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La necropoli del Portone fu sfruttata soprattutto in età ellenistica, quando accolse la maggior parte delle tombe delle famiglie volterrane

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Academic year: 2021

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La necropoli del Portone

La necropoli del Portone è situata sullo sperone roccioso del monte sul quale sorge Volterra, verso nord-est, dopo Porta Diana. I rinvenimenti risalgono ad epoca remota e noi abbiamo le prime notizie certe sugli scavi effettuati là a partire dai primi decenni del XVIII secolo. La maggior parte delle urne scoperte proviene da questa necropoli, identificata per la prima volta nel 1637 da Curzio Inghirami, che pubblicò la prima carta topografica di Volterra. Successivamente, nel 1832 abbiamo un’illustrazione fatta dal Micali. A fine

‘700-inizio ‘800 inizia il periodo più fruttuoso per le scoperte archeologiche. Ma le ricerche furono condotte in modo tumultuoso e non fu mai conservata memoria della disposizione delle urne all’interno delle tombe. Nel corso dell’Ottocento fu Giusto Cinci69 ad eseguire una serie di ricerche nella zone dei Marmini70. Gli ultimi scavi eseguiti in questa necropoli risalgono agli anni 1970-71, quando in occasione dell’allargamento della strada comunale furono rinvenute una ventina di tombe, in gran parte saccheggiate, alcune delle quali hanno restituito urne in tufo e in alabastro (tombe XI-XVIII)71. I rinvenimenti di età arcaica72 e classica73 non sono numerosi, poiché la zona era troppo distante dal centro abitato. La necropoli del Portone fu sfruttata soprattutto in età ellenistica, quando accolse la maggior parte delle tombe delle famiglie volterrane. Infatti è nel corso del IV secolo a.C. che Volterra assunse l’estensione che viene delimitata dalla ‘terza’ cerchia di mura74.

La Tomba XII

Fu scavata nel luglio del 197075. E’ un piccolo ipogeo di forma rettangolare con la volta e parte delle pareti franate. La banchina correva lungo le due pareti laterali e lungo la parete di fondo. Vi furono rinvenute le urne in tufo n°79 e n°80, raffiguranti entrambe sul coperchio una figura femminile recumbente con chitone e himation76. Insieme al corredo

69 FIUMI 1957a, pp. 463 ss. .

70 CINCI 1830, pp. 235-236; CINCI 1831, pp. 161 ss. ; CINCI 1833, pp. 35-35, 91-92.

71 NotSc 1973, supplemento, pp. 246 ss. .

72 FIUMI 1961, pag. 259 e nota 18.

73FIUMI 1961, pp. 279 ss. .

74CRISTOFANI 1975 in CUV, 1, pag. 23.

75 CATENI 1988, pag. 82.

76CRISTOFANI 1975 in CUV 1, pag. 64; CATENI 2004, pag. 91; CATENI 2006, pp. 82-83.

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della tomba, come oggetti in oro abbiamo due anelli, uno a serpe e uno con pietra incastonata.

Anello a serpe

Soggetto: anello a serpe.

Numero di inventario:

Misure: diametro cm. 1,6.

Stato di conservazione: buono.

Provenienza: da Volterra, necropoli del Portone, tomba XII.

Descrizione: costituito da una verga a sezione tubolare con andamento spiraliforme, che si sviluppa per tre giri. Alle due estremità abbiamo la testa del serpente e la coda ittiomorfa, rese in forma abbastanza stilizzata.

Commento e confronti: è questa una variante degli anelli a serpente, che di solito hanno le due teste affrontate, come nei bracciali. Di questo anello abbiamo dei confronti in ambito romano77, ma i contesti precisi di appartenenza non sono rintracciabili, eccetto che per uno proveniente da Ercolano78 e uno da Pompei79. Comunque, si datano al II-I secolo a.C., quando nell’oreficeria romana diventarono molto di moda questi anelli serpentiformi a una o due teste, di evidente origine esotica.

Infatti, oltre alla moda, che rappresenta la molla principale di tali manifestazioni di costume, non ci dobbiamo dimenticare la grande affermazione che i culti esotici trovarono, specialmente presso il popolo romano. Le forme vanno da esemplari più semplici, sottili e lisci (come il nostro), ad altri molto più accurati, dove è resa ad incisione tutta la squamatura del corpo del serpente80, avvolto generalmente in due spirali, con la testa con le fauci aperte modellata finemente e, talvolta, con pietre inserite negli occhi. Questi anelli li possiamo ricollegare alle armille serpentiformi che

77MARSHALL 1907, tav. XXIV, nn°934, 933, 936; BECATTI 1955, nn°510-512, tav. CXLV; PIRZIO BIROLI STEFANELLI 1992, fig. 160, pag. 155, n°cat. 112.

78 Ori Italia 1961, n°552, tav. LXVII.

79 Ori Italia 1961, n°549, tav. LXV(squamato).

80 Ori e argenti 1990, n°55, pag. 31 (da Roselle); HIGGINS 1980, pag. 183, tav. 64I.

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risalgono ai modelli ellenistici del III secolo a.C. 81 che si diffusero largamente dal I secolo a.C. in poi dall’Italia meridionale82 fino all’Etruria.

Datazione: II – I secolo a.C. .

Anello

Soggetto: anello con pietra incastonata.

Numero di inventario:

Misure: diametro cm. 1,6.

Stato di conservazione: la pietra risulta spezzata ed incrinata in più punti.

Descrizione: anello con pietra con castone di forma circolare, costituito da una grossa verga d'oro a sezione triangolare.

Commento e confronti:è di una tipologia abbastanza comune, poiché è una forma di tradizione ellenistica83 rimasta ancora in uso fino agli inizi dell’oreficeria romana.

Infatti già dal I secolo a.C. possiamo parlare, sia per Roma, sia per i centri più importanti dell’Italia, di una produzione locale, cioè romana di oreficeria. Si può già notare un generale abbassamento di qualità rispetto ai secoli precedenti, poiché abbiamo ora a che fare con delle piccole industrie locali specialmente per la fabbricazione di ori di modesta fattura, di poco pregio e di una tecnica corrente; mentre i gioielli più raffinati e preziosi ovviamente provenivano da alcuni centri di maggiore tradizione. Il diametro dei due anelli è il medesimo, cm. 1,6, quindi dovevano appartenere alla stessa persona.

Datazione: II – I secolo a.C. .

81 BECATTI 1955, nn°442-443, tav. CXXII; HIGGINS 1980, pp. 167-168, tav. 51c; HOFFMANN-

DAVIDSON 1965, pp. 174-175, n°65a-b (Nord Grecia, IV a.C.), pp. 176-177, n°66a-b (West Siria, II a.C.), pp. 178-179, n°67 (Eretria, IV-III sec. a.C.).

82BECATTI 1955, n°497, tav. CXLI.

83 HOFFMANN-DAVIDSON 1965, pag. 264, n°122, fig. 122 (da Anfipoli, III sec. a. C.).

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