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Carmine Pignata, candidato in solitaria «Vogliamo proseguire il nostro lavoro»

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Academic year: 2022

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Carmine Pignata, candidato in solitaria «Vogliamo proseguire il nostro lavoro»

di Erika Noschese

Rivendica con forza la sua appartenenza socialista ma sempre con il rispetto verso idee politiche differenti. «Sono socialista e me ne vanto», ha infatti dichiarato Carmine Pignata, attuale sindaco e unico candidato alla carica di primo cittadino ad Oliveto Citra che fin da subito ha rifiutato l’ipotesi di una lista civetta, impegnandosi ad incontrare i cittadini nel corso di questa campagna elettorale che mira alla riconferma.

Unico candidato alla carica di sindaco ad Oliveto Citra. Fin da subito ha rifiutato l’ipotesi di una lista civetta…

«Sì, questo perché ritengo che sia sempre il popolo a dover decidere. Nel caso specifico, sappiamo che bisogna raggiungere il quorum che è 1807 voti per la precisione, dovendo considerare che ci sono anche 540 cittadini iscritti all’Aire che sicuramente non verranno a votare, come storicamente accade. Ritengo però che per il servizio svolto da anni in questa comunità sia doveroso che sia sempre il popolo a scegliere. C’è una lista sola perché nella gradualità, nell’inclusione e nella mediazione – che sono tre valori che vengono dai nostri padri costituenti che io cerco di perseguire sempre – è evidente che il paese, proprio nei momenti anche difficili di questa contemporaneità, si stringa, diventa coeso. La lista unica ne è l’esempio. Confido molto nella partecipazione popolare intorno a questo progetto che continua, sostanzialmente».

Se dovesse essere rieletto, dunque, si procede nel segno della continuità?

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«Assolutamente sì. Se dovessi essere rieletto si va nel segno della continuità, sapendo che oggi per i sindaci è difficile gestire tutto con grande responsabilità e anche nella esiguità delle risorse. Sono momenti non facili. I sindaci tutti sono veramente degli eroi rispetto alle difficoltà, ai rischi e soprattutto al dover rispondere ogni giorno, incontrando la sofferenza, con risposte concrete e non chiacchiere ai cittadini. Immaginate quanta conflittualità deriva da questo interiore, alla fine di una giornata che ci porta a dire

“tiriamo la linea e vediamo cosa siamo riusciti a fare oggi”, sapendo sempre che la politica deve essere utile e avendo l’ambizione di meritarsi sempre il rispetto della gente che è fondamentale».

Quali sono i punti più importanti del suo programma elettorale?

«Intanto realizzare delle opere per le quali abbiamo investito in questi anni, a partire dall’utilizzo di Monte Nero, una montagna che noi abbiamo acquistato perché crediamo si possano realizzare strutture sportive ad alta quota, che si possa realizzare anche un grande parco per le diverse abilità in montagna; il territorio dei Saperi, nella casa della musica.

Prevalentemente, tentare quanto più possibile di portare serenità economica nelle famiglie, accompagnare i processi del pip artigianale come nell’area industriale con processi di attrazione di imprenditoria e lavoro. Abbiamo la fortuna di avere nel nostro territorio aziende sane che hanno investito oltre 25 milioni di euro con 300 e più posti di lavoro.

Fondamentale è perseguire sempre l’idea del lavoro che dà serenità e stabilità alle famiglie. E poi, si può chiedere alle famiglie di partecipare nella cultura nello sport, nella politica ma prima abbiamo il dovere di portare, per quanto ci sia possibile, serenità economica».

Qual è, secondo lei, la maggior difficoltà che vive oggi la sua comunità e sulla quale punterà nell’immediato, se dovesse essere rieletto?

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«Se dovessi essere rieletto, ci sono tutti i cantieri aperti, le gare da completare, le strade e poi il territorio dei Saperi. Si tratta di un “contenitore” che contiene sia scuole che spazi per la formazione. E’ tutto già avviato ma senza tralasciare mai gli ultimi, le persone che non ce la fanno ma soprattutto i giovani. Ho perso un nipote domenica pomeriggio e credo che sui giovani, sulle fragilità, sul disagio sociale dovremmo fare di più e investire di più, come nella cultura.

E’ difficile per tutti, non solo per Oliveto ma l’impegno è questo».

Secondo lei perché non c’è nessun altro candidato alla carica di primo cittadino ad Oliveto Citra?

«Perché il risultato, negli anni, è quello che ho detto a l l ’ i n i z i o : n e l l ’ a v e r p e r s e g u i t o s e m p r e i v a l o r i dell’inclusione, della moderazione, della responsabilità e della coesione sociale, e avendo servito io stesso il paese da tanti anni, probabilmente – ma poi sarà il popolo a verificarlo – questo ha generato una sorta di unità. Molte volte, le cose che si danno per scontato come l’ospedale e la sicurezza e loro sanno che in questa unica lista c’è la possibilità di rivedere tutto questo. Nei momenti difficili bisogna essere uniti e il paese è unito. D’altra parte, la lista si chiama Uniti per Oliveto ed è proprio una lista di unità. Poi, probabilmente ci sarà qualcuno che dissentirà. Ed è per questo che non c’è stata la lista civetta, per proporre questo progetto al popolo sovrano». Lei crede di farcela ed essere rieletto? «Io ho fiducia. Il tema del Sele d’Oro di quest’anno era “In sud we trust”. E io ho fiducia in Oliveto».

Se potesse lanciare un appello, perché il popolo dovrebbe confermare la fiducia nel suo operato? «Per la continuità. Il rischio sarebbe proprio quello di non dare una continuità politica perché non c’è una seconda lista proprio perché il paese si è ritrovato in questo unico progetto. Il rischio sarebbe il commissariamento ma non mi pare che questa sia una scelta che merita un paese come Oliveto Citra». La sua è una

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lista civica ma di stampo centro sinistra… «Io sono socialista. E non smetterò mai di dirlo, per condizione di vita e per senso di appartenenza, di tessera. Sono socialista e me ne vanto, ne sono fiero e orgoglioso. Detto questo, la lista ha due presupposti: le cose che abbiamo in comune (per citare una bella canzone di Daniele Silvestri) e sono quelle materiali e immateriali della mia comunità. Io coordino e sono l’interprete di questa lista civica in cui le cose da fare e il rispetto per l’idea politica di ognuno perché non tutti sono della mia stessa idea». Se non dovesse essere rieletto, invece, cosa farà? «Se non dovessi essere rieletto continuerei a servire la gente, come ho sempre fatto con tutta l’umiltà.

Sono medico di base. D’altra parte, gli anni che ho vissuto sono davvero tanti e credo che gli anni che vivrò sono assai inferiori rispetto a quelli vissuti. Per questi anni futuri voglio mettere sostanza. Comunque vada, voglio continuare a fare cose belle e a fare politica, a servire le persone nel senso più alto e bello del termine perché donarsi agli altri e farlo con spirito di servizio se ne ha un ritorno anche egoisticamente parlando, si sta meglio».

«Possiamo farcela ad arrivare all’obiettivo del 3% C’e ̀ un risveglio del sentimento socialista»

Adriano Rescigno

Per uno scranno al Senato della Repubblica concorre anche il primo cittadino di Oliveto Citra, Carmine Pignata, prima punta

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della lista “Insieme” che raccoglie le esperienze del partito socialista, verdi e area civica. Pignata è candidato capolista nel collegio proporzionale che abbraccia Salerno, Portici e Torre del Greco. Mino Pignata è stato eletto primo cittadino nel 2014 e qualora arrivasse in Parlamento dovrà cedere la fascia tricolore al suo vice Raffaele Palmieri che guiderà il Comune fino alla scadenza del mandato per poi rimettere tutto nelle mani dei cittadini.

Quanto della sua esperienza da sindaco c’è in questa candidatura?

«Tanta. E’ dal 1985 che ricopro incarichi nella pubblica amministrazione da consigliere comunale alla carica di primo cittadino. Noi sindaci abbiamo sul collo il fiato dei cittadini con i loro problemi da risolvere nel minor tempo possibile. Abbiamo il dovere di coniugare azioni e programmi.

Le difficoltà aumentano poi aumentano soprattutto nei piccoli centri dove far quadrare i bilanci è realmente difficili ed inoltre i primi cittadini d’Italia sono sempre più

abbandonati»

Quindi, qualora lei risulti vincente nella tornata elettorale sarebbe official sponsor di una politica vicina ai suoi colleghi.

«Assolutamente si. Promotore di politiche concrete. I sindaci sono il baluardo dello Stato. E per politiche concrete intendo salute, sicurezza, prevenzione a partire dalla fragilità

sismica del nostro Paese. E’ una politica che passa sotto traccia, non da risultati immediati, non ha un tornaconto immediato, ma a noi, non interessa apparire».

Su quale perno ruota il suo programma elettorale?

«Su tutti capisaldi decisi, una sintesi delle esperienze che compongono Insieme, ovvero socialista, verdi e civica.

Ambiente, efficientamento energetico. Piano casa, che non vuol dire nuovo cemento armato. Contro il “plasticidio” ed una

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politica ambientale attiva. Valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale sull’esempio di Pompei e Paestum capisaldi della nostra economia culturale».

Dopo i tragici accadimenti di Macerata la sinistra è avvantaggiata?

«Sicurezza e salute sono valori universali che non appartengono in esclusiva. Io sono contrario alla speculazione su questi fatti dell’orrore. Un conto è la sicurezza ed un conto è l’esasperare gli animi

Il 3% è un risultato facile da raggiungere?

«Si. Se c’è un risveglio del sentimento socialista. Se si toccano le corde vere della democrazia, ovvero la democrazia e la giustizia sociale, si. Il risultato è fattibile»

CasaPound, Liberi e Uguali, possibili sorprese o voti dispersi?

«Entrambi sono per me incomprensibili. Non faccio previsioni ciò che mi preme di più è parlare alle persone, a fare. Un sindaco è abituato a fare ed inventare soluzioni».

Del Duca e Pignata, i due capilista. Attesa per Maraio

“Insieme” chiude le sue liste. Mancherebbero gli ultimi dettagli ma il grosso sarebbe già fatto. Così come annunciato dallo stesso coordinatore nazionale del Psi Riccardo Nencini:

«I primi ad aver chiuso le liste per Camera e Senato. Quasi 200 amministratori- sindaci, consiglieri regionali, consiglieri e assessori comunali – bei nomi del volontariato,

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del mondo del lavoro, dell’Università e della green economy.

Un modello per il futuro del riformismo italiano e del centro sinistra». In attesa di definire gli uninominali (Maraio spera nella candidatura nel collegio di Battapaglia per la Camera dei Deputati), i listini sono pronti. A Salerno – per la Camera dei Deputati – la guida è affidata a Silvano Del Duca, segretario provinciale del Psi. Segue il consigliere comunale di Salerno, Veronica Mondany, poi Giuseppe Fattoruso (esponente dell’Agro Nocerino) e Annamaria Maiorano, attivista nel settore delle politiche sociali. Al Senato, invece, per il plurinominale c’è Mino Pignata, sindaco di Oliveto Citra, già presidente del Consiglio provinciale di Salerno; poi l’avvocato Gabriella Marotta, membro del comitato pari opportunità della Regione Campania e Nicola De Luca, ex vicepresidente della provincia di Napoli. Da definire l’ultima posizione della lista Insieme per Palazzo Madama.

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Task-force per Rosario. La segnalazione: “era su un pullman diretto a Eboli”

di Carmine LANDI

BATTIPAGLIA. L’auto c’è, ma Galdi non si trova.

Nel primo pomeriggio di ieri, tra Contursi e Oliveto Citra, in via Ponte di Oliveto, gli elicotteri dei carabinieri della compagnia di Battipaglia hanno individuato la Hyundai Atos di Rosario Galdi, il 37enne battipagliese di cui non s’ha più alcuna notizia da quasi tre giorni. L’autovettura, che era parcheggiata in un’area riservata alla sosta, era chiusa a chiave: subito dopo il ritrovamento, è stata riportata a

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Battipaglia. Militari e volontari stanno setacciando palmo per palmo lo sterminato territorio salernitano alla ricerca di Rosario: tra di loro, in prima linea, ci sono parecchi colleghi di lavoro – Galdi lavora al Centro San Luca – del 37enne sparito.

E, naturalmente, il grosso dell’impegno viene profuso da Emanuela Casaburi, moglie di Rosario, e da Carmine Galdi, noto giornalista e avvocato battipagliese: nella giornata di ieri, infatti, i due si sono resi promotori di una capillare campagna di volantinaggio che ha coinvolto parecchi volenterosi battipagliesi.

La famiglia Galdi, d’altronde, è molto amata in città, in particolare nel quartiere Sant’Anna, che è il rione in cui vivono Rosario e Emanuela. I due, che hanno due figli stupendi – una ragazzina di 12 anni e un bimbo di 7 anni – , sono una coppia molto unita. Proprio l’amore li ha aiutati a venir fuori dai problemi della quotidianità, come accaduto negli ultimi tempi, quando la donna, dipendente della sfortunata Btp Tecno, s’è ritrovata senza un lavoro a causa delle note vicende aziendali.

Prima della scomparsa, Emanuela e Rosario si sono visti per l’ultima volta lunedì mattina, quando l’uomo ha accompagnato la moglie in spiaggia. Il 37enne, che era a bordo della sua Atos di colore azzurro metallizzato, indossava una camicia celestina e un pantalone e una cravatta blu. Il cellulare è spento dalle 14:30 di lunedì pomeriggio: l’ultimo aggancio della cella telefonica è localizzabile tra Eboli e Persano. Di lì, sempre di lunedì, due presunti avvistamenti: il primo, tra le 17:30 e le 18, a via Gonzaga, nei pressi dell’Itc “Fabio Besta”, e il secondo, segnalato da un amico del giovane, che narra di averlo pure salutato, intorno alle 19. Dichiarazioni prese con le molle, ma gli uomini di Costa stanno comunque lavorando sulle videocamere di sorveglianza della zona.

Al vaglio dei militari di Costa, ad ogni modo, c’è una

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segnalazione che parrebbe essere particolarmente fondata: nel tardo pomeriggio di martedì, infatti, qualcuno avrebbe visto Galdi a via Ponte di Oliveto, a Oliveto Citra, dov’è stata ritrovata l’auto, mentre saliva su un pullman. Rosario si sarebbe fermato a Eboli, e l’elemento combacerebbe con altre segnalazioni, stando alle quali il dipendente del San Luca sarebbe stato visto martedì sera alle 19 a viale della Libertà, a Battipaglia. Quella Battipaglia che spera di rivedere al più presto gli occhi azzurri di Rosario.

I PROBLEMI DI SALUTE.

Preoccupano pure le condizioni di salute di Galdi. Il giovane, infatti, è affetto dal diabete, e non s’esclude che dietro la f u g a p o s s a n o e s s e r c i d e g l i e v e n t u a l i p i c c h i iperglicemici. «Rosario – fa sapere il fratello Carmine – soffre di diabete e, senza l’assunzione dei farmaci, con un’alimentazione disordinata, o in assenza totale, unitamente al caldo delle ultime ore, lo stato di salute è seriamente a rischio».

L’APPELLO DELLA FAMIGLIA

«Caro fratello, ci stai facendo vivere un incubo; qualsiasi cosa sia successo sai che puoi contare su di me e sul resto della famiglia. A tutto c’è una soluzione. Fatti sentire, fammi sapere almeno che stai bene».

tuo fratello Carmine

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Inchiesta le Cronache su pronto soccorsi 1: Salerno ed area sud

Le lunghe attese per ottenere una prestazione al pronto soccorso di Salerno-“San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona” e a Battipaglia, il nodo dell’ospedale di Agropoli e il conseguente socraccarico di quello di Vallo della Lucania, la situazione più tranquilla di Oliveto citra, Eboli, Polla, Roccadaspide e Sapri.

A cura di Alessia Bielli, Sergio Vessicchio, Carmine Landi e Maurizio Condelli

SALERNO Sette ore per una radiografia. La disavventura è capitata domenica scorsa al figlio di una salernitana c h e h a f a t t o r i c o r s o a l l e c u r e d e i s a n i t a r i dell’ospedale di Salerno per problemi respiratori. La signora Fulvia Ritonnale è la terza volta che deve fare i c o n t i c o n i l p r o n t o s o c c o r s o d e l l ’ a z i e n d a universitaria ospedaliera san Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno. Passi per le prime due che l’hanno vista protagonista come diretta interessata delle difficoltà e dei ritardi del pronto soccorso , ma sulla terza , che riguardava il figlio di 27 anni, non ce l’ha fatta piu’ ed è esplosa. Tutto è successo domenica mattina. Il giovane lamentava difficoltà respiratorie. La mamma lo carica in macchina, è giorno festivo e si reca alla guardia medica. Qui, come lei ci racconta, la prima disavventura. La fermano all’ingresso dicendo che non puo’ entrare perchè era stato lavato il pavimento. Superato l’inconveniente arriva la visita con il medico che consiglia al ragazzo di rivolgersi u r g e n t e m e n t e a l p r o n t o s o c c o r s o d e l l ’ a z i e n d a universitaria ospedaliera di Salerno per una

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radiografia in modo da verificare se ci fosse un’

affezione bronchiale. I due salgono in macchine e alle 11.09 fanno l’accettazione. Il ragazzo viene portato dentro e la madre resta fuori. Alle 13.35 viene fatta la radiografia, poi altri esami di routine e alle 17,52 il giovane viene dimesso con una terapia da fare a casa cortisonica ed antibiotica: ” capisco che ci sono difficoltà, dice la signora Fulvia, che medici ed infermieri sono pochi, ma quello che non accetto è il fatto che sono dovuta stare sette ore ad aspettare senza poter parlare con mio figlio e senza che nessuno mi dicesse che cosa stesse accadendo. Io intanto in quel lasso di tempo vedevo che qualcuno aveva dei piccoli favori accompagnato da questo o da quella persona, mentre io , che pur potevo far sentire la mia voce, ho preferito rispettare le regole”. La signora Fulvia Ritonnale ha così aspettato , ma ieri non ce l’ha fatta piu’ e ha voluto denunciare, lo farà anche al tribunale per i diritti del malato, un’avventura incredibile: ” Voi mi direte che vado in ospedale forse anche quando non ce n’è bisogno, ma che colpa ne ho io se mio figlio si è sentito male di domenica e alla guardia medica mi h a n n o d e t t o d i r i v o l g e r m i a l p r o n t o s o c c o r s o dell’ospedale di Salerno?”. Ne fa una questione di principio la signora Fulvia e quando cerchiamo di capire se ha un po’ esagerato nella descrizione dell’accaduto, ci accorgiamo che quanto riferito purtroppo corrisponde al vero. A darcene conferma il segretario della UIL medici Lello Albano: ” I nodi purtroppo stanno venendo al pettine e la verità è che al pronto soccorso ma non solo, non riusciamo piu’ a garantire nemmeno l’essenziale. E il peggio deve ancora venire. Il San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno è una struttura complessa e al suo pronto soccorso afferisce un bacino enorme che con l’estate tendenzialmente aumenta. Arrivano i turisti, aumentano le patologie a carico degli anziani, insomma il rischio collasso è

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vicino. Intanto giovedì 24 giugno alle ore 13.00 avremo un incontro con il direttore generale del Ruggi Vincenzo Viggiani per cercare di valutare la situazione e adottare provvedimenti straordinari da richiedere alla gestione commissariale specifici per l’azienda salernitana. Ma il pronto soccorso non è l’unico reparto che sconta le carenze di organico: pediatria, osservazione breve, chirurgia e medicina d’urgenza, anestesia e rianimazione. In questi reparti dagli operatori socio sanitari ai medici mancano decine di figure professionali. Insomma una situazione insostenibile che rischia di aggravarsi ancora di piu’

proprio con l’arrivo della stagione estiva e mentre per l’ospedale Cardarelli di Napoli si sono trovate delle soluzioni, dice ancora Lello Albano, per l’ospedale di Salerno resta ancora tutto in alto mare” Alessia Bielli

BATTIPAGLIA/EBOLI/OLIVETO CITRA. È il 7 giugno del 2015.

All’interno dell’ospedale “Santa Maria della Speranza”, a Battipaglia, un uomo usa violenza ai danni di un tecnico del reparto di radiologia. Dice d’esser stato aggredito, e chiede al povero dipendente dell’Asl di fargli comparire sulla lastra una frattura che, di fatto, non c’è. È soltanto un episodio, che all’epoca raccontammo doviziosamente dalle colonne di questo quotidiano, ma dalle parti del nosocomio di via Fiorignano la tensione s’innalza frequentemente: molte volte, infatti, accade che i convenuti si prodighino in urla e schiamazzi. E pare che ciò si verifichi spesso dalle parti del pronto soccorso. Qui, in effetti, i servizi offerti non paiono di certo contribuire a rasserenare gli animi focosi: a occuparsi del contatto immediato con chi si reca all’ospedale, infatti, ci sono soltanto, a turno, tre infermieri, un triagista e un ausiliario. E gli ausiliari, di fatto, non sono neppure

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sufficienti: la politica di tagli che negli ultimi anni è stata portata avanti in Campania, e in particolare in provincia di Salerno, ha portato ad un vistoso calo di collaboratori sanitari di siffatta tipologia, ed è per questo che si cerca di sopperire con gli straordinari degli infermieri. L’utenza è numerosa: quotidianamente, infatti, un numero compreso tra un minimo di cinquanta e un massimo di cento unità affolla le sale del pronto soccorso. Per quel che riguarda la tempistica, naturalmente è tutto in relazione alle varie tipologie di codici, ma talvolta accade che dal momento della presentazione alla visita passino pure due o tre ore. E il discorso diviene ancor più complesso nel caso dei posti letto: le liste d’attesa, infatti, sono particolarmente lunghe, e spesso, per ottenere il giaciglio invocato in pronto soccorso, occorre attendere pure qualche giorno. Più tranquilla, invece, la situazione dell’ospedale di Eboli, anche se nei mesi estivi, il pronto soccorso registra numerosi accessi per l’arrivo di molti emigranti che rientrano nei vari piccoli paesi della zona e per i turisti che affollano l’area costiera. Stesso discorso per Oliveto Citra che, inoltre, come anche per Eboli, spesso diventa presidio dove ricoverare persone che non trovano posto negli ospedali dell’Agro nocerino e in quelli di Salerno.

Carmine Landi

Agropoli. Da quando hanno chiuso l’ospedale di Agropoli non c’è nemmeno più il pronto soccorso. Il Psaut è solo un ambulatorio dove possono praticare al massimo delle medicazioni tanto è vero che quando è chiamato ad intervenire il 118 invia l’ambulanza con il paziente a bordo o a Vallo della Lucania o a Roccadaspide. Agropoli quindi è senza alcun presidio reale di soccorso, i danni fatti da Caldoro e Squillante per la chiusura

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dell’ospedale sono tantissimi e hanno svuotato il territorio di quell’assistenza primaria importantissima.

Per circa 30 anni il pronto soccorso ad Agropoli era stato assicurato dalla clinica Malzoni convenzionata dalla Regione Campania. Dopo l’apertura dell’ospedale fu chiuso quel pronto soccorso e ora non è stato riattivato quello della clinica privata. La situazione è gravissima, specie d’estate. Nelle more di un’eventuale quanto improbabile riapertura dell’ospedale almeno il pronto soccorso potrebbe essere attivato presso la clinica Malzoni. Una popolazione mortificata e umiliata che senti il disagio specie nei mesi estivi, quando le coste e i paesi interni si ripopolano e diventano meta di numerosi turisti. Sergio Vessicchio.

Vallo della Lucania. Il pronto soccorso dell’ospedale vallese è considerato un’eccellenza per come è strutturato e per il servizio che offre. Tuttavia da quando è chiuso l’ospedale di Agropoli anche Vallo della Lucania ha fatto registrare clamorose battute di arresto per il troppo lavoro e per l’intasamento che hanno provocato sovente numerosi arrivi di ambulanze. Un tempo, all’ospedale di vallo della Lucania si rivolgevano la metà degli utenti di quelli di Agropoli, ma dalla chiusura della struttura sanitaria agropolese, i pazienti sono triplicati e il presidio di Vallo della Lucania serve un territorio vastissimo che va da Palinuro – Marina di Camerota fino a Paestum passando per l’alto Cilento. Sapri è lontanissimo e poco attrezzato. Togliere Agropoli ha causato uno sconquasso viste anche le condizioni in cui sono ridotte le strade in special modo la Cilentana e per un’ambulanza è molto difficile percorrere le strade. La professionalità del pronto soccorso di Vallo della Lucania comunque non può essere a rischio tuttavia le proteste dei sindacati negli ultimi tempi si fanno sempre più copiose per il sovraccarico di interventi e di lavoro che penalizza soprattutto gli utenti. Un altro buon motivo per

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riaprire l’ospedale di Agropoli. Sergio Vessicchio

SAPRI/POLLA/ROCCADASPIDE. Gli ospedali di Sapri, Polla e Roccadaspide sono tre realtà tranquille dove gli accessi, tranne nei mesi estivi non sono numerosi e i tempi di accesso per ottenere una visita rientrano nella norma. Certamente, non si tratta di strutture attrezzatissime ma svolgono una funzione di presidio, almeno per la gestione ordinaria dell’emergenza. Nei mesi estive si registrano un numero maggiore di prestazioni ma comunque non tali da fare andare in tilt l’organizzazione sanitaria delle tre aree più lontane del capoluogo nella provincia di Salerno. In particolare quello di Sapri vede aumentare gli accessi di utenti in estate: potrebbe essere utile anche per la zona a sud di Agropoli, ma le distanze e le condizioni non ottimali delle strade non ne consentono un reale utilità.

Difficile, inoltre, il trasferimento in ambulanza di pazienti gravi, con trasferte che durano anche due e più ore. Maurizio Condelli

Gli operai Fer.Gom senza cassa integrazione

di Carmine LANDI

BATTIPAGLIA. Non accenna ad affievolirsi la massiccia crisi occupazionale che affligge Battipaglia. A lanciare un’accorata richiesta d’aiuto, stavolta, sono gli operai della Fer.Gom Srl, nota azienda meccanica battipagliese: da ieri mattina,

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i n f a t t i , g l i o p e r a i d e l l a d i t t a d i p r o p r i e t à d i Giampiero Contursi presidiano i cancelli della Cooper Standard Automotive Italy Spa, nel cuore della zona industriale cittadina.

La Fer.Gom è nata nel 1999: si occupa delle lavorazioni delle guarnizioni di gomma per le autovetture – in particolare di Fiat e Iveco – per conto della Cooper Standard, un colosso americano che in Italia ha due sedi, una a Torino e l’altra a Battipaglia, precisamente a 500 metri dall’impresa della famiglia Contursi.

Nel 2014, sul finir del mese di aprile, Cooper Standard dichiara di voler delocalizzare le commesse, spostando le attività di lavorazione delle guarnizioni, che fino a quel momento erano prerogativa della Fer.Gom, alla Sud Gomma, impresa olivetana che da anni lavorava agli ordini dell’azienda statunitense: il tutto entro la fine dell’anno.

Le motivazioni sono incomprensibili, dal momento che il costo della manodopera battipagliese è molto basso e, naturalmente, dal punto di vista logistico, la distanza irrisoria di 500 metri tra la Cooper Standard e la Fer.Gom rappresenta un vantaggio che non è di certo trascurabile.

Ad ogni modo, i Contursi le tentarono tutte pur di riuscire a tenere il lavoro, riuscendo inizialmente a stipulare con la Cooper Standard anche un concordato che lasciava ben sperare, data la proroga del contratto fino al 30 aprile del 2015.

C’era, inoltre, un aspetto che avrebbe potuto consentire agli operai di salvare il salvabile: molti dei dipendenti d e l l ’ a z i e n d a d i v i a E u r o p a , i n f a t t i , s o n o l e g a t i vicendevolmente da rapporti familiari, essendo coniugi o fratelli. Ben tredici tra i quaranta lavoratori della Fer.Gom.

dunque, andarono volontariamente in mobilità, pur di consentire ai propri familiari di continuare a portare l’agognata busta paga a casa.

Poi, però, il 30 settembre del 2014, la Cooper Standard emanò

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un comunicato: con l’anno nuovo, le commesse sarebbero definitivamente passate dalla Fer.Gom alla Sud Gomma.

Il responsabile alla sicurezza della ditta battipagliese, il delegato FIM Cisl Antonio Guglielmotti, allora, prese a guidare i suoi in una lunga campagna di mobilitazioni, ottenendo qualche risultato: il contratto, infatti, fu prorogato fino al 28 di febbraio, e, all’indomani della fatidica data, i dipendenti della Fer.Gom avrebbero preso ad attingere ai contributi della cassa integrazione.

La situazione, in questo modo, sarebbe stata più facilmente sostenibile, ma nessuno aveva calcolato l’ostacolo imprevisto, chiamato Matteo Renzi: il Jobs Act, infatti, ha effettivamente fatto in modo che ai lavoratori della ditta battipagliese non venisse approvata la cassa integrazione. Naturalmente, anche se ora gli ammortizzatori sociali venissero approvati, l’erogazione – diretta, ossia che verrebbe fuori direttamente dalle casse dell’Inps, dal momento che Gianpiero Contursi non è in possibilità di emettere liquidità per le spettanze – partirebbe tra luglio e agosto. Per quattro mesi circa, quindi, i dipendenti Fer.Gom rischiano di non vedere il becco di un quattrino. Da qui, ieri mattina, ha preso le mosse la scelta di presidiare la Cooper Standard: «Stamattina – ha dichiarato ieri Guglielmotti – abbiamo già parlato con i vertici della Cooper Standard (il dirigente, a Battipaglia, è Pietro Mancuso, NdA), proponendo di consentirci un tamponamento anche facendoci lavorare soltanto tra i 10 e i 15 giorni al mese, ma ci hanno detto che non c’è niente da fare.

Ora, naturalmente, gli animi diventano tesi, e si inizia a parlare di azioni di forza; io sto cercando di mantenere tutti calmi ma non so fino a che punto ci riuscirò».

Profondamente amareggiato anche il patron Contursi: «Ho lavorato per vent’anni a stretto contatto con i vertici battipagliesi di Cooper Standard – ha dichiarato il titolare della Fer.Gom – ma, nel momento in cui è stata presa la scelta più importante, hanno mandato 2 sconosciuti da Torino a darci

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la notizia. I delegati sindacali della Cooper, poi, essendo tutti del territorio, avrebbero dovuto quantomeno appoggiare i loro colleghi, ma io non ho visto né sentito nessuno».

Profondamente amareggiato anche il patron Contursi: «Ho lavorato per vent’anni a stretto contatto con i vertici battipagliesi di Cooper Standard – ha dichiarato il titolare della Fer.Gom – ma, nel momento in cui è stata presa la scelta più importante, hanno mandato 2 sconosciuti da Torino a darci la notizia. I delegati sindacali della Cooper, poi, essendo tutti del territorio, avrebbero dovuto quantomeno appoggiare i loro colleghi, ma io non ho visto né sentito nessuno».

D’altronde, gli esponenti italiani del colosso statunitense potrebbero far tanto con un po’ di buona volonta: «potrebbero intervenire nel TFR, o comunque cercando di riassorbire una parte dei lavoratori: ai torinesi proposi di assumere la metà attraverso dei rapporti interinali. Insomma, qualcosa in più la si poteva fare. Quel che è certo è che adirò alle vie legali».

D’altronde, non solo Fer.Gom: per strada, infatti, sono finiti anche dei lavoratori di una ditta di Cicerale (Agropoli) e di Fisciano che, come l’azienda battipagliese, erano legati da un conto lavoro alla Cooper.

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