5.4 Proiezione al di fuori della Puglia
Nel tempo sono stai accertati singoli rapporti illeciti di gruppi criminali pugliesi con centrali malavitose siciliane, calabresi e campane sia nel meridione che nelle loro proiezioni extraregionali (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo).
Sono emersi, altresì, rapporti con la criminalità greca, garante di protezione e rifugio a latitanti pugliesi.
La criminalità organizzata pugliese intrattiene intese soprattutto con esponenti criminali dell’Albania, del Montenegro e della Grecia, circoscrivendo comunque i contatti con le altre organizzazioni, nazionali (campana, siciliana e calabrese) ed internazionali, solo alla partecipazioni per singoli episodi delittuosi o per determinati traffici illeciti
( partite di armi, droga o t.l.e., ecc).
Sotto il profilo internazionale, poi, risultano rinsaldati i collegamenti tra associazioni criminali pugliesi (soprattutto brindisine, baresi e leccesi) ed elementi della malavita albanese e montenegrina.
Sono note, altresì, basi logistiche in Germania ed Olanda, impiegate principalmente per il traffico di droga ed il rifugio dei latitanti.
per anno 2002:
La criminalità organizzata pugliese ha manifestato una spiccata natura “di servizio”, in quanto ha svolto attività illegali per conto di quasi tutte le organizzazioni mafiose italiane e straniere sfruttando le possibilità criminogene derivante dalla favorevole posizione geografica della regione. Ciò ha reso possibile l’evolversi di gruppi criminali che, in collegamento soprattutto con la ‘ndrangheta e la camorra, controllano, oggi, i grossi flussi connessi con l’immigrazione illegale e la tratta degli esseri umani, il contrabbando (rivolto, oggi, ai mercati spagnolo ed inglese), il traffico di droga ed armi (tutti transitati sulla stessa rotta).
L’eccessiva fluidità delle strutture criminali e l’assenza di una visione strategica unitaria non hanno, però, consentito il consolidamento delle forme criminali prevalenti nella regione (Sacra Corona Unita) permettendo solo l’affermazione, a livello provinciale, di organizzazioni autoctone con specifiche caratteristiche mafiose, comunque capaci di proiettarsi anche all’esterno dell’area di origine.
Infatti, nella provincia barese sono risultati coesistere in precario equilibrio, clan storici ed emergenti che controllano i propri quartieri e si consorziano per gestire le attività illecite più lucrose.
Il carattere frammentario delle strategie non ha consentito, però, l’affermarsi di una leadership riconosciuta, ma ha provocato profonde e conflittuali crisi centrifuge.
Il foggiano ha risentito delle radicazioni proiettate della com’arra. La criminalità del posto, organizzata in “batterie”1, è risultata in costante evoluzione ed ha aggregato in una “società”2 tutte le espressione emergenti sul territorio. Nel tempo è riuscita ad infiltrasi nelle aree costiere limitrofe in cui ha progressivamente imposto i propri interessi illeciti anche di tipo economico-finanziario.
Nel brindisino, leccese e tarantino, soprattutto nelle aree di confine, il clan dei mesagnesi che aveva cercato di costituire un modello alternativo di mafia, è stato scompaginato dall’attività di contrasto delle Forze di polizia e dalla collaborazione alla giustizia di quasi tutti i leader, cosicché ha recuperato spazio il tradizionale schieramento riferibile agli storici boss della Sacra Corona Unita, Rogoli e Buccarella.
Per quanto concerne la situazione generale della Puglia:
La Puglia è caratterizzata da un profilo criminogeno complesso. In cui interagiscono forme di devianza diverse, ma di pari pericolosità
Lo scenario della criminalità organizzata pugliese è risultato essere, nell’ultimo periodo, molto fluido, a motivo dell’arresto e della collaborazione di gran parte della leadership mafiosa. Ciò ha causato la polverizzazione dei principali sodalizi, ha creato appetibili vuoti di poteri ed ha così indotto boss e gregari a configgere per il controllo delle rispettive aree.
La gestione, ormai solo logistica, del contrabbando di sigarette, che ha subito una drastica riduzione sul territorio nazionale a fronte di una più marcata funzione nodale per le rotte dalla Grecia (Patrasso, Ygoumentza) verso la Spagna e gRan Bretagna, continua a rappresentare la principale attività illecita dei gruppi pugliesi. In questo settore la criminalità organizzata pugliese ha conservato, però, attraverso apposite cellule operative, la regia delle attività anche nelle nuove, più remunerative rotte.
A livello nazionale i boss pugliesi hanno svolto funzione gregaria all’interno dei cartelli mafiosi gestiti dai calabresi, campani e siciliani. Da questa sinergia hanno mutato esperienze per conferire maggiore competitività ai propri clan. Inoltre il controllo delle coste pugliesi (nodo strategico per la tratta degli esseri umani, il traffico di droga ed armi ed il contrabbando) ha favorito l’insorgere di relazioni privilegiate con gruppi mafiosi stranieri.
Nelle province di Bari, Foggia e Lecce è risultato elevato l’indice di criminalità minorile, spesso caratterizzata da forme di aggregazioni dedite, in modo organizzato dedite, in modo organizzativo, alla commissione di reati predatori che rappresentano, il più delle volte, la fucina per più qualificate attività criminali, anche di tipo mafioso.
La posizione geografica e la relativa facilità dei collegamenti hanno favorito lo sviluppo di stretti rapporti tra la criminalità pugliese e quella albanese. Sono così nati e si sono strutturati cartelli interetnici per la gestione del traffico di clandestini e, contemporaneamente, della droga e delle armi.
La progressiva penetrazione nel tessuto sociale pugliese ed il collegamento con i gruppi criminali in madrepatria hanno consentito, poi, ai clan albanesi di legittimarsi come intermediari affidabili anche in altre attività illegali. La loro aggressiva disinibizione, infatti, li ha resi particolarmente idonei a compiti di controllo delle fasi più pericolose dei reati (spaccio di droga, lenocinio, richieste estorsive).
Il carattere, infine, di servizio della criminalità pugliese, ha indotto a forme ampie di collaborazione con numerosi gruppi criminali transnazionali, tra cui slavi, greci, russi e cinesi. Con questi ultimi i rapporti di cooperazione nello sfruttamento dei flussi migratori si sono stesi anche ad altri settori criminali quali, ad esempio, il traffico di droga.
1 Struttura base dell’organizzazione.
2 Sodalizio operante nella provincia.
5.5 Proiezioni internazionali della criminalità organizzata pugliese
Il controllo delle coste pugliesi (nodo strategico per la tratta degli esseri umani, il traffico di droga ed armi ed il contrabbando) ha favorito l’insorgere di relazioni privilegiate con gruppi mafiosi stranieri.
A livello internazionale i gruppi pugliesi hanno creato, per il traffico di droga, agili strutture logistiche in Europa (soprattutto Germani, Olanda, Spagna) ed in America Latina; per la gestione del contrabbando si sono, viceversa, avvalsi dei rapporti mafiosi instaurati in molte aree dei Balcani, soprattutto Albania, Macedonia, Montenegro e Grecia, ove i boss latitanti hanno trovato facile rifugio e contestuali possibilità di cura degli affari nazionali.
La provincia di Bari:
La criminalità mafiosa nella provincia ha assunto un modello peculiare che vede la presenza, accanto a leader storici capaci di svolgere una efficace politica di intermediazione e di polarizzazione delle forze criminali emergenti, anche di un sistema criminale fluido che si compone di alleanze temporanee e che spesso riesce ad occupare gli spazi vuoti conseguenti ad interventi di polizia io a conflitti endogeni.
Inoltre, l’ampio bacino di utenza della criminalità diffusa consente un ricambio costante nelle strutture criminali più qualificate.
Nel capoluogo è ancora violento lo scontro tra il gruppo dominante “Strisciuglio” ed il cartello composto dai gruppi “Coletta e Ridente”, “Diomede e Capriati”, mentre la collaborazione alla giustizia di Pietro Lo Surdo, elemento di spicco del clan Parisi, ha certamente condizionato il primato del sodalizio che continua, comunque, ad esercitare efficacemente il proprio ruolo di intermediazione.
Gli interessi delle organizzazioni mafiose sono risultati molteplici ed hanno fatto riferimento, soprattutto, alla commissione di reati collegati ad una pressione sul territorio (estorsioni ed usura), ma anche al traffico di droga ed armi, che rappresenta un vero e proprio network criminale.
In sintesi si è manifestato un quadro di una criminalità versatile che è riuscita a proporsi in ogni mercato illegale e, pur in assenza di una disciplina mafiosa, è riuscita a mantenere un profilo unitario soprattutto per il coordinato e combinato sistema di accordi nel perseguire interessi criminali.
La posizione geografica ed i consolidati cointeressi nel traffico di droga ed armi hanno favorito una integrazione di cartelli italo-albanesi per la gestione anche dell’immigrazione clandestina.
Gli albanesi, peraltro, oltre a trattare eroina o hashish, hanno progressivamente acquisito competenze anche per il traffico della cocaina, grazie a protocolli operativi con cartelli colombiani.
La provincia di Brindisi:
Dopo anni di supremazia del cartello dei “mesagnesi”, che oggi vede collaborare con la giustizia quasi tutti gli elementi apicali, il clan tradizionale Regoli-Buccarella, anche se in modo non indolore, ha recuperato il controllo del territorio e sta polarizzando tutte le risorse criminali della zona attraverso i gruppi gregari Campana, Gagliardi e Delle Grottaglie. Permangono, infatti, stati di conflittualità che hanno causato anche numerosi omicidi, soprattutto tra i clan emergenti che verrebbero colmare, in autonomia, gli spazi vuoti.
Del tutto peculiare è risultata la situazione di Fasano, ove è emersa una “pacificazione forzosa”
frutto di un più efficace modello mafioso di controllo del territorio.
La criminalità brindisina ha manifestato radicati interessi in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Veneto, ma anche storici collegamenti con la ‘Ndrangheta, da cui ha acquisito il modello organizzativo.
Nella provincia permane la vocazione al contrabbando di sigarette, ad opera di squadre specializzate che non disdegnano di utilizzare le rotte tradizionali per esercitare contestuali e diversificate attività illegali (soprattutto traffico di droga).
Particolarmente attive sono risultate le risultate organizzazioni criminali albanesi, che hanno operato nei settori connessi all’immigrazione clandestina di cittadini di varie etnie, al traffico d’armi, di droga ed al mercato della prostituzione. Esse hanno lavorato in stretto collegamento con i gruppi contrabbandieri locali che hanno messo a disposizione propri mezzi navali.
La provincia di Foggia:
Le organizzazioni criminali della provincia di presentano una diffusione a macchia di leopardo.
I gruppi criminali più pericolosi operano nel capoluogo ed a Cerignola, mentre altri agguerriti sodalizi sono presenti in San Savero e in Manfredonia.Nel capoluogo e nel so hinterland opera il sodalizio criminale denominato “Società”, composto dalle famiglie Rizzi-Sinesi (dediti soprattutto a grosse estorsioni ed al traffico di stupefacenti).
La provincia è stata interessata da una recrudescenza sanguinosa dei conflitti tra opposti schieramenti, che hanno compromesso l’unitarietà strategica, d’altra parte solo formale, della Società Foggiana.
Le “batterie”, che compongono la società e sono “georeferenziate”, anche per l’arresto di molti leader e per lo squilibrio territoriale conseguente all’attività di contrasto, sono attraversate da spinte centrifughe che ne stanno minando la stabilità.
Nel capoluogo il clan predominante dei Senesi, grazie al diretto intervento del boss detenuto e della cosca calabrese Coco Trovato con cui è in affari, è intervenuto per pacificare il conflitto tra le batterie “Trisciuglio” e “ Pellegrino”, che, tuttavia, anche negli ultimi mesi del 2002, ha causato alcuni significativi omicidi.
Le attività dei clan riguardano soprattutto il traffico di droga e di armi, le estorsioni, l’usura, la gestione dei video-poker e le rapine,anche “in trasferta”.
I clan foggiani vantano tradizionali rapporti con la malavita organizzata calabrese e con quella milanese. Non risultano, invece, intese stabili con la criminalità d’oltre Adriatico. Inoltre, molti pregiudicati della provincia si occupano di rapine nel nord Italia (Veneto e Friuli soprattutto).
Particolarmente rilievo riveste il fenomeno estorsivo, soprattutto il c.d. “cavallo di ritorno”, e quello usuraio.
Gli extracomunitari presenti sul territorio sono risultati dediti ad attività illecite connesse al traffico e spaccio di stupefacenti, alla commissione di reati contro il patrimonio e la persona, allo sfruttamento della prostituzione, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I gruppi criminali più attivi sono stati quelli albanesi che si sono segnalati per la continua espansione verso nuove e più remunerative attività illecite controllate in maniera spregiudicata.
La provincia di Lecce
Rispetto a quelle delle altre provincie, la criminalità albanese ha dimostrato una maggiore capacità di strutturarsi secondo modelli più disciplinati e “tradizionalmente” mafiosi.
Tuttavia lo stato di detenzione di gran parte dei leader storici, l’aggressività della delinquenza locale e l’elevata conseguente competitività dei clan hanno costituito spinte centrifughe che hanno animato i conflitti degli ultimi anni.
Sotto il profilo geo-criminale, la provincia di Lecce è apparsa composita.
A nord di Lecce continua la conflittualità tra il gruppo “Toma” di Campi Salentina e la coalizione dei gruppi legati alla “ Nuova Sacra Corona Unita”. Nel capoluogo è tuttora operativo il gruppo “Lezzi”, che detiene il monopolio del traffico di stupefacenti.
A Monteroni è risultato operare il clan “Tornese” che, sebbene ridimensionato, conserva il dominio in zona. Nei comuni di Galatina ed Aradeo continuano ad essere attivi, nel settore del traffico di stupefacenti, i sodalizi “Cosuccia” e “Notaro”. Nella zona di Nardò-Copertino sono tuttora operanti i gruppi collegati alla frangia De Tommasi.
Nel basso Salento sono stati registrati mutamenti nelle vecchie alleanze a seguito dell’indebolimento del clan “Padovano-Giannelli-Scarlino” un tempo egemone, e dell’affermarsi del gruppo Montedoro, che si sarebbe alleato con il clan “Lezzi”. Ad Otranto, infine, è emersa l’operatività del gruppo Baldi.
Sono stati confermati contatti operativi della criminalità organizzata salentina con sodalizi albanesi, finalizzati alla gestione dei traffici di droga, di armi e del contrabbando di sigarette connessi ai flussi dell’immigrazione clandestina.
Sono state anche accertate le proiezioni in Veneto di un’organizzazione del nord del Salento, attiva nel settore delle estorsioni ai danni di ditte edili operanti nel bellunese (operazione di polizia denominata “Doppio passo” del 17 gennaio 2002).
IL Salento per la strategica posizione geografica è, da tempo, crocevia di traffici internazionali (ed in particolare di quelli di armi, droga, t.l.e. e prostituzione dall’est Europa) e la sua criminalità è strettamente legata, da anni, agli interessi che derivano dalla vicinanza con l’area balcanica.
La criminalità albanese risulta gestire ora, il fenomeno migratorio sia direttamente, avvalendosi delle propri organizzazioni per il movimento dei connazionali, che indirettamente in qualità di “agenzia di sevizi” per conto delle altre organizzazioni criminali. Le organizzazioni albanesi impegnate nello sfruttamento dell’emigrazione clandestino hanno trafficato anche nel settore della droga, in particolare marijuana, coltivata nell’Albania meridionale.
E’ risultato in preoccupante ascesa il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione di donne balcaniche e dell’Est europeo, gestito anch’esso dalla criminalità organizzata albanese che anche in questo settore si è segnalata per organizzazione e pervasiti.
La provincia di Taranto:
Nella provincia è risultato ancora egemone il gruppo Cinieri, tradizionalmente inserito nella
“Nuova Sacra Corona Unita” e storicamente contrapposto a quello capeggiato da Vincenzo Stranieri.
Nel capoluogo permane viceversa il primato dei clan “Modeo” e “Cesario” anche se stà emergendo un altro sodalizio, capeggiato da Aldo Vuto, gambizzato il 14.08.2002.
In mandria gli affiliati al clan Cinieri sono apparsi compatti intorno alla leadership di Giovanni Caniglia cresciuto nell’alveo dei “mesagnesi”, il quale oggi avrebbe coaugulato le frange criminali presenti.
Nell’area a nord di Taranto sono risultati attivi i clan di Giuseppe Argento, e di Ernesto Spezio e di Nicola Calabrese, mentre l’area occidentale del territorio provinciale continua ad essere interessata dalla pressione estorsiva operata dalla famiglia dei “Palagiano”.
Nel territorio di Ginosa continuano ad emergere segnali di operatività del clan “Bozza” di Montescaglioso (MT), mentre nel territorio di Lizzano e Cristiano sembra predominare il gruppo capeggiato da Francesco Locorotondo.
Le attività illecite riconducibili alla criminalità organizzata hanno fatto emergere interessi nella gestione dei traffici di droga e di armi (nel cui ambito si sono evidenziati collegamenti con sodalizi albanesi), ma anche nelle pratiche usuraie in danno di operatori commerciali.
Sono stati confermati i rapporti, ormai consolidati, con la camorra e la ‘Ndrangheta, nei settori del contrabbando, del traffico di armi e di droga.
Nella relazione annuale approvata dalla Commissione parlamentare antimafia il 30.07.20033
Si evidenzia che “la collaborazione geografica della regione prepotentemente influenzato le dinamiche delle organizzazioni pugliesi perché ne ha favorito un peculiare processo di internazionalizzazione.
D’altro canto, le particolari caratteristiche strutturali di quelle associazioni –improntate a duttilità e flessibilità operativa, frammentazione dei gruppi secondo un modello orizzontale e non già verticistico, capacità di adattamento, variabilità degli interessi criminali- hanno consentito loro di svolgere un ruolo centrale nelle vicende cri minali che hanno caratterizzato la storia dei grandi traffici, interni e transnazionali, degli ultimi anni.
Un ruolo che, pur nelle rilevanti variazioni degli scenari internazionali dell’area adriatica, è stato ben evidenziato dalle indagini e dalle attività delle forze dell’ordine e della magistratura.
Dal contrabbando di tabacchi lavorati esteri, al traffico di esseri umani, tanto nella versione del traffcking, quanto nello smuggling4.
La Puglia, nel contesto di internazionalizzazione che ha connotato i mercati criminali in questi anni, ha costituito la frontiera meridionale non solo in Italia ma dell’ Europa. E in una fase storica in cui i Paesi dell’area balcanica sono stati utilizzati come basi logistiche e di stoccaggio di beni e servizi illeciti, le organizzazioni pugliesi sono state capaci di proporsi come interfaccia, aprendo la via al mercato italiano ed europeo che richiedeva quelle merci e quei sevizi illeciti: stupefacenti, sigarette, armi, prostituzione, migranti ecc.
Queste interrelazioni hanno determinato uno sviluppo ed una crescita della criminalità pugliese, le cui caratteristiche strutturali, prima accennate, hanno favorito ed accentuato la sua vocazione
3 Senato della Repubblica - Camera dei Deputati XIV Legislatura. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. Relazione annuale approvata il 30.07.2003.
4< La distinzione tra un rapporto trafficante-migrante basato su una dimensione temporale determinata, ossia la durata del viaggio, ed un rapporto tra i due soggetti prosegue neanche nel paese di destinazione, è una discriminante che ha spinto gli investigatori a distinguere tra: snuggling of migrants, consiste nel favoreggiamento organizzato dell’immigrazione clandestina e trafficking in human beings, finalizzato allo sfruttamento successivo delle persone trafficate (c.d. tratta)>. Cfr.
DOC XXIII, n.49, p.8 XIII Legislatura, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, Relazione sul Traffico degli esseri umani (Relatore: senatrice Tana DE ZULUETA), approvata dalla Commissione in data 5 dicembre 2000.
commerciale, portandola a stringere accordi ed alleanze transitorie sulla scorta di mere convenienze economiche, evitando i contrasti e puntando a massimizzare i profitti, in una logica di mimetizzazione che rifugge dagli atti eclatanti.
Il processo di stabilizzazione degli equilibri politici nei Balcani, poi, ha influito sugli assetti della criminalità pugliese che oggi, nei paesi che si affacciano sull’altra sponda dell’Adriatico, più difficilmente trova, a differenza del passato, ulteriori spazi operativi: basti pensare al ruolo avuto dal Montenegro nel traffico del contrabbando oppure alle basi costituite in quello Stato da decine e decine di latitanti della Sacra Corona Unita5 che interagivano con i criminali operanti nel Salento e in Italia o, ancora, al cambiamento delle rotte dei traffici di clandestini che nell’ultimo anno hanno abbandonato il canale d’Otranto, anche perché trovano in Albania nuove resistenze determinate dagli accordi di cooperazione con l’Italia6.
Sono dunque profondamente cambiati, nel corso di questi ultimi anni, gli oggetti illeciti trattati dalla criminalità pugliese e, in gran parte, sono cambiati anche i soggetti e i gruppi che compongono le associazioni pugliesi. E, tuttavia, le caratteristiche funzionali e strutturali di questa criminalità conservano sostanzialmente una loro identità: una criminalità che presta i suoi servigi possibilmente evitano fatti clamorosi, che fornisce prestazioni illegali in qualche modo cercando se non il consenso quantomeno l’accettazione7, scegliendo le attività che comportano minimo rischio, in accordo con le mafie straniere ma anche con altri gruppi organizzati italiani.
Un siffatto profilo è quello della criminalità altamente pericola., perché sceglie (ed è capace) di mimetizzarsi per realizzare grandi profitti. E la disponibilità di ricchezza comporta la possibilità di condizionare le economie locali e le imprese e di interferie, se occorre, nella vita politica: ecco perché, proprio come le mafie tradizionali, anche la criminalità pugliese può costituire un pericoloso potenziale per la democrazia, anche se la sua invasiti nel tessuto socio-economico nonché la capacità di controllo del territorio è di gran lunga inferiore e comunque assai ridotta dopo l’efficace azione repressiva di forze dell’ordine e della magistratura.
La mappa delle organizzazioni criminali è in continua evoluzione e si presenta come il risultato dei rapporti, quasi sempre conflittuali, tra nuove e vecchie cosche, del continuo ricambio dei gruppi dirigenti, dei frequenti accordi fra frazioni a volte avverse, dei contrasti per l’acquisizione della supremazia di uno o più settori di interesse criminale.
Va letta in questa chiave una serie di attentati e omicidi che ha interessato negli ultimi anni –e anche dopo la visita della Commissione- la provincia di Foggia.
5 Cfr. DOC. XXIII, n. 56, XIII LEGISLATURA, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni9 similari,m Relazione sul fenomeno criminale del contrabbando di tabacchi in Italia e in Europa (Relatore: On. Alfredo MANTOVANO), approvata dalla Commissione nella seduta del 6 marzo 2000.
6 Nei primi quattro mesi del 2003 i clandestini rintracciati in Puglia a seguito degli sbarchi sono stati appena 20, a fronte dei 2.169 dell’identico periodo del 2002 e dei 4.095 dello stesso periodo del 2001; sempre negli stessi quattro mesi, in Sicilia sono stati 2.000, contro i 4.771 del 2002 e i 751 del 2001; in Calabria, nessuno nel 2003, a fronte dei 1.114 del 2002 e dei 417 del 2001.
7 Il Comandante provinciale dei Carabinieri di Bari di tentativi posti in essere dai clan della città capoluogo di creare “un rapporto privilegiato con la gente”, di estorsioni “molto particolari” quale l’imposizione di forniture, comunque di “limitato spessore sempre per non elevare il livello di attenzione”- Senato della Repubblica - Camera dei Deputati XIV Legislatura. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. Relazione annuale approvata il 30.07.2003, pag. 84.
La recrudescenza dei fenomeni criminali in quella provincia è sicuramente preoccupante per la Commissione, perché denota nei gruppi organizzati del foggiano8 una speciale capacità aggressiva che, motivata proprio dal controllo del mercato degli stupefacenti e delle estorsioni9, presenta indici di diffusa e costante pericolosità, capace di passare dal controllo economico-territoriale di quei settori d’interesse a infiltrazioni nel sistema economico politico.
La provincia di Foggia, ad avviso della Commissione, anche per gli investimenti e le prospettive di sviluppo che riguardano e ancor più riguarderanno il territorio nel prossimo futuro, merita speciale attenzione da parte dei soggetti istituzionali, dei partiti, del mondo della imprenditoria e del sindacato, al fine di impedire che una criminalità che dimostra diffusa strutturazione e capacità operativa possa estendere e accentuare le sue aggressioni al tessuto economico.
Non a caso, infatti, in diversi processi celebrati dall’autorità giudiziaria, sono stati evidenziati i caratteri della mafiosità che connotano la criminalità foggiana e, altresì, collegamenti di essa con la Camorra napoletana e la ‘Ndrangheta calabrese. Accanto a quella propriamente mafiosa, ad una criminalità “comune” altrettanto pericolosa ed organizzata, contribuisce a rendere la situazione dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini nella provincia di Foggia tra le più problematiche nel contesto regionale.
A Bari il panorama criminale è in continua evoluzione ed è caratterizzato da una disposizione orizzontale dei gruppi, radicati e diffusi su tutto il territorio provinciale, sempre in conflitto tra loro ed incapaci di alleanze durature: pronti, comunque ad accordi temporanei e “commerciali” tra loro o con le organizzazioni straniere. Proprio tale frammentazione10 permette a quei gruppi una maggiore dinamicità nella ricerca di nuove fonti di finanziamento11 ed una particolare flessibilità che li rende capaci di adeguarsi alle condizioni determinate dall’azione di contrasto delle forze dell’ordine.
Come in molte realtà della regione anche a Bari persiste o addirittura si registra un ritorno all’influenza dei capi storici delle organizzazioni che continuano a svolgere ruoli di comando, benché siano detenuti al regime dell’art. 41 bis o.p.12.
8 Il prefetto di Foggia ha parlato di diciassette clan operanti in Provincia con 781 affiliati- Senato della Repubblica - Camera dei Deputati XIV Legislatura. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. Relazione annuale approvata il 30.07.2003, pag. 85.
9 La forte ripresa delle estorsioni secondo il Centro Dia di Bari (V. La criminalità nella provincia di Foggia- Appendice di aggiornamento novembre 2002) e rilevata dall’aumento di danneggiamenti di edifici, negozi, bar, esercizi pubblici ed esplosioni di colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio. Il Sindaco di Manfredonia ha parlato di “oppressione estorsiva largamente diffusa”- Senato della Repubblica - Camera dei Deputati XIV Legislatura. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. Relazione annuale approvata il 30.07.2003, pag. 85.
10 Il questore di Bari ha riferito nel corso della sua audizione che nella città di Bari sono presenti 12 clan mentre nella provincia se ne contano 23 - Senato della Repubblica - Camera dei Deputati XIV Legislatura. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. Relazione annuale approvata il 30.07.2003, pag. 86.
11 Tra le cosiddette attività redditizie moderne – e il discorso vale per l’intera regione – si segnalano videogiochi e scommesse clandestine - Senato della Repubblica - Camera dei Deputati XIV Legislatura. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. Relazione annuale approvata il 30.07.2003, pag. 86.
12 Appare significativo il dato che riguarda l’applicazione del regime carcerario di sui all’art.41 bis, comma 2, dell’o.p.: risultano sottoposti al regime speciale 30 detenuti della provincia di Lecce, 19 di Brindisi e 10 di Taranto . La magistratura pugliese ha sottolineato l’importanza della iniziativa
I conflitti che ciclicamente sin innescano e la ripresa delle ostilità che si manifesta con una serie di attentati, anche mortali, in talune aree13, trova origine nei vuoti di potere criminale determinati dalle iniziative delle forze dell’ordine e della magistratura. Va dunque registrata una spiccata capacità rigenerativa dei gruppi criminali baresi realizzata attraverso alleanze con consorterie diverse sia ricorrendo alla fidelizzazione di nuovi adepti. Preoccupante, in questo quadro, è il precoce inserimento dei minori nelle fila delle associazioni, specie nel capoluogo.
Anche a Taranto, la definizione di importanti processi con severe condanne degli imputati e l’avvio di numerosi procedimenti con applicazione della custodia cautelare a moltissimi affiliati ai clan tarantini, ha consentito un radicale miglioramento della situazione dell’ordine pubblico e della sicurezza con la chiusura di un’era caratterizzata dal predominio delle cosche sulla vita della città e su importanti settori con metodo mafioso. Va dato atto che alla efficace azione svolta su quel territorio dalla magistratura sono corrisposti cospicui miglioramenti dei livelli di sicurezza e di qualità dell’ordine pubblico, significativamente riscontrati dalle popolazioni locali. Emblematico appare il dato, riferito nella relazione annuale della DIA sulla criminalità pugliese, che nel corso del 2002 non vi sia stato nella provincia di Taranti alcun omicidio legato a fenomeno di criminalità organizzata.
La recente recrudescenza di attività illecite tradizionali, dallo spaccio di stupefacenti alle estorsioni con attentati dinamitardi, e la ripresa di contrasti tra gruppi criminali –non a caso coincidenti con il ritorno in libertà (per fine pena) di alcuni esponenti di spicco della malavita tarantina – costituiscono segnali che impongono costante monitoraggio e richiedono tempestiva capacità di intervento14.
Per la provincia di Lecce, si registra una diminuzione delle attività illecite tradizionali, ma si assiste alla ripresa del conflitto, segnata da una serie di gravi fatti di sangue, tra gruppi criminali che dimostrano di saper mantenere le posizioni nonostante i ripetuti, incisivi colpi all’azione di repressione giudiziaria.
Sotto tale profilo., l’aspetto più rilevante nel panorama è la posizione di prevalenza che continua ad esprimere Gianni De Tommasi, da luogo tempo detenuto in regime di applicazione dell’art. 41 bis,
assunta dalla Commissione in tema di riforma del 41 – bis o.p. con riguardo alla stabilizzazione dell’istituto e alla estensione temporale minima del provvedimento di applicazione del regime, Sempre con riferimento alla detenzione di capi delle associazioni pugliesi detenuti ex art. 41 – bis o.p. va riferita la segnalazione –rinveniente da diversi procedimenti- del ruolo di collegamento con gli associati liberi, svolto dalle moglie dei boss detenuti, impegnate non solo a recapitare messaggi ma anche ad impartire gli ordini provenienti dal carcere- Senato della Repubblica - Camera dei Deputati XIV Legislatura. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. Relazione annuale approvata il 30.07.2003, pag. 86.
13 Il procuratore della Repubblica di Lecce, in particolare, nella audizione del 18 febbraio 2003 e nella relazione informativa trasmessa, riferisce del conflitto tra i gruppi Presta-Vincenti e De Tommasi-Cerfeda, per il controllo delle attività criminali nel nord leccese: ben tredici attentati sei dei quali mortali, tra maggio 2002 e gennaio 2003.
14 Il Procuratore della Repubblica di Taranto ha sottolineato, nel corso della audizione del 18 febbraio, l’attenzione degli inquirenti ai segnali di ripresa del crimine ed ha parlato di indagini in atto. Ha altresì sottolineato le iniziative di contrasto patrimoniale promosse dal suo ufficio, già nel processo penale, oltrechè con le misure di prevenzione e ha ricordato le iniziative della Procura che hanno portato al recupero di beni confiscati alle organizzazioni criminali e che, tuttavia, permanevano nella disponibilità di loro adepti - Senato della Repubblica - Camera dei Deputati XIV Legislatura. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata
comma 2, o.p., attraverso i suoi luogotenenti Filippo Cerfeda, già latitante da oltre un anno e mezzo, subentrato a Dario Toma, ora collaboratore di giustizia.
L’ascesa del Cerfeda coincide con una ripresa della conflittualità tra il gruppo De Tommasi, e quello facente capo alle famiglie dei Vincenti, dei Pellegrino e dei Presta, una volta organico al vecchio sodalizio dell’altro, che ha interessato, in modo specifico il mercato della droga. L’arresto del Cerfeda in Olanda rappresenta un ulteriore motivo di preoccupazione, a causa dell’importanza di quel luogo nelle rotte del traffico di sostanze stupefacenti.
In provincia, permane l’autonomia di altri gruppi di stampo mafioso. Tra questi va segnalatoli gruppo capeggiato da Massimo Signore, nella fascia della provincia di Lecce, che opererebbe d’intesa con la criminalità albanese, nel traffico di stupefacenti e di clandestini.
Preoccupanti sono tuttavia i segnali di interesse che la malavita organizzata mostra verso le attività delle pubbliche amministrazioni locali e le iniziative economiche da esse sostenute. Le indagini in corso sui fatti eclatanti che hanno interessato l’area commerciale di Cavallino e il comune di Lecce potranno fare piena luce sulla effettiva proiezione delle azioni criminali.
Allo stesso modo Brindisi, le denunciate infiltrazioni della criminalità organizzata presso imprese private e servizi pubblici anche dell’Amministrazione comunale di Brindisi, attendono il veglio delle indagini avviate dalle competenti autorità giudiziarie.
Nella provincia brindisina, il contesto socio economico e l’alto livello di disoccupazione favorisce l’azione di proselitismo delinquenziale e concorre così al riciclo della criminalità impegnata attualmente, dopo il tramonto del contrabbando di sigarette15, nei settori remunerativi dello spaccio e del traffico di stupefacenti, nelle estorsioni (anche qui di limitato importo, ma estese al maggior numero di commercianti ed imprenditori) e nel favoreggiamento della immigrazione clandestina, fenomeno, questo in considerevole calo.
Rispetto alla provincia di leccese, gli assetti della criminalità organizzata risultano meno stabili posto che i gruppi criminali sono stati in gran posto che i gruppi criminali sono stati in gran parte disarticolati dalle numerose indagini. L’arresto di capi e gregari ha avuto l’effetto di ridimensionare in maniera decisiva la capacità operativa dei clan storici.
L’attuale scenario né caratterizzato dalle occasioni aspirazioni di comando favorite da scarcerazioni o dalla cattura di capi clan. Sullo sfondo, però, sembrano dominare la scena i vecchi, da Pino Rogoli a Buccarella, ai “Mesagnesi” di Antonio Vitale e Massimo Pasimeni, in un contesto di buoni rapporti, se non di vera e propria alleanza con quanto tentano di prendere il loro posto.
Attenzione particolare merita la realtà del porto di Brindisi, tra i più importanti poli di attrazione economico/finanziario, potenzialmente esposto alla penetrazione di interessi illeciti. L’impulso allo sviluppo programmato dagli enti di gestione dello scalo, infatti, coincide con un possibile crescente interesse da parte di talune frange della criminalità poste di fronte alla necessità di rinnovare la cospicua fonte di risorse rappresentata dal contrabbando di tabacchi.
La dislocazione territoriale della criminalità si presenta dunque in modo diffuso su tutta l’area regionale mentre si registra un attivismo finalizzato a nuovi affari illeciti rispetto a quelli offerti un tempo dal contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Il settore ha subito un drastico ridimensionamento, limitato come alle forme “intraispettive”, o all’attività esercitata da piccoli trafficanti, in genere lavoratori
15 Sulla rilevanza di questa attività illecita per l’intera provincia di Brindisi, cfr. DOC. XXIII, n. 31, XIII Legislatura, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, Relazione sullo stato della lotta alla criminalità organizzata nella provincia di Brindisi (Relatore: sen. Ottaviano del Turco), Approvata dalla Commissione nella seduta del 13 luglio 1999.
marittimi e portuali che introducono quantitativi modesti occultati sui traghetti e sui mercantili provenienti da Albania e Grecia.
Lo stato del settore è segnalato dall’assenza di sbarchi nel tratto costiero pugliese; i nuovi moduli operativi delle organizzazioni contrabbandiere cercano oramai nuovi approdi a nord del Gargano, soprattutto nelle Marche.
Ma il dato eclatante è la totale scomparsa della vendita al dettaglio di sigarette di contrabbando, esercitata in modo palese agli angoli delle strade di tutte le città pugliesi fino a poco tempo fa.
Estorsioni, traffico di droga, immigrazione clandestina e rapine, hanno dovuto integrare, in parte, la potente fonte di approvvigionamento di risorse finanziaria assicurata dal contrabbando.
Il traffico di stupefacenti è attualmente considerato dai gruppi criminali pugliesi l’attività più remunerativa e, pertanto, essa è la più diffusa sul territorio.
I quantitativi maggiori provengono dall’Albania.Le organizzazioni criminali di questo Paese, infatti, hanno acquisito una speciale credibilità sul piano internazionale, divenendo il terminale dei percorsi dell’eroina; specie di quella proveniente dall’Afghanistan.
E tuttavia, a differenza della produzione balcanica di marijuana che giunge ancora attraverso il canale d’Otranto, il percorso principale dell’eroina pare aver abbandonato la rotta adriatica, a favore della tradizionale rotta balcanica resa percorribile dalla risoluzione dei conflitti in quell’area.
Quanto alla cocaina, i cartelli colombiani hanno individuato proprio nell’Albania una delle piattaforme privilegiate per l’approdo di quantitativi ingentissimi di stupefacente destinato al mercato europeo, come ha posto in luce una recente indagine di livello internazionale, citata dai magistrati della D.D.A. di Lecce nel corso dell’audizione del 18 febbraio 2003.
Quanto alle rapine, esse risultano in tendenziale incremento in mote zone della Piglia, a Bari in particolare, mentre la cattura di numerosi latitanti, primo fra tutti Vito Di Emidio, responsabile della strage di Grotella fa registrare un sensibile calo a Lecce.
Nell’area pugliese va, poi, registrata la ripresa del fenomeno delle estorsioni, segnalato dalle forze dell’ordine sulla scorta del succedersi di attentati dinamitardi, danneggiamenti, furti di macchinari e merci, specie nelle province di Foggia e di Bari. Alle estorsioni continua a collegarsi l’usura, secondo un meccanismo che vede le stesse organizzazioni offrire fointi di finanziamento all’imprenditore in difficoltà.
Ma il fenomeno usurario resta sostanzialmente sommerso e, più in generale, va oltre il confine della criminalità organizzata, trovando tra le sue scaturigini anche le difficoltà di acceso credito da parte di piccole imprese, segnalate nel corso delle audizioni in particolare a Lecce.
Giova ripetere, che ad avviso della Commissione sulla scorta delle acquisizioni della presente e delle passate legislature16, il radicamento delle organizzazioni pugliesi, per quanto pericoloso, non ha caratteristiche tipiche delle associazioni di altre regioni, Sicilia e Calabria in particolare.
16 Cfr. tra le altre cfr. DOC XXIII, n.6, XII Legislatura, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari, Relazione sulla situazione sulla lotta alla criminalità organizzata in Puglia (Relatore Nicola VENDOLA), approvata dalla Commissione il 31 gennaio 1996; DOC. XXIII , n.31, XII Legislatura, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, Relazione sullo stato della lotta alla criminalità organizzata nella provincia di Brindisi (Relatore Sen. Ottaviano DEL TURCO), approvata dalla Commissione nella seduta del 13 luglio 1999; DOC. XXIII, n.56, XIII Legislatura, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, Relazione sul fenomeno criminale del contrabbando di tabacchi lavorati esteri in Italia e in Europa (Relatore On. Alfredo OTTAVIANO), approvata dalla
Si vuol affermare, che la giovinezza propria dell’ organizzazione di stampo mafioso17 della Puglia, il carattere non originario ma derivativo e imitativo proprio della loro genesi, la tempestività delle lungimiranti azioni di contrasto di contrasto di magistrati e forze dell’ ordine, pur dopo l’iniziale sottovalutazione giudiziaria del nuovo fenomeno, non hanno consentito loro di pervadere, specie sul paino culturale, il tessuto sociale della società civile.
Pur avendo indotto con la loro nefasta azione un atteggiamento di paura nei cittadini, quelle organizzazioni non trovano, all’esterno, quella trama propriamente omertosa che consente il controllo del territorio. D’altro canto, le posizioni criminali delle associazioni mafiose non raggiungono e conquistano - se non sporadicamente ed episodicamente- i livelli della vita sociale delle pubbliche istituzioni e della stessa economia.
I successi dell’azione di contrasto della magistratura, che sono risalenti e procedono di molto la stagione dei collaboratori di giustizia, non sarebbero stati così celeri non avrebbero inciso così in profondità, se non fosse stata una società civile che ha sempre respinto e isolato il fenomeno mafioso.
E, invero, le numerose e repentine collaborazioni con la giustizia di tanti esponenti di spicco della criminalità pugliese -solo sporadicamente proveniente da soggetti ristretti ex art. 41 bis- sono indicative di un loro isolamento effettivo nella realtà sociale.
E’ interessante notare che sul totale di 681 detenuti ex art. 41 bis o.p. nelle carceri italiane, solo 51 detenuti, pari al 7 per cento del totale, appartengono alla criminalità pugliese. La significatività del dato sul piano quantitativo è ancora più esaltata dalla considerazione che ben 29 di quei 51 detenuti, pari al 57 per cento, sono capi o esponenti di vertice delle organizzazioni pugliesi, a differenza delle altre più radicate consorterie che vedono ristretti con il 41 bis pochi capi e molti gregari.
Particolare attenzione va risolta al pericolo di infiltrazioni criminale nel settore degli appalti pubblici. La Puglia attualmente è interessata da una serie di grandi infrastrutture finanziate con fondi europei, ma anche da progetti legati alle privatizzazioni di alcuni settori dell’economie pubblica.
La realizzazione di un sistema idrico integrato, alcune grandi infrastrutture, il nodo viario di Bari - già in fase di progettazione - le società private d gestione dei servizi comunali, sono alcuni dei settori sui quali occorrerà vigilare per evitare che i gruppi criminali pugliesi possano ingerirsi e trovare nuovi fonti di finanziamento,mediante l’infiltrazione nelle imprese cui sarà attribuita l’esecuzione delle importanti opere pubbliche.
In alcuni casi, specie per lavori dati in appalto dai comuni, i tentativi di infiltrazione si sono già manifestati con attestati e minacce di vario ordine e tipo.
La circostanza che fino ad oggi sia stata contenuta -per ragioni storiche, d cultura, e di esperienza- la concreta penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto sociale e istituzionale non deve determinare pericolose sottovalutazioni in ordine alla capacità di infiltrazione di una criminalità che si è sempre dimostrata versatile e capace di trovare spazi e settori di intervento e di sfruttare ogni opportunità di guadagno.
Ultimo argomento, ma di primaria importanza, è quello relativo ai giovani e ai minori coinvolti nelle attività del crimine organizzato. Si tratta di un settore particolarmente coltivato dalle
similari, Relazione conclusiva (Relatore, On. Giuseppe LUMIA), approvata dalla Commissione in data 6 marzo 2001- Senato della Repubblica - Camera dei Deputati XIV Legislatura. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare. Relazione annuale approvata il 30.07.2003, pag. 90.
17 Ha ricordato il Procurato aggiunto di Lecce che la Sacra Corona Unita è da poco maggiorenne, essendo nata nel maggio 1983.
organizzazioni criminali, come hanno sottolineato durante le audizioni i Procuratori per i minorenni di Bari e Lecce.
Fenomeni imitativi in contesti privi di riferimenti validi sul piano socio culturale, specie in talune realtà di degrado sociale e morale, fattori di elevata crisi delle occasioni di impiego e occupazione e fenomeni di reclutamento familiare particolarmente accentuati dalla persistenza di faide che coinvolgono gruppi parentali allargati, possono dare spiegazione della preoccupante partecipazione di molti giovani minorenni in attività criminali associate.
Spesso in posizione di comando, i giovani e i minori sempre sono protagonisti -come autori o come vittime- di eclatanti fatti di sangue ovvero impiegati per compiti di particolare pericolosità e rischio.
Nel rapporto del Ministero dell’Interno sullo stato della sicurezza sociale del 200418, emerge una situazione generale per quanto concerne il fenomeno della criminalità organizzata così descritto “la criminalità organizzata di tipo mafioso in Italia continua ad essere caratterizzata tradizionalmente dalle quattro strutture: Cosa Nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e la criminalità organizzata pugliese, radicate in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, con ramificazioni in altre regioni del centro e del nord del paese.
Le predette consorterie stanno attraversando un momento di cambiamento ed hanno da tempo superato i confini geografici tradizionali, operando anche a livello internazionale e transnazionale in tutti i settori del crimine, con particolare riferimento al traffico di sostanze stupefacenti, al riciclaggio nonché all’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Uno degli aspetti di più attuale ed innovativa pericolosità dello scenario criminale nazionale è rappresentato dalla minaccia della penetrazione della criminalità organizzata nel mondo dell’economia e della finanza (criminalità economica), che unisce a fattore comune tutte le grandi associazioni di tipo mafioso operanti nel Paese.
Inoltre, le attività di estorsione e di usura, cui si dedicano le organizzazioni criminali operanti sul territorio nazionale, sono in grado di arrecare pregiudizio al dispiegarsi delle regole del libero mercato dei beni, dei servizi e del lavoro, incidendo in modo discorsivo sui costi e sulla qualità di tali fattori.
Non può, poi, essere sottovalutata la pericolosità dell’affermarsi in Italia di compagini criminali di matrice straniera provenienti soprattutto dall’area balcanica, dell’est europeo, dal continente asiatico, dal nord – Africa e dall’America del sud.
Un ulteriore fenomeno di interesse e di particolare attualità – che ha assunto specifica rilevanza alla luce della politica infrastrutturale seguita dal Governo, rivolta anche alla realizzazione delle cosiddette “grandi opere” -è rappresentato dall’insinuarsi dei gruppi criminali nel sistema delle commesse pubbliche.
Nel settore degli appalti pubblici si evidenzia un’ingerenza più marcata delle organizzazioni criminali nelle regioni tradizionalmente interessate dal fenomeno mafioso e, in particolare, in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia”.
Inoltre, entrando nello specifico della criminalità organizzata pugliese, si evidenzia che
“la stessa collocazione geografica della regione influenza le dinamiche criminali delle organizzazioni pugliesi, favorendo un processo di espansione. Per il contrabbando di tabacchi lavorati esteri, nonché il traffico di armi e stupefacenti, le organizzazioni pugliesi hanno maturato, anche nell’ultimo periodo, significative sinergie con gruppi criminali autoctoni e sodalizi endogeni.
18
Il carattere infine di “servizio” della criminalità pugliese, che commercializza l’uso criminale delle coste adriatiche, induce a forme ampie di collaborazione con numerosi gruppi criminali transnazionali, tra cui slavi, greci, russi e cinesi.
I gruppi criminali pugliesi si dedicano, prevalentemente, alle attività criminali come la gestione, ormai solo logistica, del contrabbando di sigarette, alle truffe ai danni dell’U.E. (nei settori della coltivazione dei pomodori e della produzione di oli e vini), all’usura e video poker -attività che risultano particolarmente remunerative- al falso nummario, soprattutto dollari, ed ai reati tipicamente mafiosi, quali estorsioni e gli atti intimidatori.
La criminalità organizzata pugliese, dai porti e dalle coste regionali, controlla una fiorente attività illecita, storicamente caratterizzata dal contrabbando di sigarette, ed attualmente dal traffico di stupefacenti ed armi e dell’immigrazione clandestina. Il traffico di clandestini e di droga dall’Albania è gestito in collaborazione con la mafia albanese, sfruttando la posizione geografica di quel Paese per creare un ponte di transito” verso l’Italia.
Le organizzazioni criminali italiane di stampo mafioso, inoltre, risultano stabilmente collegate con i cartelli colombiani per l’invio dell’eroina dalle zone di produzione, attraverso l’Europa, nell’America del Nord, e la cocaina dal Sud America ai mercati dell’Europa occidentale ed orientale;
con le organizzazioni criminali russe e dell’est europeo in genere, per il reinvestimento dei capitali; con la criminalità organizzata turca, per l’acquisto dell’eroina già raffinata. La camorra, altresì, appare strettamente legata alla criminalità nigeriana, presumibilmente per la cessione di segmenti del mercato italiano dell’eroina e cocaina.
Tab.15 Risultati ottenuti - Mafia Periodo luglio 1998- giugno 200119 Appendice
Periodo luglio 1998 – giugno 2001
Mafia 2° Sem.
1998 1° Sem.
1999 2° Sem.
1999 1° Sem.
2000 2° Sem.
2000 1° Sem.
2001
Latitanti 39 28 22 21 17 18 Beni
sequestrati 225 725 340 386 427 749 Beni
confiscati 118 569 107 61 116 285 Consigli
comunali sciolti
0 4 0 0 1 0
Tab.16 Risultati ottenuti-Camorra Periodo luglio 1998- giugno 200120 Appendice
Periodo luglio 1998 – giugno 2001
Camorra 2° Sem.
1998 1° Sem.
1999 2° Sem.
1999 1° Sem.
2000 2° Sem.
2000 1° Sem.
2001 Latitanti 56 57 54 76 35 33 Beni
sequestrati 16 120 46 140 82 91 Beni
confiscati 97 141 21 21 12 102
Consigli 2 2 0 0 1 0
19 Rapporto del Ministero dell’Interno sullo stato della sicurezza in Italia, 2004 – “La criminalità organizzata e le manifestazioni delittuose connesse”, Appendici, pag. 92 e segg.
20 Ministero dell’Interno, atto cit. pag. 92 e segg.
comunali sciolti
Tab.17 Risultati ottenuti-‘Ndrangheta Periodo luglio 1998- giugno 200121. Appendice
Periodo luglio 1998 – giugno 2001
Ndrangheta 2° Sem.
1998 1° Sem.
1999
2° Sem.
1999 1° Sem.
2000 2° Sem.
2000 1° Sem.
2001
Latitanti 36 34 19 19 24 23 Beni
sequestrati 414 538 227 10 173 402 Beni
confiscati 57 137 80 278 131 202 Consigli
comunali sciolti
0 0 0 0 0 0
Tab.18 Risultati ottenuti -Sacra Corona Unita Periodo luglio 1998- giugno 200122. Appendice
Periodo luglio 1998 – giugno 2001
Sacra Corona Unita
2° Sem.
1998 1° Sem.
1999
2° Sem.
1999 1° Sem.
2000 2° Sem.
2000 1° Sem.
2001
Latitanti 36 34 19 19 24 23 Beni
sequestrati 414 538 227 10 173 402 Beni
confiscati 57 137 80 278 131 202 Consigli
comunali sciolti
0 0 0 0 0 0
Tab.19 Risultati ottenuti -Mafia Periodo luglio 2001- giugno 200423. Appendice
Periodo luglio 2001 – giugno 2004
Mafia 2° Sem.
2001 1° Sem.
2002 2° Sem.
2002 1° Sem.
2003 2° Sem.
2003 1° Sem.
2004 Latitanti 7 13 12 13 13 11 Beni
sequestrati 648 691 1.281 390 51 0 Beni
confiscati 247 188 148 310 231 45 Consigli
comunali sciolti
2 0 0 3 0 2
21 Ibidem, pag. 92 e segg.
22 Ibidem, pag. 92 e segg.
Tab.20 Risultati ottenuti -Camorra Periodo luglio 2001- giugno 200424. Appendice
Periodo luglio 2001 – giugno 2004
Camorra 2° Sem.
2001 1° Sem.
2002 2° Sem.
2002 1° Sem.
2003 2° Sem.
2003 1° Sem.
2004
Latitanti 26 29 29 21 12 26 Beni
sequestrati 134 41 69 39 56 77 Beni
confiscati 50 145 50 1 10 42 Consigli
comunali sciolti
2 1 3 0 1 0
Tab.21 Risultati ottenuti –‘Ndrangheta Periodo luglio 2001- giugno 200425. Appendice
Periodo luglio 2001 – giugno 2004
‚Ndrangheta 2° Sem.
2001 1° Sem.
2002 2° Sem.
2002 1° Sem.
2003 2° Sem.
2003 1° Sem.
2004
Latitanti 21 20 18 14 8 23 Beni
sequestrati 66 69 94 64 76 36 Beni
confiscati 95 99 138 138 46 78 Consigli
comunali sciolti
1 0 1 2 5 0
Tab.22 Risultati ottenuti –Sacra Corona Unita Periodo luglio 2001- giugno 200426. Appendice
Periodo luglio 2001 – giugno 2004
Scra Corona Unita
2° Sem.
2001 1° Sem.
2002 2° Sem.
2002 1° Sem.
2003 2° Sem.
2003 1° Sem.
2004
Latitanti 5 2 7 5 4 5
Beni
sequestrati 114 381 123 238 57 34 Beni
confiscati 129 390 142 132 145 49 Consigli
comunali sciolti
0 0 0 0 0 0
24 Ibidem, pag. 92 e segg.
25 Ibidem, pag. 92 e segg.
26 Ministero dell’Interno, atto cit. pag. 92 e segg.
Capitolo VI
Ecomafie e agrimafia
Nel Rapporto 2004 sull’economia del mezzogiorno, vengono descritti le fattispecie criminose riguardanti l’ecomafia e l’agrimafia, in particolare:
ecomafia:
secondo un recente Rapporto Ecomafia 2004 di Legambiente27, nel 2003 si è registrato un aumento del numero degli illeciti ambientali accertati dalle Forze dell’ordine, passato da 19.453 del 2002 a 25.798. Di questi, 11.130, pari al 43,1% del totale, si sono verificati nelle sole regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).
Secondo Legambiente, la causa dell’aumento delle violazioni ambientali va ricercata, da un lato, nell’emergenza rifiuti e, dall’altra, nel condono edilizio.
La Campania si conferma al primo posto in Italia con 3.604 infrazioni accertate, 2.520 persone denunciate o arrestate e 1.158 sequestri effettuati dalle Forze dell’ordine.
Seguono la Calabria, il Lazio, la Sicilia, la Toscana e la Puglia.
i settori maggiormente a rischio sono il ciclo di cemento, a cominciare dalla fornitura di calcestruzzo alle costruzioni abusive, l’escavazione illegale da cave non autorizzate e ilo ciclo dei rifiuti. Secondo il Procuratore Vigna “Abusivismo edilizio e condono edilizio sono indubbiamente le cause principali delle infrazioni accertate sull’ ecomafia. La procura distrettuale ha condotto, negli ultimi otto anni, un’efficace azione repressiva che ha portato all’arresto di circa 1.200 persone. Tuttavia, la sola repressione non appare sufficiente. Va denunciata la mancanza di solidarietà, nel tessuto sociale, che bisogna assolutamente incrementare”28.
27 Legambinete, Rapporto ecomafia 2004, Roma, Ed, Simone e Nuova Ecologia – Rapporto 2004 sull’economia del Mezzogiorno, Svimez Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, Bologna, Il Mulino, 2004.
28 Legambinete , Rapporto ecomafia 2004, Roma, Ed, Simone e Nuova Ecologia, cap. XI, pag. 578 - Rapporto 2004 sull’economia del Mezzogiarno, Svimez Associazione per lo sviluppo
Tab. 23 Graduatoria di violazioni alla normativa ambientale. Fonte elaborazioni Legambinete (2004) su dati delle forze dell’ordine29.
Grad. Regioni Infrazione accertate
Persone denunciate o arrestate
Sequestri effettuati 1 Campania 3.604 2.520 1.158 2 Calabria 3.580 2.191 996
3 Lazio 3.001 2.297 769
4 Sicilia 2.209 1.705 1.094 5 Toscana 2.055 1.471 440
6 Puglia 1.737 1.714 1.116 7 Sardegna 1.664 1.153 518
8 Liguria 1.482 786 275
9 Lombardia 1.000 1.030 328
10 Veneto 913 941 435
11 Emilia-Romagna 737 799 269 12 Basilicata 662 433 77
Tab. 24 ecomafia: reati accertati nel complesso delle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Fonte Legambiente (2004)30.
L’illegalità
ambientale Il mercato illegale (in mil.
di euro)
Gli investimenti a rischio
(fatturato in mil. di euro)
L’abusivismo edilizio
Infrazioni accertate:
25.798
Gestione rifiuti speciali e pericolosi: euro 2.924
Appalti opere pubbliche: euro 9.218
Costruzioni
abusive (n) 40.000
Persone denunciate:
19.665
Abusivismo edilizio: euro 2.728
Gestione dei rifiuti urbani:
euro 785
Superficie complessiva mq. 5.456.567 Persone
arrestate: 160 Animali: euro
3.000 Appalti per bonifiche: euro 159
Sequestri giudiziari:
8.650
Patrimonio
artistico e archeologico:
euro 155
Totale: euro
10.162 Valore stimato in milioni di euro: euro 2.728
29 Rapporto 2004 sull’economia del Mezzogiarno, op. cit. pag. 579.
30 Ibidem, pag. 579.