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133 Conclusione

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Academic year: 2021

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133 Conclusione

Fellini è proprio il genio, è proprio il più grande raccontatore dell’Italia, per me. È il padre, secondo me, della commedia all’italiana, sebbene si facciano sempre degli altri nomi. È il tecnico per eccellenza, oltre che il più grande rifacitore di sogni e d’immagini al cinema, quindi è proprio onnicomprensivo dell’arte cinematografica. E questo film che ho fatto, è debitore, a volte, anche in maniera non voluta, di tutto il lavoro che Fellini ha prodotto

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Queste le parole di Paolo Sorrentino durante un’intervista, realizzata da Concita De Gregorio, per la Repubblica. Con queste parole si arriva all’essenza del saggio sviluppato. Sorrentino non intende imitare Federico Fellini, ma il suo modo di fare cinema, inevitabilmente lo influenza.

Il testo parte da uno studio dei registi, su come, e in che periodo, si sono formati.

Per poi passare all’analisi delle loro opere, e dei personaggi presenti all’interno, per arrivare a capire le affinità che li accomunano. Da questo saggio si evince come entrambi raccontano Roma attraverso lo sguardo di chi non è nato lì, di un turista senza biglietto di ritorno. Un fattore che ha molto in comune con la storia dei due registi. Entrambi, prima di realizzare un film, cercano di spogliarsi dalle cose superflue, che sono ormai quasi normali, scontate per loro, per far comprendere allo spettatore lo stato d’animo dei loro protagonisti. Personaggi, che

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https://video.repubblica.it/videoforum/concita-de-gregorio-intervista-paolo-sorrentino-l-integrale/

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Sorrentino non ha mai nascosto come per lui Fellini rappresenti un maestro del mondo della cinematografia, e che il suo operato ha influito nella sua decisione di diventare cineasta, condizionando a volte il suo lavoro. Da qui segue uno dei punti in comune tra i due registi: l’interesse per gli esseri umani. Soprattutto il senso di smarrimento che prova l’uomo in una grande città come Roma. L’individuo è visto con le sue debolezze e i suoi punti di forza, che gli permettono di descrivere la costante inadeguatezza per la realtà che li circonda. Senza dubbio sia Fellini sia Sorrentino, si rivedono nei loro protagonisti, a volte il regista riminese ritrae se stesso, in questo modo raccontano meglio quel decadimento che logora la società contemporanea. La forza dei loro protagonisti sta nel cercare di opporsi alla decadenza, alla miseria dell’animo umano, con uno sguardo poetico cercando di vedere sotto un’altra luce se stessi e ciò che li circonda, così da poter essere liberi di scegliere la propria strada.

In conclusione possiamo affermare che tra i due registi esistono delle evidenti

differenze. Una tra tutte è la nascita dei loro racconti. Mentre Fellini, diviene

quasi un reporter della realtà che lo circonda, raccontando fatti di cronaca

realmente accaduti, o storie e sogni che lo riguardano in prima persona. Per

Sorrentino una storia può provare a essere reale, solo ricorrendo al massimo grado

dell’invenzione. Infine, La grande bellezza è senza dubbio un omaggio, nei

contenuti, alle pellicole realizzate da Fellini, prima ampiamente esaminate. Il

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saggio esposto ha voluto far prendere coscienza, che non tanto nello stile, ma

quanto nei temi è evidente l’assonanza con le opere del maestro Fellini, quali La

dolce vita, Roma, 8 ½ e Intervista.

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