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Academic year: 2021

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(1)

Pagine elettroniche

www.quaderniacp.it ISSN 2039-1382

Il colloquio motivazionale funziona nella prevenzione dell’obesità in età pediatrica?

La Carta del convegno “Lo sguardo sulla sofferenza del bambino”

Lucian Freud, Large Interior, Notting Hill (1998)

Influenza neurobiologica della pubblicità televisiva sulle scelte alimentari nei bambini:

uno studio sperimentale

Poster congressi. Tabiano XXV: Allargare lo sguardo (1° parte)

Settembre - Ottobre 2016 / Vol. 23 n.5

Poster congressi pag. p.1 L’ articolo del mese pag. am.1 Narrare l’immagine pag. ni.1 Documenti pag. d.1 Newsletter pediatrica pag. n.2

In questo numero:

Lucian Freud (1922-2011)

“Large Interior, Notting Hill” (1998) “particolare”

Collezione privata

(2)

Pagine elettroniche di Quaderni acp Settembre - Ottobre 2016 / Vol. 23 n.5

Newsletter pediatrica

n.1

“Se non mangio più le arachidi mi viene l’allergia?”: i risultati dello studio di follow-up LEAP-On

n.2

Il colloquio motivazionale funziona nella prevenzione dell’obesità in età pediatrica?

n.3

Valutazione di un intervento riabilitativo per bambini con ritardo di linguaggio: alti costi per un scarsa efficacia scarsa.

n.4

Mutilazioni genitali femminili in bambine:

una serie di casi di un ambulatorio dei servizi di protezione a Londra

n.5

Cochrane Database of Systematic Review:

revisioni nuove o aggiornate luglio-agosto settembre 2016

Documenti

d.1

La Carta del convegno “Lo sguardo sulla soffe- renza del bambino”

Commento a cura di Patrizia Elli

d.2

Il consensus statement dell’Accademia Ameri- cana di Medicina del Sonno (AASM) sulla du- rata del sonno nella popolazione pediatrica Commento a cura di Maria Luisa Tortorella

L’ Articolo del Mese

am.1

Influenza neurobiologica della pubblicità televisiva sulle scelte alimentari nei bambini:

uno studio sperimentale Poster congressi

p.1

Poster specializzandi (1° parte) Tabiano XXV: Allargare lo sguardo

Narrare l’immagine

ni.1 Lucian Freud, Large Interior, Notting Hill (1998) Descrizione a cura di Cristina Casoli

Impressioni di Laura Brusadin, Maddalena Marchesi e Giuseppe Primavera

Direttore Michele Gangemi Coordinatore Costantino Panza Comitato editoriale Laura Brusadin Claudia Mandato Maddalena Marchesi Costantino Panza Giacomo Toffol Collaboratori Gruppo PuMP ACP Gruppi di lettura della Newsletter Pediatrica Redazione di Quaderni acp Presidente acp

Federica Zanetto

Progetto grafico ed editing Programmazione web Gianni Piras

Internet

La rivista aderisce agli obiettivi di diffusione gratuita della let- teratura medica ed è disponibi- le integralmente all’ indirizzo:

www.acp.it/pagine-elettroni- che

Redazione

[email protected]

(3)

Newsletter Pediatrica

“Se non mangio più le arachidi mi viene l’allergia?”:

i risultati dello studio di follow-up LEAP-On

Metodo

Prosecuzione di un precedente studio, randomizzato controllato in aperto su bambini ad alto rischio di allergia (eczema grave e/o allergia all’uovo), Learning Early about Peanut Allergy (LEAP study), arruolati tra i 4 e gli 11 mesi, stratificati in due coorti (prick test negativi vs prick test tra 1 e 4 mm; esclusi i pazienti con prick test > 4 mm) e randomizzati in due gruppi: gruppo “A”

d’intervento con assunzione di arachidi e gruppo “E” di controllo con evitamento delle arachidi, valutati per l’outcome “prevalen- za di allergia” alle arachidi (tramite prick test, IgE, IgG e IgG4 arachidi-specifiche) a 60 mesi (5 anni). Lo studio LEAP aveva provato come l’introduzione alimentare precoce (ossia entro gli 11 mesi di vita) delle arachidi in bambini ad alto rischio di aller- gia potesse prevenirne lo sviluppo di allergia sia nei soggetti non sensibilizzati che in quelli sensibilizzati modulando la risposta immune verso la tolleranza (vedi scheda Newsletter Pediatrica n. 2/2015 pag. 22).

Obiettivo (con tipo studio)

Studio di follow-up di confronto tra due gruppi per valutare se la prevalenza di allergia alle arachidi rimane bassa dopo dieta d’esclusione per 12 mesi a partire da 5 anni di età (Persistence of Oral Tolerance to Peanut - LEAP-On).

Popolazione

Tra i 628 bambini della popolazione intention-to-treat del prece- dente studio considerati eligibili (in quanto valutati per l’outco- me primario) ne sono stati arruolati 556 (88,5%, 274 assegnati al gruppo A e 282 al gruppo E nel trial randomizzato originale).

Intervento

Dieta priva di arachidi per 12 mesi in entrambi i gruppi.

Outcome/Esiti

Outcome primario: prevalenza, all’età di 6 anni e dopo i 12 mesi di dieta d’esclusione, di allergia alle arachidi (diagnosticata con test di provocazione orale oppure, nei casi dove quest’ultimo è risultato non disponibile o non conclusivo, con uno specifico al- goritmo diagnostico). Valutazione inoltre di prick-test, IgE ara- chidi-specifiche, IgG4 arachidi-specifiche ed eventuali IgE speci- fiche per Ara h2.

Tempo

Arruolamento: dal 26 maggio 2011 al 29 maggio 2014.

Risultati principali

Dei 556 pazienti 550 (98,9%) hanno portato a termine lo stu- dio con valutazione dell’outcome primario: 515 di questi (93,6%) tramite test di provocazione orale, nei restanti 35 tramite algo- ritmo diagnostico. L’aderenza alla dieta di eliminazione è risul- tata elevata (80%): 90,4% nel gruppo E e 69,3% nel gruppo A.

Nell’analisi intention-to-treat la percentuale di allergia alle ara- chidi a 6 anni si è confermata significativamente maggiore nel gruppo E rispetto a quella del gruppo A (18,6% vs 4,8%; P<0,001).

Tale differenza si manteneva significativa anche nell’analisi per-protocol e stratificando i pazienti in base alla preesistente sensibilizzazione alle arachidi (prick test negativo vs positivo).

Nel gruppo A non c’è stato un significativo aumento della pre- valenza di allergia dopo i 12 mesi di astensione (4,8% a 6 anni vs 3,6% a 5 anni; P=0,25). Il livello medio delle IgE specifiche per Ara h2 era significativamente maggiore nel gruppo E, così come il diametro medio del prick test (biomarker di allergia). Invece il livello di IgG4 e il rapporto IgG4/IgE specifici (biomarker di tolleranza) risultavano maggiori nel gruppo A.

Conclusioni

Nei pazienti ad alto rischio di allergia che hanno introdotto nel primo anno di vita e continuano ad assumere fino a 5 anni ara- chidi, un periodo di 12 mesi di dieta d’esclusione non è associato a un aumento della prevalenza di allergia, e neppure a un cam- biamento dei parametri immunologici, confermando la stabilità del rapporto tra sensibilizzazione e tolleranza.

Altri studi sull’argomento

Come già espresso nella scheda precedente [1] l’interesse per tale argomento parte dal riscontro dell’utilità, in soggetti già allergici, dell’immunoterapia specifica, anche se gli studi sull’argomento mostrano una perdita della tolleranza alla sospensione della te- rapia (per arachidi e uovo) [2-5]. Diverse revisioni sistematiche della letteratura negli ultimi anni hanno messo in dubbio il ruo- lo dell’introduzione ritardata dei cibi complementari, tanto da portare a una modifica delle linee guida internazionali, anche se non è stata univocamente chiarita l’età in cui l’introduzione pre- coce degli alimenti allergizzanti risulti protettiva nei confronti dello sviluppo d’allergia [6-8]. In particolare un recente studio (Enquiring about Tolerance - EAT) non ha mostrato una signi- ficativa differenza nella percentuale di allergia tra i pazienti che hanno introdotto l’alimentazione complementare a partire dai 3 mesi per 6 dei cibi più allergizzanti [9].

Che cosa aggiunge questo studio

Lo studio dimostra che l’efficacia preventiva dell’assunzione precoce delle arachidi sullo sviluppo dell’allergia (già riscontrata Du Toit G, Sayre PH, Roberts G, et al.

Immune Tolerance Network LEAP-On Study Team. Effect of Avoidance on Peanut Allergy after Early Peanut Consumption N Engl J Med. 2016 Apr 14;374(15):1435-43

NEWSLETTER PEDIATRICA 2016; 23(5):n.1 pag. 1 di 2

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nel precedente studio LEAP) è sufficiente a indurre tolleranza, indipendentemente dalla quantità della successiva assunzione e anche dopo un lungo periodo d’astensione.

Commento

Validità interna

Disegno dello studio: la numerosità del campione, la randomiz- zazione e la stratificazione a seconda della sensibilizzazione si confermano come punti di forza anche nello studio di follow-up, così come suoi limiti risultano il fatto che lo studio non sia in cie- co. Il campione iniziale, inoltre, ha escluso i bambini a basso ri- schio di allergia e, soprattutto, quelli con un pomfo > 4mm all’a- nalisi iniziale, i soggetti che più potrebbero beneficiare di questo intervento. Un punto di forza dello studio è l’alta percentuale di arruolamento (88,5%) tra i partecipanti allo studio precedente risultati eligibili. D’altro canto un limite, citato dagli stessi autori, risulta invece la differenza tra i pazienti assegnati ai due gruppi nell’aderenza alla dieta d’esclusione (valutata tramite questiona- rio telefonico settimanale nel primo mese, bisettimanale nei suc- cessivi due mesi e successivamente mensile e confermata dalla misurazione delle proteine delle arachidi nella polvere ricavata dai letti a 2-4 settimane dalla valutazione dell’outcome), aderen- za che è risultata nettamente inferiore nel gruppo A. Secondo gli autori tale limite verrebbe però superato dalla comunque ade- guata potenza statistica dell’analisi per-protocol. Lo studio LEAP non indaga la durata minima dell’assunzione precoce di arachidi che permetta l’induzione della tolleranza: tale quesito meritereb- be di essere esplorato da un nuovo studio clinico.

Esiti: l’esito risulta rilevante, definito e correttamente dimostrato secondo le linee guida diagnostiche con il test di scatenamento orale nel 93,6% dei soggetti. Solo in un ridotto numero di pazienti in cui il test di provocazione orale è risultato non disponibile o non conclusivo è stato utilizzato un algoritmo diagnostico, però non esplicitato nell’articolo, ma solo nell’appendice supplementare.

Conflitto di interesse: non vengono dichiarati significativi con- flitti di interessi da parte degli autori.

Trasferibilità

Popolazione studiata: l’allergia alle arachidi per la sua potenziale gravità e prevalenza in alcune nazioni, è un problema rilevante anche se in Italia non è l’allergia alimentare più frequente.

Tipo di intervento: è attuabile anche nella nostra realtà, pro- ponendo la somministrazione precoce a partire dall’inizio dell’alimentazione complementare (entro l’11° mese di vita) nei bambini a elevato rischio di allergia o con dermatite atopica.

1. Newsletter pediatrica acp 2015 n.2 pag 22-23

2. Nurmatov U, Venderbosch I, Devereux G, et al. Allergen-specific oral immunotherapy for peanut allergy. Cochrane Database Syst Rev. 2012 Sep 12;(9):CD009014

3. Burks AW, Jones SM, Wood RA, et al. Oral immunotherapy for treat- ment of egg allergy in children. N Engl J Med. 2012;367(3):233-43 4. Vickery BP, Scurlock AM, Kulis M, et al. Sustained unresponsiveness to peanut in subjects who have completed peanut oral immunotherapy.

J Allergy Clin Immunol. 2014;133(2):468-75

5. Sun J, Hui X, Ying W, et al. Efficacy of allergen-specific immunothe- rapy for peanut allergy: a meta-analysis of randomized controlled trials.

Allergy Asthma Proc. 2014;35(2):171-7

6. Cochrane S, Beyer K, Clausen M, et al. Factors influencing the inci- dence and prevalence of food allergy. Allergy. 2009 Sep;64(9):1246-55 7. Greer FR, Sicherer SH, Burks AW, et al. Effects of early nutritional interventions on the development of atopic disease in infants and chi- dren: the role of maternal dietary restriction, breastfeeding, timing of introduction of complementary foods and hydrolized formulas. Pedia- trics 2008; 121: 183-191

8. Agostoni C, Decsi T, Fewtrell M, et al. Complementary feeding: a commentary by the ESPGHAN Committee on Nutrition. J Pediatr Ga- stroenterol Nutr. 2008;46(1):99-110

9. Perkin MR, Logan K, Tseng A, et al. Randomized Trial of Introduction of Allergenic Foods in Breast-Fed Infants. N Engl J Med. 2016;374(18):

1733-43

Scheda redatta dal gruppo di lettura di Milano:

Valeria Casotti, Riccardo Cazzaniga, Valentina Decimi, Gian Piero Del Bono, Marta Gozzi, Alessandra Lazzarotti, Giuseppe Lietti, Laura Martelli, Maria Luisa Melzi, Ambrogina Pirola, Ferdinando Ragazzon, Patrizia Rogari, Claudio Ronconi, Elisabetta Sala, Francesca Sala, Francesca Santus, Maria Teresa Tartero, Federica Zanetto.

Newsletter Pediatrica

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Newsletter Pediatrica

Il colloquio motivazionale funziona nella prevenzione dell’obesità in età pediatrica?

Metodo

Obiettivo (con tipo studio)

Valutare l’efficacia di un intervento di prevenzione primaria sull’obesità in ambito pediatrico tramite il colloquio motivazio- nale. Trial controllato randomizzato a cluster in un setting di cure primarie.

Popolazione

Lo studio, realizzato in Svezia, è stato proposto ai neo-genitori in carico per la prima volta presso uno dei 59 child health care cen- ters (CHC) partecipanti. Famiglie contattate 2230: rifiutano di partecipare 498 famiglie e 363 presentano i criteri di esclusione (lingua parlata non svedese, in procinto di cambiare residenza, gravi problemi sociali famigliari). Arruolate 1355 famiglie e 1369 bambini.

Intervento

Presso 31 CHC, 72 infermiere formate all’intervento motivazio- nale e ai temi di nutrizione e attività fisica hanno seguito le fami- glie di 601 bambini attraverso 1 sessione di gruppo e 8 sessioni individuali, di cui 2 telefoniche, iniziando dall’età di 9 mesi fino a 4 anni.

Controllo

Presso 28 CHC, 57 infermiere hanno seguito le famiglie di 768 bambini di pari età con i controlli clinici usuali.

Outcome/Esiti

Esito primario: controllo del BMI, circonferenza vita, prevalenza di sovrappeso all’età di quattro anni.

Esiti secondari: abitudini alimentari, attività fisica del bambino e della madre, BMI, prevalenza di sovrappeso e circonferenza vita materna.

Tempo

Arruolamento: da marzo 2008 a gennaio 2010. L’intervento si è svolto in circa 39 mesi.

Risultati principali

Non sono state riscontrate differenze statisticamente significa- tive degli outcome primari: BMI del bambino: differenza me- dia=-0.11, IC 95% -0.31-0.08; circonferenza vita differenza me-

dia=-0.48 IC 95% -0.99-0.04. Prevalenza di sovrappeso RR=0.95 IC 95% 0.69-1.32. Non è presente differenza con significatività statistica anche nei dati antropometrici materni e nell’attività fisica dei bambini e delle mamme. Presente un piccolo effetto nella modificazione delle abitudini alimentari nei bambini e nel- le mamme (maggior consumo di verdura, frutta, pesce, minor assunzione di bibite zuccherate, patatine fritte, cibi calorici non nutritivi).

Conclusioni

L’approccio motivazionale non ha rilevato differenze significative tra i gruppi sia rispetto ai dati antropometrici di madri e bambini che nell’abitudine all’attività fisica. E’ risultata qualche evidenza in favore di stili alimentari più sani, da interpretare con cautela.

Altri studi sull’argomento

Recentemente sono stati proposti interventi pediatrici basa- ti sul colloquio motivazionale (CM) all’interno delle cure pri- marie per la prevenzione e l’approccio clinico al sovrappeso. Il colloquio motivazionale all’interno dell’incontro clinico con la famiglia per promuovere stili salutari è sostenuto dal punto di vista teorico anche se fino a pochi anni fa non erano disponibili pubblicazioni di studi sperimentali [1-3]. Un trial clinico non randomizzato all’interno delle cure primarie pediatriche che ha coinvolto 91 bambini di 3-7 anni con BMI 85-95centile ha mostrato un decremento del BMI dopo un intervento con CM di 0.6, 1.9 e 2.6 centili rispettivamente nel gruppo di controllo (19 b.), nel gruppo con un CM (27 b.) e nel gruppo con 2 CM (15 b). Il 94% dei genitori del gruppo con 2 CM ha dichiarato di aver preso in considerazione dei cambiamenti nello stile di vita della famiglia [4]. Un RCT svolto in Massachusetts ha coin- volto 10 pediatri e 475 bambini di 2-6 anni con BMI superiore al 94 centile o bambini con BMI 85-95 centile con il genitore sovrappeso. Dopo un anno di intervento (un colloquio face to face e tre contatti telefonici eseguiti da un’infermiera formata al CM) non erano presenti variazioni significative nel BMI tra il gruppo di intervento (271 b.) e il gruppo di controllo (204 b.) ma solo una differenza significativa nell’utilizzo del mezzo te- levisivo [5]. Un RCT condotto in Emilia ha coinvolto circa 90 pediatri che hanno svolto una formazione specifica sul CM. In un secondo momento i pediatri hanno arruolato 372 bambini tra i 4 e 7 anni con eccesso di peso (BMI tra 85 e 95 percentile).

Un gruppo di 187 famiglie è stato seguito tramite il CM, men- tre 185 bambini sono stati seguiti clinicamente in modo tradi- Döring N, Ghaderi A, Bohman B, et al.

Motivational Interviewing to Prevent Childhood Obesity: A Cluster RCT Pediatrics 2016;137(5): e20153104

NEWSLETTER PEDIATRICA 2015; 23(5):n.2 pag. 1 di 3

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Newsletter Pediatrica

zionale; la randomizzazione è avvenuta ad opera del servizio di epidemiologia della locale AUSL. Il 95% dei bambini ha com- pletato il periodo di follow-up. Il BMI è aumentato di 0.49 nel gruppo di intervento vs 0.79 nel gruppo di controllo con una differenza statisticamente significativa fra i due gruppi e un mi- glioramento statisticamente significativo del BMI nel gruppo di intervento. Il CM ha avuto un effetto sul BMI più forte nelle fem- mine ma non nei maschi e, rispetto ai controlli, ha migliorato i comportamenti sullo stile di vita nelle bambine e nelle famiglie dove la madre presentava buoni livelli di istruzione [6]. Il fol- low-up a 24 mesi, senza ulteriori CM ha rilevato la perdita di efficacia dell’intervento precedentemente effettuato [7]. Un in- tervento in Olanda ha coinvolto i genitori di bambini di 5 anni sovrappeso (ma non obesi) in un RCT nel quale un gruppo di 349 bambini ha ricevuto un intervento di CM e 288 bambini hanno seguito le normali cure pediatriche. A 2 anni dall’inizio del trial, i bambini del gruppo di intervento rimanevano so- vrappeso nel 61%, il 14% erano obesi e 24.5% normopeso. Nel gruppo di controllo, la prevalenza di sovrappeso, obesità e nor- mopeso era rispettivamente 62.7%, 11% e 26.3% [8]. Un trial in Arizona ha coinvolto 60 bambini di 4-8 aa, randomizzati in un gruppo di trattamento di quattro colloqui sostentuti da un ri- cercatore addestrato (33 b.) o in un gruppo di controllo (27 b.) all’interno di un ambulatorio delle cure primarie. Le misurazio- ni della circonferenza addominale e il rapporto circonferenza vita/altezza a 3-6 mesi dall’intervento sono risultate ridot- te nel gruppo di intervento, ma non era presente alcuna in- fluenza sul BMI [9]. In USA, 42 pediatri delle cure primarie, dopo aver effettuato una formazione sul CM, sono stati as- segnati in tre gruppi in modo randomizzato. Ogni pediatra ha arruolato 20-25 bambini con eccesso di peso ≥85° e ≤97°

percentile. Due gruppi (gruppo 2 e 3) hanno effettuato l’in- tervento: i pediatri hanno svolto nei primi 12 mesi 3 CM con le famiglie dei bambini arruolati e un colloquio nel secon- do anno. Il gruppo 3 prevedeva, oltre all’intervento del pedia- tra, ulteriori 6 colloqui con un nutrizionista addestrato al CM.

Il gruppo 1 (di controllo) ha seguito gli usuali interventi pe- diatrici. A due anni dall’inizio dell’intervento il percentile BMI dei gruppi 1, 2 e 3 erano rispettivamente 90.3, 88.1, e 87.1 e i cambiamenti medi dall’inizio dell’intervento erano rispettiva- mente 1.8, 3.8 e 4.9. La media del gruppo 3 era significativamen- te più bassa del gruppo 1 (p= 0.02) [10]. Questo intervento è stato oggetto dell’articolo del mese n.4 del 2015. Un trial con- trollato randomizzato ha valutato l’efficacia del CM in famiglie con bambini di 4-8 anni sovrappeso o obesi in nuova Zelanda.

Il BMI a 24 mesi è risultato significativamente più basso nel gruppo del CM (-0.34 - 95% CI: da -0.65 a -0.02) così come il BMI zeta score (-0.12, 95% CI da -0.20 a -0.04) e circonferenza vita (-1.5, CI 95%: da -2.5 a – 0.5 cm). I bambini del gruppo CM consumavano più frutta e verdura (p=0.38) e meno cibi non es- senziali (p=0.020), che erano anche meno disponibili nelle loro case (p=0.002), e facevano maggiore attività fisica (P=0.035).

Non sono emerse differenze nell’assunzione di bibite dolci, nel- le pratiche genitoriali di nutrizione, disciplina, qualità della vita, sonno, comportamento [11]. Le esperienze descritte riguar- dano una popolazione con problemi di sovrappeso e obesità.

Segnaliamo infine alcune revisioni della letteratura sull’argo- mento [12-13] e il Box che segnala alcune pubblicazioni ACP sul colloquio motivazionale in pediatria.

Che cosa aggiunge questo studio

Un intervento di prevenzione primaria basato sul colloquio mo- tivazionale, inserito nei servizi di salute pediatrici già attivi, non ha mostrato effetti sul BMI o sull’attività fisica ma un piccolo ef- fetto positivo sull’assunzione di cibi salutari in bambini di 4 anni di età.

Commento

Validità interna

Disegno dello studio: il processo di randomizzazione ha riguar- dato i centri pediatrici e non i singoli pazienti. La modalità di randomizzazione non è descritta. Sono descritti nel dettaglio i persi al follow-up, che sono stati numerosi soprattutto nel grup- po di intervento (25% vs 9%). L’analisi è stata realizzata secondo l’intenzione a trattare (ITT analysis), e i dati ottenuti soddisfano i criteri iniziali per garantire la potenza dello studio. Da segna- lare inoltre la perdita di dati al follow up del 16.1% e le nume- rose interruzioni nel gruppo del trattamento (n.153): la perdi- ta dei pazienti (attrition rate) potrebbe essere legata all’assenza di una diagnosi motivazionale, ossia a una iniziale valutazione sulla disponibilità al cambiamento da parte delle famiglie. Non è indicato come è stato valutato il BMI nei bambini e bambine (z-score?) e su quali curve di crescita è stato valutato e definito il sovrappeso. Manca la descrizione su come sono state raccolte le misure antropometriche nelle madri. L’esclusione di oltre 850 famiglie dalle 2230 potenzialmente eleggibili può far pensare a un possibile bias di selezione. La valutazione dell’apprendimento del colloquio motivazionale da parte delle nurse è stato oggetto di una precedente pubblicazione.

Esiti: potenzialmente clinicamente rilevanti.

Conflitto di interesse: gli autori dichiarano l’assenza di conflitto di interesse.

Trasferibilità

Popolazione studiata: il setting dello studio è quello delle cure primarie e la popolazione è sovrapponibile alla nostra. Una diffi- coltà è legata al fatto che per l’intervento è necessario conoscere la lingua utilizzata dall’operatore sanitario, mentre in alcuni am- biti territoriali la prevalenza delle lingue non nazionali è molto frequente. L’intervento è stato attuato da infermiere pediatriche specializzate, dopo un’adeguata formazione; questa figura pro- fessionale non è frequente negli ambulatori pediatrici italiani.

In Emilia-Romagna i pediatri hanno effettuato una formazione specifica sul colloquio motivazionale per la gestione dei bambini in sovrappeso.

Tipo di intervento: intervento potenzialmente interessante ma non trasferibile nella realtà italiana e non efficace negli esiti di interesse.

1. Resnicow K, Davis R, Rollnick S. Motivational interviewing for pedia- tric obesity: Conceptual issues and evidence review. J Am Diet Assoc.

2006;106(12):2024-33

2. Sindelar HA, Abrantes AM, Hart C, et al. Motivational inter- viewing in pediatric practice. Curr Probl Pediatr Adolesc Health Care.

Newsletter Pediatrica

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Newsletter Pediatrica

Scheda redatta dal gruppo di lettura di Reggio Emilia:

Sergio Amarri, Maura Caracalla, Maria Francesca Manusia, Maddalena Marchesi, Anna Maria Davoli, Costantino Panza, Annarita Di Buono, Mariassunta Torricelli, Elena Corbelli, Roberta Ollari, Elena Bigi, Fran- cesca Buontempo, Angelo Cigarini, Simonetta Pistocchi, Luciana Monti, Manuela Musetti, Gino Montagna.

NEWSLETTER PEDIATRICA 3. Suarez M, Mullins S. Motivational interviewing and pediatric health

behavior interventions. J Dev Behav Pediatr. 2008;29(5):417-28 4. Schwartz RP, Hamre R, Dietz WH, et al. Office-based motivational in- terviewing to prevent childhood obesity: a feasibility study. Arch Pediatr Adolesc Med. 2007;161(5):495-501

5. Taveras EM, Gortmaker SL, Hohman KH, et al. Randomized con- trolled trial to improve primary care to prevent and manage childho- od obesity: the High Five for Kids study. Arch Pediatr Adolesc Med.

2011;165(8):714–722

6. Davoli AM, Broccoli S, Bonvicini L, et al. Pediatrician-led motiva- tional interviewing to treat overweight children: an RCT. Pediatrics.

2013;132(5):e1236-46

7. Broccoli S, Davoli AM, Bonvicini L, et al. Motivational Interviewing to Treat Overweight Children: 24-Month Follow-Up of a Randomized Controlled Trial. Pediatrics. 2016;137(1): e20151979

8. van Grieken A, Veldhuis L, Renders CM, et al. Population-based chil- dhood overweight prevention: outcomes of the ‘Be active, eat right’ stu- dy. PLoS One. 2013;8(5):e65376

9. Small L, Bonds-McClain D, Melnyk B, et al. The preliminary effects of a primary care-based randomized treatment trial with overweight and obese young children and their parents. J Pediatr Health Care.

2014;28(3):198-207

10. Resnicow K, McMaster F, Bocian A, et al. Motivational interviewing and dietary counseling for obesity in primary care: an RCT. Pediatrics.

2015; 135(4):649-57

11. Taylor RW, Cox A, Knight L, et al. A tailored family-based obesity intervention: a randomized trial. Pediatrics. 2015;136(2):281-9 12. Borrello M, Pietrabissa G, Ceccarini M, et al. Motivational Inter- viewing in Childhood Obesity Treatment. Front Psychol. 2015;6:1732 13. Janicke DM, Steele RG, Gayes LA, et al. Systematic review and me- ta-analysis of comprehensive behavioral family lifestyle interventions addressing pediatric obesity. J Pediatr Psychol. 2014;39(8):809–825

Newsletter Pediatrica

2015; 23(5):n.2 pag. 3 di 3

Box

In un articolo di recente pubblicazione su quaderni, è sottoli- neata l’importanza delle abilità di counseling del pediatra per contrastare la scarsa compliance delle famiglie nella gestione del sovrappeso nei bambini. Uno approccio pediatrico orien- tato sulle motivazioni può costituire uno strumento prezioso da utilizzare con il paziente o la famiglia nella motivazione al cambiamento dello stile di vita. Cremonese P, Battino N.

Counseling e sovrappeso infantile: la voce dei pediatri. Qua- derni-acp 2016;231:31-34.

Nella rubrica “Articolo del mese” è stato presentato il trial di Resnicow e coll. [10] insieme a una descrizione dello stile e delle tecniche del colloquio motivazionale. L’articolo del mese è apparso nel n.4 di Appunti di viaggio 2015 ed é repe- ribile nella sezione “Articoli del mese” nel sito web dell’acp.

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Newsletter Pediatrica

Valutazione di un intervento riabilitativo per bambini con ritardo di linguaggio: alti costi per una scarsa efficacia

Metodo

Obiettivo (con tipo studio)

Trial randomizzato controllato (RCT) per valutare l’esito di un intervento su bambini di 4 anni con ritardo del linguaggio.

Popolazione

Sono stati presi in esame 1464 bambini reclutati da 2 preceden- ti interventi di promozione del linguaggio e della lettura. Sono stati quindi selezionati 200 bambini di 4 anni che al test “Cli- nical Evaluation of Language Fundamentals, Preschool Edi- tion” (CELF-P2) avevano manifestato un ritardo di linguaggio espressivo e/o recettivo con punteggio di oltre 1.25 SD inferiore alla media, residenti nell’area di Melbourne. Sono stati esclusi i bambini che presentavano disabilità intellettiva già nota, patolo- gie mediche maggiori, ipoacusia maggiore di 40 dB nell’orecchio migliore, disturbo dello spettro autistico o la cui famiglia aveva una scarsa padronanza della lingua inglese.

Intervento

99 bambini sono stati randomizzati per ricevere il trattamen- to Language for Learning Program, che prevede 18 sessioni di un’ora a carico di un operatore adeguatamente istruito, presso il domicilio della famiglia e che consistono in esercizi di riconosci- mento fonologico, produzione orale e lettura di libri.

Controllo

101 bambini non hanno ricevuto nessun tipo di trattamento.

Outcome/Esiti

Esito primario: valutazione, tramite test CELF-P2, del linguaggio recettivo ed espressivo all’età di 6 anni.

Esiti secondari: valutazione costi complessivi dell’intervento, va- lutazione delle abilità fonologiche, vocabolario recettivo, capaci- tà di lettura, capacità narrativa del bambino, valutazione da parte dei genitori del linguaggio del figlio, benessere e qualità della vita.

Tempo

Reclutamento da Marzo a Dicembre 2010. Valutazione a 6 anni da Maggio 2012 a gennaio 2013.

Risultati principali

All’età di 6 anni per entrambi i gruppi gli score medi del linguag- gio si sono normalizzati, ma con una minima prova dell’efficacia del trattamento sul linguaggio recettivo (differenza media cor- retta 2.3; 95% IC -1.2 - 5.7; P=0.20) e del linguaggio espressivo (0.8; IC 95% -1.6 - 3.2: p=0.49). Per quanto riguarda gli outcomes secondari, solo nelle abilità fonologiche il trattamento mostra un beneficio (effetto 0.36; IC 95% 0.08 - 0.65; p=0.01). La percen- tuale dei persi è stata del 10% nel gruppo trattato e del 18 % nei gruppo dei controlli. I costi sono stati molto maggiori nelle fa- miglie trattate (differenza media di 4276 dollari australiani, circa 3000 euro).

Conclusioni

Un intervento mirato su bambini di 4 anni con ritardo del lin- guaggio è fattibile ma non ha effetti a lungo termine sul linguag- gio: ciò è verosimilmente dimostrato dalla risoluzione del ritardo del linguaggio in entrambi i gruppi. Effetti sulla capacità di leg- gere e scrivere a lungo termine rimangono possibili ma devono essere ponderati in confronto ai costi.

Altri studi sull’argomento

Nell’ultimo quinquennio sono stati pubblicati diversi studi [1-5]

sull’argomento che dimostrano complessivamente una qualche efficacia di utilità, sul breve termine, dell’intervento logoterapi- co individuale o di gruppo da parte di specialisti o caregivers, nel migliorare le abilità di linguaggio dei bambini con ritardo di linguaggio. Nessuno di questi studi ha tuttavia un follow-up sul lungo periodo e sugli esiti scolastici. Una recente revisione siste- matica della letteratura effettuata dal United States Task Force Preventive Service [6-7] ha rilevato che alcuni metodi di scree- ning possono identificare in modo accurato i bambini con meno di 5 anni che necessitano di diagnosi e intervento in questo cam- po, ma non ci sono prove di efficacia sufficienti per l’applicabilità di questi strumenti in un ambito di cure primarie. Le correnti prove di efficacia pertanto non sono sufficienti per valutare il bi- lancio tra i benefici e i possibili danni di uno screening per il ri- tardo o un disturbo del linguaggio nei bambini in età prescolare.

Wake M, Levickis P, Tobin S, et al.

Two-year outcomes of a population-based Intervention for preschool Language Delay: An RCT Pediatrics 2015; 136(4): e838-848

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Che cosa aggiunge questo studio

Accertamenti eseguiti su una popolazione all’età di 4 anni, seguiti da un programma personalizzato a domicilio della durata di un anno, dimostrano benefici sulle abilità fonologiche a 6 anni ma non sul linguaggio primario recettivo ed espressivo.

Commento

Validità interna

Disegno dello studio: la descrizione del disegno dello studio è ben fatta e la misurazione degli effetti dell’intervento a distan- za di 2 anni è un dato rilevante. La fase di arruolamento è ben descritta con particolare riguardo ai criteri di inclusione ed esclusione. La lista di randomizzazione è stata generata in modo adeguato utilizzando un PC da statistici indipendenti. Il limite della cecità dello studio viene descritto e dettagliato: l’allocazione nei due gruppi è stata fatta in cecità con l’aiuto di un ricercato- re indipendente e così pure la valutazione dell’esito a sei anni, mentre dal momento dell’allocazione i partecipanti non poteva- no essere in cieco in quanto nel gruppo del controllo non veniva eseguito alcun trattamento. La percentuale di persi al follow-up non era alta, maggiore però nel gruppo dei controlli, comunque ben descritte le motivazioni dei persi; l’analisi è stata realizzata per intention to treat. Lo studio non descrive se, nel gruppo dei controlli, sono stati effettuati interventi “spontanei” per favorire il linguaggio, fatto che potrebbe ridurre le differenze tra i due gruppi. L’esito “consapevolezza fonologica” è uno dei più impor- tanti predittori delle successiva alfabetizzazione scolastica (Box).

Lo studio dovrebbe prevedere una valutazione degli esiti scola- stici nei due gruppi.

Esiti: l’esito considerato è clinicamente rilevante e ben definito.

Conflitto di interesse: gli autori dichiarano l’assenza di conflitto di interesse.

Trasferibilità

Popolazione studiata: sulla base delle caratteristiche dei parteci- panti, i risultati sono trasferibili anche alla nostra realtà italiana.

Tipo di intervento: il test di screening utilizzato in questo studio, il CELF-P2, non è disponibile in Italia in versione tradotta e validata.

Esistono inoltre dei limiti di trasferibilità legati all’intervento do- miciliare dei singoli partecipanti, che risulta difficile ed eccessi- vamente costoso rispetto ai risultati dimostrati.

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NEWSLETTER PEDIATRICA 2015; 23(5):n3 pag. 2 di 3

Box

Abilità di lettura e scrittura che si sviluppano in età presco- lare (dalla nascita a cinque anni) correlate alla successiva al- fabetizzazione scolare

Conoscenza dell’alfabeto: la conoscenza dei nomi e dei suoni associati con le lettere stampate.

Consapevolezza fonologica: la capacità di individuare, ma- nipolare o analizzare gli aspetti uditivi della lingua parlata (tra cui la capacità di distinguere le parole o segmenti, sillabe o fonemi), indipendentemente dal significato.

Denominazione Rapida Automatica di lettere o cifre:

la capacità di nominare rapidamente una sequenza di lettere casuali o cifre.

Denominazione Rapida Automatica di oggetti o colori:

la capacità di nominare rapidamente una sequenza di ripe- tizione casuale di immagini di oggetti (ad esempio, “auto”,

“albero”, “casa”, “uomo”) o colori.

Scrivere lettere: la capacità di scrivere lettere isolate su ri- chiesta o di scrivere il proprio nome.

Memoria fonologica: la capacità di ricordare informazioni parlate per un breve periodo di tempo.

Concetti sulla stampa: la conoscenza delle convenzioni di stampa (ad esempio, da sinistra a destra, fronte-retro) e con- cetti (copertina del libro, autore, testo).

Conoscenze sulla stampa: una combinazione di elementi di conoscenza dell’alfabeto, concetti di stampa, e la decodifica precoce.

Disponibilità alla lettura: una combinazione di competen- ze tra cui la conoscenza dell’alfabeto, concetti di stampa, il vocabolario, la memoria e la consapevolezza fonologica.

Linguaggio orale: la capacità di produrre o comprendere il linguaggio parlato, compreso il vocabolario e la grammatica.

Elaborazione visiva: Essere in grado di abbinare o discrimi- nare i simboli presentati visivamente.

Lo sviluppo del linguaggio e dell’alfabetizzazione com- prende un ampio spettro di abilità misurabili attraverso test standardizzati già durante gli anni dell’emergent literacy.

È interessante sottolineare il fatto che le prime sei variabili hanno un elevato valore predittivo non solo sulla successiva alfabetizzazione ma anche sul futuro quoziente intellettivo e sullo stato socioeconomico. Le successive cinque variabili sono moderatamente correlate con almeno una misura di alfabetizzazione scolare o sono attualmente in corso di valu- tazione come potere predittivo della futura alfabetizzazione.

Da: Developing early literacy: report of the national early lite- racy panel. Washington, DC: U.S. Government Printing Office 2008; Neuman SB and Dickinson DK eds. Handbook of Early Literacy Research vol 3 The Guilford Press NY 2011.

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1. Buschmann A, Jooss B, Rupp A, et al. Parent based language inter- vention for 2-year-old children with specific expressive language delay:

a randomised controlled trial. Arch Dis Child. 2009;94(2): 110-6 2. Broomfield J, Dodd B. Is speech and language therapy effective for children with primary speech and language impairment? Report of a randomized control trial. Int J Lang Commun Disord. 2011;46(6): 628- 403. Ciccone N, Hennessey N, Stokes SF. Community-based early inter- vention for language delay: a preliminary investigation. Int J Lang Com- mun Disord. 2012;47(4):467-70

4. Fricke S, Bowyer-Crane C, Haley AJ, et al. Efficacy of language inter- vention in the early years. J Child Psychol Psychiatry. 2013;54(3):280-90 5. Roberts MY, Kaiser AP. Early intervention for toddlers with language delays: a randomized controlled trial. Pediatrics. 2015;135(4):686-93 6. Wallace IF, Berkman ND, Watson LR, et al. Screening for Speech and Language Delay in Children 5 Years Old and Younger: A Systematic Re- view. Pediatrics. 2015;136(2):e448-62

7. Siu AL; US Preventive Services Task Force. Screening for Speech and Language Delay and Disorders in Children Aged 5 Years or Younger: US Preventive Services Task Force Recommendation Statement. Pediatrics.

2015;136(2):e474-81

Scheda redatta dal gruppo di lettura di Modena:

Robertina Bosi, Chiara Bussetti, Jennifer Chiarolanza, Sara Denti, Nicola Guaraldi, Francesca Lami, Claudio Mangialavori, Silvia Marchi, Maila Massari, Miriam Prodi, Alice Motta, Cristiano Rosafio, Giulia Tacconi, Giulia Tediosi.

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Mutilazioni genitali femminili in bambine: una serie di casi di un ambulatorio dei servizi di protezione a Londra

Metodo

Obiettivo (con tipo studio)

Descrivere la presentazione e la gestione di bambine con sospet- to di mutilazione genitale arrivate a un ambulatorio dei servizi di protezione femminile. Una serie di casi (Glossario).

Popolazione

Tutte le bambine al di sotto dei 18 anni valutate presso un am- bulatorio dei servizi di protezione di III livello di un ospedale centrale di Londra dal giugno 2006 al maggio 2014 per il so- spetto di mutilazione genitale femminile. Vengono registrati i dettagli dell’invio, della storia, dell’esame clinico e dei risultati a breve termine. Tutte le bambine e le ragazze sono state valuta- te in un ambiente appropriato per l’età da un professionista con esperienza specifica su maltrattamento ed abuso dei bambini.

Dopo consenso scritto, le pazienti venivano esaminate in colpo- scopia per la valutazione e per la documentazione fotografica.

Dopo la consultazione veniva fornita una completa spiegazione ai genitori e alla bambina (età permettendo), agli assistenti socia- li e alla polizia se presente. Venivano seguite le linee guida locali per la protezione del bambino.

Tempo

Casi valutati dal giugno 2006 al maggio 2014.

Risultati principali

I casi descritti sono stati 47, con un netto incremento dal 2013 (17 casi). Sono state esaminate 41 ragazze, mentre 6 si sono rifiutate. Per 27 (57%) c’è stata la conferma di mutilazione ge- nitale (FGM) dall’esame clinico e/o dalle testimonianze. 2 pre- sentavano una mutilazione di tipo 1, 8 di tipo 2 e 11 di tipo 4.

Nessuna ha presentato infibulazione (tipo 3) (Figura 1). Le circostanze della FGM erano note in 17 casi: 12 di esse erano state già riconosciute da personale medico o in un ambiente clinico. 10 casi erano potenzialmente proibiti dalla legge ma, nonostante il coinvolgimento della polizia, non c’era stata nes- suna azione legale. Nelle 20 bambine rimanenti non c’era sto- ria di FGM e i genitali risultavano normali all’esame clinico.

L’invio è avvenuto per parentela con un caso indice (12 casi), nell’ambito di interventi di protezione del bambino (11 casi), per preoccupazioni scolastiche (8 casi), per conflitti familiari (7 casi) e per contatti occasionali con uno staff medico (5 casi); parec-

chi casi rientravano in più d’una di queste categorie. 18 ragazze erano somale. Per 8 ragazze il paese dove era stata effettuata la FGM era diverso dal paese d’origine (Figura 2). La FGM per la maggior parte delle ragazze era stata effettuata prima dei 10 anni e per 4 (15%) al di sotto dell’anno di età. Delle 27 ragazze con FGM, 8 (30%) riportano uno o più sintomi: dolore (2), sanguina- mento (2), tensione (2), disuria (2), enuresi notturna (3), aderen- ze (3), sintomi da stress post-traumatico (2), infezioni urinarie ricorrenti (1) e flusso urinario debole (1). I test sierologici per la ricerca di virus sono sempre risultati negativi. Delle 11 ragazze con FGM di tipo 4, 6 avevano un’evidenza clinica, mentre per 5 la FGM era confermata solo dalle testimonianze.

Conclusioni

La FGM riscontrata con maggior frequenza è quella di tipo 4, che è quella con nessun danno e minime cicatrici. Le FGM vengono praticate in giovane età con un 15% al di sotto dell’anno, spesso con un intervento medico. Il tipo 4 praticato nell’infanzia sfugge facilmente all’esame clinico e così diventa essenziale la vigilanza per accertare i casi sospetti.

Hodes D, Armitage A, Robinson K, Creighton SM.

Female genital mutilation in children presenting to a London safeguarding clinic: a case series Arch Dis Child. 2016 Mar;101(3):212-6

NEWSLETTER PEDIATRICA 2015; 23(5):n.4 pag. 1 di 3

Figura 1. Classificazione delle mutilazioni genitali femminili (Da Quaderni acp 2014; 21(3):132-135)

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Newsletter Pediatrica

Altri studi sull’argomento

Gli stessi autori hanno successivamente pubblicato una serie di 38 casi raccolti in modo prospettico per un anno da settembre 2014 dal primo centro di riferimento pediatrico per FGM nel Regno Unito; nei 18 casi confermati erano presenti 4 casi di FGM tipo 3 (tutti provenienti dalla Somalia), assenti nel report precedente. Il 74% dei casi è stato inviato dai servizi sociali e dalla polizia, nessun caso in fase acuta. Dei 3 casi eseguiti dopo l’ingresso nel Regno Unito, 2 sono stati praticati durante un sog- giorno nel paese d’origine [1]. Una revisione sistematica della letteratura sulle conoscenze e attitudini degli operatori sanitari che ha incluso 18 studi di scarsa qualità metodologica, ha rile- vato, nonostante la consapevolezza del problema, scarsa cono- scenza della classificazione OMS e degli aspetti legislativi [2].

I dati italiani rilevati da un’indagine tra gli operatori sanitari de- dicati ai centri per richiedenti asilo hanno evidenziato come solo il 7,3% riferisca di conoscere bene il problema FGM, e il 70,7%

dichiari di non aver mai avuto esperienza di casi di FGM [3].

Da uno studio australiano è emerso che solo una minoranza dei pediatri ha avuto diretta esperienza o adeguata formazione sull’argomento FGM [4]. Una revisione della letteratura sugli aspetti legislativi in 27 Paesi africani e nello Yemen ha eviden- ziato come le leggi anti-FGM abbiano avuto un impatto sulla riduzione del fenomeno solo se accompagnate da importan- te intervento di sostegno nella comunità [5]. La descrizione di un caso clinico con una aggiornata revisione della letteratura sull’argomento è recentemente apparsa su Quaderni acp [6].

Che cosa aggiunge questo studio

Lo studio offre uno spaccato della FGM nella popolazione pedia- trica britannica.

Commento

Validità interna

Lo studio descrive una serie di casi afferenti a un centro dedicato, mostrando un quadro parziale e probabilmente non completa- mente rappresentativo della realtà.

Trasferibilità

Anche in Italia la visione del problema è molto parziale, emer- gendo probabilmente in situazioni di maltrattamento/abuso che giungono all’osservazione dei Pronto Soccorso o dei centri specializzati. Nonostante la pubblicazione nel 2007 delle “Linee guida ministeriali per realizzare una attività di prevenzione, as- sistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sotto- poste a FGM” e l’istituzione di un numero verde gestito dalla Polizia di Stato, non abbiamo una visione precisa del problema.

Aumentare le conoscenze dei pediatri è fondamentale per accre- scere la consapevolezza su questo problema culturale allo scopo di proteggere l’integrità delle bambine.

1. Creighton SM, Dear J, de Campos C, et al. Multidisciplinary approach to the management of children with female genital mutilation (FGM) or suspected FGM: service description and case series. BMJ Open.

2016;6(2):e010311

2. Zurynski Y, Sureshkumar P, Phu A, et al. Female genital mutilation and cutting: a systematic literature review of health professionals’ know- ledge, attitudes and clinical practice. BMC Int Health Hum Rights. 2015 Dec 10;15:32

3. Caroppo E, Almadori A, Giannuzzi V, et al.. Health care for immi- grant women in Italy: are we really ready? A survey on knowledge about female genital mutilation. Ann Ist Super Sanita. 2014;50(1):49-53 4. Sureshkumar P, Zurynski Y, Moloney S, et al. Female genital mutila- tion: Survey of paediatricians’ knowledge, attitudes and practice. Child Abuse Negl. 2016;55:1-9

5. Muthumbi J, Svanemyr J, Scolaro E, et al. Female Genital Mutilation:

A Literature Review of the Current Status of Legislation and Policies in 27 African Countries and Yemen. Afr J Reprod Health. 2015;19(3):32- 406. Venturi V, Fanelli T, Valletta E. Le mutilazioni genitali femminili: ba- sta una storia per svelare un mondo. Quaderni acp 2014; 21(3): 132-135

Scheda redatta dal gruppo di lettura di Verona:

M. Agostini, D. Bennati, P. Brutti, F. Carraro, C. Chiamenti, P. Fortunati, M. Iuliano, D. Merlin, F. Raimo, N. Sansotta, M. Tommasi.

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Glossario

Serie di casi: una raccolta di pazienti con caratteristiche co- muni utilizzata per descrivere alcuni aspetti clinici, patofi- siologici od operativi della malattia, del trattamento o delle procedure diagnostiche. Alcuni sono simili ai case report che raccolgono più casi e condividono lo stile del disegno.

Il numero dei soggetti non attenua la limitazione del dise- gno. Una serie di casi non include un gruppo di confron- to ed é spesso basato sui casi prevalenti di un campione di convenienza. Bias di selezione e di confondimento limitano in modo importante la potenza dello studi nel caso ci sia l’intenzione di valutare una inferenza causale.

Da: A Dictionary of Epidemiology 5th edition Oxford Univer- sity Press, 2008

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2015; 23(5):n.4 pag. 3 di 3

Figura 2. Percentuali di ragazze e donne di 15-49 anni sottoposte a mutilazioni genitali, per nazione (Da UNICEF, 2016)

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Newsletter Pediatrica

21. Speech therapy for children with dysarthria acquired before three years of age

22. Interventions for improving coverage of childhood immunisa- tion in low-and middle-income countries

23. Codeine versus placebo for chronic cough in children

24. Polyunsaturated fatty acids (PUFAs) for children with specific learning disorders

25. Antifibrinolytic agents for reducing blood loss in scoliosis sur- gery in children

26. Intracystic bleomycin for cystic craniopharyngiomas in children 27. Baby-led compared with scheduled (or mixed) breastfeeding for successful breastfeeding

28. Different infusion durations for preventing platinum-induced hearing loss in children with cancer

29. Melatonin as add-on treatment for epilepsy 30. Inhaled corticosteroids for cystic fibrosis

31. Thromboelastography (TEG) or thromboelastometry (ROTEM) to monitor haemostatic treatment versus usual care in adults or chil- dren with bleeding

32. Pneumococcal vaccines for cystic fibrosis

33. Medical interventions for treating anthracycline-induced symp- tomatic and asymptomatic cardiotoxicity during and after treatment for childhood cancer

34. Timing of dornase alfa inhalation for cystic fibrosis

35. Steroid avoidance or withdrawal for kidney transplant recipients 36. Progestin-only contraceptives: effects on weight

37. Drug therapies for reducing gastric acidity in people with cystic fibrosis

38. Behavioral interventions for improving contraceptive use among women living with HIV

39. Music interventions for improving psychological and physical outcomes in cancer patients

Revisioni sistematiche di area pediatrica aggiornate Lu- glio-Settembre 2016 (Issue 7,8,9 2016)

1. Surgery versus non-surgical management for unilateral urete- ric-pelvic junction obstruction in newborns and infants less than two years of age

2. Technological aids for the rehabilitation of memory and executive functioning in children and adolescents with acquired brain injury 3. Endothelin receptor antagonists for persistent pulmonary hyper- tension in term and late preterm infants

4. Dimercaptosuccinic acid scan or ultrasound in screening for vesi- coureteral reflux among children with urinary tract infections 5. Lasers for caries removal in deciduous and permanent teeth 6. Platinum-induced hearing loss after treatment for childhood can- cer7. Dietary supplementation with myo-inositol in women during pregnancy for treating gestational diabetes

8. Pain-relieving agents for infantile colic

9. Mobile clinics for women’s and children’s health

10. Oral stimulation for promoting oral feeding in preterm infants 11. Singing as an adjunct therapy for children and adults with cystic fibrosis

12. Rapid antigen detection test for group A streptococcus in chil- dren with pharyngitis

13. Ultrasound-guided arterial cannulation for paediatrics

14. Central venous catheter (CVC) removal for patients of all ages

Cochrane Database of Systematic Review (CDSR) (luglio-settembre 2016)

Il CDSR è il database della Cochrane Library che contiene le revisioni sistematiche (RS) originali prodotte dalla Cochrane Collaboration. L’ accesso a questa banca dati è a pagamento per il full text, gratuito per gli abstracts (con motore di ricerca).

L’elenco completo delle nuove RS e di quelle aggiornate è dispo- nibile su internet. Di seguito è riportato l’ elenco delle nuove re- visioni e delle revisioni aggiornate di area pediatrica da luglio a settembre 2016. La selezione è stata realizzata dalla redazione della newsletter pediatrica. Cliccando sul titolo si viene indi- rizzati all’abstract completo disponibile in MEDLINE, la ban- ca dati governativa americana, o presso la Cochrane Library.

Di alcune revisioni vi offriamo la traduzione italiana delle con- clusioni degli autori.

Nuove revisioni sistematiche di area pediatrica Luglio-Set- tembre 2016 (Issue 7,8,9 2016)

1. Cup feeding versus other forms of supplemental enteral feeding for newborn infants unable to fully breastfeed

2. Sucrose for analgesia in newborn infants undergoing painful pro- cedures

3. Kangaroo mother care to reduce morbidity and mortality in low birthweight infants

4. Group-based parent training programmes for improving emotio- nal and behavioural adjustment in young children

5. Fluoride mouthrinses for preventing dental caries in children and adolescents

6. Preoperative analgesics for additional pain relief in children and adolescents having dental treatment

7. Vitamin A supplementation for the prevention of morbidity and mortality in infants one to six months of age

8. Medical interventions for the prevention of platinum-induced he- aring loss in children with cancer

9. Rooming-in for new mother and infant versus separate care for increasing the duration of breastfeeding

10. Responsive versus scheduled feeding for preterm infants 11. Cycled light in the intensive care unit for preterm and low birth weight infants

12. Palivizumab for prophylaxis against respiratory syncytial virus infection in children with cystic fibrosis

13. Vitamin A supplementation to prevent mortality and short- and long-term morbidity in very low birth weight infants

14. Xylitol for preventing acute otitis media in children up to 12 ye- ars of age

15. Routine vitamin A supplementation for the prevention of blind- ness due to measles infection in children

16. Cognitive behavioural therapy (CBT), third-wave CBT and in- terpersonal therapy (IPT) based interventions for preventing de- pression in children and adolescents

17. Instruments for assessing readiness to commence suck feeds in preterm infants: effects on time to establish full oral feeding and du- ration of hospitalisation

18. Immediate versus deferred delivery of the preterm baby with su- spected fetal compromise for improving outcomes

19. Synchronized mechanical ventilation for respiratory support in newborn infants

20. Osmotic and stimulant laxatives for the management of childho- od constipation

Riferimenti

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