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CAPITOLO II DA CHICAGO A CHICAGO NOIR

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Academic year: 2021

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CAPITOLO II

DA CHICAGO A CHICAGO NOIR

In questo capitolo presenterò i tratti principali della città dove sono ambientati i racconti che ho tradotto; inoltre, ho dedicato una piccola parte alla biografia dei singoli autori, in particolare dell’editore di Chicago Noir, Neal Pollack, e alla presentazione generale dei racconti.

2.1 CHICAGO

“It is hopeless for the occasional visitor to try to keep up with Chicago. She outgrows his prophecies faster than he can make them” – Mark Twain, Life on the Mississippi, 1883.

La città di Chicago nasce grazie a Jean-Baptiste Pointe du Sable, un haitiano di origini francesi che, dopo essersi stabilito sul fiume Chicago intorno al 1770, sposa una donna dei Potawatomi, una tribù indiana che aveva spodestato precedenti popolazioni pellerossa native che vivevano in quella zona.1

Il nome Chicago deriva proprio da un termine Potawatomi, checagou o checaguar, che significa cipolla selvatica, che cresceva proprio lungo il lago Michigan e questo le costò l’aggettivo di puzzolente.2 Da sempre elemento importante per la cultura e la vita di questa metropoli, il lago Michigan è uno dei cinque grandi laghi dell’America del Nord, di origine glaciale, nonché uno dei più grandi laghi del mondo. Non a caso questa città è conosciuta con l’appellativo di «città del vento». In realtà, il motivo reale non sembra essere tanto questo, quanto un fatto storico realmente accaduto: sembra, infatti, che nei primi anni di adesione dello stato dell’Illinois agli Stati Uniti, un deputato di Chicago si sia particolarmente distinto al Congresso per la sua eloquenza

1 Er Cicerò, Le Guide di Supereva, (2011),

<http://guide.supereva.it/usa/interventi/2002/01/85922.shtml>, 2 marzo 2014. 2

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impetuosa tanto da far meritare a tutti i politici di Chicago l’aggettivo di windy, poi diventato appellativo per tutta la città.3

È la più grande città dell’Illinois, una delle più avanzate da un punto di vista economico e architettonico: è stata la prima città a costruire un grattacielo, nel 1885. La sua costruzione, però, rimarrà per sempre legata a uno degli avvenimenti più dolorosi per la città, conosciuto come il grande incendio dell’8 ottobre del 1871, a causa del quale centinaia di persone persero la vita. La tradizione vuole che la causa dell’incendio sia stata una mucca che, calciando una lanterna, l’avrebbe fatta cadere su del fieno e il diffondersi delle fiamme è stato dovuto al fatto che la maggior parte degli edifici erano costruiti in legno, per il vento che soffiava verso nord-ovest e la grande siccità di quei giorni.

La città cercò subito di rimettersi in piedi e oggi la sua architettura è fatta soprattutto di grattacieli, che formano il centro città, chiamato Loop.

Inoltre, vale la pena ricordare che Chicago è stata soprannominata «la Città dei ponti», dato che se ne trovano più di cinquanta, anche mobili, che permettono la navigazione via fiume, fattore che ha permesso un grande sviluppo nel settore dei trasporti.

Oltre a essere in continua evoluzione, è una città multiculturale a tutti gli effetti. Da sempre vi abitano varie etnie; si parlano più di trecento lingue e le varie popolazioni presenti, in particolare afroamericani e latinoamericani, coabitano in maniera civile, anche se non è sempre stata questa la realtà dei fatti: nei primi anni del ’900 i problemi razziali erano all’ordine del giorno.

La Chicago che più volte ci è stata rappresentata in romanzi o film è quella dei primi del ’900, la Chicago del proibizionismo, dei crimini, dei gangster, in particolare di Al Capone, noto gangster italo-americano. Conosciuto come Scarface per una cicatrice sulla guancia, si ricorda, tra i vari colpi mandati a segno, per il massacro di San Valentino del 1929, quando vennero uccisi sette uomini della banda di Bugs Moran, rivale nel controllo della città e del mercato degli alcolici. Inizia la sua attività di mafioso come guardia del corpo di John Torrio, che lascia la sua attività ad Al Capone nel 1924, dopo essere rimasto

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Piero Scaruffi, (2011), <http://guide.supereva.it/usa/interventi/2002/01/85924.shtml>, 2 marzo 2014.

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ferito in un’imboscata. L’arrivo di Scarface rompe gli equilibri fra le bande preesistenti e già nel 1928 ha il controllo su Chicago per il gioco d’azzardo, lavanderie e tintorie e recluta nuovi adepti tra l’Unione Siciliana, che al tempo aveva una forte influenza sull’amministrazione municipale. Tre anni dopo, il governo di Chicago si rende contro che Al Capone rappresenta una minaccia ancora più forte della mafia in Sicilia. Questo criminale è rimasto nella storia anche grazie a molti film, quali i due Scarface, rispettivamente di Howard Hawks e Brian de Palma, quest’ultimo regista anche di un altro film legato alla figura di Al Capone, The Untouchables.

Chicago è sempre stata conosciuta per essere una delle città con il maggior tasso di criminalità e, per questo, si parla ancora della Chicago Outfit, espressione usata dalla stampa statunitense per fare riferimento a un’organizzazione criminale nata in questa città, inizialmente come sindacato, nel 1910. Questa perde potere negli anni ’80, quando si iniziano a scoprire i rapporti tra i diversi criminali, ma ancora oggi, comunque, è un’organizzazione diffusa sia in America che in Italia.

La realtà criminale è ciò che caratterizza alcuni dei racconti di Chicago Noir, Goodnight Chicago and amen, Marty’s drink or die club o The Great Billik, da me scelti proprio perché rappresentano la parte più oscura di questa città.

Ma questa è anche la città dello sport: qui vi sono alcune tra le più importanti squadre di baseball, football e basket. È stata nominata per tre volte la Città dello sport, nel 2003, 2006 e 2010 da Sporting News, magazine e sito di sport americano. Nel campo del baseball le due squadre più importanti sono i Chicago Cubs e i Chicago White Sox, che ricorrono nel racconto di Adam Langer, Bobby Kagan knows evertyhing.

Chicago è anche la patria del Jazz, forma musicale contemporanea nata a New Orleans negli anni ’20 del secolo scorso per mano delle comunità afroamericane; è legata a un’abitudine degli schiavi neri di esprimere le proprie emozioni mentre lavorano, con quelle che sono state chiamate work songs, o mentre pregano, gli spirituals. Tra il 1910 e il 1920 molti afroamericani migrano in America, attratti da migliori guadagni, e portano con sé anche questa tradizione musicale a New Orleans. La tradizione vuole che il jazz sia

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nato e si sia sviluppato nei locali di Storyville, quartiere a luci rosse che è stato chiuso nel 1917 e dove ogni sera si esibiva un musicista diverso. In realtà questa non è la versione originale ma in molti continuano a credere che sia la verità sulla sua diffusione. La meta preferita da questi musicisti era proprio Chicago dove si è creata anche una delle più importanti scuole di jazz e dove ogni anno, in agosto, si tiene un festival del jazz. È interessante notare che questo genere si è sviluppato in modi diversi tra le comunità di bianchi e neri: tra i primi, il jazz ha acquistato un carattere più tumultuoso, agitato, come quello suonato nei night, mentre tra i secondi ha mantenuto il suo essere semplice e “contadino”. Joe Meno, nel suo racconto, ci nomina alcuni fra i musicisti jazz più importanti, come Miles Davis e Duke Ellington.

Ma Chicago è anche la patria del blues, anche questo legato alla condizione di schiavitù delle comunità nere nelle piantagioni di cotone nelle regioni del sud degli Stati Uniti. La storia vuole che sia nato intorno al 1870, come forma di denuncia di questa situazione da parte delle comunità di neri. Il dolore e la speranza per un futuro migliore sono le fonti d’ispirazione per il blues, che viene descritto come «musica sociale, realista e considerato musica di vita.»4 Chicago ha trasformato il blues tradizionale in blues cittadino, più violento, facendolo così emergere e diffondendolo a tutto il pubblico americano.

James Sallis, noirista americano, ha paragonato il blues al noir affermando che:

«Il noir è la nostra tragedia. Una tragedia ben diversa da quella del teatro classico, che parla delle nostre piccole vite, marginali, agitate… il noir ha il suono del blues americano, la sua stessa energia e la capacità di essere popolare e di far suonare la realtà.»5

Ecco che Chicago viene considerata da molti l’America per eccellenza, più che New York o qualsiasi altra città americana e proprio per questo vorrei aggiungere delle parole di un giornalista americano, Peter V. Bella:

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Piero Scaruffi, (2002), <http://www.scaruffi.com/vol1/cpt2.html>, 2 marzo 2014. 5 Luca Crovi, Noir-Istruzioni per l’uso, (Milano: Garzanti Libri, 2013), cap. 33, 8.

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«Chicago is the heart of America. It is the quintessential American city. We do not fear. When the going gets rough we work harder, we innovate, we rebuild, retool, and we survive. Chicago knows how to rebuild and innovate.»6

E ancora:

«Chicago is the heart of architecture, art, fashion, design, culinary excellence, industry, entertainment, and a host of other societal benefits. No matter where you come from, no matter who you are or your station in life, no matter what you are, Chicago only respects one thing. Hard work. Chicago's history is based on hard work. Its success stories are based on hard work. That has been the history and wonder of Chicago. Hard work earns you respect.»7

2.2. CHICAGO NOIR

Chicago Noir nasce da un’idea di Neal Pollack che vuole mostrarci l’altra faccia di Chicago: non è la Chicago dei giardini verdeggianti, tanto meno dei grattacieli e dei ponti che si innalzano su di essa. Questa è la città dei criminali e dei killer.

È interessante notare che ogni storia presentata nella raccolta è fortemente legata a questa città, ogni piccolo luogo o abitudine deve essere analizzato tenendo in considerazione l’ambientazione; tutto questo è stato possibile grazie al lavoro di Neal Pollack, in particolare, e dei suoi collaboratori, molti dei quali hanno vissuto proprio in questa città.

Di seguito elenco i titoli dei racconti presenti nella raccolta:

Goodnight Chicago and Amen, Luciano Guerriero The Gospel of Moral Ends, Bayo Ojikutu

Dear Mr. Kleczca, Peter Orner

6 Peter Bella, Interesting Chicago, (24 luglio 2013), <http://www.chicagonow.com/interesting-chicago/2013/07/chicago-is-the-heart-of-america/> , 7 marzo 2014.

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XXIX The Near Remote, Jeffery Renard Allen Destiny Returns, Achy Obejas

The Great Billik, Claire Zulkey

Maximilian, Alexai Galaviz-Budziszewski All Happy Families, Andrew Ervin

Monkey Head, M.K. Meyers Zero Zero Day, Kevin Guilfoile Arcadia, Todd Dills

Alex Pinto Hears the Bell, C.J. Sullivan Pure Products, Daniel Buchman Death Mouth, Amy Sayre-Roberts Like a Rocket With a Beat, Joe Meno Marty’s Drink or Die Club, Neal Pollack Bobby Kagan Knows Everything, Adam Langer The Oldest Rivalry, Jim Arndorfer

In alcuni dei racconti presentati, vi sono riferimenti a personaggi o eventi che fanno parte della storia di Chicago; vorrei soffermarmi su due di questi che ricordano fatti importanti.

Il primo è Dear Mr Kleczka: è un racconto breve, di cinque pagine, in cui il protagonista Nathan Leopold, rinchiuso in un carcere, risponde a tutte le lettere che gli vengono inviate. A una prima lettura può sembrare una storia banale ma, se ci documentiamo, scopriamo che Nathan Leopold è stato un famoso criminale di Chicago condannato a trentatré anni di carcere per aver ucciso un quattordicenne, insieme al suo complice Richard A. Loeb. Questa vicenda sconvolse l’opinione pubblica, non soltanto per la brutalità ma anche per la mancanza di rimorso da parte dei due assassini, tanto che la stampa lo definì il delitto del secolo. La loro storia è stata spunto per numerose opere teatrali e cinematografiche, come il film Frenesia per delitto, del 1959, con Orson Welles.

In Destiny Returns, invece, si ricorda l’esodo di Mariel, avvenuto tra il 15 aprile e il 31 ottobre 1980, quando migliaia di cubani emigrarono verso gli Stati

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Uniti, autorizzati dallo stesso governatore cubano, Fidel Castro. Anche questo episodio storico viene ricordato nel mondo del cinema o della letteratura, per esempio nel film Scarface.

2.3. AUTORI DEI RACCONTI TRADOTTI

Neal Pollack nasce nel 1970 e si laurea in giornalismo alla Northwestern University. Dal 1993 al 2000 lavora come giornalista per il Chicago Reader, occupandosi della rubrica Petty Crime, dedicata a reati minori. Il Chicago Reader è un settimanale statunitense nato nel 1971 da un’idea di Robert A. Roth ed è composto anche da varie sezioni culturali, quali cinema e teatro.

Autore di tre libri di satira, di The Neal Pollack Anthology of American Literature e il racconto rock’and’roll Never Mind the Pollacks, Pollack è un collaboratore di Vanity Fair per una sezione satirica e di Nerve, mensile per Discovery Publication, per la sezione Bad Sex with Neal Pollack.

I suoi altri lavori sono:

The Neal Pollack Anthology of American Literature (2002)

Beneath the Axis of Evil, One’s Man Journey Into the Horrors of War (2003) Never Mind the Pollacks: A Rock and Roll Novel (2003)

Jewball (2011)

Downward – Facing Death (2013) Open your heart (2013)

Le opere di non-fiction sono:

Stretch (2010) Alternadad (2007)

Ho avuto la possibilità di mettermi in contatto con Neal Pollack tramite email e mi ha spiegato che l’idea di scrivere questa raccolta nasce dal suo lavoro di giornalista: come mi ha detto, abituato a viaggiare in treno o metro, è

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riuscito a scovare gli angoli più nascosti di questa città, che la maggior parte delle persone non vede, dove abitano barboni e senzatetto, dove si vende la droga e si uccide. Quindi, il set più adatto per un noir.

Inoltre, considera il noir un gran genere e uno dei pochi, insieme al jazz in campo musicale, che nasce da un contesto popolare e si può adattare a ogni situazione.

Adam Langer nasce nel 1967 a Chicago e cresce nel quartiere di West Rogers Park; per il suo racconto si è ispirato proprio a fatti realmente accaduti in quella zona, quando quasi tutte le case venivano derubate. Redattore, autore di saggistica, drammaturgo, regista teatrale e produttore cinematografico, in Italia è ancora un autore poco conosciuto e l’unico libro che è stato tradotto è I giorni felici di California Avenue. Nel 2000 ha vinto una borsa di studio per il Columbia University's National Arts Journalism Program; ha lavorato come senior editor per Book Magazine fino al 2003 e ha tenuto anche una rubrica settimanale in The Book Standard.

I romanzi pubblicati sono:

Crossing California (2004) The Washington story (2005) Ellington Boulevard (2008) My father’s Bonus March (2009) The Thieves of Manhattan (2010)

Molte sono le sue opere teatrali:

Under the Gods (1992) Dark Matter (1996) The Critics (1999) Coaster (2000)

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Nelson Algren, di un Pushcart Prize e di un Great Lakes books Award e autore di sei racconti, alcuni dei quali sono stati pubblicati sul New York Times e sul Chicago Magazine. Ha, inoltre, collaborato per la rivista Punk Planet, dedicata alla cultura punk di Chicago. Il suo primo romanzo è stato Tender as Hellfire, scritto quando aveva soli 24 anni. Il suo racconto Ninth Letter Joyland: A Hub for Short Fiction è stato pubblicato sui magazine Tri-Quarterly e Other Voice. Il suo stile è ben riconoscibile perché utilizza un linguaggio naturale che cerca di avvicinarsi il più possibile al linguaggio parlato.

I suoi altri lavori sono:

How The Hula Girl Sings (2001)

Bluebirds Used to Croon the Choir: Stories (2005) The Boy Detective Fails (2006)

Demons in the Spring (2008) The Great Perhaps (2009) Office Girl (2012)

Premi ricevuti:

2003: Nelson Algren Award per short fiction conferitogli dal Chicago Tribune.

2004-2005: Barnes & Noble Discover Great New Writers per Hairstyles of the Damned.

2005: Society of Midland Author's Award for Fiction, per Bluebirds Used to Croon the Choir: Stories.

2009: Story Prize, è arrivato come finalista per Demons in the Spring.

Great Lakes Book Award for Fiction, per The Great Perhaps, anche vincitore del New York Times Book Review Editor's Choice.

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Christopher Joseph Sullivan lavora come cancelliere al tribunale di Brooklyn e come inviato di cronaca nera per il New York Post. È autore di Wild Tales from the Police Blotter.

Claire Zulkley nasce nel 1979 a Evanston, in Illinois e oggi vive a Chicago. Dopo una laurea alla Georgetown University e un master in scrittura creativa alla Northwestern University, nel 2009 è stata eletta miglior autrice per ragazzi.

Dal 2002 tiene un blog personale, Zulkley.com, collabora per il settimanale d’intrattenimento The A.V. Club e il Los Angeles Times. Inoltre scrive anche la serie Funny Ha-Ha, un tipo di letteratura umoristica.

Luciano Guerriero, oltre a essere uno scrittore, è conosciuto soprattutto come attore: ha lavorato come attore e direttore per sessantacinque spettacoli teatrali, è apparso in venti film hollywoodiani e in diversi programmi televisivi. Ha scritto racconti non solo per Chicago Noir ma anche per la raccolta Brooklyn Noir e un thriller, The Spin.

2.4 RACCONTI SELEZIONATI

Leggendo i racconti, il primo elemento che si può subito notare è che non possiamo veramente parlare, per tutti, di noir, ed è proprio per questo che tra i racconti che ho selezionato, alcuni vi si avvicinavano, altri meno o addirittura non hanno niente a che fare con questo genere. La scelta è stata voluta proprio per mostrare come sia cambiata la visione di questo genere e di come oggi noir sia un termine che ha perso quelle sfumature che lo caratterizzavano quando è nato.

Goodnight Chicago and Amen, insieme a Marty’s Drink or Die Club, possono essere riconducibili al genere per la presenza del crimine, soprattutto nel primo, e di scenari tipici dell’epoca del proibizionismo, nel secondo. Nel primo racconto il crimine si compie nella parte conclusiva, quindi manca il procedimento a ritroso per scoprire chi è stato a commetterlo. Lo scenario che ci viene presentato, però, è quello del noir: criminali, incontri segreti, una

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femme fatale anch’essa coinvolta nel mondo criminale, e l’uso del flashback: questi sono alcuni degli elementi che possono ricondurci al noir. Il secondo, invece, si apre con un crimine, scoperto da uno dei protagonisti, che non è un detective, come in ogni noir che si rispetti, e che continua la sua ricerca della verità, tipica di questo genere.

Like a Rocket With a Beat, invece, è un racconto denso di riferimenti a musicisti jazz degli anni ’50 e anche l’ambientazione che ci viene in mente leggendolo ci riporta a quelle tipiche dei film noir dell’epoca: tutto accade di notte, in bar malfamati presso quartieri malavitosi.

Gli altri racconti hanno ben poco di noir.

In The Great Billik si narra di un uomo dagli strani comportamenti che sconvolge la vita di una ragazza, attirandola a sé e facendola allontanare dalla famiglia e dagli affetti.

Alex Pinto Hears the Bell, più che un noir, possiamo considerarlo un racconto della vendetta: il protagonista è un ex pugile, diventato vecchio e senza più prospettive. Ma qualcuno arriva nella sua vita, facendogli ritrovare la forza di un tempo ma anche ingannandolo, ed è proprio questo che scatenerà la sua ira e la conseguente vendetta.

Infine, Bobby Kagan Knows Everything, una storia raccontata dal punto di vista di un’adolescente che indaga su furti commessi giorno dopo giorno nel suo quartiere. Interessante è il fatto che ciò che l’autore ci narra è autobiografico: tutto è realmente successo alla fine degli anni ’60 nel suo quartiere.

È una raccolta che dà l’idea di come il noir si sia evoluto negli anni e di come oggi per molti, scrittori e non, si accosti semplicemente alla rappresentazione del crimine.

Come afferma Pasquale Pede:

«Quando ci si affaccia sul panorama contemporaneo, la varietà e la diversificazione di prodotti ascrivibili al nero è poco meno che impressionante, fino a creare talvolta la sensazione che noir sia divenuta una specie di passepartout, buona a tutti gli usi e quasi incapace di

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XXXV definire un’identità del fenomeno.»8

Il vero intento di Pollack e dei singoli autori è stato quello di dare un’idea generale di cosa sia il crimine a Chicago, di come si sviluppi e quali siano gli sulla città.

8

Pasquale Pede, Le radici del noir fra letteratura e cinema, (Senigallia: Fondazione Rosellini, 2009), 21.

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