133 Conclusione
Fellini è proprio il genio, è proprio il più grande raccontatore dell’Italia, per me. È il padre, secondo me, della commedia all’italiana, sebbene si facciano sempre degli altri nomi. È il tecnico per eccellenza, oltre che il più grande rifacitore di sogni e d’immagini al cinema, quindi è proprio onnicomprensivo dell’arte cinematografica. E questo film che ho fatto, è debitore, a volte, anche in maniera non voluta, di tutto il lavoro che Fellini ha prodotto
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Queste le parole di Paolo Sorrentino durante un’intervista, realizzata da Concita De Gregorio, per la Repubblica. Con queste parole si arriva all’essenza del saggio sviluppato. Sorrentino non intende imitare Federico Fellini, ma il suo modo di fare cinema, inevitabilmente lo influenza.
Il testo parte da uno studio dei registi, su come, e in che periodo, si sono formati.
Per poi passare all’analisi delle loro opere, e dei personaggi presenti all’interno, per arrivare a capire le affinità che li accomunano. Da questo saggio si evince come entrambi raccontano Roma attraverso lo sguardo di chi non è nato lì, di un turista senza biglietto di ritorno. Un fattore che ha molto in comune con la storia dei due registi. Entrambi, prima di realizzare un film, cercano di spogliarsi dalle cose superflue, che sono ormai quasi normali, scontate per loro, per far comprendere allo spettatore lo stato d’animo dei loro protagonisti. Personaggi, che
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