• Non ci sono risultati.

Da animale ad essere umano

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Da animale ad essere umano"

Copied!
9
0
0

Testo completo

(1)

Da animale ad essere umano

La concezione dell’essere umano, delle sue possibilità, della sua coscienza che nel corso di migliaia di anni di evoluzione lo ha sempre più differenziato dagli altri esseri viventi, è un tema che da sempre solleva grandi discussioni proprio per il suo stretto legame con il sistema di valori e credenze che va cambiando nel tempo. Tempo, spazio, coscienza, credenze, valori, sono una struttura unica che configura la nostra rappresentazione della “realtà”. Nel corso dei secoli il punto di vista e la concezione dell’essere umano sono cambiati enormemente. Nella storia umana possiamo identificare tendenze e momenti umanisti che hanno contribuito fortemente all’evoluzione umana e tendenze anti umaniste che invece tendono alla conservazione, alla passività e alla paura verso il cambiamento. Non pretendendo di fare un excursus completo del pensiero umano citeremo solo alcuni esempi degli ultimi secoli, fino ad arrivare ad oggi, tentando di comprendere da dove veniamo, dove siamo e verso dove stiamo andando.

Il positivismo scientifico

Il Positivismo fu una corrente di pensiero ed un movimento culturale affermatasi in Europa nella seconda metà del sec. XIX, che contrastava con le astrattezze della metafisica. Il movimento positivista nacque anche influenzato dalle spinte razionaliste dell’illuminismo e dalla visione ottimistica del romanticismo e si inserì nel contesto storico/sociale delle rivoluzioni industriali esaltando il progresso scientifico e la realtà. Solo la scienza era in grado di comprendere e controllare i fatti e, con il suo approccio descrittivo, era considerata il solo metodo di conoscenza possibile.

Il positivismo fu qualcosa di più di un metodo scientifico, esso infatti va pensato più come uno degli atteggiamenti mentali che caratterizzarono gli uomini del XIX secolo, un’epoca di un grande sviluppo industriale e delle scienze naturali. Il positivismo nello spirito dell'epoca, è un modo di pensare, opposto radicalmente alla metafisica e alle concezioni magiche e spiritistiche con cui il romanticismo incantava anche i circoli scientifici. Un illustre esponente impregnato da questo modo di vedere il mondo fu Freud. Scettico verso ogni metafisica concepì persino un progetto chiamato metapsicologia, dove collocò le spiegazioni psicologiche e razionali di fenomeni quali l'occultismo, la religione e le letture paranormali e soprannaturali dei fenomeni. Freud infatti, concepiva il sapere scientifico come un tesoro scoperto a scapito della fede religiosa.

L’antiumanesimo filosofico

Una delle correnti di pensiero che più decisamente si collocano in una posizione anti umanista è lo strutturalismo. Questo “stile di pensiero” accomunò personalità molto diverse tra loro, attive in campi anche assai distanti delle scienze umane, quali l'antropologia (C. Lévi-Strauss), la critica letteraria (R.Barthes), la psicoanalisi freudiana (J.Lacan), la ricerca storiografica (M.Foucault), o appartenenti a correnti filosofiche specifiche come il marxismo (L.Althusser). Questo gruppo eterogeneo di studiosi condivise un generale atteggiamento di rifiuto verso le idee di soggettivismo, storicismo ed umanesimo, che sono al centro delle interpretazioni della fenomenologia e dell'esistenzialismo sviluppate negli anni del dopoguerra da J.-P.Sartre e da M. Merleau-Ponty, e allora dominanti sulla scena filosofica francese. Utilizzando un approccio opposto a quello seguito da questi ultimi, gli strutturalisti tendevano a studiare l'essere umano dal di fuori, come un qualunque fenomeno naturale, “come si studiano le formiche” (secondo quanto dirà Lévi-Strauss) e non dal di dentro come una coscienza. Con questo approccio, che ricalca i procedimenti delle scienze fisiche, essi

(2)

cercano di mettere a punto delle strategie di indagine capaci di portare alla luce delle relazioni sistematiche e costanti nel comportamento umano individuale o collettivo, alle quali danno il nome di strutture. Levi-Strauss definiva l’uomo e la società moderna, “un cataclisma mostruoso” che minaccia di inghiottire l'intero pianeta. Questo punto di vista anticipa molti temi dei successivi movimenti ecologici che arrivano ad oggi a definire l'essere umano come una sorta di virus da eliminare per il bene del pianeta terra. Naturalmente questa forma di anti-umanesimo si presta facilmente ad obiezioni. Le più immediate riguardano la posizione e il ruolo dell'osservatore. Lo studio degli “uomini-formiche” è pur sempre portato avanti da un essere umano. Quindi, come ha scritto il fenomenologo M. Dufrenne: «In qualunque elemento si muova, il pensiero dell'uomo sempre incontra il faticoso compito di riportare il pensiero al pensatore; qualunque cosa si dica dell'uomo, è sempre un uomo che la dice... ».

Darwinismo sociale

La locuzione 'darwinismo sociale' apparve negli anni ottanta dell'Ottocento per indicare l'applicazione dell'evoluzionismo allo studio delle società umane. Richard Hofstadter la rese popolare facendone il pilastro dell'ideologia individualista conservatrice americana di fine Ottocento, e nel 1958 Gertrude Himmelfarb osservava che il socialdarwinismo, come fenomeno euroamericano, era servito a sostenere sia individualismo e antistatalismo che nazionalismo e imperialismo negli anni a cavallo fra i due secoli.

Nacque - in modo del tutto indipendente, anche se contestuale al darwinismo - l'antropologia evoluzionista che, possiamo ritenere, ha contribuito potentemente alla rifondazione dell'identità liberale una volta esauritasi la spinta dell'utilitarismo, giustificando in modo coerente con le svolte scientifiche intervenute la superiorità del modello individualista e dei valori positivi su cui esso si reggeva. In quegli anni Darwin, completò la sua ipotesi naturalistica inserendo l'uomo nel contesto dell'evoluzione e negandogli una posizione distinta in natura. Egli diede, in questo modo, fondamento al convergere di scienze biologiche e sociali; Darwin prese a metro di paragone il modello dell'individuo liberale, come facevano gli antropologi, ricostruendo all'indietro nella vita animale le origini delle facoltà complesse che di tale individuo erano proprie. Come conseguenza creò una scala dell'evoluzione dei comportamenti razionali che suggeriva un forte parallelo fra il rapporto animali- uomo e quello società primitive-società avanzate. Fu invece Herbert Spencer, il vero padre del darwinismo sociale. Conn Spencer si trasformò da teoria probabilistica della mutazione in tassello di una metafisica naturalistica finalisticamente orientata a interpretare la storia umana. Il meccanismo della selezione naturale, ribattezzata da Spencer "sopravvivenza del più adatto", divenne così un principio con cui spiegare la causazione naturalistica delle istituzioni e individuarne il necessario percorso. Un adattamento della concezione di Darwin a quella di Spencer in cui è già del tutto delineato il modello del darwinismo sociale.

Il razzismo implicito nelle teorie istintuali emergeva già in Stephen, il cui liberalismo era condizionato dalla nozione del ritardo evolutivo della razza negra; ma il suo ragionamento aveva ancora basi razionali e positive. A fine secolo lo stereotipo dell'inferiorità dei Negri venne slegandosi dal presupposto di un ritardo in qualche modo colmabile in tempi storici, per divenire un'apologia dell'inferiorità della 'natura' dei Negri, istintivi e perciò irrazionali. Su questa base il razzismo si collegò alla teorizzazione dell'imperialismo, e alle teorie istintuali ed eugenetiche, per concludere che vi è una

(3)

connessione diretta fra struttura fisica delle razze e cultura, e che fra le razze e le nazioni si istituisce una gerarchia naturale di comando legata alle rispettive caratteristiche psicofisiche.

Negli Stati Uniti l'applicazione dell'evoluzionismo alle teorie sociali seguì una scansione storica simile a quella inglese; ma ebbe toni tanto conflittuali da farne la nazione ove lo stereotipo conservatore del socialdarwinismo raggiunse la maggior diffusione. Questo tipo di impostazione e alcune posizioni estremistiche di sociobiologi che legittimano in termini biologico-genetici la divisione in classi sociali, la xenofobia e altri aspetti del comportamento sociale, proponendo eventuali modifiche e miglioramenti delle relazioni sociali tramite l'eugenetica e l’ingegneria genetica, hanno portato a vive contestazioni delle teorie socio-biologiche.

Eugenetica

Disciplina che si prefigge di favorire e sviluppare le qualità innate di una razza, giovandosi delle leggi dell’ereditarietà genetica. Il termine fu coniato nel 1883 da F. Galton. Sostenuta da correnti di ispirazione darwinistica l’eugentica si diffuse inizialmente nei paesi anglosassoni e successivamente nella Germania nazista, trasformandosi nella prima metà del 20° sec. in un movimento politico-sociale volto a promuovere la riproduzione dei soggetti socialmente desiderabili (e. positiva) e a prevenire la nascita di soggetti indesiderabili (e. negativa) per mezzo di infanticidio e aborto. Negli anni successivi, l’applicazione della genetica umana alla sanità pubblica, delineata nel 1968 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si è indirizzata alla riduzione della mortalità imputabile alla malattia e alla prevenzione della malattia stessa. A tal fine, la nuova e. prende in considerazione solo i caratteri che hanno un determinismo chiaro e stabilito, in particolare i tratti genetici responsabili di patologie ereditarie a trasmissione diretta, dei quali si vuole diminuire la frequenza con differenti metodi e momenti di intervento.

Ma mentre quanto descritto fin qui sono manifestazioni di carattere fortemente anti-umanista, nella direzione opposta, la direzione umanista, si elaborano nuove teorie nelle scienze e in filosofia (Einstein e Plank in fisica; Husserl e Ortega in filosofia; Freud, Jung in psicologia del profondo; Gurdjieff con una scuola di tipo mistico e Steiner con la Società Antroposofica) tendono verso un nuovo paradigma relativista e olistico ponendo le basi per quella che oggi viene definita la società fluida.

I pochi esempi riportati descrivono un punto di vista, uno sguardo, una visione del mondo e dell’essere umano che sebbene sia stata arricchita e condizionata da molto altro è arrivata fino a noi nell’organizzazione sociale, nell’economia, nell’arte, nell’educazione e nel sistema di valori e credenze.

La visione zoologica dell’essere umano, che intende quest’ultimo come un essere passivo e determinato, condiziona anche l’organizzazione sociale e le relazioni interpersonali. Innanzitutto la concezione economica neo-liberista, ampiamente prevalente a livello planetario, si basa esattamente su questa concezione, basandosi

sull’ipotesi non dimostrata, che le leggi di mercato siano in grado di regolare automaticamente il progresso sociale, eliminando i disastri prodotti dal precedente dirigismo economico. Secondo questo schema, le guerre, la violenza, l’oppressione, le disuguaglianze, la miseria e l’ignoranza tenderanno a diminuire senza che si verifichino perturbazioni rilevanti. Così i settori più poveri delle zone sviluppate vedranno migliorare il proprio livello di vita e le regioni meno avanzate risentiranno degli influssi del

(4)

progresso. La maggioranza della popolazione si adatterà ovunque al nuovo modello che tecnici competenti oppure uomini d’affari saranno in condizione di mettere in pratica. Se qualcosa non funzionerà il cattivo risultato non dipenderà dalle leggi economiche naturali ma dall’incapacità di tali specialisti che, come succede in qualunque azienda, verranno sostituiti tutte le volte che risulterà necessario. (Silo, Lettere ai miei amici).

Tutte le politiche economiche messe in atto dai governi delle democrazie più influenti sono basate su questa ipotesi: privatizzazioni di beni e servizi pubblici, tagli alla spesa pubblica per la sanità, l’istruzione, le pensioni, ecc. sono giustificati dalla necessità “imposta” dalle leggi economiche, come se queste fossero una grande forza naturale al di sopra delle intenzioni umane. Un’ulteriore conferma di quanto sia influente questo punto di vista è costituito dal grande numero di rappresentanti delle banche che negli ultimi anni sono stati nominati ministro o primo ministro in diversi paesi, spesso saltando i normali processi democratici e giustificando tale scelta con la necessità di una ripresa economica e con il diktat dei mercati finanziari (ad esempio immediatamente salgono i titoli di borsa quando uno dei tecnici più preparati viene nominato primo ministro in Italia, i mercati tornano ad avere fiducia nel paese e nella sua possibilità di crescita economica e questo sembra una ragione più che sufficiente a sostenere una scelta che elude ogni principio di rappresentatività). Laddove governi democraticamente eletti volessero opporsi alle linee guida del grande capitale, immediatamente verranno messi in ginocchio e costretti a ripiegare (un esempio per tutti è il caso della Grecia con il governo di Alexīs Tsipras, in carica dal 26 gennaio 2015 al 27 agosto 2015, data delle sue dimissioni).

In un mondo in cui il Denaro costituisce il valore e l’interesse centrale, la concezione economica è il perno intorno a cui si organizza tutta la società.

Come osserva Silo, in Lettere ai miei amici, attualmente, nonostante i progressi realizzati dall’umanità nel tentativo di migliorare le proprie condizioni di vita,

«il potere e la forza economica e tecnologica sono oggi utilizzati in vaste regioni del mondo per assassinare, impoverire ed opprimere; e questo mette anche in pericolo il futuro delle nuove generazioni e l’equilibrio generale della vita sul pianeta. Per gli umanisti ogni essere umano ha diritto, come minimo, ad un’alimentazione adeguata, all’assistenza sanitaria, ad una casa, all’educazione, ad indumenti, servizi. Eppure le aspirazioni di miliardi di persone oggi non vengono soddisfatte».

La concezione deterministica dell’essere umano si espande ben oltre il campo economico, condizionando in vari modi l’organizzazione sociale. Riconosciamo questa visione dell’essere umano dietro ai tentativi di quelle forze sociali che oggi spingono verso la conservazione e la repressione dei diritti umani. Sembrano molto numerosi e decisamente troppo forti movimenti politici sovranisti, che non solo non favoriscono l’avanzamento nel campo dei diritti umani, ma spingono verso la regressione degli stessi: si pensi ad esempio ai movimenti contro l’aborto e alle numerose leggi varate in diverse parti del mondo negli ultimi anni che restringono questo diritto (ad esempio la legge entrata in vigore in Texas l’1 settembre 2021 che vieta l’aborto dopo 6 settimane), oppure alla legge, entrata in vigore in Ungheria il 7 luglio 2021, che vieta nelle scuole la diffusione di informazioni e pubblicazioni sull’omosessualità o sul cambio di sesso o infine alla zone lgbt free instituite in Polonia. Si pensi inoltre alle politiche contro i migranti, diffuse in tutto il mondo:

Non servono a fermare le persone, producono sofferenze inaudite e spingono migranti e trafficanti ad aprire altre rotte, ma nonostante questo l’Europa sta entrando in una nuova epoca dei muri. L’ha inaugurata l’ungherese Viktor Orbán che, nel mezzo della crisi migratoria del 2015, ha deciso la

(5)

costruzione di una recinzione al confine tra l’Ungheria e la Serbia per impedire ai profughi – nella maggior parte dei casi siriani e afgani che percorrevano la rotta balcanica – di entrare nel paese per raggiungere altri paesi dell’Unione europea.

Era sembrato un brusco ritorno al passato, a un’Europa di divisioni che pensavamo superata dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. In effetti la decisione di Orbán ha segnato un passaggio irreversibile: da quel momento il blocco dei paesi dell’Europa orientale, il cosiddetto gruppo di Visegrád (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia) si è opposto in maniera compatta alla riforma del sistema di asilo europeo (il sistema Dublino) e ha imposto un approccio nazionalista alla gestione dei flussi migratori.

Sei anni dopo, davanti alla possibilità di una nuova ondata di profughi in particolare provenienti dall’Afghanistan, dodici paesi europei (Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia) hanno chiesto a Bruxelles di finanziare con fondi europei la costruzione di muri alle loro frontiere. La Lituania, uno dei paesi firmatari della lettera, ha già deciso di costruire una recinzione lunga 508 chilometri al confine con la Bielorussia per fermare l’arrivo di migranti soprattutto iracheni. Anche la vicina Lettonia ha da poco annunciato che costruirà un recinto di filo spinato lungo 134 chilometri al confine con la Bielorussia. (Internazionale, I nuovi muri europei contro i migranti, di Annalisa Camilli).

Le violente politiche contro i migranti non si fermano purtroppo all’Europa, basti pensare alle politiche statunitensi contro i migranti provenienti dal Messico:

l'amministrazione Biden si sta avvicinando a un record storico nell'anno fiscale che si concluderà il prossimo 30 settembre nella cattura di migranti al confine tra Stati Uniti e Messico. Si tratta di quasi 1,7 milioni di arresti. (Vita, L’ipocrisia delle politiche migratorie di Biden, di Paolo Manzo, settembre 2021).

Il triste elenco potrebbe essere ancora lungo ma ci fermiamo qui. È sicuramente un preoccupante indicatore di quanto sia ancora forte la concezione meccanicistica dell’essere umano anche il proliferare di movimenti sovranisti nel mondo, che occupano posizioni di governo in diversi paesi:

L’8 aprile 2019 a Milano, è nata "l'Alleanza europea dei popoli e delle nazioni” (Eapn), il gruppo che raccoglie i partiti euroscettici della destra sovranista di cui Matteo Salvini è coordinatore.

Mentre nel 2021 partiti viene firmato un manifesto dei partiti sovranisti europei.

Certamente, nonostante queste tendenze anti-umaniste e violente, l’essere umano continua e continuerà ad avanzare nel suo percorso di liberazione, saltando al di là di tutti gli oscurantismi e le tendenze regressive del momento, appunto perché la coscienza dell’essere umano è attiva e avanza verso orizzonti sempre nuovi. Continuando sull’esempio dei diritti LGBT «A luglio 2021 l'omosessualità è reato in 68 paesi al mondo, nonché in 5 giurisdizioni sub-nazionali», ancora troppi, ma comunque in diminuzione se si pensa che «nel 2006 il numero era di 92, mentre nel 1989, l'anno prima della declassificazione dell'omosessualità come malattia mentale, di paesi ce ne erano circa 130»

(Wikipedia).

Una nuova sensibilità, che vede come protagoniste soprattutto le nuove generazioni, cresce diffondendosi simultaneamente in tutto il mondo e abbracciando alcuni temi universali fondamentali

(6)

per il presente e il futuro dell’umanità: i diritti delle donne, la lotta contro la violenza di genere, il superamento del razzismo, l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente per fare solo alcuni esempi (Fridays for future, ni una menos, black lives matter, ecc.)

Abbiamo fede nell’essere umano e nella sua fondamentale caratteristica di essere intenzionale sappiamo che riuscirà a trovare la strada per andare oltre tutto ciò. La nostra non è una fede ingenua ma si basa sull’esperienza, sull’esperienza personale di ognuno di noi, ma anche sull’esperienza sociale e storica: nella storia dell’essere umano infatti che possiamo cogliere l’espressione della sua intenzionalità che, nonostante le cadute, nonostante le difficoltà e i momenti oscuri, sempre ha trovato la via per avanzare verso nuovi passi evolutivi.

Infatti negli ultimi decenni sempre più movimenti sociali percepiscono le imperfezioni che esistono nell’ordine, vedendoli come un serio problema. Questi movimenti sfidano l’ordine utilizzando una vasta gamma di tattiche per promuovere il cambiamento sociale e politico. I cambiamenti sociali in un lungo periodo possono cambiare dibattiti politici, le istituzioni governative e la cultura in generale.

Basti pensare al movimento per i diritti civili che nel largo di trentaquattro anni (dal 1954 al 1968) si era dedicata nell'attivismo per pari diritti ed al trattamento degli afroamericani negli Stati Uniti.

Durante questo periodo, le persone si sono mobilitate per cambiamenti sociali, legali, politici e culturali per proibire la discriminazione e porre fine alla segregazione razziale imposto dalle leggi Jim Crow. La rapida crescita del movimento stesso incoraggiò l’attivismo, comprendendo gruppi con una più ampia gamma di obiettivi. I movimenti sociali, con la popolarità dei loro argomenti, o più spesso, la forza del loro sostegno, possono convincere le autorità a riesaminare ed eventualmente cambiare le loro preferenze politiche.

Il determinismo comporta l'affermazione che le scelte dell'uomo in campo personale, sociale e politico sono sempre condizionate: come qualsiasi altro corpo, anche il corpo umano è sottoposto alle leggi della fisica e della chimica, ma anche della psicologia. Le motivazioni all'agire sono determinate in ciascun uomo da un insieme di bisogni, istinti, tratti caratteriali che dipendono da fattori genetici, esperienze infantili, ma anche da dati economici, sociali e storici. Allo stesso modo anche le decisioni di un particolare gruppo, o di una comunità nazionale, sono determinate da specifiche condizioni geografiche, climatiche, economiche, sociali.

Certamente tutti possiamo riconoscere questi condizionamenti nella nostra vita e nel nostro agire: da una parte fattori biologici pongono delle condizioni, ad esempio non ho scelto le caratteristiche del mio corpo né posso prescindere da esse, sebbene possa in una misura modificarle; dall’altra esistono condizionamenti psicologici legati alla biografia e alle esperienze di ciascuno, all’educazione ricevuta, al contesto nel quale siamo cresciuti. Ma allora cosa distingue l’essere umano dagli animali?

nonostante i condizionamenti innegabili, sperimentiamo la possibilità di scegliere tra più alternative, di immaginare le conseguenze delle nostre azioni e decidere se e come rispondere alle situazioni in cui ci troviamo, fin da quando da bambini qualcuno ci ha insegnato a contare fino a 10 prima di parlare! Da sempre l’essere umano si è interrogato sul significato della libertà e ha lottato in nome di questa parola tanto profonda e affascinante. Non si tratta solo di un concetto astratto, tutti noi abbiamo un vissuto ben chiaro che questa parola rievoca immediatamente, insieme ad un tono affettivo, a delle immagini.

(7)

Ancor oggi, la concezione deterministica dell’essere umano costituisce la credenza fondamentale in cui ci siamo formati e condiziona il nostro sguardo. Quando osserviamo il mondo, gli altri e noi stessi lo facciamo abitualmente a partire dalla credenza che l’uomo sia un essere meccanico e determinato, molto simile ad un animale.

Tale credenza corrisponde ad un vissuto di impotenza e oppressione, come se tutto fosse automatico e senza possibilità di scelta. Tale vissuto si traduce in una condotta caratterizzata da ripetizione meccanica e dall’accettazione passiva delle situazioni in cui si vive, permanendo anche in situazioni contraddittorie o sofferenti o violente. Spesso ci troviamo a ripetere automaticamente le stesse azioni, come se non ci fossero alternative, giustificandoci dietro al “sono fatto così” piuttosto che progettare il cambiamento di una situazione che danneggia noi stessi o le persone intorno a noi. In altre parole questo tipo di credenza porta fondamentalmente le persone a soffrire e ad accettare la sofferenza come un dato naturale e immutabile. Viene meno, così, la capacità di mettere in discussione lo stabilito, che da sempre ha fatto avanzare l’essere umano nella sua storia. Continuiamo a perpetuare un mondo pieno di forme di violenza di ogni genere, accettandole come immutabili, mentre si respira un’aria di opprimente “ragionevolezza” che svilisce ogni slancio utopico verso il futuro. Se davvero immaginassimo per un momento (e sentissimo) che l’essere umano è un essere intenzionale, capace di scegliere e di costruire il proprio destino probabilmente dirigeremmo la nostra attenzione nel capire in che modo possiamo cambiare.

Tale visione del mondo non lascia spazio all’interiorità dell’essere umano: domande circa il senso dell’esistenza, la connessione con l’altro, la ricerca spirituale vengono completamente soffocate.

L’essere umano viene ridotto a uomo-macchina, completamente determinato da automatismi, condizionamenti esterni ed interni e tale è la percezione che ciascuno ha di sé. Mancando una sincera e lucida ricerca più interna, spesso ci si sente guidati da forze oscure, che talvolta chiamiamo inconscio, talvolta destino, spiriti o in molti altri modi. Alla cieca si cerca di fuggire da un vuoto interiore che non sappiamo spiegare. Si sperimenta un’angoscia esistenziale diffusa, ma credendo di non poterla cambiare, non sapendo guardarla e comprendere si tende alla sconnessione e alla fuga.

In questo stato di cose l’essere umano si comporta come un essere meccanico, in cui le proprie azioni non sono scelte liberamente ma sono frutto di pulsioni viscerali, sono il tentativo automatico e non consapevole di fuggire dalle proprie paure. Questo particolare stato di coscienza, che potremmo definire “coscienza in fuga”, può portare a forme patologiche e problemi psicologici di vario tipo. Per superare alla radice questa sensazione di angoscia e di continua fuga, è necessario fermarsi, porsi domande più profonde sulla propria esistenza e soprattutto elevare il nostro livello di attenzione per osservare noi stessi e il nostro modo di muoverci nel mondo in modo sempre più lucido, consapevole, fino a comprendere e modificare nella loro ultima radice i conflitti e le paure più profonde che attualmente dirigono la nostra vita senza che noi ce ne accorgiamo, non perché esista un inconscio inafferrabile che si impone, ma semplicemente perché non siamo abituati ad avere dimestichezza con il nostro mondo interno e soprattutto siamo ancora immersi nella credenza di essere determinati, che non ci permette di osservare con pulizia quello che sperimentiamo. Finiamo così per credere che ciò che vediamo di noi e del mondo sia la realtà.

Come afferma Silo in determinismo e caso:

Ci sono grandi differenze tra i sistemi: Meccanico, Biologico e Casuale, i primi due possono essere collegati nel campo delle determinazioni, il sistema biologico ha movimento di crescita (sviluppo o

(8)

disintegrazione), ma anche nel secondo caso tende a nuova crescita , eccetera. Il sistema meccanico ha le sue leggi cinetiche, ma non si espande e può essere formalizzato grazie a misurazioni matematiche. Il movimento del meccanismo è in qualche modo esterno a se stesso, come sintesi rigida.

(…)

Ma succede con un sistema come quello della mente umana, senza dubbio che ha un gran numero di determinazioni imposte da circostanze e urti esterni, anche da pressioni interne, poiché l'organismo animale che ne costituisce la base è soggetto alle determinazioni biologiche. Ma nella mente appare un sistema di TEMPI STRUTTURALI, in modo tale che l'ordine o la successione degli eventi non avvenga nel modo che è consueto nei fenomeni meccanici e biologici. In altre parole, anche se la struttura della mente è soggetta a determinazioni, le sue espressioni entrano piuttosto nel sistema RANDOM... (…) Dalla ritenzione mentale non si passa necessariamente all’attualizzazione e da questa alla futurizzazione.

Sebbene nel pensiero vi sia una determinazione temporale (poiché non può uscire dai tre tempi), è l'ordine dei TEMPI che permette alla coscienza di aprire i due sistemi di determinazione sopra menzionati. In che ordine si opera? Puoi saltare dal passato al futuro, e dal futuro al presente, e puoi anche pensare al futuro passato; futuro presente, ecc. Ma qual è l'ordine? Non è certo quello dei sistemi deterministici. Lo studio del sistema del caso ci farà comprendere meglio un terzo sistema di determinazioni, (...) comunemente noto come NON DETERMINAZIONE.

(…)

Il comportamento casuale della mente rivela anche la sua sostanza (se così possiamo chiamarla), la sostanza temporale. Ma allo stesso tempo nulla è intenzionale come la mente. L'intero universo potrebbe essere ridotto a questa formula: "tutto esce dal caso e ad esso ritorna, ma quel cerchio una volta generato non è più casuale, ma intenzionale".

Dall'interno della mente la sostanza dell'universo può essere appresa e allo stesso modo la sostanza dell'universo rivela l'interno della mente.

Dalle nebulose di ghiaccio alle prime proteine, l'universo si espande in discontinui tentativi di riconquistare la propria libertà. Tutti gli elementi del mondo sono tentativi che il tempo fa per liberarsi nuovamente, e attraverso le grandi catene creative dell'evoluzione, (il "elam vital" - slancio vitale-, direbbe Bergson), si fa strada, fino a giungere alla memoria, la coscienza del passato, il tempo accumulato capace di proiettarsi liberamente nel futuro, e questo salto di tempo forma il presente. Lo sviluppo della natura procede per accumulazioni di tempo... per (attraverso) memoria.

La mente umana, struttura di tre tempi, tende alla libertà assoluta, tende a distruggere il sistema delle determinazioni), anche del corpo per avanzare verso il futuro.[1]

In altre parole l’essere umano proprio grazie alla sua possibilità di attingere in modo non lineare ai tre tempi (passato, presente, futuro) può svincolarsi dal determinismo, e diventare un elemento

“casuale” che rompe la meccanicità e spinge la vita verso nuovi passi evolutivi.

Ricordando le parole di un grande poeta, Eugenio Montale, l’essere umano cerca il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,

(9)

il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità.

E questa ricerca di senso, che lo spinge a cercare al di là del mondo stabilito, oltre la realtà che si impone ai nostri occhi, è quella scintilla che lo rende essenzialmente umano e che gli permette di rompere la suggestione del determinismo e aprire nuovi orizzonti. È quella scintilla che ognuno può già rintracciare dentro di sé e che si alimenta nel tentativo. Attraverso la nostra azione nel mondo possiamo infatti tentare nuove risposte che rompano la meccanicità e ci facciano sperimentare il cambiamento intenzionale, la possibilità di ampliare le nostre scelte. Quando sperimentiamo tale libertà di scelta, possiamo rompere la credenza di essere determinati e sperimentare possibilità, libertà crescente, futuro aperto.

Sicuramente esistono dei condizionamenti biologici ed esterni, ma quello che distingue l’essere umano dagli animali è quel “qualcosa in più”.

Nel 1974, nelle conversazioni pubblicate con il titolo Ribellarsi è giusto, Sartre afferma che “l'uomo può essere alienato e reificato appunto perché è libero, perché non è una cosa, neppure una cosa particolarmente complessa. Gli uomini non coincidono mai integralmente con i loro fattori di condizionamento; se così fosse, di fatto non si potrebbe neppure parlare dei suoi condizionamenti.

Un robot non potrebbe mai essere oppresso. Le alienazioni rinviano alla libertà.” (dal dizionario del Nuovo Umanesimo).

Riferimenti

Documenti correlati

“esserci per tutti” che proprio nel 2019 è stato scelto da staff e volontari come delegato della sede di Pesaro. Un ruolo fondamentale, quello di guida istituzionale

Phthorimaea operculella (aumento numero voli, comparsa nord Italia).. STRESS TERMICO | Effetti sulle piante. RISPOSTA DELLE PIANTE ALLO

Caratteristiche fondamentali degli esseri viventi.. Le forme della vita.. Cos’è un essere vivente: le 7 caratteristiche.. Agglomerato di sostanze

Ma in terre lontane si scoprirono esemplari di piante e animali diversi da quelli conosciuti e nelle rocce si scoprirono i fossili di antichi organismi diversi da quelli attuali,

imbattendosi  in  prima  istanza  nella  più  immediata  e  superficiale  delle  fonti 

Anche nel campo della salute, parte integrante dell’esistenza di ciascuno e del bene comune, è importante instaurare una vera giustizia distributiva che garantisca a tutti, sulla

ALL’INTERNO DELLA FOGLIA AVVIENE COSI’ LA FOTOSINTESI, CIOE’ LA TRASFORMAZIONE DI ACQUA E SALI MINERALI IN GLUCOSIO E OSSIGENO?. IL GLUCOSIO NUTRIRA’ LA PIANTA, MENTRE

nell’attività didattica degli alunni delle classi che hanno adottato il testo Idee per insegnare le scienze con. Tibone FACCIAMO SCIENZE seconda edizione ©