell’utenza; queste sono risultate essere essenzialmente due: via dei Cavalleggeri e via dei Cavalleggeri nuova. La maggior parte degli utenti proviene dalla prima direzione, cioè dall’asse Vada-Mazzanta, che come abbiamo già detto costituisce la viabilità principale che serve quest’area, in quanto esso collega direttamente i due centri abitati presenti nella zona fino a proseguire nel Comune di Cecina; tale percorso è anche oggetto del presente studio di riqualificazione urbanistica, tramite l’allargamento dell’attuale carreggiata e la creazione di un viale alberato dotato di pista ciclabile e percorsi pedonali.

Si è ritenuto predominante il senso di percorrenza che va da nord verso sud, dato che è proprio in questo caso che l’area di intervento si identifica come porta di accesso alla frazione della Mazzanta.

L’altra direzione di provenienza è costituita da via dei Cavalleggeri nuova, cioè dalla direzione ortogonale a quella principale. Tale tragitto fa parte anche del

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percorso escursionistico ciclo-pedonale già esistente che conduce fino ai prati umidi: percorrendo la via dei Cavalleggeri antica, che costeggia la pineta, arriva alla presenza storica del Molino a Fuoco, prosegue poi verso la chiusa Ferro di Cavallo attraversando via dei Cavalleggeri, per poi inoltrarsi nell’area dei prati umidi, caratterizzata dalla presenza di laghetti naturali e artificiali in cui è possibile avvistare specie particolari di uccelli migratori. Come abbiamo già specificato nel Quadro progettuale, l’intervento di riqualificazione urbanistica prevede l’integrazione e la sistemazione di questi percorsi escursionistici, in modo da incentivarne l’utilizzo da parte di un’utenza turistica interessata a scoprire il mondo della natura in una zona che è stata contraddistinta fino a pochi decenni fa dalla presenza della palude.

L’identificazione dei percorsi principali di accesso ha costituito il concetto generatore dell’intero progetto architettonico. Con l’intento di rendere fluido l’ingresso all’intera struttura, sono state utilizzate linee curve che invitano a deviare il percorso del visitatore fino a condurlo nel centro dell’area di intervento, identificato come il fulcro delle attività in progetto. Gli elementi curvi che costituiscono le linee principali del progetto architettonico, con la loro plasticità, creano un continuo movimento, una sensazione di dinamicità che fa sì che l’utente non si senta mai all’interno di una scatola chiusa, bensì in uno spazio estroverso in cui ci sia compenetrazione tra esterno e interno, tra natura e architettura.

Tale dinamicità originata dalle forme, spinge l’utente a muoversi all’interno della struttura dove sono distribuite le varie attività, a spostarsi da una all’altra con facilità; questo è reso possibile grazie al percorso centrale, pensato come un vuoto tra gli edifici costruiti, uno spazio di fusione tra esterno e interno che rende graduale il passaggio dalla natura all’architettura. Esso si configura in questo modo come uno spazio comune che deve essere vissuto non in quanto luogo di sosta, ma come un percorso dinamico di attraversamento dell’intero complesso architettonico, in cui i punti di riferimento costante diventano proprio le varie attività che si affacciano al suo interno.

Questa fusione tra esterno e interno è accentuata dall’utilizzo di lamelle frangisole in legno che guidano l’utente verso il percorso centrale, dando vita ad un passaggio progressivo dallo spazio aperto allo spazio semiaperto del percorso

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centrale, e da questo fino allo spazio chiuso degli edifici. Le lamelle frangisole sottolineano le linee curve di questa architettura senza però appesantirle, proprio grazie all’effetto di trasparenza generato dall’alternarsi di vuoto e pieno, di luce e ombra che dà profondità alle superfici.

Anche le travi in legno lamellare che sostengono gli edifici, sono costituite da una linea curva che congiunge la sommità degli edifici con il terreno rimarcando ancora una volta l’integrazione tra architettura e natura. Esse diventano un elemento distintivo del progetto architettonico e creano altri spazi e percorsi appartenenti sia all’interno che all’esterno.

5.2.3 Le scelte progettuali

L’intervento oggetto di questa Tesi prevede la realizzazione di un complesso turistico-ricettivo, dotato di un centro benessere e di attrezzature sportive polivalenti all’aperto e distribuito su una superficie di circa 32.000 mq, all’interno della quale si prevede di realizzare anche un sistema di aree verdi, parcheggi, percorsi pedonali e zone per la sosta.

Per quanto riguarda la tipologia di struttura ricettiva da realizzare, la scelta è ricaduta su una struttura alberghiera per diverse motivazioni. Innanzitutto lo scopo principale dell’intervento di riqualificazione e valorizzazione urbanistica proposto in questo lavoro di Tesi è quello di modificare la situazione attuale in relazione all’attività turistica in atto sul territorio di Vada e Mazzanta. I numerosi campeggi presenti in questa zona forniscono un’offerta ricettiva di livello base, che viene sfruttata quasi esclusivamente nel periodo estivo da un turismo balneare. La stessa funzione è svolta anche dalle aree di sosta per camper e roulottes che sono diffuse sul territorio, con una qualità della permanenza in questi luoghi ancora inferiore a causa della mancanza di servizi aggiuntivi. In questa zona del territorio comunale è presente soltanto un altro tipo di offerta turistica, quella fornita dalle abitazioni che vengono utilizzate solo come residenze estive. In entrambi i casi quindi la stagione turistica si limita fortemente al periodo estivo. L’obiettivo della

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riqualificazione è invece quello di prolungare il più possibile questo periodo, offrendo servizi diversificati e ovviando alla mancanza assoluta di strutture ricettive di un certo livello. Queste sono le motivazioni che hanno portato alla scelta di progettare una struttura alberghiera che sia in grado di ospitare i turisti anche nella stagione invernale, di fornire un’offerta ricettiva qualitativamente più elevata e di creare una più ampia scelta per gli utenti.

La progettazione di strutture alberghiere è soggetta a specifiche normative sia a livello nazionale (leggi quadro) che regionale (Testo unico regionale in materia di turismo). Nelle Norme Tecniche di Attuazione del Regolamento Urbanistico comunale sono inoltre contenute altre prescrizioni di carattere generale. In particolare, per quanto riguarda gli alberghi, viene stabilito un rapporto fra volume e posto letto che va da un minimo di 90 mc a un massimo di 150 mc per ogni posto letto; il volume così computato si intende comprensivo dei servizi. La scelta di utilizzare parametri quantitativi compresi entro questi limiti è affidata al progetto, che dovrà comunque dimostrarne l’utilizzo ai fini della classificazione turistica (1 o più stelle), della qualità dell’offerta ricettiva, della dotazione della struttura di servizi aggiuntivi integrativi, come attività commerciali, per il benessere, per lo svago o per pratiche sportive pertinenziali, dei servizi interni per il funzionamento della struttura stessa, come uffici, alloggi per il personale, magazzini ecc. Le N.T.A. prescrivono anche gli standard minimi di parcheggi pubblici e privati: nel settore turistico-ricettivo, i parcheggi privati dovranno essere almeno un posto auto per ogni camera più 1 mq ogni 10 mc dei volumi dei servizi; mentre i parcheggi pubblici dovranno essere almeno 2 mq ogni 10 mq di superficie utile lorda, come prescritto dal D.M. 1444/1968.

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130 5.2.4 Il Centro benessere

5.2.4.1 Definizioni

Per centro benessere si intende una o più unità operative, anche fisicamente distinte, ma funzionalmente connesse in un medesimo complesso aziendale, gestite da un unico soggetto giuridico ed in possesso di specifici requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi, in cui vengono effettuati trattamenti estetici ed almeno una delle seguenti tipologie di trattamenti:

• trattamenti fitness e wellness; • trattamenti con tecniche bionaturali.

L’attività di estetica comprende tutte le prestazioni ed i trattamenti eseguiti sulla superficie del corpo umano il cui scopo esclusivo o prevalente sia quello di mantenerlo in perfette condizioni, di migliorarne o proteggerne l’aspetto estetico, modificandolo attraverso l’eliminazione o l’attenuazione di inestetismi presenti. Tale attività può essere svolta con l’attuazione di tecniche manuali o con l’utilizzazione di apparecchiature elettromeccaniche per uso estetico.

In particolare:

• per trattamenti estetici si intendono le prestazioni finalizzate a mantenere la persona in condizioni di benessere, ovvero migliorarne l’aspetto estetico; • per trattamenti fitness e wellness si intendono le prestazioni in cui si

utilizzano combinazioni di tecniche di attività motoria e preparazione fisica individuale o collettiva, volte a raggiungere un adeguato equilibrio personale;

• per trattamenti con tecniche bionaturali si intendono le prestazioni in cui si utilizzano tecniche naturali e bioenergetiche non eseguite con finalità sanitarie, di cura e riabilitazione di patologie, ma esercitate per favorire il raggiungimento, il miglioramento o la conservazione del benessere complessivo della persona.

Nel caso specifico sono stati abbinati ai trattamenti estetici quelli bionaturali, ritenendo che possano simbolicamente aumentare l’integrazione tra architettura e natura posta alla base della progettazione architettonica di questa Tesi. Per

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comprendere di cosa si tratta, nel paragrafo che segue sono stati elencati e brevemente descritti i trattamenti inseriti all’interno del Centro benessere in progetto.

5.2.4.2 Trattamenti

Trattamenti con tecniche bionaturali: idroterapia

L’Idroterapia o "cura dell’acqua", si basa su effetti termici e meccanici che l’acqua stessa favorisce. Gli stimoli recepiti a livello cutaneo vengono trasferiti dal sistema nervoso all’interno del corpo, facendo sì che il nostro sistema immunitario ne venga positivamente stimolato. Il calore rilassa e tonifica il corpo rallentando contestualmente l’attività degli organi interni, mentre il freddo al contrario ne stimola e ne rinvigorisce l’attività. Inoltre tutto l’essere, corpo e mente, da questa pratica ne esce particolarmente tonificato e rilassato.

Percorso Kneipp

Uno dei trattamenti che mette in pratica le teorie dell’idroterapia è il percorso Kneipp, ideato e sperimentato da Padre Sebastian Kneipp, il quale si rese conto che gli stimoli di acqua calda e fredda avevano effetti benefici per la circolazione e, più in generale, per tutto l'organismo. Il percorso Kneipp, detto anche percorso flebotonico, consiste in speciali vasche con acqua calda alternata ad acqua fredda e con il fondo rivestito di sassolini basaltici in cui è possibile camminare. È un trattamento indicato soprattutto per migliorare la circolazione sanguigna e linfatica, ma anche per dare una sensazione di relax generale.

Sauna

La sauna consiste in un bagno di calore secco (’umidità dal 15 al 30%) con una temperatura intorno agli 80° in una piccola stanza con un forno posto in un angolo, pieno di pietre (vulcaniche o peridotitiche) e con delle panche in legno lungo le

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pareti dove trovano posto, o seduti o sdraiati, i visitatori; si utilizzano i benefici del caldo per rilassare e purificare il corpo.

La parola "sauna" deriva dal finlandese e significa, più o meno, "stanza in legno". La sauna finlandese rappresenta l’origine di questo tipo di trattamento; in essa le pareti sono costituite da assi di legno che riducono l'umidità dell'aria. Ecco perché nella sauna finlandese si riescono a sopportare bene le elevate temperature (circa 95 gradi).

Bagno turco (calidarium)

Quello che noi comunemente conosciamo come "bagno turco" è in realtà un bagno di vapore. Appartiene alla stessa antichissima tradizione dei bagni purificatori da cui discende anche la sauna. Consiste nella permanenza in un ambiente caldo/umido (40/60°) solitamente aromatizzato con oli essenziali. L'umidità raggiunge il 90/95% e la permanenza all'interno dura circa 30-35 minuti, e va alternata a docce di acqua fredda per stimolare e ossigenare la circolazione.

Frigidarium

Costituisce il luogo dove poter scegliere secondo i propri gusti il modo migliore per rinfrescarsi e riprendersi piacevolmente, se attraverso una leggera rugiada fresca oppure sotto una più energica lama di acqua fredda o bagnando semplicemente le gambe e le braccia per i meno coraggiosi.

La cascata di ghiaccio, o frigidarium, è una componente fondamentale nei trattamenti idroterapici e come accompagnamento a sauna e bagno turco. Indispensabile per dare una sferzata di energia all’organismo, è molto utile anche per riattivare la circolazione e il metabolismo. Viene associata spesso al percorso Kneipp.

Doccia emozionale

Consiste in una pioggia micro-nebulizzata di finissime gocce d’acqua arricchite da sensazioni aromatiche, luminose e sonore che al contempo rilassano e donano nuovo vigore al corpo ed alla mente.

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133 Area relax

Per rilassarsi e ritrovare l'equilibrio corpo-mente vengono allestite delle vere e proprie zone relax, dotate di lettini ergonomici; profumi e musica si diffondono nell'aria per rendere questa esperienza ancora più rilassante.

Idromassaggio

L'idromassaggio fa bene al corpo ed alla mente, è in grado di prevenire problemi di natura estetica oltre che fisici e ci dà quella sensazione di piacere che accompagna il completo rilassamento del corpo. Il principio alla base di ogni effetto generato dall'idromassaggio è la compressione e decompressione dei tessuti attivata dalle bolle di aria e dal flusso d'acqua. Ma non è altrettanto nota l’importanza che in tutto questo gioca la temperatura dell’acqua e i benefici che essa può determinare se adoperata con il giusto criterio: l’acqua calda (37/38°) è decontratturante e favorisce la circolazione, mentre quella fredda ha un effetto tonico-stimolante e può aumentare la pressione arteriosa.

Riferimenti

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