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Lavoro sociale e dimensione etica

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Academic year: 2022

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Lavoro sociale e dimensione etica

Il servizio sociale professionale di fronte a persone-soggetti e ai loro significati

Letture

Pieroni G., Dal Pra Ponticelli M., Introduzione al servizio sociale. Storia, principi, deontologia, Carocci Faber, Roma, 2005, pagg. 171-193

Panizza G., Occhi aperti sul lavoro sociale, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, pagg. 77-111

Dal Pra Ponticelli M., (Diretto da) Il Dizionario di Servizio Sociale, Carocci Faber, Roma 2005 (Voci:

Bisogno, pagg. 77-86, Principi del Servizio Sociale, pagg. 468-480, Valori, pagg. 748-757) Panizza G., Fare Comunità dall’emarginazione, Ed. Gruppo Abele, To, 1989, pagg. 64-74 Panizza G., in Rapporto di fiducia, Ed. Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, pagg. 155-166 Passarello S., Dilemmi etici, Giunti, Firenze 2008 pagg.. 111-126

L’etica del Servizio sociale è riconducibile a più filoni di pensiero, a correnti religiose, filosofiche, sociologiche, antropologiche, tra le quali ricordiamo:

l’etica del servizio alla persona (personalismo comunitario)

l’etica della giustizia (riformismo e marxismo)

l’etica della responsabilità (nella dimensione individuale, sociale e istituzionale della convivenza umana e delle politiche pubbliche)

La professione Assistente sociale interviene in situazioni intese come:

ordinarie: il vivere, il crescere, le relazioni, i distacchi, il mutamento, ecc.

emblematiche: esemplari, modelli, paradigmatiche, ecc.

problematiche: (greco pro-ballein = mettere avanti, proporre, trovare davanti, ecc.) questione che attende una soluzione  questione in base alla quale si devono trovare uno o più elementi ignoti partendo da quelli noti  un problema può connotare positività o negatività (diverso da “problematico”, che connota solo negatività/complessità per i dati incerti di cui si è in possesso).

dilemmatiche: il dilemma non si presenta come un “caso” da risolvere, ma come una necessità, un dover scegliere di fronte a due o più “valori” equivalenti o non paragonabili, cioè tra due “realtà” entrambe valide (Dilemma veloce: Es. “La guerra di Piero” = uccidere o essere ucciso; Dilemma lento: Es. “Le vite degli altri”

= scoprire man mano di ritrovarsi più col “nemico” che coi “tuoi”)

Inediti problemi e dilemmi sorgono nel lavoro sociale rivolto a soggetti di culture differenti, sia locali che estere, mettendo in discussione e conflitto valori e principi quali: autonomia, autodeterminazione, famiglia e persona, maschile e femminile, ecc.

In etica, il bene non è sempre sinonimo di benessere e viceversa. Non sempre “basta la salute”.

L’etica fa parte essenziale del lavoro sociale. Vedi: benessere – ben vivere – ben essere (ad es. in tempi di pandemia, di scelte tra salute – occupazione - economia).

L’agire etico è una dimensione essenziale della qualità dell’intervento e dell’aiuto sociale. (Ci può essere qualcosa, qualche obiettivo o scopo, qualcuno, che vale di più del benessere?)

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L’Etica del Lavoro Sociale tra valori, principi e interventi L’etica

(che non è moralismo né giuridicismo) non dice cosa si debba fare, ma offre valori, principi e criteri illuminanti le scelte e le metodologie operative da intraprendere nelle diverse situazioni di intervento sociale.

Generalmente l’etica viene intesa come «il ramo della filosofia che si occupa del comportamento umano in quanto frutto di una scelta consapevole tra azioni ugualmente possibili, appartenenti alle opposte categorie del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto». (Cfr. www.treccani.it/enciclopedia /scienze_sociali_e_storia/filosofia).

Etica e Morale

Possiamo dire che l’etica sia la considerazione sui principi che ispirano una morale (es.: morale civile, cristiana, islamica, atea, ecc.).

La morale viene considerata come la coerenza pratica tra i principi e l’azione storica, con l’intervento concreto da svolgere. Weber indegna che la validità degli interventi non si misura soltanto sulla coerenza ai principi, ma anche sui risultati, sugli effetti prodotti (Es. Aids e prevenzione = etica senza prevenzione e prevenzione senza etica).

Traendo da Aristotele, l’etica è l’intelligenza dei fini e dei mezzi sulle cose, in base al bene dell’uomo in società.

(Cfr. anche le tre prese di posizione esistenti tra Etica e Scienza: Anarchismo, Deontologismo, Etica dei valori o delle virtù universali unisce virtù e conoscenza.

L’Assistente sociale svolge

interventi e attua metodologie professionali adeguate (ciò e come si fa)

alla luce di principi riconosciuti/ritenuti validi (fondati e operativi)

ispirati a valori generali (condivisi e previsti nelle disposizioni legislative).

Valori = (SI RI-CONOSCONO) sono considerati validi in sé stessi, fondativi, reali, anche quando non sono ancora realizzati: es. libertà, felicità, parità tra persone, ecc. “Ogni riflessione che verta sulla nozione di valore, su una gerarchia di valori, è filosofica” (S. Weill)

Principi = (VENGONO STABILITI IN COERENZA AI VALORI) sono linee-guida per raggiungere la meta, i valori ideali. Si collocano sotto i valori e sopra le metodologie r gli atteggiamenti professionali. Non sono assoluti, ma variano con la coscienza e l’esperienza storica. Ispirano gli atteggiamenti professionali da e- ducare e le metodologie da assumere: accoglimento dell’altro, relazione promozionale, non giudicante, riservatezza, individualizzazione dell’intervento, flessibilità operativa, stile collaborativo, ecc.

Interventi = (SI AGISCONO) Vanno posseduti/e, appresi/e, sperimentati/e, in coerenza ai valori e agli scopi ed esiti prevedibili dell’intervento sociale. Senza principi e valori esse sarebbero tecnicismo puro, privo di scopo, di obiettivo, di motivo e intenzione.

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La persona

, tra i “valori condivisi”, è il valore più accettato universalmente dalle differenti culture: la persona nella sua dignità e sacralità (esempio: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948)

Persona e sacralità: concetto indicato dalle culture ispirate religiosamente. Per esse ogni persona è creata uguale, creata da Dio o dalla divinità, possiede una somiglianza o immagine divina, sacra, intoccabile. Le persone vengono ritenute più simili al creatore che alle altre creature quali animali, vegetali, ecc.

Persona e dignità: concetto indicato dalle culture ispirate da filosofie laiche, per cui ognuna nasce e vive libera e uguale nei diritti umani. Intesa come fine e mai come mezzo.

Alla base di entrambe le correnti filosofiche è condiviso il valore della persona come realtà indisponibile ad altro e ad altri (famiglia, stato, ideologia, organizzazione, ecc.). Che in essa si affermi che si rispecchi l’immagine del creatore o che sia un valore in sé, le varie correnti filosofiche concordano nei punti in cui la persona:

è un valore, indipendentemente da sesso, cultura, etnia, età, salute, malattia, ecc.

ha dignità fontale, originaria, insita

ha capacità espresse e inespresse

è sociale/solidale

Quale valore indisponibile, ogni persona non è mai possesso di altre persone, nemmeno dei genitori. Ad esempio: si può dire «mio figlio» o «mia figlia» nel senso di passione, di relazione intima, di prendersi cura, di essere o fare il genitore, ecc., ma mai di possesso (Cfr. film Intructions not included, commedia drammatica scritta interpretata e diretta da Eugenio Derbez, 2013).

Ogni persona/valore, ogni uomo/donna vale più delle sue idee, della sua religione, delle sue identità culturali. “Persona” è più di ciò che essa e gli altri sanno di lei. Anche ciò che le leggi stabiliscono su di lei non può mai essere esaustivo. Nel lavoro sociale si esprimono comunque atteggiamenti etici. Etica dell’intervento sociale è utilizzare criteri di lettura e di intervento rispettosi delle persone.

Cfr. Vittorio Possenti, L’uomo postmoderno, Marietti, 2009 = Quello che conta in una persona è la persona stessa (e non uomo o donna, bianco o nero, ricco o povero, ateo o religioso, famiglia o categoria, ecc.) Il principio-persona ingloba tutta la tastiera dell’essere-persona: in sé (sostanzialità), per sé (valore di fine), con l’altro (relazione, reciprocità e convivenza), per l’altro (solidarietà e amorevolezza).

Per dire “persona” utilizziamo concetti multiformi, con alcuni termini costitutivi:

originalità = ogni persona ha una propria costitutiva originalità/normalità; è differente dalle altre persone, nel tempo anche da sé, è sé stessa

singolarità = la singolarità è inter-indipendente, poiché nessuna persona è autosufficiente, ma cresce “con” le altre (e non solo “accanto”)

razionalità = ciascuna dinamicamente ha e va verso logiche “proprie”

= ha un particolare senso e progetto di vita

= la razionalità umana è di più della razionalità scientista (non ci sta tutta quanta dentro un cervello)

relazionalità = la persona è soggetto che dà e riceve, che si incontra e ne esce tras-formata; la persona non è solo un essere accanto alle altre ma anche

“dentro” e “con” loro

generatività = le persone in relazione e comunicative sono rivelatrici, fanno esistere qualcosa che non esisteva prima, e accolgono il contributo dei vari soggetti coinvolti. Per vivere basta venire generati da una madre; per esistere bisogna venire alla luce di continuo coscientemente nelle situazioni della vita.

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Persona, “mistero” non “enigma”

Aneddoto: Chi entra in un cantiere non vede che disordine materiale accatastato, mucchi di sabbia, sbarre di ferro, assi, mattoni barattoli, martelli, chiodi sparsi un po’ ovunque. Solo alla fine, quando l’opera è conclusa si capisce che anche ciò che sembrava solo confusione, in realtà rientrava nel progetto sapiente di un abile architetto.

La vita cambia e ci cambia. Possiamo intendere la sua evoluzione in modo differente: un frutto che matura, una pagina che ingiallisce, una sigaretta che si consuma, …

Esempio: Rappresentazione grafica della “Finestra di Johari”

Io Io

Conosco

di me Non conosco

di me

Gli altri Conoscono

di me

Io manifesto Idee che manifesto

Attività manifeste e coscienti Sentimenti che comunico Progetti che tutti sanno

Io sconosciuto

Tutte le forme dei meccanismi non controllati che gli altri scoprono in me

Gli altri Non

conoscono di me

Io intimo Sentimenti nascosti Segreti intimi

Tutto ciò che non voglio che gli altri sappiano

Io occulto Meccanismi inconsci di difesa

Atti non coscienti che funzionano nell’io interiore e che non vediamo né io né gli altri

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Persona: bisogni e desideri

Ciascuna persona ha la “sua” storia. La persona non è mai uguale alle altre, e neppure a sé stessa del giorno precedente: ha evoluzioni e involuzioni, varianti nei bisogni e nei desideri (cfr schema mutuato da Abraham Maslow), considerati materiali e immateriali.

Maslow ha coniato l’espressione “gerarchia dei bisogni”, distinguendo i bisogni su tre livelli, definendo fondamentali i bisogni fisici, poi quelli sociali e infine quelli dell’io, in una sequenza concatenata “in salita”, come di seguito rappresentati: Elementari e fisiologici - Sicurezza personale ed emotiva - Appartenenza e amore – Stima – Autorealizzazione

bisogni dell’io

Autorealizzazione

(Legati al nostro stile nell’ambiente: costruzione della personalità, espressione doti personali individuali, progetti personali e sociali ...)

bisogni sociali

stima-status (Legati all’essere apprezzati per quello che si è e si fa, ammirati da altri, autostima ...)

appartenenza e amore

(Legati alla sfera affettiva, personale: esigenza di essere accolti e amati in famiglia, accettati dal nucleo sociale prossimo, rispettati sul lavoro, potersi esprimere verso amici, ecc...)

bisogni fisici

individuali

sicurezza personale ed emotiva

Legati alla tranquillità esistenziale, reddito “certo”,

situazione sociale nella “norma”, posto di lavoro stabile ...) elementari e fisiologici

(Legati alla sopravvivenza e irrinunciabili/inalienabili:

mangiare, bere, dormire, respirare, vestiario...)

(A questo schema “freddo” fondato sui bisogni si dovrebbe aggiungere la dimensione umana dei desideri, i quali non seguono la gradualità della scala di Maslow. I bisogni richiamano soddisfacimento, mentre i desideri richiamano riconoscimento. Nei bisogni ci sono di più loro, i bisogni. Nei desideri – aspirazioni ci sei di più tu, l’io desiderante). Non mettere al centro i bisogni ma le persone (portatrici di bisogni). I bisogni trascinano effetti moltiplicatori e di raffinamento (vedi Maslow). Le persone vanno sostenute a fronteggiare i bisogni, fino a emanciparsi da coloro che le aiutano (genitori, parenti, assistenti sociali, ecc.).

I desideri dell’io possono spaziare anche in una dimensione generativa (oltre il bisogno). E infine il desiderio creativo, generativo (oltre sé stessi). “De sidera”: dalla stella mancante che però (ri)appare, da qualcosa o da qualcuno più grande, oltre, che ci supera e attrae.

La persona è bisogno, desiderio, mistero: una realtà con dimensioni non tutte conoscibili da sé stessa né da parte di altri. Ha in se stessa dimensioni e possibilità che si possono esprimere in tempi e modi non tutti preordinati. La persona porta in sé stessa un disegno più ampio di quanto si possa pensare a priori.

(Nella cultura occidentale moderna i bisogni umani si manifestano anche “equivalenti”, ovvero il bisogno di autorealizzazione non si impone soltanto e sempre “dopo” gli altri bisogni, ma anche contemporaneamente o prima. Fondamentale è il bisogno di una vita autodeterminata.

Bisogno di felicità? La felicità non va materializzata, in ogni modo una base essenziale, concreta, di bisogni e diritti va garantita al corpo, alle predisposizioni emotive, e cognitive, ai legami sociali con altre persone.

Queste fino a ieri erano considerate condizioni essenziali soggettive, ma oggi (Martha Nussbaum) si tira giustamente in ballo la politica globale.

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Per uno schema (essenziale) antropologico

Cfr. G. Panizza, Fare comunità dall’emarginazione, Ed. Gruppo Abele, pp. 64-74 La persona non è un concetto, è di dimensioni materiali e immateriali. Essa qui viene intesa come valore e mistero, e soprattutto occorre che la intendiamo come

“questa” persona, “quella” persona, lei, lui, tu, io, ... Tra persone differenti sussiste idemicità (lo stesso che, alla stessa maniera, parimenti = simile) più che identicità o identità con altre persone o etnie o culture ecc.

La persona (io oppure un altro/a) non va sottoposta a dimostrazione logica, si impone da sé. La devo scoprire, non spiegare “io”. Esiste anche se io o noi o altri non intendiamo o non ce ne rendiamo conto.

Proposta base per la riflessione

comune:

La persona

(non soltanto “ha”)

è

Ogni persona non può essere privata

del soddisfacimento di un minimo di bisogni elementari (bisogna valorizzare una dimensione politica globale, presupposto per costruire “condizioni quadro” basilari per tutti e tutte);

Il soddisfacimento di bisogni e desideri sta tra i validi presupposti per poter divenire persona;

un corpo vivente sessuato che pensa

e vuole significato e libertà

Il tema della corporeità è irrinunciabile, in senso filosofico, estetico, esistenziale, culturale, etico: non è

“oggetto” di me o di altri, ma soggetto, è nel mio “io”;

L’etica non entra nei rapporti sessuali agiti tra “soggetti”

persone, ovvero non quali sfogo o istinto di possesso di qualcuno “su” qualcun altro, ma chiama in causa la dignità umana con cui vengono reciprocamente vissuti (es.: la libertà, la consapevolezza, ecc.)

Va garantito un giusto sostegno ai deboli, per non indebolirli ulteriormente e salvaguardare perdite di autonomia, dignità, libertà;

apertura di benevolenza e gratuità alla vita e agli altri gratificazioni, in un quadro di “stile di vita” e non come meri avvenimenti felici o piacevoli

Esempio: in aula – all’Unical di Arcavacata - i partecipanti hanno aggiunto:

che sente (ha sentimenti)- che può (anche se non sempre ci riesce) - che agisce – che è interdipendente - che è soggetto (originalità, soggetto unico, soggettività)

che dona (si dona, dà) - che è bisognosa (…) e altri ancora:

emozioni – sentimenti – sensibilità – abilità/capacità – si compiace – è unica – soggetto di diritti – personalità - individualismo espressivo – cultura dell’autenticità

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68 Letture

Giovanni Chimirri, Psicologia del corpo. Materialità, spiritualità e moralità dell’uomo, Ed.

Armando, 2005

Bisogna apprendere ad interpretare il corpo nella sua multivalenza e simbolicità e a coglierlo come unità psico-somatica. Infatti la persona oltre ad essere un’entità materiale è un soggetto spirituale che trascende la natura animale, nel senso che raggiunge la felicità non solo attraverso la semplice soddisfazione dei bisogni primari o dei soli desideri

spirituali, ma attraverso l’intreccio e l’armonia di entrambi.

Non bisogna mai disancorare il corpo dalla ragione, né separare lo spirito dalle esigenze della carne, ma saper riconoscere i rapporti che intercorrono tra corpo e anima, organismo e psiche, sensazione e idea.

Il corpo della persona non è mai mero strumento ma principio di strumentalità, e ciò trasforma ogni azione e pensiero in valore. Il corpo unifica, il corpo riconosce, il corpo ama, il corpo genera, il corpo comunica, attuando le proprie dinamiche fondamentali... e la esprimendo la sua sacralità originaria.

La vita è un’opera d’arte che la persona, in qualità di libero artista, ha il compito di modellare.

Il senso, che rende una vita degna di essere vissuta, non risiede nella vita stessa, nelle sue vicende e nella serie dei suoi risultati, ma vi deve essere immesso dallo stesso individuo. (Jorg Lauster, Dio e la felicità, Queriniana, Brescia 2006)

Volontà e decisione

La guerra di Piero, Fabrizio De André, Te ne vai triste come chi deve...

Uccidere o lasciarsi uccidere. Possono “farti fare” qualcosa ma non “volerti far fare” qualcosa.

Libertà

Libertà “da” = liberazione, o anche cosiddetta libertà negativa, assenza di impedimenti, di legami costrittivi, libertà da sistemi oppressivi, ecc.

Libertà “di” = libertà auto-finalizzata, detta libertà positiva, di poter scegliere, di desiderare, di decidere di fare per sé stessi e/o per altri, ecc.

Libertà “per” = libertà generativa e oblativa, di agire per il bene dell’altro, a vantaggio di altre persone, di una comunità di cura o di destino, ecc.

Libertà “con” = come realizzarsi insieme, come co-costruzione di un contesto, come una relazione di amicizia o di amore, di condivisione, di cooperazione, di una comunità di destino, ecc. (es. 1: etica con idea positiva dei legami, di arte del convivere, rispettare, liberare e non di oppressione o indifferenza; es. 2: l’etica tirata in ballo dalla costituzione implica anche la realizzazione delle persone nelle formazioni sociali). Vivere insieme è arte da imparare nella vita e nella professione Chi svolge lavoro sociale = sa in premessa che ogni persona è diversa dalle altre: per temperamento, carattere, aspirazioni, sentimenti, idealità, ecc., perciò ogni persona va aiutata in modo individuale, diversamente dalle altre.

“Non si può mettere le persone tutte in uno stesso vestito, ma fare un vestito diverso adeguato corrispondente al fisico e allo stile di ciascuna persona”.

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