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Procedura di infrazione per debito eccessivo: come funziona, cosa rischia l’Italia
di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 novembre 2018 7:00 | Ultimo aggiornamento: 23 novembre 2018 12:53
Procedura di infrazione, nella foto Ansa il Commissario Moscovici e il ministro Tria
ROMA – “La nostra analisi di oggi – rapporto 126.3 – suggerisce che il criterio del debito deve essere considerato non rispettato. Concludiamo che l’apertura di una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è quindi giustificata”. Le parole contenute nella valutazione della Commissione europea sulla legge di bilancio italiana costituiscono il presupposto regolamentare e la giustificazione politica ed economica, per consentire l’uso di uno strumento, la procedura d’infrazione, che costringa, in questo caso, l’Italia a rivedere le sue politiche per la riduzione del debito. Tante procedure d’infrazione sono state aperte, nessuna sul debito, in questo senso questa è una prima volta, un inedito e un’incognita insieme.
Procedura lunga, effetti immediati. “Lentamente ma sistematicamente”, secondo le parole del commissario Moscovici, l’Ue si appresta a impugnare quest’arma di
pressione, chiamata anche ricorso per inadempimento, che in fondo a un processo lungo prevede la sanzione per gli Stati membri che violano gli obblighi prescritti dal diritto comunitario. Procedura lunga ma effetti immediati sull’economia: mercati, operatori finanziari, famiglie non potranno che essere prudenti, lo spread misurerebbe non la
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condizione migliore per l’espansione dell’economia auspicata dalle previsioni del governo. Nel caso italiano la violazione riguarda il debito “eccessivo”, la procedura d’infrazione avrebbe come oggetto il mancato impegno ad abbassarne il peso.
Il “delitto” della manovra formata dal ministro Giovanni Tria è il debito eccessivo, l’arma del delitto il ricorso a un deficit esagerato nel 2018, ricorso ingiustificato che mina il percorso di progressiva riduzione del debito, che disattende le raccomandazioni della Ue e straccia gli impegni presi dai precedenti governi.
Cosa succede ora? Il 22 gennaio, se l’Italia persiste nel rifiutare aggiustamenti alla manovra, l’Ecofin (il braccio economico-finanziario del Consiglio d’Europa) ratificherà le raccomandazioni all’Italia avviando di fatto la procedura d’infrazione. Al Governo italiano verrebbe subito imposta una cauzione dello 0,2% del PIL, circa 3,5 miliardi. La Commissione chiederebbe un duro percorso di rientro dal debito obbligando il governo a una manovra lacrime e sangue.
E’ quello che l’ex premier Mario Monti chiama un “corsetto piuttosto rigido” per diversi anni. Se il Governo non riuscisse ad adempiere ai suoi obblighi finanziari, si attiverebbero le sanzioni vere e proprie, variabili tra lo 0,2 e lo 0,5% del PIL, cioè tra i i 3,5 e gli 8,5 miliardi.
Un disastro per i fondi al Sud d’Italia. In più, e questa è la cosa che dovrebbe
preoccupare maggiormente tenendo conto dello storico divario nord/sud, verrebbero sospesi tutti i fondi strutturali (comunitari o misti) destinati alle Regioni in via di sviluppo. Un disastro per il meridione italiano, 80 miliardi di euro secondo le stime Svimez nel periodo 2021-2027 (quasi 40 in arrivo da Bruxelles, il resto grazie al cofinanziamento statale).
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SVIMEZ Manin Carabba sul tema dei Corpi Tecnici dell’Amministrazione. Le relazioni al convegno – vedi qui il loro titolo– saranno pubblicate sul prossimo numero della Rivista Giuridica del Mezzogiorno. Pubblichiamo di seguito, in anteprima, la relazione tenuta da Antonio Zucaro, presidente della nostra associazione “Nuova Etica Pubblica“, corredata dai dossier di accompagno.
Corpi tecnici-Antonio Zucaro
DOSSIER ALLEGATI
1. quadro generale DELLE RISORSE UMANE NELLE PP. AA. – CONTO ANNUALE PA 2017;
2. CATEGORIE TECNICHE nelle pubbliche amministrazioni -Conto annuale PA 2017;
3. Personale dirigente dei Ministeri delle INFRASTRUTTURE e dell’ AMBIENTE;
4. Storia del Servizio Geologico d’Italia;
5. XVII legislatura: conclusioni della relazione 2017 della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla digitalizzazione e l’innovazione;
6. SVIMEZ e Sabino Cassese 1977 QUESTIONE AMMINISTRATIVA E QUESTIONE Controlli e
valutazione Dibattiti e polemiche sulla Pubblica Amministrazione Fisco
Piani industriali, missioni e programmi, performances, indicatori di qualità Politiche pubbliche Previdenza e welfare Roma capitale Sanità Scuola
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Home » News » FUGA PER LA SPERANZA
FUGA PER LA SPERANZA
Di: Redazione Online il 24/11/2018
Al Sud il saldo migratorio totale continua a essere negativo e ad ampliarsi ulteriormente, passando da –27,8 mila del 2016 a –31,7 mila del 2017. E’ un fenomeno che riguarda tutte le regioni meridionali, con la sola eccezione della Sardegna: la Sicilia perde 16,8 mila residenti, la Calabria 3,3 mila, la Puglia 5,3 mila residenti. Secondo le previsioni Istat e SVIMEZ, si delinea per i prossimi 50 anni un percorso di forte riduzione della popolazione, in particolare nel
Mezzogiorno, che perderà 5 milioni di abitanti, molto più che nel resto del Paese, dove la perdita sarà contenuta a un milione e mezzo. Tutto ciò farà dell’area meridionale quella più invecchiata dell’Italia e tra le più invecchiate dell’UE.
Dal 1976 al 2016 sono emigrate dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord 5 milioni di persone contro rientri per 3 milioni con una perdita netta per l’area di 2 milioni di residenti. Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 183 mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati; il 16% circa si sono trasferiti all’estero. Quasi 800 mila di essi non torna più nel Mezzogiorno. Nel 2016 si sono trasferiti dal Mezzogiorno in una Regione Centro-Settentrionale 108 mila abitanti, 5 mila in più dell’anno precedente. Le partenze più consistenti dalla Campania, 31,6 mila unità, dalla Sicilia, 25,1 mila, dalla Puglia, 19,2 mila unità; dalla Calabria 13,8 mila. La Lombardia è la Regione del Centro-Nord che attrae il maggior numero di meridionali, poco meno di un terzo dei migranti, meno attraenti risultano, invece, le regioni del Nord-Est a vantaggio di quelle del Centro tra le quali, il Lazio. La migrazione dal Mezzogiorno verso l’estero si esaurisce in larga misura nell’ambito dei paesi UE ed ha come principale destinazione la Germania dove nel 2016 si sono trasferiti quasi 11 mila meridionali, un terzo del totale, seguono ma a una certa distanza il Regno Unito, 6,2 mila, la Svizzera, 3,6 mila e la
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© 2015. Tutti i diritti riservati. Testata giornalistica iscritta al Tribunale di Santa Maria C. V. n°. 722 del 29/01/2009.
Francia, 2,1 mila.
Nel Mezzogiorno il pendolarismo fuori Regione nella media del 2017 interessa circa 212 mila persone pari al 9,4% della popolazione totale ed è un fenomeno più intenso che nel resto del Paese. Gli spostamenti temporanei all’interno del Mezzogiorno si limitano a circa 50 mila unità, Rispetto all’anno precedente, gli occupati residenti nel Mezzogiorno che svolgono un’attività nelle regioni centro- settentrionali o all’estero sono aumentati di circa 8 mila unità. Un modesto aumento che però spiega la crescita dell’occupazione complessiva del Mezzogiorno pari a 71 mila unità dell’anno scorso.
Redazione Online
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Regione Calabria, conclusa seconda Commissione consiliare
La seconda Commissione consiliare, ‘Bilancio, programmazione economica e attività produttive, affari dell’Ue e relazioni con l’estero’, presieduta dal consigliere Giuseppe Aieta, ha approvato a maggioranza la “Nota aggiuntiva del documento di economia e finanza della regione relativo agli anni 2019-2021”, deliberata dalla Giunta regionale. “La Calabria nell’ultimo triennio (2015-2017), pur in presenza di un deficit strutturale con le regioni del n o r d e d i u n a p r e o c c u p a n t e c o n d i z i o n e
occupazionale, in particolare giovanile e femminile – si afferma nella Nota – ha registrato un’inversione di tendenza rispetto ai dati negativi del periodo precedente. I più recenti dati sull’economia calabrese del 2017, infatti, dimostrano che la Calabria è tornata a crescere ad un ritmo superiore ad ogni altra regione del Mezzogiorno ed assai vicino a quello delle regioni del Nord-Ovest. Nel 2017 il PIL della Calabria è aumentato del 2,0%, il risultato migliore di ogni altra regione
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anni, caratterizzati da una crescita ininterrotta del prodotto, la Regione ha recuperato oltre quattro punti percentuali dei quattordici persi nel settennio di crisi 2008-2014. Il trend positivo dell’economia calabrese, registrato nel 2016, trova conferma nel 2017, in particolare in settori come l’agricoltura (+6,5%), il settore delle costruzioni (+6,1), e le esportazioni (+12,9%). I dati presentati recentemente dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ), che descrivono l’attuale andamento dell’economia, registrano confortanti progressi per il nostro territorio, anche in confronto al resto d’Italia:
1. si registra una crescita degli investimenti in tutti i settori dell’economia;
2. continuano a nascere più imprese di quante ne muoiono, con una crescita lievemente maggiore che nel Mezzogiorno e nel resto del paese;
3. l’Industria in senso stretto cresce per il secondo anno consecutivo dal +3,7% del 2016 al +4,6% del 2017, un risultato non eguagliato almeno a partire dal 2000;
4. l’occupazione nel 2017 e nel primo semestre 2018 è continuata a crescere, pur rimanendo a livelli molto distanti rispetto alle aree più sviluppate del paese;
5. si consolida per il terzo anno consecutivo, ed è confermata anche nei primi 6 mesi del 2018, la crescita della presenza sui mercati esteri dalla Calabria, a cui hanno concorso tutti quei settori che hanno il maggior peso nell’export della Regione. In sintesi, dall’esame dei dati economici, emerge una Calabria che oggi, malgrado i limiti strutturali che si sono storicamente accumulati nel tempo e fuori da qualunque processo di sviluppo, ha cominciato a camminare e ha creato le condizioni per iniziare a correre”. “Si è assolutamente consapevoli – prosegue il Provvedimento approvato – del fatto che necessita del tempo per registrare grandezze simili alle regioni più sviluppate del Paese e che il livello di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, rimane ancora troppo elevato.
Anche il sistema sanitario regionale, purtroppo, continua a presentare criticità gravi, sia dal punto di vista della capacità di offrire un sevizio di qualità e sicurezza ai cittadini, sia dal punto di vista del rigore nella spesa delle risorse. Anni di commissariamento del settore non solo non hanno invertito il trend negativo, ma hanno aggravato tutti i dati relativi ai LEA producendo un peggioramento nella gestione finanziaria del settore, sino a sfiorare nel 2018 lo scatto automatico delle extra aliquote Irpef ed Irap, ed un ulteriore aumento della mobilità extra regionale. In tale direzione, appare urgente chiudere la fase della gestione commissariale e ricontrattare con il Governo il Piano di rientro come condizione necessaria per realizzare anche qui l’inversione di tendenza, già concretizzata negli altri settori, in quanto solo una gestione diretta regionale può migliorare ed invertire tale tendenza. Inoltre, si deve prendere piena consapevolezza del calo d e m o g r a f i c o c h e s i p r e a n n u n c i a a n c o r a p i ù d e v a s t a n t e n e i p r o s s i m i cinquant’anni. I dati elaborati dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ) su base ISTAT sono crudi e da brividi: nel 2017 sono nati in Calabria 15.679 bambini, 357 in meno rispetto all’anno precedente, l’ammontare più basso mai raggiunto dalla Calabria in oltre 150 anni di storia unitaria. tutte le province calabresi hanno presentato un saldo migratorio interno negativo; il numero dei laureati che emigra è sempre crescente e la
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nostra regione perde, dunque, una delle leve fondamentali per lo sviluppo socio economico. Ciò porta inevitabilmente ad un progressivo invecchiamento della popolazione. Se non si inverte questo trend, considerando anche lo scarso apporto delle immigrazioni straniere, la perdita di popolazione interesserà da qui al 2065 tutte le classi di età più giovani, con una conseguente erosione della base della piramide, ed un rigonfiamento al vertice che, di fatto, provocherebbe una sorta di rovesciamento della piramide stessa e la desertificazione di vaste aree interne della Regione”. “Per non compromettere seriamente la possibilità di un ordinato sviluppo delle funzioni economiche e sociali ed evitare generalizzati fenomeni di dissesto idrogeologico, indotti da tali squilibri, la Regione deve necessariamente tornare ad essere la scelta dei nostri giovani per il futuro. La Giunta ha già fatto sua questa scelta, di concerto con il Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, destinando al diritto allo studio universitario anche una quota di fondi Por 2014/2020. Ciò significa che la Regione punta due volte sul diritto allo studio negli atenei. L’investimento regionale innesca, infatti, un meccanismo virtuoso ed un forte incremento anche in rapporto alle risorse statali ed impegnerà nel futuro la politica calabrese e nazionale a tenere alto lo standard di servizi agli studenti, per garantire l’accesso universitario a tutti coloro che desiderano formarsi e acquisire gli strumenti necessari a realizzare le proprie aspettative e, in definitiva, a beneficio di tutta la comunità. Perché formare i propri figli e offrirgli di poterlo fare nella propria terra è uno dei più intelligenti investimenti che una società possa compiere, ricevendo risultati straordinari per il futuro della collettività”. “L’attività della Giunta regionale in questi anni di legislatura ha creato le condizioni per invertire la tendenza negativa, ed ha aperto, in tutti i settori produttivi, una sfida che riguarda in modo strutturale sia il settore pubblico che quello privato, al fine di ribaltare e poi rafforzare il trend positivo in tutti i settori ed i territori della regione. Il Sistema economico ed il sistema territoriale fanno parte di una visione unitaria dello sviluppo regionale. La realtà territoriale e il sistema delle infrastrutture, dei trasporti e della logistica costituiscono infatti un riferimento decisivo per il sistema economico. I due sistemi, produttivo e infrastrutturale, sono strettamente interdipendenti. Da una parte, per il radicamento delle attività industriali e di tutte le attività produttive è decisivo il recupero delle carenze infrastrutturali come nei servizi, in quanto i trasporti costituiscono l’elemento centrale per la crescita del valore aggiunto con l’immissione di quantità potenzialmente imponenti di logistica territoriale.
L’efficienza dei trasporti e la qualità della logistica territoriale divengono pilastri portanti per il radicamento e l’espansione del settore manifatturiero (es.
metalmeccanico) e per l’espansione verso nuove prospettive dell’agroalimentare (poli regionali, polo nazionale e internazionale). D’altro canto, il sistema di trasporto regionale è condizionato dal tessuto produttivo esistente, che dipende sia dai processi di ristrutturazione e riconversione delle imprese attive sia dalla costruzione di nuove attività imprenditoriali come anche dalla cessazione delle attività esistenti”. “Nel prossimo anno, l’ultimo dell’attuale legislatura, l’attività della Giunta è proiettata verso il completamento del programma regionale e l’accelerazione della spesa delle risorse programmate, pianificate che sono state tradotte in progetti, molti dei quali in corso di attuazione. È questo il senso politico di “Cantiere Calabria”: il passaggio dalla programmazione alla spesa effettiva. La possibilità di immettere nell’economia e nella società calabrese risorse utili a rendere stabile lo sviluppo. Gli strumenti costruiti sono di grande portata strategica: il POR 2014- 2020, il PSR 2014-2020, il Patto per la Calabria, il
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Marziale: “Nessuna giustificazione per l’ennesimo atto vandalico nei confronti di una scuola a Reggio Calabria
PAC 2014-2020, gli accordi per lo sviluppo di Gioia Tauro e per il sistema stradale e ferroviario, il programma Calabria competitiva per le imprese industriali ed il processo di realizzazione della ZES. Si tratta di tappe fondamentali nei processi della spesa regionale. Il 2019 sarà un anno decisivo sul fronte dell’accelerazione di
“Cantiere Calabria”. Il monitoraggio attivato sulle grandi opere pubbliche e sui più importanti programmi di spesa è decisivo per completare il programma regionale. Tra i programmi realizzati o in corso ci sono opere di rilevanza strategica sbloccate o avviate negli ultimi anni, come la diga del Menta a Reggio Calabria, il macrolotto nella Sibaritide, la realizzazione della nuova ferrovia ionica, le metro di Catanzaro e Cosenza, il programma Scuole sicure, il programma di investimenti sui borghi della Calabria, unico in Italia per le ingenti risorse messe in campo, e tanti altri ancora; allo stesso modo i programmi settoriali di spesa nell’agricoltura, nell’industria, nel turismo, nell’innovazione e nel welfare, tutti ormai avviati, richiedono un ulteriore impulso per mettere finalmente in circolo le importanti risorse finanziarie stanziate, destinate a colmare almeno in parte il deficit strutturale con le altre aree del Paese e creare lavoro stabile e duraturo”. Nel corso della seduta l’organismo ha inoltre approvato un provvedimento per interventi a sostegno degli aeroclubs calabresi; una proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale di modifica del Programma di sviluppo rurale (Feasr) 2014-2020; una proposta di legge per il riconoscimento della legittimità di debiti fuori bilancio; modifiche alla legge regionale che regola le relazioni tra la Regione Calabria e i calabresi nel mondo; la legge per la lavorazione, trasformazione e confezionamento dei prodotti agricoli primari di esclusiva provenienza aziendale da destinare alla vendita; la legge di istituzione dei Comitati consultivi di tutela dei cittadini sulla qualità dei servizi e delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, e un provvedimento legislativo per l’istituzione dell’Osservatorio Università-Mondo del lavoro. Ai lavori della Commissione hanno contribuito i consiglieri Neri, Sculco, D’Acri, Mirabello, Orsomarso e Sergio. Erano presenti l’Assessore al Bilancio Maria Teresa Fragomeni, il diretto del dipartimento Filippo De Cello e il sindaco revisore dei conti Francesco Malara.
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Reddito di cittadinanza: le novità sulle imprese (e non solo)
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Reddito di cittadinanza alle imprese e non alle famiglie. Questa la proposta della Lega che potrebbe rivoluzionare la misura promessa in campagna elettorale dal Movimento 5 Stelle allo scopo di mutare il “carattere assistenzialistico” che il provvedimento parrebbe avere nei confronti del Sud.
Luigi Di Maio però cerca di resistere, annunciando di aver “già dato mandato di stampare le prime cinque o sei milioni di tessere elettroniche”. Il vicepremier sa che su questa misura si sta giocando il tutto per tutto e vuole evitare di tradire in toto le promesse fatte in campagna elettorale, soprattutto in vista del prossime elezioni europee, considerate il primo, vero, spartiacque, che misurerà la tenuta del Governo.
Il reddito di cittadinanza è uno strumento ancora in divenire. Non ci sono certe sulla data di entrata in vigore, anche se la volontà del M5S è quello di farlo debuttare (per ovvie ragioni) prima delle elezioni europee. Di giorno in giorno però emergono importanti novità che da un lato
chiariscono, dall’altro fanno sorgere ulteriori dubbi sul tanto atteso provvedimento.
REDDITO DI CITTADINANZA ALLE IMPRESE
L’ultima novità in ordine di tempo riguarda il coinvolgimento diretto delle imprese. La proposta, che arriva dalla Lega, è quella di spostare completamente il baricentro della misura, dando il reddito di cittadinanza alle imprese e non più alle famiglie, come previsto attualmente.
Funzionerebbe più o meno così: il reddito di cittadinanza andrebbe alle aziende che a loro volta lo “girerebbero” al disoccupato che si occupano di formare e riqualificare. “Sostanzialmente – spiega il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri – l’impresa agirà da “sostituto d’imposta”, versando l’equivalente all’interessato”. Il lavoratore, tra l’altro, alla fine del periodo previsto avrà la possibilità di essere assunto dalla stessa azienda che lo ha formato oppure provare a cercare nuove opportunità consone alle nuove competenze acquisite.
Lo scopo di questa proposta è chiaro come il sole: dopo le intemperanze delle imprese del Nord, la Lega vuole evitare che il suo bacino elettorale di riferimento interpreti questa misura come un provvedimento volto ad avvantaggiare prevalentemente il Sud Italia. Dati alla mano infatti, le prime 34 province in cui risiedono i potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza sono tutte al Sud. A beneficiarne, secondo uno studio effettuato da Svimez, sarebbe in particolar modo la Campania, dove potrebbe arrivare addirittura il 30% dell’importo totale (7 miliardi) stanziato dal Governo.
“Dobbiamo coinvolgere di più il mondo produttivo ed evitare che il sussidio si possa tramutare in una misura assistenziale”, dice apertamente Siri.
Questa proposta, secondo la Lega, avrebbe anche un altro vantaggio, evitare di far gestire tutto ai centri dell’impiego, che al momento non sembrano essere in grado di sostenere adeguatamente l’impegno previsto (dovrebbero essere loro a occuparsi delle 3 offerte di lavoro per il disoccupato).
REDDITO DI CITTADINANZA: LE NUOVE PROMESSE DI DI MAIO
Il vicepremier però, al momento, sembra fare orecchie da mercante, e tira dritto per la sua strada. Ospita a Piazza Pulita, Di Maio promette che a breve “avrete tutti i parametri”, sottolineando di aver già dato mandato di stampare le tessere elettroniche tramite le quali dovrebbe essere erogato il beneficio.
Il leader del M5S annuncia inoltre alcune novità sulle regole: per quanto riguarda la distanza massima per le offerte di lavoro che saranno proposte ai disoccupati, Di Maio specifica che non ci sarà un criterio “chilometrico”, ma una suddivisione in “macroaree”.
REDDITO DI CITTADINANZA: LE ULTIME NOVITÀ
Altre novità importanti sono state annunciate dall’economista Pasquale Tridico: la durata massima del reddito di cittadinanza sarà pari a tre anni.
Dopo 18 mesi però si provvederà a controllare se chi lo riceve ha ancora i titoli per farlo o se, cambiate le condizioni di vita e di lavoro, si dovrà sospendere l’erogazione.
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Sembra inoltre stato confermato che il reddito sarà destinato alle famiglie con un Isee inferiore a 9.360 euro, anche se l’importo potrebbe salire in base al numero di componenti del nucleo familiare.
L’importo totale – 780 euro – sarà appannaggio delle famiglie che hanno presentato un Isee pari a zero, mentre per il resto si procederà per
“progressione”: l’ ammontare del beneficio si ridurrà progressivamente in base al reddito dichiarato. Con un Isee pari a 200 euro al mese si riceveranno 580 euro, con un Isee di 300 euro 480 e via dicendo.
LEGGI ANCHE: Reddito di cittadinanza: solo 293 euro a famiglia, ecco i calcoli
Per quanto riguarda la casa: l’assegno sarà pieno per chi è in affitto, ridotto per chi è proprietario.
Confermato da Di Maio che i beneficiari dovranno fare lavori di pubblica utilità e corsi di formazione: “Queste persone saranno impegnate per tutta la giornata”. Se il disoccupato rifiuterà tre diverse proposte di lavoro, il reddito di cittadinanza andrà incontro a decadenza.
Per quanto riguarda le aziende, ignorata per ora la proposta della Lega, il M5S prevede che alle imprese che decideranno di assumere chi beneficia del reddito di cittadinanza, siano riconosciute tre mensilità (sei per le donne).
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Cosa sappiamo (finora) della tessera per il reddito di cittadinanza
In un’intervista televisiva, il vicepremier Di Maio ha dichiarato di averne mandate in stampa “5 o 6 milioni”. Ma a che punto siamo con la card della misura di sostegno?
di Simone Fontana Politica e nuovi media 23 NOV, 2018
…
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Luigi Di Maio. (Nicola Campo/Lapresse)
“ Abbiamo già dato mandato di stampare le prime 5 o 6 milioni di tessere elettroniche, che saranno carte di credito come tutte le altre ”. L’annuncio è arrivato dal vicepremier Luigi Di Maio nel corso della trasmissione Piazza Pulita Piazza Pulita Piazza Pulita Piazza Pulita Piazza Pulita di Corrado Formigli e ha dato ufficialmente il via alla fase uno del reddito di cittadinanza, quella relativa alla produzione dell’armamentario tecnico necessario per non arrivare impreparati all’ipotetico via (mai così in forse dopo il rapporto Svimez che ha certificato che i soldi stanziati per il reddito di cittadinanza
bastano abastano abastano abastano abastano a malapena per il Sudmalapena per il Sudmalapena per il Sudmalapena per il Sud). Ma come funzionerà la tessera chemalapena per il Sud
dovrebbe erogare la misura di sostegno al reddito? Finora sappiamo poche cose, non sempre coerenti tra loro, ma la situazione sembra molto più chiara rispetto a un mese fa.
La tessera fisica, innanzitutto
L’aspetto dovrebbe essere quello di una normale carta di credito, come già accaduto per gli strumenti forniti dal sostegno per l’inclusione attiva e il successivo reddito di inclusione, probabilmente collegata al
circuito bancomatcircuito bancomatcircuito bancomat. La tessera saràcircuito bancomatcircuito bancomatspedita a casa dopo aver compilato la propria scheda personale
su un apposito sito internet “che sarà pronto l’anno prossimo ” specifica Di Maio, cui sarà possibile accedere tramite identità digitale. Insieme alla card elettronica, il ministero del Lavoro assegnerà al beneficiario del reddito di cittadinanza un tutor, che valuterà e si occuperà di formare l’utente, in modo tale da facilitarne la reimmissione nel mondo del lavoro.
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In cambio di un assegno mensile di 750 euro, lo stato chiederà al beneficiario 9 ore di lavori di pubblica utilità, da sommare alle ore di formazione.
E dopo?
Per tutto il resto, sarà necessario avviare la fase due. Il governo ha infatti stanziato un miliardo nel 2019 per la riqualificazione e il potenziamento dei centri per l’impiego – anche se una
controversia di queste ore riguarda la
propostapropostaproposta delpropostapropostasottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, che vorrebbe puntare sulle imprese e non più sugli ex uffici di collocamento – e saranno questi a proporre i possibili impieghi “ in base alle capacità e in un raggio individuato su macro-aree del paese, legato al percorso di formazione ”, ha specificato Di Maio.
Ogni persona potrà rifiutare fino a tre proposte di
occupazione, ma il reddito potrebbe essere revocato anche
successivamente alla constatazione di uno scarso impegno nelle attività formative. Le imprese che assumeranno persone
formate dallo stato tramite il percorso pensato dal reddito di cittadinanza avranno, secondo Di Maio, degli incentivi “ pari alla somma che prendeva quella persona ”.
Poco ancora si sa sull’effettiva volontà del governo di
controllare le spese effettuate con la tessera del reddito di
cittadinanza e in che misura. Poco più di un mese fa Luigi Di Maio aveva parlato del divieto di effettuare “ spese immorali
”,senza meglio specificarne la natura, integrando un intervento del sottosegretario Laura Castelli, che in un’intervista aveva dichiarato che “ se per tre mesi verrà osservato che lei, col reddito di cittadinanza, va all’Unieuro, magari un controllino
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della Guardia di Finanza si fa ”. Da quel momento l’argomento è scomparso dal dibattito politico.
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Luigi Di Maio ha definito il reddito di cittadinanza un investimento sul capitale umano.
I beneficiari riceveranno una tessere a casa oltre alla lista degli impegni da rispettare. Il vicepremier e leader del M5S ha già fatto stampare “cinque o sei milioni di tessere elettroniche”.
Quanto dura il reddito di cittadinanza
Arrivano finalmente le prime notizie sul r e d d i t o d i c i t t a d i n a n z a, u n a m i s u r a a sostegno dei soggetti in stato di difficoltà che non potrà avere durata superiore a tre anni, inoltre dopo 18 mesi ci sarà la verifica dei requisiti. Ricordiamo che il reddito di cittadinanza consiste nell’erogazione di un assegno di 780 euro al mese. Per ottenere il sussidio il nucleo familiare deve avere un ISEE di base di 9.360 euro che sale in base al numero di componenti. L’assegno del reddito di cittadinanza sarà più basso per chi ha una casa di proprietà e chi lo riceve deve svolgere lavori di pubblica utilità, deve frequentare corsi di formazione e viene seguito dai centri per l’impiego, dopo il rifiuto di tre proposte di lavoro perde il sussidio.
Quando parte il reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza parte nei primi mesi del 2019 insieme ai pensionamenti con
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Quota 100. Durante un incontro pubblico a Milano, Luigi Di Maio ha precisato che insieme ai pensionamenti ci saranno nuovi posti di lavoro, ovvero manodopera qualificata per le imprese. Il reddito di cittadinanza non piace però alle opposizioni che ne hanno criticato il profilo assistenzialista. Lo studio Svimez ha ipotizzato che per pagare il reddito di cittadinanza al sud occorrono oltre 1 0 m i l i a r d i d i e u r o e l a Campania ne beneficerebbe più delle altre regioni dove c’è una richiesta superiore al 30% dei fondi attualmente stanziati dal Governo.
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