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INTRODUZIONE ALLA TESI. CONSIGLI SU COME FARE

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Academic year: 2022

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INTRODUZIONE ALLA TESI.

CONSIGLI SU COME FARE

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CAP I

PER INIZIARE

APPROCCIO

La tesi è un documento redatto dallo studente su un tema concordato con un docente, che funge da relatore. La tematica scelta dallo studente viene approfondita dallo stesso attraverso una tesi di natura compilativa (ricerca delle fonti, lettura e sintesi di queste in chiave innovativa) o sperimentale (un argomento sul quale non c’è letteratura).

Di solito ci si approccia con una ricerca delle fonti, lettura e sintesi dell’argomento da voi scelto, e un case story che rappresenterà il vostro caso applicativo. Il case story se è già stato trattato in letteratura significa che la vostra sarà una tesi compilativa, se invece è frutto della vostra esperienza presso l’azienda (vi consiglio questa seconda opzione) sarà patrimonializzare un’esperienza o un caso che avete “toccato con mano” e di cui avete raccolto o che raccoglierete dati e informazioni per applicare quanto di teorico avete esposto nella prima parte della tesi.

Nel caso del vostro percorso di studi, potete scegliere un argomento che afferisce una delle

tre aree (Revenue Management, Sales e Marketing, Tour Operator): non avete l’obbligo di

fare l’area o il reparto nello specifico nel quale avete svolto lo stage, ma sicuramente

sarebbe la scelta più opportuna per il bagaglio di conoscenze che avete acquisito e per i

contatti con il management che vi ha seguito durante il percorso di stage in modo da

essere seguiti nel caso di suggerimenti, consigli e indicazioni. Potete scegliere altresì un

argomento che afferisce al laboratorio, in particolare in uno dei comparti del contact

center. Indicate anche l’esperto/supervisor/tutor al quale chiederete di farvi da relatore.

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1.1 FORMULARE LE DOMANDE DELLA RICERCA PER LA TESI

Le domande della ricerca indicano il quesito a cui cercherete di dare risposta nel corso del vostro studio e vi aiuteranno a strutturare la tesi. Solitamente includono una domanda principale della ricerca (la domanda centrale che andrete ad esplorare) e delle sotto-domande (che vi aiuteranno a trovare la risposta alla domanda principale).

1.1.1 Tipi di domande della ricerca

Esistono diversi tipi di domande della ricerca. Il tipo scelto nella tesi determinerà il tipo di ricerca che sarà necessario condurre e i metodi di ricerca che dovrete utilizzare (ad esempio, sondaggi o interviste). Ma non preoccupatevi troppo del tipo di domanda. Le categorie spesso si collegano l’una con l’altra e per una ricerca sarà possibile combinare più tipi di domanda.

Tipo di domanda Formulazione

Ricerca descrittiva Quali sono le caratteristiche di x? Chi dovrebbe eseguire x?

Come appare x?

Ricerca comparativa Quali sono le differenze tra x e y? Quali le similarità?

Ricerca constatativa In che fase di sviluppo si trova x? Può essere caratterizzata x?

Quale può essere un esempio di x?

Ricerca valutativa/normativa Quali sono gli aspetti positive di x? X funziona bene? Quali sono gli svantaggi o i vantaggi di x?

Ricerca esplorativa/ esplicativa Da cosa deriva x? Com’è successo? Quali sono le cause?

Esperimento predittivo Fino a che punto x può verificarsi? Da cosa è causato? A cosa bisognerebbe essere preparati?

Ricerca consultiva/ d’insieme/

risolutiva

Come si può avere la certezza che x si verifichi? Come si può affrontare x? Cosa può essere fatto per risolvere il problema x?

Ricerca sperimentale Che effetti ha x su y? X è più ___ di y?

1.1.2 Che tipo di domande dovreste usare?

Nella tesi è possibile usare tutti i tipi di domande elencati in precedenza. Ma la decisione su quali tipi scegliere potrà essere influenzata dal tipo di ricerca che volete svolgere. Ma tenete a mente che non tutti i tipi di domande sono adatte come domanda principale della ricerca. Ad esempio, una domanda valutativa non è adatta ad essere una domanda principale.

Se alcune domande si adattano particolarmente bene a una categoria specifica, altre rappresentano una combinazione tra vari tipi di domande.

Le domande della ricerca si suddividono in domanda principale della ricerca e sotto-domande:

• Domanda principale

• Sotto-domanda 1

• Sotto-domanda 2

• Sotto-domanda 3 ecc.

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Domanda principale della ricerca

La domanda principale della ricerca è il fulcro della tesi. Solitamente può essere identificata in più categorie di domande della ricerca.

Sotto-domande

Le sotto-domande sono domande più brevi e meno complicate. Solitamente appartengono a una categoria specifica di domanda della ricerca.

Domande descrittive

Queste domande sono utili per imparare a conoscere l’argomento che si vuole analizzare nella tesi.

Sono spesso il punto di partenza della ricerca e aiuteranno a fare chiarezza sull’argomento.

Le risposte alle domande descrittive potrebbero descrivere una situazione, un concetto o una persona in base alle vostre osservazioni personali o alle informazioni raccolte.

Esempio di domanda descrittiva Quanto è la popolazione mondiale?

Quali provvedimenti prenderà il governo per ridurre la pressione fiscal il prossimo anno?

Quali misure vengono prese nelle scuole elementari americane per i bambini affetti da autismo?

Domande comparative

Questi tipi di domanda sono utili quando si vogliono esplorare le differenze e le similarità tra due o più cose.

Esempio di domanda comparativa

Qual è la differenza tra linguaggio dei segni e linguaggio del corpo?

Quali sono le similarità del sistema politico dell’Italia con quello della Russia?

Domande constatative

Queste domande vi permettono di determinare in che modo il vostro argomento si relaziona con l’intero campo e argomento della vostra ricerca. Sono utili per descrivere e classificare un fenomeno.

Esempio di domanda constatativa

In che modo la nuova sottoclasse emergente in Germania può essere descritta?

In che modo I socialisti possono essere classificati in questo nuova sottoclasse emergente?

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Domande valutative/normative

Le domande valutative o normative sono usate quando si vuole determinare il valore di qualcosa (ad esempio, quanto conveniente, buona, normare o utile una cosa) e vi permettono di fornire un’opinione o un giudizio. Possono anche essere chiamate domande etiche.

Esempio di domanda valutativa

È conveniente che I lavoratori siano attentamente supervisionati?

Quali sono i vantaggi per i lavoratori di avere un ambiente di lavoro salutare?

Domande esplicative

Servono a determinare la causa del problema. Di conseguenza, sono spesso identificate con il

“perché” del problema.

Esempio di domanda esplicativa

Qual è la causa dell’alto tasso di malattie al quartier generale di Apple?

Perché tutte le sostanze si fondono raggiunta una determinate temperatura?

Perché le foglie cambiano colore in autunno?

Domande predittive

Come dice il nome, prevedono qualcosa che succederà in futuro. Potete utilizzarle per formulare delle conseguenze prevedibili.

Esempio di domanda predittiva

Quanti mutui non verranno consessi se la crisi economica continuasse fino al 2020?

Quale sarebbe l’impatto del nuovo piano fiscale sugli anziani che vivono da soli?

Il trasporto pubblico rimarrà economicamente accessibile anche in futuro?

Domande consultive/ d’insieme/ risolutive

Queste domande vengono utilizzare quando si vogliono identificare nuove soluzioni al un problema esistente, tenendo in considerazione il futuro imminente. Possono essere formulate con “Come si può…?”

Esempio di domanda consultiva/ d’insieme/ risolutiva

Come si può ridurre il numero degli analfabeti nel Regno Unito del 50% nei prossimi 3 anni?

Come si può ridurre la disoccupazione giovanile?

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Il rischio con queste domande è che potrebbero portarvi a fornire suggerimenti o consigli su come risolvere un particolare problema – ma non è il vostro compito di ricercatore. Il vostro obiettivo è compiere una ricerca che le persone direttamente coinvolte nel problema possono usare per risolverlo.

Piano d’azione

Può essere utile se uno dei fini della ricerca è quello di fornire suggerimenti.

Domande inferenziali

Possono essere usate per determinare e misurare un determinato effetto e formulare almeno una ipotesi (segue paragrafo suelleipotesi). Dovrebbero essere domande a risposta chiusa (ad esempio, con “sì” o “no”).

Le domande inferenziali dovrebbe trovare risposta con l’aiuto di esperimenti e test, per questo sono molto comuni nelle ricerche scientifiche.

Esempio di domanda inferenziale

Gli studenti ottengono voti migliori negli esami se seguono le lezioni online invece che seguirla in presenza in classe?

Quali effetti ha il controllo preventivo del tasso alcolico sul numero di persone che si mette effettivamente alla guida dopo aver bevuto?

1.1.3 Tipi di domanda da evitare come domanda principale

Alcune categorie di domande non sono appropriate come domande principali della ricerca

.

• Domande valutative, poiché sarebbe difficile mantenere la propria oggettività di fronte a questo tipo di domande

• Domande con “Perché”, poiché solitamente non sono abbastanza specifiche.

• Domande inferenziali, poiché risulterebbero troppo limitate.

Nel caso la domanda principale rientrasse in una di queste categorie, provate a rivedere il problema della ricerca e provate a riformulare la domanda

1.2 FORMULARE IPOTESI NELLA TESI

Le ipotesi nella tesi possono rivelarsi molto utili se una determinate previsione riguardo la relazione tra più variabili risulta corretta. Spesso le ipotesi prendono il posto della sotto-domande.

Esempio di ipotesi

Gli studenti del primo anno sono più propensi a seguire le lezioni rispetto agli studenti del secondo anno.

Usare le ipotesi nella tesi di laurea

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Se nella tua tesi di laurea triennale o magistrale sono presenti delle ipotesi, tieni a mente questi piccoli accorgimenti.

1.2.1 La domanda principale della tesi di laurea non dovrebbe essere un’ipotesi

La domanda principale della tesi di laurea è una “classica” domanda a cui puoi aiutarvi a trovare riposta formulando delle ipotesi. In questo caso, le ipotesi prendono il posto e la funzione delle sotto- domande.

1.2.2 Condurre una ricerca preliminare

L’ipotesi è un’asserzione che voi ritenete essere vera. Per elaborare un’asserzione, dovrete prima effettuare delle ricerche. Concentratevi sulle informazioni teoriche usate per l’introduzione e il problema dell’elaborato.

1.2.3 Creare un quadro concettuale

Usate le vostre ricerche come base per creare un quadro concettuale in cui verranno illustrate le tue aspettative riguardo i risultati del tuo studio.

1.2.4 Formulare le vostre ipotesi

Potrete così trarre le vostre ipotesi da quanto presentato nel modello concettuale. Ogni ipotesi nella vostra tesi di laurea verrà eventualmente discussa in un capitolo separato dell’elaborato.

1.2.5 Testare le vostre ipotesi

Il prossimo passo sarà quello di testare le ipotesi per scoprire se le aspettative era corrette o meno.

Nel caso siano corrette, l’ipotesi nella vostra tesi sarà verificato (o confermato); in caso contrario, l’ipotesi sarà falsificata (o respinta). Possono essere elaborate ipotesi nulle (H0) o alternative (H1) per facilitare il pro.

Esempio di ipotesi nulle o alternative

H0: Non vi è un collegamento tra sesso e aggressione.

H1: Vi è un collegamento tra sesso e aggressione.

H0: I redditi non influenzano il comportamento dei compratori.

H1: I redditi influenzano il comportamento dei compratori.

H0: Nel linguaggio, non vi è differenza tra persone anziane e giovani.

H1: Nel linguaggio, vi è differenza tra persone anziane e giovani.

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CAP II

SCRIVERE, SCRIVERE

Ma come scrivere una tesi di laurea? Si tratta di una domanda complessa, che prevede anzitutto la conoscenza di tutte le parti che compongono questo particolare tipo di elaborato

.

Parti della tesi

A partire da un esempio tesi di laurea possiamo facilmente individuare gli elementi fondamentali che la compongono, che dobbiamo assolutamente includere nel

nostro elaborato. Queste parti sono:

Introduzione della tesi e abstract della tesi;

Indice della tesi;

Corpo del testo;

Conclusioni della tesi;

Bibliografia e sitografia della tesi;

Appendici.

Il focus di questa guida, però, riguarda come iniziare una tesi e come trovare il modo giusto per “aprire” il tuo elaborato. Pronto a scoprire come si scrive l’introduzione di una tesi? Vediamolo insieme.

2.1 PARTI DELLA TESI

A partire da un esempio tesi di laurea possiamo facilmente individuare gli elementi fondamentali che la compongono, che dobbiamo assolutamente includere nel nostro elaborato. Queste parti sono:

• Indice tesi, fondamentale per riassumere e sintetizzare gli argomenti trattati nel tuo elaborato e guidare il lettore;

• Introduzione tesi, una prima parte utile per spiegare, in poche righe, l’intento di studio del tuo lavoro e quali sono gli obiettivi che persegue;

• Corpo del testo, in cui dovrai sviluppare tutti i punti del tuo elaborato in modo approfondito;

• Conclusioni tesi, dove dovrai sintetizzare il contenuto del tuo lavoro e tirare le somme, parlando di possibili sviluppi dell’argomento trattato, mostrando dei risultati oppure proponendo soluzioni ad un problema;

• Bibliografia e sitografia tesi, dove indicherai tutti i documenti online e cartacei che hai consultato per scrivere il tuo elaborato.

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2.2 SCRIVERE L’INTRODUZIONE IN POCHI PASSI

La prima domanda che ci siamo posti in questa guida è stata: come iniziare una tesi? Ebbene, iniziamo col dare all’inizio della tesi un nome: l’introduzione. Spesso, nel corso di un lavoro di ricerca approfondito come la tesi di laurea, si tende a cadere in un errore comune, ossia quello di trascurare

l’importanza dell’introduzione, che sembra la parte “più facile” e immediata. In realtà non è affatto così: l’introduzione di una tesi è importantissima ed è la parte della vostra tesi che verrà letta più

spesso in assoluto. Infatti, la Commissione leggerà molto spesso questa parte, insieme alla conclusione, e ne terranno conto nel giudizio finale del vostro lavoro.

L’introduzione della tesi è la parte iniziale del vostro lavoro, che ha come obiettivo quello di introdurre il lavoro, mostrando una panoramica riassuntiva dei contenuti e dell’argomento affrontato.

Al suo interno è bene sempre parlare di:

• Obiettivi, ossia quali obiettivi ti sei preposto di raggiungere con la tua tesi, a quali domande vuoi rispondere;

• Metodologie e strumenti utilizzati per l’indagine.

Tornando a come iniziare una tesi, possiamo individuare due tipologie principali di introduzione:

• Una tipologia di introduzione della tesi prevede una sorta di sintesi organizzata dei paragrafi della vostra tesi di laurea, indicando il contenuto a grandi linee e lo sviluppo di questi ultimi.

Si tratta di una panoramica generica sul corpo del vostro elaborato, come una sorta di guida alla lettura;

• Nella seconda tipologia di introduzione, invece, potete scegliere di parlare in modo generico dell’argomento trattato, senza entrare nello specifico del corpo della tesi. Puoi parlare di come hai approcciato alla tematica generale e perché è importante affrontarla, senza dire però il contenuto dei capitoli.

Quale delle due tipologie è la migliore? Come spesso accade, non esiste una risposta univoca a questa domanda. In generale, devi scegliere tu quale approccio tenere, valutando attentamente le due possibilità.

2.3 L’INDICE DELLA TESI

L’indice della tesi di laurea rappresenta un po’ lo scheletro del vostro lavoro. Nell’indice è necessario indicare tutti i capitoli e i paragrafi che compongono la vostra tesi e i rispettivi numeri di pagina. Questa sezione permette al lettore di avere una panoramica della tesi, orientarsi facilmente tra le varie sezioni e trovare i capitoli di suo interesse.

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2.3.1 Come creare un indice con Word

Word ti permette di creare velocemente l’indice della tua tesi di laurea. Si tratta di uno strumento molto utile, poiché si aggiorna in maniera automatica: se aggiungi un nuovo capitolo o ne elimini un altro, basta cliccare sull’indice ed esso si aggiornerà da solo!

Passo 1

Per segnare l’inizio di un capitolo in Word, selezionate il suo titolo e impostatelo come Titolo 1 cliccando sul pulsante presente nella scheda Home, in alto a destra. Stessa procedura anche per i sotto-capitoli, selezionateli con il mouse e cliccate su Titolo 2 o Titolo 3 di Word

.

Passo 2

Andate nella pagina in cui volete inserire il sommario (solitamente la prima pagina della tesi), cliccate su Inserisci e su Interruzione di pagina, in alto a sinistra.

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Passo 3

Selezionate la scheda Riferimenti di Word, cliccate su Sommario e scegliete una delle tabelle automatiche disponibili.

2.3.2 Struttura dell’indice della tesi

L’indice della tesi si compone del titolo del capitolo (in grassetto), seguito dai rispettivi paragrafi che esso comprende, indicando titolo e pagina per ciascuno di essi.

Titoli chiari

L’indice della tesi di laurea mostra la struttura della vostra tesi. È importante usare dei titoli chiari sia per i capitoli che per le varie sezioni. Il lettore avrà così una panoramica chiara delle informazioni contenute.

Massimo due pagine

Questa sezione offre una visione d’insieme di come si compone l’elaborato, per questo la lunghezza ideale dell’indice della tesi di laurea è di massimo due pagine.

Il vostro indice supera le due pagine? Provate, ad esempio, a omettere le sottosezioni (i titoli dal livello 3 in poi) per accorciarne la lunghezza.

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2.3.3 Cosa non inserire nell’indice

La prefazione, il sommario e l’indice stesso non devono essere menzionati in questa sezione. Le prime due sezioni compaiono nelle pagine precedenti all’indice. Il lettore della tesi ha dunque già letto queste pagine prima di arrivare al sommario.

E ovviamente non è necessario menzionare l’indice, poiché per cercarlo dovreste già consultare la tabella stessa, rendendo tale informazione ridondante.

Se nel documento sono presenti molte appendici, che potrebbero allungare inutilmente la tabella dei contenuti, potete tranquillamente escluderle dalla sezione. Al contrario, è sempre necessario inserire i riferimenti bibliografici come un capitolo.

2.3.4 Elenchi aggiuntivi nella tesi

Oltre all’indice generale, puoi indicare anche un indice delle figure e delle tabelle, un indice delle abbreviazioni e un glossario. In questo caso, assicurati di seguire questo ordine:

Indice tesi

Indice delle figure e delle tabelle Indice delle abbreviazioni

Glossario

2.3.5 Indice delle figure e delle tabelle della tesi

L’indice delle figure e delle tabelle è un elenco che indica le figure e le tabelle usate nella vostra tesi con il corrispondente numero di pagina. La sua funzione principale è quella di fornire al lettore un quadro dettagliato dell’utilizzo di questi elementi all’interno dell’elaborato, aiutandolo a trovare più facilmente figure e tabelle specifiche di suo interesse.

Spesso questi indici non sono richiesti, ma fortemente consigliati quando si fa uso ricorrente di figure e tabelle e, di conseguenza, potrebbe risultare difficile individuare questi elementi all’interno della tesi.

Indice tesi: Usate numeri e titoli chiari nel testo

Le figure e le tabelle devono sempre essere numerate e avere un titolo chiaro. Se sono prese (o si basano) da un’altra fonte, è opportuno indicarne anche la fonte di riferimento. Utilizzate lo stile- APA nella vostra tesi? Se la risposta è sì, aggiungete la fonte dopo il titolo di ogni figura o tabella.

E assicuratevi di inserire la fonte completa nella bibliografia. Per aggiungere il numero e il titolo su Microsoft Word, evidenziate la figura di tuo interesse, cliccate con il tasto destro e selezionate

“Inserisci didascalia”.

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Per immagini (o illustrazioni), scegliete la posizione “Sotto l’elemento selezionato”. Per le tabelle scegliete “Sopra l’elemento selezionato”.

Indice tesi: Generate indici automaticamente

Una volta aggiunta la didascalia, lasciate che sia Word a generare automaticamente l’elenco delle figure e delle tabelle. Ma fate attenzione – l’elenco conterrà esclusivamente elementi segnati tramite la funzione “Inserisci didascalia”.

Passo 1

Posizionate il cursore dove vuoi inserire l’elenco, solitamente dopo l’indice della tesi.

Passo 2

Nella barra del menu di Word, cliccate su “Riferimenti” e nella finestra di dialogo cliccate su

“Inserisci indice delle figure”. Nella sezione “Etichetta didascalia” in basso, potete scegliere tra

“Figura” o “Tabella”. Potete inoltre selezionare il layout che preferite.

Indice tesi: Considerate la creazione di indici addizionali

Oltre ad usare l’indice delle figure e delle tabelle, può anche essere utile includere un elenco delle abbreviazioni e un glossario per la tesi. In questo caso, adottate il seguente ordine:

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Indice tesi

Indice delle figure e delle tabelle Elenco delle abbreviazioni

Glossario

2.3.6 Indice delle abbreviazioni nella tesi

Nell’indice delle abbreviazioni, chiamato anche spiegazione degli acronimi, si fornisce un elenco in ordine alfabetico delle abbreviazioni dei termini più importanti utilizzati nella tesi di laurea.

Leggendo questo elenco in ordine alfabetico, il lettore può facilmente individuare il significato di un’abbreviazione.

Quando usare un indice delle abbreviazioni

Se nella tesi si fa uso di molte abbreviazioni tecniche, si consiglia di includere anche un indice delle abbreviazioni. Non tutti i lettori della tesi avranno familiarità con queste abbreviazioni, e molti potrebbero addirittura trovarle incomprensibili. La leggibilità del documento sarà sicuramente agevolata con un elenco delle abbreviazioni più utilizzate.

Dove inserire l’indice delle abbreviazioni?

Questo indice va inserito all’inizio del documento, subito dopo l’indice della tesi; in questo modo il lettore potrà trovare il significato di un’abbreviazione più facilmente. Inserite la voce indice delle abbreviazioni nell’indice della tesi, in modo che il lettore saprà che è presente anche questa sezione all’interno dell’elaborato.

Nel caso solo poche abbreviazioni necessitassero di una spiegazione per essere comprensibili, potete aggiungere una nota a piè di pagina. In questo modo il lettore avrà accesso diretto alle informazioni necessarie senza dover tornare indietro nella lettura.

Esempio di indice delle abbreviazioni

Usare le abbreviazioni (acronimi) nel testo

Ci sono molte regole riguardo l’uso delle abbreviazioni in una tesi triennale o magistrale. In generale, quando si usa un’abbreviazione o, più nello specifico, un acronimo, per una particolare parola o espressione, la prima volta che compare nel testo si scrive nella sua forma estesa. Subito dopo, tra parentesi, si indica l’abbreviazione che verrà usata in seguito nel resto del documento.

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Esempio: Scrivere l’abbreviazione nella forma estesa la prima volta

In questo studio verrà esaminato il Management del Servizio Clienti (CRM) presso la Vroom &

Dreesman (V&D). Alla V&D, il CRM viene usato da anni per assicurare la dovuta attenzione al contatto con il cliente e migliorare sempre di più questa esperienza.

Abbreviazioni secondo lo stile APA

Usate lo stile APA? Lo stile APA impone altri requisiti specifici riguardo l’uso delle abbreviazioni in una tesi. Lo Stile APA fornisce una serie di regole su come citare le fonti. È importante saper usare lo Stile APA in modo corretto per prevenire qualsiasi forma di plagio.

Citare

Metti in evidenza le fonti usata in modo che il lettore del tuo elaborato sia in grado di identificare e risalire alla fonte. Oltre a questo, dai all’autore della fonte il credito e la menzione che gli spetta.

Regola principale dello Stile APA

Ogni volta che si usa una fonte, bisogna citarla direttamente nella frase o nel paragrafo in cui compare e si inserisce anche nei riferimenti bibliografici.

I riferimenti bibliografici sono solitamente posti alla fine dell’elaborato, prima dell’appendice.

Esempi

Come appare la citazione di una fonte? Ecco un esempio (la fonte è segnata in giallo).

Riferimento nel testo – Metodo 1

L’atteggiamento è uno dei concetti primari riguardanti il comportamento del consumatore.

L’atteggiamento può essere descritto come la reazione, positiva o negativa, nei confronti di un certo oggetto, pensiero o comportamento (Fishbein & Ajzen, 1975).

Riferimento nel testo – Metodo 2

Fishbein e Ajzen (1975) conclusero che l’atteggiamento può essere descritto come la reazione positiva o negativa, nei confronti di un certo oggetto, pensiero o comportamento.

Riferimento nel testo – Metodo 3

Fishbein e Ajzen conclusero nel 1975 che l’atteggiamento può essere descritto come la reazione positiva o negativa, nei confronti di un certo oggetto, pensiero o comportamento.

Fonte nei riferimenti bibliografici

Fishbein, M., & Ajzen, I. (1975). Belief, attitude, intention, and behavior: An introduction to theory and research. Reading, MA: Addison Wesley.

Le regole per la citazione

Ci sono regole molto strette che riguardano la modalità con cui citare le fonti, queste regole si chiamano stile di citazione. Nei precedenti esempi non è un caso che il titolo della fonte sia scritta in corsivo nei riferimenti bibliografici. Nel caso di un libro, per esempio, il titolo deve essere scritto sempre in corsivo. Spesso ci sono regole leggermente diverse a seconda del tipo di fonte. Ma la regola principale è sempre la stessa: se si cita una fonte direttamente nel testo, la si deve obbligatoriamente indicare nei riferimenti bibliografici.

Differenze tra italiano e inglese

Quando utilizzi lo stile APA, ci sono alcune differenze tra italiano e inglese da considerare. In un elenco abbiamo riassunto queste differenze.

Eccezioni alle regole principali

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Per rendere le cose ancora più complicate, lo Stile APA Style presenta diverse eccezioni. Una di queste è che non si indica la fonte nei riferimenti bibliografici nel caso il lettore non possa essere in grado di reperire la fonte.

Per esempio, questo avviene nel caso si usasse un profilo Facebook privato al quale il lettore non ha accesso. Un’altra regola riguardo proprio le fonti intranet.

Plagio

Se non si fa riferimento a una fonte in modo corretto, si commette plagio. Commettere plagio può avere conseguenze molto serie. Per questo motivo è importante prestare la massima attenzione per prevenire il plagio.

APA, i principi basilari per citare

Ora che sapete le basi dello Stile APA, è importante capire come fare riferimento in modo corretto a ogni tipo di fonte. Nei due articoli seguenti, spiegheremo in modo più approfondito questi principi basilari:

• Citare le fonti nel testo seguendo le regole APA

• Riferimenti bibliografici seguendo le regole APA

Per un approfondimento consultare l’appendice APA, i principi basilari per citare

2.3.7 Glossario

l glossario è una lista di tutti i termini usati nella vostra tesi che potrebbero non essere immediatamente chiari al lettore medio.

Quando si usa il glossario?

Si aggiunge un glossario per aumentare e migliorare la leggibilità dell’elaborato. Se, per esempio, si usano molti termini tecnici, si consiglia l’aggiunta di un glossario.

Ordine alfabetico

Inserite i termini in ordine alfabetico e fornite una breve spiegazione o definizione per ogni voce.

Questo permetterà al lettore di cercare e trovare i termini più facilmente.

Dove inserire il glossario in una tesi?

Il glossario va inserito all’inizio dell’elaborato, subito dopo la tabella dei contenuti (o, nel caso ci fossero, dopo l’indice delle figure o l’indice delle abbreviazioni). In questo modo, il lettore potrà così familiarizzare con i termini chiave usati nell’elaborato prima di approfondire la lettura.

Nel caso solo pochi termini necessitassero di una spiegazione, potete decider di aggiungere la spiegazione tramite delle note a piè di pagina. Questo eviterà al lettore di dover interrompere la lettura e tornare indietro per consultare il glossario.

Le abbreviazioni non appartengono al glossario

Non spiegare le abbreviazioni nel glossario. Nel caso fossero presenti molte abbreviazioni, create un indice delle abbreviazioni. Nella tesi sono presenti poche abbreviazioni? Anche in questo caso potrete spiegarle direttamente nel testo.

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Esempio di glossario

Elenchi aggiuntivi nella tesi

Oltre alla tabella dei contenuti puoi usare anche un indice delle figure e delle tabelle e un indice delle abbreviazioni. In questo caso, assicuratevi di seguire questo ordine:

• Tabella dei contenuti

• Indice delle figure e delle tabelle

• Indice delle abbreviazioni

• Glossario

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CAP III

STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE DI UNA TESI

Con l’avvento di internet e la digitalizzazione delle risorse è sempre più comune ricorrere alle fonti online per costruire relazioni ed elaborati. Questa dinamica è riscontrabile anche durante la redazione della tesi di laurea: oltre ai documenti e ai libri di testo che costituiranno la bibliografia, le risorse web sono una miniera di informazioni preziosa a cui attingere. Vediamo ora come costruire una sitografia tesi e una bibliografia perfette per il vostro elaborato, sfruttando appieno tutte le potenzialità di questi mezzi.

3.1 STRUTTURA DELLA TESI

Ogni facoltà e corso di laura ha esigenze specifiche riguardo la struttura della tesi triennale o magistrale. Prima di tutto, è bene informarsi su eventuali requisiti ed esigenze richieste dal tuo corso di studi. Tuttavia la struttura di qualsiasi tipo di tesi solitamente presenta dei punti in comune.

3.2 PAGINA DEL TITOLO

La pagina del titolo è la prima pagina della vostra tesi, quella che catturerà subito l’attenzione del lettore. Questa pagina contiene il titolo, il sottotitolo e, in alcuni casi, un’illustrazione pertinente allo studio. Qui puoi anche inserire il vostro nome, il vostro corso di studi e la declinazione territoriale della figura.

3.3 PAGINA INFORMATIVA

La pagina informativa può essere necessaria in alcuni casi per aggiungere ulteriori informazioni alla pagina del titolo. Anche questa pagina contiene il titolo, il sottotitolo, informazioni

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riguardanti i vostri relatori e voi stessi (nome, cognome e indirizzo e-mail), oltre a informazioni sul corso di studi. Alla fine della pagina potete inserire la data dell’appello della seduta.

3.4 PREFAZIONE

La prefazione è una breve nota personale riguardate la tesi. Qui potete fornire al lettore informazioni inerenti le origini e il contesto della tesi. Inoltre, la prefazione può essere usata anche per ringraziare chiunque abbia aiutato nella stesura dell’elaborato.

3.5 RINGRAZIAMENTI

Come la prefazione, la sezione dei ringraziamenti permette di ringraziare tutte le persone che sono state d’aiuto durante la scrittura della tesi. Sotto questo aspetto, la pagina dei ringraziamenti è molto simile alla prefazione, la differenza è che in questa sezione non vengono menzionate tutte le altre informazioni aggiuntive, come il contesto e l’origine della tesi.

Il nostro consiglio è quello di utilizzare esclusivamente una prefazione e aggiungere i ringraziamenti nella stessa pagina. Si può pensare di creare una sezione apposita solo nel caso sia necessario dedicare molto spazio ai ringraziamenti.

3.6 SOMMARIO (ABSTRACT)

Una delle funzioni principali del sommario è quella di aiutare il lettore a decidere se il contenuto della tua tesi triennale o magistrale è abbastanza interessante da proseguirne le lettura. Nel sommario è importante rispondere a quattro domande:

• Qual è il problema?

• Cosa è stato fatto?

• Cosa è stato scoperto?

• Cosa significano le nuove scoperte?

3.7 INDICE DELLA TESI

(cfr cap. 2)

Nell’indice della tesi, puoi elencare i capitoli della tesi con il relativo numero di pagina. L’indice della tesi fornisce al lettore una panoramica generale e il numero di pagina di inizio di ogni capitolo, facilitando la lettura dell’elaborato. Inserisci nell’indice della tesi (facilmente creabile su Word) tutte le parti della tua tesi, compresa l’appendice.

3.8 INDICE DELLE FIGURE E DELLE TABELLE

(cfr cap. 2)

Tutte le tabelle e le figure utilizzate nella tesi devono essere elencate in una lista delle figure e delle tabelle. Quando si utilizza la funzione “Inserisci didascalia” in Word, è possibile generare automaticamente questo elenco.

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3.9 ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

(cfr cap. 2)

Nella lista delle abbreviazioni è necessario inserire le abbreviazioni di tutti i termini chiave usati nella tua tesi di laurea triennale o magistrale. Creando questo elenco in ordine alfabetico, il lettore potrà facilmente cercare l’abbreviazione di suo interesse. Tuttavia, questo elenco può essere inserito sia all’inizio che alla fine (dopo la bibliografia) di un elaborato, a seconda delle preferenze personali e/o delle line guida fornite.

3.10 GLOSSARIO

(cfr cap. 2)

Il glossario è un elenco di tutti i termini usati nella tesi che richiedono una breve spiegazione aggiuntiva. Nel glossario i termini sono elencati in ordine alfabetico e vengono spiegati tramite una breve descrizione o definizione.

3.11 INTRODUZIONE

Nell’introduzione si introduce l’argomento e il problema discusso e si descrive come è stato strutturata la tesi triennale o magistrale. Un’introduzione scritta in modo chiaro e convincente attirerà più facilmente l’attenzione del lettore e lo invoglierà a proseguire nella lettura dell’elaborato.

3.12 QUADRO TEORICO / SINTESI NARRATIVA

Nel capitolo riguardante il quadro teorico, è necessario iniziare a rispondere a tutte le domande riguardanti il tema e l’obiettivo della ricerca (ovvero l’insieme delle domande che ti aiutano a definire quella variabile). Quasi sempre si trovano tutte le risposte necessarie conducendo uno studio approfondito e adeguato riguardante l’argomento in questione. Si consiglia una sezione separata per ogni domanda.

Se state conducendo una ricerca empirica e state preparando delle ipotesi personali, potete usare il testo per supportare o rifiutare un’ipotesi. Potete effettuare una sintesi narrativa per formulare ipotesi personali. In seguito, quando condurrete le ricerche qualitative e quantitative, sarete in grado di verificare le ipotesi.

3.12.1 L’obiettivo di un quadro teorico

Dopo aver identificato il problema e le domande relative alla ricerca, è importante determinare quali sono le teorie e le idee esistenti in relazione all’argomento. Tramite queste informazioni si presenta un “quadro” della propria ricerca in grado di fornire una conoscenza base dei concetti chiavi, delle teorie e dei modelli legati all’argomento trattato. Le definizioni e i modelli selezionati gettano le basi per la direzione che prenderà il tuo studio, dato che continuerai ad approfondirli e a costruire intoro ad essi nelle diverse fasi del tuo progetto.

(21)

Il quadro teorico fornisce anche una prova scientifica per la vostra ricerca: comprova che il vostro studio non è “improvvisato” ma è costruito su solide basi e teorie scientifiche.

3.12.2 Come determinare i contenuti del quadro teorico

Come già detto in precedenza, è importante citare teorie e idee già esistenti pertinenti all’argomento del quadro teorico e della tesi. Questo comprende termini chiave per il problema e le domande/ipotesi relative alla ricerca. Un primo passo importante da affrontare è identificare questi concetti.

1. Selezionare i concetti chiave

Esempio di problema e domande della ricerca: L’azienda X cerca di combattere il fatto che molti clienti online non ritornano in seguito al primo acquisto. L’amministrazione vuole aumentare la fidelizzazione dei clienti e crede che una maggiore soddisfazione dei clienti giocherà un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questo obiettivo. Per analizzare il problema, hai identificato e intendi concentrarti sui seguenti problemi, obiettivi e domande:

Problema: Molti clienti online non ritornano dopo il primo acquisto.

Obiettivo: Aumentare la fidelizzazione del cliente per generare più entrate.

Domanda: “Come si può aumentare la soddisfazione dei clienti online dell’azienda X per aumentare la loro fidelizzazione?”

Sotto-domande:

1. “Qual è la relazione tra fidelizzazione e soddisfazione del cliente?”

2. “Quanto sono soddisfatti e fidelizzati i clienti online dell’azienda X in questo momento?”

3. “Quali fattori incidono sulla soddisfazione e fidelizzazione del cliente online nei confronti dell’azienda X?”

I concetti di “fidelizzazione del cliente” e “soddisfazione del cliente” sono punti fondamentali di questo studio, pertanto sono concetti chiave da includere nel quadro teorico.

2. Definire e valutare i concetti, le teorie e i modelli rilevanti

Una sintesi narrativa ha la funzione di determinare come alter ricerche hanno definito questi concetti chiave. Dovresti mettere a confronto in modo critico le diverse definizioni che hanno proposto i vari autori. L’ultimo passo è quello di scegliere la definizione che più si adatta alla tua ricerca e spiegarne il motivo. È anche importante indicare se vi sono collegamenti rilevanti tra questi concetti. Oltre a questo, dovresti descrivere qualsiasi teoria o modello rilevante, che ha a che fare con i concetti chiave e discutere se verranno applicate anch’esse al tuo studio oppure no.

3. Considera l’aggiunta di altri elementi

A seconda dell’argomento o della disciplina, potrebbe essere utile includere una panoramica più approfondita della situazione in relazione al tuo argomento di ricerca. È importante capire quali sono le aspettative del tuo relatore o del tuo programma di studi. Solitamente i problemi di carattere pratica non necessitano di panoramiche più approfondite della situazione.

(22)

Analizzare il campo di ricerca vi darà un’idea di cosa studi e ricerche simili hanno analizzato e scoperto nel tuo stesso ambito di ricerca. Questo vi aiuterà a posizionare la vostra ricerca in relazione alle conoscenze già esistenti nel campo.

Seguire questi passi vi aiuterà a presentare una panoramica chiara e completa:

• Descrivete quali discussione in materia esistono già sull’argomento.

• Spiegate i metodi, le teorie e i modelli utilizzati da altri autori. Così facendo, spiegate sempre perché una particolare teoria o modello non è appropriata alla vostra ricerca.

• Analizzate similarità e differenze tra la tua ricerca e studi antecedenti.

• Spiegate perché il tuo studio aggiunge nuovi significati e conoscenze agli studi antecedenti in materia.

3.12.3 A che tipo di domande è possibile dare risposta in un quadro teorico?

Il quadro teorico può essere usato per rispondere a quelle domande descrittive che richiedono principalmente ricerche teoriche e letterarie. Per esempio, la sola teoria è sufficiente a rispondere alla domanda: “Qual è la relazione tra la fidelizzazione e la soddisfazione del cliente?”.

Al contrario, le sotto-domande, come ad esempio “Quanto sono soddisfatti e fidelizzati i clienti online dell’azienda X in questo momento” non possono essere risposte a seguito di ricerche teoriche, ma sono necessarie ricerche sul campo.

Inoltre, il quadro teorico (e la sintesi narrativa che ne è uno dei punti fondamentali) può essere usato per analizzare ulteriormente ipotesi e scoperte già esistenti. Può anche essere usato per formulare e valutare le tue ipotesi, che potranno essere testate in seguito durante la ricerca qualitativa e quantitativa del tuo studio.

3.12.4 La struttura di un quadro teorico

Non vi sono regole precise su come dovrebbe essere la struttura di questa sezione. La cosa importante è creare una struttura logica. Questo si può fare esplorando le vostre domande/ipotesi relative alla ricerca e alcuni dei termini chiave. Per esempio, potreste creare una sezione o un paragrafo che si concentra su una domanda, ipotesi o concetto chiave alla volta. All’interno del testo, intanto, puoi esplorare teorie e modelli rilevanti e in riferimento a quell’aspetto specifico.

3.12.5 Quanto deve essere lungo

Non esistono regole ben precise neanche riguardo la lunghezza, ma mediamente è lungo dalle tre alle cinque pagine. Per rendere le cose ancora più chiare, potrebbe essere utile includere modelli o altri grafici. Se siete preoccupato di non riuscire a restare entro i limiti, potete inserire queste illustrazioni in un’appendice (a cui potete fare riferimento nel testo principale).

(23)

3.12.6 Checklist per il quadro teorico

Vengono illustrati i concetti chiave menzionati nel problema e nelle domande della ricerca.

Vengono analizzati i principali modelli e teorie legate alla tua ricerca.

Vengono supportati i modelli e le teorie scelti per rispondere alle tue ipotesi/domande.

Vengono spiegati i rapporti più rilevanti tra i vari concetti.

Vengono citati gli articoli scientifici più importati del campo.

Si risponde a tutte le domande teoriche della ricerca.

Il quadro teorico ha una struttura logica.

Fonti recenti e rilevanti che sono state consultate.

Le fonti vanno indicate nel modo corretto.

3.12.7 Checklist addizionale se si analizzano studi antecedenti legati al campo di ricerca

Viene fornita una panoramica delle conoscenze già esistenti legate al problema.

Si illustra la rilevanza della ricerca (per esempio, mostrando come colma una lacuna negli studi antecedenti).

3.13 STRUTTURA DELLA RICERCA

In questa sezione descrivi lo studio effettuato, parte integrante del piano di ricerca. Qui verrà illustrato dove, quando, come e con chi hai effettuato la ricerca. Il “come” andrà a determinare il tuo metodo di ricerca. Condurrai la ricerca utilizzando un sondaggio o un esperimento diretto? Il “come” è anche caratterizzato dalla “metodologia di ricerca”.

3.14 RISULTATI DELLA RICERCA

In questo capitolo si mette in pratica quanto descritto e analizzato nel capitolo precedente tramite le metodologie utilizzate. Si descrivono i risultati della ricerca e se ne analizzano i risultati.

(24)

3.15 CONCLUSIONE

Nella conclusione potete finalmente fornire una risposta alle domande precedentemente poste e, spesso, i risultati vengono lasciati aperti a più possibili interpretazioni. Nella sezione della conclusione, si discutono anche le varie possibili interpretazioni e punti di vista oltre a suggerimenti su eventuali futuri studi o ricerche.

3.15.1 Come si struttura una conclusione tesi?

Lo scopo della conclusione di una tesi è quello di rispondere alle domande iniziali del tuo studio.

Si può iniziare riprendendo proprio da queste ultime, cercando di integrare una spiegazione che faccia da introduzione all’intera sezione. In seguito, si illustrano le conclusioni tesi scaturite dalla ricerca (utilizzare i risultati chiave più rilevanti per rispondere alle domande). Infine, rispondete alla domanda centrale del tuo elaborato e spiegate come siete giunti a questa conclusione della tesi. Non limitatevi a scrivere un elenco di domande e risposte, cercate piuttosto di spiegarle e integrarle nel resto del testo. Fornite osservazioni basate sui fatti e non lasciarti andare a possibili interpretazioni.

Esempio 1: Basarsi sui fatti

Osservazione basata sui fatti: Dieci persone concordavano con l’asserzione che gli elefanti fossero animali meravigliosi mentre sei persone erano in disaccordo. La maggioranza delle persone era d’accordo.

Interpretazione: Dieci persone concordavano con l’asserzione che gli elefanti fossero animali meravigliosi mentre sei persone erano in disaccordo. Questo dimostra che dieci persone sono rimaste colpite dal comportamento dell’animale, mentre sei persone odiavano l’elefante.

Per quanto riguarda i tempi verbali, nella conclusione tesi si usa il presente quando si espongono i fatti e il passato (passato prossimo, nella maggior parte dei casi) quando si fa riferimento alle ricerche svolte.

Esempio 2: Tempi verbali nella conclusione tesi

Fatti al tempo presente: L’azienda X al momento non ha una visione e una missione predefinita.

Inoltre, l’azienda non usa regolarmente i social media per promuovere la vendita dei propri prodotti.

Ricerche al tempo passato prossimo: La ricerca ha preso in esame il tipo di visione e missione dell’azienda X […] I risultati hanno mostrato che l’azienda X … […] I ricercatori hanno anche analizzato …

La lunghezza consigliata per la conclusione della tesi si aggira tra le 200 e le 400 parole. Presta attenzione a questi consigli:

• La tua ricerca mira a valutare un’ipotesi, invece che rispondere a domande ben precise? Indica se tale ipotesi sia stata supportata o meno.

• Non fornire informazioni nuove nella conclusione. Qualsiasi nuova informazione va indicata nei capitoli precedenti.

• Nella conclusione non fornire esempi, dovresti averli già inseriti precedentemente. Se ad esempio concludi affermando che la crisi finanziaria ha influenzato negativamente le entrate delle

banche, non dovresti inserire l’esempio della “banca XYZ che ha avuto il 20% di entrate in meno nel 2009 rispetto al 2007”.

(25)

3.15.2 Interpretazione dei risultati

In questa sezione dimostra la validità del tuo studio, discutendone i risultati e indicando se ha rispettato o meno le tue aspettative. È importante che questo passaggio venga svolto in modo chiaro e dettagliato. Le aspettative possono scaturire da studi approfonditi sull’argomento o da considerazioni personali. In ogni caso, è necessario tirare le redini degli argomenti spiegati nei primi capitoli (introduzione, motivazione, quadro teorico e domande o ipotesi).

Le vostre scoperte hanno portato a nuovi o differenti punti di vista su un argomento già conosciuto? Qui potete elaborare tutte le possibilità: cosa si è dimostrato, di preciso, nella vostra tesi? Cercate di spiegare questi passaggi da un punto di vista oggettivo.

3.15.3 Limitazioni del tuo studio

Nella conclusione tesi è importante presentare anche le limitazioni della tua ricerca. Descrivete quali osservazioni basate sui risultati possono essere fatte, sempre tenendo un tono consultivo.

Se possono essere fatte alcune considerazioni a margine della ricerca o vi siete imbattuti in alcune limitazioni durante la stesura, possono aiutare il lettore a comprendere meglio i risultati ottenuti. Menzionatele nella conclusione tesi, ma spiegate come questi fattori possono essere migliorati in successivi studi. Fate attenzione a non denigrare l’intero progetto di ricerca; non dovete fornire una lista degli errori commessi.

3.15.4 Raccomandazioni per studi futuri

La conclusione della tesi termina spesso con dei suggerimenti e raccomandazioni per possibili studi futuri. Come possono altri ricercatori sfruttare e utilizzare il vostro studio? Non cadete mai in qualcosa di generalizzato, come ad esempio “vi sono ancora molte ricerche da effettuare nel campo”. Non fornire una lista di ciò che gli altri dovrebbero cercare per completare il tuo studio; esprimi piuttosto dei suggerimenti per possibili studi futuri, separati ma in risposta al tuo.

3.15.5 Checklist conclusione tesi

È stata fornita una risposta a tutte le domande della ricerca.

È stata data una risposta alla domanda/tema centrale del problema.

Le ipotesi sono state confermate o rifiutate.

È stato usato il tempo verbale corretto.

Non sono state date interpretazioni personali.

Non sono state inserite nuove informazioni.

Non sono stati utilizzati esempi.

Non sono state inserite informazioni estranee all’argomento.

Non è stato fatto un copia/incolla di vari passaggi precedenti.

Non è stata usata la prima persona.*

La validità della ricerca è dimostrata.

Vengono discusse nuove idee.

Vengono discussi i limiti della ricerca.

(26)

È indicato se le aspettative erano giustificate.

Vengono discusse le possibili cause e conseguenze dei risultati.

Si suggeriscono possibili spunti per studi successivi.

Le proprie interpretazioni vengono incluse nella discussione.

Non proporre suggerimenti per studi futuri se troppo vaghi.

* L’uso della prima persona viene considerato incorretto in alcuni campi di studio, ma è accettato in altri Verifica se l’uso della prima persona è ritenuto appropriato dal tuo corso di studi e dai relatori. Spesso si consiglia di riservarlo esclusivamente alla Prefazione. Vuoi saperne di più sull’argomento?

3.16 SUGGERIMENTI / PIANO CONSULTIVO

Le raccomandazioni per futuri studi o ricerche vengono quasi sempre discussi nella precedente sezione della discussione della tesi triennale o magistrale. Tuttavia, agli studenti che effettuano tirocini finali presso un’azienda o ente è richiesto un piano consultivo. In questa sezione, gli studenti esprimono suggerimenti o piani d’azione all’azienda o ente in risposta alla conclusione delle ricerche effettuate.

3.17 POSTFAZIONE / VALUTAZIONI / RIFLESSIONI

Come la prefazione, la postfazione è spesso usata per i ringraziamenti, per questo spesso risulta inutile se è già presente una prefazione. Ma questa sezione può essere dedicata anche a delle riflessioni personali. Quando si scrive la tesi insieme a un’altra persona, si può usare la postfazione per indicare come si è svolta la collaborazione e cosa si è imparato da essa.

3.18 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Si elencano tutte le fonti usate nell’elenco bibliografico (o bibliografia). Uno dei più diffusi è lo stile APA. (cfr cap. 2)

Con l’avvento di internet e la digitalizzazione delle risorse è sempre più comune ricorrere alle fonti online per costruire relazioni ed elaborati. Questa dinamica è riscontrabile anche durante la redazione della tesi di laurea: oltre ai documenti e ai libri di testo che costituiranno la bibliografia, le risorse web sono una miniera di informazioni preziosa a cui attingere. Vediamo ora come costruire una sitografia tesi e una bibliografia perfette per il vostro elaborato, sfruttando appieno tutte le potenzialità di questi mezzi.

3.18.1 Bibliografia e sitografia: una definizione

La scrittura di una bibliografia e di una sitografia tesi può, a primo impatto, risultare complesso.

Senza queste fonti sarebbe impossibile costruire una tesi di laurea completa e attendibile dal punto di vista accademico. Prima di parlarne nel dettaglio, però, vediamo che cosa si intende per bibliografia e sitografia:

• La bibliografia è la raccolta delle fonti cartacee consultate per la stesura della tesi. Possiamo includere libri, documenti, articoli e riviste;

• La sitografia è la raccolta delle fonti online menzionate nella tesi, dunque siti web e, in generale, tutti gli elementi digitali reperibili in rete.

(27)

La scelta delle fonti è una delle fasi più delicate nella redazione di una tesi. Prima della stesura del testo, infatti, dovrai ricercare le informazioni da trattare nel tuo elaborato, avendo cura di scegliere fonti attendibili e coerenti con il tuo lavoro. Dopo aver chiesto la tesi, la prima cosa da fare per avere una bibliografia e sitografia tesi di laurea di base è confrontarsi con il relatore.

In un secondo momento, potete recarvi in biblioteca o consultare i cataloghi OPAC online, per vedere quali documenti hanno che trattano l’argomento di tuo interesse.

Il web è un alleato potentissimo per ricercare informazioni per la tesi: in molti siti web sono presenti interi database di articoli accademici, articoli di giornale e documenti, fondamentali per la stesura del lavoro. Per contestualizzare tutte queste informazioni, vediamo ora come è strutturata una tesi di laurea e in che modo inserire bibliografia e sitografia tesi nell’ elaborato.

3.18.2 Come scrivere la sitografia

Parlando di sitografia e significato, abbiamo detto che questa fa riferimento all’insieme delle fonti online che avete citato all’interno del vostro lavoro di ricerca.

Per menzionarle, potete utilizzare un apposito spazio nella parte finale della tesi, dedicata alla raccolta delle fonti.

Non esistono norme ufficiali e univoche per la stesura della sitografia, ma ecco qualche regola di base per citare correttamente le tue fonti digitali.

MENZIONE DI UN SITO WEB

Per citare un sito web nella sitografia tesi e non avete bisogno di fare riferimenti a pagine specifiche, potete menzionare semplicemente la URL.

Ad esempio:

Ministero della Giustizia: https://www.giustizia.it

MENZIONE DI UN ARTICOLO O DI UN DOCUMENTO

Se, invece, dovete menzionare un articolo o un documento specifico, è buona prassi citare l’autore con nome e cognome, poi l’URL presso cui si trova l’articolo e, possibilmente, l’indicazione della data dell’ultimo aggiornamento del sito.

Tenete presente che alcuni articoli di riviste digitali possiedono il DOI (Digital Object Identifier), un parametro di identificazione permanente che aggiunto a http://dx.doi.org/ permette di aprire il documento nel browser. In questo caso potete menzionare l’articolo inserendo anche il DOI nella menzione.

(28)

3.18.3 Come scrivere la bibliografia

Come si inserisce la bibliografia nel vostro scritto?

Quando indicate un libro nella bibliografia, è bene menzionare queste voci:

• Cognome dell’autore;

• Titolo e sottotitolo del libro in corsivo;

• Luogo di pubblicazione;

• Casa editrice;

• Anno di pubblicazione ed eventuale edizione.

Ad esempio:

Perniola M., L’arte espansa, Torino Einaudi, 2015

Per citare più libri dello stesso autore, fate attenzione a disporli in ordine cronologico di pubblicazione. Ad esempio:

Calvino I., Il sentiero dei nidi di ragno, Torino, Einaudi, 1947;

Calvino I., Il barone rampante, Torino, Einaudi, 1957.

Se volete menzionare un libro scritto da più autori, potete inserire cognome e nome degli stessi in ordine alfabetico e citare tutte le voci che abbiamo già citato per la menzione del libro con un solo autore. Nella fattispecie:

Centanni M., Daniotti C., Pedersoli A., Istruzioni per scrivere una tesi, un paper, un saggio, Milano, Bruno Mondadori, 2004.

MENZIONE DI UN ARTICOLO

Se volete inserire nella bibliografia della vostra tesi un articolo di giornale o di una rivista, potete fare riferimento a questo schema:

• Cognome e nome dell’autore dell’articolo;

• Titolo dell’articolo in corsivo;

• Titolo della rivista tra virgolette e preceduto da “in” (scritto in corsivo);

• Annualità (indicata con “a.” e in numeri romani) e numero della rivista (indicato con n. e in numeri arabi, in grassetto);

• Data di pubblicazione;

• Eventuale intervallo di pagine consultate.

(29)

3.19 CITARE LE FONTI

Quando si scrive la tesi si ricorre spesso a molteplici fonti. Non appena si usa il testo da una fonte, sarà necessario citarla nel proprio elaborato. È importante sapere come citare e far riferimento in modo corretto e appropriato a ogni fonte utilizzata. In caso contrario, si corre il rischio di commettere plagio per non aver riportato ed evidenziato in modo corretto la fonte.

3.19.1 Cos’è una fonte?

Tutti i tipi di lavori e idee appartenenti ad altre persone che si usano in un elaborato sono da considerarsi fonti. Per esempio, una fonte può essere un articolo di giornate da cui si prendono informazioni da riportare nella tesi. O il modello economico usato per calcolare le probabilità di un’attività.

Non tutte le fonti si prestano ad essere utilizzate in una tesi, ma non appena se ne fa uso, è obbligatorio inserire e segnalare il riferimento bibliografico alla fonte da cui si è presa quell’informazione, chiamata anche più comunemente citazione o nota bibliografica.

3.19.2 Come si può una fonte nella tesi?

Se si vuole usare una fonte per scrivere la propria tesi, bisogna decider se la si vuole citare o parafrasare. Segnalando e indicando al lettore dove può trovare la fonte. In quest’ultima parte entra in gioco il corretto riferimento alla fonte.

3.19.3 Cosa si intende per riferimento bibliografico alla fonte?

Tramite il riferimento bibliografico alla fonte, si indica che quella determinata informazione o modello usato non è frutto del proprio ingegno ma di quello di un’altra persona. L’azione di inserire un riferimento alla fonte può essere anche detto “citare la fonte”. Il lettore della tesi può usare tutti i riferimenti alle varie fonti per risalire all’origine delle informazioni presenti nell’elaborato.

Esempio di riferimento bibliografico alla fonte (in giallo)

“Sviluppare un Generatore APA Generator richiede molto lavoro. Ma, d’ora in poi, tutti potranno usare questo strumento gratuitamente per creare un riferimento bibliografico a una fonte secondo lo Stile APA” (Swaen, 2014, p. 3).

3.19.4 Perché si deve citare la fonte?

Citare la fonte serve a:

• Dare credito all’autore della fonte per il lavoro svolto.

• Dare al lettore della tesi l’opportunità di consultare la fonte.

• Prevenire il plagio.

3.19.5 Stile di citazione

Per citare le fonti è necessario seguite le regole dello stile delle citazioni che si è scelto di usare nell’elaborato. Ogni stile è diverso è ha delle regole ben precise. Uno tra i più diffusi stili di citazioni è lo stile APA.

3.19.6 Software per la Gestione delle Citazioni

Scoprirete ben presto che fare l’elenco di tutte le fonti è davvero impegnativo. Ci sono molte regole da considerare e il numero di fonti trattate in un elaborato può essere impressionante.

(30)

Per fortuna, esistono molti strumenti che vi permettono di gestire e generare un elenco bibliografico delle fonti seguendo le regole corrette dello stile di citazione desiderato. Alcuni di questi software di gestione bibliografica sono: EndNote, Mendeley, Zotero e CiteULike.

3.19.7 Il plagio delle fonti

Usare e fare riferimento alle fonti in maniera incorretto può indicare che si sta commettendo plagio. È possibile prevenire il plagio lavorando in modo accurata e facendo ricordo ai controlli antiplagio.

3.20 APPENDICE

La tesi si incentra su un tema centrale. Molti dei documenti che avete usato ma che non devono necessariamente essere presenti all’interno della tesi sono aggiunti nell’appendice. Se questi documenti hanno contribuito alla vostra ricerca, è necessario includerli in modo che anche altre persone possano documentarsi riguardo come è stata condotta la ricerca e su cosa si è basata. Spesso nell’appendice si trovano interviste (domande), tabelle e analisi. La struttura descritta qui sopra può risultare molto utile quando si scrive una tesi, ma ovviamente si può tranquillamente cambiare formato o adattarlo alle proprie necessità.

(31)

CAP IV CONSIGLI

Il particolare contesto formativo del vostro percorso di studi suggerisce un particolare riferimento in merito alla vostra esperienza formativa da inserire nell’elaborato della tesi.

È consigliato dunque inserire un capitolo sul percorso studi e sulla propria esperienza di stage, descrivendo quindi anche l’ente formativo e l’azienda.

4.1 ESEMPIO DI STRUTTURA DELLA TESI

Di seguito un esempio che schematizza una delle possibili strutture che vi consigliamo per la tesi:

• Introduzione (o premessa): excursus dei capitoli che andrete a trattare, motivo della scelta dell’argomento, la/e domanda/e che vi siete posti

• Parte I – Il percorso di studi:

o L’Istruzione Tecnica Superiore o La Fondazione ITS BACT

o La figura nazionale e la curvatura della Fondazione ITS BACT o Sintesi del percorso

o Profilo professionale o Obiettivi e competenze o Articolazione dei contenuti

• Parte II – “L’approfondimento tematico”: inserire il titolo dell’argomento che avete scelto

• Parte III – La Stage Experience:

o L’azienda presso il quale si è svolto lo stage o “Case Study”

• Parte IV – Conclusioni: la risposta alla/e vostra/e domanda/e

• Sitografia, Bibliografia, Appendice

Per il resto potete aggiungere le voci che trovate menzionate nei capitoli precedenti, a seconda di cosa voi ritenete utili ai fini della stesura e della comprensione del vostro elaborato. Ultima raccomandazione: ricordatevi di scegliere i tempi e la persona che utilizzerete durante tutto l’elaborato. Si consiglia l’utilizzo della prima persona plurale o della terza persona singolare

(32)

impersonale. È preferibile, nel caso si opti per l’impersonale, riferirsi a sé come al candidato o allo studente. Occorre seguire le linee guida dell’ITS in allegato e inserire il frontespizio e l’autenticazione di veridicità rilasciate dall’ITS. Occorre altresì stamparla e rilegarla, consegnando la versione digitale e poi quella cartacea nei tempi stabiliti.

4.2 I CONSIGLI DI UMBERTO ECO PER SCRIVERE UNA TESI DI LAUREA

Il saggio di Umberto Eco “Come si fa una tesi di laurea” (Bompiani, 1977) parte dai fondamentali, spiegando che cos’è una tesi di laurea. Ecco di seguito alcuni dei consigli più preziosi che lo scrittore ha lasciato in eredità agli studenti, che si accingono ad affrontare questa tappa fondamentale della loro carriera.

1. Tesi di compilazione o tesi di ricerca

“Una tesi di ricerca è sempre più lunga e faticosa e impegnativa; una tesi di compilazione può anche essere lunga e faticosa (ci sono dei lavori di compilazione che hanno preso anni e anni) ma di solito può essere fatta in minor tempo e con minor rischio.

Non è neppure detto che chi fa una tesi di compilazione si precluda poi la strada della ricerca;

la compilazione può costituire un atto di serietà da parte del giovane ricercatore che, prima di iniziare a ricercare in proprio, vuole chiarirsi alcune idee documentandosi bene.

Quindi la scelta tra tesi di compilazione e tesi di ricerca è legata alla maturità, alla capacità di lavoro del candidato. (…)

Si può fare in modo serio anche una raccolta di figurine: basta fissare l’argomento della raccolta, i criteri di catalogazione, i limiti storici della raccolta.

2. Le regole per la scelta dell’argomento

a) che l’argomento risponda agli interessi del candidato (sia collegato al tipo di esami dati, alle sue letture, al suo mondo politico, culturale o religioso);

b) che le fonti a cui ricorrere siano reperibili, vale a dire a portata materiale del candidato;

c) che le fonti a cui ricorrere siano maneggiabili, vale a dire a portata culturale del candidato;

d) che il quadro metodologico della ricerca sia alla portata dell’esperienza del candidato.

3. Quanto tempo ci vuole per fare una tesi

Diciamo subito: non più di tre anni e non meno di sei mesi. Non più di tre anni, perché se in tre anni di lavoro non si è riusciti a circoscrivere l’argomento e a trovare la documentazione necessaria, questo significa solo tre cose:

a) si è scelta la tesi sbagliata superiore alle nostre forze;

b) si è degli incontentabili che vorrebbero dire tutto, e si continua a lavorare sulla tesi per vent’anni, mentre uno studioso abile deve essere capace a fissarsi dei limiti, anche modesti, e a produrre qualcosa di definitivo entro quei limiti;

(33)

c) è iniziata la nevrosi della tesi, la si lascia, la si riprende, ci si sente irrealizzati, si entra in uno stato di dispersione, si usa la tesi come alibi per molte viltà, non ci si laureerà mai più.

I requisiti della tesi da sei mesi sono:

a) l’argomento deve essere circoscritto;

b) l’argomento, deve essere possibilmente contemporaneo, per non dovere cercare una bibliografia che rimonti ai greci; oppure deve essere un argomento marginale su cui è stato scritto pochissimo;

c) i documenti di ogni genere debbono essere disponibili in un’area ristretta e facilmente consultabili.

4. La ricerca del materiale

(…) le fonti bisogna avvicinarle direttamente. Piuttosto che commettere imperdonabili leggerezze è meglio scegliere un’altra tesi.

Quando si lavora sui libri, una fonte di prima mano è un’edizione originale o una edizione critica dell’opera in questione.

Una traduzione non è una fonte.

Una antologia non è una fonte.

I resoconti fatti da altri autori, sia pure integrati da ampissime citazioni, non sono una fonte.

(…) nei limiti fissati dall’oggetto della mia ricerca, le fonti devono essere sempre di prima mano.

5. La ricerca bibliografica

Lo studioso potrà andare talvolta in biblioteca a cercare un libro di cui conosce già l’esistenza, ma spesso va in biblioteca non con la bibliografia ma per farsi una bibliografia. Farsi una bibliografia significa cercare quello di cui non si conosce ancora l’esistenza.

Il buon ricercatore è colui che è capace di entrare in una biblioteca senza avere la minima idea su di un argomento e uscirne sapendone un po’ di più.

(…) Per cercare quel di cui ancora si ignora l’esistenza, la biblioteca ci offre alcune facilitazioni.

La prima è naturalmente il catalogo per soggetti. (…) È lì che una buona biblioteca mi dice tutto quello che posso trovare nelle sue sale, poniamo, sulla caduta dell’impero romano d’occidente.

6. Il piano di lavoro

La prima cosa da fare per cominciare a lavorare sua una tesi di laurea è scrivere il titolo, la introduzione e l’indice finale, e cioè esattamente quelle cose che ogni autore, invece, fa alla fine.

Il consiglio sembra paradossale: cominciare dalla fine? Ma chi ha detto che l’indice vada alla fine?

(…) stendere subito l’indice come ipotesi di lavoro serve a definire subito l’ambito della tesi. Si obietterà che, a mano a mano che il lavoro va avanti, questo indice ipotetico sarà costretto a

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