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QUARTO CENTENARIO D EL

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NOTIZIE STORICHE

IN T O R N O A L

MIRACOLO DEL SS. SACRAMENTO

AVVENUTO IN TORINO IL 6 GIUGNO 1453

CON UN CENNO

SUL

QUARTO CENTENARIO

D E L 1853.

T O R I N O , 1853

T I P O G R A F I A D I R . DA P . D E -A G O S T IN I Via d ella Z e c c a , N. 2 3 , casa B ira g o .

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AL L E T T O R E

In mezzo a l la c o m u n e esultanza cui prendono p arte tutti i b uon i Cattolici p e r la solen n ità del C en ten ario in m e ­ m o r ia del Miracolo del S S . S a c r a m e n to da Dio operato in q u esta nostra c ittà , spero non d e b b a riu scire discaro u n ra c co n to storico, b r e v e e s em p lic e per m odo c h e possa r e n d e re abbastan za istruiti i m en o culti, e quelli c u i m a n ­ cano libri opportuni, o non h an no te m ­ po a p e rc o rre re i volumi s ta m p a ti in ­ torno a questo glorioso av ven im ento.

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Chi d esiderasse di a v e r e più estese cognizioni di tal fatto p o tre b b e l eg g ere qualcuno degli autori notati in fine di questo l i b r e t t o , dai quali furono r i c a ­ v a te qu e ste b rev i notizie. Qui io mi lim i to ad un rac co n to storico del M i­

racolo , ag g iu n g e n d o a lc u n e cose che r igu ard an o a l la prossim a s o le n n ità , c o l­

l’aggiu nta di un dialogo fam igliare in ­ torno ai m iracoli.

B e n e d ic a il S ig n o re tutti i T o r i n e s i , e con serv i tutti i Cattolici n e lla S a n ta Cattolica F e d e , u n ic a re lig io n e c h e possa p re s en tare veri m iracoli in c on fe rm a d elle v erità c h e professa.

Sac. Gio. Bosco.

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I.

PREGIO DEI MIRACOLI

Grande consolazione è per un Cattolico il sapere di trovarsi nell’u n ica religione che possa vantar miracoli in conferma della ve­

rità che egli professa. Il miracolo essendo un’azione che può solam ente venire da Dio, ne seg ue che un solo op era to a fa­

vore della Cattolica Religione basta per farcela c on o sc ere divina. Però noi C a t­

tolici ne abbiamo non uno, ma migliaia operati in ogni tempo, in vari luoghi, in presenza d’ immensa moltitudine, e tal­

volta in mezzo alle più popolate città, affinchè la moltitudine dei testimoni renda più sicura la veracità del racconto.

Il Van gelo si può dire una serie non interrotta di miracoli i più luminosi. Pure Gesù Cristo assicurò i suoi discepoli che avrebbero fatto dei miracoli maggiori che egli non fece ( 1 ) ; e noi abbiamo d o c u ­ menti i più certi che da Gesù Cristo fino ai nostri giorni in ogni s e c o l o , in ogni

( 1) S. G io v a n n i, c ap . 1 4 , v. 12.

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a n n o , e, possiamo dire, in tutti i giorni sonosi operati miracoli nella Chiesa Cat­

tolica, a segno che gli s tessi protestanti, sebbene non possano mostrarci un solo miracolo a favore della loro setta, tuttavia sono costretti di afferm are che nella C h ie s a R o m a n a si fecero miracoli (1).

Posta pertanto la certezza che Dio solo possa operare m iracoli, e che questi mi­

racoli siansi solam ente operati nella c a t ­ tolica r e l i g i o n e , deriva legittima conse­

guenza, che noi cattolici solamente ci troviamo nella vera religione.

Ciò premesso, noi passiamo a ra c c o n ­ tar uno dei più luminosi miracoli del cristianesimo.

(1) Melantone, Baldeo, Achelvit , Tavern ier ed i più dotti tr a i protestanti dicono espressam ente, che S. Bernardo, S. F ran cesco d’ A ssisi, S. Bonaventura, S. Vincenzo de’ P a o li, e segnatamente S. F rancesco Zaverio, fecero grandi m iracoli.

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RACCONTO STORICO DEL MIRACOLO I I .

Mentre governava la s a n ta R om an a Chiesa Nicolò V , e Ludovico di Savoia e r a duca di T o r i n o , avvenne uno s tre­

pitoso miracolo nella città di Torino. I n ­ numerevoli storici vanno d’accordo nel riferirlo com e segue.

I n una g u e rra di q u e ’ tempi avvenuta tra Savoiardi, Piem ontesi e F r a n c e s i , parecchi luoghi posti sul confine di questi Stati furo­

no saccheggia ti. L a te rra di E x i ll e s , paese poco distante da S u s a , fu pure a b b a n ­ donata all’arbitrio dei predatori. Alcuni ribaldi non paghi di quanto trovarono nelle c a s e dei privati, entrarono nella Ch iesa P a rro c ch ia le di questo p a e s e , e tra le altre cose ru barono un ostensorio con entro l’ ostia consacrata. Involsero il sacro vaso con altre spoglie, e fattone un grosso fa g o tto , il posero sopra un mulo prendendo la strada di Torino.

E r a il sei di giugno 1 4 5 3 , verso le cinque pomeridiane, quando giunsero in Torino innanzi ad u n a c h ies a dedicata a

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S. Silvestro. Ivi il S ig n ore voleva pale­

s a r e ai Torinesi un segno del suo im ­ menso amore e dell’infinita sua potenza.

Improvvisamente il mulo si ferma, s tra ­ mazza al suolo, e rimane immobile; il condottiero grida, m in ac c ia e percuote il giumento, ma tutto invano.

Allora l'invoglio, com e se fosse di­

sfatto da mano invisibile, ad un tratto si scioglie, e l’ostensorio da se stesso si leva in aria e si ferma a vista di tutti , tramandando risp lendentissima luce. In pochi istanti il fatto si divulga per tutta la città, e il popolo corre affollato a c o n ­ templare le divine maraviglie.

Un sacerdote di nome Bartolo m m eo Cocono, alla vista di tale prodigio, recasi tosto ad inform arne il Vescovo di nome Ludovico R om agnano. Quel prelato, as­

sicuratosi di quanto avveniva, raduna quei canonici e clero che in quel momento potè raccog liere, e, facendo precedere la c r o c e , vanno tosto processionalmente in sul l u o g o . Colà giunti attoniti e maravi­

gliati si prostrano a t e r r a , e ad ora­

no il Santissim o Corpo di Gesù C r i s t o , in nuova guisa glorificato. Ma quale non fu la maraviglia, allorché videro l ’osten­

sorio cadere in t e r r a , e 1’ostia sola r i ­

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m an ere in aria più risplendente che il sole! Universale commozione sorprende tutti gli astanti: lagrime, sospiri, fer­

vorose preghiere occupano la mente e il cuore di tutti; da tutte le parti si esclam a:

m ane nobiscum Domine : S ig n o re , rimani fra noi. Il Vescovo preso un calice lo tiene colle mani alzate s o tto all’ostia, che tu ttora s tava sospesa in aria tramandando vivi raggi come risplendentissimo sole.

Ed ecco un nuovo prodigio; quasi l’o­

s tia volesse ubbidire alla voce del pa­

store e de’ fedeli, a poco a poco si a b ­ b a s sa e discende nel calice. Allora fra cantici dell’estatica moltitudine, il Vescovo p o rta come in grande trionfo il sacro de­

posito nella Chiesa Cattedrale di S . G io­

vanni.

Quell’ostia sacrosanta si conservò per lungo tempo in questa chiesa, recandosi i Torinesi con edificante pietà ad ado­

ra r la . L a fama di tal prodigio non fu r i ­ stretta nella c i ttà di Torino; molti dai vicini paesi vennero ad adorare G esù S acram entato, e fra le m o lte grazie che si ottennero per quell’ostia p r o d i g i o s a , m erita di esse re riferita quella che r i ­ guarda ad u n certo Tom m aso Soleri di Rivarolo, D iocesi d’Ivrea. E r a questi

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da tre anni inchiodato in un letto per dolorosissima malattia di podagra. Udito a parlare del gran miracolo avvenuto in T o r i n o , fece v o t o , e con vivezza di fede p ro m is e , c h e se fosse guarito, s a ­ reb b e andato a visitare quell’ ostia mira­

colosamente sco p e rta , facendo celebrare una Messa coll’offerta di una torchia del peso di tre libbre.

F a tta la prom essa si s en tì im m an ti­

nente guarito; tosto si levò dal letto s e r ­ vendosi di quelle mani e di que’ piedi che da tre anni gli tornavano inutili.

Pertanto nel 1 4 5 4 , vale a dire, l’a nno immediatamente dopo il miracolo, venne da Rivarolo a compiere in persona il voto da lui fatto, e ringraziare il S i ­ gnore Iddio della grazia ricevuta.

Nel 1 4 5 5 , i canonici della Metropoli­

tana si radunarono a Concilio, e ad un i- nimità di voti decretarono (1) di far co- strurre un magnifico t a b e r n a c o lo , per con serv are in luogo più degno l’ostia p r o d i g i o s a , la quale si c o n s e r v ò , finché venne ordine da Rom a, che fosse consu­

m ata secondo il sacro rito

(1 ) Questo decreto conservasi autentico negli ar­

chivi della M etropolitana.

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CHIESA DEL CORPUS DOMINI III.

S e qualcuno ci domandasse, che cosa ram menti ai popoli la chiesa del Corpus Domini, noi possiamo rispondere: questa chiesa è un monumento p a r l a n t e , che dice a tutti quelli che la veggono: q u i a v v e n n e i l GRAN p r o d i g i o. Nell’ anno 1453 il Municipio di Torino o r d i n ò , che il luogo del miracolo fosse s e g n a to con una cappelletta, la quale divenne bentosto ri­

stretta atteso il gran concorso di popolo che ivi interveniva.

Nel 1 5 2 1 i Decurioni della Città, de­

siderosi che sem pre più viva si mante­

nesse la m em oria di un tal miracolo, ottennero dall’Arcivescovo la facoltà di fabbricare un’a l tr a chiesa più va s t a , ma nel medesimo luogo, vale a dire, racchiu­

dendo il sito in cui e r a avvenuto il mi­

racolo. L a qual chiesa in breve tempo fu condotta a t e r m i n e ; e nel 1 5 2 5 fu e retta la cele b re Compagn ia del Corpus Domini, la quale appunto porta per divisa un calice d o r a t o , a cui sovrasta l ' ostia

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onde rappresentare in viva immagine e continua visibile storia il miracoloso avvenimento.

Nel tristo caso che una pestilenza fu­

nestava questa nostra città, il Municipio in corpo fece voto di edificare un nuovo tempio di più ampia e magnifica forma.

R icorsero perciò a Monsignore Carlo B roglia, Arcivescovo di T orin o, il quale volle egli stesso informarsi bene della verità del m iracolo: e lasciò scritto c h e : inform ato appieno dello stupendo e veris­

simo m iracolo, si p e r le an tiche autenti­

che scritture d a lui vedute e lette, come p e r le debite e legittim e inform azioni, a s ­

secondò la dimanda.

L ’opera fu com inciata nel 1 6 0 7 , e fu con som ma alacrità condotta a term in e , e d è la presen te chiesa del Corpus Domini, la quale noi chiamiamo monumento che af­

ferm a e dice a tutti quelli che vivono e vivranno dopo di n o i , com e Iddio siasi compiaciuto manifestare ai Torinesi un tratto particolare di bontà e d isam ore.

F r a le cose che meritano speciale con­

siderazione vuolsi rilevare il luogo dove avvenne il miracolo. E s s o è quasi nel mezzo del pavimento della Chiesa, vicino al p u lp ito , cinto con cancelli di ferro;

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là, proprio ove il giumento s tra m a z z ò , havvi una lapide in cui si legge :

H IC UBI PROFUGUM CHRIS T I CORP US S UBDIALEM SIB I S TATIONEM OBITER E L E GIT

AUGU T UM HOC E T MANSUR UM NUMINI DOMICILIUM CIVIBUS P E R F UGIUM

TAURINENSIS AUGUSTA

CISALPINOS LATE POPULOS DEPOPULANTE TABE PRO CIVIUM SALUT E DEVOVIT

ANNO M DLXXXVII

IV.

I CANONICI DEL CORPUS DOMINI

L a Cappella primitiva fu affidata alla Compagnia del Corpus D om ini, che è la più antica sotto tale titolo di tutta la cristianità.

Nel 1 6 5 3 Cristina di F r a n c i a , madre del D u ca Carlo E m m a n u ele I I , d’accordo con Monsig. Arcivescovo e col Municipio commise la cura di questa Chiesa alla Congregazione di S. Filippo. F r a quelli che segnarono l’ istru mento d’accettazione troviamo D. Sebastiano Valfrè ( i l b e a to )

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sotto-superiore dell’Oratorio. M a quei religiosi non avendo locale dove r i c o v e ­ rar si secondo il bisogno dell’Istituto, nel 1 6 5 5 tornarono ad abitare l’ antica casa al di là di piazza Castello. Allora il go­

verno della C h iesa passava a sei sacer­

doti , i quali vivendo vita comune sotto un superiore, sono incaricati di officiare detta Chiesa e provvedere quanto occorre pel regime spirituale. Oggidì questi s a ­ cerdoti sono comunem ente detti Canonici del Corpus D om in i, ed abitano una casetta s itu ata di fronte alla chiesa detta la B asilica.

Nelle convenzioni segnate tra la Città di Torino ed i preti canonici del Corpus Domini, in data 1 3 marzo 1 6 5 5 , si le g ­ gono le seguenti parole: « Desiderando la città di Torino che m aggiormente si stabilisca ed a c c r e s c a la divozione del S S . S acram ento nella chiesa del Corpus Domini dalla detta Città edificata nel luogo nel quale S u a Divina Maestà si com­

piacque di operare quello stupendissimo m iracolo a m aggior com provazione della n ostra santa fede ed evidenza di un tanto S acram ento, perciò ha pensato d’ istituire e fondare, in detta ch iesa una c on g re ­ gazione di p r e ti secolari sotto il titolo del S S . S acram e n to . »

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UN FA T T O V.

Ascolta, o lettore, un fatto terribile, e mentre ne sarai da alta ammirazione compreso, im para per t e , e rendi m a ­ nifesto a ’ tuoi a m i c i , che col Sig nore non si burla: Dominus non ir r id e tur.

Nel 1 8 0 3 celebravasi in questa nostra Torino il cinquantenario del glorioso av­

venimento di cui parliam o; e sebbene le circostanze politiche fossero poco fa­

vorevoli a solennità re lig io s e , tuttavia vi fu uno straordinario concorso di fedeli Cattolici venuti da tutte parti.

E r a la sera del giorno 6 di giugno, precisamente all' ora che il popolo da tutte le vie ingrossava per vedere le lunghe schiere di sacri ministri e di c orp o ra­

zioni religiose che incom inciavano la pro­

cessione, quando un p arrucch iere di nome N., uomo irreligioso e di mali costumi, quasi indispettito per la gran folla che ivi a ccorrev a: S c i o c c o n i , disse sch ia­

mazzando, s c i o c c o n i ... c or rere tanto per vedere il miracolo del mulo. Appena

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finiva la bestem mia, che, terribile a dirsi!

come colpito da un fulmine cadde morto all’ istante. Quelli che si trovarono p r e ­ senti lo sorressero alquanto sulle loro b r a c c i a , si adoperarono per dargli c on ­ forto; ma egli non diede più segno di vita. Così colui che tentava d’ impedire gli altri di andar a vedere uno spettacolo di santità divenne egli stesso uno spet­

tacolo di terrore e di spavento.

Mi p a re an cora di vedere le sue m ani che brancolavano quando cadeva: così dice un testimonio oculare. Io lo vidi n el de­

posito del palazzo di Città, ed ho presen te an cora tutti i lineam enti d ella sua fa c cia : così un altro. F r a la m oltitudine che l'an­

daron o a visitare a l palazzo, ho udito un signore che disse a me ed a m iei com pa­

gni: giovani, im parate a rispettare le cose di religione. Io e r a atterrito, e m i cad e­

vano le la g rim e: così a s serisc e un altro.

Ad un racconto di simil fatta, qualcuno potrà d im a n d a r e , se ci sono argomenti di cer tez z a ; percio cché, essendo ciò av­

venuto in un momento di tanta solennità, sarà pervenuto a notizia di molti. Di più:

da tale avvenimento fino a noi, non es­

sendo trascorsi c h e cin q u a n ta n n i, dovreb­

bero e ssere testimoni viventi.

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R isp ondo: I l fatto è strepitoso, perciò richiede gli argomenti di certezza; e ce ne sono m o lti: 1° L a tradizione dal­

l’uno all’a ltr a tramandata fino ad oggidì, a n c h e fuori di Torino.

2 ° Attestato da un libro intitolato: R i­

cerche critiche sul M iracolo d el SS. S a cra ­ m ento avvenuto in Torino, pag. 5 2 .

3 ° Molti testimoni oculari an c o ra vi­

venti, i quali ognuno può liberamente c onsultare: sei di costoro deposero s e ­ paratam ente il loro r a c c o n t o , e vanno così d’accordo nel fatto e nelle c irc o ­ s t a n z e , che non lasciano il minimo a r ­ gomento a dubitare. — Di costoro con­

servo il nome, cog nom e, l ’ indicazione del luogo della dimora, e si offrono pronti di appagare chicchessia. L ’età e la c o n ­ dizione di questi individui li rende degni di fede.

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VI.

D I A L O G O

TRA UN TO RIN ESE ED UN FO RE STIE RE

I l sei di giugno un T o rin e s e ed un forestiere escono insieme dalla chiesa del Corpus Domini, e, avviandosi verso il pa­

lazzo di C ittà, tengono questo discorso.

F orestiere. B isogna proprio d i r e , che la Relig ion e ha una gran forza sul cuore dell’ uomo.

Torinese. H a più forza un semplice fatto religioso, di quanto possano avere i più grandi avvenimenti della terra. Voi ben s a p e t e , che quivi oggi si ricorda soltanto la memoria di un miracolo, pure mette in movimento tanta gente.

F . — Io pure vengo cin quanta mi­

glia di lontano, e sono assai contento di essere venuto. Ma giacché vi veggo tanto cortese, sapreste dirmi se è molto tempo dacché avvenne questo miracolo?

T. — Tutti i Torinesi sono inform ati di questo fatto, e delle circostanze che lo riguardano. È questo il quarto c e n ­ tenario, cioè sono quattrocento anni, dac­

ché s uccesse tale prodigio.

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F . — Voi mi sem brate molto istrutto delle cose patrie, e se non vi rin c re sc e , io vorrei domandarvi alcune cose per mia istruzione, e desidererei spiegazione di alcune cose che ho rimirato in chiesa:

ho ammirato le p i t t u r e , un cancello di ferro ed altre c o s e , le quali so avere un significato p a r t i c o l a r e , e che io non posso comprendere.

T. — Queste cose si comprendono tanto bene dalla storia. Tutto il tempio insieme forma un testimonio, che il Mu­

nicipio T orinese ha posto per eternare la memoria del prodigio.

S o p ra la facciata di questa c h ies a havvi un’iscrizione che ricorda due fatti: Uno è il decreto della Città per l’erezione di una chiesa in ricordanza del prodigio;

l ’altro fatto accenn a la circostanza in cui i Torinesi determinarono di compiere que- sto edifizio, cio è in occasione che una peste terribile flagellava il popolo tori­

nese. L ’iscrizione è latin a, eccovela in italiano :

Qui dove profugo il Corpo di Cristo eleggevasi momentanea scoperta di­

mora

Ad augusto e durevole di lui domicilio e a rifugio dei cittadini

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M entre pestilenzial morbo menava larga strage tr a ’ popoli cisalpini, 1'augusta Torino

P e r la com une salvezza in voto decretava l’anno 1 5 9 7 .

Entrando in Chiesa, sul com inciare della vol t a , nella prima pittura si rapp resen­

tano alcuni ribaldi, che, en tra ti nella chiesa parr occhiale di E xilies, spezzano la p o r ­ lin a del tabernacolo, e mettono in un fa­

gotto un ostensorio, con entro l’ostia con sacrata.

F . — L a pittura del centro della volta?

T. — L a pittura posta nel centro della volta rappresenta la caduta del g i u ­ m ento, l’elevazione dell’ostia in aria tutta raggiante, intorno a c u i , Vescovo e popolo stanno genuflessi in venerazione della Divina Maestà.

L a pittura poi, cioè quella superiore, p o s ta nella volta quasi al disopra del—

l'altare m ag giore, ram menta che l’o stia, dopo di essere s ia ta buon tempo sospesa in aria raggiante, discese in un calice che Monsignor Rom agnano, allora V e ­ scovo di Torino, teneva fra le mani, la quale ostia tramandando tuttora viva luce, è portata processionalm ente al duomo di S . Giovanni.

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F . — Va bene; questo mi piace a s s a i, ma quel cancello di ferro che cin ge una parte del pavimento vicino al pulpito, quel c a n c e llo ...

T. — Quel cancello cin ge e seg n a il luogo, ove cadde il giumento, si sfasciò l’involto, si levò l’ostia, ove cadde l’osten ­ sorio rimanendo l ’ostia sola in aria. Ivi, pure si prostrò il V escovo, e ricevette l’ostia, che alla vista del l ’attonita m olti­

tudine discese nel calice. Dentro a quello steccato di ferro havvi un’iscrizione, che rammenta in breve tutta la storia del­

l’avvenim ento; eccovela in italiano:

Qui il giumento, portatore del Divin C o r p o , cadde;

Qui la S a c r a O stia, scioltasi dal carico in cui e r a involta, in aria levossi;

Qui fra le supplichevoli mani dei T o r i ­ nesi, propizia discese;

Qui adunque il l u o g o , da tal prodigio santificato, tu m em ore, supplice, prono, v e n e r a , altrimenti trema.

F . — Vedo proprio che siete istrutto delle cose p a t r i e , questo fa onore ai T orinesi: di p i ù , scorgo in voi un a c er ta persuasione di ciò che r a c c o n t a te ; ed io pure presto fede a quanto dite:

ma, perdonatemi l’interrogazione, non vi

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pare di ravvisare qualche cosa di ripu­

gnante in questo miracolo?

T. — Che dite, amico! Ripugnante!

Ripugna che Dio faccia miracoli?

F . — Non dico questo: ma parmi che tal miracolo racchiuda qualche cosa un po’ grossa ad inghiottire. P e r esempio, un mulo s ’ inginocchia spontaneamente, un fagotto si scioglie da per sè, un osten­

sorio si leva in alto e rimane sospeso, u n ’ostia sta risp lendente in aria. Tutte queste c o s e , p e r verità, io non le capisco.

T. — T u tte le vostre difficoltà si r i ­ ducono a c o n o s c e r e , se siano possibili i miracoli. Il miracolo, com e credo voi ben sappiate, è un’azione che supera tutte le forze della n a t u r a , perciò tutti gli uomini radunati insieme, non possono operare alcun miracolo. P. e., morto un uomo, deve naturalmente il suo c ad a­

v e re p u t r e f a r s i , e niuno degli uomini lo può risu scitare. Dio solo può fare che non si p u tre facc ia, e , se ben lo giu­

d ica per sua g lo ria , può farlo risu s cita re : com e leggiamo nel Vangelo aver fatto il divin Salv atore nella risurrezione di L a z ­ zaro, morto da quattro giorni.

F . — Mi pare che voi abbiate lasciato sfuggire alcune parole c h e non sono

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tanto facilm ente am m esse dai Cristiani:

mi dite che gli uomini non fanno m ira­

c o li: volete voi dubitare di tanti prodigi operati da uomini santi nella Relig ion e Cattolica?

T. — No, amico m i o , anzi io credo che nella Chiesa Cattolica molti Santi operarono luminosissimi miracoli, ma ciò fecero non in virtù propria, ma nell’aiuto del S ig nore. P e r esempio, leggiamo nella B ibbia, che S . Pie tro guarì uno s t o r p i o , richiamò a vita un a d e f u n t a , e questo fece in nomine Domini, nel nome del No­

stro Sig nor Gesù Cristo.

F . — Mi piace molto il vostro rag io­

namento, m a nel miracolo di cui par­

liamo, il dire c h e un mulo si è fermato, in g in o c ch iato ...

T. — Adagio, non cangiamo le pa­

role della s tor ia : tutti gli autori che r a c ­ contano questo fatto, non dicono che il mulo s ’ inginocchiò, ma soltanto che si a r r e s tò , cadde e stram azzò, e non altri­

menti. Un Dio che creò tutto quello che nel cielo e nella terra si contiene: che fa cam m in are gli uomini sopra le onde, che raduna e divide le acque dei mari e dei fiu m i, non potrà fare che un mulo si fermi e stramazzi? P en siam o solo al-

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c u ni istanti al miracolo di B a l a a m o , e cesseranno le nostre maraviglie.

F. — Quale fu il miracolo di B a laam o ? T. — Questo miracolo consiste in ciò che mentre quel falso profeta cavalcava una giumenta, questa sciolse la lingua e rimproverò la malvagità di chi la c a ­ valcava. Questo fatto non am mette verun dubbio, perchè è registrato nella B ib bia.

F . — Certam ente se Iddio fa parlare gli animali, può quando che sia arrestarli, e, qualora il voglia , anche farli inginoc­

ch iare. Ma quello sciogliersi il fagotto da p er s è ...

T. — Havvi in ciò gran cosa di straor­

d in a rio ? F o r s e Iddio non può fare quel che fanno tutti i giorni gli uom in i? Un ragazzo non può fare e disfare un fa­

gotto come vediamo operarsi sotto ai no­

stri occhi?

E r a pur ben chiuso il sepolcro del Salvatore, pesante il macigno che lo chiu­

deva; ciò nonostante Dio con un atto del suo volere agitò il sepolcro, smosse la pietra, atterrò le guardie, e niuno potè im ped ire c h e si effettuasse quanto Dio voleva.

F . — Ma quel levarsi in alto l’ osten­

sorio, rim an ere sospeso; il fermarsi

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un’ ostia in aria senza essere sostenuta da alcuno, tramandar vivissimi raggi di l u c e : a h ! queste cose non so capire.

T. — Volete dire che tali cose, in simile guisa, non possono farsi dagli no­

mini, e ne convengo; a Dio poi sono facilissime. D i t e m i , amico, colle vostre mani potreste voi tenere un ostensorio sollevato in alto? potreste tenere in alto una lucerna ac ces a e risplendente !

F . — F arm i di sì: ma tengo quelle cose alzate colle mie mani.

T. — S e voi colle vostre mani fate tali cose, non potrà farle Iddio, il quale è creatore e conservatore delle vostre mani medesime? S a r à cosa a Dio dif­

ficile il tenere un ostensorio sospeso in alto? a Dio che colla sua onnipo­

tenza tiene sollevati in a lto senza che si appoggino ad alcuna estrem ità la te rra che a b itia m o , il s o l e , la luna e la moltitudine delle stelle che g a le g - giano, per dire c o s ì , nello spazio im ­ menso dell’universo, unicamente soste­

nute, re g ola te e conservate dalla mano onnipotente di D i o ?

F . — Ma un’ ostia è b i a n c a , per sè non risp len d e, donde poteva prendere quei raggi di vivissima luce?

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T. — Donde prende la sua luce il s o l e , quel sole che, sebben e sia molti milioni di miglia distante da noi, pure tram anda fino a noi vivissimi raggi di l u c e ?

F . — P e r m e non saprei che rispon­

dere se non con dire che Dio onni­

potente è colui che dà la luce al sole.

T. — Benissim o. O ra quel Dio che dà la luce al sole e gli fa tram andar quei vivissimi raggi; quel Dio che fa risple n­

d ere la luna e tanti milioni di stelle, non potrà fare che un’ostia c on sacrata r i ­ splenda in aria e tramandi raggi di viva luce?

Cessi pertanto ogni nostra maraviglia, e diciamo che il miracolo del S S . S a ­ cram ento avvenuto in Torino nel 1 4 5 3 confrontato colle altre opere d e l l 'O n n i ­ potenza divina nulla presenta che sia assurdo o r ip u g n a n te ; piuttosto io direi, che il Sig nore Iddio h a voluto operare questo miracolo 1 ° p e r manifestare la sua gloria agli uomini e dare un segno di particolare bontà ed am ore verso i T orinesi.

2 ° P er conferm are i Cattolici in quella grande v erità insegnata dalla Chiesa C a t­

tolica; cioè che nella S S . E ucaristia vi

(27)

è realm ente Corpo, Sangu e, Anima e D i ­ vinità di Nostro Sig nor G esù Cristo, vivo e glorioso com e è in cielo.

3 ° P e r dare a tutti i Cristiani un s e n ­ sibile arg omento di questa verità contro agli eretici V aldesi, che in que’ tempi si erano già introdotti nelle valli di L userna presso P in e r o lo , e che negavano, come negano ancora oggidì, la presenza re ale di Gesù Cristo nella santa E ucaristia.

Volle altresì premunirci contro agli as­

salti che i Valdesi uniti ai Calvinisti av reb­

bero dato alla santa Cattolica Religione, specialm ente intorno a questo Augustis­

simo Sacram ento.

F inalm en te dispose Iddio che la m e ­ m o r ia di questo glorioso avvenimento fosse conservata e con tutta certezza fino a noi tram andata, pe rc h è servisse ai Torine si di baluardo contro agli assalti dell’e r e s i a , che sotto speciose, m a s em ­ pre mentile forme, c e r c a farsi strada in mezzo ai c a t tolici.

Questo miracolo sia ai T orine si ed a tutti i buoni Cattolici sorgente di grazie celesti e di benedizioni; illumini tutt i , e tutti ci colmi della più grande c o n s o ­ lazione pensando che viviamo in una religione che in mille modi fa c o n o ­

(28)

scere i caratteri della d iv in ità , tra cui vuoisi annoverare il miracolo avvenuto in Torino nel 1 453.

F . — Vi ringrazio di tutto cuore, e sono soddisfattissimo del vostro rag io ­ namento; il Sig nore vi accompagni.

T. — Addio, amico, vivete felice.

V II.

FONTI STO RIC I

P e r noi Cattolici b a s ta il giudizio della C h ie s a, per d arci tutta la certezza di un fatto. In verità molti Vescovi scrissero di questo m ira c o lo , e dopo di averne a lungo p o n d era to i documenti, lo dichiarano ve­

r issim o , stupendissim o. I molti decreti per questo oggetto emanati dalle autorità c i ­ vili ed e c c l e s i a s ti c h e , i lunghi e rigorosi esam i fatti a R oma prim a di approvare l ’ uffizio p r o p r i o , l ’ approvazione dell’ uffi­

zio, della festa, de’ riti e delle cerim onie che l’ accom p agn an o, ci sono mallevadori di certezza. Tuttavia per aprire la strada a chi volesse istru irsi m ag giorm e n te, ed a nche per adem pire al dovere di chi scrive

(29)

fatti, cio è indicare i fonti da cui questi sono a ttin ti, a c cen n er em o alcuni d o c u ­ menti, da cui furono r i c a v a te le presenti notizie:

1° Molti decreti autentici che c o n s e r - vansi intatti negli archivi del Municipio, della Curia arcivescovile e della Metropo­

litana:

2 ° L a presente chiesa del Corpus D o­

m ini, le molte iscrizioni c h e ivi ed in altri luoghi della città si le g g o n o ; la c o n ­ fratern ita, la C olleg iata dei canonici del Corpus Domini sono testimonii parlanti del fatto;

3 ° R iti, feste e solennità dei celebrati cen tenari e cin qu an te n ari, che dall’ av­

venimento del miracolo si praticarono fi­

n o ra , la tradizione di g en erazion e in g e ­ nerazione tram andata, si possono altresì considerare com e altrettanti testimonii parlanti;

4 ° Una lunga serie di autori che in pieno accordo riferiscono questo fatto.

Nel 1 4 5 8 E n e a S ilv io , P a p a , sotto al nom e di Pio I I , nei suoi Comm entari r i ­ ferisce distintamente il miracolo avvenuto in Torino.

Nel 1 5 7 7 F i l ib e r to P in gone, nell’ opera Angusta Taurinorum.

(30)

Nel 1581 Agostino B u c c i , nel suo T rat­

tato d ella Sindone.

Nel 1591 Abramo B zovio, n e ’ suoi An­

n a li all'a n n o 1 4 5 3 .

Nel 1 5 9 9 Nicolò Laghi, nell’opera I M iracoli d el SS. Sacram ento.

Nel 1 6 0 1 Gioanni B o tte ro , nell’ opera De' P rincipi cristiani.

Nel 1 6 0 5 Ludovico Della C hie sa, Sto­

r ia d el Piem onte.

D al 1 6 0 6 in poi ho annoverato più di cen to autori, che riferiscono questo glo­

rioso avvenim ento, tutti d’ accordo nel fatto e nelle circostanze che lo accom pagna­

rono.

F r a ’ moderni vuolsi notare l’op era: Cenni storici critici sopra l’insigne miracolo del- l’ Ostia S a n t a , e c c . , stampata nel 1 8 3 7 .

Finalm en te si può leggere il libro stam­

pato l’anno scorso 1 8 5 2 , col titolo. R i­

cerche critich e sul M iracolo d el SS. S a c ra ­ m ento, avvenuto in Torino n el 1 4 5 3 .

(31)

VI I I .

IL CENTINARI O DEL 1 8 5 3

N e’ c en tenari per lo addietro celebrati, sempre vi fu un grande c on corso di gente da ogni parte accorsa.

I l Municipio to rin e se , i magistrati, tutte le autorità civili vi presero parte con ge­

nerosi sussidii, perchè le sacre funzioni non m ancassero del n ece ssario decoro, presero parte coll’ intervenire, in corpo alle sa cre funzioni, e , bello a dirsi, furono v e­

duti i primi membri del Municipio e le prime dignità della R e a l Corte a c c o ­ starsi con riv eren za a rice v ere la S a n ta E u c a ristia nella chiesa del prodigio.

L e autorità e cc lesiastich e di pieno a c ­ cordo c olle civ ili, c le r o , capitoli di ca­

n o n ic i, c on frate rn ite, corporazioni r e l i ­ giose si diedero la m assim a sollecitudine p erc h è le s a c r e funzioni fossero ben r e ­ g olate, e col dovuto decoro festeggiate.

I Vescovi, con apposite pastorali, invi­

tarono cittadini e forestieri a prendere parte dei divini favori c h e la Divina M aestà largamente teneva preparati agli uomini.

(32)

I Romani Pontefici abbondarono in di­

spensare il tesoro delle sacre indulgenze, e con ced ere tutti quei privilegi che p o s ­ sono contribuire al be ne spirituale dei Cristiani.

Queste cose ebbero luogo negli ante­

cedenti centenari : forsechè verranno meno nel mille ottocento c in q u an tatrè? No c e r ­ tamente.

I nuovi e preziosi lavori eseguiti nella c h ies a del Corpus Domini; gli eleganti ap­

parati che si stanno fin d’ora preparando;

i pii sussidii dai Torinesi e dai forestieri offerti per le gravi spese che occorrono in somiglianti solennità; le molte prediche e gli spirituali esercizi che già si fanno in preparazione a quella grande solenn ità;

di più, il trasporto di gioia con cui se ne parla in pubblico ed in privato dai cit­

tadini e forestieri; tutto ci fa sperare una solennità degna della capitale del P i e ­ m o n te , della città del S S . S a c r a m e n t o ; solennità degna di un popolo cattolico, che c e le b r a uno dei più gloriosi avvenimenti del cristianesimo.

E g li è per questo, che il v en e rato n o ­ stro A rc iv e sc ov o, benché da noi lontano, tuttavia sem pre intento al bene spirituale del gregge dalla divina Provvidenza a lui

(33)

affidato, colle più te n ere e sp ress io n i, in apposita pastorale, invita clero e popolo di questa città e diocesi a prenderne parte.

« D a voi lontani col corpo, egli dice,

» ma uniti sem pre a voi collo spirito, p r e n -

» diamo la p iù sin cera e viva parte alla

» vostra esultanza, e ve la prendiamo con

» tanto m ag g io r esp ansione di c u o r e , in

» quanto c h e nutriamo u n a piena fidu-

» c ia , c h e l ’ augusta pom pa della r e l i -

» giosa solennità sarà p e r ridondare a

» grandissimo spiritual vostro vantaggio. » Accennati i gravi pericoli in cui i suoi diocesani si trovano p e r le insidie con c u i gli e re tici protestanti si sforzano di sed u rre gl’ incauti cattolici, p assa a r a c ­ com andare che il prim o potentissimo mezzo per non cadere vittima dell’errore,

« si è quello di le g a r c i indissolubilmente

» all’autorità della Chiesa Cattolica, e p -

» perciò col Rom ano P ontefice suo capo

» visibile, successore di S . P ietro. » R ac com an d a di poi la frequ en za dei S acram en ti della Confessione e Com u­

nione, com e quelli che hanno il dono speciale di fortificare la F e d e su due punti di dogma, mentre sono u tilis­

simi per se s t e s s i , e vengono p recisa­

(34)

mente, più a n c o ra che a l t r i , presi di m ira dagli impugnatori di nostra santa Relig ion e.

Quindi dal primo al quindici del pros­

simo giugno a tutti i confessori della D ioce si concede la facoltà di assolvere da qualsiasi colpa al Vescovo riservata.

L o stesso Rom ano Pontefice, il regnante Pio I X , volle in questa circostan za dare nuovo segno di paterno a ffetto ai Torinesi concedendo un’ indulgenza in forma di Giubileo. Il che vuol dire che tutti i con­

fessori hanno facoltà di assolvere da qual­

siasi peccalo e cen su ra, e che tutti quelli i quali dal giorno 5 al giorno 12 di g i u ­ gno si accosteranno al S a c r a m e n to della Confessione e Comunione acquisteranno indulgenza p l e n a r i a , pu rch é adempiano le opere prescritte.

Che cosa vuol dire indulgenza p len aria?

Indulgenza plenaria vuol dire c h e , m e ­ diante una buona Confessione e Comu­

nione per li meriti di Gesù Cristo, di Maria S S . e de’ Santi, riceviamo la r i ­ messione di tutta la pena t e m p o r a l e , dovuta per li p e c c a ti c on fessati. Di modo c h e , un cristiano lucrando indulgenza plenaria, si può dire che riacqu ista l'in­

n oce nza battesimale, e se mai il Sig nore

(35)

lo chiam asse in tale s tato all’altra v ita, senza ferm arsi neppure un istante nelle p ene del purgatorio, egli se ne vola glo­

rioso ai godimenti d etie n i celesti.

Cristiani! I tesori della divina m iseri­

cordia sono a p e r ti , sappiatene approfittare.

I X .

PRATICHE R EL IG IO SE.

Monsignor nostro A r c iv e s c o v o , nella mentovata sua pastorale, inculca in que­

sti giorni la visita al S S . S acr a m e n to , proponendo in tale circostan za la rec ita di cin que P a t e r, Ave e G loria ad onore di Gesù S a c r a m e n ta to , con aggiungerne uno secondo 1’intenzione del Sommo Pontefice.

Dal 1 al 1 5 prossimo giugno concede l ’indulgenza di ottanta giorn i, ogni volta che si re c ita un P a t e r , Ave e G loria in onore del S S . Sacram ento.

Intanto, per dare ogni possibile com o ­ dità a quelli che non avessero libri op­

portuni, noi aggiugniamo qui gli atti da farsi nella visita al S S . S a c r a m e n t o , ri­

cavati da S . Alfonso Liguori.

(36)

Anima mia, ravviva la fede e la con­

fidenza, sta alla presenza d ell'i nfinita Maestà del tuo D i o , che per amor tuo un giorno s c e s e dal cielo in te rra a farsi uomo, e volle morire su di una croce per salvarti, ed ora se ne sta nel S S . S acram en to per ascoltarti, e c on ce d e rti quelle grazie che tu gli domandi. P a r ­ lagli adunque, e digli:

Atto d i F ed e e di Adorazione.

Mio Dio, perchè lo avete riv elato voi, che siete verità infallibile, io credo tutto quello che la Santa R o m a n a Chiesa mi insegna a cred ere. Credo, che voi siete il Creatore e Sig nore del Cielo e della terra, il quale in eterno premiate i giu­

sti nel P a r a d i s o , e castigate i peccatori nell’inferno. Credo, che siete tre P e r ­ s o n e , P a d r e , Figliuolo e S p i r i to S an to , ma un solo Dio. Credo, o gran Figlio di Dio, che vi siete in c a rn a to e fatto uomo nel seno di M a r i a , e siete morto

Atti divoti da fa r s i n ella visita a l SS. Sacram ento.

(37)

crocifisso per la nostra salute; ed ora ve ne state nel S S . S a c r a m e n t o realm ente presente, vivo e glorioso come in Cielo:

prostrato a ’ vostri piedi umilmente vi adoro, o Maestà i n f i n i t a , unendomi alle adorazio ni, che a q u e s t’ ora vi rendono in Cielo tutti gli Angeli e Santi con Ma­

ria Santissim a.

Atto di Speranza.

Caro mio R ed entore, i o , fidato nelle vostre p r o m e s s e , e perchè voi siete fe­

dele, potente e m is e r ic o rd io s o , spero pei meriti della vostra passione il perdono de’ miei p e c c a t i , la perseveranza nella grazia vostra sino alla morte, e final­

mente spero di venire per la vostra mi­

sericordia a vedervi ed amarvi e tern a­

mente in Paradiso.

Atto di Carità.

Caro mio Dio, p e rc h è siete ben e in­

finito, io vi amo con tutto il cuore sopra ogni bene; e vorrei vedervi a m ato da tutti gli uomini della te rra quanto voi meritate.

Godo che siete e s a re te in eterno infini­

tamente beato.

(38)

Mi pento, o Gesù mio, e mi dispiace con tut t o il cuore di avere offeso voi, bontà infinità. Oh fossi morto p rim a, e non vi avessi mai dato disgusto; odio ed ab b o mino sopra ogni m ale tutte le in g iu ­ rie che vi ho fatte. S ig n or m io , vi pro­

metto e propongo per l ’avven ire, di vo­

le r prima m o rire, che offendervi, e pro­

pongo, finché avrò vita, di accostarmi sovente quanto mi è possibile ai S S . S a ­ cramenti. Voi soccorretem i colla vostra grazia.

P reghiera.

Vi raccom ando, S ig nore, il Sommo P on ­ tefice e tutti i P relati e sacerdoti: date loro spirito di santificare tutto il mondo.

Vi raccom ando gl’ infedeli, gli eretici e tu tti i pe c cato ri: date loro luce e forza di lasciare il p e c c a to, per darsi ad am are solamente voi, sommo bene. Vi r a c c o ­ mando tutti gli agonizzanti, i miei parenti, benefattori ed am ici, e in modo speciale vi raccomando le anime del purgatorio, sollevatele dalle p e n e , ed abbrevia te il

Atto d i pentimento.

(39)

tempo del loro esilio, accio cc h é vengano presto a godervi in Cielo.

F in alm en te vi prego per m e , o Gesù mio sacram entato, datemi per li meriti vostri un gran dolore de' miei peccati, ed il perdono di tutte le offese che vi ho fatto, datemi una gran confidenza nella vostra S S . P a s s i o n e , e nel patrocinio di M aria vostra S S . Madre, datemi il vo­

stro santo amore, e la santa finale perseveranza, sicché io non a bbia mai più a perdere la grazia vostra. E tern o P a d re, esauditemi per am or di Gesù vo­

stro Divin Figliuolo. S e i P ater, Ave, Gloria.

(40)

H Y M N U S

Sum m am Dei potentiam, Et hanc in urbem maximum Divini amoris debitis Pig nus canam us laudibus.

I mmota m a n s it b e llua P r e tioso onusta p o n d e r e , P raedonis e t nefarii Hic est soluta sarcina.

A ttolitur per aera S a c r a ta fulget H o s ti a , Fidei triumphat v e rita s , E t haeresis confunditur.

R e d em p to r , o mitissim e, Dignare sedem figere In urbe n ostr a , ut arceas Quaecumque tu r b a n t tristia.

(41)

V E R S I O N E D E L L ’ INNO

L ie ti c a n tiam l’altissima P otenza del S i g n o r e , C a n tiam l’ incomparabile Pegno di santo a m o r e, Che a noi Taurin i piacquesi Di compartir Gesù.

Quando il giumento carico Del peso sacrosanto

S tette ad ogni urlo immobile, E da se stesso intanto Del rap itor sacrilego L ’ involto si sfasciò;

E in chiaro giorno toltasi Di mezzo alla r a p i n a , Qui si levò nell’aere Splendente Ostia d iv in a, Qui fur confusi gli empii, L a fede trionfò.

Mite S ig n o r , deh p iacciati Di qui ferm ar tua sede!

M i r a , cotesto popolo Supplice a te lo chiede;

P iù non avrem tristizia S e resti tu con noi.

(42)

H an c dulcis hospes eligens Ad perm anendum r e c r e a s , Zachaei ul aedem visitans R e p les salutis gaudio.

Adesto nobis ju giter

R e g e m tuere a c s u b d ito s , Averte m o r b o s , praelia, L a rg ire pacis munera.

Tuo superno lumine E r r o r i s umbras e x c u t e ; Ne corda confitentium C ontam in en t increduli.

J e s u tibi sit g l o r i a , Qui te revelas parvulis Cum Patre et almo S p i r itu In sem piterna sæ cula. Amen.

(43)

È dolce a noi qui v iv ere, P e r c h è qui fai d im o ra , Come a Zacheo tua visita F u di salute a u r o r a , D ella salute il gaudio Già il nostro cuor senti .

P e r e n n e la tua grazia S o p r a di noi si stenda, Con il S o v r a n o , i sudditi P ropizia ognor d ifend a, E morbi e gu erre sperdansi, S p len d a di pace i l don.

I l lume tuo benefico S c i o l g a l ’ e r r o r , l’ annienti;

R itorni a T e l’ incredulo E , con pentiti a c c e n t i , Nell’arm onia de’ cantici U nisca ai fidi il cor.

A T e , G e s ù , diam gloria, C h e agli umili ti sveli, Al P ad re, all’ almo Spirito

Con cui, S i g n o r , n e ’ Cieli R e g n i per tutti i s e c o l i ,

D iam gloria, laude, onor. Così sia.

(44)

AL S S . SA C RA M E N TO

O sacru m Convivium

In quo Christus s u m itu r,

R e c o litu r mem oria

P assio nis ejus.

Mens impletur gratia E t futu r æ gloriæ Nobis pignus datur.

OREMUS

D eu s, qui nobis sub S acram e n to m i­

ra bile P assio nis tuæ mem oriam reliquisti, tribue, q u a e s u m u s , ita nos Corporis et Sanguinis tui s a c r a Mysteria v enerari, ut Redemptionis tuæ fru ctum in nobis j u - giter sentiamus. Qui vivis et regnas in sæ cula s æ culorum. Amen.

(45)

P a ra fra si

Convito a d o ra b ile , Convito d’amor Qui dove ricevesi L ’ i s tesso S ig n o r:

Qui dove ram mentasi Ah! quanto egli un dì P e r noi sul Calvario Pie toso soffrì.

Sii fonte di grazia All’alm a fedel

Sii pegno im m an cabile Di gloria nel Ciel.

Orazione

S ig n o r Iddio, che sotto 1’ammirabile S acr a m e n to del l’E u c a r i s tia ci lascia ste la ricordan za delia vostra Passione, piacciavi che siano da noi in tal guisa o n orati e a d o ra ti i sacri Misteri del vostro Corpo e S a n g u e , c h e possiamo provare in noi stessi perpetuamente il fru tto della R e ­ denzioni di v o i, che vivete e re g n a te per tutti i secoli. Così sia.

(46)

O R A R I O D E L L E FU N Z IO N I Che si fanno nella Chiesa del Corpus Domini

del Centenario del 1853

Giorno 3 di giugno Comincia un sacro triduo;

Ore 5 pom., Vespri, indi discorso e Benedizione.

— 4 s a b b a to :

Ore 1 0 , Messa solenne pontificale con discorso tra la Messa. Dopo mezzodì: ore 6, V esp ro , indi Benedizione.

— 5 Domenica : (come alli 4 ) .

— 6 lunedì :

Ore 10: Messa pontificale con di­

scorso tra la Messa. Dopo mez­

zogiorno: ore 4 1|2 Vespro;

ore 6 Processione, indi B en e ­ dizione sulla piazza.

Le funzioni del giorno della festa sono quasi le medesime che si fanno in tutta 1’ottava.

(47)

INDICE

Al L e t t o r e... pag.

I. Pregio d ei m iracoli . . . » l I . R acconto storico d el M iracolo » I I I . C hiesa del Corpus Domini . » IV . I Canonici del Corpus Domini » V. Un fatto . . . . . . » V I. D ialogo tra un Torinese ed un

F o res tie re . . . . » V I I. F on ti storici . . . . » V I I I . Il Centenario del 1 8 5 3 . . »

I X . P ratich e religiose . . . . » Atti divoti da fa rsi n ella visita al

SS. Sacram ento . . . . » Inno ...»

Versione del m edesim o . . » Inno al SS. Sacram ento . . . » P a ra fr a si del m edesim o . . . . » Orario delle funzioni che si fanno

n ella C hiesa del Corpus Domini p el Centenario d el 1 8 5 3 . . »

3 5 7 11 13 1 5

1 8 2 8 31 3 5

3 6 40 41 44 45

46

(48)

(

Con approv. della Rev. Arciv.)

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