Radcliffe:
«Cristiani siate felici »
Il
teologo domenicano, nato a Londra nel 1945, offre la sua visione su questa epoca,
problematica, ma nuova e ricca di speranza:
"
Riportiamo nel dibattito la bellezza della fede"
intervistadi
Giovanni Gazzaneo
eSilvia Guzzetti
foto diLuca
Catalano Gonzaga
Una cultura cristiana dà sensoa tutto ciò che c'è tra la nascita
e la morte. Eppure questo " dare senso"
ha bisognodi essere semprerinnovato attraverso il rapporto
con tutto ciò che è vivo nelle nostre culture
B
astanoi titolideisuoi libri percomprenderecomeTi-mothy Radcliffeami affrontarele sfidee andarealcuore dei problemi:Unaverità chedisturba.Credere
al
tempodei fondamentalismi(
Emi), a difesadel cristianesimonell'epoca della«
globalizzazionedellasuperficialità»;
Vivi in Dio.Peruna nuovaimmaginazionecristiana(Emi), perchélanostraimmagi- nazione interagisceedèarricchitadaimodi contemporaneidi
pensareil mondo. Teologoe biblista,giàmaestro generale dell'Ordine domenicano,Radcliffevivea Oxforded ètragli autoridispiritualitàpiù noti alivellointernazionale.Moltoap- prezzato perlasua capacitàdifardialogarefedecristianaecul- tura contemporanea,i
suoitestisonotradottiin
diverselingue.L'epocachestiamo vivendoè
una
nuova epoca,comeaf- fermapapa
Francesco?Viviamo una crisi fatta di contagio.Il virussièdiffusoin
tutto
ilmondoaunavelocità straordinaria.Ci ha mostrato quanto profondamentesiamocollegatigliuni agli altri, ma ha ancheprovocatolareazioneopposta,ovvero l'isolamento.Latensionetra questedue dimensionisièvista molto bene quandogliitaliani si sonoaffacciatidailorobalconi perbat- tere le mani, cantareesventolareil tricolore.Una speciedi comunitàspontaneadipersoneche eranoconfinateacasalo- ro,separateleune dalle altre. Quandola pandemiasarà pas- satachiavràvinto? L'isolamentoo lacomunità?Potremosce- gliere seritirarci inunamentalità protezionistanella quale
vediamolo straniero come minaccia.
Oppure
potremoab- bracciarein
un modo nuovoilfatto che siamotutti
dipen- denti gli uni dagli altri. La ricercadiun
vaccino,almenoin alcunicasi, èdiventataunacooperazionefra scienziatidi tut- to ilmondoche collaboranoanzichécompetere.Questomi fasperarecheuna nuovaepoca sia giàall'orizzonte.Quali
sono le caratteristicheessenzialidiquesto
mondo che cambia?Chedomandaenorme!Hogiàparlatodellanostrainterdipen- denza,unprocessochesegnail tempocheviviamo.Perquesto motivolamaggiorpartedeigiovanirifiutaogni formadi intolle- ranza,elotrovo unatteggiamentobellissimo.Nonpossiamoac- cettare chele personevenganorifiutate perchéappartengonoa una certa razzaocolore
di
pelleo
credo religioso oorientamento sessuale.Mac'èancheuna nuovaformadi
intolleranza!Difron-tealdisaccordosullegrandiquestionietichelanostrasocietàtro- vadiffìcilediscutere concalmae razionalità.Nel RegnoUnitoi docentie gliespertichehannoopinioni pocopopolarivengono emarginatidaglistudenti,zittiti,ostracizzati.
Vediamounaumentodell'intolleranzanel nome dellatol- leranza! Le discussionisulgenderillustrano tutto ciò
in
modo evidente.C'è uno scontro violento tra femministeetranses- suali.In un'epocadi
tweet ecomunicazioneistantaneaavre- mo lapazienzae lacapacitàdiconcentrazionedi fareiconti con questedifferenzeo cilimiteremoa
urlare gliuni controApagina20, Timothy Radcliffe(archivio Radcliffe)
Sopra,una giovanedonnaprotettadallazanzariera,nellapropriaabitazionenel villaggio diSarangkot,Pokhara,inNepal.
Apagina25,dall'alto,Battambang,Cambogia:unmomentodigioco lungounaffluentedel fiume Sangker,elaraccoltadelcotone.
no
e
lanotte.SanPaolospiegaai Tessalonicesichesonoifigli dellaluceenon
delle tenebre.Manon
esiste undualismoasso- luto,nel cristianesimoenell'ebraismo,comeesistevanellereli- gionidei Paesivicini, in particolarenello zoroastrismo.Il
Dio
dellaluce nonè
ilnemicoeternodi un
Diodell'oscu- rità, quasiil mondo fossediviso dalconflitto
di due poteri uguali.IlDio dellanostrafedehacreatoogni cosa,compresalanotte.
Nel librodi
IsaiaDio
dice:«Io formo la lucee creolete- nebre». Finché il buio esiste—e
nonsitratta soltanto di una mancanza-inqualchemodoDioè
presentein esso.Infattisulmonte
SinaiDio parlaa
Mosèdal buio. Il salmo18cidice cheDio
si avvolgevadelletenebre,comediunvelocheera anchela suacasa.InsommaDioèprofondamentepresentenelletene- breche a volta ci affliggono.La notte scuradell'animanon
è l'assenzadi Dio, mala suanuova,nonancoraconosciuta,inti- mità.Ancheimomentidi
doloreesofferenza,oppuredi
vergo- gnae
fallimento, della nostravita brillanocon la sua presenza.Dio
si avvicinaancoradipiùanoiin
tali momentiperchénul- ladiquelloche viviamoèestraneoa Dio. Nel VangelodiGio- vanni ilmomento
dellaCrocefìssioneèancheilmomento
in cui Dio mostralasuagloria.Eccoperchénon dobbiamola- sciarcisopraffaredalla pauradel buio. Il salmistadiceaDio:
«Il buioècomelaluceperte».
Proprio quando Dio sembrapiù lontanoforseèpiù vicino.Come può, oggi, la
fede
farsicultura per
igiovani
echiunque
vogliatrovarerisposte
alledomande
di bene,di veroedibello
chesiporta dentro?
Una cultura è un modo di esserevivi che consenteauna personadidaresignificatoagli eventipiù significativi
e a
quel- li menoimportanti della propria vita: innamorarsi,gioire,at-traversare una crisi,ammalarsie,soprattutto, morire. Nessuna cultura, tuttavia,èmai soltantoun sistemachiusoeautosuffi- ciente.
È
sempreindinamico contattocon quelloche èdiver- so,cheènuovo. Cosìogni cultura vitaleèin
grado,nellostes- sotempo,di rimaneresestessae, tuttavia,interagire conquel- lo cheènuovo.Fuori dalla mia finestrac'è un bellissimo albero,
un
sorbo comune,cheguardospesso.È sestessodalla suafogliapiùalta alla sua radicepiù profonda. È questo particolarealberoin ogni cellula delsuoessere.Tuttavia vive dell'interazionecon quello chelocirconda.Attraversolesue foglie,lasuacortecciae
lesueradici,siapreallapioggiaealsole,al suolo,agli uccellie
agli insetti. Gli scienziatisolo di recentehanno scopertoco- me ancheglialberi sianotutti
collegatitradi
loro.Così,una cultura cristiana offre
un
mododi viveretutto
ciò cheè più significativoin
una vita umana, ma noncomeun
si-stema chiuso insestesso.Dà sensoallanascita
e
alla morte, all'amoree alleperdite,allemalattieealla bellezza,alfattodi donarsia un altroe dilasciareiluoghi dovesiamonati. Eppure questo"daresenso"ha bisognodivenirecostantementerinno- vatodalrapporto
contutto ciò cheè
vivo nellenostreculture.Ipensatorie ipoeti
di
oggi, lecanzonidei giovani,quello checi piaceeci divertequandoviaggiamo.Questoè
sempresuccesso.Il
VangelodisanGiovannièilfrutto
dell'interazionetralatra- dizioneebraicaelafilosofiagreca.SanTommasod'Aquino siè
immersonelle nuove intuizioni che provenivanodagli scambi con il mondo musulmanoe con l'opera
di
Aristoteleche l'i- slamavevaconservato.Ilcattolicesimoindianoviene rinnovato dall'interazioneconletradizioniindù.
Così non dobbiamo averepauradi
veniretoccatidalla vitalità di quelloche è nuovoe
diverso.Come apparirebbeunacultura cristiana sulconti- nente digitale?Dobbiamoavereil coraggiodiaprireunacultu- racristianaatutto
quellocheèvivo.Questo
èil tempo
dellacomunicazione senzaconfini, della
globalizzazione,delvirtuale,dellamemoriaaffidata
allemacchine
(computer,cellulari...),maanche
iltempo diunacertamarginalitàdella fedeneldibattito
culturale ed etico(pensiamoai
milioni di aborti,all'eutanasia,
allaprocreazioneinvitro,alla
schiavitù dimilioni
dilavora- tori, alleingiustizie
sociali...).Duemilaanni di
cristiane- simoeppuresembra
che ilmalesovrabbondi...
Esisteun raccontosecondoilquale, quandovennechiestoal primo ministrocineseZhou Enlai cheimportanzaavevaavuto laRivoluzionefrancese,il premierrisposecheeratroppo presto per rispondere.
Non
ècertoche questoaneddotosiavero maè molto significativo!È anchepiù diffìcilefare una valutazione criticaeoggettivadell'epocanellaquale unovive.Io
pensoche sitrattidiun'eradimeravigliosagenerositàetolleranza.Sono cresciutoinuna famigliabellissima,per laquale sonoprofon- damente gratoa
Dio, ma l'atmosferadi
quella societàeraim- pregnata dipregiudizi: neiconfronti delle personedi
razzedi-verse, delle donne
e
di coloro che chenon appartenevanoalla upperclass.È meravigliosovederela gentilezzael'aperturadei giovanidi
oggi.LaChiesaha bisognodi
esserein contatto
con questanuovaspiritualitàdei giovani. Ha bisognodi
esseresfi- datae
arricchitada essa.Tuttaviavi
sono degli svantaggi!Nel mondovirtuale è facilepensarechesiamofondamentalmente dei corpi senzamenti. Possiamofacilmentefinire per svalutare inostri corpi, quasifosserosoltanto delle coseda possedere.Eccoperchémolti pensanochel'aborto
o
unasessualitàpromi- scuapossanoandarebene.«
Infondo
stiamoparlandodel mio corpoono?» sembradi sentirdire. La problematicache riguar- da l'aborto vieneaffrontataquasi possedessimoinostri
corpi.Quasi fosserouna proprietà tra tante altre. Eppurequello che capitaainostri corpi toccailnostroesserepiù profondo!Il mo-
tivo è chesiamocorpiequestanostravita corporale
èun
dono.Pensochelareazionedel cristianesimoaquestiproblemi non dovrebbeessere
soltanto
di dire: «È
sbagliato».Una semplice condannanon ci porta da nessunaparte.Dovremmo piuttosto cercaredi
dimostrarecome possiamoessereincarnati,vivere nella bellezzaenella vulnerabilità dei corpi chesiamo.San Tommasod'Aquino hadetto,
con unafrasefamosa:«Non so- no lamia anima!»
.Un'altracrisidella nostra culturadigitaleèchetendiamoa non farebenei
conti
conchinon
èd'accordoconnoi. Siamo molto tolleranti, entro certilimiti, ma facciamofaticaaentrare davveroin
dialogocon idee diversedallenostre.Gli algoritmi diGooglecidirigonoversogruppiche lapensanocome noi.Viviamo in
comunità
globali(
meraviglioso!)ma composteda personechelapensanocome noi. Questo capitaancheden-tro laChiesa.Diconseguenza dobbiamo imparare di nuovo l'arte di provare piacere nel disaccordo. Perché, sela penso diversamente da qualcuno, quella persona potrebbe avere qualcosa dainsegnarmi.Questo richiede tempo, ma lacultu-
ra nella quale viviamo non ha pazienza. E ci vuole fedenella ragione, etroviamo diffìcile impegnarciintellettualmente con persone leopinioni delle quali sembrano risultarci estranee.
Soprattutto laChiesa nondovrebbe avere paura della ragione che èun dono di Dio.
Quali sono per lei i veri maestri per questonostro tempo?
Quando ero giovane c'erano molti grandi maestri in ogni di- sciplina, da Wittgenstein a Picasso, all'antropologo Lévi- Strauss al regista Fellini. Nonsonosicuro cheoggici siano an- cora dei veri grandi maestri. Cisono decine di migliaia di pic- colimaestri!
E
questo va bene.Non abbiamo bisogno dinuovi grandi maestri in ogni generazione. Abbiamo bisogno di tem- po per digerire quello che sta succedendo, appropriarcene efa- reun passo avanti. Ancoraunavolta visono sviluppi interes- santi nelcinemae neiprodotti televisivi. Esiste una ricca creati- vità in questi media. Eppurenon conosco nessun grande mae- stro che durerà. Non vuol direche non esistano. Forse mentre parliamosono all'iniziodella loroopera.Ci permetta una domanda più personale. Come nasce la suavocazione?
Uno deimiei prozìiera un benedettino. Erastato feritogra- vemente, durante la Prima guerra mondiale, mentre era cap- pellano. Eraun uomo molto amato ecoraggioso, sempre di- sponibile aoccupare la prima fila(quella che veniva falcidiata
dal fuoco nemico). Stava spesso con noi ed ero sempre colpito dalla sua straordinaria gioia. Eradivertentissimo! Eamava la bella vita, ilcibo eil vino! Non andava a letto finoa tardi alla sera e, di conseguenza,mia mamma doveva lasciare bicchieri di whisky sulle scale per incoraggiarlo a salire. All'epoca non mi fermai apensare chequella gioia era radicata nella sua fede.Più avanti negli anni, quando cominciai a sentirmi attratto da una vocazionealla vita religiosa, cominciai a capire leradici della sua gioia. Sono cresciuto come un giovane cattoliconon molto consapevole della sua fede. Tuttalamia famiglia era cattolica e
quelcattolicesimo faceva partedell'identità che avevo eredita- to,ma non ci ho mai pensato molto.Tuttavia quando hofinito la mia scuola, diretta dai benedettini, hoincontrato amici che prendevano in giro le mie convinzioni religiose. «Nonèvero», mi dicevano. E, perquesto motivo, cominciaia pormi ilpro-
blema dell'autenticità delle mie convinzioni religiose equesto
Sopra, una bambinanella propria abitazione nel villaggio di Sarangkot,Pokhara, inNepal.
A pagina 29, dall'alto, mamma con bambino nella baraccopoli di Manda, Dacca, in Bangladesh.
Battambang,Cambogia: giovani contadinesi scaldano davanti al fuoco all'alba, prima di iniziare il lavoro nei campi.
problema divenne ilcentro della mia vita. Aquelpunto mi ri- cordai che esisteva unordineche aveva come motto " Veritas", la"Verità". Non mi ricordavo quale ordinefosse: chiesiai be- nedettini eandai avisitare l'ordinedei domenicani.
Quello che allafine mi fece fare ilsalto definitivo furono la semplicità ela libertà di quella comunità. Durante la visita alnoviziato sono rimasto colpito da come i frati parlassero liberamente di tutto e dacome, proprio come il mio prozio, fossero contenti di vivere. Ela preparazione migliore per la vita eterna. Unopotrebbe dire che la gioia è una testimo- nianza della verità diquello che crediamo. Non puoi essere un testimone triste delVangelo.
Qual èil senso, oggi, di una vita religiosa ecosaun frate può direedarealmondo contemporaneo?
Ilnostro ordine,come quello dei francescani, èstato fondato nel tredicesimo secolo, che èstata un'epoca di sviluppo della vita urbana, di nuove università ediviaggi e commerci in espansione. Inqueste nuove città allargatela vita delle abbazie del passato, più gerarchica, sullaquale presiedevano
i
grandiabati, sembrava remota. La democrazia era nell'aria ebisogna- vaimparare come mettersi in rapporto constranieri che ave- vanouno status incerto. E perquesti nuovi abitantidelle città
laspiritualità della fratellanza era un fatto entusiasmante. San Francesco non eraunsacerdote esan Domenico venne sem- pre chiamato fratelloDomenico. Lo spirito fraterno,in que- ste comunità maschili efemminili, dava a una persona una visione della vita per un'interpretazione cristiana di come mettersi in rapporto gli uni con gli altri, in questo nuovo mondo fluido nel quale il proprio status nella gerarchia socia- le erameno importante.
Pensoche nel nostro nuovo mondourbano, soprattutto nel- lemegalopoli, che sorgono dappertutto e che ci mettono in contatto constranieri, una spiritualità fattadi una fratellanza e una sorellanza èun dono meraviglioso. Non èsoltanto che sia- mo fratelli osorelle di altri domenicani, ma chedovremmoin- carnare lafraternità che viene offerta atutti, in quanto figli dell'unico Padre che stainCielo.Radicata nella spiritualità do- menicana è l'idea dell'amicizia nel suo significato di amicizia degli uni con gli altriecon Dio. Ogginelnostro mondoinsta- bile,perseguitatodall'incertezza, nel quale molti sisentono soli eanonimi, abbiamo bisogno diluoghi dove gliesseri umani possano essere toccati dall'amicizia diDio. E,per questo moti- vo, sono convinto che laspiritualitàdomenicana siaprofonda- mente rilevante per gli esseriumanidi oggi. Infine dobbiamo sempre sottolineare la celebrazione pubblicadella nostra litur- gia. Neigrandi deserti delle città moderne la chiesa èluogo di contemplazione e, speriamo, di meravigliose preghiere, oasi dove le persone possonoarrivare esentirsi rinnovate. In un mondo cheva sempre di fretta abbiamo bisogno di postidove chiunque possa venire e fermarsi, finalmente liberato dalla violenza diuna incessante e frenetica attività.
Perché oggi, anche dentro la Chiesa, si parla così poco di anima,del destino ultimo della nostra vita edel Giu-
dizioche ci attende alla fine della vita terrena?
Unodei motivi èche per i primi millecinquecento anniil
cristianesimo èproposto principalmente come invito acondi- videre la vita stessa di Dio. Secondo molti teologi accogliere l'annuncio evangelico portava auna trasformazione profonda, auna"divinizzazione". Dio sièfatto uomocosì chegli uomini possano diventare divini, come affermò papa san Leone Ma- gno nella sua famosaomelia di Natale.
Nel sedicesimo secolo questa visione radicale non èpiù condivisa dalla maggioranza, soprattutto nel Nord protestan- te. CharlesTaylor, nel suo meraviglioso volume L'età secolare hadimostrato che, auncerto punto, gliesseriumani hanno cominciato ad aspirare soltanto auna banale felicità umana.
A
considerare eccessivo, quasi disumano, ilgesto radicale di qualcuno come san Francesco d'Assisi. Era sufficiente essere bravi. Lareligione èstata moralizzata. Lavisione dinamica della vita virtuosa èstata sostituita dalla moralità: obbedire ai dieci comandamenti. Ecosi la religione èdiventata sempre menoun'avventura escatologica, che ciconduceauna visione beata, esempre di più il problema di esserebravi cittadini, in questo mondo, conunaricompensanel prossimo. Questa vi- sione ha indebolito profondamente la bellezza del cristianesi- moed è uno dei motivi percuisiècominciato a considerare la nostra religione cosìnoiosa! Per questo motivo dobbiamo ritrovare quella promessa delVangelo, lanostra esistenza è per l'eternità el'eternità èriempita dalla vita stessa di Dio.Unaltro motivo diquesta "censura" sulle cose ultime, èche spesso, in passato, il Giudizio universale èstato invocato per spaventare gli esseri umani e costringerli acomportarsi bene:
"Fai ilbravo o andrai all'Inferno!" Questo nonèilmodo giusto
per incoraggiare le personead avvicinarsi alDiodell'amore! Sì, certo: il Giudizio universale ciaspetta tutti, ma esso verrà am- ministrato da un giudice misericordioso che hapiù compassio- ne di noi diquanta ne abbiamo verso noi stessi. San Giovanni scrivenella sua prima lettera: «Può darsi cheiltuo cuore ti con-
danni, ma Dioèpiù grandedel tuocuore».
Viviamo in una società priva dimorale ma profondamente moralista, che condanna infretta esenzapietà.Cigiudichiamo
avicenda. Imedia cicontrollano egiudicano.Chi incontriamo
ècritico delnostrostatus,della nostra bellezza, delnostrostile divita! Madurante il Giudizio universale verremo considerati con amore emisericordia.
Nel tredicesimo capitolo della prima lettera di san Paolo apostolo aiCorinzi c'è quella meravigliosa elegia dell'amore. Il suo culmine è: «Adesso conosco in modo confuso, come in uno specchio; allora, invece, conoscerò pienamente, come anch'io sono stato pienamente conosciuto ». Conosceremo noi stessievedremo noi stessiconcompleta chiarezza, tutta lano- stra generosità di cuore, ma anche tutta la nostra avarizia di spirito, tutti
i
modinei quali abbiamo evitato l'amore. In quel momento getteremo uno sguardo anche sul mistero indescri- vibile dell'amore di Dioper noi,che vuole soltanto guarirci e portarci a casa.traduzione diSilvia Guzzetti
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