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Dr. Agostino Lucarella

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Academic year: 2022

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Dr. Agostino Lucarella Medico Legale, Firenze

FRANCESCO PUCCINOTTI

NELLA STORIA DELLA MEDICINA LEGALE

Francesco Puccinotti (nato ad Urbino l’8 agosto 1794, morì il 18 ottobre 1872) ha un posto d’onore nella Storia della Medicina Legale. Compiuti i primi studi in lettere greche e latine, nella città natale gli fu successivamente conferito un posto nel collegio Rezzonico di Pavia. In seguito si dedicò alla Matematica e Filosofia. Nel 1813, fu attratto dagli studi di Medicina e conseguì la laurea nel 1816 a Roma.

Quando si sviluppò nel Lazio e nella Campania un’epidemia di tifo, studiò con impegno questa malattia e le febbri intermittenti. Assunta la Cattedra di Medicina Legale a Macerata, dove l’urbinate Federico Bonaventura si era, anche lui, dedicato agli studi di Medicina Forense, fu costretto a lasciarla, dopo sei anni, per le sue idee politiche, benché aiutato da figure influenti presso la Corte Pontificia. Si ritirò, come Medico Primario, a Civitanova, dove, per ragioni di salute, rimase breve tempo. (crf. l’opera: De Natura partus octometrus adversus vulgatum opinionem libri decem, Urbini, apud B. et S. Ragusios fratres, 1600, di Federici Bonaventurae Urbinatis).

Dopo un breve soggiorno a Bologna andò a Firenze, dove fu ospite del Marchese Pompeo Azzolino. Dal 1834 al 1838 si dedicò a tradurre l’opera del medico greco Areteo di Cappadocia (fine del II secolo d.C.), commentò i dialoghi sulla teoria delle flogosi di Giovanni Rasori (1766- 1837) e pubblicò opere sull’epidemia del colera, che imperversava nella città di Livorno (1835-36).

Chiamato da Leopoldo II (16 ottobre 1838), Granduca di Toscana, tornò a Pisa come professore di Medicina Legale. Insegnò anche Clinica Medica e vi iniziò la sua Storia della Medicina.

A Firenze (1860), si dedicò alla Storia della Medicina. Le sue opere più importanti di Medicina Legale rimangono: Le lezioni di Medicina Legale, stampate a Macerata, presso Giuseppe Mancini Cortese (1830) e più volte ristampate successivamente.

Era convinto di questo: “I benefizi della disciplina medico legale sono illimitati, è la magistratura più sacra, perché si prefigge come scopo la sicurezza del cittadino; le leggi, che tutelano la tranquillità sociale non potrebbero raggiungere il loro fine, se non fossero sempre connesse le leggi fisiche e morali dell’uomo”.

Nella prima lezione di medicina legale espone la storia. Nella seconda, fino alla nona, tratta quanto riguarda la vita sessuale, e nelle ultime lezioni si occupa delle morti violente e delle lesioni.

In una di esse annota: “La natura, nel formare gli esseri della nostra specie, tocca quasi tutti i gradini della scala animale, sale sino alla perfetta genesi dell’uomo, perciò, se è impedita, nel suo graduale procedimento generativo, si perturba o si arresta; la specie riprodotta e lo sviluppo sono imperfetti”.

Il Puccinotti riteneva che il feto prendesse vita sin dal suo concepimento. Si poneva anche il problema, a quale dei gemelli sia da concedere la primogenitura e conclude che sia il buon senso a decidere: sarà il primo nato. L’argomento dell’infanticidio era svolto con singolare accuratezza:

propose una nuova prova di docimasia. Curò ingegnose esperienze per studiare la fisiopatologia dell’annegamento. Inoltre fece acutissime osservazioni sulle lesioni dovute ad elettricità e concluse che l’elettricità agisce sul sistema nervoso e soprattutto sulla massa encefalica. Trattò della traumatologia con criteri originali: suggerì di limitare le indagini a quelle che mettono in luce una ferita possa contribuire all’evento letale. Adottò nuovi criteri per determinare la mortalità: secondo Puccinotti sono troppe le concause ammesse; ritenne indispensabile la sezione cadaverica da cui può risultare se l’imputato è reo.

Tagete n. 3-1997 Ed. Acomep

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Seguì il metodo di Galileo e di Bacone e lo trasferì nella medicina curativa. Ebbe sconfinata ammirazione per Ippocrate: convinto che il progresso della Scienza Medica sia determinato solo dalla scoperta di nuove verità.

Francesco Puccinotti, con Maurizio Bufalini, che insegnò ad Urbino, diffuse in Italia lo studio scientifico della Medicina e raccomandò ai medici “l’accurata ricerca, la moderazione e la prudenza delle decisioni”. Espresse le sue idee nelle seguenti opere: Della sapienza di Ippocrate e della necessità di ristabilire la medicina ippocratica in Italia; Studi sulle infiammazioni e sulla patologia induttiva quale nuovo organo della scienza clinica1.

Trattò anche la Medicina sociale e scrive: “Verrà un tempo in cui le scienze, se non avranno relazione con la cosa pubblica, cadranno; guai alla Medicina, se non brillerà quale astro di primo ordine nel firmamento sociale”2.

Aggiunse le seguenti norme:

1. Proporzionare il lavoro all’età e proporzionarne la durata alle forze individuali;

2. allontanare, per quanto possibile, tutte le materie nocive e mortifere che potrebbero nuocere sul lavoro.

Interessate alla Medicina Sociale sono le parole pronunciate all’Accademia dei Georgofili di Firenze: “Si dice che gli Spartani nei loro pubblici convivi avevano un teschio in mezzo alla mensa per risovvenirsi della temperanza. Così nel mezzo di un edifizio manifatturiero, andrebbe posto lo scheletro di qualche operaio defunto, sfigurato nelle ossa, per correggere la tirannide degli speculatori e rendere più rispettosa la condizione umana e la fraterna dignità. Se un miglioramento si nota, se con la legge sugli infortuni abbiamo stabilito il giusto indennizzo alla vittima di un accidente sul lavoro, si impone un’acconcia legge sulle malattie professionali”.

Per lo sviluppo della Medicina, in particolare quella Legale, per Puccinotti non solo si doveva seguire il metodo sperimentale ed attenersi ai fatti, ma anche compilare un giornale di Giurisprudenza medica.

Il suo suggerimento fu ascoltato ed il giornale fu pubblicato.

Invece altre proposte, sulla Medicina forense, rimasero per molti anni inattuate. Soltanto nel 1910 si stabilì che il medico curante non deve di regola fungere da perito perché, come sosteneva Puccinotti, “giudice e parte insieme non si può essere”. (crf. Opere di Puccinotti, parte I°, Va edizione, Pisa 1847, pag 7, 173, 253).

Fu fatto Commendatore dell’Ordine di S. Stefano (1855) e decorato della Croce al merito di S.

Giuseppe (1864).

1 Opere scritte a Pisa, Parte Ia, Wagner, 1839; a Livorno, Parte IIa, Antonelli, 1846

2 cfr. Perrando, La medicina legale nella dottrina, nella pratica e nella tradizione, Rivista di Diritto penale e Sociologia criminale, anno X, (pag. 22-23).

Tagete n. 3-1997 Ed. Acomep

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