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Le gallerie d'arte private di Trieste dal 1946 al 1956.

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(1)

Corso di Laurea

Magistrale

in Storia delle arti e

conservazione dei beni

artistici

DM 270

Tesi di Laurea

Le Gallerie d'Arte

Contemporanea a

Trieste dal 1946 al

1956

Relatore

Ch. Prof. Nico Stringa Correlatore

Ch. Prof.ssa Stefania Portinari

Laureando Giulia Medeossi Matricola 865796 Anno Accademico 2017 / 2018

(2)

1

Sommario

Introduzione 3

Trieste nel secondo dopoguerra 6

Lo stato dell'arte in città 9

Accenno alla situazione slovena 13

Le riviste 15

La Galleria d'arte Michelazzi e la Piccola Galleria Michelazzi 19

Ritagli di giornale 24

Cronologia dell'attività espositiva della Galleria Michelazzi (1904 -

1949) 25

La Galleria d'arte "Trieste" 29

Ritagli di giornale 45

Cronologia dell'attività espositiva della Galleria "Trieste" (dal 1946) 46

La Galleria Al Corso 58

Cronologia dell'attività espositiva della Galleria Al Corso (1945 -

1951) 66

La Galleria San Giusto 70

Ritagli di giornale 79

Cronologia dell'attività espositiva della Galleria San Giusto (1946 -

1948) 80

La Galleria dello Scorpione 86

Cronologia dell'attività espositiva della Galleria dello Scorpione (1946

- 1952) 103

La Galleria della Strega 113

Cronologia dell'attività espositiva della Galleria della Strega (1946 -

1947) 121

Le Gallerie d'arte a Trieste dagli anni Cinquanta 123 La Galleria Giotto e la Galleria Antonio Lonza 123

(3)

2

Cronologia dell'attività espositiva della Galleria Rossoni (dagli anni

Cinquanta) 133

La Galleria Casanuova 138

Cronologia dell'attività espositiva della Galleria Casanuova (dal 1951) 147

Appendice 152

I cataloghi e gli inviti 152

La galleria "Trieste" 152

La Galleria al Corso 158

La Galleria San Giusto 159

La Galleria dello Scorpione 162

La Galleria Rossoni 182

La Galleria Casanuova 185

La Galleria Antonio Lonza 187

Le sedi delle Gallerie d'Arte 189

Cronologia completa dell'attività delle Gallerie d'arte contemporanea di

Trieste dal 1946 al 1956 190

Cenni biografici 205

Bibliografia generale 211

(4)

3

Introduzione

La tesi si propone di indagare l'attività artistica delle gallerie d'arte private di Trieste nel decennio che segue il secondo dopoguerra. Il periodo scelto è quello di maggior interesse dal punto di vista storico e artistico, sia per la situazione incerta in cui versa la città, sia perché si registra una straordinaria fioritura di gallerie d'arte. Questo periodo segna per Trieste un momento storico di grande importanza. Tutta l’Europa ha gli occhi rivolti verso questa città, diventata pedina politica e merce di scambio al confine fra il mondo dell'est e quello dell'ovest. Sono questi gli anni in cui Trieste si gioca il suo destino, prima sotto il controllo del GMA, il Governo Militare Alleato, e poi con il definitivo e fortemente sentito passaggio allo Stato Italiano nel 1954. Attraverso lo spoglio degli articoli di quotidiani e riviste è stato possibile ricostruire l'attività delle molte gallerie che già dal 1945, e in modo maggiore dal 1946, riprendono vita o nuove nascono per la rivendicazione dei caratteri di contemporaneità e internazionalità, rianimando la città. Emblematico soprattutto il ruolo che avrà l'arte nel processo di riunificazione di Trieste all'Italia. Attraverso mostre, rassegne e conferenze di pittura contemporanea Italiana, alle quali i maggiori esponenti vengono invitati a prendere parte, Trieste ricorda al mondo e a se stessa la sua Italianità.

Per lo sviluppo cronologico, oltre alle notizie riportate da Il

Corriere di Trieste prima e dal Giornale di Trieste e Il Piccolo, poi, sono state fondamentali le rubriche e le

recensioni di alcune riviste triestine, prima fra tutte

Vernice, che nasce nel giugno del 1946 proprio con lo scopo di

informare Trieste delle attività culturali. Compito che in senso più ampio verrà accolto anche dalla rivista Umana,

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4

rifondata negli anni Cinquanta, e molto utile alla ricerca. Ma molte notizie sono state reperite anche grazie alla rivista milanese Le Arti, diretta da un triestino. Per l'inquadramento artistico della città sono stati da guida gli approfonditi studi compiuti dalla professoressa Nicoletta Zanni, che analizzando gli anni del dopoguerra ha permesso di contestualizzare la ricerca 1 . E' stato inoltre possibile

reperire alcuni dei cataloghi, dei pieghevoli e degli inviti stampati in occasione delle esposizioni dalle molteplici gallerie, una fonte fondamentale conservata presso il Civico Museo Revoltella di Trieste. Menzione a parte merita il materiale reperito per la Galleria dello Scorpione2. Presso la

Biblioteca di Studi Sloveni di Trieste sono conservati in degli album, suddivisi per anni artistici, la rassegna stampa, anche slovena, di ogni mostra a partire dal 1948, quindi a due anni dall'inaugurazione della galleria, e tutti i pieghevoli.

Avvolti dal mistero rimangono i proprietari di queste gallerie di cui si sa solo il nome, eccezion fatta per i coniugi De

1

per approfondimenti vedi: Il Ponterosso. Trieste 1947 Opuscolo d'arte e

cultura, ristampa anastatica con prefazione di Nicoletta Zanni, EUT

Edizioni, Università di Trieste, 2015; N. Zanni, Le arti figurative in R. Finzi, C. Magris, G. Miccoli,a cura di, Storia d'Italia. Le regioni

dall'Unità a oggi. I Friuli - Venezia Giulia, Giulio Einaudi Editore,

Torino, 2002. pp. 1254 - 1268; N. Zanni, "Le Arti" 1950 - 1976, Archivio delle riviste d'arte in Italia tra Ottocento ed Età contemporanea,

Eliotecnica, Trieste, 2005; N. Zanni, Vernice in Riviste d'arte fra

Ottocento ed Età contemporanea: forme modelli e funzioni, a cura di G.C.

Sciolla, Skira, Milano, 2003. pp. 235 - 245;

2 Per meglio comprendere il rivoluzionario apporto della Galleria dello Scorpione sono utili gli studi e le interviste consultabili nel catalogo della mostra: Dualità: aspetti della cultura slovena a Trieste, catalogo della mostra (Trieste, Palazzo Costanzi, marzo-aprile 1995) Trieste, Comune di Trieste Settore Attività Culturali, 1995. Per una panoramica generale sulla situazione artistica slovena e quella dei suoi principali artisti si prenda in considerazione il catalogo: J. Vetrih, Arte del Novecento tra

Italia e Slovenia, in Orizzonti dischiusi. Arte del '900 tra Italia e

Slovenia, catalogo della mostra (Trieste, Salone degli Incanti, 21 aprile - 17 giugno 2012) Transmedia S.p.a. Gorizia, 2012.

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5

Tuoni, Dario e Frida, che gestivano la Galleria dello Scorpione. Di nessuno di questi è stato trovato il documento di licenza presso la Camera di Commercio di Trieste, fortuna avuta solo nel caso della Galleria della Strega.

La tesi si articola, quindi, in una breve descrizione del periodo storico e del retroterra artistico della città di Trieste, per poi passare all'analisi puntuale dell'attività espositiva tenuta nelle singole gallerie d'arte. Si conclude con una serie di riproduzioni dei cataloghi e degli inviti alle mostre e qualche cenno biografico riguardo gli artisti più citati.

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6

Trieste nel secondo dopoguerra

Al termine del secondo conflitto mondiale Trieste e il suo retroterra si ritrovano divisi in due zone, A e B, e sotto il controllo di due diverse fazioni. Da un lato, dal 1947, il Territorio Libero di Trieste governato dal Governo Militare Alleato, dall'altro l'Istria sotto il controllo Jugoslavo3. Solo

dopo nove anni e molti scontri si giunge al Memorandum di Londra del 1954 con il quale la questione viene sciolta assegnando Trieste all'Italia e l'Istria alla Repubblica Jugoslava. Ma per arrivare a questo punto la città sviluppa un fervido ambiente culturale volto alla creazione di una identità e alla rivendicazione dell'appartenenza italiana. Un sentire che si rintraccia anche negli scrittori come Silvio Benco, Giani Stuparich, presidente del Circolo di Culturale Arti di Trieste che aveva fra gli intenti proprio quello di usare "la cultura come rivendicazione di appartenenza e di orgoglio patriottico" 4 , proponendo esposizioni, manifestazioni, conferenze5. Cosa che si esprime anche nelle tendenze artistiche

permeate da influssi monacesi, viennesi, berlinesi e parigini6. Nel dopoguerra Trieste sente allora la necessità di svecchiarsi

3 R. Pupo, Quel 1953, pp. 17 - 23, in 1953: l'Italia era già qui. Pittura

Italiana contemporanea a Trieste, catalogo della mostra (Trieste, Museo

Revoltella, 05 giugno - 30 ottobre 2008) Trieste, a cura di R. Fabiani, M. Masau Dan, N. Zanni, 2008.

4 P. Karlsen, Le attività e i fermenti giovanili della città: un confronto

fra generazioni, pp. 151 - 152, in Trieste anni cinquanta, La città reale: economia, società e vita quotidiana a Trieste 1945 - 1954, Edizioni Comune

di Trieste, 2004.

5 Nel 1946 viene costituito il Circolo della Cultura e delle Arti con a capo

Giani Stuparich e a cui aderiscono fra gli altri anche gli artisti Marcello Mascherini e Carlo Sbisà, oltre che il sindaco Bartoli, che ne condivideva gli scopi: ravvivare la capacità critica di Trieste e rivendicarne

l'appartenenza all'Italia.

6 N. Zanni, Vernice in Riviste d'arte fra Ottocento ed Età contemporanea:

forme modelli e funzioni, a cura di G.C. Sciolla, Skira, Milano, 2003, p.

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7

ed è in risposta a questo sentimento che c'è un susseguirsi di inaugurazioni di nuove e moderne Gallerie d'arte. Nel periodo fra le due guerre per l'attività espositiva veniva messo a disposizione il Padiglione del Giardino Pubblico. Quando non fu più possibile farne uso l'esigenza di un luogo in cui esporre si fece presente più che mai e le esigenze espositive degli artisti si intensificarono. Riaprono così le gallerie "storiche" come la Galleria Michelazzi, in via San Nicolò 21, del 1904, e la Galleria Trieste di Mario Coscia, in viale XX Settembre 16 dal 1932. Si affacciano anche la Galleria Al Corso di Gennaro De Crescenzo in Corso Italia 22, la Galleria San Giusto in Corso Italia 11 e la Galleria la Strega di Riccardo Bastianutto in via San Maurizio 12, ma la svolta si ebbe con l'inaugurazione della Galleria dello Scorpione in via San Spiridione nel settembre del 19467, che cerca di renderla più

internazionale. Trieste, infatti, a causa della sua situazione politica, fino al 1954 è politicamente e culturalmente emarginata rispetto le altre città Italiane e ciò si ripercuote anche dal punto di vista artistico per il quale è vittima di formule del passato legate ad un paesaggismo che poco aveva a che fare con l'astrattismo di quegli anni8. Di questo processo di rivendicazione patriottica e svecchiamento dei retaggi artistici rimane emblematica la più importante e significativa per questo scopo, e quella che riuscì ad avere più risonanza, la Mostra Universitaria del 1953, in occasione della quale non solo i grandi maestri esposero ma, assieme ai critici, tennero anche un ciclo di conferenze sulle correnti artistiche.

7

Dualità: aspetti della cultura slovena a Trieste, catalogo della mostra

(Trieste, Palazzo Costanzi, marzo-aprile 1995) Trieste, Comune di Trieste Settore Attività Culturali, 1995, p.30.

8 G. Dorfles, Arte a Trieste dal Cinquanta al Settanta, pp. 4 - 13 in Anni

Fantastici. Arte a Trieste dal 1948 al 1972, catalogo della mostra (Trieste,

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8

L'intento della mostra è sia quello di attirare l'attenzione su Trieste e la questione triestina, chiamando a partecipare solo artisti Italiani per ribadire l'Italianità della città, sia cercare di mostrare al pubblico le novità in tema artistico e rimediare al provincialismo della zona. Il rettore dell'Università Rodolfo Ambrosino, uno degli organizzatori, nella prefazione del catalogo descrive così la mostra "In tempi che sono fortunosi, in Trieste tanto e in tanti sensi provata, la mostra e i corsi di critica della pittura Italiana contemporanea avranno un significato del tutto particolare. Saranno manifestazioni civili e composte di Italianità, perché la rassegna della pittura Italiana si compirà non altrove, ma proprio a Trieste. Saranno manifestazioni di serenità e di fiducia nei valori della cultura e dello spirito che, con sorprendente sebbene preordinato anacronismo, la cronaca meno distratta registrerà proprio in Trieste"9.

9

R. Fabiani, Esposizione nazionale e corso di critica della pittura Italiana

contemporanea. Genesi e motivi di un evento, pp. 33 - 45, in 1953: l'Italia era già qui. Pittura Italiana contemporanea a Trieste, catalogo della mostra

(Trieste, Museo Revoltella, 05 giugno - 30 ottobre 2008) Trieste, a cura di R. Fabiani, M. Masau Dan, N. Zanni, 2008.

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9

Lo stato dell'arte in città

Per capire la portata culturale delle nuove gallerie della città è utile sapere qual era la situazione artistica di Trieste tra fine Ottocento e la prima metà del Novecento, quali gli artisti, quali le correnti.

Gli artisti nati negli ultimi due decenni dell'Ottocento per continuare gli studi, dopo la Scuola per Capi d'arte dell'Istituto Industriale A. Volta, potevano scegliere se proseguire la loro formazione a Venezia, Vienna o Monaco, che fu la meta scelta dalla maggior parte. Ad attrarli era la commistione di tendenze quali impressionismo francese, simbolismo belga, pittura di paesaggio fiamminga e olandese, e la possibilità di imparare dai grandi artisti, non ultimo il direttore della scuola stessa, il barone Franz von Stuck. Inoltre Monaco "era la città mondana e godereccia di fine secolo" 10 . Anche Vienna ebbe un ruolo fondamentale nella

formazione degli artisti triestini negli anni della sua

Secession dal 1897, qui proseguono i loro studi ad esempio Vito

Timmel e Campitelli. "L'ambiente bavarese influì a lungo sulla cultura artistica triestina e sul tronco robusto del realismo e dell'impressionismo si innestarono elementi simbolisti e secessionisti" 11 . Importante influenza è anche quella della

"cultura del ritratto" che nasce con Svevo, ma anche grazie alla formazione monacense ed al verismo borghese. Testimoni ne

10 A. Tiddia, Impressionismo, simbolismo e secessioni: tra monaco e Vienna,

pp.18 - 22 in Il mito sottile. Pittura e scultura nella città di Svevo e

Saba, catalogo della mostra (Trieste, Civico Museo Revoltella, 26 ottobre

1991 - 30 marzo 1992) Comune di Trieste, Litografia Ricci, Trieste, 1991.

11 S. Molesi, Le frontiere del mito, pp.30 - 34 in Il mito sottile. Pittura e

scultura nella città di Svevo e Saba, catalogo della mostra (Trieste, Civico

Museo Revoltella, 26 ottobre 1991 - 30 marzo 1992) Comune di Trieste, Litografia Ricci, Trieste, 1991.

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10

furono Umberto Veruda, Isidoro Grunhut e Arturo Fittke. Si forma allora a Trieste qualcosa che non è definibile come una scuola, ma forse più come un insieme in cui personalità diverse si ritrovano a mediare fra la cultura nordica e centro europea, la tradizione veneta e le novità internazionali. "In armonia con lo spirito della città che non consente edonismi, la pittura più interessante che si sia fatta a Trieste è una pittura di psicologia, di contenuti" 12 . Sono proprio il ritratto e l'autoritratto a costituire i momenti più alti dell'arte dei triestini. Fra i migliori si ricordano Arturo Rietti, Adolfo Levier, Gino Parin e anche gli scultori Giovanni Mayer e Ruggero Rovan. Fra gli esempi più noti troviamo Il

ritratto di Svevo della pittrice Léonor Fini, Il ritratto di Saba di Vittorio Bolaffio e ancora L'autoritratto di Pietro Marussig13. Altro aspetto interessante riguarda i molti artisti che si dedicano alla cartellonistica pubblicitaria o all'arredamento per gli interni navali, come Zoran Music, Tranquillo Marangoni, Guido Marussig, Vito Timmel, Leopoldo Metlicoviz e Marcello Dudovich. Negli anni venti e trenta del Novecento a questa "scuola" triestina si aggiungono Carlo Wostry, Giovanni Zangrando, Bruno Coatto, Piero Lucano, Edgardo Sambo, Vittorio Bergagna e Romano Rossini. Importanti nello sviluppo artistico della città, non solo questi influssi, ma anche la presenza di collezioni come quella del barone Revoltella e i soggiorni studio in altri centri culturali Italiani messi a disposizione dal Concorso Rittmeyer14. Prima

12

E. Montale, Il Corriere della Sera, 18 dicembre 1953. 13 vedi Appendice.

14 per approfondimenti: P. Fasolato, In viaggio attraverso la modernità: da

Trieste a Venezia , pp. 22 - 25 in Il mito sottile. Pittura e scultura nella città di Svevo e Saba, catalogo della mostra (Trieste, Civico Museo

Revoltella, 26 ottobre 1991 - 30 marzo 1992) Comune di Trieste, Litografia Ricci, Trieste, 1991.

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11

della guerra sia i rapporti di Trieste con Venezia sia quelli con le accademie tedesche avevano fatto della città provinciale, una città dal "respiro europeo"15. "Dal dopoguerra in avanti la cultura secessionista è contestata e, in parte, superata dalle sparute avanguardie futuriste e costruttiviste, dalla linea "francesizzante" e dalle tangenze, più o meno scoperte, alla poetica novecentesca" 16 . Del filone

impressionista fauvista fanno parte Levier, Fonda, Bergagna, Rossini. Per quanto riguarda invece Piero Marussig, Sambo, Sbisà, Marchig, Stultus, Lannes e Finazzer vengono attirati dal "richiamo all'ordine" ma non dimentichi dell'esperienza simbolista e secessionista. Solo Bolaffio e Nathan approdano alla "desolazione fantastica" della pittura triestina 17 . Di conseguenza dalla seconda metà del secolo Trieste non ha più una specifica tradizione figurativa e la sua produzione culturale sarà dovuta esclusivamente al genio di alcune personalità come ad esempio quella di Marcello Mascherini che, originario di Udine, si forma a Trieste e ne diventa uno degli animatori artistici. Ma in questo senso vanno ricordati anche Ugo Carà, Dino Predonzani, Romeo Daneo, Renato Daneo, Nino Perizi, Gianni Brumatti, Federico Righi e Maria Lupieri18.

Inoltre, negli anni in cui si decidono le sorti di Trieste si intensificano i già solidi rapporti artistici fra Trieste e

15 G. Stuparich Trieste nei miei ricordi, Milano, 1948, p.9

16 S. Molesi, Le frontiere del mito, pp.30 - 34 in Il mito sottile. Pittura e

scultura nella città di Svevo e Saba, catalogo della mostra (Trieste, Civico

Museo Revoltella, 26 ottobre 1991 - 30 marzo 1992) Comune di Trieste, Litografia Ricci, Trieste, 1991.

17 S. Molesi, Le frontiere del mito, pp.30 - 34 in Il mito sottile. Pittura e

scultura nella città di Svevo e Saba, catalogo della mostra (Trieste, Civico

Museo Revoltella, 26 ottobre 1991 - 30 marzo 1992) Comune di Trieste, Litografia Ricci, Trieste, 1991.

18 N. Zanni, Le arti figurative in R. Finzi, C. Magris, G. Miccoli,a cura di,

Storia d'Italia. Le regioni dall'Unità a oggi. Il Friuli-Venezia Giulia,

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Venezia. Molti artisti giuliani vengono così invitati ad esporre in laguna, alcuni esempi sono l'esposizione di Guglielmo Grubissa, partigiano istriano, allestita al Museo Correr nel febbraio del 1946, le mostre di artisti triestini organizzate presso la Galleria del Cavallino di Carlo Cardazzo o ancora le personali di Levier e Lucano alla Galleria Sandri. L'interesse per gli artisti giuliani aveva chiari significati politici e di propaganda. E' anche per questo motivo che la

Mostra degli Artisti di 'Ca Pesaro, della primavera del 1946,

viene riproposta a Trieste qualche mese dopo: si sottolinea così l'appartenenza di Trieste alla zona triveneta19. Per merito dell'attenzione di cui godeva la città di Trieste, lo scambio diventa reciproco e molti artisti veneziani sono chiamati ad esporvi 20 . In generale, il rapporto con Cardazzo sarà molto

stretto con la Galleria dello Scorpione. Significativa, in questo senso, l'esposizione alla Galleria Cavallino dell'artista triestina Maria Lupieri presentata nel febbraio del 1948, e riproposta nell’aprile dello stesso anno allo Scorpione21.

19 G. Bianchi, 1946: la mostra degli artisti di 'Ca Pesaro da Venezia a

Trieste in Artisti in Viaggio, 900, Presenze foreste in Friuli Venezia Giulia, Itinerari Cafoscarina, 2011, pp. 302 - 320.

20 in particolare Emilio Vedova, che sarà più volte ospite delle galleria triestine.

21 G. Bianchi, Carlo Cardazzo e Trieste: alcuni episodi significativi <https://www.openstarts.units.it/bitstream/10077/12886/1/Bianchi_143-165.pdf>

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Accenno alla situazione slovena

Discorso a parte va fatto per gli artisti sloveni. Il territorio goriziano e la città di Trieste facevano parte del litorale Austriaco, questo territorio, per la cultura figurativa, rappresenta un punto di contatto fra la cultura artistica germanico gotica dell'Europa centrale, mediata dal territorio sloveno e quella latino mediterranea, mediata dalla vicinanza di Venezia22. A inizi Novecento queste contaminazioni

donano agli artisti del goriziano una situazione artistica ricca e vivace, a differenza di ciò che avviene a Trieste. Si pensi che alla prima esposizione di pittura slovena che viene allestita in questa città, nel 1907, non partecipano autori locali che, lontani per ragioni di studio, non avevano una attività espositiva a Trieste. Successivamente, dagli anni Venti agli anni Quaranta si assiste alla formazione di una nuova generazione di pittori sloveni, attivi nel secondo dopoguerra soprattutto, quali: Spacal, Cesar, Lukezic, Grom, Hlavaty, Saksida e altri che si trovano ad operare in un ambiente diverso da quello dei loro maestri. E' un ambiente nuovo e stimolante, e sono questi i pittori che "diventano nel secondo dopoguerra i protagonisti della vita culturale del nostro territorio e svolgono nel contempo anche la funzione di maestri e mentori delle nuove generazioni di artisti"23. Nel

dopoguerra la situazione cambia e Gorizia non rappresenta più un centro di produzione culturale e viene sostituito da

22 J. Vetrih, Arte del Novecento tra Italia e Slovenia, in Orizzonti dischiusi. Arte del '900 tra Italia e Slovenia, catalogo della mostra (Trieste, Salone degli Incanti, 21 aprile - 17 giugno 2012) Transmedia S.p.a. Gorizia, 2012. pp.28 - 46.

23 J. Vetrih, Arte del Novecento tra Italia e Slovenia, in Orizzonti dischiusi. Arte del '900 tra Italia e Slovenia, catalogo della mostra (Trieste, Salone degli Incanti, 21 aprile - 17 giugno 2012) Transmedia S.p.a. Gorizia, 2012. pp.40.

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Trieste, dove gli artisti rimangono a presidio e guida delle nuove generazioni, forse sperando in una favorevole soluzione dei confini a favore della Slovenia. Sono gli anni in cui tutti quegli artisti che avevano lasciato la città per la minaccia di confino da parte dei fascisti ne fanno ritorno: Sirk, Bucik, Hlavaty e Augusto Cernigoj in particolare, che fonda una scuola e contribuisce a formare molti artisti triestini. Torna anche Saksida e nel 1947, alla Galleria della Strega, allestisce una sua mostra personale. Ruolo simile a quello della Galleria dello Scorpione, che da voce agli artisti Italiani regionali e sloveni, è svolto fra 1980 e 1991 dalla Libreria triestina diretta da Franko Vecchiet, allievo di Cerngoj. Le esposizioni più importanti degli artisti sloveni di Trieste si svolgono fra 1950 e 1953 a Lubiana, nella Moderna Galerija, queste, sommate all'attività dello Scorpione, sono lo strumento, per artisti e amatori, attraverso il quale venire a conoscenza delle nuove tendenze artistiche e cercare il dialogo. Con l'annessione di Trieste nel 1954 si decreta la fine, seppur momentanea, di queste esposizioni di artisti sloveni di Trieste nell'allora Repubblica Jugoslava.24

24 J. Vetrih, Arte del Novecento tra Italia e Slovenia, in Orizzonti

dischiusi. Arte del '900 tra Italia e Slovenia, catalogo della mostra (Trieste, Salone degli Incanti, 21 aprile - 17 giugno 2012) Transmedia S.p.a. Gorizia, 2012. pp.28 - 46.

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Le riviste

Nella Trieste del secondo dopoguerra si assiste alla nascita di testate giornalistiche come è possibile registrare in poche altre città25. Oltre ad essere il primo mezzo di informazione, sono anche le complici dell'orientamento sociale e politico26. Non solo quotidiani, ma anche riviste di cultura. Prima fra tutte Vernice. Cronache d'arte, sostituito l'anno dopo con

Vernice. Rassegna d'Arte, è la rivista che si presenta a

Trieste nel giugno del 1946 con il suo primo numero. Il suo scopo è quello di informare i triestini riguardo le ultime novità culturali artistiche di Trieste e delle altre città Italiane 27 . Anche la rivista rientra nella campagna di rivendicazione della "appartenenza culturale della città al

25 ad esempio: Il Nostro Avvenire, portavoce del Governo militare jugoslavo; il Primorski Dnevnik inizia clandestinamente e poi diventa un giornale importante ancora attivo; Il Lavoratore, prima quotidiano comunista, poi settimanale; Il Corriere di Trieste rappresenta il fronte indipendentista, diretto da Carolus L. Cegoly fino al 1953 quando torna il nome della

precedente testata Giornale di Trieste, che dal 1954 riprese a chiamarsi Il Piccolo; Il Giornale Alleato, che pubblicava dalla sede occupata del Piccolo e diretto dal governo militare che ne controllava le notizie; i quotidiani dedicati alle forze armate come l'Union Jack; La Voce Libera; il Messaggero Veneto che, andando in stampa a Udine, non subiva gli stessi controlli degli altri giornali. Per approfondimenti vedi: R. Cepach, Rotativa cingolate.

Giornalismo triestino del secondo dopoguerra fra censura, battaglie

politiche e violenza, pp. 190, in Trieste anni cinquanta, La città reale: economia, società e vita quotidiana a Trieste 1945 - 1954, Edizioni Comune

di Trieste, 2004.

26

R. Cepach, Rotativa cingolate. Giornalismo triestino del secondo

dopoguerra fra censura, battaglie politiche e violenza, pp. 190, in Trieste anni cinquanta, La città reale: economia, società e vita quotidiana a

Trieste 1945 - 1954, Edizioni Comune di Trieste, 2004.

27 La presentazione della rivista del direttore Mattei sul primo numero di

Vernice: "Il programma di Vernice sarà molto semplice, come semplice vuol essere questo brano di presentazione. Dobbiamo però affermare che il nostro è un programma che, pur circoscritto alla pittura, non ha confini. Si

estrania da ogni forma fissa per dare contenuto e forma di dinamicità a tutte quelle manifestazioni che nascono con l'Arte e per l'Arte" in A. Mattei, Vernice, «Vernice», I, 1946, 1, p.1.

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resto d'Italia"28. Rimane attiva per solo quattro anni, durante i quali pubblica in tutto trentasette uscite mensili e approfondimenti monografici29. Gli argomenti trattati vanno dai puntuali aggiornamenti sulle gallerie triestine e veneziane, per allargare sempre più lo sguardo fino a quelle milanesi e romane. Parlando spesso anche di musica, teatro e cinema,

Vernice riesce a dare un vero e proprio panorama artistico

dell'Italia di quegli anni30. Non si voleva infatti concorrere alla chiusura di cui la città era stata vittima durante le due guerre ma, anzi, aiutare a riguardare a Trieste come ad un ponte fra culture, ad un punto di unione più che di divisione. La rivista inoltre collabora con diversi enti culturali quali l'Associazione delle Belle Arti, che ne assume il patrocinio, il Circolo di Cultura e Belle Arti, l'Associazione Amici dell'Arte Sacra e l'Associazione dei Collezionisti d'Arte, che danno un contributo attivo nella scelta degli argomenti e nella redazione degli articoli31. Nel 1949 esce l'ultimo numero della

rivista, a causa degli insorti problemi finanziari. La direzione si appella addirittura agli artisti al fine di proseguire con la redazione della rivista: si chiede ad ognuno di sovvenzionarla tramite la donazione di un quadro. Di donazioni ce ne furono moltissime, ma si risolse in un nulla di fatto. Oltre ai motivi finanziari la causa della chiusura della

28 N. Zanni, Vernice in Riviste d'arte fra Ottocento ed Età contemporanea:

forme modelli e funzioni, a cura di G.C. Sciolla, Skira, Milano, 2003. pp.

235 - 245.

29 Temi delle uscite monografiche di Vernice: Giovanni Bellini, Alessandro Magnasco e la più corposa sulla XXIV Biennale di Venezia.

30 N. Zanni, Vernice in Riviste d'arte fra Ottocento ed Età contemporanea:

forme modelli e funzioni, a cura di G.C. Sciolla, Skira, Milano, 2003. pp.

235 - 245.

31 Introduzione in M. Spezzigu, "Vernice" 1946 - 1949 panorama artistico

triestino nel dopoguerra, Tesi di laurea triennale in Scienze dei Beni

Culturali, Università degli Studi di Trieste, a. a. 2005 - 2006, relatore M. De Grassi, correlatore M. Lorber.

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rivista va ricercata nel trasferimento a Milano del triestino Garibaldo Marussi, critico d'arte, collaboratore e sostenitore della rivista 32 . Figura che ritroviamo alla direzione della rivista Le Arti, dal marzo del 1950. Garibaldo Marussi è triestino, nato a Fiume, e si trasferisce a Milano dove prosegue la sua attività di scrittore, giornalista e critico d'arte. Di Trieste non si dimenticherà mai e ne mantiene stretti i rapporti: nella rivista milanese non mancano le informazioni sulle gallerie di Trieste e sui principali artisti triestini come Mascherini, Righi, Perizi, Predonzani, Romeo e Renato Daneo e Spacal33. La rivista Le Arti nasce nel gennaio del 1950 con il nome di Bollettino La Spiga , la famosa galleria d'arte di Milano, e dal cui sottotitolo capiamo le intenzioni: Premi, concorsi, mostre, manifestazioni culturali. Lo scopo è quello di registrare tutte le attività artistiche man mano che vengono banditi i concorsi con l'attenzione a riportare le notizie in tempo per permettere agli artisti di partecipare. Tornando a Trieste, negli anni Cinquanta si assiste alla rinascita di una importante rivista di cultura:

Umana. E' nel 1951 che Aurelia Gruber Benco fonda la rivista Umana sulle orme di quella diretta dal padre, Silvio Benco, nel

corso del 1918. Le motivazioni che muovono la Benco sono forti come la "necessità di impedire che Trieste, ormai pedina politica in un partita fra nazioni, sprofondasse nell''immobilità e nel vittimismo"34. La rivista prosegue la sua

32 N. Zanni, Vernice in Riviste d'arte fra Ottocento ed Età contemporanea:

forme modelli e funzioni, a cura di G.C. Sciolla, Skira, Milano, 2003. pp.

235 - 245.

33 N. Zanni, "Le Arti" 1950 - 1976, Archivio delle riviste d'arte in Italia

tra Ottocento ed Età contemporanea, Eliotecnica, Trieste, 2005. pp.3 - 20.

34 P. Karlsen, Le attività e i fermenti giovanili della città: un confronto

fra generazioni, p. 151, in Trieste anni cinquanta, La città reale:

economia, società e vita quotidiana a Trieste 1945 - 1954, Edizioni Comune

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"militante" attività per ventidue anni, fino al 1973, durante i quali pubblica ben centotre fascicoli più una decina di numeri speciali nei quali si fa portavoce dei fermenti sociali che scuotono la città per una Trieste più contemporanea, più internazionale e finalmente Italiana35.

Dopo questa breve introduzione sull'atmosfera che permeava Trieste, segue l'analisi dell'attività artistica di ciascuna galleria d'arte dal 1946 al 1956.

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La Galleria d'arte Michelazzi e la Piccola Galleria

Michelazzi

La Galleria Michelazzi, nata nel 1904 dall'idea dell'esperto d'arte e "amico degli artisti"1 Giovanni Michelazzi, è stata la prima galleria ad avere un luogo fisso in cui esporre. Dall’anno della sua fondazione, la galleria ospita famosi artisti triestini fra cui Veruda, Rietti, Garzolini, Grimani, Fiumiani, Parin e Wostry2. Nel dopoguerra la sua attività va scemando in pochi anni, complice la morte del suo direttore, nel settembre per 1946 .“Il decano degli antiquari”3, Umberto

Michelazzi, figlio di Giovanni, che da molti anni dirigeva la la galleria in via San Nicolò4. Ne danno notizia giornali e

riviste d’arte che lo ricordano così: “impostosi nell’immediato dopoguerra del 1918, e affiancato dall’esperienza di suo padre, il Michelazzi allora fu l’antiquario in auge, e il suo negozio uno dei più importanti centri artistici locali.”5 Il Corriere di Trieste sottolinea, inoltre, di come la galleria, anche quando non fu più l’unica della città, rimase sempre un punto di riferimento per artisti e amatori, soprattutto per chi fra loro fosse antifascista. Umberto Michelazzi, infatti, “fu sempre avverso al regime”6. La sede di via San Nicolò 21, nel 1947, si vede affiancata nella sua attività espositiva dalla

1 Le gallerie d'arte Triestine, «Vernice», 1, 1946, pp. 4. 2 Ibidem.

3 La scomparsa di Umberto Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 3 settembre 1946, p. II.

4 E' morto Michelazzi, «Vernice», 4, 1946, pp. 11. 5 Ibidem.

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“succursale” Galleria Piccola Michelazzi di via Mazzini, 10. Ma già dopo il 1949 si perdono le tracce di entrambe le gallerie. Per quanto riguarda le esposizioni prevalgono le mostre personali di autori locali, intervallate da alcune collettive. Nel 1946 espongono in queste sale artisti quali Pietro Melecchi, il paesaggista Gianni Brumatti con delle marine7 e il pittore triestino Mario Lannes8, che registra un forte successo

grazie ai suoi paesaggi carsici dal forte temperamento pittorico9. Attiva anche nei mesi estivi, la galleria propone

una Mostra documentaria di storia e arte dell’Istria10 le cui parole chiave sono "storia, arte, economia, resistenza"11. Sono esposte carte geografiche, fotografie, diagrammi, ritratti e documenti della lotta partigiana che testimoniano l'alto livello di cultura e di storia della terra istriana. Nello stesso periodo è allestita anche la personale di Giuseppe Palanti, insegnante dell'Accademia di Brera da poco scomparso12 e una mostra dei Maestri dell'Ottocento dall'eccezionale importanza e vasta eco fra le manifestazioni della città 13 . Emergono le opere di Tranquillo Cremona, del Boldini e di Raffaele Facioli14. In agosto chiudono la stagione le opere di

Gonni e Bront 15 . Il pittore friulano Bront espone un'arte tradizionale e semplice che si apprezza per la sua spontaneità

7 Mostra Brumatti Galleria Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 6 febbraio 1946, p. II.

8 La mostra del pittore Lannes alla Galleria Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 6 maggio 1946, p. II.

9 Personale di Mario Lannes Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 12 maggio 1946, p. II.

10 Galleria Michelazzi. Storia ed arte dell'Istria in una mostra

documentaria, «Giornale Alleato», 4 Luglio 1946.

11 Ibidem.

12 Alla galleria Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 25 luglio 1946, p. II. 13 L'Ottocento alla Michelazzi, «Vernice», 3, 1946, pp. 12.

14 Ibidem.

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specialmente nel ritratto che fa della madre16. Il Gonni invece, pittore originale, presenta una cinquantina di opere fra tele e disegni17. La riapertura della stagione artistica della Galleria d'arte Michelazzi viene scossa dalla morte del suo direttore. L'anno viene concluso con una mostra natalizia di fine anno in cui sono coinvolti i più noti e cari artisti triestini. Con tendenze sia tradizionali che moderne espongono Levier, Brumatti, Rossini, Giordani, Perizi, Lucano, Carà, Bergagna e molti altri18.

Nel 1947 la Galleria continua la sua produzione con le personali di De Stradi, nelle cui opere si sente vibrare "un po' di quella serena malinconia, ch'è propria alla costa istriana"19, e di Ramiro Meng con circa venti quadri di barche e marine e quattordici acquarelli in cui esplora il tema della montagna 20 . Seguono le mostre di Guzzi e Pirandello e

l'avanguardistica Mostra di sei pittrici romane. Virgilio Guzzi e Fausto Pirandello sono "artisti di tendenze assai moderne e ligi alle più recenti e ardite poetiche"21. Presentano ritratti e nature morte, il primo si distingue nei ritratti, l'altro nelle "bagnanti". Il giudizio di Vernice su questa mostra della Galleria Michelazzi è molto positivo poiché ha in sé "un valore di grande attualità" 22 e presenta e rappresenta dei tipici

esponenti del Novecento pittorico. Dopo i pittori romani contemporanei, nelle sale della galleria sono ospitate anche le pittrici romane, sei in tutto, per le quali viene stampato

16 vedi Appendice.

17 Gonni alla Galleria Michelazzi, «Giornale Alleato», 30 Luglio 1946. 18 Galleria Michelazzi. Mostra natalizia di Triestini, «Il Corriere di Trieste», 24 dicembre 1946, p. II.

19 Galleria Michelazzi. La mostra De Stradi, «Il Corriere di Trieste», 13 marzo 1947, p. II.

20 Ramiro Meng alla Michelazzi, «Vernice», 10, 1947, pp.20 - 21 - 22.

21 Guzzi e Pirandello alla Michelazzi, «Vernice», 10, 1947, pp. 20 - 21 - 22. 22 Ibidem.

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22

anche un catalogo. Laura Bellini, Gemma d'Amico, Eva Fischer, Maria Letizia Giuliani, Liana Sotgiu e Clara Van23. Dal maggio

1947 l'attività espositiva della Galleria Michelazzi viene allargata alla Galleria Piccola Michelazzi, a due minuti a piedi l'una dall'altra. Così, mentre alla Michelazzi espongo i pittori veneziani e il Savelli, alla "Galleria Piccola" viene allestita una mostra di Adolfo Levier. Questa dualità si ripete in giugno e vede le opere di Pietro Melecchi alla Michelazzi e di Ugo Carà alla "Piccola". La mostra dei pittori veneziani riprende la vecchia tradizione della Michelazzi, proponendo artisti ben assortiti fra loro e di un "impressionismo piacevole"24. Espongono: Seibezzi, Bergamini, Zanutto, Correr e

Battaglia. E' il momento del giovane artista romano Savelli, allievo dello Scipione 25, che si presenta a Trieste con una

accurata serie di trenta quadri. Mentre alla Galleria Piccola riscuote vivo successo l'opera del grande maestro Adolfo Levier 26 . In giugno le stesse sale ospitano Ugo Carà che

presenta qualche scultura e molti disegni 27 e una mostra di inediti di artisti triestini dove si ammirano le ultime fatiche dei pittori Brumatti, Bergagna, Cappellato, Carà, Cocever, Levier e Rossini 28 . Mentre alla Michelazzi espone Pietro Melecchi con tele cupe e una gravità che “si rivolge

23 Sei pittrici romane alla Michelazzi, «Vernice», 10, 1947, pp. 20 - 21 - 22.

24 Galleria Michelazzi. Pittori veneziani, «Il Corriere di Trieste», 20 maggio 1947, p. FII.

25 Alla galleria Michelazzi. La mostra del Savelli, «Il Corriere di Trieste», 31 maggio 1947, p. II.

26 Alla Galleria Piccola la mostra di Adolfo Levier, «Il Corriere di Trieste», 23 maggio 1947, p. II.

27 Alla Galleria Piccola La mostra di Ugo Carrà, «Il Corriere di Trieste», 6 giugno 1947, p. II

28 Alla galleria Piccola inediti di artisti triestini, «Il Corriere di Trieste», 15 giugno 1947, p. II.

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esclusivamente al cervello”29. Chiude la stagione artistica 1946 - 1947, a luglio, la personale di Amalia Glanzman30, allestita

presso la Galleria Piccola. La pittrice è già conosciuta dal pubblico triestino grazie ad alcune sue mostre personali in città in cui esprime il suo modo di vedere il mondo e in particolare la Trieste che sta scomparendo31.

Per quanto riguarda il 1948 si può ipotizzare che la galleria si sia presa un anno sabbatico, non sono reperibili informazioni riguardo la sua attività e sembra essere dimenticata da quotidiani e riviste che fino a quel momento l'avevano attentamente seguita. Probabilmente non è ancora arrivato il momento di chiudere poiché fra primavera ed estate del 1949 "le Michelazzi" allestiscono ancora quattro mostre, tre alla Galleria Piccola e una alla "casa madre". In questi ultimi sprazzi di attività tornano artisti che erano già stati ospiti della Michelazzi nelle stagioni precedenti come Amalia Glanzman e Adolfo Levier. Espongono anche Carlo Walcher, Pedra Zandegiacomo e Piero Lucano. L'ultima notizia rintracciabile è relativa ad una mostra collettiva di artisti triestini nel giugno del 1949.

La storia della Galleria Michelazzi fa quindi parte della tradizione delle Gallerie di Trieste che, assieme alla Galleria Trieste, di qualche anno più giovane, ha aperto la strada alle nuove e decisamente più contemporanee gallerie artistiche della città del secondo dopoguerra.

29 Alla galleria Michelazzi. La mostra Melecchi, «Il Corriere di Trieste», 17 giugno 1947, p. II.

30 La mostra Ganzman, «Il Corriere di Trieste», 2 luglio 1947, p. II. 31 Ibidem.

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Ritagli di giornale

Figura 1 G. Bront, Mia madre

da Bront alla Michelazzi, «Vernice», 3, 1946, pp. 12.

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Cronologia dell'attività espositiva della Galleria Michelazzi (1904 - 1949)

ANNO ARTISTICO 1946 - 1947

GENNAIO 1946

MOSTRA DI PIETRO MELECCHI FEBBRAIO 1946

MOSTRA DI GIANNI BRUMATTI

Mostra Brumatti Galleria Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 6 febbraio 1946, p. II.

MAGGIO 1946 MOSTRA DI LANNES

La mostra del pittore Lannes alla Galleria Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 6 maggio 1946, p. II.

Personale di Mario Lannes Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 12 maggio 1946, p. II.

La mostra Lannes alla Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 16 maggio 1946, p. II.

LUGLIO 1946

MOSTRA DOCUMENTARIA DI STORIA E ARTE DELL'ISTRIA

Galleria Michelazzi. Storia ed arte dell'Istria in una mostra documentaria, «Giornale Alleato», 4 Luglio 1946.

MOSTRA DEL PALANTI

Alla galleria Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 25 luglio 1946, p. II.

Campitelli, Il Palanti alla Galleria Michelazzi, «Giornale Alleato», 28 Luglio 1946.

MOSTRA DELL'OTTOCENTO

Alla galleria Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 25 luglio 1946, p. II.

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AGOSTO 1946 MOSTRA DI GONNI

Gonni alla Galleria Michelazzi, «Giornale Alleato», 30 Luglio 1946.

MOSTRA DI BRONT

Bront alla Michelazzi, «Vernice», 3, 1946, pp. 12.

SETTEMBRE 1946

La scomparsa di Umberto Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 3 settembre 1946, p. II.

E' morto Michelazzi, «Vernice», 4, 1946, pp. 11.

DICEMBRE 1946

MOSTRA DI FINE ANNO

Mostra di fine anno alla Galleria Michelazzi, «Il Corriere di Trieste», 18 dicembre 1946, p. II.

Galleria Michelazzi. Mostra natalizia di Triestini, «Il Corriere di Trieste», 24 dicembre 1946, p. II.

MARZO 1947

MOSTRA DI DE STRADI

Galleria Michelazzi. La mostra De Stradi, «Il Corriere di Trieste», 13 marzo 1947, p. II.

MOSTRA DI RAMIRO MENG

Ramiro Meng alla Michelazzi, «Vernice», 10, 1947, pp.20-21-22.

APRILE 1947

MOSTRA DI GUZZI E PIRANDELLO

Galleria Michelazzi. La mostra Guzzi e Pirandello, «Il Corriere di Trieste», 3 aprile 1947, p. II.

Guzzi e Pirandello alla Michelazzi, «Vernice», 10, 1947, pp.20-21-22.

MOSTRA DI SEI PITTRICI ROMANE

Galleria Michelazzi. La mostra di sei pittrici, «Il Corriere di Trieste», 12 aprile 1947, p. II.

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Sei pittrici romane alla Michelazzi, «Vernice», 10, 1947, pp.20-21-22.

MAGGIO 1947

MOSTRA DI PITTORI VENEZIANI

Galleria Michelazzi. Pittori veneziani, «Il Corriere di Trieste», 20 maggio 1947, p. II.

MOSTRA DEL SAVELLI

Alla galleria MichelazzI. La mostra del Savelli, «Il Corriere di Trieste», 31 maggio 1947, p. II.

ALLA GALLERIA PICCOLA LA MOSTRA DI ADOLFO LEVIER

Alla Galleria Piccola la mostra di Adolfo Levier, «Il Corriere di Trieste», 23 maggio 1947, p. II.

GIUGNO 1947

MOSTRA DI PIETRO MELECCHI

Alla galleria Michelazzi. La mostra Melecchi, «Il Corriere di Trieste», 17 giugno 1947, p. II.

Pietro Melecchi alla Galleria Michelazzi, «Vernice», 13-14, 1947, p.30.

ALLA GALLERIA PICCOLA LA MOSTRA DI UGO CARA'

Alla Galleria Piccola La mostra di Ugo Carrà, «Il Corriere di Trieste», 6 giugno 1947, p. II.

ALLA GALLERIA PICCOLA MOSTRA DI INEDITI

Alla galleria Piccola inediti di artisti triestini, «Il Corriere di Trieste», 15 giugno 1947, p. II.

Alla Galleria Piccola, «Il Corriere di Trieste», 26 giugno 1947, p. II.

Alla Galleria Piccola Gianni Brumatti, «Il Corriere di Trieste», 2 luglio 1947, p. II.

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LUGLIO 1947

MOSTRA DI AMALIA GANZMAN

La mostra Ganzman, «Il Corriere di Trieste», 2 luglio 1947, p. II.

ANNO ARTISTICO 1949 MARZO 1949

ALLA GALLERIA PICCOLA LA MOSTRA DI AMALIA GLANZMAN APRILE 1949

ALLA GALLERIA PICCOLA MOSTRA DI ADOLFO LEVIER E CARLO WALCHER MAGGIO 1949

ALLA GALLERIA PICCOLA MOSTRA DI PEDRA ZANDEGIACOMO E DI PIERO LUCANO GIUGNO 1949

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La Galleria d'arte "Trieste"

La prestigiosa Galleria d'arte Trieste viene aperta nel 1932 da Mario Coscia1 in Viale XX Settembre, al numero 16, in un punto

strategico della città di Trieste: l'Acquedotto, in pieno centro, è il luogo che i triestini preferiscono per le loro passeggiate. Sin dai primi anni ha un folto catalogo di esposizioni che proseguono con vivacità anche negli anni del dopoguerra. E' la seconda per anzianità fra le gallerie triestine, la più antica è infatti la Galleria Michelazzi, in attività dal 1904. Il suo palinsesto prevede mostre di artisti triestini della contemporaneità e dei maestri dell'Ottocento, e non dimentica gli artisti sloveni di Trieste. L'intento del suo direttore è quello di far conoscere al pubblico di Trieste i migliori pittori Italiani. Fin dalla mostra inaugurale del pittore Ciro Garzolini, nel 1932, la galleria registra il "tutto esaurito". Nei suoi primi anni di attività le mostre che hanno riscontrato i maggiori successi sono quelle di Antonio Mancini, Emma Ciardi, Casciaro Bicchi, del Chini, del Lomi, del Raimonid, del Crafonara, del Landi 2, per citarne alcune. La

Galleria Trieste è stata e continua ad essere, nel decennio qui preso in considerazione, un passaggio importante per tutti i giovani e i più anziani artisti di Trieste, che li ha accompagnati nella loro crescita artistica. Inoltre va ricordato che è merito della Galleria se il Museo Revoltella3,

1 Mario Coscia (Novi Ligure, 1899- Trieste, 1952) di professione indoratore e negoziante in quadri.

2 Le Gallerie d'arte triestine, «Vernice», 3, p.10.

3 Il Museo Revoltella di Trieste viene fondato nel 1872 per volontà del barone Pasquale Revoltella (1795-1869) che rappresenta per la società triestina del XIX secolo uno dei personaggi più rappresentativi. Alla sua morte lascia tutti i suoi averi alla città di Trieste e, grazie alla larga

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dalla sua riapertura nel maggio del 1946, si è arricchito di nuove opere di De Chirico, di Ciardi, di Tosi, di Previati, fra i più noti. Fondamentale il ruolo della Galleria Trieste nei suoi primi anni di attività anche per aver aperto le porte di Trieste all'arte moderna Italiana con la mostra di De Chirico, Carrà, Sironi, De Pisis, Tosi, Soffici e Funi passata in sordina ma rivelatasi importante per gli anni a venire4.

L'attività della Galleria è fitta di eventi ed è quella che dal punto di vista economico naviga nelle acque migliori: proponendo arte più classica e più vicina al pubblico di collezionisti riesce a vendere molte più opere di una più rivoluzionaria Galleria dello Scorpione, che pur riscuotendo molto successo, non riesce ad affermarsi nel circuito di vendita. Spesso la Galleria Trieste presta le sue sale per le manifestazioni di associazioni artistiche come l'Associazione Belle Arti o l'Associazione Partigiani Giuliani che, ad esempio, nel gennaio del 1946, allestisce una Mostra di Belle

Arti il cui ricavato andrà alle vedove e agli orfani di

partigiani morti durante la guerra5. Un tema molto sentito in un

delicato momento storico. Proprio per questo gli organizzatori ci tengono a sottolineare che la mostra si terrà "in un rigido

disponibilità di fondi, le collezioni del museo vengono ampliate. Il primo direttore fu il pittore Augusto Tominz, dal 1872 al 1883, anno in cui venne sostituito dal figlio Alfredo, in carica fino al 1926. Segue la direzione di Edgardo Sambo dal 1929 al 1956 Nel 1963 il progetto di ristrutturazione viene affidato a Carlo Scarpa e si annette l'edificio vicino agli spazi del museo. Dal 1960 al 1989 il direttore in carica è Giulio Montenero.

L'ampliamento del museo viene completato negli anni Novanta, dopo gli interventi degli architetti Franco Vattolo e Giampaolo Bartoli.

Dal 1992 al 2015 la direzione passa a Maria Masau Dan. Il Museo conta circa 4000 mq con trecentocinquanta opere esposte. Ad oggi la direzione è affidata a Laura Carlini Fanfogna. In <http://www.museorevoltella.it/museo.php

situato nel centro di Trieste> 4 Ibidem.

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clima d'arte"6, e che tutti gli artisti, "di qualunque tendenza, nazionalità e credo politico"7, sono invitati a partecipare. Lo

stesso concetto ritorna nella recensione che viene data della mostra nelle colonne de Il Corriere di Trieste che, oltre a giustificare la qualità non sempre altissima dei quadri esposti trattandosi della prima mostra sociale organizzata per la città e le sue vittime, scrive di come ora più che mai l'arte non debba essere politica: "non conosce assolutismi, non tollera imposizioni. L'arte vera non guarda alla fede di nascita né alla nazione a cui appartiene l'artista" 8 . Una esposizione

significativa, quindi, per il forte impatto sociale come simbolo di conforto e vicinanza alle famiglie delle vittime, non come presa di parte politica. Anche nella seconda metà di gennaio è l'Associazione partigiani Giuliani ad organizzare una mostra, del partigiano 9 , alla Galleria Trieste. In questa

occasione sono presentate opere di pittura e scultura dei migliori artisti locali e viene redatto anche un catalogo delle settantotto opere esposte, la cui prefazione è affidata all'artista Maria Lupieri10, che spiega così la sentita adesione

"il significato di questa lotta trascende quelle che possono essere delle fedi particolari e crea un legame umano basato su comuni lutti e comuni esperienze di sangue" 11 . Alla mostra,

della durata di circa una settimana e che regista una sostenuta affluenza fra uomini politici, partigiani, giornalisti e

6 Ibidem. 7 Ibidem.

8 Minus, Nel Mondo dell'arte. Affermazioni e approvazioni: recensione della

mostra collettiva tenuta alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 5

gennaio 1946, p. II.

9 La mostra del partigiano alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 26 gennaio 1946, p. II.

10 La mostra d'arte del partigiano inaugurata alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 29 gennaio 1946, p. II.

11 La mostra del partigiano alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 3 febbraio 1946, p. II.

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amatori, si ammirano le opere di ben ventisei artisti: Augusto Borghetti, Milko Bambic, Giulio Castagna, Augusto Cernigoi , Giuseppe Cesar, Checchi, Riccardo Colonni, Giovanni Craglietto, Paolo Cumar, Mario Girolimini, Roberto Hlavaty, Lauri Laghi, Rinaldo Luigi Lotta, Piero Lucano, Maria Lupieri, Giuseppe Moro, Luigi Pampanini, Celeste Pertot, Mario Rebez, Guglielmo Samuel, Semedelli, Luigi-Lojze Spacal, Duilio Svara, Adolaire Plisnier e Sergio Stocca12. Come quella precedente si impone per il suo significato sociale, di collante in una città divisa, ma che si discosta da rivendicazioni di ogni sorta. L'organizzazione delle mostre viene anche affidata al Circolo della Cultura e delle Arti che, nel febbraio 1946, allestisce una Mostra di pittura Italiana contemporanea con l'intento di presentare le due ultime generazioni artistiche da Modigliani a Vedova13. Alla mostra, fra le più importanti finora organizzate

a Trieste, espongono con una ottantina di opere trentatré artisti del calibro di Modigliani, Morandi, De Pisis, Carrà, De Chirico, Rossi, Tosi, Campigli, Semeghini, Casorati, Scipione, ma anche Birolli, Santomaso, Guttuso, Vedova, Afro, più alcuni triestini Marussig, Bolaffio, Nathan, Righi. Ad aprire la mostra il discorso di Giani Stuparich, presidente del neonato Circolo della Cultura e delle Arti14, che ha ringraziato per la

possibilità di ospitare a Trieste, prima che altrove, una mostra di tale livello. A detta di Stuparich, infatti, quello della mostra è "il linguaggio infuocato e sereno dell'arte, il

12 La mostra d'arte del partigiano inaugurata alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 29 gennaio 1946, p. II.

13 Pittura moderna Italiana presso la Galleria Trieste e sotto gli auspici

del circolo della cultura e delle arti, , «Il Corriere di Trieste», 27

febbraio 1946, p. II.

14 costituitosi a febbraio del 1946 con lo scopo di "riunire tutte le forze presenti e attive nel campo della cultura, al di là da ogni giuoco politico, promuovendo molteplici attività: conferenze, concerti, mostre d'arte,

pubbliche letture, ecc." da La costituzione del Circolo della Cultura e

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33

linguaggio che fa superare pregiudizi di classe, barriere di classe, urti nazionali" 15 . Fra gli invitati visti

all'inaugurazione: Santomaso e Giuseppe Marchiori. L'ingresso è di dieci lire e il ricavato servirà ad acquistare un quadro, fra quelli esposti, e donarlo alle collezioni del Museo Revoltella, in previsione della sua prossima riapertura 16 . Nonostante il successo registrato non mancano commenti negativi soprattutto per quanto riguarda il poco spazio in cui sono state disposte le innumerevoli tele, tele che oltretutto possono risultare di difficile comprensione ad un pubblico non esperto17 . A fine marzo, sotto gli auspici dell'Associazione Belle Arti di Trieste 18 , viene organizzata una mostra

retrospettiva degli artisti triestini scomparsi che hanno lasciato una traccia indelebile nella loro città e non solo. Sono esposte opere di Veruda, Wostry, Grimani, Parin, Miceu, Garzolini e Fiumani ad esempio. L'inaugurazione, fissata per il 23 marzo 19 , è aperta dal discorso del professor Campitelli,

presidente dell'Associazione, durante il quale invoca "la fortificazione dello spirito umano attraverso alla sublimazione dell'arte"20. Delle ottantacinque opere esposte viene redatto

anche un catalogo21, curato dal "fascista e collaboratore"22 Elio

15 L'esposizione di pittura moderna Italiana alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 2 marzo 1946, p. II.

16 Riaprirà dopo tre anni di chiusura forzata il 15 maggio del 1946 da Il

museo Revoltella si riapre al pubblico, «Il Corriere di Trieste», 15 maggio

1946, p. II; Il Museo Revoltella è stato riaperto, «Vernice», 1, 1946, p.3 - 4.

17 La pittura moderna Italiana alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 13 marzo 1946, p. II.

18 Inaugurazione alla Galleria Trieste di una mostra retrospettiva sugli

artisti triestini scomparsi, «Il Corriere di Trieste», 21 marzo 1946, p. II.

19 Inaugurazione mostra retrospettiva: si ricorda che oggi è il giorno

d'apertura, «Il Corriere di Trieste», 23 marzo 1946, p. II.

20 La retrospettiva dei pittori triestini alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 25 marzo 1946, p. II.

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Predonzani, come scrive il Corriere. Allontanandosi poi dalle scottanti problematiche sociali, la Galleria Trieste presenta in aprile una Mostra decorativa e di grafica pubblicitaria allestita dagli studi di pubblicità Sata e Segno23. A questa

segue nella seconda metà del mese la Mostra fotografica

americana, voluta dall'Allied Information Service 24 che con fotografie della popolazione e dei paesaggi, con cartine geografiche e diagrammi, dipinti da alcuni artisti triestini, presenta "il sorgere, lo sviluppo ed il successo di quel grande esperimento politico e sociale che è rappresentato dagli Stati Uniti d'America" 25 . Ma è a giugno che viene organizzata una mostra davvero significativa, la Mostra degli artisti di Ca

Pesaro, nella quale sono esposte più di cento tele fra pittura

e scultura26. Seguono le tre personali di artisti fra loro molto

diversi, ovvero il Lotta, Federico Righi ed Emilio Vedova 27.

Contrariamente all'uso la Galleria Trieste prosegue la sua programmazione anche durante i mesi estivi allestendo le tre personali di Stracca, Carena e Grubissa fra luglio ed agosto. Lo Stracca viene descritto come "uno strano artista fin de siècle" 28 che non si lascia trasportare dalle mode. Felice

Carena, il grande pittore, allestisce invece una intima mostra delle sue ultime produzioni occupando tutte le sale della

22 La retrospettiva dei pittori triestini alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 25 marzo 1946, p. II.

23 L'inaugurazione della mostra decorativa alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 11 aprile 1946, p. II.

24 organo del Governo Militare Alleato.

25 Mostra fotografica americana alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 21 aprile 1946, p. II.

26 Gli artisti di Ca Pesaro, «Il Corriere di Trieste», 8 giugno 1946, p. II. 27 Galleria d'arte Trieste Lotta Righi Vedova oggi alle 11 si inaugurano le

personali, «Il Corriere di Trieste», 16 giugno 1946, p. II; Galleria d'arte Trieste Lotta Righi Vedova, «Il Corriere di Trieste», 25 giugno 1946, p. II.

28 Galleria Trieste Mostra Stracca, «Il Corriere di Trieste», 14 luglio 1946, p. II.

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35

Galleria29. La rivista Vernice, uscita con il primo numero il mese precedente, parla diffusamente della mostra e dell'autore tracciandone una breve biografia per inquadrare le quaranta tele esposte alla mostra nella strada artistica percorsa dal Carena30. Riporta nei numeri successivi anche il successo della

mostra dell'acquarellista Guglielmo Grubissa che espone circa un centinaio di acquarelli di Trieste e dell'Istria definendo la sua rassegna un "documentario pittorico" 31 di una Trieste vecchia e nuova. La scelta dell'artista si rivela più che mai corretta ed incontra il favore del folto pubblico, "mezza Trieste è passata davanti gli acquarelli di Grubissa"32, che apprezza le cose semplici e umane. Con questo successo la Galleria Trieste chiude la stagione artistica 1945 - 1946.

A settembre del 1946 riprende la programmazione del nuovo anno artistico con un'altra personale, questa volta di uno dei maestri dell'arte triestina: Adolfo Levier. L'attesissima mostra presenta al pubblico triestino una ottantina di opere, di cui la maggior parte di recente fattura33, di "questo nobile artista, che attraverso varie e tormentose esperienze è riuscito a conquistare uno stile proprio e inconfondibile"34.

L'altra metà del mese è invece dedicata ad un artista più contemporaneo e rivoluzionario, Luigi-Lojze Spacal. Leggiamo da

Il Corriere di Trieste che "sarà certamente una mostra di

natura quasi polemica e importantissima" 35 soprattutto in

riferimento all'apprezzamento di cui gode l'artista presso il

29 La "vernice" in onore di Carena alla Galleria Trieste, «Il Corriere di Trieste», 24 luglio 1946, p. II.

30 Felice Carena alla Galleria Trieste, «Vernice», 2, 1946, pp. 3.

31 Il successo di Grubissa alla Galleria Trieste, «Vernice», 4, 1946, pp. 11. 32 Ibidem.

33 La mostra Levier, «Il Corriere di Trieste», 3 settembre 1946, p. II. 34 L'apertura della Mostra Levier, «Il Corriere di Trieste», 6 settembre 1946, p. II.

35 La prossima mostra di Luigi Spacal, «Il Corriere di Trieste», 16 settembre 1946, p. II.

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difficile ambiente milanese. In ottobre vengono organizzate ben tre mostre personali di Filippo De Pisis, Gino de Finetti e Alessio Issupof. La personale di De Pisis 36 si inserisce all'interno di una nuova rassegna che Mario Coscia, il proprietario della Galleria Trieste, ha voluto inaugurare: un "Salon" d'arte moderna in cui accogliere i grandi nomi della pittura moderna. Questa di ottobre è la prima e in quanto mostra di De Pisis è già di per sé un avvenimento per una città come Trieste. Gino de Finetti torna dopo anni ad esporre a Trieste37 e lo fa con una mostra di una cinquantina di tele e

disegni 38 da lui stesso allestita e presentata. Ne parla in prima persona anche sulla rivista Vernice39. In novembre vengono presentate una mostra collettiva di undici artisti friulani40 e una doppia personale di Zoran Music e la Cadorina41. Il primo,

già noto al pubblico triestino, aveva esposto l'ultima volta nel 1944 prima di essere deportato in Germania, è di origine goriziana, mentre la seconda è una giovane pittrice veneziana che ha già esposto alcuni disegni in città durante una mostra collettiva alla Galleria dello Scorpione 42 . Anche dicembre è

pensato per ospitare due diverse esposizioni: nella prima metà del mese alla Galleria Trieste è ospitata una personale di disegni del giovane triestino Nino Perizi 43 ; mentre nella

seconda metà è allestita la Mostra di Natale con opere

36 L'apertura del "Salon" con una personale di De Pisis: un "salon" di arte

moderna all'interno della Galleria d'arte Trieste, «Vernice», 5, 1946, pp.

10.

37 Alla Galleria Trieste una mostra di Gino de Finetti, «Il Corriere di Trieste», 16 ottobre 1946, p. II.

38 Gino de Finetti, «Vernice», 6, 1946, pp. 12.

39 Gino de Finetti alla Galleria Trieste, «Vernice», 5, 1946, pp. 11.

40 Undici artisti friulani alla Galleria Trieste, «Vernice», 6, 1946, pp. 10. 41 Alla Galleria Trieste: Music e la Cadorina: annunciata mostra per

novembre, «Vernice», 6, 1946, pp. 11.

42 Music e la Cadorina alla Trieste, «Vernice», 7, 1946, pp. 12.

43 Alla Galleria Trieste la mostra di Nino Perizi, «Il Corriere di Trieste», 7 dicembre 1946, p. II.

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37

principalmente di soggetto sacro di Pulvirenti, Meng e Dzigurski44. Dopo ben ventuno mostre si chiude l'anno per la

Galleria Trieste.

Il 1947 riparte a pieno regime presentando al pubblico di Trieste due mostre al mese, ad esempio in gennaio espongono l'eclettico Ugo Casilister45 e il pittore e incisore Giuseppe Viviani con venti incisioni46 con le quali si dimostra essere,

assieme al Morandi e al Bartolini, fra i migliori esponenti della contemporanea incisione. In febbraio la Galleria ospita le quarantotto opere del pittore veneziano Guido Cadorin 47 e

dieci lavori in pietra più alcuni disegni della scultrice goriziana Sylvia Bernt, di cui uno, l'"Autoritratto", acquistato dal Museo Revoltella48. Seguono poi le esposizioni di sette pittori veneziani che sanno di un "nostalgico tuffo nel passato"49 e la personale di Antonio Furlan che dopo ben sette

anni di assenza torna nelle gallerie cittadine con trenta opere 50 . In aprile viene inaugurata la Rassegna d'arte

contemporanea che si prefigge lo scopo di offrire al pubblico

di Trieste un panorama sull'arte Italiana con sì artisti noti, ma in nuove vesti51. Si susseguono poi varie personali piuttosto

discordanti fra loro, espongono Marcello Dudovich52, l'Anzil, il

44 Alla Galleria Trieste Pulvirenti - Dzigurski - Meng, «Il Corriere di Trieste», 21 dicembre 1946, p. II.

45 Alla Galleria Trieste la mostra di Ugo Casilister, «Il Corriere di Trieste», 15 gennaio 1947, p. II.

46 La mostra di G. Viviani, «Il Corriere di Trieste», 22 gennaio 1947, p. II. 47 Alla Galleria Trieste Mostra del pittore Cadorin, , «Il Corriere di

Trieste», 15 febbraio 1947, p. II.

48 La scultrice Bernt alla Galleria Trieste, «Vernice», 9, 1947, pp. 15. 49 Galleria Trieste. Sette pittori veneziani, «Il Corriere di Trieste», 8 marzo 1947, p. II.

50 Alla Galleria Trieste. Una personale di Antonio Furlan, «Il Corriere di Trieste», 20 marzo 1947, p. II.

51 Alla Galleria Trieste. Rassegna d'arte Contemporanea, «Il Corriere di Trieste», 5 aprile 1947, p. II.

52 Galleria Trieste. La mostra di Dudovich e di altri, «Il Corriere di Trieste», 16 aprile 1947, p. II.

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